Felio ha scritto:Vincy ha scritto:Vincy ha scritto:
Innanzi tutto il modo in cui ti rivolgi a Dingus chiamandolo "ragazzotto" con tono di disprezzo (?) non è proprio il massimo.
La stai prendendo troppo sul personale e non comprendi il senso di quello che diversi foristi cercano di farti capire, e non solo gli "esterni", come li definisci, ma anche foristi che hanno passato una mezza vita come tdg.
Comunque ripeto il concetto già espresso dagli altri.
Il problema sono le regole della comunità e non la comunità come persone, le quali spesso sono condizionate e obbligate a rispettarle in maniera dispotica o con il timore di conseguenze estreme.
Torniamo ora a casi simili alla storia di pioniera_regolare, tanto per fare un esempio.
Ora vado avanti per ipotesi, sia chiaro. Cerchiamo di capire in che modo le regole della comunità sono un problema.
La tdg che subisce simili esperienze, si rivolge agli anziani. (cosa che non avviene quasi mai, per paura di ritorsioni da parte del marito violento). Ma ammettendo..
Gli anziani sono attoniti. Non possono credere a una cosa simile del loro fratello anziano, sorvegliante del servizio, oratore richiesto, il loro pezzo forte.
Così le chiedono delle prove. Non potendole portare, da vittima bisognosa di aiuto viene ora considerata dagli anziani falsa accusatrice.
Chiedono se è disposta a fare un confronto davanti al marito.
E lei che deve fare? Sa che se farà il confronto il marito negherà tutto e pur di mantenere la sua onorata carica e apparenza di venerabilità sarebbe disposto ad accusare formalmente la moglie di menzogna.
Così se lascia perdere gli anziani, convinti che abbia mentito o la consiglieranno sulla menzogna deliberata per screditare il marito o la riterranno bisognosa di aiuto psicologico perché è uscita pazza a inventare simili fandonie. Gli anziani più zelanti le diranno di esaminare se per caso non ha qualche oggetto in casa ricevuto magari da amici o parenti che la possano collegare allo spiritismo, perché è diabolico inventare simili storie sul marito Anziano. (L'ggetto diabolico ci sarebbe eccome!! E' il maritino Anziano! Ma come fa a farlo capire loro?)
In ogni caso parleranno col marito il quale scritturalmente è il suo capo e dovrà prendere le necessarie misure.
Perciò a questo punto la cara tdg si rende conto di cosa l'aspetterà di lì a breve, quando a casa il maritino applicherà le misure disciplinari correttive. Per lei saranno botte, umiliazioni, violenze fisiche e psicologiche. Che bello!!
Se invece la tdg non lascia perdere e va avanti (perché magari pensa: tanto le botte oramai me le prendo lo stesso!), ci sarà il confronto. E parola contro parola, secondo voi a chi crederanno gli anziani??? Ed ecco che o ritratta tutto o subirà un comitato giudiziario per menzogna e calunnia. Con tutti gli annessi e connessi.
Solo se in quella congregazione ci sarà un anziano che è un vero amico e pastore del gregge forse cercherà di far qualcosa, di aiutare al tdg a trovare le prove contro il marito, di sfruttare qualche appiglio di procedure per far qualcosa.
Ma in ogni caso mai verrà consigliato alla persona di denunciare di violenza il marito, perché questo porterebbe discredito al buon nome della congregazione!! Solo di questo si preoccupano!!
Il caso del papà di Marco Piccioni è emblematico di come questa è la principale preoccupazione anche da parte del comitato di filiale, che rappresenta il CD nella nazione/i di sua competenza.
Una volta convinsi una tdg che subiva violenza fisica grave da parte del padre anziano di congregazione a denunciarlo.
L'andai a prendere. Era d'inverno, cielo da neve e aveva gli occhiali da sole, per nascondere un po' i segni delle botte. Andammo al pronto soccorso. Doveva dichiarare come si era procurata quelle ferite. Eravamo d'accordo dicesse la verità così partiva una bella denuncia in automatico (dato che in questi casi l'ospedale è obbligato a inviare copia del referto alle autorità competenti). Mi guardò. "Dai, coraggio!", le dissi. Si voltò verso l'infermiera dell'accettazione e disse che era caduta. Anche l'infermiera capì come stavano le cose, ma non ci fu verso. La paura delle conseguenze era troppo forte e sapeva che nessuno degli anziani in congregazione l'avrebbe mai creduta.
Le regole della comunità!:
1) Conservare il buon nome della congregazione soprattutto davanti ai mezzi d'informazione.
Questa è la prima cosa. Tutto il resto viene dopo.
Vincy.
Ripeto anche a te la medesima cosa, se sei convinto di dire la verita', se ne sei assolutamente certo, vai immediatamente dalla polizia e salvaci.
Ho fatto confusione con le quote. Comunque è chiaro che le seguenti parole sono la risposta di Felio a me:
<<Ripeto anche a te la medesima cosa, se sei convinto di dire la verita', se ne sei assolutamente certo, vai immediatamente dalla polizia e salvaci.>>
Caro Felio, si vede che non conosci né le prassi dei tdg, soprattutto le istruzioni che hanno gli anziani nelle varie circolari e lettere e adunanze coi sorveglianti viaggianti, né le leggi dello stato italiano.
Infatti sia in un caso che nell'altro è necessario che la persona che ha subito violenza confermi di persona ciò che ha subìto. E questo è il punto. Se la persona, per paura delle conseguenze non solo da parte del marito violento ma anche della congregazione (nel caso non porti delle prove concrete), non denuncia e conferma o davanti agli anziani o davanti per esempio a un pronto soccorso o alle autorità, che cosa deve fare una persona esterna?
Certo se il marito fosse violento con la moglie davanti a me, e quindi io ne fossi testimone oculare, allora potrei denunciare il fatto.
Ma se la violenza avviene entro le mura domestiche e la persona non è disposta a sporgere denuncia a chi di dovere, anche se io le credo non posso fare una denuncia al posto suo, perché se io sporgo una denuncia sulla base di ciò che lei mi avrebbe detto privatamente, e poi non me lo conferma, con una sua denuncia stessa, io vengo accusato immediatamente dal marito di calunnia e diffamazione.
Il punto è: perché le vittime della violenza sia psicologica che fisica non trovano sufficiente assistenza e fiducia all'interno della congregazione?
Certo ci sono anche casi in cui le cose sono finite alle forze dell'ordine, ma solo perché situazioni estreme e fortuite hanno portato a quel risultato, non perché la gli anziani hanno deciso che fosse giusta la denuncia.
(Per esempio in un caso, furono chiamati i carabinieri perché la tdg era corsa a casa di un anziano e il marito violento la seguì e preso dalla furia stava distruggendo le proprietà dell'anziano, auto finestre giardino ecc oltre che avere un coltello in mano. Ma fino ad allora gli anziani avevano sempre detto alla tdg di non denunciare il marito per non rovinare la reputazione della congregazione).
Anche nel caso in cui ci sono le prove di violenza fisica e si è arrivati alla disassociazione del violento, le istruzioni che gli anziani hanno li obbligano al segreto professionale e a consigliare alla vittima di NON denunciare alle autorità la questione, dato che ne andrebbe del buon nome della congregazione. E inoltre nelle istruzioni è spesso indicata la scrittura di 1 Corinti 5:12,13 ed è applicata nel senso che le denunce e i tribunali esterni li lasciamo per quelli "del mondo", mentre "quelli di dentro", cioè all'interno della congregazione devono essere giudicati dagli anziani e risolti all'interno della congregazione. Poi siu cita il seguito della SCrittura cioè 1 Cor. 6:1-8.
Questo è il punto. E ti ripeto, ti sfido a trovarmi una circolare o una istruzione per gli anziani in cui si dica che gli anziani devono incoraggiare (bada bene dico incoraggiano, non che semplicemente dicano che è un diritto della persona se vuole denunciare) la vittima a sporgere denuncia alle autorità.
Ti ripeto. Il caso del papà di Marco Piccioni è emblematico, tanto per fare un esempio, di come la principale preoccupazione espressa dagli incaricati del comitato di filiale inviati appositamente in loco era quella di preservare il buon nome della congregazione.
Vincy