"Una religiosa a cui l'audacia non manca
di Claude Debard
in “
www.comitedelajupe.fr” del 7 dicembre 2011 (traduzione:
http://www.finesettimana.org" onclick="window.open(this.href);return false;)
Suor Marie-Paul Ross è religiosa e sessuologa. Il suo percorso è abbastanza sorprendente. Lo
troviamo tracciato in un libro recente: “Je voudrais vous parler d'amour... et de sexe” (Vorrei
parlarvi d'amore e... di sesso), edito da Michel Lafon. Ecco di che si tratta.
Marie-Paul Ross è nata nel 1947 nel Québec. A 17 anni entra nella congregazione delle
“Missionarie dell'Immacolata Concezione” contro il parere dei suoi genitori, mentre già uno dei
suoi fratelli è domenicano. Per undici anni, fino ai voti perpetui, si dedica alla propria formazione e
alla pratica delle competenze che ci si aspetta da un'infermiera diplomata.
A 29 anni parte per i barrios e per la selva della Bolivia e del Perù. Il suo soggiorno durerà otto anni
(interrotti da una convalescenza in Canada, in seguito ad una grave forma di tifo). Preparata ad
incontrare ogni tipo di violenza, ce n'è però una che non si era aspettata di trovare su così ampia
scala: l'incesto. Nonni, zii, padri in maggioranza abusano senza ritegno delle donne e soprattutto dei
figli (di entrambi i sessi). Lei lotta: le donne le dicono che sono fatte per “servire l'uomo”. Ottiene
qualche successo, ma è come una goccia d'acqua nel mare. Man mano che la sua opera procede,
scopre che molti violentatori sono preti, che del resto vivono in concubinato; il male colpisce anche
qualche vescovado. Possiamo indovinare il seguito: disturba, viene richiamata.
Lei spiega, protesta energicamente per tre anni, e la sua ostinazione a voler acquisire una
formazione avanzata nell'ambito della sessualità le permette di entrare all'università di Laval nel
1986. Lì ottiene un master. Laureata, riparte per il Perù nel 1989 dove una superiora provinciale la
chiama.
I primi da curare sono preti devianti e religiose; poi seguono i laici.
Un abbozzo di modello di intervento globale in sessuologia (MIGS) si fa strada nella sua mente; lo
sperimenta attraverso un organismo locale, il CEDEPSE.
Ma il successo suscita la gelosia e quindi manovre sotterranee, che provochernno un intervento del
Vaticano nell'ottobre 1994. Lei difende la sua causa con successo e riceve dal vescovo
“esaminatore” una lettera di missione che le chiede di proseguire i suoi lavori e i suoi studi. Per cui
torna in Canada, prepara un dottorato in sessuologia e interviene a dei seminari in Europa. Anche se
ci sono persone che non disarmano, perché lei disturba, le arrivano anche degli appoggi, e il 10
ottobre 1995 viene ricevuta in udienza privata da Giovanni Paolo II, che la incoraggia e le predice
che le difficoltà maggiori le verranno dalla Chiesa.
Così, doppiamente incoraggiata, fonda un istituto, a Québec, dove viene messo a punto un metodo
di cura, il MIGS succitato. Diventerà uno strumento a servizio di un ventaglio estremamente ampio
di pazienti. Una gran parte del libro è dedicata a descrivere, con molti esempi a sostegno, gli ambiti
di intervento. Ci sono quindi capitoli specifici relativi a: la coppia, i bambini e gli adolescenti, la
masturbazione, la contraccezione e l'aborto, la sessualità degli handicappati, la pedofilia.
Non è possibile riassumere qui tutti i capitoli; a titolo esemplificativo accenniamo a quello che tratta
della pedofilia, uno dei più appassionanti. Viene spiegato perché la pedofilia strutturale è una
malattia inguaribile mentre la pedofilia situazionale può essere vinta.
Un'ultima parte del libro si intitola: “Chiesa e sessualità una (r)evoluzione necessaria”. Breve ma
densa, lascia il lettore inesperto sbalordito di fronte ai fatti rivelati. Ma suor Marie-Paul interviene
in America, in Europa, in Africa per conferenze e seminari. Forte di un'esperienza acquisita in
ventisei paesi, viene a conoscenza delle miserie di una moltitudine e vi ritrova la prepotente
relazione dominante-dominato (esattamente come agli inizi nei barrios), in particolare tra direttore
spirituale e religiosa, ad esempio. Sbalorditivo!
Ricordiamo una statistica: l'80% dei religiosi, una volta o l'altra, non rispetta il celibato o la castità,
la proporzione è la stessa dell'infedeltà all'interno di una coppia sposata. Da qui la proposta alla
Chiesa cattolica romana di tornare al primo millennio e di lasciare che i preti diocesani si sposino
come fanno pastori, pope, rabbini o imam. Le sembra una misura di buon senso, esattamente come
l'estromissione della Chiesa dalla camera degli sposi. Riconoscendo uno stato di fatto (battezzato a
suo tempo “scisma silenzioso” dal cardinale Etchegaray), l'autrice è convinta che un giorno
l'evoluzione della Chiesa romana ci sarà, per una migliore presenza nel mondo"
FONTE:
http://www.finesettimana.org/pmwiki/upl ... debard.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;