Moderatore: polymetis
play ha scritto:Gli uomini sono biologicamente carenti di istinti
play ha scritto:Ci sarebbe ancora molto da aggiungere riguardo la teoria dell' esonero di Gehlen.
Scusami Franco se ho aperto un capitolo che forse non è attinente al tema principale del post.
play ha scritto:A. Gehlen, filosofo e antropologo tedesco, parla della natura dell' uomo come di una natura carente.
Secondo Gehlen l' eccesso pulsionale dell' uomo dipende dalla non specializzazione istintuale, per cui nell' uomo non si danno pulsioni univoche a stimoli determinati, ma piuttosto pulsioni indifferenziate dai contorni sfumati e caratterizzate nel tempo che le sottrae alla periodicita' animale.
Gehlen sembra che sia perfettamente in sintonia con Freud.
Infatti scrive: Nell' uomo non ci sono "pulsioni" univoche, delimitabili attraverso l' esperienza, ma dobbiamo parlare piuttosto di una dedifferenzazione, di uno sfumarsi dei contorni; c' è qualcosa come uno "sbriciolamento" delle classi di istinti che negli animali sono esattamente definiti. Dedifferenzazione deve significare innanzitutto che nell' uomo i residui degli istinti devono essere concepiti come plastici, suscettibili di fusione e, secondo il modo di esprimersi di Freud, "convertibili"; essi si fanno trasformare in una certa misura l' uno nell' altro.
Inoltre Gehlen intendeva oltrepassare il dualismo anima e corpo, spirito e materia, natura e cultura, perché dal suo punto di vista le espressioni dell' anima hanno le loro radici nella plasticita' di un corpo carente, i fenomeni culturali niente altro che abitudini guadagnate selezionando il profluvio degli stimoli che investono l' uomo nel suo contatto non codificato con la natura.
Mauro1971 ha scritto:
Interessante, non conosco il lavoro di questo antropologo, mi sto dando un'infarinatura su internet.
Giacon scrive a riguardo:
“Gli animali, […] pur compiendo azioni, che talvolta sono da noi interpretate come procedenti da una conoscenza universale e da una spontaneità elettiva, hanno come principio di dette azioni soltanto istinti naturali del tutto materiali. La plasticità di questi istinti, che adatta le azioni alle circostanze, è sufficiente a spiegare il diverso comportamento delle medesime azioni”[vii].
L’essere umano si autodetermina razionalmente; infatti, giudica i mali da evitare e i beni da perseguire e tra questi il bene particolare scelto dalla volontà. L’uomo possiede il libero arbitrio, il quale presuppone l’esercizio di due facoltà: l’intelletto e la volontà.
Queste facoltà sono immateriali, quindi spirituali:
chi ha mai pesato il concetto di peso?
Chi ha mai visto la scelta di stare in piedi o seduto?
Io ho il concetto di peso e sono consapevole che non ha niente di materiale come tutti i concetti che possiedo. Ugualmente sono consapevole di potere compiere molteplici scelte, anch’esse assolutamente immateriali.
neuroscienze Insieme delle discipline che studiano le basi biologiche della mente e del comportamento, analizzando in partic. i vari aspetti morfofunzionali del sistema nervoso. Le funzioni mentali e psichiche che vengono analizzate dalle n. sono l’attenzione, la sensazione, la percezione, il sonno, la memoria, l’apprendimento, le emozioni, ecc. A questi studi concorrono, partendo da angolazioni concettuali anche molto diverse, la neurofisiologia, la neurofarmacologia, la biochimica con lo studio delle sostanze che costituiscono la comunicazione nervosa (per es., neurotrasmettitori), la biologia cellulare con lo studio delle cellule nervose, le tecniche di neuroradiologia, la psicologia cognitiva, gli studi sull’intelligenza artificiale.
L’intelletto e la volontà sono immateriali, ma qual è la loro origine? La materia, come avviene per gli istinti animali?
Porsi il problema dell’origine significa ricercare una causa. Questa indagine, se condotta fenomenologicamente, implica un’integrazione di carattere speculativo. La conoscenza speculativa è una conoscenza di “riflesso” è un vedere la realtà non in maniera diretta, ma indiretta; è come guardare un’immagine allo specchio. E’ vera conoscenza come quando riconosco la realtà di oggetti percepiti non direttamente, ma indirettamente tramite uno specchio appunto.
Il principio di causa è indispensabile per spiegare il perché dell’esistenza nell'essere umano di operazioni di carattere spirituale.
Ciò che è spirituale può essere causato da ciò che è materiale? La materia può causare qualcosa di spirituale, cioè di immateriale?
I filosofi scolastici medioevali rispondevano senza esitazione a tale quesito: “nemo dat quod non habet” (nessuno dà ciò che non ha), in ottemperanza al principio di non contraddizione, che è la legge fondamentale di tutta la realtà.
Tutto ciò che è spirituale deve necessariamente avere una causa spirituale, perché c’è un salto ontologico tra l’ordine materiale e quello spirituale. Infatti, la differenza tra i due ordini è di carattere qualitativo e non quantitativo: operazioni essenzialmente immateriali non possono essere originate da una causa materiale, altrimenti sarebbe violato il principio di causalità e “il più verrebbe dal meno”.
Uno dei principali temi di discussione di filosofi e scienziati del 20° sec. è stato se le attività ‘mentali’ come il pensiero, le emozioni, l’autocoscienza e la volontà siano funzioni differenti dalle attività ‘cerebrali’ quali il movimento di un arto, la percezione di un colore ecc., o se anch’esse rappresentino espressioni funzionali dei neuroni che costituiscono il cervello. La distinzione fra attività mentali e cerebrali, alla luce delle attuali conoscenze appare artificiosa a chi pratica una delle numerose discipline che costituiscono le n., quali la neurofisiologia, la neurobiologia, la neurochimica e la neurofarmacologia. Le attività mentali e quelle cerebrali sono infatti semplicemente l’espressione unica e indivisibile delle attività degli elementi neuronali e gliali che costituiscono l’organo cervello. Anche se l’espressione è diversa nella qualità e nei modi con i quali si manifesta, entrambe le attività sono dovute a un unico meccanismo con il quale i neuroni comunicano fra loro e con il resto dell’organismo. Secondo questa concezione, le attività cosiddette mentali debbono essere considerate proprietà emergenti, frutto di una somma talmente complessa di attività neuronali più semplici da costituire un salto quantitativo sostanzialmente ancora indecifrabile. Del resto, la vita stessa ha le medesime caratteristiche. Nessuna delle attività chimiche che si svolgono all’interno di una cellula, prese singolarmente, ha i connotati della vita ma, nel loro insieme, tutte le reazioni molecolari coordinate e organizzate entro i confini di una membrana cellulare permettono l’emergere e l’affermarsi di funzioni vitali.
“I suoi superiori, che lo consideravano come il più efficiente e capace caporeparto che avessero prima dell’ incidente hanno ritenuto che il cambiamento della sua mente sia così marcato da rendere impossibile ridargli nuovamente il posto. E’ umorale, irriverente, indulge a volte in bestemmie (che non era sua abitudine pronunciare), manifestando poca deferenza nei confronti dei colleghi, impaziente quando qualcosa è in conflitto con i suoi desideri, occasionalmente pertinace, tuttavia capriccioso e vacillante, si fa ideatore di molti progetti per il futuro che non realizza e che abbandona presto per altri che appaiano più fattibili. A questo proposito, la sua mente è così radicalmente cambiata che i suoi amici e conoscenti dicono “non è più lui”.
Deve quindi esserci un principio spirituale capace di compiere operazioni di natura immateriale, come sono gli atti razionali e liberi.
Questo principio è l’anima spirituale o, semplicemente, lo spirito o anima umana.
No professore, ciò che lei ha indicato non esiste, le sue tesi non hanno alcun fondamento ed anzi hanno prove esattamente contrarie alle sue affermazioni.
Ciò che lei ha detto è tutta fantasia, e nulla di più. Forse dovrebbe aggiornarsi un po' invece di fare affidamente a filosofi medioevali.
Franco Coladarci ha scritto:Mauro1971No professore, ciò che lei ha indicato non esiste, le sue tesi non hanno alcun fondamento ed anzi hanno prove esattamente contrarie alle sue affermazioni.
Ciò che lei ha detto è tutta fantasia, e nulla di più. Forse dovrebbe aggiornarsi un po' invece di fare affidamente a filosofi medioevali.
Hai "Titolo" per sostenere questa tua affermazione?, se lo hai dicci in che cosa, sei un Teologo?, un Esegeta?, un Filologo?, un Biblista?, sei laureato in Neurologia?, in sostanza togliendo internet, quale sarebbe il tuo titolo per cui stai contestando una persona competente nel suo ramo?, ovviamente la mia è una domanda più che legittima, visto che chi ha pubblicato l'articolo è un laureato, così chiedo di chi lo contesta.
Franco
Franco Coladarci ha scritto:Mauro1971No professore, ciò che lei ha indicato non esiste, le sue tesi non hanno alcun fondamento ed anzi hanno prove esattamente contrarie alle sue affermazioni.
Ciò che lei ha detto è tutta fantasia, e nulla di più. Forse dovrebbe aggiornarsi un po' invece di fare affidamente a filosofi medioevali.
Hai "Titolo" per sostenere questa tua affermazione?, se lo hai dicci in che cosa, sei un Teologo?, un Esegeta?, un Filologo?, un Biblista?, sei laureato in Neurologia?, in sostanza togliendo internet, quale sarebbe il tuo titolo per cui stai contestando una persona competente nel suo ramo?, ovviamente la mia è una domanda più che legittima, visto che chi ha pubblicato l'articolo è un laureato, così chiedo di chi lo contesta.
Franco
Leopardi non era laureato ed era il più grande filologo italiano del suo tempo.
Croce non era laureato ed era il più grande filosofo italiano del suo tempo.
Franco Coladarci ha scritto:per QuixoteLeopardi non era laureato ed era il più grande filologo italiano del suo tempo.
Croce non era laureato ed era il più grande filosofo italiano del suo tempo.
E' vero, ci sono persone che pur non essendo laureate ne sanno molto di più di chi lo è, ma, se esistono le università a qualcosa servono non credi, anche il titolo, se pur ci possiamo incartare la mortadella, almeno dimostra che qualcosa di quella scienza la si è studiata.
'
E' vero che "l'abito non fa il monaco" ma è anche vero che dall'abito si riconosce il monaco.
Franco
Franco Coladarci ha scritto:Caro Mauro
Mi pare che tu fai un pò di confusione su ciò che è tangibile e su cosa non lo sia, su cosa sia fisico e su cosa sia metafisico, ora, a tuo dire vorresti dimostrare con le prove e quindi con la fisicità cosa che non rientra nella fisicità, per farti comprendere che non sempre gli aspetti immateriali possono essere dimostrati (e l'anima rientra in questo), ti faccio un esempio.
Alla domanda se tu "ami" tua moglie, potresti rispondermi, certamente che l'amo, al che potrei obiettare "dimostramelo", comprenderai bene che non potresti dimostrarmelo in nessun modo, poiché qualunque cosa mi diresti non è dimostrabile, ma pur non essendo dimostrabile non vuol dire che tu non ami tua moglie, oppure ciò che affermi sia falso, essendo tale sentimento immateriale non hai i mezzi per dimostrarlo, non che non esiste, ma che nella fisicità non è dimostrabile, ebbene anche nella discussione dell'anima ci troviamo nella stessa situazione, poiché sono argomenti metafisici, immateriali i quali non si potrebbero mai dimostrali con elementi fisici, ma neanche ciò che è fisico non può affermare la non esistenza per il semplice fatto di non poterla provare.
Ray ha scritto:Questo concetto da te esposto come si sposerebbe con un'altro avvenimento che ti citerò, perché ci sono ancora delle cose o fatti che inducono in me dubbi.
Anche se non possiamo sapere se esiste VERAMENTE la spiritualità o l'anima lo stesso potremmo dire quali prove ci sono per dire se non esiste.
Come esempio ti citerò ...
Un'avvenimento anche se non accaduto a me personalmente ma che conosco da vicino.
Questo fatto di cui scrivo si riferisce ad una persona che conosco bene da oltre 25 anni, nel corso della sua vita ha vissuto sempre in maniera "AGIATA" , era una persona ligia ai doveri familiari e alla società in generale ,poi sono accadute delle "cose" che lo hanno portato a confrontarsi con una vita non "agiata" ,questo cambiamento lo hanno portato a fare delle scelte sbagliate fino a portarlo alla reclusione.
Dopo un po che è uscito ....ha incominciato a comportarsi in modo diverso fino a sbroccare con la testa rifiutando moglie e doveri familiari .
Non si ragiona più con lui come una volta è diventato asociale.
Questa persona non ha subito menomazioni fisiche alla testa, forse ha vissuto delle vicissitudini che lo hanno cambiato,è diventato diverso da come era prima.Compie delle azioni che prima non avrebbe fatto,e cambiato .Non posso entrare nello specifico,ma non so se ho reso l'idea.
In conclusione è stata la sua anima o non spiritualità che lo ha portato a diventare come è adesso ?
Sicuramente ci saranno casi peggiori,che hanno fatto cambiare una personalità o il modo di comportarsi di una persona e non è avvenuta in modo traumatico come il caso di Phineas Gage .
Quindi la colpa e della menomazione fisica o di qualcos'altro ?![]()
Certo c'è da chiedersi se esiste un'anima ,e quando può influenzare la persona ,sempre se lo possa fare.![]()
Se al di là del semplice scambio elettrico fra neuroni nel cervello ci possa essere qualcosa di più ,e che non possa essere misurata o quantificata con un semplice o complicato strumento o macchina che sia o testata con test psicologici o psichiatrici...
Quixote ha scritto:. Nella fattispecie mi pare che gli argomenti di Mauro non siano dimostrativi, perché egli si muove, per dirla adoperando termini già presocratici, in un ottica “atomistica” e quantitativa. Il professore in questione si muove invece in un’ottica anassagorea, qualitativa. Non è altrettanto facile misurare una qualità, come lo è una quantità.
Mauro1971 ha scritto:Quixote ha scritto:. Nella fattispecie mi pare che gli argomenti di Mauro non siano dimostrativi, perché egli si muove, per dirla adoperando termini già presocratici, in un ottica “atomistica” e quantitativa. Il professore in questione si muove invece in un’ottica anassagorea, qualitativa. Non è altrettanto facile misurare una qualità, come lo è una quantità.
E difatti, alla base delle mie eccezioni, c'è proprio la prova emipirica che queste attività presunte spirituali, qualitative, sono invece quantitativamente misurabili, e se sono misurabili il concetto stesso di qualità decade.
Dal mio punto di vista, la qualità non può essere che eventualmente un delta di frequenze nella quantità.
Quixote ha scritto:No Mauro, potrai misurare un ragionamento, al limite potrai dedurre che il ragionamento esprime una qualità, potrai anche misurare se chi lo dice è più o meno convinto di quello che dice, ma non puoi misurare ciò che quella qualità esprime. Ovvero non puoi misurare il senso di rosso o nero, al più misuri le mie appercezioni del rosso o del nero, non il valore intrinseco del rosso o del nero.
La scienza vale solo entro i suoi limiti: la teoria dell’evoluzione stessa è valida entro i suoi limiti: non spiega, per esempio, il linguaggio: perchè esiste la lingua? dal più semplice al più evoluto? Non regge.
La lingua è un sistema, altrimenti non è lingua: i TdG non hanno tutti i torti a considerarla atto creativo, perché non esiste lingua, come non esiste musica, senza che vi sia già un un logos, senza che non vi sia già un armonia a priori. Il mito delle origini, battito del cuore, suoni inarticolati ecc. non ha senso, perché qui, veramente, natura facit saltus, qui l’anello è veramente mancante.
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