Voglio ringraziare pubblicamente Tranqui per il suo impegno e la sua costante presenza nel forum. Interessantissimo il link che riporta, cosí prolisso e logorroico, che andrebbe indagato, per capire chi lo abbia redatto. Inutile dire che si tratta di un ammasso di corbellerie, che solo la certosina pazienza di un TdG credo possa concepire. Perché davvero, su una enciclopedia
seria, liquidereri la questione del “palo” in quattro righe. Si tratta comunque di argomenti che abbiamo confutato piú e piú volte, in particolare io e Poly. Giusto per offrirne uno
specimen, ma non è che uno fra tanti:
Wikipedia ha scritto: Secondo l'appendice 5C “Torture Stake” della Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture, negli scritti di Tito Livio (I secolo a.C.) la parola latina crux significa un palo semplice, e "croce" è solo un significato posteriore di crux. La stessa affermazione riguardo a Livio si trova nella Cyclopaedia of Biblical, Theological, and Ecclesiastical Literature, secondo cui nei testi di Livio crux indica un semplice palo e in particolare in un passo del capitolo 29 del libro 28.
Premesso che non capisco che cavolo significhi 5C, che solo in una testa totalmente priva di conoscenze antichistiche può germinare, ciò non corrisponde al vero, perché Livio in soli sei passi, che io sappia (e ciò che resta di lui costituisce ben sette volumi di oltre 500 pagine ognuno nella mia biblioteca privata), riporta il termine
crux, senza per altro specificare mai e poi mai la forma.
Ma non in questo brano, ove il termine
non ricorre affatto, quindi si tratta di un errore ripetuto per tradizione, ma
falso, cui cosí ho risposto nel mio modesto saggio ad uso intenettiano:
QuixoWeb ha scritto:Parsons ignora completamente le testimonianze divergenti dei classici grecolatini (Plauto, Cicerone, Seneca ecc.), atte a chiarire il metodo istituzionale di crocefissione adoperato dai Romani; anzi, a p. 31, travisa platealmente Liv. 28, 29, 11, ove il termine crux non ricorre affatto (deligati ad palum, virgisque caesi et securi percussi cioè legati a un palo, straziati con verghe e poi decapitati); spesso distorce quelli della prima patristica e annessi (memorabile la lettura fuorviante e tendenziosa del graffito del Palatino […] e per forza di cose ignora il dibattito del ’900, che ha registrato anche ulteriori testimonianze archeologiche. A essere cortesi con lui, perché lungi dall’essere un esperto, Parsons altri non era che un parapsicologo, vale a dire si interessava a quell’occulto tanto aborrito dai TdG, nonchè di astruse e bizzarre teorie scespiriane… [ora non ricordo e cito a memoria: credo fosse uno di quei pazzi per cui l’opera di Shakespeare è stata scritta da Bacone…]
Chi voglia la controprova non ha che da digitare, con funzione Find/Trova,
crux/cruc nel passo di Livio 28, 29, “incriminato”, per vedere se lo trova:
[29]
Coriolanum quondam damnatio iniusta, miserum et indignum exsilium ut iret ad oppugnandam patriam impulit; reuocauit tamen a publico parricidio priuata pietas: uos qui dolor, quae ira incitauit? stipendiumne diebus paucis imperatore aegro serius numeratum satis digna causa fuit cur patriae indiceretis bellum, cur ad Ilergetes descisceretis a populo Romano, cur nihil diuinarum humanarumue rerum inuiolatum uobis esset?
'Insanistis profecto, milites, nec maior in corpus meum uis morbi quam in uestras mentes inuasit. horret animus referre quid crediderint homines, quid sperauerint, quid optauerint: auferat omnia inrita obliuio, si potest: si non, utcumque silentium tegat. non negauerim tristem atrocemque uobis uisam orationem meam: quanto creditis facta uestra atrociora esse quam dicta mea? et me ea quae fecistis pati aequum censetis: uos ne dici quidem omnia aequo animo fertis? sed ne ea quidem ipsa ultra exprobrabuntur. utinam tam facile uos obliuiscamini eorum quam ego obliuiscar. itaque quod ad uniuersos uos attinet, si erroris paenitet, satis superque poenarum habeo: Albius Calenus et Atrius Umber et ceteri nefariae seditionis auctores sanguine luent quod admiserunt. uobis supplicii eorum spectaculum non modo non acerbum sed laetum etiam, si sana mens rediit, debet esse; de nullis enim quam de uobis infestius aut inimicius consuluerunt.'
Vix finem dicendi fecerat cum ex praeparato simul omnium rerum terror oculis auribusque est offusus. exercitus, qui corona contionem circumdederat, gladiis ad scuta concrepuit; praeconis audita uox citantis nomina damnatorum in consilio; nudi in medium protrahebantur et simul omnis apparatus supplicii expromebatur. deligati ad palum uirgisque caesi et securi percussi, adeo torpentibus metu qui aderant ut non modo ferocior uox aduersus atrocitatem poenae sed ne gemitus quidem exaudiretur. tracti inde de medio omnes, purgatoque loco citati milites nominatim apud tribunos militum in uerba P. Scipionis iurarunt stipendiumque ad nomen singulis persolutum est. hunc finem exitumque seditio militum coepta apud Sucronem habuit.
Ad altra occasione la dimostrazione, per altro già offerta in passato, che
crux = ‘croce’ non significa affatto, etimologicamente, un palo semplice. Mentre la citata
Cyclopaedia è del 1868, ve la raccomando vivamente, se desiderate essere
up-to-date.