La verità sul medio oriente, oltre la propaganda antisemita

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Achille
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Der Ewige Jude

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Presentato come documentario scientifico, Der Ewige Jude (“L’eterno Ebreo”) fu invece uno dei più influenti film di propaganda del regime nazista, realizzato per veicolare messaggi politici ben precisi, primo fra tutti la necessità di eliminare gli ebrei, in quanto esseri pericolosi e subumani.

Gran parte delle immagini furono girate nei ghetti della Polonia occupata, dove le condizioni di vita erano poverissime e inevitabilmente malsane. Le scene di degradazione sociale e sanitaria, frutto delle discriminazioni messe in atto dai Tedeschi stessi, erano volte a esplicitare la negatività della razza ebraica, ripetutamente associata ad animali – ragni, piovre, mosche, ratti – portatori di malattie e distruzione.

In uno schema che resta costante per tutto il “documentario”, queste figure bestiali vengono contrapposte al modello positivo dell’uomo ariano, sostenendo l’immutabilità di alcuni tratti della "razza ebraica", parassita della cultura sempre pronto a infiltrarsi nel mondo occidentale per contaminarlo e dominarlo. Molte manifestazioni culturali considerate incompatibili con l’ideologia nazista – tra cui l’arte moderna, il socialismo, l’“oscura pseudo-scienza” di Albert Einstein − vengono infatti associate all'influenza ebraica.

La capacità dell’ebreo e della sua cultura degenerata di insinuarsi e di nascondersi – il pericolo invisibile, che non sempre riusciamo a distinguere, ma che è in mezzo a noi – è esemplificata dalla scena in cui vengono mostrati quattro ebrei, prima con la barba e in costume tradizionale, poi rasati e con indosso moderni vestiti da uomini d’affari, mentre la voce narrante spiega che solo un “occhio addestrato” può riconoscere le caratteristiche ebree.

La sceneggiatura è di Eberhard Taubert, mentre la regia fu affidata da Goebbels a Fritz Hippler, già parte del Ministero della Propaganda con il compito di supervisione e censura dei film da proiettare nelle sale del Reich. Der Ewige Jude debuttò nei cinema tedeschi il 28 novembre 1940 e in seguito divenne addirittura parte del programma obbligatorio delle attività della Gioventù Hitleriana e dell’addestramento delle SS, della polizia e delle truppe del partito. Ancora oggi, in Germania, ne è vietata la proiezione pubblica.

http://www.fondazionecdf.it/index.php?m ... le&id=2665" onclick="window.open(this.href);return false;
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Francesco Franco Coladarci
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Business islam: vendono schiave e comprano titoli

Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

8 novembre 2014
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Le Parisien del 5 novembre ha ripreso e pubblicato un documento sconvolgente, diffuso dall’agenzia di stampa irachena Iraqinews. E’ recentissimo, datato 16 ottobre. Si tratta del tariffario fissato dall’Isis per la vendita di donne yazide o cristiane come schiave. In base all’età, alla dentatura, al colore degli occhi possono essere “comprate” ad un prezzo variabile tra i 35 ed i 138 euro: il massimo è previsto per le bambine tra 1 e 9 anni, 104 euro per le ragazze tra i 10 ed i 20 anni, 69 euro per le giovani tra i 20 ed i 30 anni, 52 euro per le donne tra i 30 ed i 40 anni. Infine, il minimo, 35 euro, è previsto per quelle tra i 40 ed i 50 anni.

L’Isis, che ha già allestito diversi mercati per la compravendita di schiave a Mosul in Iraq o a Racca in Siria, ha giustificato tutto questo, attingendo direttamente dalla teologia islamica: «Tutti devono ricordarsi che schiavizzare famiglie di infedeli e sposare le loro donne è un punto fermo e definito della sharia ovvero della legge islamica», spiega l’organizzazione terroristica in una pubblicazione on line, citata dalla CNN. Ancora oggi. Lo stesso Maometto aveva schiavi, al punto da sentire la necessità di regolamentarne l’uso. Quando, nel 1830, i Francesi giunsero ad Algeri, provincia dell’Impero ottomano, vi liberarono centinaia di schiavi cristiani.

Intanto, la Mezzaluna prosegue in modo silenzioso e suadente, ma non per questo meno inquietante, la sua conquista dell’Occidente tramite le Borse internazionali: la Gran Bretagna, da questo punto di vista, risulta sempre più essere una promettente terra di conquista per la finanza musulmana, grazie agli aiuti che quest’ultima riceve tanto dagli ambiti governativi quanto dai privati. Sono ben 22, infatti, le aziende che offrono prodotti finanziari conformi alla sharia ovvero alla legge islamica per un patrimonio complessivo, lo scorso anno, di circa 19 milioni di dollari, già ora superiore a quello di alcuni Paesi del Golfo. Senza contare come in Inghilterra siano addirittura sei le banche musulmane operanti.

Ma la conquista del mercato britannico non giunge solo da titoli, azioni ed obbligazioni, bensì anche dal commercio al dettaglio, consentendo così una penetrazione capillare nei consumi nazionali, casa per casa, cercando d’intercettare i gusti nazionali: tra meno di un mese, a dicembre, giungerà nelle scansie di tutti i supermercati il whisky halal, prodotto da sempre considerato un’eccellenza inglese, stavolta però realizzato in conformità ai dettami della sharia, peraltro da una compagnia statunitense, la ArKay, in qualche modo specializzatasi nel settore, ottenendo una certificazione halal su tutto il suo catalogo. Nel caso specifico del whisky, ciò è stato possibile producendone un tipo molto particolare ovvero senz’alcool. Talha J. Ahmad, membro del comitato di lavoro centrale del Consiglio Musulmano d’Inghilterra s’è detto fiducioso che l’iniziativa commerciale possa riscuotere successo specie «fra i musulmani che bevono» e che potrebbero quindi considerarla «un modo per mantenere la loro abitudine senza dover per forza bere alcoolici».

Intanto, secondo un’indagine condotta ad ottobre, i terroristi islamici del Fronte di Liberazione siriano, dell’Isis e di al-Nusra invierebbero una media di 90 tweet al minuto, per diffondere i loro appelli alla jihad in tutto il mondo, Occidente in primis: è il dato emerso dalla campagna di sensibilizzazione denominata Sakinah, promossa dal CTC, Combating Terrorism Center saudita, ente rappresentato da Andulmunim al-Mushawah, che in merito è stato molto chiaro: in un solo giorno sarebbero almeno 129.600 i tweet messi in rete. Per questo ha chiesto l’istituzione di un comitato di censura, che identifichi ed analizzi almeno i contenuti più scabrosi e farneticanti.

Unico problema: che di fronte a cotanta intraprendenza islamica, l’Occidente, muto, lascia fare.
Fonte
http://www.nocristianofobia.org/busines ... no-titoli/" onclick="window.open(this.href);return false;
“Al di sopra del Papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica.”
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Francesco Franco Coladarci
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Mozioni contro Israele nel Parlamento italiano

Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

dal GIORNALE di oggi, 09/11/2014, a pag.12, con il titolo "L'Italia filo palestinese allontana la pace ", il commento di Fiamma Nirenstein (versione integrale).

Commento di Fiamma Niresntein

Ci dev'essere un errore, non può essere che un tale diluvio di ignoranza e di malizia si riversino sul Parlamento italiano. Sulle orme della Svezia e dell'Inghilterra sta per essere investito da tre richieste di riconoscimento dello Stato palestinese. La prima è una mozione di maggioranza firmata da 19 deputati del gruppo misto e del PD, poi c’è un documento che tratta Israele come una pezza da piedi ed è del Movimento 5 Stelle, poi c'è il SEL che considera la propria mossa "un elemento chiave per assicurare una soluzione negoziata". Bizzarro, mentre si sostituisce il negoziato con un'imposizione. Il negoziato i palestinesi l'hanno rifiutato parecchie volte, e semmai invitarli con una mozione a sedersi al tavolo e a smettere di sognare di buttare tutti gli israeliani in mare, questa sarebbe la cosa da fare!

Uno Stato palestinese può essere solo oggetto di trattativa e di riconoscimento fra le due parti, perché non ha le caratteristiche per stare in piedi da solo, né quelle per garantire la sicurezza al suo interlocutore, Israele, sempre nel mirino del terrore palestinese, incessante, sanguinario. La Palestina dovrà essere, una volta accordatasi con Israele sui confini (e Israele ha già più volte lasciato territori, mentre i Palestinesi non hanno mai abbandonato il progetto di distruggerlo) un'entità affidabile, con un governo legale, un sistema giudiziario, un'economia, una cultura non razzista come oggi, che tratti sul diritto al ritorno… Dov'è tutto questo? Dov'è lo Stato?

Immaginare una Palestina a prescindere, disincentiva completamente i palestinesi dal prepararsi a essere uno Stato affidabile e dal tavolo delle trattative. Ci riempiono di regali, dicono i palestinesi, quindi stiamocene a mani aperte e rifiutiamo qualsiasi compromesso, seguitiamo a chiedere dei confini che ignorano le più banali necessità di sicurezza di Israele e a ricevere sussidi incontrollati. Quale Stato palestinese vuole votare il Parlamento italiano? Quello che non rinnova il governo dal 2005, in cui l'unica mossa nuova di una leadership scaduta è stato il patto con l'organizzazione terrorista di Hamas? Non sarebbe opportuno che il Parlamento chiedesse, per riconoscere uno Stato Palestinese, una legislatura diversa da quella odierna, che non discrimini le donne, non perseguiti gli omosessuali, non pratichi la pena di morte, fermi la corruzione per cui i soldi finiscono in ricchezze personali o in incitamento e odio sulla tv e i giornali? Perché, se il consesso internazionale lo premia, Fatah dovrebbe smettere di dare stipendi ai terroristi in galera (coi soldi nostri), di insegnare a scuola che Israele non esiste, di dare i nomi dei terroristi alle piazze? Nessuno ha da dire una parola sul governo Fatah-Hamas? Da questo Stato palestinese ci aspettiamo un contributo alla pace?

L'Europa, si direbbe dalla visita di Federica Mogherini in Israele, insiste a sua volta per uno Stato palestinese. Ma i tempi sono cambiati, il terrorismo deve essere affrontato, Israele deve per forza essere prudente. Uno Stato palestinese ottenuto senza trattativa metterebbe i missili di Hamas a tiro dell'aeroporto Ben Gurion e di ogni cittadino israeliano. L'islamizzazione della guerra palestinese, che in questi giorni si è espressa in una serie di attacchi terroristi in nome della Moschea di Al Aqsa, promette un'entità palestinese religiosa e aggressiva: Hamas è già parte del mondo dell'ISIS e di Al Qaeda, la sua scalata al potere ha un grande successo, e le permette di dominare Fatah.

Così, Abu Mazen manda le sue condoglianze alla famiglia del terrorista dell' automobile, Facebook strabuzza di inviti di Fatah a seguirne l'esempio. Ma Fatah è per noi il partito di governo dello Stato che vogliamo assolutamente, subito... forse soltanto per picconare lo Stato degli Ebrei?

Fonte
http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=55962" onclick="window.open(this.href);return false;
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Ema Shah

Messaggio da Achille »

La cantante kuwaitiana che si batte per Israele

Ema Shah viene dal Kuwait ed è una cantante che ha conquistato non solo il suo Paese, ma buona parte del mondo arabo.
Nonostante la amino in molti, è stata denunciata alla polizia nel 2010 da una sua stessa fan, per aver cantato in un locale pubblico una canzone in ebraico molto famosa in Israele, Hava Nagila.
Lo spettacolo in questione comprendeva canti in diverse lingue del mondo, ma quando è arrivato il momento dell'ebraico, la signora si è alzata in piedi ed ha gridato: "No alla normalizzazione di Israele! Questo è sionismo!".

Questo episodio, a detta della cantante, l'ha resa ancora più determinata nella ricerca di collaborazioni con cantanti ebrei e israeliani, per cercare di sdoganare la cultura ebraica e di "abbattere le barriere religiose e i sentimenti di odio soprattutto nel mondo musulmano".

Ema Shah è anche un simbolo per le donne del Kuwait che come lei hanno deciso di non vestirsi necessariamente come imposto dalla società locale.

Il BBCode [youtube2] viene disattivato in quanto non più necessario per incorporare i filmati di YouTube. URL del filmato: http://youtu.be/bq9sovfzcQU
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“Perché sono sionista”

Messaggio da Achille »

Di Oriana Fallaci
Dall’intervista originale in spagnolo: icees.org.bo

Non voglio spiegare che significa ”sionismo”, perché penso che il lettore colto e abbastanza informato lo sappia. Tutti parlano del sionismo e quasi sempre male però la maggioranza non sa il suo significato e questo è molto triste. Sono sionista non perché ami gli ebrei (e li amo) né perché ho sangue ebreo (non si sa mai…) né per essere ”spirito di contraddizione” e lo sono… Non sono sionista perché sono multimiliardaria né potente che ovviamente non lo sono… come molti ebrei non lo sono. Non sono sionista perché faccio parte di misteriose organizzazioni internazionali che nessuno conosce ma di cui molti parlano…non sono sionista perché sono massone che non lo sono e non sionista perché non sono cristiana perché ho l’onore di esserlo.
In questa nostra società tanto manipolata dai mezzi di INcomunicazione e tanto latinamente (curioso termine no?) usata per determinati ”centri sociali” che siano religiosi, etnici o politici, con inconfessabili e perverse intenzioni di riuscire ad eliminare il popolo da Israele nel migliore dei casi; che nel peggiore e per niente occulto, quello che si pretende direttamente è lo sterminio (nel linguaggio genocida si parla di ”gettarli al mare”) di otto milioni di persone che vivono nel territorio più singolare e controverso di quelli che sono sulla faccia del nostro pianeta terra. sono solo un paio di milioni in più di quelli che sterminò Hitler…
Uno è basso perché non è alto o viceversa e io sono sionista perché non sono antisionista e in questo non ci sono ambiguità. O si è sionista o non lo si è.
In definitiva sono sionista perché respiro, perché penso, perché vedo, perché esisto, perché so’….Sono sionista perché conosco Israele e la sua gente e gli arabi che vivono lì e godono degli stessi diritti degli ebrei e temono gli arabi dall’altra parte e tacciono e sono colpevoli perché tacciono… però quando parli con loro nell’intimità della loro casa manifestano la loro gioia per vivere, lavorare e educare i loro figli in libertà piena, libertà anche di essere atei e le donne di essere libere in città come Tel Aviv, Jaffa o Gerusalemme.
Sono sionista perché non mi piace che sgozzino la gente, che lapidino le donne o che uomini adulti si sposino con bambine.
Sono sionista perché amo la cultura e ringrazio ai tanti scienziati, intellettuali, medici, letterati, musicisti, architetti, ingegneri, matematici, e fisici ebrei che in proporzione maggiore rispetto al resto della terra hanno dato di più e nonostante siano stati i più oppressi…
e per ultimo sono sionista perché sono donna, europea e occidentale. Perché adoro la mia maniera di vivere e detesto che mi si voglia imporre qualcosa. Perché amo la libertà sopra ogni cosa. Perché rispetto le donne, perché bevo quello che voglio e mi piace il prosciutto e perché ognuno col suo culo fa quello che vuole signori… e signore! Of course!

Conclusione: sono sionista perché sono egoista e se muore Israele, nostro migliore e coraggioso alleato, dietro Israele moriremo anche noi.....
Oriana Fallaci

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Fonte: http://www.amicidisraele.org/2014/11/pe ... a-fallaci/" onclick="window.open(this.href);return false;
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Francesco Franco Coladarci
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Così l'Isis addestra i bambini a uccidere

Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

22.11.2014
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/11/2014, a pag.15, con il titoli "Così l'Isis addestra i bambini a uccidere", l'analisi di Maurizio Molinari.

Maurizio Molinari

Sono Abdullah e da grande sgozzerò gli infedeli»: nel nuovo video-shock dello Stato Islamico (Isis) i protagonisti sono un gruppo di bambini del Kazakhstan che non avranno più di 10 anni e si presentano come la nuova generazione di jihadisti pronti al martirio per il Califfo Abu Bark al-Baghdadi. II video si apre con le immagini dei bambini che salgono su uno scuolabus per andare a lezione, sembrano alunni come tanti altri ed anche nei fotogrammi seguenti li si vede dietro i banchi con l'insegnante che spiega la scritta «Non c'è altro potere al di fuori di Allah». Ed è a questo punto che arriva la svolta perché nei secondi successivi gli stessi bambini - tutti provenienti dal Kazakhstan, ex repubblica Urss a maggioranza musulmana - vestono delle divise, impugnano armi ed effettuano esercitazioni militari lasciando intendere di essere addestrati non solo a studiare il Corano ma a combattere. «Sono la nuova generazione, saranno loro che scuoteranno la Terra» afferma la voce fuori campo, prima che la telecamera si sposti su Abdullah, un bambino ancora in tenera età che nel video afferma «il mio leader è Abu Bakr al-Baghdadi» e quando gli viene chiesto: «Cosa farai da grande?», risponde: «Sarò uno di quelli che sgozzerà gli infedeli». Isis si era già vantata di addestrare dei soldati-bambini spiegando che si trattava di figli di gruppi avversari - come i curdi o yazidi - che erano stati sequestrati per essere avviati alla guerra santa ma in questo caso il video li presenta come figli di jihadisti volontari per Califfo: insomma, la prossima generazione di combattenti per lo Stato Islamico, già pronta all'età di 10 anni di entrare in azione per colpire i «kafiri», gli infedeli. Colpisce che tale video, reso pubblico dal sito «Site», coincide con la pubblicazione del quinto numero del magazine «Daqib» di Isis che torna ad affermare l'intenzione di «Piazzare la nostra bandiera su Roma», simbolo della cristianità. Poche ore prima del video sui baby-suicidi, Isis aveva diffuso il sesto messaggio dell'ostaggio britannico John Cantlie che racconta come il fallito blitz Usa per liberare i sequestrati in mano al Califfo avvenne lo scorso 4 luglio, giorno dell'indipendenza americana: «Usarono due squadre di Delta Force, navi daguerra, droni, F-18 Hornet e cisterne da rifornimento spendendo decine di milioni di dollari mentre Isis ci aveva spostato da giorni, prevedendo tale mossa». Cantlie afferma che la Francia ha già versato 58 milioni di dollari per riscattare ostaggi detenuti da gruppi islamici e suggerisce al presidente Obama ed al premier britannico Cameron di seguire la stessa strada. «L'America ha trattato con i taleban per la liberazione di un soldato, perché non tratta con lo Stato Islamico?».

Tratto
http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=56128" onclick="window.open(this.href);return false;

Questa è la "pace" degli islamici.
La foto non ho potuta inserirla, si può vedere sul link
Franco
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Messaggio da Ray »

Conclusione: sono sionista perché sono egoista e se muore Israele, nostro migliore e coraggioso alleato, dietro Israele moriremo anche noi.....
Oriana Fallaci
:quoto100:
Ray

Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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Messaggio da mr-shadow »

QUANDO ORIANA FALLACI DIFENDEVA I PALESTINESI DAI PICCOLI ORRORI ISRAELIANI

Franca Rame, 19/05/2009

Oriana muore lo stesso giorno della ricorrenza del genocidio di Sabra e Chatila in Libano, dove con la compiacenza israeliana, vennero ammazzati circa 1500 palestinesi in poche ore. A qualcuno piace sottolineare la coincidenza: "Vedete, Oriana Fallaci viene seppellita mentre il Papa che lei ammirava porge le sue scuse al mondo islamico". Io preferisco ricordarla, nel giorno dei suoi funerali, con un'altra coincidenza, il cui ricordo verrà perpetrato ancora più a lungo del suo. In questi giorni infatti, si è consumata la strage di Sabra e Chatila. Come da tradizione quindi, si ripropone la testimonianza di Oriana Fallaci - oggi ricordata per la sua islamofobia, la sua "lotta all'antisemitismo" e a favore del pacifico e democratico sionismo - sulla strage in questione. Una testimonianza che risale a 23 anni fa, tratta dal suo libro "Insciallah".
“Erano piombati alle nove d’un mercoledì sera, i falangisti di papà Gemayel…E con la complicità degli israeliani, sempre lieti di soddisfare la loro inesauribile sete di vendetta, avevano circondato i due quartieri per bloccarne ogni via d’uscita. Una manovra cosi’ veloce, perfetta, che pochi avevano avuto il tempo di nascondersi o tentare la fuga.
Poi, fieri della loro fede in Gesù Cristo e in San Marone e nella Madonna, protetti dai figli d’Abramo che gli illuminavan la strada coi riflettori, erano irrotti nelle case.
S’erano messi ad ammazzare I disgraziati che a quell’ora cenavano o guardavano la televisione o dormivano.
Avevano continuato tutta la notte.
E tutto il giorno seguente.
E tutta la notte seguente, fino a venerdi mattina.
Trentasei ore filate.
Senza stancarsi, senza fermarsi, senza che nessuno gli dicesse basta. Nessuno.
Nè gli israeliani, ovvio, nè gli sciiti che abitavano negli edifici attigui e che dalle finestre vedevano bene l’obbrobrio.
E fortunati gli uomini uccisi subito a raffiche di mitra o colpi di baionetta, fortunati i vecchi sgozzati nel letto per risparmiare le munizioni.
Le donne, prima di fucilarle o sgozzarle, le avevano violentate. Sodomizzate.
I loro corpi, zangole per dieci o venti stupratori per volta.
I loro neonati, bersagli per il tirassegno all’arma bianca o da fuoco: intramontabile sport nel quale gli uomini, che si ritengono superiori alle bestie, hanno sempre eccelso e che da qualche secolo viene chiamato strage-di-Erode.
Un ragazzo ferito era riuscito a scappare malgrado il blocco delle vie d’uscita e a rifugiarsi nel piccolo ospedale che tre medici svedesi gestivano di fronte a Shatila. Ma I soldati di Erode lo avevan raggiunto e liquidato mentre giaceva sul tavolo operatorio. Spintone al chirurgo che estrae la pallottola, revolverata alla tempia dell’infermiera palestinese che cerca di opporsi e via.
All’alba di venerdi, stanchi di dargli la caccia e ammazzarli uno a uno , avevano minato le case nelle cui cantine s’erano nascosti i superstiti. Quasi tutte case di Chatila.
Poi avevano lasciato il quartiere cantando spavalde canzoni di guerra e lasciandosi dietro un carnaio da film dell’orrore. Bambini di due o tre anni che ciondolavano dalle travi delle case esplose come polli spennati e appesi ai ganci di una macelleria.
Neonati spiaccicati o tagliati in due, mamme intirizzite nell’inutile gesto di ripararli.
Cadaveri seminudi di donne coi polsi legati e le natiche sozze di sperma e di sterco.
Cataste di uomini fucilati e coperti di topi che gli mangiavano il naso, gli occhi, gli orecchi.
Intere famiglie riverse sulle tavole apparecchiate, vecchi sgozzati nei letti rossi di sangue rappreso, e un fetore insopportabile.
Il fetore della decomposizione accelerato dal caldo greve di settembre. Cinquecento morti, s’era detto all’inizio.
Ma presto i cinquecento erano diventati seicento, i seicento erano diventati settecento, i settecento erano diventati ottocento, novecento, mille. C’erano voluti due bulldozer per scavare la fossa comune, quasi un giorno per buttarceli tutti…”
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Messaggio da Achille »

La strage di Sabra e Chatila venne attuata dai falangisti "cristiani" libanesi e non da Israele, sia ben chiaro.

«La commissione Kahan
Sulla spinta dell’opinione pubblica israeliana, il governo istituì una commissione indipendente allo scopo di far luce sul massacro e di individuare le responsabilità israeliane. La commissione pubblicò un rapporto finale nel quale veniva sancita la responsabilità diretta ed esclusiva dei Falangisti, ma nello stesso tempo si stabilivano le responsabilità indirette del governo israeliano e quelle personali di Sharon e altri vertici militari. In particolare, la commissione Kahan ha evidenziato che – sulla base delle precedenti esperienze – i responsabili israeliani avrebbero dovuto prevedere che i Falangisti non avrebbero risparmiato i civili.
Logica e verità
Il grado di responsabilità dei vertici israeliani resterà probabilmente un dato sconosciuto. La dolosa responsabilità dei Falangisti è invece fuori discussione. Lo testimoniano gli stessi rapporti dell’intelligence israeliana e soprattutto il dato di fatto che essi riportarono pochissime perdite: solo due morti, stando ai resoconti di alcuni giornalisti che hanno indagato la vicenda, tra i quali Robert Fisk e Noam Chomsky. E’ evidente che un numero così basso di perdite presuppone che i combattimenti furono di modesta entità e pertanto gran parte delle centinaia di vittime tra i palestinesi furono massacrate a freddo. Con la stessa logica, però, bisogna convenire che se gli israeliani fossero stati complici consapevoli del massacro, avrebbero avuto tutto l’interesse a nasconderlo e non avrebbero permesso che giornalisti e uomini della Croce Rossa entrassero nei campi subito dopo che i Falangisti ne erano usciti».

http://www.giornalettismo.com/archives/ ... a-shatila/" onclick="window.open(this.href);return false;

«Fu la milizia libanese cristiana falangista la responsabile dei massacri che avvennero nei due campi profughi il 16-17 Settembre 1982. Le truppe israeliane consentirono ai Falangisti di entrare a Sabra e Shatila per sradicare le cellule terroristiche che si credeva che vi fossero. Si era stimato che potessero esserci fino a 200 uomini armati nei campi, che facevano uso degli innumerevoli bunker costruiti dall'OLP nel corso degli anni, bunker zeppi di munizioni.

Quando i soldati israeliani ordinarono ai Falangisti di uscire, essi trovarono centinaia di morti (le stime variano dai 460 secondo la Polizia libanese ai 700-800 calcolati dallo spionaggio Israeliano). Secondo i Libanesi, i morti comprendevano 35 donne e bambini. Il resto erano uomini: Palestinesi, Libanesi, Pakistani, Iraniani, Siriani ed Algerini. Le uccisioni coronarono i 95.000 morti stimati della guerra civile libanese 1975-1982.

Gli assassinii furono perpetrati per vendicare gli assassinii del Presidente libanese Bashir Gemayel e di 25 dei suoi seguaci, uccisi qualche giorno prima da una bomba. Israele aveva consentito ai Falangisti di entrare nei campi come parte di un piano per trasferire l'autorità' ai Libanesi, ed accettò la responsabilità' di quella decisione.

La Commissione d'Inchiesta Kahan formata dal governo israeliano in risposta all'indignazione ed al dolore del pubblico, riscontrò che Israele era indirettamente responsabile per non aver previsto la possibilità che i Falangisti ricorressero alla violenza. Israele seguì le raccomandazioni della commissione, tra cui la destituzione del Ministro della Difesa Ariel Sharon e del Generale Raful Eitan, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito.

La Commissione Kahan, dichiarò l'ex-Segretario di Stato Henry Kissinger, fu "un gran tributo alla democrazia israeliana (...) ci sono pochissimi governi nel mondo di cui si possa immaginare che facciano una simile indagine pubblica su un episodio tanto difficile e vergognoso".

Ironicamente, mentre 300.000 Israeliani manifestavano in Israele per protestare contro gli omicidi, nel mondo arabo di reazioni ce ne furono poche o nulle. Al di fuori del Medio Oriente, proruppe una fortissima protesta internazionale contro Israele. I Falangisti invece, che avevano perpetrato il crimine, furono risparmiati dalla condanna. Di contro, poche voci si levarono nel Maggio 1985, quando dei miliziani mussulmani attaccarono i campi profughi palestinesi di Shatila e Burj-el Barajneh. Secondo i funzionari ONU, 635 furono i morti e 2.500 i feriti».

http://veromedioriente.altervista.org/massacri1982.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
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mr-shadow ha scritto:QUANDO ORIANA FALLACI DIFENDEVA I PALESTINESI DAI PICCOLI ORRORI ISRAELIANI
Che si tratti di "orrori israeliani" è un'opinione della Rame.
Che Israele abbia fatto degli errori è possibile, e ha anche agito per punire i responsabili.
La Fallaci evidentemente in seguito si è resa conto che i "piccoli orrori" israeliani sono stati al massimo degli "errori" di giudizio.
Mentre i continui orrori, l'odio totale ed implacabile, la volontà di sterminio e la violenza insita nell'ideologia dei nemici di Israele, non sono "piccoli orrori" ma sono il male assoluto.
"Tantum religio potuit suadere malorum".
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Achille Lorenzi ha scritto:La strage di Sabra e Chatila venne attuata dai falangisti "cristiani" libanesi e non da Israele, sia ben chiaro.

«La commissione Kahan
Sulla spinta dell’opinione pubblica israeliana, il governo istituì una commissione indipendente allo scopo di far luce sul massacro e di individuare le responsabilità israeliane. La commissione pubblicò un rapporto finale nel quale veniva sancita la responsabilità diretta ed esclusiva dei Falangisti, ma nello stesso tempo si stabilivano le responsabilità indirette del governo israeliano e quelle personali di Sharon e altri vertici militari. In particolare, la commissione Kahan ha evidenziato che – sulla base delle precedenti esperienze – i responsabili israeliani avrebbero dovuto prevedere che i Falangisti non avrebbero risparmiato i civili.
Logica e verità
Il grado di responsabilità dei vertici israeliani resterà probabilmente un dato sconosciuto. La dolosa responsabilità dei Falangisti è invece fuori discussione. Lo testimoniano gli stessi rapporti dell’intelligence israeliana e soprattutto il dato di fatto che essi riportarono pochissime perdite: solo due morti, stando ai resoconti di alcuni giornalisti che hanno indagato la vicenda, tra i quali Robert Fisk e Noam Chomsky. E’ evidente che un numero così basso di perdite presuppone che i combattimenti furono di modesta entità e pertanto gran parte delle centinaia di vittime tra i palestinesi furono massacrate a freddo. Con la stessa logica, però, bisogna convenire che se gli israeliani fossero stati complici consapevoli del massacro, avrebbero avuto tutto l’interesse a nasconderlo e non avrebbero permesso che giornalisti e uomini della Croce Rossa entrassero nei campi subito dopo che i Falangisti ne erano usciti».

http://www.giornalettismo.com/archives/ ... a-shatila/" onclick="window.open(this.href);return false;

«Fu la milizia libanese cristiana falangista la responsabile dei massacri che avvennero nei due campi profughi il 16-17 Settembre 1982. Le truppe israeliane consentirono ai Falangisti di entrare a Sabra e Shatila per sradicare le cellule terroristiche che si credeva che vi fossero. Si era stimato che potessero esserci fino a 200 uomini armati nei campi, che facevano uso degli innumerevoli bunker costruiti dall'OLP nel corso degli anni, bunker zeppi di munizioni.

Quando i soldati israeliani ordinarono ai Falangisti di uscire, essi trovarono centinaia di morti (le stime variano dai 460 secondo la Polizia libanese ai 700-800 calcolati dallo spionaggio Israeliano). Secondo i Libanesi, i morti comprendevano 35 donne e bambini. Il resto erano uomini: Palestinesi, Libanesi, Pakistani, Iraniani, Siriani ed Algerini. Le uccisioni coronarono i 95.000 morti stimati della guerra civile libanese 1975-1982.

Gli assassinii furono perpetrati per vendicare gli assassinii del Presidente libanese Bashir Gemayel e di 25 dei suoi seguaci, uccisi qualche giorno prima da una bomba. Israele aveva consentito ai Falangisti di entrare nei campi come parte di un piano per trasferire l'autorità' ai Libanesi, ed accettò la responsabilità' di quella decisione.

La Commissione d'Inchiesta Kahan formata dal governo israeliano in risposta all'indignazione ed al dolore del pubblico, riscontrò che Israele era indirettamente responsabile per non aver previsto la possibilità che i Falangisti ricorressero alla violenza. Israele seguì le raccomandazioni della commissione, tra cui la destituzione del Ministro della Difesa Ariel Sharon e del Generale Raful Eitan, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito.

La Commissione Kahan, dichiarò l'ex-Segretario di Stato Henry Kissinger, fu "un gran tributo alla democrazia israeliana (...) ci sono pochissimi governi nel mondo di cui si possa immaginare che facciano una simile indagine pubblica su un episodio tanto difficile e vergognoso".

Ironicamente, mentre 300.000 Israeliani manifestavano in Israele per protestare contro gli omicidi, nel mondo arabo di reazioni ce ne furono poche o nulle. Al di fuori del Medio Oriente, proruppe una fortissima protesta internazionale contro Israele. I Falangisti invece, che avevano perpetrato il crimine, furono risparmiati dalla condanna. Di contro, poche voci si levarono nel Maggio 1985, quando dei miliziani mussulmani attaccarono i campi profughi palestinesi di Shatila e Burj-el Barajneh. Secondo i funzionari ONU, 635 furono i morti e 2.500 i feriti».

http://veromedioriente.altervista.org/massacri1982.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
Ah beh certo, la versione sionista riportata dal dott. Pasquariello, da metterla in banca per quanto vale... E poi hai il coraggio di dare patenti di male assoluto per difendere una manovale del potere che per soldi avrebbe fatto pure la fascista.
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mr-shadow ha scritto:Ah beh certo, la versione sionista riportata dal dott. Pasquariello, da metterla in banca per quanto vale...
Che siano stati i falangisti "cristiani" gli autori del massacro è cosa universalmente riconosciuta ed ammessa. La "versione sionista" di Pasquariello è in realtà quanto scrive una persona che io stimo ed apprezzo molto, Deborah Fait.

Ne copio/incollo una significativa parte:

Deborah Fait, il massacro di Damour

Perdonatemi, amici , se torno sull’argomento Sabra e Shatila, lo faccio perche’ per me e’ come aver mangiato un cipollone enorme che non riesco a inghiottire.

Sono trent’anni di menzogne che noi abbiamo dovuto subire come israeliani e come ebrei.

Trent’anni di accuse, trent’anni di insulti, trent’anni di maledizioni .

Ad ogni settembre, con anticipo di mesi, incominciavano le elucubrazioni con le solite menzogne, le solite accuse, I soliti ebrei nazisti, il solito Israele covo di nazisti colonialisti e assassini, lI solito augurio “ Non avete diritto di esistere”.

Ogni anno, da 30 anni, arrivano puntuali gli articoli su Sabra e Shatila, sulle vittime palestinesi, naturalmente sul cattivo Sharon, sulla perfida Israele, sui soldati israeliani che non sono intervenuti,

Sempre le stesse menzogne e le stesse accuse.

La verita’ e’ che non si commemora Sabra e Shatila per le vittime ma per poter diffamare Israele.

Che il massacro sia stato fatto dai cristiano libanesi per vendetta, per ripagare I palestinesi colla loro stessa moneta, per vendicare l’assassinio di Bashir Gemaiel, non interessa a nessuno.

Avete forse notizia di altre stragi dove Israele non entri nel quadretto? Vi risulta che qualcuno ne parli o che , le rare volte che lo fa, abbia la stessa animosita’ ?

Vi risulta che il 3 e 4 settembre di ogni anno, dal 2004, si ricordino I 350 bambini massacrati nella loro scuola di Beslan dai musulmani ceceni che hanno fatto il tiroasegno su di loro dopo averli tenuti prigionieri e terrorizzati, senza cibo e acqua per due giorni?

Vi risulta che , al di la’ della notizia di cronaca, subito dimenticata, si commemorino le migliaia di vittime cristiane ammazzate dai musulmani in Nigeria?

Non voglio e non posso qui elencare tutte le stragi islamiche ai danni degli infedeli cristiani e ebrei e addirittura la barbara ferocia di musulmani che ammazzano I loro stessi correligionari.

Ce le siamo dimenticate le bombe gettate da musulmani dentro moschee in Iraq? Le bombe islamiche che hanno fatto stragi a matrimoni islamici in Afghanistan perche’ la felicita’ e’ peccato?

Ma visto che si parla di Sabra e Shatila, quindi del Libano, avete mai sentito commemorare le infinite stragi perpetrate dai palestinesi contro decine e decine di villaggi cristiani ?

Mai , assolutamente MAI, si ricorda il comportamento barbaro dei palestinesi , al comando di Arafat, in Libano.

E allora diciamolo chiaro e forte: I palestinesi di Arafat in Libano hanno assassinato piu’ o meno 40.000 civili .

Diciamolo chiaro e forte che la barbarie perpetrata a Sabra e Shatila dai falangisti libanesi e’ stata un atto di atroce vendetta contro la stessa identica barbarie dei palestinesi contro I civili cristiani di quel paese.

Sharon aveva chiesto ai falangisti di scovare I terroristi nascosti nei campi e I falangisti hanno ammazzato tutti quelli che incontravano, ne’ piu’ ne’ meno di quello che I palestinesi facevano contro I libanesi.

40.000 civili assassinati negli anni in cui Arafat, colle sue bande di feddayin, occupava il Libano creando una tremenda guerra civile dopo essere stati coinvolti in un’altra guerra civile in Giordania dove Arafat aveva tentato di prendere il potere detronizzando re Hussein . I palestinesi sopravvissuti alla vendetta del re di Giordania (Settembre Nero con piu’ di 10.000 morti) , entrarono nel confinante Libano (altri purtroppo anche in Cisgiordania , cioe’ Giudea e Samaria) dove si espansero con una violenza spaventosa come testimoniano vari massacri compiuti ai danni delle popolazioni cristiane.

Dal 1975 I palestinesi ammontavano a più di 300.000, crearono uno Stato nello Stato in Sud-Libano, dove era predominante la minoranza islamica sciita, nel Libano tuttavia particolarmente consistente. Pretendevano tasse che riscuotevano puntualmente e chi non pagava era morto prima di poter chiedere pieta’.

L'OLP divenne una forza potente e svolse un ruolo decisivo nella Guerra civile libanese scoppiata per lo sconvolgimento provocato (specialmente nel meridione libanese sciita e contadino) dai profughi palestinesi, presenti in gran numero anche a Beirut, dove i miliziani usavano girare armati.

Erano diventati I padroni del Libano, un tempo considerato la Svizzera del Medio Oriente, hanno distrutto il paese, hanno scorazzato in lungo e in largo ammazzando, stuprando, facendo la gente a pezzi, bambini compresi.

Tra I tanti massacri compiuti dai palestinesi, uno e’ diventato famoso, il massacro di Damour, la Madre di tutti I massacri palestinesi in Libano. Vi risulta che qualcuno lo commemori? Vi risulta che qualcuno lo ricordi? Vi risulta che qualcuno osi parlar male dei palestinesi per tutte le atrocita’ commesse?


http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=46128" onclick="window.open(this.href);return false;

No, non risulta che vengano ricordati questi massacri.
Però, quando si può attaccare Israele, si ricorda tutto.
Così come fanno i "pacifisti" nostrani, subito pronti a scendere in piazza per protestare contro Israele ma del tutto assenti quando ci sono altre occasioni di protesta che però non riguardano gli Ebrei.
E poi hai il coraggio di dare patenti di male assoluto per difendere una manovale del potere che per soldi avrebbe fatto pure la fascista.
Guarda che io non voglio difendere la Fallaci, anche perché io sono del tutto libero di dissentire da certe cose che ha scritto, pur condividendone altre.
Quando parlo di "male assoluto" mi riferisco a quanto fanno e stanno facendo i "nemici di Israele", come abbiamo visto avvenire anche in questi giorni.
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IL MASSACRO DI DAMOUR

Damour era una cittadina accanto all'autostrada Beirut-Sidon, circa 20 kilometri a sud di Beirut, nell'area pedemontana del massiccio libanese. Sull'altro lato dell'autostrada, al di là di una striscia pianeggiante di terra, c'era il mediterraneo. Era una città di 25.000 abitanti con 5 chiese, tre cappelle, sette scuole tra pubbliche e private ed un ospedale, ove, a spese del comune, vennero curati, assieme ai cristiani, anche i mussulmani dei paesini circostanti.

Il 9 di gennaio 1976, tre giorni dopo la Befana, il parroco di Damour, Don Mansour Labaky, stava praticando il rito maronita della benedizione delle case con acqua santa. Quando stava di fronte a una casa vicina all'adiacente villaggio mussulmano di Harat Na'ami, una pallottola fischiò accanto al suo orecchio e colpi la casa. Poi udì delle raffiche di mitra. Si rifugiò all'interno della casa e apprese presto che la città era stata presa d'assedio. Poco dopo seppe da chi: le truppe di Sa'iqa (terroristi dell'OLP affiliati alla Siria), 16.000 terroristi tra palestinesi, siriani, unità di Mourabitoun, rafforzati da mercenari provenienti dall'Iran, dall'Afghanistan, dal Pakistan e dalla Libia.

Don Labaky chiamò subito lo sceicco mussulmano del distretto e li chiese, a mo di collega spirituale, cosa poteva fare per venire in aiuto della popolazione. "Non ci posso fare nulla", gli fu detto, "vogliono distruggervi. Sono i palestinesi. Non posso fermarli."

Mentre le raffiche di mitra e i colpi di mortai continuarono per tutta la giornata, Don Labaky chiamò una lunga lista di politici sia della destra sia della sinistra, chiedendo aiuto. Tutti risposero, con scuse e rimpianti, che non potevano farci nulla. Poi chiamò Kamal Giumblat, rappresentante parlamentare druso del distretto di Damour. "Padre", disse Giumblat, "non ci posso fare nulla, perché tutto dipende da Yassir Arafat." E diede il numero personale di Yassir Arafat al sacerdote.

Quando Labaky chiamò il numero in questione, gli fu risposto da un aiutante di Arafat e non potendo raggiungere lo stesso Arafat, Labaky li disse, "i palestinesi stanno sparando colpi di mortaio e raffiche di mitra contro la mia città. Posso assicurarvi come esponente religioso che non vogliamo la guerra e che non crediamo nella violenza." E aggiunse che quasi la metà degli abitanti di Damour aveva votato per Kamal Giumblat, un uomo che stava vicino all'OLP. "Padre, non si preoccupi. Non vogliamo farvi del male. Se vi stiamo distruggendo, lo facciamo solo per pure ragioni strategiche."

Don Labaky non pensava che non ci fosse da preoccuparsi, anche se la distruzione era "solo per pure ragioni strategiche" e insistette nel chiedere ad Arafat di richiamare i suoi combattenti. Alla fine, l'aiutante disse che loro, il quartiere generale dell'OLP, avrebbero detto loro "di cessare il fuoco".

Erano già le undici di notte, e il fuoco non aveva cessato, quando Don Labaky chiamò di nuovo Kamal Giumblat per dirgli cosa aveva detto l'aiutante d'Arafat. Il consiglio che Giumblat diede al sacerdote era di continuare a chiamare Arafat e altri amici suoi, "perché", disse, "non mi fido di lui".

Mezz'ora più tardi furono tagliate le linee telefoniche, l'acqua e l'elettricità. La prima ondata d'invasione avvenne mezz'ora dopo la mezzanotte, dal lato della città da cui è stato sparato al sacerdote prima. Gli uomini di Sa'iqa assalirono le case e massacrarono quella notte una cinquantina di civili. Don Labaky udì le grida e scese nella strada. Donne in camicie da notte stavano correndo verso di lui "strappandosi i capelli e urlando 'Ci stanno massacrando!' I sopravissuti, evacuando quella parte della città, si rifugiarono nella chiesa più vicina. All'alba, gli invasori avevano già preso il quartiere. Don Labaky descrisse la scena come segue:

"La mattina riuscii, nonostante i colpi di mortaio, ad arrivare all'unica casa non occupata per recuperare i cadaveri. E mi ricordo qualcosa che ancora mi fa rabbrividire. Un'intera famiglia, la Famiglia Can'an, quattro bambini tutti morti, e la madre, il padre, e il nonno. La madre stava ancora abbracciando uno dei bambini. Era incinta. Gli occhi dei bambini erano stati cavati e i loro arti amputati. Erano senza gambe e senza braccia. Li abbiamo portati via in un Apecar. E chi m'aiutava a portare via i cadaveri? L'unico sopravissuto, lo zio dei bimbi. Si chiamava Samir Can'an. Egli portava con me i resti del suo fratello, del suo padre, della sua cognata e dei poveri bambini.
Li abbiamo sepolto nel cimitero, sotto i colpi di mortaio dell'OLP. E mentre li seppellivamo, trovammo altri corpi ancora nelle strade."

La città cominciava a difendersi. Duecentoventicinque giovani, la più parte di loro sedicenni, armati di fucili da caccia e senza addestramento militare, resistettero per dodici giorni. La popolazione si nascose nelle cantine con sacchi di sabbia davanti alle porte e alle finestre dei pianterreni. Don Labaky fece spola tra nascondiglio e nascondiglio per visitare le famiglie e portare loro latte e pane. Spesso incoraggiò i giovani a difendere la città. L'assedio senza sosta alla città causò gravi danni. Dal 9 di gennaio 1976, i palestinesi avevano tagliato l'acqua e qualsiasi rifornimento di viveri e rifiutavano alla Croce Rossa di evacuare i feriti. Neonati e bambini morirono di disidratazione. Solo tre altri cittadini caddero sotto il fuoco dell'OLP tra il primo e l'ultimo giorno dell'assedio che terminò il 23 gennaio del 1976. Però, quel giorno, quando avvenne il massacro finale, centinaia di cristiani furono ammazzati, come racconta Don Labaky:

"L'attacco cominciò dalle montagne. Era un'apocalisse. Vennero in migliaia, urlando a squarciagola 'Allahu akbar! Iddio è grande! Attacchiamoli in nome degli arabi, offriamo un olocausto a Maometto'. E massacrarono chiunque li si metteva sul cammino, uomini, donne e bambini".

"Intere famiglie sono state uccise nelle loro case. Molte donne furono violentate in gruppo, alcune di loro furono lasciate vive. Una donna salvò la sua figlia adolescente dalla violenza sessuale spalmando la sua faccia con dell'indaco per farla apparire ripugnante.
Mentre le atrocità continuavano, gli invasori si scattavano delle foto e le offrirono, più tardi, per soldi ai giornali europei."

"Alcuni sopravissuti testimoniarono l'accaduto. Una ragazza sedicenne, Soumaya Ghanimeh, testimoniò la fucilazione del padre e del fratello da parte di due degli invasori, e vide la propria casa, assieme alle case dei vicini, saccheggiata e bruciata. Ella disse:

'Quando mi stavano portando in strada, tutte le case intorno a me stavano bruciando. Di fronte alle case erano parcheggiati dieci camion nei quali erano stipati i bottini. Mi ricordo quanto ero spaventata dal fuoco. Stavo urlando. E per molti mesi non riuscii a sopportare che qualcuno accendesse un fiammifero accanto a me. Non ne sopportavo il puzzo.'

"Lei e sua madre, Mariam, assieme alla sorella più piccola e al fratellino neonato, sono stati risparmiati dall'essere fucilati in casa quando si nascose dietro a un palestinese cercando protezione da un fucile puntato contro di lei. Urlò: 'Non permettergli d'ucciderci!' e l'uomo accettò il ruolo di protettore che la ragazza gli aveva inaspettatamente assegnato. 'Se li ammazzi, devi ammazzare anche me, disse al suo commilitone. Così vennero risparmiati, radunati con altri nelle strade e caricati sui camion che li portarono al campo palestinese di Sabra a Beirut, ove vennero imprigionati in una prigione sovraffollata. 'Dovevamo dormire per terra, e faceva un freddo cane.'"

Quando Don Labaky trovò i corpi carbonizzati del padre e del fratello in casa Ghanimeh non poteva neppure distinguerne il sesso. Nella frenesia di voler, a tutti costi, infliggere il massimo dell'umiliazione alle loro vittime, come se neppure i limiti assoluti della natura umana potevano fermarli, gli invasori devastarono le tombe e sparsero le ossa dei defunti nelle strade. Chi era riuscito a scappare dal primo attacco continuava a scappare con ogni mezzo, con le macchine, con i carri, con le bici e con le moto. Alcuni si rifugiarono sulla spiaggia sperando di poter scappare con le barche a remi. Ma il mare era in tempesta e l'attesa della salvezza era troppo lunga, erano consapevoli dell'eventualità che i loro nemici potevano accanirsi contro di loro a qualunque momento.

Circa cinquecento persone si radunarono nella chiesa di Sant'Elia. Don Labaky arrivò lì alle sei del mattino quando i tumulti dell'attacco l'avevano svegliato. Predicò un sermone sul significato del massacro d'innocenti. E quando non sapeva che consigliarli li disse: "Se vi dicessi di rifugiarvi sulla spiaggia, so che vi ammazzeranno. Se vi dicessi di rimanere qui, so che vi ammazzeranno".

Un vecchietto suggerì di esporre una bandiera bianca. "Forse ci risparmieranno se ci arrendiamo." Don Labaky gli diede il suo benestare e mise una bandiera bianca sulla croce processionale che stava davanti alla chiesa. Dieci minuti tardi sentirono bussare alla porta, tre colpi in successione rapida, poi altre tre volte tre colpi in successione rapida. Rimasero impietriti. Don Labaky disse che andava lui a vedere chi ci fosse. Se era il nemico, magari li risparmiavano. 'Ma, se ci ammazzano, perlomeno moriremo tutti insieme e avremo una bella parrocchia in cielo di 500 persone senza posti di blocco che ci separano". Risero e il sacerdote aprì la porta.

Non era il nemico, ma due cittadini di Damour che erano riusciti a scappare e che avevano visto la bandiera bianca dalla spiaggia. Erano venuti per metterli in guardia sul fatto che la bandiera bianca non sarebbe stata di nessun aiuto. 'Anche noi abbiamo issato una bandiera bianca davanti a Nostra Signora e ci hanno sparato addosso.'

Di nuovo discussero quello che c'era da fare. Labaky li disse che una sola cosa sarebbe rimasta a fare, anche se era 'impossibile': pregare affinché Iddio perdonasse coloro che stavano per venire a ucciderli. Mentre che pregavano, due dei giovanissimi difensori della città che, a loro volta, avevano visto la bandiera bianca entrarono e dissero 'Correte verso la spiaggia adesso, vi copriremo.'

I due giovani stavano davanti al portale della chiesa e spararono nella direzione dalla quale proveniva il fuoco dei fedayin. Ci vollero dieci minuti finché tutte le persone presenti nella chiesa poterono lasciare la città. Tutti e cinquecento sono riusciti, meno un vecchietto che non poteva camminare e che avrebbe preferito morire davanti alla propria casa. Non è stato ucciso. Don Labaky lo trovò settimane più tardi in una prigione dell'OLP e sentì quello che è successo dopo che lui era scappato.

Un paio di minuti dopo che erano scappati, 'venne l'OLP e bombardò la chiesa senza entrarvi. Buttarono giù la porta e gettarono le granate. Sarebbero rimasti tutti uccisi se non fossero scappati.

Don Labaky aveva condotto la sua congregazione lungo la spiaggia di Camille Chamoun. Quando arrivarono lì, videro che era stata già saccheggiata e parzialmente bruciata. Trovarono, comunque, protezione in un palazzo di un mussulmano che 'non era d'accordo con i palestinesi', e successivamente riuscirono a prendere il mare in piccole imbarcazioni, nelle quali salparono verso Jounieh. 'Una povera donna doveva partorire in una piccola barca nel mare invernale in tempesta'.

In tutto, 582 persone morirono assassinate nell'assalto a Damour. Don Labaky tornò con la Croce Rossa per seppellirli. Molti dei cadaveri erano stati smembrati e dovettero contare le teste per stabilire il numero delle vittime. Tre delle vittime maschili furono trovati con i loro genitali amputati, messili nel cavo orale. (pratica mussulmana d'umiliazione postmortem assai nota dalla guerra d'Algeri in poi, NdT).

Ma l'orrore non finì lì, anche il vecchio cimitero cristiano venne profanato, i sarcofaghi aperti, i morti spogliati dei loro vestiti, le cassette delle elemosina saccheggiate, e le ossa e gli scheletri sparsi sul campo sacro. Dopo Damour fu trasformata in un baluardo di Al-Fatah e del PFLP (Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina). Le rovine di Damour divennero uno dei maggiori centri dell'OLP per la promozione del terrorismo internazionale. La chiesa di Sant'Elia è stata trasformata in un autorimessa atta alla riparazione dei veicoli dell'OLP, così come in un poligono di tiro con i bersagli dipinti sul muro orientale della navata.

Il comandante delle forze terroristiche che si accanirono, il 23 gennaio del 1976 era Zuhayr Muhsin, capo di al-Sa'iqa, noto d'allora alla popolazione cristiana libanese come il 'macellaio di Damour'. Fu assassinato il 15 luglio del 1979 a Cannes, nel sud della Francia.

tradotto dall'inglese da Motty Levi

fonte: http://www.geocities.com/CapitolHill/Pa ... amour.html" onclick="window.open(this.href);return false;

La prossima volta che leggerete di Sabra e Shatila, sappiate che in Libano e’ accaduto molto altro, barbarie , ferocia, violenza, morti a decine di migliaia per mano delle “povere vittime palestinesi”.

Sappiate che Sabra e Shatila e’ una delle tante stragi avvenute in quel paese e scandalizzatevi perche’ e’ l’unica ad essere ricordata.


http://www.informazionecorretta.com/mai ... 0&id=46128" onclick="window.open(this.href);return false;

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Messaggio da Achille »

Il “negazionismo del Tempio” che spiana la via all’ISIS
L'attuale ondata di terrorismo palestinese è il culmine di decenni di “revisionismo storico” antiebraico alimentato da Arafat e Abu Mazen

http://www.israele.net/il-negazionismo- ... ia-allisis" onclick="window.open(this.href);return false;

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Opuscolo stampato dal Waqf islamico contenente una completa negazione del Tempio ebraico
(in contraddizione con quanto affermato dallo stesso Waqf negli opuscoli stampati prima della nascita dello stato d’Israele).
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Achille Lorenzi ha scritto:Il “negazionismo del Tempio” che spiana la via all’ISIS
“revisionismo storico” antiebraico
antisionista
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La prossima volta che leggerete di Sabra e Shatila, sappiate che in Libano e’ accaduto molto altro, barbarie , ferocia, violenza, morti a decine di migliaia per mano delle “povere vittime palestinesi”.
In guerra non ci sono vittime e carnefici, in genere ci sono vittime che si fanno carnefici e carnefici che si fanno vittime. Nessuno nega che da parte araba o cristiana le nefandezze siano mancate, quello che si contesta è che si prendano ad esempio per legittimare il sionismo a danno dei veri ebrei.
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Messaggio da Achille »

mr-shadow ha scritto:antisionista
No, è anti ebraico e basta.
Che il tempio sia esistito prima della cupola islamica è un dato storico inconfutabile.
Negare questa realtà significa negare la Storia degli Ebrei.
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Messaggio da Achille »

Tradire il proprio Stato non salva dall'antisemitismo:

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L’Isis fa esplodere un convento cristiano a Mosul

Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

La deflagrazione, avvenuta lunedì scorso, non ha provocato vittime. Il luogo, sacro ai caldei, era stato realizzato grazie a una donazione di Saddam Hussein
Di Maurizio Piccirilli

Immagine

I miliziani dello Stato islamico hanno distrutto un convento cristiano a Mosul. I jihadisti aveavno usato a lungo la struttura come base logistica per auto e truppe. Ieri la decisione di farlo saltare in aria; prima di agire i miliziani hanno avvisato gli abitanti della zona. Salvo, per ora, il monastero di San Giorgio. La struttura era stata costruita nel 1984 dal governo irakeno e accoglieva anziani e disabili.

Le milizie dello Stato islamico hanno fatto esplodere parte del convento della Vittoria, appartenente all’ordine delle suore caldee del Sacro Cuore, che sorge nel sobborgo di Alaraby a Mosul, nel nord dell’Iraq. La struttura si trova di fronte al monastero di San Giorgio e, nello scoppio avvenuto ieri, ha subito gravi danni. A riferire del nuovo attacco contro simboli della comunità cristiana nella seconda città per importanza del Paese è il sito ankawa.com, che ha diffuso pure un breve video che cattura il momento della deflagrazione e l’imponente colonna di fumo nero e denso formatasi.

I jihadisti dell’esercitp del Califfato hanno usato a lungo il monastero come base logistica e dare alloggio e ospitalità a miliziani e loro affiliati. La distruzione è avvenuta in due diverse fasi; pare che dietro l’attacco vi sia la volontà degli estremisti di distruggere la chiesa e la croce che svettava sul luogo di culto.

Dalle prime testimonianze emerge che la deflagrazione ha causato solo danni materiali, senza provocare vittime o feriti. I miliziani avrebbero avvertito i cittadini dell’imminente esplosione, avvertendoli di tenere aperte le finestre per evitare danni alle abitazioni in seguito allo spostamento d’aria.

Il monastero è stato costruito dal governo irakeno nel 1984 e le suore si sono prodigate per anni nella cura delle persone più anziane e di quanti necessitavano cure speciali. Non hanno trovato conferma, invece, le voci filtrate in un primo momento e che parlavano di danni anche al monastero di San Giorgio.

Mosul, secondo centro per importanza dell’Iraq, è stata la prima città del Paese a cadere nelle mani delle milizie dello Stato islamico. L’arcivescovo caldeo mons. Emil Shimoun Nona era stato fra i primi a lanciare l’allarme sul pericolo posto dall’avanzata degli islamisti, in seguito alla quale circa 500mila persone – cristiani e musulmani – sono fuggite a inizio giugno per non doversi convertire all’islam estremista e dove è stato fondato un Califfato e imposto la sharia.
Fonte
http://www.interris.it/2014/11/26/24282 ... mosul.html" onclick="window.open(this.href);return false;

E' un semplice illuso colui che crede che vi possono essere musulmani moderati, o lo si è in tutto, oppure non lo si è affatto.
“Al di sopra del Papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica.”
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Il jihad globale è sempre più forte

Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

Analisi di Maurizio Molinari
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Cinquemilaquarantadue vittime, quasi il doppio dell'11 settembre: è il bilancio di sangue causato in tutto il mondo dai gruppi jihadisti a novembre, 168 persone uccise al giorno. Un diluvio di 664 attentati, agguati, decapitazioni, esplosioni, morti e atti di sangue che il Centro internazionale per lo studio dell'estremismo e della violenza politica (Icsr) di Londra ha esaminato nel dettaglio arrivando a una radiografia del jihad globale: uccide in 24 nazioni ma l'80% delle vittime si registra in 14 ed è l'Iraq dove miete più vittime, seguito dalla Nigeria palcoscenico di Boko Hamm, dall'Afghanistan teatro della rinascita dei taleban e dalla Siria.

Nuove forme di attacchi
Per avere un'idea delle dimensioni delle stragi, novembre è stato un mese nel quale ogni giorno i gruppi jihadisti hanno messo a segno l'equivalente di tre attacchi alla metro di Londra del 2005. Gran parte delle vittime sono di fede musulmana, mentre le modalità degli attacchi si allontanano sempre più dagli aerei-kamikaze dell'11 settembre come dagli attentati alle metro di Madrid e Londra, perché a prevalere sono imboscate, sparatorie, bombardamenti e più in generale operazioni - anche di pulizia etnica - tese a controllare degli specifici territori.

Gli obiettivi
La priorità dei leader del jihad 2014 sono diverse dall'Osama bin Laden 2001 o da Abu Nidal negli Anni 80: il Califfo Abu Bakr al Baghdadi vuole consolidare ed espandere il proprio Stato islamico, Al Nusra punta a controllare aree più vaste in Siria, Boko Haram a spazzare via i cristiani dalla Nigeria del Nord e i taleban accarezzano il miraggio di tornare a controllare Kabul. Se a ciò aggiungiamo che Al Qaeda in Yemen sfida le truppe di Sana'a, gli Shaabab somali combattono per Mogadiscio, ciò che resta della vecchia Al Qaeda è arroccata nel Waziristan e la Libia è contesa fra opposte milizie, ne emerge il quadro di un jihad globale intenzionato a controllare territori, città e villaggi eliminando le popolazioni che considera nemiche e soprattutto «infedeli» secondo i criteri più rigidi della «Sharia», la legge islamica.

Caduti fra i miliziani
I dati esaminati suggeriscono anche considerazioni sull'identità dei jihadisti perché fra le loro circa 1000 vittime la maggioranza non appartiene a Isis e Al Qaeda, segno che gli eredi di Bin Laden sono più abili nel portare la morte - vantano il 44% delle vittime - e anche nel mettersi in salvo rispetto agli altri 15 gruppi esaminati, a cominciare dai miliziani di Boko Haram, che subiscono invece le perdite più ingenti: ben il 60% del totale.

I droni non bastano
Gli autori del rapporto non traggono conseguenze specifiche, ma basta la lettura di numeri e cartine per accorgersi che il suggerimento per l'anti-terrorismo è di mutare tattica: le operazioni di intelligence, anche se sostitute da droni e truppe speciali, non bastano più, servono truppe di terra per riconquistare le aree dove i jihadisti hanno santuari che assomigliano sempre più a Stati. «Ben lungi dall'essere sconfitti, i jihadisti si stanno rafforzando imponendosi come protagonisti di nuovi conflitti e instabilità politica - conclude lo studio - e il loro più spettacolare risultato è la creazione del Califfato» proclamato a giugno da Al-Baghdadi sui territori dello Stato islamico che si estendono dalla periferia di Aleppo a quella di Baghdad.
Tratto
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Il discorso di George Deek, viceambasciatore arabo cristiano di Israele in Norvegia

Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

13.12.2014

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Il discorso di George Deek, viceambasciatore arabo cristiano di Israele in Norvegia
Video tradotto e sottotitolato da Rachele Levi

Estratto del discorso pronunciato dal viceambasciatore di Israele in Norvegia George Deek il 27 settembre 2014.
George Deek è un arabo israeliano cristiano nato a Jaffa, esempio delle possibilità che Israele offre a tutti i suoi cittadini.
E' la migliore risposta a chi parla di disuguaglianza tra cittadini ebrei e non ebrei in Israele.
Deek focalizza il discorso sull'UNRWA quale primo attore della gestione criminale dei profughi palestinesi.
Ecco il video:

http://www.conqueritalia.com/IC/SpeechSubIta.mp4" onclick="window.open(this.href);return false;
Guardate anche il video con il suo intervento integrale in inglese: " onclick="window.open(this.href);return false;
Tratto
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Messaggio da Achille »

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Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli.
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Pacifismo nazi-sionista

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Il BBCode [youtube2] viene disattivato in quanto non più necessario per incorporare i filmati di YouTube. URL del filmato: https://www.youtube.com/watch?v=h1De26m_i2Y
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mr-shadow ha scritto:
Il BBCode [youtube2] viene disattivato in quanto non più necessario per incorporare i filmati di YouTube. URL del filmato: https://www.youtube.com/watch?v=h1De26m_i2Y

Quello che mi chiedo è se questo è rappresentativo del popolo Israeliano.

Nel senso, se io filmassi un gruppo di skinhead italiani probabilmente otterei un filmato simile per molti aspetti, ma sarei consapevole che è una minoranza.

E' questo il pensiero della maggioranza dei cittadini Israeliani?
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Sono i frutti del democratico e pacifico sionismo, esattamente come i nostri ragazzini stile forza nuova e lega sono i frutti di questo paese marcio fino al midollo.
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mr-shadow ha scritto:Sono i frutti del democratico e pacifico sionismo, esattamente come i nostri ragazzini stile forza nuova e lega sono i frutti di questo paese marcio fino al midollo.
L'estrema desta è presente anche in Norvegia, Svezia e Danimarca, non ne sono immuni eppure sono tra le società più elevate al momento esistenti.
Certe forme sono presenti ovunque, di per se senza altri dati ad integrazione non mi fa testo un gruppetto di ragazzini fanatici ed ignoranti.
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Se io fossi un filo-palestinese

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