Riflessioni sul nome Yahweh e sul nome Geova stimolate da Biglino

Tutto ciò che riguarda la dottrina dei Testimoni di Geova.

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Riflessioni sul nome Yahweh e sul nome Geova stimolate da Biglino

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L’uno novembre ero alla stazione di Padova, aspettando di prendere un treno per Firenze, e alla libreria della stazione ho trovato questo testo di Mauro Biglino, nella sezione astrologia, reiki, divinazione, e piramidiozia. Siccome avevo letto che c’era una discussione su di lui aperta nel forum l’ho aperto e, subitamente, l’occhio m’è caduto sul nome Yahweh, che potete vedere comparire sia nel titolo del capitolo sia nel testo. Ho subito pensato dentro di me: “Biglino, sei un fantastorico, ma almeno a differenza dei Testimoni di Geova sai come si chiama il Dio degli Ebrei, di questo ti do atto”.
La seguente discussione sono le riflessioni scatenate nella mia mente durante il viaggio in treno verso Firenze alla scoperta che pure Biglino, quale locutore italiano, conosce qual è la forma da utilizzarsi per parlare del Dio degli Ebrei. Non lo cito qui in quanto studioso, visto che non lo è, ma al contrario, lo cito proprio come non-studioso, cioè come rappresentante della cultura popolare italiana.
Infatti com’è noto ai più molti TdG più realisti del re hanno ormai abbandonato la perdente linea difensiva consistente nel rivendicare la correttezza della vocalizzazione Jehova (a meno che non siano più realisti del re, tipo Gertoux), e si sono invece spostati sulla linea difensiva secondo cui si dovrebbe usare Geova parlando in italiano perché è banalmente la forma italiana del nome di Dio.
Ma cosa vuol dire “parola italiana”? E che cosa c’entra l’italianità di una parola con la sua verità? Queste righe che seguono sono il dispiegamento delle mie riflessioni.

La tesi secondo cui sarebbe sensato usare Geova perché è una parola italiana è abbastanza problematica.
Innanzitutto vorrei riflettere su cosa voglia dire “parola italiana”. La risposta è che una parola è italiana se gli italiani la utilizzano. Da questo punto di vista ogni grammatico deve rendersi conto che gli errori di oggi sono l’ortografia di domani. No di fatto parliamo ancora latino, un latino del 2017, non c’è stata infatti alcuna soluzione di continuità tra la nostra lingua e quella di Cesare, ma è un latino in cui gli errori di chi non sapeva più la lingua hanno formato il nuovo standard. La gente non sapeva più parlare nello stesso idioma in cui è scritta la prosa ciceroniana ma, nel momento in cui le nuove parole sono diventate dominio di tutti, sono diventate la forma corretta. Questa è una visione della lingua che in linguistica è detta “grammatica descrittiva”, perché sostiene che la lingua è creata dall’uso, e ci si limita a prenderne atto. Ad essa si contrappone un tipo di grammatica che chiamiamo “normativo\prescrittivo”, ossia un approccio che tende a dettare delle regole volte a frenare il flusso del cambiamento. A scuola oggi ci insegnano i congiuntivi, e questo è l’aspetto normativo\prescrittivo, ma se, come è prevedibile, i congiuntivi tra 200 anni dovessero sparire perché assenti dall’uso, le grammatiche scolastiche fra 200 anni registrerebbero una lingua senza questo modo verbale. Lo stesso è successo per i casi del latino (nominativo, genitivo, dativo, ecc.): le grammatiche dell’epoca li riportavano, mentre oggi il latino del 2017, meglio noto come italiano, non è più una lingua flessiva.
Anche senza andare così lontano, sono molte le forme dell’italiano una volta in uso e oggi finite nel dimenticatoio, ad esempio la “i” eufonica. Quando una parola comincia per s impura, cioè s seguita da consonante come Spagna , e la parola prima di questa finisce per consonante, in passato si infilava una “i” per rendere più gradevole la pronuncia, ossia si scriveva “in Ispagna”. In passato esisteva pure una distinzione tra “egli” e “lui”, e anche un plurale di “egli”, ossia “eglino”. Tutto ciò oggi è obsoleto.
Se dunque a fare di una parola qualcosa di italiano è il suo uso posso certamente essere d’accordo sul fatto che Geova lo sia, ma lo è ancor più Yahweh. Non mi è chiaro infatti su che base alcuni TdG che girano su internet affermino che Geova è l’unica forma italiana del nome di Dio. Una rapida ricerca su Google o su Google books, utilizzando come filtro l’indicazione di cercare solo pagine e libri italiani, mostrerà decine di migliaia di occorrenze di questa forma, che dunque è pianamente italiana al pari di Geova, ed è il nome con cui gli italiani, qualora vogliano pronunciare il nome del Dio degli Ebrei, si riferiscono a Lui.

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La forma Geova è utilizzata dai soli Testimoni, e le eccezioni sono così poche che possono essere elencate. Il fatto che sui siti dei TdG ci sia una raccolta di citazioni della forma Geova usata da non-Testimoni è la più palese testimonianza che questa forma non la usa nessuno se non loro, infatti se fosse una forma utilizzata sarebbe impossibile stilare un elenco di occorrenze. Trovare poche decide di usi nell’italiano contemporaneo è la prova che questa forma è utilizzata solo all’interno del loro culto, e che se un italiano non-TdG vuole parlare del Dio degli Ebrei o usa la forma Yhwh non vocalizzata oppure scrive Yahweh. Infatti su google books si nota che se si cercano le pagine italiane con Yahweh saltano fuori libri che parlano di Dio e della Bibbia, mentre se si mette Geova il 99% delle occorrenze è sui Testimoni di Geova, e dunque il termine non viene usato se non per parlare di loro.
Vorrei riprendere il filo del discorso: è italiano ciò che è usato dagli italiani, dunque sia Geova che Yahweh sono italiani, perché gli italiani usano entrambi. Anzi, direi che Yahweh è più italiano di Geova, visto che è più usato di Geova, il quale è utilizzato solo dai TdG stessi o da altri solo per parlare dei Testimoni di Geova
Forse i TdG polemici verso la forma Yahweh, che non pensano sia italiana, confondono il concetto di “parola italiana” con “parola italianizzata”. Insomma, pensano che quel termine non sia italiano perché ha quelle strane “y” e “w”. Ma questa argomentazione non ha senso. In italiano si registra una tendenza da diversi decenni a fare a meno dell’italianizzazione delle parole di origine straniera, e dunque le nuove parole italiane sono uguali a quelle originali.
Prendiamo la famiglia reale inglese: la regina noi la chiamiamo Elisabetta e il figlio principe Carlo (ma in realtà sono Elisabeth e Charles), ma dalla generazione successiva abbiamo smesso di italianizzare i nomi, e dunque i principi figlia di Diana sono William ed Henry, non Guglielmo ed Enrico. Oggi noi diciamo computer, ananas, senza che ciò dia scandalo. Se queste parole non fossero italiane perché non italianizzate allora dovremmo abbandonarle per dire “computatore” e “ananasso” (come in effetti si faceva in epoca fascista).
Dunque Yahweh è italiano, perché gli italiani lo usano, e più di Geova, ma soprattutto lo usano per parlare del Dio di Israele, mentre Geova è associato quasi esclusivamente ai Testimoni. Produrre controesempi che si contino a decine non sarebbe una risposta seria: uno sguardo impietoso a Google, che è ovviamente imparziale, mostrerà se si digita “Yahweh” occorrenze che parlano del Dio di Israele per decine di pagine, mentre se si digita Geova occorrenze che parlano dei Testimoni per decine di pagine (ho fatto la prova con google books, e ho dovuto aspettare pagina 4, avendo ciascuna pagina dieci risultati, prima di incontrare un’occorrenza di Geova non riferita ai Testimoni). È dunque un fatto acclarato: Yahweh è la parola italiana per parlare del Dio di Israele.
E se qualcuno volesse usare nelle Bibbie una traduzione del tetragramma dovrebbe usare questo, noi però, per motivi teologici, ci guardiamo di farlo: non vediamo infatti come sarebbe possibile per noi cattolici comportarci in modo diverso da Gesù e dagli apostoli i quali nei loro discorsi e nei loro scritti hanno sistematicamente sostituito questa forma con altre, e noi non vogliamo fare diversamente (tralascio la bislacca teoria dei TdG secondo cui in origine nel NT ci fosse una qualche forma del tetragramma ove ora c’è kyrios: sono infatti chiacchiere che non hanno nessun credito accademico, e non si vede perché, in una discussione, si dovrebbe discutere partendo da strampalate ipotesi ad hoc anziché da dei fatti, ossia che questa forma gli apostoli non la usavano e hanno evitato di scriverla ogni volta che traducevano i versetti ebraici nel greco dei loro vangeli. L’onere della prova spetta a chi fa le affermazioni, e fino a prova contraria gli apostoli scrivendo in greco non lasciavano Yahweh).
Ma lasciando perdere la teologia vorrei ricapitolare i punti già acquisiti:
Geova è italiano, ma lo è anche Yahweh, perché entrambi sono usati massicciamente dagli italiani, anche se il primo per parlare quasi solamente dei Testimoni, il secondo per parlare del Dio di Israele.
L’argomentazione secondo cui Geova starebbe nei dizionari può solo mostrare che esso è un termine italiano (anche se questi stessi dizionari scrivono che è una forma scorretta), ma siccome sui dizionari e le enciclopedie sta anche Yahweh, per lo stesso motivo è italiano Yahweh. Vedere per credere:
Yahweh ha una voce su wikipedia italiana, che è quella che parla della divinità degli Ebrei:
https://it.wikipedia.org/wiki/Yahweh" onclick="window.open(this.href);return false;

C’è una voce “tetragramma biblico”, che non parla del Dio degli Ebrei come dio, ma solo del tetragramma e del problema di quale sia la sua vocalizzazione. Non esiste invece su Wikipedia il lemma Geova, e se lo si digita si viene reindirizzati alla pagina sul tetragramma. Si direbbe dunque che per wikipedia in italiano la forma ufficiale italiana del Dio degli Ebrei sia Yahweh. Non cito wikipedia in quanto fonte accademica, ma in quanto attesta un uso italiano.

Yahweh ha anche una voce sul vocabolario Treccani:
http://www.treccani.it/vocabolario/yahweh" onclick="window.open(this.href);return false;

Pure il mio Devoto-Oli casalingo ha la forma Yahweh.

L’uso di Geova sui dizionari dimostra che è italiano come l’uso di Yahweh sui dizionari dimostra che è italiano. Però non è l’attestazione sul dizionario che può dimostrare che una parola sia ancora in uso, infatti sul dizionario si trovano tutte le forme attestate nel corso della storia della lingua italiana, e dunque troverete “pria”, “foco”, e tutto il nugolo di forme trecentesche non usate più dai tempi di Boccaccio. Ma se voi ritenete che oggi in italiano venga chiamata “velocipede” la bicicletta solo perché questo termine sta sul dizionario, state freschi. Che Geova sia ancora in uso dunque non lo si può rilevare proprio dai dizionari, infatti essi lo riporterebbero anche se non fosse più in uso. Possiamo ricavare che è in uso da google books, ma tale forma, come già detto, nel 99% dei casi è in uso solo per parlare dei Testimoni. Quando gli italiani devono parlare del Dio degli Ebrei scrivendolo dicono Yahweh, provate a googlarlo per credere.
Ora vorrei andare al secondo movimento della mia argomentazione, ossia: l’italianità di un termine equivale alla sua correttezza?
Non so per quale strano paralogismo i TdG sostengono che se Geova sia usato in italiano (perlopiù in passato), allora sarebbe una forma corretta. Non vedo perché il fatto che gli italiani, e tutti gli europei con loro, in passato abbiano inseguito un errore, giustificherebbe noi a considerarlo meno erroneo. Com’è noto a chi non perda tempo con pubblicazioni prodotte dai Testimoni di Geova stessi, Geova è l’italianizzazione si una vocalizzazione errata del nome di Dio creata nel medioevo. Non è cioè l’equivalente dell’italiano Elisabetta per parlare della Queen Elisabeth. Infatti il termine italiano è l’italianizzazione di un nome inglese corretto, trasformato secondo le usuali leggi della fonetica che regolano il passaggio delle parole tra queste due lingue, mentre Geova è l’italianizzazione di una parola latina che non ha alcun corrispettivo in ebraico perché è nata dalla fusione di due parole diverse. Sarebbe come se avessimo solo del nome latino Caesar, ossia CSR, e le avessimo fuse per sbaglio alle vocali di “Julius”, creando l’ibrido Cusir, e chiamassimo Cesare col nome di Cusiro. Un marchiano errore che i TdG si ostinano a voler perpetrare, e che se non fosse per loro avremmo felicemente estirpato dall’italiano da decenni. Essi non rendono un buon servizio al Nome di Dio che sostengono di venerare perpetrando questo errore, e difendendolo.
Infatti è questo che non capisco dell’argomentazione dei Testimoni di Geova: il fatto che sia un nome che deriva dalla tradizione italiana, che valore dovrebbe mai avere per loro? I TdG non sono forse quelli che disprezzano le tradizioni degli uomini, e vogliono correggere gli errori della cristianità? Quelli che rifiutano il Natale e gli altri presunti errori commessi dalla cristianità ignorante? Perché dunque qui, il fatto che quest’errore “Geova” fu consacrato dalla tradizione, dovrebbe renderlo immune dall’abbattimento? Che valore probante può avere, nel sistema di valori usuale dei TdG, il fatto che qualcosa venga dalla tradizione, se è errato? Io credo nulla. Esattamente come le altre false credenze della cristianità sono state da loro abolite con la scusa che sarebbero false, la stessa sorte dovrebbe toccare alla illegittima creazione della cristianità medievale Geova, una storpiatura. La forma Jehova dovrebbe essere considerata un’allucinazione dei cristiani, una falsa dottrina al pari della Trinità, visto che per loro il nome di Dio è tanto importante. Ma se è tanto importante, che senso ha, all’interno del loro sistema di valori, rifarsi ad una tradizione solo perché è la tradizione? È una tradizione verace o no? Questa è la vera domanda che il Testimone di Geova dovrebbe farsi.
Ecco dunque il mio ultimo punto: essere una parola italiana, non vuol dire essere una parola corretta.
Se io scopro che ho sempre sbagliato il nome di una persona, magari perché l’ho capito male, e che si chiama Ezio e non Enzo, che senso ha, se ho amore per la verità, continuare a chiamarlo così, e per giunta giustificarmi con la ridicola tesi che ho sempre fatto così? Il nome Geova è frutto di un errore storico, e dunque gli amanti della verità dovrebbero cassarlo, senza che si veda sinceramente come l’esistenza di un simile errore in passato possa giustificarne la continuazione nel presente, visto che ci sono altri validi sostituti.
Non so parlando del seguire il comportamento di Gesù che ci ha insegnato a chiamare Dio “Padre”, e degli apostoli che nel Nuovo Testamento ci hanno insegnato a tradurre versetti ebraici veterotestamentari mettendo Signore (kyrios), questa infatti è teologia. Sto dicendo che se una persona osa disattendere l’esempio degli apostoli e vuole usare il nome di Dio in italiano dovrebbe usare Yahweh.
A questa tesi si oppongono generalmente due risposte, la prima è che questa pronuncia è solo ipotetica. Beh, che sia ipotetica è certo, ma è quella considerata più probabile da tutte le fonti di consultazione scientifiche. Non sarebbe serio, come ribadisco, trincerarsi dietro al fatto che qualche TdG, sempre e solo loro, hanno argomentato, chissà perché, a difesa di questa pronuncia. Il mondo accademico non ha accolto queste tesi, e non si può seriamente, qualora si voglia fare un discorso basato su dei fatti, stare a sentire le tesi di Gertoux e preferirle a quelle esposte, ad esempio, da D.-N. Freedman nel Grande Lessico dell’Antico Testamento pubblicato in Italia da Paideia. Le tesi di Gertoux sono errate, e l’ho già spiegato a qualche TdG su internet con dovizia di particolari: http://forumbiblico.forumfree.it/?t=41638695&st=150" onclick="window.open(this.href);return false;

Insomma, se anche Yahweh fosse solo probabile ma non certo, Jehova invece è certamente errato, e io non preferirei mai una certezza di errore alla tesi oggi ritenuta più probabile dal mondo accademico. I TdG in questo sono piuttosto fastidiosi, trincerandosi dietro singole mosche bianche, che hanno lo stesso impatto nelle scienze bibliche che potrebbero avere i biologi creazionisti che insegnano nelle università battiste della Bible Belt e pregano prima di iniziare la lezione, infarcendo i loro discorsi con Our Lord. Le tesi di Gertoux non sono molto diverse, visto che nel suo libro si leggono cose del tipo che il nome di Dio era conosciuto da Eva. Scienza pura proprio… Chi oserebbe obiettare che Yahweh sia la forma ritenuta più probabile dal mondo scientifico, in una percentuale che tralascia pochi decimi? Pure la Wts lo ammette nelle sue riviste.
Si vuole davvero iniziare un confronto, che essi sanno perso in partenza, su quante sono le fonti accademiche che ritengono Yahweh probabile e Jehova errato, e confrontarle numericamente con chi ritiene il contrario? Vogliono essere travolti dalla valanga?
Inoltre, se anche Yahweh fosse incerto, la loro argomentazione di base secondo cui le forme si possono utilizzare se sono italiane renderebbe automaticamente lecito usare Yahweh, che abbia corrispondenza o meno nell’ebraico. Esso infatti è usato anche più di Geova per riferirsi al Dio d’Israele tra gli italiani. Dunque possiamo ritorcere la loro argomentazione per difendere l’uso di Geova contro di loro applicandola a Yahweh.
Solo che, oltre ad essere una forma certamente italiana perché usata massicciamente dagli italiani (google books docet), è anche una forma che ha più probabilità di essere corretta rispetto a Geova (stando all’attuale stato dell’arte), e dunque batte Geova 2 a 0: sia per frequenza nel riferirsi al Dio di Israele da parte degli italiani, sia per probabilità di correttezza filologica.
La seconda argomentazione che viene opposta all’uso di Yahweh è che esso starebbe sparendo dai libri perché ipotesi obsoleta. Ma questo è errato: il motivo per cui molti autori preferiscono scrivono Jhwh anziché Yahweh non è perché diffidino di questa pronuncia, ma per rispetto agli Ebrei. È essenziale per lo storico nominare questa divinità Jhwh come si nominerebbe la dea Atena per nome, ma per rispetto all’uso degli Ebrei di non pronunciare o non indurre altri a pronunziare questo nome si tende a non vocalizzarlo.
L’unico vero motivo per cui i TdG non abbandonano il mostro filologico Geova, benché errato, è che essi si chiamano così, e sarebbe un’operazione di marketing troppo complicata cambiare nome dinnanzi a tutto il mondo e coprirsi si ridicolo dicendo che il loro marchio ha al proprio interno un errore.
Riassumendo tutto il mio post ecco le tesi:

1) Geova è italiano, e Yahweh è italiano, perché entrambi sono usati dagli italiani. Ciò che rende una parola italiana è l’uso.
2) Invero l’attestazione sul dizionario, pur attestando che una parola è italiana, non testimonia della sua diffusione, al pari di velocipede, stolido, veruno, tutti rigorosamente sul dizionario.
3) Sia Geova che Yahweh sono italiano, ma Yahweh è più italiano di Geova, perché più diffuso per parlare del Dio di Israele tra gli italiani, mentre Geova si usa con una percentuale del direi il 99% delle occorrenze per parlare dei Testimoni (google sta lì a testimoniarlo)
4) Una parola italiana, non per questo è una parola corretta.
5) Chi ami la verità, e si fa gran vanto del modo in cui spregia le tradizioni della cristianità, non si vede su che base possa accettare un antico errore solo perché è “tradizionale”.
6) È meglio preferire una forma probabile ad una certamente errata, visto che entrambe sono italiano.
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Morpheus
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Messaggio da Morpheus »

Bellissima spiegazione. Mille grazie
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Panacca
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Messaggio da Panacca »

Penso che i nomi non dovrebbero tradursi
ho un amico che si chiama Antony se lo chiamo Antonio neanche ti risponde!
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Romagnolo
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Messaggio da Romagnolo »

Panacca ha scritto:Penso che i nomi non dovrebbero tradursi
ho un amico che si chiama Antony se lo chiamo Antonio neanche ti risponde!
Chi? Morris III ? :ironico:
Complimenti Poly. :ok:
Anche loro su una pubblicazione di qualche anno fa testimoniavano che anche Yhawe è corretto come nome,...devo andare a ricercarela.
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Morpheus
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Messaggio da Morpheus »

Romagnolo ha scritto:
Panacca ha scritto:Penso che i nomi non dovrebbero tradursi
ho un amico che si chiama Antony se lo chiamo Antonio neanche ti risponde!
Chi? Morris III ? :ironico:
Complimenti Poly. :ok:
Anche loro su una pubblicazione di qualche anno fa testimoniavano che anche Yhawe è corretto come nome,...devo andare a ricercarela.
Pero' sul broadcast insistevano che oramai Geova (Jehovah) era ormai "widely accepted" (largamente accettato). Ora io ho subito chiesto "E da quando a noi interessa che qualcosa sia accettato? Siamo sempre stati puristi! Anche il natale e' ampiamente accettato".
Cmq, ti immagini con che faccia dovrebbero cambiare il nome in Testimoni di Yahweh? "Eh, ragazzi, si e' scoperto che Jehovah e' un falso, quindi d'ora in poi il nostro nome e' Testimoni di Yahweh!"...
Altro che "la verita'"...
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Proprio questo chiedo insistentemente. Da quando per i Testimoni di Geova il fatto che qualcosa sia tradizionale ed entrato nell'uso dovrebbe salvarlo, se è errato? Non andrebbe gettato come uno dei tanti errori della cristianità? Cosa c'entra il fatto che sia italiano, col fatto che sia corretto o meno? Tanto più che loro sono una religione basata sull'importanza del nome di Dio. Yahweh è altrettanto italiano, sta sui dizionari ed è diffuso molto più diffuso di Geova per parlare del Dio degli Ebrei. Quello che non capisco è come si possa recepire l'informazione che questo nome è scorretto perché dato dall'impropria fusione di due nomi, e continuare ad usarlo.
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Messaggio da Morpheus »

polymetis ha scritto:Proprio questo chiedo insistentemente. Da quando per i Testimoni di Geova il fatto che qualcosa sia tradizionale ed entrato nell'uso dovrebbe salvarlo, se è errato? Non andrebbe gettato come uno dei tanti errori della cristianità?
Assolutamente si.
polymetis ha scritto: Cosa c'entra il fatto che sia italiano, col fatto che sia corretto o meno? Tanto più che loro sono una religione basata sull'importanza del nome di Dio. Yahweh è altrettanto italiano, sta sui dizionari ed è diffuso molto più diffuso di Geova per parlare del Dio degli Ebrei. Quello che non capisco è come si possa recepire l'informazione che questo nome è scorretto perché dato dall'impropria fusione di due nomi, e continuare ad usarlo.
Per me e' palesemente una questione di marketing. Hanno un marchio riconosciuto e gia' per questo cambiarlo non sarebbe facile.
In piu' dovrebbero ammettere di aver sbagliato su una cosa che sta nel loro stesso nome e che li contraddistingue da decenni... non sarebbe cosa facile da nascondere agli interni (ti immagini gli occhi strabuzzanti dei fratelli in sala e il rumore delle mascelle cadenti sul pavimento?), tanto meno agli esterni che rimarrebbero stupiti nel recepire la modifica.
In piu' dovrebbero ammettere che la cosa che per loro e' piu' importante, il nome di Dio, che hanno ri-aggiunto (a forza) nella bibbia, che hanno sbandierato come da usare, santificare e rivendicare (con doppio cambio di intendimento, vedasi ultima adunanza annuale) e' errata! Non una cosa secondaria... ma proprio il nome di Dio!

Sarebbe piu' facile e accettabile cambiare il 1914.
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Messaggio da Romagnolo »

Sia Santificato il tuo nome disse Gesù nel Padre Nostro.
Usare un nome quando un' altro è con molta più probabilità vicino all' originale....sarebbe in armonia con la summenzionata preghiera?
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Messaggio da Panacca »

Nell'antico Testamento i servitori di DIO si rivolgevano a Lui per Nome

Con l'Avvento di Gesù avendoci riconciliati a DIO come Figli ci dovremmo rivolgere con PADRE
infatti quale Figlio chiama il Porprio Padre per Nome!?!?!

PS Biglino sostiene che Geova è esatto
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Messaggio da Romagnolo »

Si...ma perché non si sa la vera pronuncia.
Per cui per lui untermine vale quasi quanto l' altro.
Comunque nei suoi video predilige sempre dire jhawe.
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Giovanni64
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Messaggio da Giovanni64 »

Panacca ha scritto:Penso che i nomi non dovrebbero tradursi
ho un amico che si chiama Antony se lo chiamo Antonio neanche ti risponde!
La traduzione in senso più lato, da cui, almeno in parte, poi deriva col passare dei secoli la "traduzione" di un nome in senso più stretto, è inevitabile.


Parlo da non conoscitore della materia ma a me sembra ovvio che dal punto di vista della "resa grafica", se c'è almeno una "condivisione di alfabeto" allora uno può chiedere all'amico con quale sequenza di caratteri vuole che il suo nome sia scritto.
Sulla pronuncia le cose diventano già molto più vaghe: ciascuno di noi ha un proprio modo di pronunciare uno stesso nome (e più in generale una stessa parola). Nel caso specifico poi la difficoltà è accentuata dal fatto che non si sa a quale pronuncia i genitori del tuo amico stavano pensando quando hanno dato il nome al proprio figlio. Probabilmente ciascun genitore aveva in mente una sua pronuncia. Il tuo amico probabilmente ne avrà in mente un'altra e magari preferisce essere chiamato con quella. E' capitato, per esempio, che qualcuno con un nome di origine anglosassone è stato chiamato dai miei parenti americani e lui non capiva che lo stavano chiamando perché abituato ad una pronuncia più marcatamente italiana del proprio nome. Capita anche, come ben si sa, che uno "stesso" nome abbia la stessa versione grafica in diverse lingue ma la pronuncia è diversa.

Si può chiedere a qualcuno quale sia la pronuncia con la quale preferisce essere chiamato ma poi ciascuno di noi sarà costretto a fare una inevitabile "traduzione" per poterlo effettivamente chiamare. La cosa è più evidente nel tuo caso specifico: se il tuo amico fosse di madreligua inglese sarebbe comunque di solito "costretto" ad ascoltare una pronuncia più o meno italianizzata del proprio nome.

Nel caso specifico di Yahweh è difficile sapere quale pronuncia avesse in testa chi ha inventato il personaggio, magari mutuandolo da altre culture, sempre che si abbia intenzione di rifarsi a quella pronuncia.
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Grazie Giovanni della tua riflessione. Il noma ha davvero un'importanza relativa... se non fosse che invece per i membri di una certa religione è tutto, ed essi, non si sa in base a cosa, scelgono invece volutamente una forma sicuramente errata dello stesso, di cui si conosce l'origine fortunosa, pur esistendone altre italiane più filologicamente accurate.

Ad maiora
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Giovanni64
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Messaggio da Giovanni64 »

polymetis ha scritto:Grazie Giovanni della tua riflessione. Il noma ha davvero un'importanza relativa... se non fosse che invece per i membri di una certa religione è tutto, ed essi, non si sa in base a cosa, scelgono invece volutamente una forma sicuramente errata dello stesso, di cui si conosce l'origine fortunosa, pur esistendone altre italiane più filologicamente accurate.

Ad maiora
Sono ovviamente d'accordo con te.

Aggiungendomi agli altri, colgo l'occasione per ringraziarti per la tua chiara, precisa e puntuale esposizione dei fatti.
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