Il regno dei cieli si è avvicinato?

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Julian
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Il regno dei cieli si è avvicinato?

Messaggio da Julian »

Da allora Gesù cominciò a predicare, dicendo: “Pentitevi, poiché il regno dei cieli si è avvicinato”. Matteo 4:17

Domanda per i cattolici del forum: Cosa intendeva dire Gesù con l'espressione sopra riportata?

Pace.
predestinato74

Messaggio da predestinato74 »

Catechismo degli Adulti capitolo 3:


Capitolo 3
LA BUONA NOTIZIA

Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. (Mc 1,15)

[105] Gesù di Nàzaret annuncia l’intervento definitivo di Dio nella storia, come re e salvatore. La regalità divina si afferma senza clamore nel tessuto della vita ordinaria; si rivela come amore gratuito e misericordioso rivolto a tutti, specialmente agli oppressi e ai peccatori. Chi l’accoglie con umiltà e fede, fa esperienza della beatitudine già tra le angustie della vita presente; cammina con coraggio verso un futuro pieno di speranza.

1- LIETO ANNUNCIO
CCC, 541-542; 2816-2831

Viene il regno di Dio [106] Capita spesso di leggere o ascoltare una pagina dei Vangeli. Forse ricordiamo qualche parabola e qualche detto, che ci hanno profondamente colpito. Rischiamo però di non coglierne esattamente il significato e la portata, se non li collochiamo nella prospettiva originaria. È importante, allora, scoprire qual era l’obiettivo fondamentale di Gesù, qual era il tema centrale della sua predicazione.
[107] Gesù di Nàzaret non insegna una visione del mondo, ricavata dalla comune esperienza umana, un insieme di verità religiose e morali, frutto di riflessione particolarmente penetrante. Si presenta piuttosto come il messaggero di un avvenimento appena iniziato e in pieno svolgimento. Il suo, prima di essere un insegnamento, è un annuncio, un grido di gioia: viene il regno di Dio! Una semplice frase, collocata in apertura del vangelo di Marco, riassume tutta la sua predicazione: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1,15). Questa è la buona notizia che Gesù ha da comunicare. Questa è la causa per cui vive, la ferma speranza che lo sostiene.
Messaggero e protagonista [108] I concetti, tra loro intimamente collegati, di vangelo e di regno di Dio, fanno riferimento ad alcuni oracoli del libro di Isaia, che prospettano un grandioso intervento di Dio a favore di Israele, un nuovo esodo. Dio si prenderà cura personalmente del suo popolo, come un pastore fa con il suo gregge. Lo libererà, lo risanerà, lo guiderà verso Gerusalemme. Un messaggero correrà avanti a portare la buona notizia, “messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: “Regna il tuo Dio”” (Is 52,7); messaggero “mandato a portare il lieto annunzio ai miseri... per allietare gli afflitti di Sion, per dare loro una corona invece della cenere” (Is 61,1.3).
[109] Sullo sfondo di queste profezie, Gesù afferma che la storia è arrivata alla svolta decisiva: la grande promessa comincia a realizzarsi. Dio viene per regnare in modo nuovo e definitivo. Viene per aprire un cammino sicuro verso la pienezza della vita e della pace. Il suo regno è da intendere soprattutto come sovranità, regalità, come una realtà misteriosa e dinamica, che si è fatta vicina, anzi è già in mezzo agli uomini e deve essere accolta con umiltà e fiducia.
[110] Gesù identifica se stesso con la figura del messaggero che annuncia l’inaugurazione del regno di Dio: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi” (Lc 4,21). Ma, oltre che messaggero, si considera anche protagonista del Regno: l’intervento di Dio si attua attraverso di lui. Egli è venuto a radunare le “pecore perdute della casa di Israele” (Mt 15, 24), in modo da attirare anche le nazioni “dall’oriente e dall’occidente” (Mt 8,11). È venuto per dare inizio alla liberazione integrale dell’umanità, con le meraviglie tipiche del nuovo esodo: “I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella” (Mt 11,5).Incontrare il Maestro e vivere in comunione con lui significa fare un’esperienza privilegiata, superiore a quella di Giovanni Battista. I discepoli devono rendersi conto che stanno partecipando a un avvenimento di importanza unica, al vertice della storia: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non lo udirono” (Lc 10,23-24).
[111] Gesù è il messaggero e il protagonista del regno di Dio che viene nella storia. La sua predicazione si può riassumere in questo annuncio e appello: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo” (Mc 1,15).

2 – SI COMPIONO LE ATTESE
CCC, 709-720; 763-764

Una aspirazione diffusa [112] Gesù non ha bisogno di spiegare a lungo in che cosa consista il regno di Dio che va annunciando: nel suo ambiente questa idea era già, per dir così, nell’aria, come fa intuire l’evangelista Luca con sobrie annotazioni: “il popolo era in attesa” (Lc 3,15); “credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro” (Lc 19,11). Tale aspettativa era maturata in Israele durante una secolare esperienza storica, a partire dall’esodo.
La regalità di Dio nell’Antico Testamento [113] Come un re vittorioso, Dio liberò e fece uscire dall’Egitto il popolo ebraico; gli fece dono della sua alleanza e della sua legge; gli procurò il possesso di una terra fertile, dove scorreva latte e miele. Il suo disegno era quello di costituire una comunità, governata dalla sua legge e depositaria delle sue promesse, dove fosse riconosciuta la sua sovranità: “Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatti venire fino a me. Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa” (Es 19,4-6).
[114] Israele vide nell’esodo dall’Egitto il fondamento e il simbolo di tutte le salvezze successive. Di generazione in generazione imparò a riconoscere la presenza di Dio nella propria storia e ad acclamarla nella liturgia con il grido gioioso: “Il Signore regna!” (Sal 96,10). Coltivò la speranza che in futuro la gloria del Signore avrebbe attirato verso Gerusalemme l’attenzione dei popoli e avrebbe diffuso la pace sulla terra. Arrivò invece un’altra sciagura nazionale, l’esilio a Babilonia, amaro frutto di una serie interminabile di ribellioni contro Dio e di ingiustizie contro il prossimo. Nell’ora della desolazione si levò la voce del profeta Ezechiele a confortare e incoraggiare: il Signore manifesterà ancora la santità e la potenza del suo nome; guiderà Israele personalmente e per mezzo di un nuovo David; lo radunerà, lo purificherà, gli darà il suo Spirito, perché possa osservare i comandamenti, lo risusciterà a nuova vita. Mentre l’esilio si protraeva, un altro grande profeta, che noi oggi siamo soliti chiamare il “secondo Isaia”, portò finalmente una buona notizia, un vangelo: Dio interverrà presto, come ai giorni dell’esodo, per liberare e risanare il suo popolo; si metterà alla sua testa come un re e lo ricondurrà attraverso il deserto fino a Gerusalemme. Ci fu il ritorno; ma il successo fu mediocre e provvisorio. Sopraggiunsero altre invasioni, altre amarezze e sventure. Tuttavia le delusioni, anziché far appassire la speranza dei credenti, la resero più audace: Dio verrà definitivamente a liberare i poveri e gli oppressi, a portare giustizia e pace; “Il Signore sarà re di tutta la terra e ci sarà il Signore soltanto, e soltanto il suo nome” (Zc 14,9); farà brillare la sua luce in Gerusalemme davanti a tutti i popoli; stabilirà il suo regno per sempre, affidandolo a un personaggio misterioso, “simile ad un figlio di uomo”, e “al popolo dei santi dell’Altissimo” (Dn 7,13.27).
L’ambiente contemporaneo [115] I contemporanei di Gesù ogni giorno levavano al Signore l’appassionata invocazione: “Sii presto re sopra di noi”. Tutti i gruppi e i movimenti religiosi del tempo, eccettuati forse i sadducei, si aspettavano a breve scadenza qualcosa di grande da parte di Dio a vantaggio di Israele. Ognuno poi si raffigurava a modo suo quello che Dio avrebbe fatto: i farisei e gli esseni pensavano a un trionfo della legge mosaica e si preparavano con l’osservanza scrupolosa e l’ascesi personale; gli zeloti e gran parte della gente comune miravano a una restaurazione politica contro il dominio di Roma; i circoli apocalittici erano protesi verso un rivolgimento di dimensioni cosmiche con cieli nuovi e terra nuova.
Il ministero di Giovanni Battista CCC, 523 [116] Tra le tante voci si distingueva, per il tono austero e minaccioso, quella di Giovanni Battista. Proclamava come imminente l’intervento decisivo di Dio nella storia di Israele; intimava di prepararsi ad accoglierlo con una pronta e seria conversione: “La scure è già posta alla radice degli alberi; ogni albero che non porta buon frutto, sarà tagliato e buttato nel fuoco” (Lc 3,9). Quelli che si recavano da lui e si riconoscevano peccatori, li battezzava nel fiume Giordano. A tutti dava la testimonianza di una vita ascetica, di digiuno e di preghiera, insieme con i suoi discepoli.
La posizione di Gesù [117] Gesù si inserisce nel suo ambiente, inquieto e pieno di aspettative, con continuità e originalità. Il suo passaggio desta nella gente interesse, stupore, entusiasmo; a volte perfino un misterioso timore. Provoca in molti diffidenza, delusione, rifiuto e ostilità. Non lascia però indifferente nessuno.Il suo annuncio è che il regno di Dio non è più solo da attendere nel futuro; è in arrivo, anzi in qualche modo è già presente. Viene in modo assai concreto, a risanare tutti i rapporti dell’uomo: con Dio, con se stesso, con gli altri e con le cose. Vuole attuare una pace perfetta, che abbraccia tutto e tutti. Al suo confronto l’esodo dall’Egitto e il ritorno da Babilonia erano solo pallidi presagi. Tuttavia il Regno non comporta né il trionfo della legge mosaica, né la rivoluzione nazionale, né gli sconvolgimenti cosmici. Bisogna credere innanzitutto all’amore di Dio Padre, che si manifesta attraverso Gesù, e convertirsi dal peccato, che è la radice di tutti i mali.
Tempo di AvventoCCC, 524 [118] È sempre attuale, anche per noi oggi, la necessità di prepararsi ad accogliere il Regno, educando desideri e domande. Ogni anno, in particolare, la liturgia dell’Avvento ripropone l’attesa dell’Antico Testamento, culminante in Giovanni Battista, e ci offre la grazia che dispone all’incontro con Dio.
[119] Allo scopo di preparare la venuta del suo regno nel mondo, Dio ha riunito e ha educato pazientemente, con un cammino di secoli, un popolo, che potesse accoglierlo e manifestarlo a tutte le genti: il popolo di Israele. L’incontro con Dio rimane comunque carico di novità e di sorpresa.

3 - GIA’ E NON ANCORA
CCC, 760-769

Difficoltà a credere [120] Il regno di Dio, che Gesù annuncia e inaugura, desta interesse; ma rischia anche di lasciare sconcertati e delusi. Il Maestro se ne rende conto e afferma: “Beato colui che non si scandalizza di me” (Mt 11,6).Perché questa difficoltà a credere, nonostante la lunga preparazione e la viva attesa? Deriva dalla mentalità dell’ambiente o dalla natura stessa del Regno? Riguarda anche noi? Sono domande da considerare con attenzione.
Il futuro [121] Secondo Gesù, il Regno si affermerà pienamente solo nel futuro: adesso comincia appena a realizzarsi. Bisogna ancora pregare con insistenza e invocare: “Venga il tuo regno” (Mt 6,10). Presto, entro la durata di una generazione, accadrà qualcosa di nuovo: “In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza” (Mc 9,1). Finalmente, al termine della storia, la gloria del Regno riempirà il mondo intero.
Il presente [122] D’altra parte il futuro è anticipato già nel presente. Nelle parole, nei gesti e nella persona di Gesù, il Padre comincia a manifestare la sua sovranità salvifica: “Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: Eccolo qui, o eccolo là. Perché il regno di Dio è in mezzo a voi” (Lc 17,21); “Se io scaccio i demòni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio” (Mt 12,28).Il presente, umile e nascosto, contiene una meravigliosa virtualità, che si dispiegherà nel futuro. È come il seme che silenziosamente germoglia dalla terra e produce la spiga; come il minuscolo granello di senape che poi diventa un albero; come il modesto pugno di lievito che finisce per fermentare tutta la pasta.
[123] Il regno di Dio non si impone in modo clamoroso e spettacolare, come la gente immagina che debba succedere. Non viene in un istante. Non risolve magicamente tutti i problemi. Si propone piuttosto alla nostra cooperazione. Per sperimentarlo, bisogna accoglierlo attivamente, bisogna convertirsi. E, comunque, si tratta sempre di una esperienza germinale, destinata a compiersi perfettamente solo nell’eternità.
Il vissuto quotidiano [124] Il Regno è più semplice e umano di quanto gli uomini stessi si aspettino. Si nasconde nella normalità della vita quotidiana e addirittura nella debolezza, nell’apparente fallimento. Non a caso Gesù, per le sue parabole, prende lo spunto dall’esperienza comune di tutti i giorni: il seminatore che esce a seminare, gli operai che lavorano nella vigna, il lievito che la donna mette nella pasta, il figlio che scappa di casa, il pastore che smarrisce una pecora.
Le parabole CCC, 546 [125] Le parabole sono racconti simbolici, in cui il paragone fra due realtà viene elaborato in una narrazione. Si tratta di un genere letterario che aveva precedenti nell’Antico Testamento, come ad esempio la severa parabola con cui il profeta Natan indusse a conversione il re David; ma Gesù lo impiega in modo estremamente originale. Vi fa ricorso per lo più quando si rivolge a quelli che non fanno parte della cerchia dei discepoli: i notabili, le autorità, la folla dei curiosi. Narra con eleganza piccole storie verosimili, ambientandole nella vita ordinaria, quasi a insinuare che il Regno è già all’opera con la sua potenza nascosta. Ma ecco, nel bel mezzo della normalità, uscir fuori spesso l’imprevedibile, l’insolito, come ad esempio la paga data agli operai della vigna: uguale per tutti, malgrado il diverso lavoro. È la novità del Regno, il suo carattere di dono gratuito e incomparabile. Gesù fa appello all’esperienza delle persone. Invita a riflettere e a capire, a liberarsi dai pregiudizi. Il suo punto di vista si pone in contrasto con quello degli interlocutori. Ascoltando la parabola, costoro si trovano coinvolti dentro una dinamica conflittuale e sono costretti a scegliere, a schierarsi con lui o contro di lui. Anzi, la provocazione risulterebbe ancor più evidente, se conoscessimo le situazioni originarie concrete, in cui le parabole furono pronunciate. La loro forza comunque è ben superiore a quella di una generica esortazione moraleggiante.
[126] Il regno di Dio è presente e futuro, umile e nascosto; non sconvolge, ma valorizza la realtà quotidiana; sviluppa la sua efficacia silenziosamente, come un piccolo seme o un pugno di lievito; esige da noi il coraggio della fede e una paziente cooperazione.

4 - IL REGNO PER I POVERI
CCC, 544; 1716-1723; 2443-2449

Una proclamazione di felicità [127] Il regno di Dio non risolve i problemi e non cambia le situazioni come per incanto. Ci si può chiedere, allora, in che senso esso sia una buona notizia, quale felicità porti e a quali condizioni se ne possa fare l’esperienza. Senz’altro Gesù di Nàzaret intende fare un annuncio e un’offerta di felicità. Le beatitudini del Regno, riferite dagli evangelisti Matteo e Luca, non vogliono essere soltanto una promessa, ma una proclamazione. A motivo del futuro che comincia a venire, assicurano già nel presente gioia e bellezza di vita, come un anticipo. Però è paradossale che ne siano destinatari i poveri e i sofferenti. Perché proprio loro?
Dio difensore degli oppressi [128] Nella Bibbia troviamo delineata con tratti impressionanti la condizione dei poveri: duramente sfruttati nei lavori occasionali; derubati del bue, dell’asino e delle pecore; curvati dalle fatiche e dalle umiliazioni; si nutrono di erbe trovate nei campi e di qualche grappolo rimasto nelle vigne dopo la vendemmia; passano la notte nudi e indifesi dal freddo, bagnati di pioggia, quando non trovano neppure una grotta dove rifugiarsi. Più in generale però vengono considerati poveri tutti coloro che per la loro debolezza non riescono a far valere i propri diritti e quanti subiscono in un modo o nell’altro l’oppressione dei prepotenti.
[129] Secondo la Bibbia, un re è giusto quando si fa difensore dei poveri, degli orfani e delle vedove, di quanti non sono in grado di farsi rispettare. A maggior ragione, la giustizia regale di Dio si manifesta a favore degli oppressi: “Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe, chi spera nel Signore suo Dio, creatore del cielo e della terra, del mare e di quanto contiene. Egli è fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri, il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge lo straniero, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie degli empi. Il Signore regna per sempre, il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione” (Sal 146,5-10).
Liberazione dalla sofferenza CdA, 712; 854-856 [130] Dando compimento all’attesa, Gesù annuncia che Dio, nella sua nuova e definitiva manifestazione, si mette a fianco degli oppressi, degli affamati, dei malati, degli afflitti, dei perseguitati e comincia a liberarli. Rendendo visibile con il suo comportamento l’agire stesso di Dio, il Maestro va incontro a ogni miseria spirituale e materiale. Nutre con la parola e con il pane le folle stanche e senza guida, disprezzate dai gruppi religiosi osservanti. Si commuove di fronte ai malati, che gli si accalcano intorno, e li guarisce. Avvicina varie categorie di emarginati, i bambini, le donne, i lebbrosi, i peccatori segnati a dito, come i pubblicani e le prostitute, i pagani. Tende la mano a chiunque è umiliato dal peccato, dalla sofferenza, dal disprezzo altrui. Non si limita a operare in prima persona. Coinvolge i discepoli nella sua missione a servizio del Regno; esige da tutti un serio impegno, mediante le opere di misericordia, per la liberazione, sia pure parziale e provvisoria, da ogni forma di male, fino a quando non verrà la gloria del compimento totale.
Beati gli ultimi [131] Gesù proclama beati gli ultimi della società, perché sono i primi destinatari del Regno. Proprio perché sono poveri e bisognosi, Dio nel suo amore gratuito e misericordioso va loro incontro e li chiama ad essere suoi figli, conferendo loro una dignità che nessuna circostanza esteriore può annullare o diminuire: né l’indigenza, né l’emarginazione, né la malattia, né l’insuccesso, né l’umiliazione, né la persecuzione, né alcun’altra avversità. Anzi, una situazione fallimentare può riuscire addirittura vantaggiosa. I poveri, i sofferenti e i peccatori sperimentano acutamente la loro debolezza. Sono disposti a lasciarsi salvare da Dio. Sono portati a misurare il valore della propria persona non dai beni esteriori, ma dall’amore che il Padre ha per loro. Così “passano avanti nel regno di Dio” (Mt 21,31). Per farne però l’esperienza gioiosa, devono abbandonarsi al suo amore, con umiltà e fiducia, e quindi convertirsi. In tal caso possono essere beati perfino in mezzo alle tribolazioni.
La gioia di Gesù [132] Gesù stesso è povero e perseguitato, ma pieno di gioia; esulta nello Spirito Santo e loda il Padre. Gli basta essere amato come Figlio. È lieto di ricevere tutto dal Padre e di essere nulla senza di lui. La sua povertà non si riduce a una condizione esteriore; è innanzitutto un atteggiamento spirituale, è umiltà: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11, 29).Egli vuole comunicare la sua gioia: “Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11,28); “La mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11); “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv 14, 27). Gesù dona una felicità, che può coesistere anche con la sofferenza, qualora non sia possibile eliminarla; anzi rende piena di significato la stessa sofferenza. È necessario però condividere la sua comunione con il Padre, essere umili come lui, “poveri in spirito” (Mt 5,3), come egli si esprime. Il Regno è offerto a tutti, ma raggiunge effettivamente solo chi, riconoscendo la propria insufficienza e la precarietà dei beni terreni, attende la salvezza unicamente da Dio e, con la sua grazia, diventa giusto, mite e misericordioso con gli altri.
Le beatitudini CdA, 857-864 [133] Gli atteggiamenti per accogliere il Regno sono ben esplicitati nella redazione delle beatitudini fissata dall’evangelista Matteo. Rimandando alla lettura del testo, qui viene presentata una interpretazione in prospettiva catechistica: “Beati gli umili che confidano solo in Dio, perché ad essi è riservato il suo regno. Beati coloro che si affliggono per il male presente nel mondo e in loro stessi, perché Dio li consolerà. Beati i miti, coloro che sono accoglienti, cordiali, pazienti e rinunciano a imporsi agli altri con la forza, perché Dio concederà loro di conquistare il mondo. Beati quelli che desiderano ardentemente la volontà di Dio per sé e per gli altri, perché Dio li sazierà alla sua mensa. Beati i misericordiosi, che sanno perdonare e compiere opere di carità, perché Dio sarà misericordioso con loro. Beati i puri di cuore, che hanno una coscienza retta, perché Dio li ammetterà alla sua presenza nella liturgia celeste. Beati quelli che costruiscono una convivenza pacifica, giusta e fraterna, perché Dio li accoglierà come figli. Beati i perseguitati a motivo della nuova giustizia evangelica, perché Dio, re giusto, li salverà”.
Illusoria autosufficienza CCC, 2544-2547 [134] L’attenzione preferenziale agli ultimi non significa esclusione degli altri. Gesù frequenta anche i “ricchi” e i “giusti”, coloro che nella società sono in vista per il benessere materiale o per la devota osservanza della Legge. Verso di loro però usa generalmente un linguaggio severo, perché li vede soddisfatti di sé, chiusi verso Dio e senza misericordia per il prossimo.
CdA, 146; 1121 Questi ricchi ripongono nei beni materiali la sicurezza e lo scopo della vita, come il facoltoso proprietario terriero della parabola, che, dopo un abbondante raccolto, si illude di aver raggiunto una sistemazione felice e duratura. Il richiamo di Gesù è deciso: “Guai a voi, ricchi... Guai a voi che ora siete sazi... Guai a voi che ora ridete” (Lc 6,24-25); “Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!... È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio” (Mc 10,23.25).
CdA, 812; 930 I giusti sono tali solo in apparenza, quando disprezzano “gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri” (Lc 18,11) e si presentano a Dio a testa alta, confidando nelle proprie opere buone, come il fariseo al tempio. Nessuno è giusto da sé; per questo Gesù dichiara: “Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori” (Mc 2, 17). Dietro alle singole azioni disordinate, egli vede un profondo traviamento del cuore, da cui “provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adultèri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie” (Mt 15,19). Se anche fosse possibile eliminare qualche comportamento malvagio, non è possibile darsi un cuore nuovo. Bisogna riconoscere la propria impotenza a salvarsi da soli. Chi si gloria della propria giustizia, si esclude dalla misericordia di Dio. La falsa autosufficienza, quella materiale dei “ricchi” come quella morale dei “giusti”, è il peccato fondamentale, che impedisce di accogliere il regno di Dio come dono. È necessario farsi piccoli come bambini; assumere un atteggiamento umile, fiducioso, grato e obbediente; non certo rimanere passivi, perché la fede implica anche impegno e creatività morale, ma come risposta all’iniziativa di Dio, come energia nuova risvegliata dall’amore del Padre, che rende dolce il giogo e il carico leggero. Possiamo amare solo perché prima siamo stati amati. La nostra risposta, in definitiva, è accoglienza.
[135] Beati i poveri, perché Dio li ama, si impegna a liberarli dalla sofferenza e fin d’ora conferisce loro la dignità di suoi figli, che nessuna circostanza esteriore può compromettere. Chi vive consapevolmente la comunione filiale con Dio, fa esperienza di gioia anche in mezzo alle tribolazioni, come Gesù. È necessario però condividere l’atteggiamento del Maestro “mite e umile di cuore” (Mt 11,29) e vivere secondo lo spirito delle beatitudini .Confidare nella ricchezza, gloriarsi della propria giustizia, considerarsi autosufficienti: ecco ciò che impedisce di accogliere il regno di Dio, che è dono gratuito.

5- SEGUITEMI
CCC, 542

Presunzione e pessimismo [136] Nella mentalità del nostro tempo, condizionato dal mito del progresso, è forte la presunzione di costruire da soli il proprio destino. Malgrado numerose esperienze fallimentari, rimangono in auge l’ottimismo etico di matrice illuminista e l’idolatria della scienza, della tecnica, dell’economia e della politica. D’altra parte cresce un certo scetticismo, una diffidenza per le grandi affermazioni, le grandi speranze, i grandi progetti. Ci si rassegna a vivere alla giornata; ci si contenta di risultati frammentari e provvisori.
Un cammino di fede [137] Gesù, con il suo messaggio, scuote sia la presunzione sia il pessimismo; suscita il coraggio audace dell’umiltà. Il suo è un invito a camminare dietro a lui, verso un futuro misterioso, dono gratuito e certo di Dio, non conquista solitaria e problematica dell’uomo. Dio è già all’opera nella storia per preparare un mondo nuovo. Il fascino della buona notizia fa uscire dalle illusorie sicurezze e dalle paure; attrae i nostri passi su una strada difficile e imprevedibile, ma senz’altro carica di promesse, come quella dei primi discepoli.
Come i primi discepoli [138] Sulle rive del lago di Tiberìade quattro pescatori, Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, sono intenti al solito lavoro: aggiustano le reti, preparano le barche, sistemano il pesce da vendere. Si avvicina Gesù di Nàzaret, il giovane maestro che da poco ha cominciato a predicare per le strade di Galilea, e li chiama con autorità: “Seguitemi, vi farò pescatori di uomini” (Mt 4,19). Ed essi lasciano mestiere e famiglia, il loro piccolo mondo; senza indugio vanno con lui, verso un futuro tutto da scoprire, ben lontani dall’immaginare dove andranno ad approdare.
[139] Credere al vangelo del Regno e seguire Gesù comporta il rifiuto di due opposti atteggiamenti: la presunzione e il pessimismo.
predestinato74

Messaggio da predestinato74 »

qui trovi tutto il Catechismo degli Adulti in formato .zip:

http://www.chiesadinapoli.it/pls/napoli ... agina=5647" target="_blank
cavdna

Messaggio da cavdna »

vi saluto in CRISTO SIGNORE

mio caro fratello "Julian" che scrivi :
Julian ha scritto:Da allora Gesù cominciò a predicare, dicendo: “Pentitevi, poiché il regno dei cieli si è avvicinato”. Matteo 4:17

Domanda per i cattolici del forum: Cosa intendeva dire Gesù con l'espressione sopra riportata?

Pace.

R I S P O S T A

mio caro fratello


IL REGNO DI DIO (dei Cieli) :

nella PIENEZZA del TEMPO DIO (TRINITA') si incarna nel seno della Vergine
(e rinnova i tempi messianici - il Paradiso Terrestre - per chi vuole si può approfondire)

e venne ad abitare in mezzo a noi

metterò nei vostri cuori il mio SPIRITO (Tabernacoli della TRINITA' - lettera agli Ebrei - per chi vuole si può approfondire)

il Regno di DIO é in mezzo a "VOI".... dirà il MAESTRO (da approfondire anche questo per chi vuole ovviamente)
e si accede nel REGNO attraverso il Sacramento del Battesimo (figli/e di DIO)

e la CHIESA E' l'inizio del Regno - ove CRISTO E' il RE e la PRIMIZIA.... (il REGNO STESSO)
per poi accogliere nella grazia dei Sacramenti e della MISERICORDIA tutti coloro che li lasciano toccare dall'AMORE. (ovviamente anche questo per chi vuole si può approfondire)

noi oggi già qui
possiamo pregustare le meraviglie di un DIO che si fa CARNE e PAROLA per noi (nutrimento quotidiano)
di un DIO che vive in mezzo a noi
di un DIO che ci AMA e non ci abbandona mai
di un DIO che rispetta i nostri NO! i nostri RIFIUTI.....!

quindi il REGNO è oggi come era nella PIENEZZA dei TEMPI

grazie :strettamano:

PS
grazie al caro fratello in CRISTO "predestinato.." per il precedente post

vi saluto in CRISTO RISORTO
Cicciobello

Messaggio da Cicciobello »

ma forse non è il fatto che, dal momento che gli ebrei stavano aspettando il messia lui si presenta come re del regno di DIO??
cosi che la sua novella la predica dicendo, il regno dei cieli sie avvicinato????

perchè complicare la bibbia, ci pensa gia la wts..... :saggio: :saggio:
amico0405
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Contatta:

regno di Dio

Messaggio da amico0405 »

Penso che si riceva qui ,nel cuore, quando ci si arrende a Lui (Gesù)e GLI si permetta di scrvere le Sue leggi nei cuori e nelle mentiEbrei 10;16
Ma è proficuo meditare anche Ebrei 12;22 al 29....ricevendo il regno che non puo essere smosso....
un saluto a tutti
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