LA BALLA DEGLI INTELLETTUALI CHE UTILIZZEREBBERO GEOVA

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polymetis
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LA BALLA DEGLI INTELLETTUALI CHE UTILIZZEREBBERO GEOVA

Messaggio da polymetis »

I poveri TdG, ginnasti del mouse, grazie a Google books, che spazia tra milioni di libri, possono divertirsi a fare una collezione di tutte le anomalie che diano loro ragione, senza dare alcuna importanza a qual è la percentuale di rappresentatività rispetto al totale delle citazioni che riesco a pescare tramite il motore di ricerca di Google. Perché vedete, Google ha questo di particolare, cioè che v'è dentro di tutto. Qualsiasi opinione contraria a qualcosa sarà almeno una volta o qualche volta stata detta nel mare magnum del web, e Google permette proprio di andare a cercare quelle 10 volte su un miliardo. Sicché se cerchi, virgolettandolo "Il selenio nelle patate fa male", troverai tutti quelli che hanno espresso questo parere, ma ciò è irrilevante se non guardi anche quanti risultati escono qualora tu cercassi invece "il selenio nelle patate fa bene". Solo uno studio statistico comparato tra questi due elementi ci permetterebbe di stabilire quanto sia diffusa una credenza anziché l'altra nel popolo italiano. Se invece cerco solo "Il Selenio fa male", e trovo cento risultati, che cosa posso dedurne? Assolutamente niente. Perché magari sono 100 risultati in confronto ad un milione che invece dicono che fa bene.

A questo proposito, ogni tanti i TdG, che com'è noto sono diventati bravi a cercare col lanternino qualunque singolo dia ragione alle loro teorie cervellotiche e settarie, riproducono spesso nei loro forum la seguente lista di occorrenze di Geova, che ebbi già modo di analizzare tempo fa. Ad imperitura memoria, riproduco la lista, e la confutazione che ne diedi.


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Il linguista Pittano Giuseppe, nel suo libro La comunicazione linguistica, testo di lingua italiana per le scuole superiori (Mondadori Bruno Scolastica - 1988) utilizza la forma Geova. Alle pp. 115,116 c'è il sottotitolo I figli di Geova, e spiega che "i nomi ebraici sono assai diffusi da noi...per l'influenza della tradizione biblica in tutta l'onomastica cristiana". Cita vari es. fra cui il nome "Elia (da El + Yahvè = Dio è Yahvè, Dio è Geova)".

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L'italianista e docente universitario Francesco Tateo, nel suo saggio Simmetrie Dantesche (Palomar Edizioni, Bari - 2001) utilizza il nome Geova a p. 62

"Il famoso episodio biblico mostrava inoltre il re di Babilonia preso dall'ira e spinto dalla negazione di Dio all'ingiustizia e alla violenza contro i devoti di Geova"

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Il critico letterario e scrittore Giovanni Macchia cita il nome Geova nel suo saggio Il teatro delle passioni (Milano, Adelphi, 1993)

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Mario Ghidelli, nel suo Voglio ritornare a casa (Armando editore, 2009), riporta:

"Alcune traduzioni bibliche, che sono alla portata di ognuno di noi, traducono il nome "Signore" con Jahvè, Geova"

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Eugenio Bucciol, scrittore, nel suo Animali al fronte (2003), riporta:

"Lo stesso Geova, nella sua reprimenda al povero Giobbe si è consentito una digressione sulla bellezza del cavallo in guerra"

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Gianni Rossi Barilli, giornalista, ne Il movimento gay in Italia (1999) parla del "flagello inviato da Geova sui sodomiti"

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Francesco Totaro, ordinario di Filosofia Morale nell'Università di Macerata, nel suo Non di solo lavoro: ontologia della persona ed etica del lavoro nel passaggio di civiltà (1999) scrive:

"...da un lato l'uomo si sentirà liberato dalla "maledizione di Geova", cioè dalla fatica di procurarsi i mezzi di sussistenza"

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Adriano Pessina, ordinario di Filosofia Morale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, citando il biologo Lewontin, scrive nel suo Bioetica. L'uomo sperimentale (2006):

"Secondo Lewontin, Geova, Clonatore Celeste, avrebbe infatti clonato Eva usando una costola di Adamo"

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Nadine Gordimer, scrittrice vincitrice del premio Nobel per la Letteratura (1991), in Stories (2005) chiama Geova il dio degli ebrei.

"Ma Geova rifiutava le offerte di Caino e gradiva quelle di Abele. Perché? Per quale ragione? Ne vedo soltanto una: Geova detesta i legumi e adora la carne".

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Il filosofo camerunense Achille Mbembe, considerato uno dei più importanti teorici del post-colonialismo viventi, cita più di una volta il nome Geova nel suo celebre saggio Postcolonialismo (2005), ad esempio a p. 253

"L'alleanza tra il popolo "eletto" e il proprio dio si fondava su due princìpi: che Geova solo fosse oggetto di culto, e che fosse il solo re d'Israele"

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Manuel Vazquez Montalban, scrittore, poeta, giornalista e saggista catalano, cita il nome Geova nel suo Ricette Immorali (1981).

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Lo scrittore Torvald Faegre, nel saggio Tende (1981) a p.9 riporta:

"Questo contrasto non è mai stato risolto ma il racconto biblico fa intendere che Dio, o Geova, stesse dalla parte dei nomadi. Ciò non ci sorprende, considerando che Geova era originariamente un dio nomade"

E, ancora, in riferimento a Sodoma:

"Geova distrusse la città del peccato"

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Josè Saramago, premio Nobel per la letteratura nel 1998, nel suo Una terra chiamata Alentejo, riporta diverse volte il nome di Geova, in riferimento al Dio biblico.

Le citazioni potrebbero continuare a decine


I TdG com’è noto sono ormai consci (a parte alcuni più realisti del re che pubblicano alla casa editrice\ditta di pulizie Azzurra7), che Geova è una forma vocalizzata scorrettamente del nome di Dio, tuttavia hanno elaborato una nuova strategia per difendere il diritto di utilizzare questo nome. Tale strategia consiste nel dire che, sebbene sia una forma filologicamente scorretta, è ormai entrata nell’uso e sia la forma italiana del nome di Dio, da tenere dunque per convenzione linguistica. Al che io ho replicato che non era più vero perché, da quando s’è scoperto l’errore della vocalizzazione Geova, nel corso dei decenni gli intellettuali, sempre più avvertiti di questo fatto, hanno gradatamente abbandonato la forma Geova, che è addirittura sparita nelle categorie di studiosi da me elencate (e che i TdG di quel forum non hanno saputo leggere).
Gli intellettuali italiani ormai tendono ad usare nelle loro pubblicazioni la vocalizzazione Yahweh o a lasciare il tetragramma non vocalizzato. Esempi di questa tipologia potrebbero essercene a migliaia. La forma Geova è oggi usata così raramente che quando i cosiddetti testimoni ne trovano un’occorrenza in qualche libro aprono discussioni nel loro ridicolo furum in preda ad una sorta di furore bacchico. Vanno in giro portandosi nelle valigette fotografie in cui si mostrano vecchie chiese colla scritta Geova, e quando trovano tale forma in qualche scritto contemporaneo affiggono subito i manifesti lanciando discussioni nel loro spazio virtuale. Questa è la prova che non incontrano tale forma di frequente: se fosse un dato comune che questa forma viene usata, e venisse vista con frequenza, i TdG non sentirebbero il bisogno di fare tutto questo baccano ogni volta che ne trovano un’occorrenza, e soprattutto nessuno gliele contesterebbe l’uso dinnanzi all’evidenza. Come sempre però i TdG ricorrono al metodo di filtrare il moscerino ed ingoiare il cammello, come fanno in ogni campo del sapere: esattamente come per loro non ha nessuna rilevanza che il 99,9% dei biologi sia evoluzionista, perché sono troppo intenti ad esaltare ed adorare i 4 gatti della Bible Belt creazionisti, o come non gli importa nulla che il 99% dei biblisti disconosca la paternità mosaica del Pentateuco, perché sono troppo impegnati ad esaltare tesi di qualche fondamentalista battista della Florida, allo stesso modo i TdG non sanno cogliere il senso statistico delle mie affermazioni. Quando dico che la forma Geova non si usa intendo dire la stessa verità che pronuncerei se affermassi che i biblisti non ritengono più che il Pentateuco è scritto da Mosè.
E chi mai lo potrebbe negare che basta aprire ogni manuale scientifico degli ultimi decenni per trovare confermate le mie affermazioni? E che senso avrebbe la risposta di chi si mettesse puntigliosamente a cercare quell’1% di fondamentalisti promotori della paternità mosaica? Nessuna, perché ogni affermazione umana è per forza di cose non assoluta ma deve parlare delle linee generali, senza poter render conto di 6 miliardi di pareri diversi, alcuni dei quali marginali.
E’ ovvio che io non posso aver letto milioni di pubblicazioni, ed è perciò altrettanto irrilevante se ricorrendo a google books, che ha miliardi di libri nel database, si riesca per ipotesi a scorgere qualche utilizzo di questa forma. Ciò sarebbe statisticamente irrilevante di fronte al punto centrale della questione, cioè il fatto che l’uso di Geova è stato abbandonato per quello di Yahweh, e i cari TdG lo sanno benissimo che non sarebbe un problema produrne attestazione, tali e tante saranno le volte che anch’essi l’hanno incontrato documentandosi. Da questo punto di vista sono pure contraddittori: quando fa loro comodo si lamentano che il nome di Dio sarebbe sconosciuto alla gente perché la Chiesa Cattolica, cattivona, l’avrebbe tenuto nascosto, oggi invece sono interessati a mostrarne la diffusione nella lingua italiana per ribattermi. Inutile dire che le due cose sono contraddittorie: o il nome di Dio è in disuso per colpa della Chiesa, oppure è ben attestato. Non si possono portare avanti questi due cammini simultaneamente.
Se poi si vorrà credere che produrre quella lista di pubblicazioni col nome Geova (tra l’altro irrilevanti come s’è visto), possa spostare di una virgola la questione, si filtrerà per l’appunto il moscerino ingoiando il cammello, come quando i TdG ignorano bellamente, nella resa dei passi biblici, che il 99% delle traduzioni rendono differentemente da loro ed essi si ostinano a concentrarsi solo sullo sparuto gruppo di versioni, disperse nel tempo e nello spazio, che rendono in modo simile alla TNM.
Vorrei ora mettermi a parlare delle pubblicazioni che i TdG hanno postato per confutare la mia tesi, anche se ho già detto che solo una sparuta parte di esse può costituire una confutazione di quanto ho detto.
In quella discussione mi si accusa di non saper usare le stringhe di ricerca di Google Books, perché avevo affermato che occorre aspettare 5 pagine per trovare un riferimento a Geova che non fosse legato ai testimoni. Essi mi hanno risposto, sostanzialmente, che sono un ignorante che non conosce l’algebra booleana, perché bastava dire al motore di ricerca di trovare tutti i riferimenti a Geova dicendogli al contempo di escludere la parola “testimoni” per trovare i risultati molto prima.
Così facendo essi non hanno capito il senso della mia operazione di ricerca e che cosa volevo dimostrare. Infatti avevo affermato che il nome Geova in Italia appare in disuso, se non fosse per il fatto che la gente continua ad utilizzarlo in relazione ai cosiddetti Testimoni. Per questo una statistica che volesse dimostrare tale tesi dovrebbe mettere nel motore di ricerca la parola Geova, e vedere con che percentuale lo si utilizza in riferimento ai Testimoni, e con che percentuale statistica invece lo si utilizza in riferimento ad altro. In questo modo, facendo come ho fatto io, si scopre che mi ci sono volute ben 5 pagine, con decine di risultati ciascuna, prima di avere un risultato dell’utilizzo di Geova non intrecciato coi Testimoni. Il risultato dunque è che oggi gli italiani utilizzano Geova quasi esclusivamente in riferimento alla loro confessione religiosa, perché per l’appunto ho dovuto aspettare 5 pagine prima di trovare una menzione indipendente, e questo risultato è significativo proprio perché si è preso in esame tutto il campione dell’utilizzo di Geova, per vedere in che percentuale esso sia attribuibile a discorsi su questo gruppo religioso. Fare l’operazione suggerita dai TdG invece non ha nessun senso statistico: sarebbe come se lo Stato commissionasse una statistica su che percentuale di italiani sia creazionista, ma poi si scegliesse come campione di riferimento di andare a fare le interviste solo nelle assemblee degli avventisti del 7°giorno, col risultato che il 99% degli italiani risulterebbe creazionista. Allo stesso modo, se si dice a Google di cercare la parola Geova ma non in relazione coi Testimoni, se anche quest’uso di Geova fosse statisticamente 1 su un milione, farebbe sì che Google vada a pescare tutti quegli 1 su un milione, mettendoli in bella lista. Si avrebbe così un quadro falsato, perché se anche questi riferimenti fossero statisticamente poco frequenti, Google li andrebbe comunque a pescare tutti.
Quindi non ha nessuna rilevanza produrre 100 documenti con Geova, o 1000 documenti, perché sono una goccia nel mare se il totale è un miliardo di occorrenze dove Geova viene usato solo il relazione ai testimoni, ed è altrettanto una goccia nel mare rispetto al numero di usi negli ultimi decenni della vocalizzazione Yahweh.
Quindi per favore andiamo alla sostanza delle cose e delle affermazioni, evitando di costruire tesi come fanno alcuni autori che pubblicano per l’Azzurra 7, cioè consultando centinaia di enciclopedie, scartando le 99 che danno loro torto, e riportando trionfalmente la lista di quelle pubblicazioni (1 su 100) in cui s’è trovato un parere affine al nostro. Atteniamoci dunque alla sostanza delle cose, e prendiamo atto che la forma Geova ha una diffusione pari al creazionismo tra i biologi, cioè statisticamente irrilevante. Se poi si vorrà perder tempo a collezionare le voci fuori dal coro per dare un’illusione di consistenza alle proprie tesi, il ragionamento confutatorio che analizza in chiave statistica tali occorrenze servirà a riportare coi piedi per terra chi si lanci in simili compilazioni.
Ci sono poi alcuni criteri minimi di scientificità che il compilatore di quella lista pare non conoscere. In primis non permette ai suoi interlocutori di verificare le citazioni perché manca sovente il numero delle pagine, e nessuno può certo aspettarsi che la gente si legga un intero libro per trovarle (la mancanza del numero della pagina è dovuta al fatto che spesso sono prese da google books, il quale non dà sempre il numero di pag. nel caso di visualizzazioni parziali). Non è un semplice orpello il numero di pagina, perché se anche la forma Geova ci fosse, bisognerebbe valutare il contesto in cui è inserita, che potrebbe essere ad esempio la citazione o la ripresa di opere antiche. Infatti non ci sarebbe nulla di strano nell’usare la forma Geova se si stesse spiegando un testo antico in cui tale forma compariva. Ad esempio Carducci nell’Inno a Satana del 1863 usava la forma Geova, e dunque non ci sarebbe nulla di strano se io scrivessi qualcosa tipo “secondo Carducci Satana ha vinto il Geova dei preti”, perché starei semplicemente riprendendo un versetto del poeta, e ovviamente non utilizzerei la forma Yahweh, visto che l’Autore non la usò.
Si badi poi a quest’altra grave incongruenza argomentativa dei TdG: hanno riempito la discussione con citazioni di intellettuali o di vecchi premi nobel stranieri che utilizzano la forma Jehovah. Questo procedimento però è privo di senso perché io non avevo affermato alcunché riguardo alle realtà straniere, sulle quali ovviamente può pronunciarsi solo un madrelingua, e mi ero limitato a fare un discorso frequenziale per quanto concerne la mia patria. Non so nulla della permanenza o meno della forma Jehovah nei vari stati esteri, e non ho mai fatto affermazioni in proposito. Né vale replicare che quei testi stranieri sono stati tradotti in italiano, e non da traduttori TdG. Ciò è irrilevante perché io non ho mai negato che Geova sia una buona traduzione di Jehovah, ho negato che sia oggi una buona traduzione di YHWH. Se dei traduttori italiani hanno trovato la forma Jehovah in lingue straniere, hanno ovviamente fatto un calco nel renderla in italiano, perché il corrispettivo dell’erroneo Jehovah è l’erroneo Geova, non Yahweh. I traduttori dunque hanno fatto benissimo, ma, da capo, si tratta di citazioni straniere e sono del tutto irrilevanti per stabilire cosa sia frequente o meno nell’italiano dei nostri giorni.
La maggioranza delle pubblicazioni citate dal forum dei TdG, di cui spesso non si sono degnati di citare la pagina, ricadono in un errore che è un misto delle ultime due irregolarità menzionate. Si tratta cioè di testi italiani che citano testi stranieri, in cui si trovava la forma Jehovah, e dunque nel commentare questi testi ricorrono alla forma Geova (la quale dunque non è rilevante come indicatore dell’uso italiano contemporaneo, al massimo sarà indicativo dell’uso contemporaneo in altre lingue straniere). E’ abbastanza evidente infatti che, se in una pagina straniera che sto leggendo trovo la forma Jehovah, nel parafrasare tale pagina onde riassumerla ai miei lettori italiani mi venga da usare Geova.
Si potrà citare in questa categoria il testo di bioetica di Adriano Pessina, che stava commentando una pubblicazione di Lewontin, Gianni Rossi Barilli nel suo “Il movimento gay in Italia” che stava commentando le tesi del gesuita americano McNeill, o di Francesco Totaro che raccontava il libro di A. Shaff. Caso parzialmente diverso quello di Giovanni Macchia: in quel testo l’autore discute, sulla scorta delle poesie del francese Alfred de Vigny, che tutti mi auguro abbiano studiato al liceo, di come nella Parigi dell’Ottocento si fosse diffuso il terrore che il mondo sarebbe presto finito grazie ad un angelo della distruzione mandato da “Geova” come avvenne nel caso di Sodoma e Gomorra sotto le meteore. L’autore prosegue dicendo che in realtà non fu Geova a distruggere Parigi, ma Haussmann, il più celebre urbanista che Parigi abbia avuto, intento a demolire interi quartieri medievali per costruire i suoi ampi boulevard. L’uso della forma Geova, che anch’io ho appena adoperato, in questo caso di giustifica doppiamente, sia perché ci si riferiva a vari poeti dell’ottocento tra cui Alfred de Vigny, sia perché dovendo spiegare pareri di quell’epoca Giovanni Macchia non ha adottato la forma anacronistica Yahweh: a quell’epoca infatti non v’era consapevolezza generale che Geova fosse una pronuncia errata. E dunque, esattamente come se noi dovessimo scrivere romanzi ambientati nel medioevo, si dovrebbe adoperare la forma in uso in quell’epoca per riferire i dibattiti di quel tempo, come Macchia fa con l’ intellighenzia parigina.
Di Giuseppe Pittano essi scrivono che egli avrebbe affermato in una pagina di un libro per licei: “Cita vari es. fra cui il nome "Elia (da El + Yahvè = Dio è Yahvè, Dio è Geova)". “
Che dire? Oltre al fatto che è irrilevante rispetto al target di cui parlavo perché le pubblicazioni per la scuola superiore non sono certo specialistiche, si dovrà altresì notare che l’autore mette la forma “Yahvè” prima di quella “Geova”, attestando così la prevalenza della prima. E, come ripeto, siccome la mia tesi era che, se proprio si vuole utilizzare una forma corrente, tanto vale usare quella vocalizzata correttamente, la citazione di Pittano è un autogol.
Di Mario Ghidelli invece, che non so proprio chi sia, cioè se sia un intellettuale o un semplice cultore dilettante, essi scrivono che avrebbe vergato queste parole: “Alcune traduzioni bibliche, che sono alla portata di ognuno di noi, traducono il nome "Signore" con Jahvè, Geova”
Anche qui si vede la doppia forma, con la priorità a quella vocalizzata correttamente, ed inoltre non è un uso letterario in un discorso, semplicemente l’autore constata che ha trovato la forma Geova in qualche traduzione (chissà, forse proprio quella dei Testimoni). Dunque il discorso non ha nulla che vedere con l’uso di Geova, anch’io infatti se facessi un elenco dei modi in cui è stato reso il tetragramma nella storia dovrei citare lo sgorbio Geova, ma questo non implica certo che lo utilizzi comunemente nello scritto o nel parlato; si tratta di un nome elencato per dovere di cronaca e per perizia filologica, esattamente come se dovessi spiegare che nell’ottocento si scriveva sovente “Aristotile” anziché “Aristotele”.
Resta solo fuori il testo di Eugenio Bucciol, anche di costui, non essendo io uno storico contemporaneista, so poco. Quel che è peggio è che non ho trovato il suo libro in biblioteca, e ovviamente non intendo darmi pena di comprarlo solo per indagare la citazione dei Testimoni. Quale che sia il risultato dell’indagine comunque, codesta citazione superstite sarebbe irrilevante statisticamente, come del resto erano irrilevanti già in partenza le altre 7 citazioni che hanno accatastato, per i motivi statistici già discussi sopra e per l’uso distorto fatto di googlebooks; per le stesse cause saranno altresì statisticamente irrilevanti altre liste più attente che volessero proporre in futuro. Col loro metodo si potrebbe tranquillamente dimostrare che “messere” è un forma corrente per dire “signore”, tra le 240.000 citazioni offerte da Google books certamente alcune serviranno allo scopo.
Le citazioni straniere non le ho degnate di uno sguardo per i motivi già esposti, ed anzi è veramente superficiale che si citi letteratura estera per rispondere a qualcuno che stava esplicitamente parlando dell’uso e delle diffusione di Geova nelle pubblicazioni italiane, come se ogni paese non avesse tradizioni linguistiche proprie e fosse possibile fare confronti trasversali a caso (che in ogni caso fuoriescono dal campo d’indagine dell’affermazione che si vorrebbe contrastare)…
Del tutto fuori di testa poi l’affermazione, messa nel titoletto, secondo cui io darei più importanza ad Elio e le Storie Tese piuttosto che a professori universitari. Non è così sia perché come ripeto i professori universitari usano ovunque Yahweh e simili, dunque non v’è nessuna dissintonia tra mondo accademico e il noto cantante, sia perché la mia indagine stava seguendo due direttrici. Nella prima parte del post affermavo che la pronuncia in uso nella popolazione cattolica, che è la maggioranza, è il niente oppure Yahweh. Per dimostrare questo primo troncone citavo una nota canzone di chiesa, che io stesso ho cantato molte volte, cioè “Quale gioia”, e aggiungevo anche il riferimento ad Elio e Le Storie tese. In questa prima parte indagavo le usanze del popolo, dunque il riferimento a canzoni era del tutto legittimo. L’argomentazione che sta dietro era: da decenni nelle pubblicazioni cattoliche, e pure nei canti, si usa Yahweh, se dunque si vuole proprio scegliere una forma in base a quanto sia “corrente”, si dovrà preferire questa a “Geova”. Per tastare gli umori della plebe si potrà pure consultare la vile wikipedia, che se digiti “Geova” non rimanda ad una voce con questo nome ma ti reindirizza al tetragramma, mentre “Yahweh” come lemma ha una voce propria.
Un secondo troncone argomentativo invece indagava l’uso nel nome di Dio tra gli intellettuali, e qui si colloca la frase: “ I biblisti, e in generale gli intellettuali nelle pubblicazioni scientifiche, non si sognano di usare certo lo sgorbio Geova...” Facevo cioè notare che nel mondo delle pubblicazioni scientifiche Geova sia ormai tramontato e che si usi Yahweh oppure il solo tetragramma, e anche questo i TdG lo sanno benissimo.
Consiglio dunque ai TdG tre cose: 1)Leggere quello che scrivo e non inventare frasi 2)Dare risposte pertinenti a quello che scrivo e non rispondere cose non pertinenti. 3)Non filtrare il moscerino per ingoiare il cammello come fanno i loro articolisti quando devono convincerli che tesi del tutto minoritarie abbiano una consistenza numerica. 4)Rendersi conto che il metodo argomentativo che hanno impiegato sinora è del tutto privo di significato statistico.
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Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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minstrel
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Messaggio da minstrel »

Immagino che questa demolizione sistematica e inappuntabile non possa essere inserita "da loro" visto la lunghezza del post.
Lunghezza minima a dire la verità perché è una pagina densissima, mirabilmente riassuntiva di molti termini della questione.
Grazie Polymetis!
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Ray
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Messaggio da Ray »

Mi dispiace deluderti ma penso che ai tdg tutto il tuo lenzuolato gli sia entrato da un orecchio anzi occhio e gli sia uscito dall'altro....

Infatti avevo affermato che il nome Geova in Italia appare in disuso, se non fosse per il fatto che la gente continua ad utilizzarlo in relazione ai cosiddetti Testimoni. Per questo una statistica che volesse dimostrare tale tesi dovrebbe mettere nel motore di ricerca la parola Geova, e vedere con che percentuale lo si utilizza in riferimento ai Testimoni, e con che percentuale statistica invece lo si utilizza in riferimento ad altro. In questo modo, facendo come ho fatto io, si scopre che mi ci sono volute ben 5 pagine, con decine di risultati ciascuna, prima di avere un risultato dell’utilizzo di Geova non intrecciato coi Testimoni. Il risultato dunque è che oggi gli italiani utilizzano Geova quasi esclusivamente in riferimento alla loro confessione religiosa,
:appl: :appl: :appl: :appl:

Infatti loro sono convinti di essere i soli depositari del nome di D-o.... :fronte: :help:
Ray

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Messaggio da Daniela:-) »

Ray ha scritto:Mi dispiace deluderti ma penso che ai tdg tutto il tuo lenzuolato gli sia entrato da un orecchio anzi occhio e gli sia uscito dall'altro....

Infatti avevo affermato che il nome Geova in Italia appare in disuso, se non fosse per il fatto che la gente continua ad utilizzarlo in relazione ai cosiddetti Testimoni. Per questo una statistica che volesse dimostrare tale tesi dovrebbe mettere nel motore di ricerca la parola Geova, e vedere con che percentuale lo si utilizza in riferimento ai Testimoni, e con che percentuale statistica invece lo si utilizza in riferimento ad altro. In questo modo, facendo come ho fatto io, si scopre che mi ci sono volute ben 5 pagine, con decine di risultati ciascuna, prima di avere un risultato dell’utilizzo di Geova non intrecciato coi Testimoni. Il risultato dunque è che oggi gli italiani utilizzano Geova quasi esclusivamente in riferimento alla loro confessione religiosa,
:appl: :appl: :appl: :appl:

Infatti loro sono convinti di essere i soli depositari del nome di D-o.... :fronte: :help:

Contenti loro....
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deliverance1979
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Messaggio da deliverance1979 »

Ma tanto ai TDG i vari trafiletti estrapolati a mò di carotaggio da pubblicazioni varie e da studiosi serve solo per avvalorare la loro tesi che hanno ragione...
Poichè la discussione tra un TDG ed una normalissima persona comune non andrà mai oltre del terra terra, alla multinazionale WTS và benissimo cosi....

Un pò come quando in televisione sentiamo sondaggi e statistiche auto referenziali delle ditte di champo o saponi o creme che dicono......l'80% delle nostre intervistate consiglierebbero tale prodotto ad un'amica..... :ciuccio:
9 donne su 10 che hanno utilizzato la crema ha notato miglioramenti....su cosa, dove e perchè..... :ciuccio:

La stessa cosa fanno i TDG, sparare bordate di trafiletti tratti da libri, saggi, enciclopedie, studi e quant'altro fà figo nei paragrafi della torre di guardia, e poi chi andrà mai a vedere se quelle cose sono vere o meno......
Che percentuale di persone hanno competenze, voglia e tempo di fare queste disamine?

La WTS queste cose le sà ed è per questo motivo che continua a pubblicare dati inesatti o fini a se stessi.....

E se poi qualcuno come te fà notare in maniera tecnica ed inconfutabile queste cose, i più si gratteranno la testa senza capire di cosa si stà parlando, mentre i restanti fanatici continueranno ad essere ciechi alla realtà....

Comunque ribattere i questa maniera puntuale e precisa è utile per chi in maniera disinteressata o curiosa cercasse informazioni sui TDG e sulla loro bibliografia che aggiungono alle loro pubblicazioni.... :strettamano:
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Quixote
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Critica (semiseria) a Polymetis

Messaggio da Quixote »

Caro Poly, non mi par vero di colmare una tua “lacuna”. Ma come? un “googlista” esperto come te non ha fatto una semplice ricerca in GoogleLibri? Il passo di Eugenio Bucciol che cercavi è qui, e ricorre, tre volte, sempre in relazione al Libro di Giobbe, alle pagine 21-22 del libro in questione:

http://books.google.it/books?hl=it&id=u ... va&f=false" onclick="window.open(this.href);return false;

Libro con prefazione di Margherita Hack, oggi più che mai rispettabile, ma su cui un filologo serio come te, e uno semiserio come me, possono sorridere. A cominciare dall’ignobile modo di citare dell’autore: «Libro di Giobbe, 39,21-39,35». Io, che non sono un filologo biblico, avrei scritto «Iob. 39, 21; 35». Mi correggerai, ma dicendo a tutti che non si tratta di minuzie, e che la precisione è il primo dovere di un filologo.

Detto questo è chiaro che Geova si incontra nella nostra tradizione letteraria (tu hai citato Carducci, e io evito per pietà altre citazioni), così come si incontrano, alla stessa stregua, parole passate di moda, come discaro (‘sgradito’), che a volte io scrivo, nella mia corrispondenza più culta, solo per farmi una risata allegra col colto destinatario. Quello che conta nelle parole è l’uso, la coscienza linguistica, sincronica, dei parlanti. E questa, nell’italiano moderno, ha abolito Geova.

Abolito? Non del tutto. Qui assistiamo a un strano paradosso. Tu hai scritto che, essendo non madrelingua, non ti interessano le valenze anglosassoni di Jehovah; fai male, perché poco che le approfondissi, pur non essendo espertissimo nel linguaggio, ti accorgeresti che la tendenza più o meno scientifica, ma anche divulgativa delle traduzioni inglesi è anch’essa tesa ad abbondanare Jehovah per la forma Yahweh. Ma veniamo al paradosso: perché l’Italiano, solitamente così conservatore e retrivo, ha abbandonato, prima di mondi meno conservatori di lui, la dizione Geova?

Paradossalmente proprio i testimoni di Geova ne sono responsabili: non ci fossero, probabilmente un uso non del tutto saltuario di Geova, sarebbe ancora diffuso. Il fatto è che l’Italiano di oggi usa Geova in esclusiva connessione con i testimoni di Geova, quasi fosse un Dio a parte. Per cui, l’italiano moderno ha abbandonato l’uso del termine tradizionale, che gli derivava dal latino medievale, prima di altri popoli, proprio perché connota con questo termine esclusivamente un culto ben specifico e non altro. E si è è completamente dimenticato che il termine faceva parte, se pur non in maniera eclatante, della sua tradizione letteraria.

Sì, cari foristi: l’abbandono di Geova, nella lingua italiana, ad indicare il Dio ebraico e cristiano, è dovuto in buona parte proprio ai TdG; con loro buona pace. Sic transit gloria mundi; e chi è causa del suo mal… pianga se stesso :ironico:
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607Evolved
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Messaggio da 607Evolved »

Ora, è vero che gli ebrei hanno perso l'uso della sicura pronuncia originale ed evitano scrupolosamente di menzionare il nome divino, ma quali ragioni sussistono per credere che siano i meno indicati per poter dare una pronuncia ad una parola della loro stessa lingua?
Ho chiesto ad un mio compagno, ebreo, come si vocalizza realmente il nome di dio. Dopo aver insistito un poco, mi ha risposto tirando fuori un bigliettino di carta e scrivendoci "Yahweh". Questa è la pronuncia che i suoi genitori e i genitori dei suoi genitori hanno suggerito sottovoce ai figli quando si imbattevano le tetragramma durante la lettura dei testi sacri.

Tutto un popolo, seppur linguisticamente modernizzato, depositario della lingua con la quale venne scritto il nome di dio non conta nulla?
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Messaggio da 607Evolved »

Dimenticavo i complimenti a Polymetis per l'inappuntabile risposta. Un sentito grazie!
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Davvero arguta la tua osservazione sulla corresponsabilità dei TdG nell'eclissarsi di Geova.

Comunque, queste pagine sono vecchiotte, come già detto in incipit si tratta di un articolo ripubblicato dopo parecchio tempo, può darsi dunque che le pagine che tu hai trovato su google books non fossero ancora disponibili quando io scrissi il testo.
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Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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Messaggio da Quixote »

polymetis ha scritto:Davvero arguta la tua osservazione sulla corresponsabilità dei TdG nell'eclissarsi di Geova.

Comunque, queste pagine sono vecchiotte, come già detto in incipit si tratta di un articolo ripubblicato dopo parecchio tempo, può darsi dunque che le pagine che tu hai trovato su google books non fossero ancora disponibili quando io scrissi il testo.
Certo Poly, può darsi benissimo, e non dubito che tu le abbia cercate. Ma credo che tu non abbia bisogno che io ti dica che non ti volevo realmente criticare, e che il reale bersaglio era un altro. Ciao.
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