Grazie Francesco, avevo allora intuito bene che in qualche modo la questione era stata risolta con un ragionamento di tipo filosofico basato proprio sul concetto di atemporalità.Francesco Franco Coladarci ha scritto:SiculoIl problema dello stato intermedio nacque intorno al V secolo, giacché nelle scritture neotestamentarie si parla solo ed esclusivamente della "Resurrezione", in modo particolare quella "Universale" come d'altra parte recita il Credo niceno-costantinopolitano ( la risurrezione dei morti, abbandonando la risurrezione della carne nel credo apostolico).Quello che mi lascia perplesso e solo lo stato intermedio. Gesù ci assicura che la vita vera continua dopo la morte fisica e quindi, come detto prima, non vedo il pregio della resurrezione fisica rispetto appunto allo stato ante risurrezione.
Quello che sto per dire mi pone veramente sul piano dell'eresia, magari mi sbaglio, ma tempo che ci siano elementi biblici che in qualche modo superano il concetto della risurrezione fisica.
Ci si pose l'interrogativo su cosa succedesse nel tempo trascorso dalla propria morte alla risurrezione universale.
Il problema caro Siculo, è che noi unifichiamo la temporalità umana con l'Atemporalità divina, e questo è un grandissimo errore, quando recido "Aspetto la risurrezione dei morti", lo dico nella mia temporalità, ma essendo Dio creatore del "tempo e dello spazio" non si può ascrivere a lui ciò che invece è di pertinenza nostra.
Vedi Siculo, se dovessimo tracciare una linea orizzontale, in questa linea avremmo da una estremità il passato, al centro il presente, nell'altra estremità il futuro, questo perché noi viviamo nel tempo e nello spazio.
Se dovessimo tracciare la stessa linea riguardo a Dio, essa sarebbe una linea verticale, proprio a causa dell'atemporalità, il punto in cui essa si eleva lo possiamo definire "Istante eterno", quell'istante in cui soggiacciono passato, presente, futuro.
Dire quindi che i corpi si "riuniranno" all'anima nel giudizio universale è solo un escamotage escatologico, come lo è stato a suo tempo il "Limbo".
E allora la risurrezione dei corpi!!!, si potrebbe far coincidere il giudizio particolare insieme al giudizio universale, particolare in quanto riguarda la persona stessa, universale in quanto appartenente al genere umano, ciò che in escatologia sia chiama " Continuità/Discontinuità".
Se posso approfitto della tua disponibilità e preparazione, ho una questione da porti
Tu come concili il purgatorio cattolico, che come concetto si basa sulla temporalità, con il fatto appunto che appartiene ad una dimensione senza tempo?
Leggendo il capitolo 20 di Apocalisse si dice che fino al giudizio universale l'Ades continua ad esistere; come ho detto in altra discussione io qui ci vedo il purgatorio perché quelli che noi chiamiamo "santi" vengono sempre descritti in Cielo davanti al Trono, mentre i dannati vengono descritti nel mare (ergo l'inferno), desumo quindi che chi finisce nell'Ades sia in una condizione di sospensione in attesa del giudizio finale e questa se ci pensi è proprio la condizione di chi sta nel purgatorio che deve aspettare un certo lasso di tempo prima di poter godere della visione di Dio. Sbaglio a fare questo tipo di associazione?