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Anna Greco

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Poi possiamo mettere anche questa bella testimonianza

http://www.lettera43.it/cronaca/gaza-pa ... 135988.htm


Gaza, Paola Manduca: «Ospedali sotto attacco sistematico»

Israele li colpisce. Dicendo che nascondono armi. «Ma è una bugia». Parla il medico italiano appena rientrato dalla Striscia.

INTERVISTA

di Davide Gangale

A Gaza, da qualche giorno, la morte che arriva dalla terra e dal cielo non risparmia nemmeno gli ospedali. Anzi, sembra addirittura averli presi di mira.
Per questo medici e scienziati, italiani e inglesi, che hanno lavorato volontariamente nella Striscia negli ultimi anni, e sono stati testimoni oculari delle guerre combattute tra Hamas e Israele, hanno deciso che è arrivato il momento di reagire. E di denunciare quella che ai loro occhi è una «scelta deliberata». Una strategia portata avanti «in modo sistematico» dall'esercito dello Stato ebraico.
In 24 hanno scritto una lettera aperta sulle conseguenze dei bombardamenti e dell'invasione di terra della Striscia di Gaza attualmente in corso. La professoressa Paola Manduca, genetista dell'Università di Genova, è la prima firmataria del documento, pubblicato martedì 22 luglio su The Lancet.
MEDICI SOTTO ATTACCO. Mentre l'offensiva ha già fatto più di 700 vittime tra i palestinesi, e l'Onu ha denunciato «possibili crimini di guerra» compiuti da Israele, Manduca ha raccontato a Lettera43.it cosa significa tentare di salvare vite umane a Gaza e sentirsi sotto attacco.
La professoressa è stata a Gaza a lungo nel 2011 e nel 2012. È tornata nel 2013, e nel 2014 ha trascorso tre mesi all'ospedale al Shifa di Gaza City, il più grande di tutta la Striscia. È rientrata in Italia circa 20 giorni fa, «quando gli israeliani hanno cominciato a bombardare».

La professoressa Paola Manduca.

DOMANDA. La sua lettera denuncia il numero crescente di ospedali bombardati a Gaza: perché questi attacchi?
RISPOSTA. La nostra opinione, l'opinione di tutti i firmatari della lettera, è che sia una scelta deliberata.
D. Come viene giustificata agli occhi dell'opinione pubblica?
R. Il governo israeliano, attraverso i suoi portavoce, ha affermato ufficialmente che, siccome a loro risulta che sotto gli ospedali ci siano dei bunker che contengono armi, gli ospedali stessi vengono ritenuti obiettivi bombardabili.
D. Tutti gli ospedali, senza distinzione?
R. Alla domanda diretta fatta da un giornalista di Al Jazeera: «Il governo israeliano aveva la certezza che sotto l'ospedale di al Aqsa (bombardato martedì 22 luglio: quattro morti e 40 feriti, ndr) ci fosse qualcosa?», il portavoce ha risposto: «Sul caso specifico devo informarmi con l'esercito». Peccato però che il bombardamento sia avvenuto comunque, e che ci siano dei dati di fatto che smentiscono la versione del governo di Israele.
D. Quali?
R. Per esempio, che nessuno di questi bombardamenti abbia dato luogo a esplosioni secondarie, tipiche di un deposito d'armi colpito che salta in aria. Inoltre, quasi tutti i bombardamenti sugli ospedali che ci sono stati finora hanno colpito i piani centrali delle strutture. Quelli dove in genere ci sono le sale operatorie, i reparti dei lungodegenti. Secondo noi medici firmatari della lettera, c'è ragione di pensare che l'esercito israeliano stia facendo tutto questo in maniera sistematica.
D. A che scopo?
R. Spero di sbagliarmi, ma fin dall'inizio del conflitto la propaganda israeliana ha messo in giro la voce che sotto l'ospedale al Shifa di Gaza City, il più grande dell'intera Striscia, ci sono dei bunker dove si sono rifugiati i dirigenti di Hamas. La cosa è poco credibile, ma è stata su tutta la stampa israeliana fin dall'inizio della campagna militare e continua a ritornare. Temo che l'obiettivo possa essere proprio questo.
D. Quali sarebbero le conseguenze di un attacco contro l'ospedale di al Shifa?
R. Colpire lo Shifa, oltre a essere un massacro, significherebbe cancellare la classe medica di Gaza. Significherebbe eliminare la possibilità per gli abitanti di Gaza di avere qualsiasi assistenza medica. Perché allo Shifa non vengono portati solo i casi d'emergenza in tempo di guerra, ma vengono curati moltissimi pazienti anche in tempo di pace: cardiopatici, malati in terapia intensiva, e altri ancora. Allo Shifa nascono 50 bambini al giorno, e in quell'ospedale lavorano al momento tutti i medici della Striscia che abitano a Gaza City. Anche quelli normalmente operanti altrove.
D. In base alla sua personale esperienza negli ospedali della Striscia, ha mai potuto riscontrare la presenza di armi o di dirigenti politici nascosti al loro interno?
R. Assolutamente no. Quello che ho potuto riscontrare, però, è che quelli di Hamas non sono dei matti.
D. In che senso?
R. Io ho lavorato a lungo negli ospedali pubblici della Striscia di Gaza. I medici dello Shifa, anche quelli che fanno parte di Hamas, o che sono simpatizzanti del movimento islamico, non sono dei massacratori. A Gaza esistono infiniti tunnel: secondo lei andrebbero a nascondersi proprio sotto lo Shifa? Se tanti di noi che hanno una contiguità di esperienza e di lavoro con Gaza scrivono certe cose, è perché le abbiamo viste tutti e siamo tutti preoccupati in questo momento.
D. Lei era a Gaza anche durante i precedenti conflitti tra Hamas e Israele?
R. Sono stata a Gaza molto a lungo nel 2011 e nel 2012. Sono tornata brevemente nel 2013 e poi di nuovo quest'anno. Nel 2014 sono stata a Gaza per tre mesi, rientrando in Italia circa 20 giorni fa, quando Israele ha cominciato a bombardare. Ero in lista d'attesa per uscire dalla Striscia già da 40 giorni, ma gli egiziani hanno tenuto il valico di Rafah chiuso. Ho dovuto aspettare a lungo il mio turno. A proposito dell'inizio dei bombardamenti, però, c'è una cosa che vorrei sottolineare.
D. Prego.
R. Israele ha iniziato a bombardare Gaza lo stesso giorno in cui sono stati rapiti i tre ragazzi poi ritrovati morti in Cisgiordania. Ogni sera, da quel momento in poi, è caduta almeno una bomba su Gaza.
D. Dal giorno stesso del rapimento?
R. Sì. Noi eravamo lì: posso testimoniare che Israele ha bombardato Gaza ogni sera. E che per i primi giorni non c'è stata nessuna risposta. Poi hanno iniziato a rispondere al fuoco alcune fazioni armate, ma non Hamas. Hamas è stata l'ultima a sparare. Nella Striscia non c'è solo Hamas e non si può pretendere, come del resto non si pretende in nessun'altra parte del mondo, che Hamas abbia il controllo totale di quello che fanno gli altri sul suo territorio.
D. Sta dicendo che Hamas non voleva la guerra?
R. Dico che Hamas è stata così responsabile da non rispondere subito alle bombe israeliane. Perché sapevano cosa sarebbe successo altrimenti e perché Hamas non voleva questa escalation. O quantomeno, non l'ha fatta precipitare. Ha risposto quando ormai le altre fazioni avevano già risposto, e quando i bombardamenti si sono intensificati. A quel punto non c'era più un'altra strada.
D. C'è chi sostiene che Hamas si stia spingendo oltre per costringere l'Egitto a fare maggiori concessioni alla causa palestinese.
R. Dal mio punto di vista, non è questione di ottenere delle concessioni. La questione è che al Sisi, dopo aver preso il potere con un colpo di Stato, ha iniziato a bombardare tutti i tunnel. Ne ha distrutti circa 1.700. Da quel momento a Gaza non è arrivato più nulla. Né carburante, né materiali da costruzione, né cibo, né medicine: nulla.
D. Perché i tunnel sono così importanti per Hamas?
R. L'economia di Gaza, per almeno due anni, è stata mediamente tollerabile solo grazie ai tunnel. Sia per le merci, che in questo modo riuscivano a entrare e a uscire dalla Striscia, sia perché su quei tunnel, dopo l'iniziale fase di sviluppo spontaneo, sono state messe delle tasse. Una dogana. Il governo di Hamas ha potuto pagare i suoi dipendenti perché ha ricavato delle entrate autonome attraverso i tunnel.
D. In quali condizioni lavorano i dipendenti pubblici di Gaza, medici compresi?
R. A partire dal 2007, dopo la separazione da Hamas, i dipendenti pubblici che erano di al Fatah, in una certa percentuale che varia a seconda dei settori, ma che nell'ambito medico per esempio è stata del 27%, si sono rifiutati di andare a lavorare. Il governo di Ramallah ha continuato a pagarli lo stesso per sette anni, fino alla riunificazione. I dipendenti pubblici di Hamas hanno preso per anni uno stipendio più basso degli altri, di quelli che per sette anni non hanno lavorato e che, con la riunificazione, hanno anche ottenuto delle promozioni.
D. Di che cifre stiamo parlando?
R. Io ero in ospedale quando c'è stata la riunificazione. Ero in compagnia di alcune mie colleghe: due impiegate del governo di Gaza, e una pagata invece da Ramallah. Quest'ultima aveva uno stipendio di 900 dollari al mese, le altre di 300 dollari.
D. E adesso che i tunnel vengono distrutti, come farà Hamas a pagare gli impiegati?
R. Immediatamente, nel momento in cui sono venuti meno i soldi dei tunnel, sono mancati anche i soldi per pagare i dipendenti pubblici. A Gaza hanno lavorato da novembre fino a marzo percependo la metà dello stipendio. Da marzo in poi moltissimi non lo hanno più ricevuto. E parliamo di persone che andavano a lavorare tutti i giorni.
D. Israele però sostiene che bombardare i tunnel sia necessario, per fermare l'arrivo dei pezzi usati per costruire i razzi.
R. È sicuramente possibile che attraverso i tunnel arrivi anche materiale bellico. Ma perché ogni Paese del mondo può avere le sue forze armate e i palestinesi no? I palestinesi di Gaza hanno rispettato la tregua firmata a novembre 2012. Da allora Hamas non aveva più sparato contro Israele. Perché non gli è concesso avere un esercito regolare?
D. Quali sono le patologie principali di cui soffrono gli abitanti della Striscia e che non possono essere curate adeguatamente?
R. Come tutte le popolazioni, anche quella dei palestinesi di Gaza ha le sue inclinazioni: un alto livello di diabete e di malattie cardiache. Ma le patologie che non possono essere curate adeguatamente sono moltissime. Per esempio, prendiamo le malattie croniche, siano esse dei bambini, dei giovani o degli anziani. In assenza di un rifornimento costante di medicine, il malato cronico per un po' si cura, finché durano le scorte. Quando poi le medicine mancano, la terapia viene sospesa per forza. Un altro grave problema è quello delle patologie collegate alle abitudini alimentari
D. Carenza di cibo?
R. Non solo. Il fatto è che gli abitanti della Striscia di Gaza mangiano quello che gli viene dato da mangiare da Israele. Quello che Israele decide di fare entrare. Questo è stato vero finché con i tunnel non sono iniziati gli arrivi di generi alimentari dall'Egitto. Adesso che dall'Egitto non arriva più nulla, al mercato la situazione è desolante.
D. Non potrebbero coltivare o pescare di più?
R. Il 40% dei terreni agricoli di Gaza sono diventati indisponibili a causa della buffer zone imposta da Israele. E gli abitanti della Striscia non possono più nemmeno pescare, perché hanno il limite delle tre miglia e perché le acque sono contaminate. A causa della mancanza di elettricità, i tre depuratori presenti in tutta la Striscia non funzionano. Il mare di Gaza è bellissimo da vedere, ma è meglio non avvicinarsi.
D. Quali sono le conseguenze del regime alimentare forzato?
R. Diffusi difetti di crescita nei piccoli, che crescono più lentamente del normale. Anemia, nelle madri e nei bambini. In generale, l'alimentazione della gente povera di Gaza non è affatto equilibrata.
D. Lo scontro armato non poteva essere evitato?
R. La domanda giusta, secondo me, è un'altra. Come mai a Gaza, nonostante tutto questo, non c'è nessuno che si sia dichiarato contrario alle azioni di resistenza di Hamas e degli altri gruppi armati? A Gaza sono tutti dalla parte della resistenza. La sensazione condivisa è: «Questa volta andiamo fino in fondo, perché non abbiamo altra scelta. Le abbiamo provate tutte, compreso il governo di riconciliazione».
D. Perché non ha funzionato?
R. Il governo di riconciliazione è stato, a mio parere, un tentativo politico serio per non entrare in guerra. Ma non appena è stato fatto, Israele ha deciso di attaccare. Fra l'altro, noi non sappiamo ancora chi abbia rapito i tre ragazzi israeliani la cui morte è stata la scintilla della guerra. In ogni caso, in tutti i Paesi del mondo, un fatto del genere sarebbe stato affrontato con gli strumenti della polizia giudiziaria. Mentre, fin da subito, Israele lo ha trasformato in un casus belli.
D. Rispetto agli attacchi contro gli ospedali della Striscia, la classe medica israeliana si è mai mostrata solidale?
R. In Israele c'è un piccolo gruppo, che si chiama Physicians for human rights, che è solidale da sempre con i medici che lavorano nella Striscia. Io li ho conosciuti nel 2006, però credo davvero che siano una minoranza molto esigua.
D. E il mondo della cultura, gli accademici?
R. Un collega, nei giorni scorsi, ha scritto un appello rivolto agli accademici israeliani per un boicottaggio culturale dell'aggressione militare. Chiedeva ai docenti universitari di pronunciarsi sulla guerra. Ebbene: su 1.000 destinatari, solo 52 hanno risposto dissociandosi dal governo. Il 5%. Non sono tutti medici, ovviamente. Però la fotografia è questa. E nonostante ciò, le università israeliane sono le uniche non europee che possono partecipare ai progetti di ricerca finanziati dall'Unione europea. Come se la scienza fosse un campo neutro, quando invece non lo è affatto.
D. Quando prevede di rientrare a Gaza?
R. Per ora la Striscia è chiusa. C'è stato un tentativo di alcuni colleghi chirurghi, che hanno provato a passare, ma non sono riusciti a entrare. Non è stato fatto entrare nessun convoglio umanitario che non fosse governativo o delle Nazioni unite, da quando è iniziata l'aggressione di terra. Ci sono medici palestinesi all'estero da anni che andrebbero volentieri a dare una mano in questo frangente. Il loro lavoro sarebbe preziosissimo, ma non vengono fatti entrare. I chirurghi che lavorano in ospedale, sotto le bombe, fanno quello che possono. E non hanno nemmeno il tempo per raccontarlo.
Anna Greco

Messaggio da Anna Greco »

Insomma da tutto questo si evince chiaramente e senza ombra di dubbio che attualmente le possibilità di dialogo e di negoziati di pace sono piuttosto scarse. Perchè al comando delle due fazioni contrapposte ci sono due movimenti politici estremisti, con due leader fuori di melone.

Ma mentre i filo-palestinesi non si pongono neppure il problema di ammetterlo, i filosionisti negano ad oltranza perfino l'evidenza.

Dicendo che Israele ha il diritto di "difendere" la sua terra e di avere l'esclusiva della terra dei loro "padri".

Agli assertori del fatto che ora "è di moda" chiamare quelle persone "palestinesi", visto che i palestinesi e a palestina non esistevano, chiederei di dimostrarmi una prova storica che sia una, dell'esistenza dei loro patriarchi.

A cominciare da Abramo.
Dario Piraino
Utente Junior
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Iscritto il: 16/07/2009, 20:39
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Messaggio da Dario Piraino »

Anna Greco ha scritto:Poi possiamo mettere anche questa bella testimonianza

http://www.lettera43.it/cronaca/gaza-pa ... 135988.htm


Gaza, Paola Manduca: «Ospedali sotto attacco sistematico»

Israele li colpisce. Dicendo che nascondono armi. «Ma è una bugia». Parla il medico italiano appena rientrato dalla Striscia.

INTERVISTA

di Davide Gangale

A Gaza, da qualche giorno, la morte che arriva dalla terra e dal cielo non risparmia nemmeno gli ospedali. Anzi, sembra addirittura averli presi di mira.
Per questo medici e scienziati, italiani e inglesi, che hanno lavorato volontariamente nella Striscia negli ultimi anni, e sono stati testimoni oculari delle guerre combattute tra Hamas e Israele, hanno deciso che è arrivato il momento di reagire. E di denunciare quella che ai loro occhi è una «scelta deliberata». Una strategia portata avanti «in modo sistematico» dall'esercito dello Stato ebraico.
In 24 hanno scritto una lettera aperta sulle conseguenze dei bombardamenti e dell'invasione di terra della Striscia di Gaza attualmente in corso. La professoressa Paola Manduca, genetista dell'Università di Genova, è la prima firmataria del documento, pubblicato martedì 22 luglio su The Lancet.
MEDICI SOTTO ATTACCO. Mentre l'offensiva ha già fatto più di 700 vittime tra i palestinesi, e l'Onu ha denunciato «possibili crimini di guerra» compiuti da Israele, Manduca ha raccontato a Lettera43.it cosa significa tentare di salvare vite umane a Gaza e sentirsi sotto attacco.
La professoressa è stata a Gaza a lungo nel 2011 e nel 2012. È tornata nel 2013, e nel 2014 ha trascorso tre mesi all'ospedale al Shifa di Gaza City, il più grande di tutta la Striscia. È rientrata in Italia circa 20 giorni fa, «quando gli israeliani hanno cominciato a bombardare».

La professoressa Paola Manduca.

DOMANDA. La sua lettera denuncia il numero crescente di ospedali bombardati a Gaza: perché questi attacchi?
RISPOSTA. La nostra opinione, l'opinione di tutti i firmatari della lettera, è che sia una scelta deliberata.
D. Come viene giustificata agli occhi dell'opinione pubblica?
R. Il governo israeliano, attraverso i suoi portavoce, ha affermato ufficialmente che, siccome a loro risulta che sotto gli ospedali ci siano dei bunker che contengono armi, gli ospedali stessi vengono ritenuti obiettivi bombardabili.
D. Tutti gli ospedali, senza distinzione?
R. Alla domanda diretta fatta da un giornalista di Al Jazeera: «Il governo israeliano aveva la certezza che sotto l'ospedale di al Aqsa (bombardato martedì 22 luglio: quattro morti e 40 feriti, ndr) ci fosse qualcosa?», il portavoce ha risposto: «Sul caso specifico devo informarmi con l'esercito». Peccato però che il bombardamento sia avvenuto comunque, e che ci siano dei dati di fatto che smentiscono la versione del governo di Israele.
D. Quali?
R. Per esempio, che nessuno di questi bombardamenti abbia dato luogo a esplosioni secondarie, tipiche di un deposito d'armi colpito che salta in aria. Inoltre, quasi tutti i bombardamenti sugli ospedali che ci sono stati finora hanno colpito i piani centrali delle strutture. Quelli dove in genere ci sono le sale operatorie, i reparti dei lungodegenti. Secondo noi medici firmatari della lettera, c'è ragione di pensare che l'esercito israeliano stia facendo tutto questo in maniera sistematica.
D. A che scopo?
R. Spero di sbagliarmi, ma fin dall'inizio del conflitto la propaganda israeliana ha messo in giro la voce che sotto l'ospedale al Shifa di Gaza City, il più grande dell'intera Striscia, ci sono dei bunker dove si sono rifugiati i dirigenti di Hamas. La cosa è poco credibile, ma è stata su tutta la stampa israeliana fin dall'inizio della campagna militare e continua a ritornare. Temo che l'obiettivo possa essere proprio questo.
D. Quali sarebbero le conseguenze di un attacco contro l'ospedale di al Shifa?
R. Colpire lo Shifa, oltre a essere un massacro, significherebbe cancellare la classe medica di Gaza. Significherebbe eliminare la possibilità per gli abitanti di Gaza di avere qualsiasi assistenza medica. Perché allo Shifa non vengono portati solo i casi d'emergenza in tempo di guerra, ma vengono curati moltissimi pazienti anche in tempo di pace: cardiopatici, malati in terapia intensiva, e altri ancora. Allo Shifa nascono 50 bambini al giorno, e in quell'ospedale lavorano al momento tutti i medici della Striscia che abitano a Gaza City. Anche quelli normalmente operanti altrove.
D. In base alla sua personale esperienza negli ospedali della Striscia, ha mai potuto riscontrare la presenza di armi o di dirigenti politici nascosti al loro interno?
R. Assolutamente no. Quello che ho potuto riscontrare, però, è che quelli di Hamas non sono dei matti.
D. In che senso?
R. Io ho lavorato a lungo negli ospedali pubblici della Striscia di Gaza. I medici dello Shifa, anche quelli che fanno parte di Hamas, o che sono simpatizzanti del movimento islamico, non sono dei massacratori. A Gaza esistono infiniti tunnel: secondo lei andrebbero a nascondersi proprio sotto lo Shifa? Se tanti di noi che hanno una contiguità di esperienza e di lavoro con Gaza scrivono certe cose, è perché le abbiamo viste tutti e siamo tutti preoccupati in questo momento.
D. Lei era a Gaza anche durante i precedenti conflitti tra Hamas e Israele?
R. Sono stata a Gaza molto a lungo nel 2011 e nel 2012. Sono tornata brevemente nel 2013 e poi di nuovo quest'anno. Nel 2014 sono stata a Gaza per tre mesi, rientrando in Italia circa 20 giorni fa, quando Israele ha cominciato a bombardare. Ero in lista d'attesa per uscire dalla Striscia già da 40 giorni, ma gli egiziani hanno tenuto il valico di Rafah chiuso. Ho dovuto aspettare a lungo il mio turno. A proposito dell'inizio dei bombardamenti, però, c'è una cosa che vorrei sottolineare.
D. Prego.
R. Israele ha iniziato a bombardare Gaza lo stesso giorno in cui sono stati rapiti i tre ragazzi poi ritrovati morti in Cisgiordania. Ogni sera, da quel momento in poi, è caduta almeno una bomba su Gaza.
D. Dal giorno stesso del rapimento?
R. Sì. Noi eravamo lì: posso testimoniare che Israele ha bombardato Gaza ogni sera. E che per i primi giorni non c'è stata nessuna risposta. Poi hanno iniziato a rispondere al fuoco alcune fazioni armate, ma non Hamas. Hamas è stata l'ultima a sparare. Nella Striscia non c'è solo Hamas e non si può pretendere, come del resto non si pretende in nessun'altra parte del mondo, che Hamas abbia il controllo totale di quello che fanno gli altri sul suo territorio.
D. Sta dicendo che Hamas non voleva la guerra?
R. Dico che Hamas è stata così responsabile da non rispondere subito alle bombe israeliane. Perché sapevano cosa sarebbe successo altrimenti e perché Hamas non voleva questa escalation. O quantomeno, non l'ha fatta precipitare. Ha risposto quando ormai le altre fazioni avevano già risposto, e quando i bombardamenti si sono intensificati. A quel punto non c'era più un'altra strada.
D. C'è chi sostiene che Hamas si stia spingendo oltre per costringere l'Egitto a fare maggiori concessioni alla causa palestinese.
R. Dal mio punto di vista, non è questione di ottenere delle concessioni. La questione è che al Sisi, dopo aver preso il potere con un colpo di Stato, ha iniziato a bombardare tutti i tunnel. Ne ha distrutti circa 1.700. Da quel momento a Gaza non è arrivato più nulla. Né carburante, né materiali da costruzione, né cibo, né medicine: nulla.
D. Perché i tunnel sono così importanti per Hamas?
R. L'economia di Gaza, per almeno due anni, è stata mediamente tollerabile solo grazie ai tunnel. Sia per le merci, che in questo modo riuscivano a entrare e a uscire dalla Striscia, sia perché su quei tunnel, dopo l'iniziale fase di sviluppo spontaneo, sono state messe delle tasse. Una dogana. Il governo di Hamas ha potuto pagare i suoi dipendenti perché ha ricavato delle entrate autonome attraverso i tunnel.
D. In quali condizioni lavorano i dipendenti pubblici di Gaza, medici compresi?
R. A partire dal 2007, dopo la separazione da Hamas, i dipendenti pubblici che erano di al Fatah, in una certa percentuale che varia a seconda dei settori, ma che nell'ambito medico per esempio è stata del 27%, si sono rifiutati di andare a lavorare. Il governo di Ramallah ha continuato a pagarli lo stesso per sette anni, fino alla riunificazione. I dipendenti pubblici di Hamas hanno preso per anni uno stipendio più basso degli altri, di quelli che per sette anni non hanno lavorato e che, con la riunificazione, hanno anche ottenuto delle promozioni.
D. Di che cifre stiamo parlando?
R. Io ero in ospedale quando c'è stata la riunificazione. Ero in compagnia di alcune mie colleghe: due impiegate del governo di Gaza, e una pagata invece da Ramallah. Quest'ultima aveva uno stipendio di 900 dollari al mese, le altre di 300 dollari.
D. E adesso che i tunnel vengono distrutti, come farà Hamas a pagare gli impiegati?
R. Immediatamente, nel momento in cui sono venuti meno i soldi dei tunnel, sono mancati anche i soldi per pagare i dipendenti pubblici. A Gaza hanno lavorato da novembre fino a marzo percependo la metà dello stipendio. Da marzo in poi moltissimi non lo hanno più ricevuto. E parliamo di persone che andavano a lavorare tutti i giorni.
D. Israele però sostiene che bombardare i tunnel sia necessario, per fermare l'arrivo dei pezzi usati per costruire i razzi.
R. È sicuramente possibile che attraverso i tunnel arrivi anche materiale bellico. Ma perché ogni Paese del mondo può avere le sue forze armate e i palestinesi no? I palestinesi di Gaza hanno rispettato la tregua firmata a novembre 2012. Da allora Hamas non aveva più sparato contro Israele. Perché non gli è concesso avere un esercito regolare?
D. Quali sono le patologie principali di cui soffrono gli abitanti della Striscia e che non possono essere curate adeguatamente?
R. Come tutte le popolazioni, anche quella dei palestinesi di Gaza ha le sue inclinazioni: un alto livello di diabete e di malattie cardiache. Ma le patologie che non possono essere curate adeguatamente sono moltissime. Per esempio, prendiamo le malattie croniche, siano esse dei bambini, dei giovani o degli anziani. In assenza di un rifornimento costante di medicine, il malato cronico per un po' si cura, finché durano le scorte. Quando poi le medicine mancano, la terapia viene sospesa per forza. Un altro grave problema è quello delle patologie collegate alle abitudini alimentari
D. Carenza di cibo?
R. Non solo. Il fatto è che gli abitanti della Striscia di Gaza mangiano quello che gli viene dato da mangiare da Israele. Quello che Israele decide di fare entrare. Questo è stato vero finché con i tunnel non sono iniziati gli arrivi di generi alimentari dall'Egitto. Adesso che dall'Egitto non arriva più nulla, al mercato la situazione è desolante.
D. Non potrebbero coltivare o pescare di più?
R. Il 40% dei terreni agricoli di Gaza sono diventati indisponibili a causa della buffer zone imposta da Israele. E gli abitanti della Striscia non possono più nemmeno pescare, perché hanno il limite delle tre miglia e perché le acque sono contaminate. A causa della mancanza di elettricità, i tre depuratori presenti in tutta la Striscia non funzionano. Il mare di Gaza è bellissimo da vedere, ma è meglio non avvicinarsi.
D. Quali sono le conseguenze del regime alimentare forzato?
R. Diffusi difetti di crescita nei piccoli, che crescono più lentamente del normale. Anemia, nelle madri e nei bambini. In generale, l'alimentazione della gente povera di Gaza non è affatto equilibrata.
D. Lo scontro armato non poteva essere evitato?
R. La domanda giusta, secondo me, è un'altra. Come mai a Gaza, nonostante tutto questo, non c'è nessuno che si sia dichiarato contrario alle azioni di resistenza di Hamas e degli altri gruppi armati? A Gaza sono tutti dalla parte della resistenza. La sensazione condivisa è: «Questa volta andiamo fino in fondo, perché non abbiamo altra scelta. Le abbiamo provate tutte, compreso il governo di riconciliazione».
D. Perché non ha funzionato?
R. Il governo di riconciliazione è stato, a mio parere, un tentativo politico serio per non entrare in guerra. Ma non appena è stato fatto, Israele ha deciso di attaccare. Fra l'altro, noi non sappiamo ancora chi abbia rapito i tre ragazzi israeliani la cui morte è stata la scintilla della guerra. In ogni caso, in tutti i Paesi del mondo, un fatto del genere sarebbe stato affrontato con gli strumenti della polizia giudiziaria. Mentre, fin da subito, Israele lo ha trasformato in un casus belli.
D. Rispetto agli attacchi contro gli ospedali della Striscia, la classe medica israeliana si è mai mostrata solidale?
R. In Israele c'è un piccolo gruppo, che si chiama Physicians for human rights, che è solidale da sempre con i medici che lavorano nella Striscia. Io li ho conosciuti nel 2006, però credo davvero che siano una minoranza molto esigua.
D. E il mondo della cultura, gli accademici?
R. Un collega, nei giorni scorsi, ha scritto un appello rivolto agli accademici israeliani per un boicottaggio culturale dell'aggressione militare. Chiedeva ai docenti universitari di pronunciarsi sulla guerra. Ebbene: su 1.000 destinatari, solo 52 hanno risposto dissociandosi dal governo. Il 5%. Non sono tutti medici, ovviamente. Però la fotografia è questa. E nonostante ciò, le università israeliane sono le uniche non europee che possono partecipare ai progetti di ricerca finanziati dall'Unione europea. Come se la scienza fosse un campo neutro, quando invece non lo è affatto.
D. Quando prevede di rientrare a Gaza?
R. Per ora la Striscia è chiusa. C'è stato un tentativo di alcuni colleghi chirurghi, che hanno provato a passare, ma non sono riusciti a entrare. Non è stato fatto entrare nessun convoglio umanitario che non fosse governativo o delle Nazioni unite, da quando è iniziata l'aggressione di terra. Ci sono medici palestinesi all'estero da anni che andrebbero volentieri a dare una mano in questo frangente. Il loro lavoro sarebbe preziosissimo, ma non vengono fatti entrare. I chirurghi che lavorano in ospedale, sotto le bombe, fanno quello che possono. E non hanno nemmeno il tempo per raccontarlo.

Israele mente sapendo di mentire, crea stereotipi e luoghi comuni che sa bene che diventeranno realtà nella maggioranza delle menti deboli e fertili alle radici della menzogna, dicono che hanno obbiettivi mirati, ma che nulla è mirato se non luoghi pubblici ospedali e scuole, i nostri stessi reporter testimoniano non vi siano armi, ma per la macchina del fango sionista è di vitale importanza si creda il contrario... un regime sanguinario e desideroso di non dividere la terra che crede sua con nessuna forza politica avversa, accetta i palestinesi solo se sottomessi ed impiegati come forza lavoro manuale! Colonialismo in stile 1800/1900? Si!
Ai miei tempi la fine era più vicina!!!


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Anna Greco ha scritto: ... i filosionisti negano ad oltranza perfino l'evidenza.
Dicendo che Israele ha il diritto di "difendere" la sua terra e di avere l'esclusiva della terra dei loro "padri".
Agli assertori del fatto che ora "è di moda" chiamare quelle persone "palestinesi", visto che i palestinesi e a palestina non esistevano, chiederei di dimostrarmi una prova storica che sia una, dell'esistenza dei loro patriarchi.
A cominciare da Abramo.
Mario Liverani, che insegna Storia del Vicino Oriente Antico all’università La Sapienza di Roma, è autore del volume Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele, sostiene che non possono essere considerati storici i racconti più celebri del Vecchio Testamento, come le vicende di Abramo e dei Patriarchi, la schiavitù in Egitto, l’Esodo e la peregrinazione nel deserto, la conquista della terra promessa, la magnificenza del regno di Salomone. “Gli ebrei, come del resto tanti altri popoli, si sono dati un mito delle origini nel momento in cui ne avevano più bisogno”, dice Liverani. “Oggi, con evidente anacronismo, ma con qualche ragione, si potrebbero accostare quelle pagine del Vecchio Testamento a un documento di propaganda politica”. Occorreva dare un passato nobile ad un popolo che rischiava di perdere la propria identità.

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http://www.controinformazione.info/anti ... semitismo/" onclick="window.open(this.href);return false;

Antisionismo non è antisemitismo

Esistono infatti una miriade di grandi pensatori contemporanei ebrei e allo stesso tempo antisionisti: da Gilad Atzmon al rabbino Dovid Weiss, passando per Jacob Cohen, Eric Zemmour e Norman Finkelstein. Intellettuali esclusi perché hanno oltrepassato i confini del politicamente corretto, dimostrandone le contraddizioni interne.
di Sebastiano Caputo

Fonte: L’Intellettuale Dissidente

« La definizione “antisemita”? E’ un trucco, la usiamo sempre. In Europa quando qualcuno critica Israele tiriamo fuori l’olocausto e le sofferenze del popolo ebraico. Quando negli Stati Uniti le persone attaccano Israele, vengono chiamate “antisemite ». – Shulamit Aloni, ex ministro israeliano

Linguaggio e Potere. Il linguaggio come strumento di legittimazione del Potere. George Orwell si ritagliò uno spazio importante nel suo romanzo 1984 per analizzare le forme di propaganda e di consenso del sistema dominante, tanto da elaborare tre concetti fondamentali per definire la coercizione psicologica esercitata attraverso l’uso del linguaggio. Il ministero della Verità, la neo-lingua e il bipensiero sono diventati così termini imprescindibili oggi per comprendere il mondo moderno. Da rappresentazione di un’idea sincera e disinteressata, la parola (“neo-lingua”) è diventata una violenza che transita, categorizza, giudica, facendosi un’unica garante del giusto e dello sbagliato, del vero e del falso, del legittimo e dell’illegittimo (“ministero della Verità”). Tutto questo, perfettamente inquadrato in uno schema ben definito: il “politicamente corretto” (“bipensiero”), vale a dire il luogo dove è possibile la “critica conservatrice” ma è vietata quella radicale. Dove è possibile assumere un atteggiamento antagonista al Potere solo se il linguaggio utilizzato non oltrepassa i confini della semantica preordinata.

L’allineamento al pensiero unico (dominato dall’ideologia dominante) o l’esclusione sociale ed intellettuale. Diventa così difficile sottrarsi a queste logiche linguistiche e scardinare i punti saldi del Potere, senza farsi etichettare. “Con me o contro di me” urla a gran voce il nemico che si dice nostro amico.

Come se criticare la democrazia parlamentare implicasse la dittatura, oppure rimettere in discussione il sistema di produzione capitalistico sottintendesse una volontà reazionaria. O ancora come se condannare i privilegi governativi della lobby ebraica e la politica israeliana nei confronti dei palestinesi volesse dire “ritornare Auschwitz”.
Antisionismo non è antisemitismo. Come se poi “antisemitismo” volesse dire realmente qualcosa. La violenza della dittatura linguistica impone frasi fatte, slogan, generalizzazioni, concetti sterili o devianti. L’egemonia della forma sui contenuti sta uccidendo la cultura millenaria dell’umanità.
I semiti erano un gruppo linguistico del Vicino Oriente che in origine occupava la regione compresa fra i monti Tauro e Antitauro a nord, l’altopiano iranico a est, l’Oceano Indiano a sud, il Mar Rosso, il Mediterraneo a ovest. In epoca storica, in seguito a migrazioni, le lingue semitiche (siriaco, aramaico, arabo, ebraico e fenicio) si sono diffuse nella regione etiopica e in Africa settentrionale (Treccani). Di fatto “semiti” sono tutti quei popoli che parlano o hanno parlato lingue collegate a quel gruppo linguistico: gli ebrei sono semiti quanto gli arabi. Esiste quindi l’anti-ebraismo ma non l’antisemitismo. Ed il primo non avrebbe alcun senso dal momento che le più grandi personalità del pensiero occidentale provengono dall’ebraismo stesso (si pensi solo a Karl Marx).
Il sionismo a differenza della religione ebraica è invece un progetto secolare disegnato nel 1896 dall’ebreo-ungherese di lingua tedesca, Theodor Herzl, che di fatto è un ideologia fondata su nazionalismo, purificazione della razza e colonialismo. Esistono infatti una miriade di grandi pensatori contemporanei ebrei e allo stesso tempo antisionisti: da Gilad Atzmon al rabbino Dovid Weiss, passando per Jacob Cohen, Eric Zemmour e Norman Finkelstein. Intellettuali esclusi perché hanno oltrepassato i confini del politicamente corretto, dimostrandone le contraddizioni interne. È possibile essere ebrei ed antisionisti, come è possibile essere antisionisti e non antisemiti (anti-ebraici se si volesse utilizzare la corretta definizione). La linea di separazione è sottile, ma reale. Ce la vogliono far dimenticare, noi gliela ricordiamo.
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Meno male che nel mondo civile c'è anche chi manifesta a favore di Israele:

Il BBCode [youtube2] viene disattivato in quanto non più necessario per incorporare i filmati di YouTube. URL del filmato: http://youtu.be/iGc92LKNlC0


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Che città è?
Hiroshima?
Dresda?
No, è Homs, città della Siria ridotta dall'aziazione e dall'artiglieria di Assad come Hiroshima nel 1945, con migliaia di morti.

Aveste sentito di qualche manifestazione o protesta o di denunce sui media per quello che è accaduto?
Se fosse stata Israele a fare una cosa del genere, cosa sarebbe successo?
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Achille Lorenzi ha scritto:Meno male che nel mondo civile c'è anche chi manifesta a favore di Israele:

Il BBCode [youtube2] viene disattivato in quanto non più necessario per incorporare i filmati di YouTube. URL del filmato: http://youtu.be/iGc92LKNlC0


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Se essere contro il sionismo significa essere incivile, io lo sono...
Ultima modifica di mr-shadow il 28/07/2014, 6:48, modificato 1 volta in totale.
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Achille Lorenzi ha scritto:Immagine

Che città è?
Hiroshima?
Dresda?
No, è Homs, città della Siria ridotta dall'aziazione e dall'artiglieria di Assad come Hiroshima nel 1945, con migliaia di morti.

Aveste sentito di qualche manifestazione o protesta o di denunce sui media per quello che è accaduto?
Se fosse stata Israele a fare una cosa del genere, cosa sarebbe successo?
Su questo ti do non una ma cento ragioni. Ma quello dei sinistronzi italiani è pacifismo a senso unico, lo sappiamo tutti...
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mr-shadow ha scritto:Se essere contro il sionismo significa essere incivile, io lo sono...
Allora, io ho parlato di mondo civile, dove c'è spazio per ogni manifestazione di pensiero o di protesta. Non ho detto che tu sei incivile o che chi ha opinioni anti israeliane lo sia.
Il mio riferimento al mondo civile è in contrapposizione a quel mondo "incivile" dove non è possibile esternare alcuna forma di dissenso e dove la libertà è condizionata da ideologie "religiose" totalitarie.
Penso per esempio, al regime di Hamas, dove una manifestazione del genere - se ci fosse mai stata - sarebbe finita in un massacro.
Ma lo stesso accadrebbe in qualsiasi altro stato arabo.
E non solo per quanto riguarda manifestazioni a favore degli Ebrei.
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E c'hai ragione, avevo interpretato male.

:scuse:
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Achille Lorenzi ha scritto:Meno male che nel mondo civile c'è anche chi manifesta a favore di Israele:

Il BBCode [youtube2] viene disattivato in quanto non più necessario per incorporare i filmati di YouTube. URL del filmato: http://youtu.be/iGc92LKNlC0


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Il conflitto israelo-palestinese in termini molto più realistici di quanto ce lo presentano i nostri media filo-palestinesi

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ATTENZIONE: contiene immagini molto forti e violente: Non guardare se si è impressionabili.

Come sono cambiati certi paesi dopo il subentro di certe ideologie.
Come diventerebbero altri paesi - compreso il nostro - se prevalesse il fanatismo?
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"Hamas non si preoccupa della vita dei palestinesi, Hamas non vuole la coesistenza o il compromesso”.
Mosab Hassan Yousef, figlio del fondatore di Hamas, racconta la verità sull’organizzazione terroristica, l'uso dei civili e i suoi obiettivi.

Il BBCode [youtube2] viene disattivato in quanto non più necessario per incorporare i filmati di YouTube. URL del filmato: http://youtu.be/KakxXN5Z-XI
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Hitler è ancora vivo.

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Qui parlo da ex sostenitore del MSI-DN.
Ti prego Achille, evita commenti del tipo "Hitler è ancora vivo". Gli dai un importanza che non hanno. Questi non sanno nemmeno chi era Hitler, cosi come non sanno che vuol dire camerata e le implicazioni della croce celtica.
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Nonostante essere ebrei possa sembrare difficile esprimere antisionismo , sempre più gente lo fa coi suoi geni semiti orgogliosamente portati nel sangue!

Fonte: http://www.suoniestrumenti.it/notizie/d ... a_guerra_i" onclick="window.open(this.href);return false;

La cantante Noa si sfoga contro il governo di israele!
noa.jpg
noa.jpg (134.96 KiB) Visto 3951 volte
“Ho voglia di prendere la testa tra le mani e scomparire, sulla Luna, se possibile quando leggo i sermoni dei rabbini Ginsburg e Lior, che parlano della morte romantica e dell’omicidio nel nome di Dio. O quando leggo le incredibili parole di razzismo scritte da alcuni miei connazionali, le urla di gioia quando i bambini palestinesi vengono uccisi, il disprezzo per la vita umana.
Il fatto che abbiamo la stessa fede religiosa e lo stesso passaporto per me non vuol dire nulla. Io non ho niente a che fare con certa gente
"

Questo uno stralcio della lettera aperta che Noa, la cantante israeliana, ha pubblicato sul suo blog, lettera che richiama le sue posizioni in merito alla situazione palestinese e che le è costato un feroce ostracismo in Israele e non solo. Notizia di queste ore è la cancellazione del concerto che l'artista avrebbe dovuto tenere a Milano al teatro Manzoni il prossimo 27 ottobre, organizzato dall’associazione Adei-Wizo-Donne Ebree d’Italia.
La motivazione risiederebbe nelle posizioni estrememente critiche di Noa nei confronti del governo Israeliano.
Ai miei tempi la fine era più vicina!!!


http://freeforumzone.leonardo.it/d/4595 ... sione.aspx" onclick="window.open(this.href);return false;
Dario Piraino
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Dario Piraino ha scritto:Nonostante essere ebrei possa sembrare difficile esprimere antisionismo , sempre più gente lo fa coi suoi geni semiti orgogliosamente portati nel sangue!

Fonte: http://www.suoniestrumenti.it/notizie/d ... a_guerra_i" onclick="window.open(this.href);return false;

La cantante Noa si sfoga contro il governo di israele!
noa.jpg
“Ho voglia di prendere la testa tra le mani e scomparire, sulla Luna, se possibile quando leggo i sermoni dei rabbini Ginsburg e Lior, che parlano della morte romantica e dell’omicidio nel nome di Dio. O quando leggo le incredibili parole di razzismo scritte da alcuni miei connazionali, le urla di gioia quando i bambini palestinesi vengono uccisi, il disprezzo per la vita umana.
Il fatto che abbiamo la stessa fede religiosa e lo stesso passaporto per me non vuol dire nulla. Io non ho niente a che fare con certa gente
"

Questo uno stralcio della lettera aperta che Noa, la cantante israeliana, ha pubblicato sul suo blog, lettera che richiama le sue posizioni in merito alla situazione palestinese e che le è costato un feroce ostracismo in Israele e non solo. Notizia di queste ore è la cancellazione del concerto che l'artista avrebbe dovuto tenere a Milano al teatro Manzoni il prossimo 27 ottobre, organizzato dall’associazione Adei-Wizo-Donne Ebree d’Italia.
La motivazione risiederebbe nelle posizioni estrememente critiche di Noa nei confronti del governo Israeliano.

Chi sosterrà sia una bufala? Magari qualche sitarello lo sostiene, con una buona "Gugolata" forse qualcosa si trova!
Ai miei tempi la fine era più vicina!!!


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Dal sito ANSA.it

Fonte: http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2 ... 1162d.html" onclick="window.open(this.href);return false;

Agente Noa, è vittima di ostracismo di Israele

"L'inizio di un ostracismo in Italia che segue quello che Noa subisce da diversi anni in Israele": con queste parole Pompeo Benincasa, storico agente di Noa per l'Europa dal 1992, lamenta la cancellazione, da parte dell'associazione Adei-Wizo-Donne Ebree d'Italia, del concerto previsto per il 27 ottobre 2014 al Teatro Manzoni di Milano. Benincasa denuncia il boicottaggio a Noa, dovuto alle sue posizioni espresse anche in un'intervista video ad Ansa.it in cui l'artista israeliana dichiarava: "Ho incontrato Abu Mazen a Ramallah. Credo che il leader palestinese voglia veramente la pace con Israele, ma purtroppo non posso dire lo stesso del mio premier". L'ostracismo nei suoi confronti - spiega l'agente - "è testimoniato anche dall'assenza totale di concerti di Noa nella sua terra a dispetto della sua fama internazionale e delle sue doti artistiche". Le dichiarazioni della cantante non sono piaciute all'associazione Adei-Wizo-Donne Ebree d'Italia, sede di Milano, promotrice del concerto, che ha comunicato all'agente dell'artista - come lui stesso riferisce - di vedersi "costretta ad annullare la serata prevista il 27 ottobre p.v. a Milano", a seguito "delle dichiarazioni rilasciate da Noa alla stampa riguardanti il difficilissimo momento di guerra nel Medio Oriente". Benincasa rende noto che nella comunicazione di cancellazione della data si riporta che "La Wizo in Israele si è dichiarata contraria alla presenza dell'artista a Milano" mentre alcuni sponsor dell'associazione avrebbero manifestato il loro disappunto a sostenere l'evento.

La lettera aperta di Noa. "Ci sono soltanto due parti in questo conflitto, ma non sono Israeliani e Palestinesi, Ebrei ed Arabi. Sono i moderati e gli estremisti. Io appartengo ai moderati, ovunque essi siano. Loro sono la mia fazione. E questa fazione ha bisogno di unirsi!": lo scrive Noa in una lunga "lettera aperta al vento" pubblicata sul suo blog. La cantante israeliana, pacifista convinta, si dice "terrorizzata, angosciata, depressa, frustrata ed arrabbiata... Ogni ondata di emozioni - spiega - si confronta con l'altra per il dominio del mio cuore e della mia mente. Nessuna prevale ed io affondo in quell'oceano ribollente che è fatto da tutte loro combinate insieme.

C'è un'allerta-missile ogni ora, da qualche parte vicino casa mia. A Tel Aviv è anche peggio". L'interprete di 'Beautiful that way' (dal film 'La vita e' bella', tre Premi Oscar) esprime la sua drammatica "voglia prendere la testa tra le mani e scomparire, sulla Luna, se possibile" quando legge "i sermoni dei rabbini Ginsburg e Lior, che parlano della morte romantica e dell'omicidio nel nome di Dio. O quando leggo - spiega - le incredibili parole di razzismo scritte da alcuni miei connazionali, le urla di gioia quando i bambini palestinesi vengono uccisi, il disprezzo per la vita umana".

"Il fatto che abbiamo la stessa fede religiosa e lo stesso passaporto - spiega Noa - per me non vuol dire nulla. Io non ho niente a che fare con certa gente. Allo stesso modo, anche gli estremisti dell'altra parte sono miei acerrimi nemici. Ma la loro ira non è soltanto diretta verso di me, ma anche verso i moderati della loro stessa società; il che fa di noi fratelli in armi! Proprio come esorto gli Arabi moderati, ovunque essi siano, a fare tutto ciò che è in loro potere per respingere l'estremismo, non ho alcuna intenzione di chiudere gli occhi dinanzi alle responsabilità nostre per il fallimento in atto". Rincara poi la dose sull'attuale governo guidato da Netanyahu "ha fatto ogni cosa in suo potere - continua la cantante israeliana - per reprimere ogni intervento di riconciliazione. Ha indebolito ed insultato Abu Mazen, leader della più moderata OLP, che ha più volte ribadito di essere interessato alla pace. Quando Abu Mazen ha fatto quelle dichiarazioni sull'olocausto, chiamandolo la più immane tragedia nella storia umana, lo hanno deriso e liquidato senza dargli peso. Non hanno rispettato gli accordi che essi stessi hanno firmato".

E infine scrive: "Se ci rifiutiamo di riconoscere i diritti di entrambe le parti e di farci carico dei nostri obblighi, se ciascuno di noi rimane aggrappato alla propria versione, con disprezzo e sprezzo di quella dell'altro, se continuiamo a preferire le spade alle parole, se santifichiamo la terra e non le vite dei nostri figli, saremo presto tutti costretti a cercare una colonia sulla Luna, perché la nostra terra sarà così zuppa di sangue e così intasata di lapidi che non vi resterà più niente per vivere. Io ho scritto le parole che seguono - conclude Noa - e le ho cantate insieme alla mia amica Mira Awad. Oggi sono più vere che mai: 'Quando piango, piango per tutti e due. Il mio dolore non ha nome. Quando piango, piango rivolta al cielo spietato e dico: Dev'esserci un'altra via'".
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Dario Piraino ha scritto:Chi sosterrà sia una bufala? Magari qualche sitarello lo sostiene, con una buona "Gugolata" forse qualcosa si trova!
Questa notizia era già stata segnalata in questa stessa discussione.

Il tuo accenno a 'chi potrebbe sostenere si tratti di una bufala' immagino sia riferito al sottoscritto, che, in precedenza, ha fatto notare che due "notizie" da te segnalate erano:
una vergognosamente manipolata a danno di una persona che non aveva detto assolutamente quello che le veniva fatto dire;
e un'atra consisteva in una citazione, anch'essa manipolata, con cui veniva fatto dire ad una politica israeliana quello che lei non aveva realmente detto.

La correttezza e l'amore per la verità dei fatti vorrebbe che si prendesse semplicemente atto che - senza volerlo - si è contribuito a diffondere delle informazioni false e scorrette.

Per quanto riguarda Noah, è certamente spiacevole quello che le sta accadendo. Ma del resto, in una situazione di guerra come quella che sta vivendo Israele, è comprensibile che vi siano anche reazioni del genere da parte di associazioni che sostengono Israele.
Noah comunque, nel mondo occidentale a cui appartiene, ha molti sostenitori e fans, che apprezzano le sue canzoni e che parteciperanno numerosi ai suoi concerti.

Mi domando però una cosa: se Noah fosse una cantante di Gaza (dubito che ce ne siano attualmente visto che i "talebani SS" di hamas vietano quasi tutto), potrebbe esprimere il suo dissenso dalla politica del governo di Gaza?
Potrebbe, per esempio, dire senza problemi che non è d'accordo con l'impiego di bambini per costruire i tunnel (impiego che ha causato finora oltre 160 vittime fra questi bambini);
potrebbe dire che non approva il lancio indiscriminato di razzi contro la popolazione civile?
Potrebbe dire che non approva lo statuto di Hamas in cui si dice che tutti gli Ebrei dovranno essere uccisi?
Potrebbe dire che Hamas deve smetterla con le sue azioni terroristiche suicide?
Potrebbe dire che non è giusto indottrinare i bambini tramite i media per indurli all'odio assoluto contro i "Giudei"? ecc., ecc.

Io penso proprio di no. Se Noah si permettesse di dire nei confornti di Hamas ciò che sta dicendo contro Israle - e che nel mondo occidentale le provoca "solo" l'ostracismo da parte di associazioni filo-israeliane - farebbe la stessa fine che fanno tutti gli oppositori di questo regime terrorista: probabilmente un colpo alla nuca, inginocchiata in una piazza davanti ad una folla osannante (se le va bene);
oppure sepolta viva fino alla vita e lapidata da questi zelanti sostenitori della "legge di Allah".

Achille
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http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA ... 7569.shtml" onclick="window.open(this.href);return false;

«Oggi sono stati affissi sui muri di Roma manifesti di Forza Nuova di chiaro stampo antisionista. Raffigurano un bimbo ucciso, una immagine che ci scuote ma ci deve far riflettere sull'uso improprio che si fa delle tragedie che travolgono il conflitto tra Hamas e Israele». La denuncia arriva dal presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici.
Pacifici: liberare Roma dall'odio «Quelle immagini - prosegue - sono un insulto ai civili palestinesi che sono obbligati da Hamas a morire nella Striscia di Gaza e inorridiscono la città. Centinaia di telefonate da parte di semplici cittadini romani sono arrivate per denunciare l'affissione. Gli operatori del Comune di Roma e della polizia locale stanno ora provvedendo a rimuovere i manifesti che sono, inoltre, abusivi. Ringraziamo dunque il sindaco di Roma, Ignazio Marino, gli operatori che sul campo e tutti i romani che hanno dimostrato senso civico con le loro segnalazioni. In questi giorni si moltiplicano inoltre le scritte sui muri di Roma di stampo antisionista e antisemita, molte vengono cancellate ma al mattino ricompaiono. L'appello a tutti i romani è di non abbassare lo sguardo di fronte ad alcun insulto e continuare a lavorare insieme per rendere la città libera da ogni forma di odio».

A parte il fatto che si tratta di antisionismo, e quindi non di antisemitismo, e che quindi il manifesto è perfettamente legittimo, premesso che Forza Nuova è un partitino di ragazzini che non sanno niente della storia che vorrebbero rappresentare, mi chiedo quale sia il messaggio istigatore di odio e lo sfruttamento della sofferenza altrui nel manifesto effettivamente affisso. E già che ci siamo che morale può permettersi di fare un uomo ignobile come lui (vedasi https://forum.infotdgeova.it/viewtopic.p ... ci#p293422" onclick="window.open(this.href);return false; ).

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Achille Lorenzi ha scritto:
Dario Piraino ha scritto: Mi domando però una cosa: se Noah fosse una cantante di Gaza (dubito che ce ne siano attualmente visto che i "talebani SS" di hamas vietano quasi tutto), potrebbe esprimere il suo dissenso dalla politica del governo di Gaza?
Potrebbe, per esempio, dire senza problemi che non è d'accordo con l'impiego di bambini per costruire i tunnel (impiego che ha causato finora oltre 160 vittime fra questi bambini);
potrebbe dire che non approva il lancio indiscriminato di razzi contro la popolazione civile?
Potrebbe dire che non approva lo statuto di Hamas in cui si dice che tutti gli Ebrei dovranno essere uccisi?
Potrebbe dire che Hamas deve smetterla con le sue azioni terroristiche suicide?
Potrebbe dire che non è giusto indottrinare i bambini tramite i media per indurli all'odio assoluto contro i "Giudei"? ecc., ecc.
Ma non potrebbe nemmeno parlare in senso antisionista nel "democratico" Israele. Al solito la verità sta nel mezzo.
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Messaggio da Achille »

HAMAS, ISRAELE NON ESISTE

“Hamas riconoscerebbe Israele come lo Stato degli Ebrei?”
“No.”
Questa è la sintesi dell’intervista di Charlie Rose, realizzata sabato scorso per l’emittente americana CBS a Khaled Meshaal, il leader di Hamas. Dopo la BBC, è la CBS a mettere sotto i riflettori, le incoerenti posizioni del movimento terroristico palestinese:
“Hamas riconoscerebbe Israele come lo Stato degli Ebrei?”
“No. (…) Quando noi avremo uno Stato palestinese sarà quest’ultimo a decidere in merito alla questione. Lei non può farmi una domanda sul futuro”.

Qualche secondo prima Meshaal aveva affermato che è “pronto alla coesistenza” con gli ebrei, cristiani e arabi aggiungendo che “non voglio vivere con uno Stato di occupanti. Non siamo fanatici né fondamentalisti. Noi non combattiamo contro gli ebrei in quanto tali ma contro gli occupanti.”

Facciamo presente quanto è scritto ancora oggi nello Statuto di Hamas:

“La nostra battaglia con gli ebrei è molto lunga e pericolosa, e chiede la dedizione di tutti noi.
L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno.
Questi ebrei rovinano la vita delle persone, rubano il loro denaro, e minacciano il loro onore”.

http://www.cbsnews.com/news/will-hamas- ... ish-state/" onclick="window.open(this.href);return false;
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mr-shadow ha scritto:Ma non potrebbe nemmeno parlare in senso antisionista nel "democratico" Israele. Al solito la verità sta nel mezzo.
Infatti, è quello che ho osservato anch'io. Ne paga le conseguenze, essendo ostracizzata da associazioni filo israeliane, ma non viene giustiziata in piazza con un colpo di pistola alla nuca o lapidata perché dice cose in contrasto con la "volontà di Allah".
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mr-shadow ha scritto:A parte il fatto che si tratta di antisionismo, e quindi non di antisemitismo, e che quindi il manifesto è perfettamente legittimo...
Mi pare che il manifesto che è stato affisso non fosse quello che tu hai postato:

Clicca per vedere l'immagine a dimensioni originali

ATTENZIONE: l'immagine è estremamente cruenta e brutale. Prima di ingrandirla cliccandoci sopra, valutate bene se ve la sentite di visionarla.
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Hanno stronzeggiato sul sito ufficiale...



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Comunque è anche una questione di opportunità a seconda dei tempi. Parecchi anni fa ci fu un grave attentato in una discoteca piena di adolescenti ebrei per una festa. Michele Santoro (non ricordo il nome del suo programma all'epoca), fece vedere un lungo servizio girato in ospedale tra i ragazzi e le ragazze alle prese con le conseguenze. Quelle immagini non le ho mai dimenticate... Se proprio si deve sfruttare la sofferenza degli altri almeno si abbia il coraggio di mettere le immagini di ambo le parti.
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Vivreste in quei posti?

Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

Ovviamente la domanda è retorica, qui siamo in una botte di ferro, la invece stanno in una botte di legno ma.......all'Attilio Regolo

Siria, due donne lapidate nelle piazze del califfato: per i giudici della sharia erano colpevoli di adulterio
http://www.tempi.it/siria-due-donne-lap ... 9Z7zPl_vPo" onclick="window.open(this.href);return false;

Califfato della brutalità (la notizia si trova anche nell'Osservatore Romano del 24 Luglio 2014)
http://vaticanresources.s3.amazonaws.co ... 7_2407.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;

Jihadisti: le donne devono essere infibulate. Ma l’Ue si preoccupa di sanzionare la Siria

Siria-Iraq: welcome to the Islamic State

In Iraq e Siria lo Stato islamico trasforma i bambini in soldati e si finanzia vendendo il petrolio rubato a prezzi stracciati
http://oraprosiria.blogspot.it/2014/07/ ... alita.html" onclick="window.open(this.href);return false;
Franco
“Al di sopra del Papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica.”
(Cardinal Joseph Ratzinger )

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Messaggio da Achille »

Pansa: "C'è anche un'Italia che odia gli ebrei"

Su "Libero" di ieri:

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....
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