Wyclif ha scritto:Achille ha scritto:, o puoi indicare, in quale punto del libro viene detto questo?
Credo che sia la pagina 426-428 del libro Crisi di Coscienza di R. F.
Copio/incollo dalla pagina 421:
IL REATO E LA SENTENZA
« Quindi i Farisei e gli scribi brontolavano, dicendo: ‘Quest’uomo accoglie i peccatori e mangia con loro “ Luca 15:2
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Un pranzo fornì tutta l’evidenza necessaria. I fatti si svolsero in questo modo.
A distanza di circa sei mesi dal mio ritorno nell’Alabama settentrionale, la Società inviò nella zona un nuovo sorvegliante di circoscrizione. Quello precedente si era comportato da persona equilibrata, disposta a lasciar decantare i problemi piuttosto che a trasformarli in controversie. L’uomo che lo sostituì aveva la reputazione d’essere più aggressivo. Il suo arrivo coincise, più o meno, con l’invio della lettera della Società ai sorveglianti di distretto e di circoscrizione nella quale si diceva che l’« apostasia» si applicava anche alle persone che credevano semplicemente in cose differenti da quelle insegnate dall’organizzazione.
Durante la sua seconda visita alla congregazione est di Gadsden (nel marzo 1981) il nuovo sorvegliante di circoscrizione
[pagg. 422 – 423]
Wesley Benner, stabilì d’incontrare Peter Gregerson, facendogli visita a casa in compagnia di un anziano locale, Jim Pitchford. Il motivo? Benner disse a Peter che si « chiacchierava molto » di lui in città e nella circoscrizione. Peter rispose d’essere molto spiacente d’udire ciò. Da dove venivano queste « chiacchiere »? Benner fu riluttante a rispondere, comunque Peter insistette di aver bisogno di quell’informazione per porre rimedio alla situazione. Allora Benner rivelò che la fonte era un affine della famiglia di Peter.
Peter spiegò di aver fatto ogni sforzo per usare cautela nelle sue espressioni e che tutte le conversazioni su argomenti biblici erano state fatte nella zona solo con membri della sua ristretta cerchia di parentela. Ora egli si preoccupava profondamente del fatto che persone estranee alla sua famiglia in senso stretto erano intente a « chiacchierare », come aveva detto il sorvegliante di circoscrizione. « Come può essere? », egli chiese. Wesley Benner non fornì spiegazioni.
Dunque di che cosa si parlava? Benner menzionò un punto di un articolo di La Torre di Guardia sul quale si diceva che Peter aveva fatto obiezione. Sotto nessun aspetto quel punto poteva essere definito un «insegnamento principale » della Scrittura, in realtà si trattava di un tecnicismo .*
* L’articolo, nel numero della Watchtower del 15 agosto 1980, si sforzava di sostenere che il termine greco naos (tempio o santuario), usato in Rivelazione 7:15 in riferimento alla « grande folla », si potesse applicare ai cortili del tempio. Nel far ciò l’articolo sosteneva che Gesù aveva espulso i cambiavalute dal naos. (Vedere il riquadro in fondo alla p. 15). Siccome il racconto biblico, in Giovanni 2:14-16, adopera chiaramente un altro termine (hieron), la dichiarazione era ovviamente falsa. Come ebbe a dichiarare un anziano: « si tratta di un esempio o di disonestà intellettuale o d’ignoranza ».
Ciò nonostante, poiché Peter aveva espresso disaccordo con l’organizzazione, esso divenne importante. Dopo una lunga discussione, il sorvegliante di circoscrizione fu alla fine costretto a riconoscere che quel punto era veramente sbagliato. (Infatti, esso fu successivamente eliminato dal testo di La Torre di Guardia tradotto in altre lingue, anche se i lettori di lingua inglese non ne furono mai informati).
In un’altra occasione Peter disse: « Non avevo intenzione di suscitare una situazione da ‘ scontro ‘ e feci di tutto perché quella conversazione restasse pacata e ragionevole
Quando il sorvegliante di circoscrizione e l’anziano locale andarono via, Peter ritenne che il problema si fosse risolto in maniera amichevole e fu lieto che le cose fossero andate in quel modo. Ma non fu così.
La settimana successiva, il sorvegliante di circoscrizione mandò a dire di voler avere un altro incontro per esaminare ulteriormente il problema.
Peter mi disse di ritenere che era giunto il tempo di prendere una decisione. L’attitudine che era stata generata dal Corpo Direttivo, dal Dipartimento del Servizio e dalla sua lettera del 1 settembre 1980, e dalla serie di articoli di La Torre di Guardia, era giunta ad un punto tale da determinare un’atmosfera da « caccia alle streghe ». Ritenne che sarebbe stato ingenuo da parte sua non ammettere la grande probabilità che fossero in atto tentativi per arrivare alla sua disassociazione. Egli riteneva che la sua amicizia con me fosse almeno un fattore che contribuiva a questa soluzione. Dal suo punto di vista, egli aveva due possibilità: dissociarsi volontariamente dalla congregazione o lasciare che i tentativi in atto giungessero in porto con la sua disassociazione. Nessuna delle due possibilità era desiderabile secondo lui, ma fra le due ritenne di dover scegliere la prima: si dissociò volontariamente.
Quando espressi i miei dubbi circa il fatto che gli eventi fossero maturi per quella decisione, egli disse di aver valutato la questione, di aver pregato riguardo ad essa e di ritenere che fosse la cosa più saggia da farsi. Egli mi confessò che l’aspetto che più lo preoccupava era la sua famiglia. Dei suoi sette figli, tre erano sposati, qualcuno aveva bambini, inoltre aveva tre fratelli e due sorelle che abitavano nelle vicinanze con molti nipoti di entrambi i sessi; tutti erano Testimoni di Geova .*
* Anche la famiglia di sua moglie includeva molti Testimoni.
[Pagg. 424 - 425]
Se avesse permesso ai rappresentanti dell’organizzazione di giungere al punto di disassociarlo, si sarebbe creata una situazione molto difficile per tutti i membri della famiglia. Questi avrebbero dovuto affrontare un serio dilemma: avere associazione con lui in qualità di padre, nonno, fratello o zio, oppure essere obbedienti all’organizzazione ed evitarlo. Per giunta, c’erano circa trentacinque Testimoni che lavoravano nella sua società di generi di drogheria.
La dissociazione volontaria pareva preferibile perché, in base a quanto sapeva, essa significava semplicemente che egli non era più membro della congregazione;
ma ciò non comportava la rigida interruzione dei rapporti che era richiesta invece dalle direttive dell’organizzazione nei casi di disassociazione *
* Personalmente sapevo che fino ad allora il Corpo Direttivo equiparava la dissociazione alla disassociazione solo nel caso di persone coinvolte in attività politiche o militari, non in quello di semplici dimissioni dalla congregazione. Infatti ero stato incaricato di revisionare il manuale Aid to Answering Branch Office Correspondence che elencava tutte queste direttive e sapevo che non si era assunta una posizione così drastica sulla dissociazione. I dissociati non venivano trattati allo steso modo dei disassociati, con l’unica eccezione che, se desideravano essere riammessi nella congregazione, dovevano farne esplicita richiesta. Dopo aver udito che il Dipartimento del Servizio aveva inviato delle lettere in cui proponeva un’equiparazione del genere, parlai con un membro del Comitato del Dipartimento del Servizio e precisai che l’argomento non era mai stato sottoposto al Corpo Direttivo e che tale azione era stata intrapresa per iniziativa dello stesso Dipartimento del Servizio (un esempio di occasionali e non autorizzate iniziative, tendenti ad impartire direttive, da parte di quel Dipartimento). Egli ammise che nulla di tutto ciò era stato disposto dal Corpo Direttivo.
Peter presentò la sua lettera di dissociazione il 18 marzo 1981; essa fu letta alla congregazione. Anche se comportò degli ovvi commenti, visto che Peter era stato Testimone dall’infanzia e aveva guidato per molti anni l’attività della congregazione locale, la lettera sembrò essere chiarificatrice in quanto esponeva seriamente le sue motivazioni e non esprimeva animosità. Tranne qualche rara eccezione, i Testimoni di Geova di Gadsden, incontrando Peter,, lo trattavano in modo a dir poco cordiale. Ritengo che avrebbero continuato ad agire così se si fossero lasciati guidare dal proprio senso di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato. Sembrò che si fosse evitata una situazione critica.
Nel giro di sei mesi la rivista La Torre di Guardia pubblicò degli articoli che modificarono l’intero quadro. Alcuni fecero questi commenti dinanzi a me: « Hanno fatto tutto tranne che riportare il tuo nome e quello di Peter Gregerson nella rivista ». Non credo che la situazione di Gadsden sia stata l’unica causa ispiratrice degli articoli; tuttavia, ritengo che essa abbia avuto una certa influenza su coloro che furono indotti a prepararli. Qual era il cambiamento proposto in questi articoli?
Nel 1974 il Corpo Direttivo mi aveva incaricato di scrivere degli articoli aventi per oggetto il trattamento da riservare ai disassociati. (Il Corpo aveva appena preso una decisione che aveva reso ciò opportuno)*
*Erano stati sottoposti all’attenzione del Corpo due casi di persone disassociate che desideravano presenziare alle adunanze ma avevano bisogno di assistenza: uno riguardava una giovane che viveva in una zona rurale del New England, l’altro era relativo ad una donna ospite di un centro di riabilitazione per drogati del Midwest. Nessuna delle due poteva recarsi alle adunanze senza assistenza per il trasporto. La decisione del Corpo Direttivo fu di autorizzare l’accompagnamento in casi del genere.
. Quegli articoli, doverosamente approvati dal Corpo, avevano moderato notevolmente l’atteggiamento che era prevalso fino a quel tempo, incoraggiando i Testimoni a mostrarsi più misericordiosi in molte fasi dei loro contatti con persone disassociate, riducendo la rigidità delle direttive vigenti relative al modo di trattare i familiari disassociati.
La Watchtower del 15 settembre 1981 (corrispondente all’edizione italiana di La Torre di Guardia del 1-1-1982; N.d.T.) non solo capovolse questa posizione, ma su alcuni punti fece marcia indietro e tornò su posizioni addirittura più rigide di quelle che erano prevalse prima del 1974. (Un esempio di «bordeggio », questa volta erano tornati a una posizione anteriore al punto di partenza) .**
** La Torre di Guardia del 1-6-1982 conteneva un articolo che tentava di giustificare tutti i ripensamenti dottrinali da parte della Società. Esso introduceva un’analogia con la tecnica del bordeggio contro vento. I problema è che i cambiamenti nelle dottrine le riportano spesso alla posizione di partenza.
[Pagg. 426 427]
Un fondamentale cambiamento avvenne in relazione a chi si dissociava volontariamente (come aveva fatto Peter Gregerson pochi mesi prima).
Per la prima volta fu pubblicata ufficialmente la disposizione in base alla quale chi si dissociava doveva essere trattato allo stesso modo che se fosse stato espulso dalla congregazione .*
* Principalmente ciò riguardò quelli che si erano dimessi. Sebbene quelli che erano coinvolti in attività politiche o militari fossero classificati come « dissociati », ciò non costituiva una iniziativa volontaria da parte loro né era richiesto da loro stessi. La dissociazione era un provvedimento automatico preso dagli anziani in armonia con le direttive della Società. Perciò la nuova posizione riguardava quelli che volontariamente si dimettevano.
Quando lessi il materiale, esaminandolo sulla base della mia esperienza del Corpo Direttivo (e in particolare alla luce dei miei recenti contatti con il Comitato del Presidente) non ebbi dubbi su dove mirava. Non dovetti attendere molto.
Ciò che sto per raccontare non viene narrato dettagliatamente perché si tratta di un caso che mi coinvolge direttamente o perché esso è così insolito, ma per il fatto che esso è tipico di ciò che altri hanno sperimentato, dei metodi e della condotta delle azioni degli anziani dei Testimoni di Geova in numerosi casi del genere. Il tutto è indicativo del modo di pensare e dello spirito inculcati in loro, un modo di pensare e uno spirito mutuati dalla fonte centrale.
Sebbene pubblicata con la data del 15 settembre, la rivista Watchtower in questione fu distribuita più di due settimane prima di quella data. Nel giro di qualche giorno, venne a farmi visita un anziano locale della congregazione est di Gadsden dei Testimoni di Geova, Dan Gregerson, il fratello minore di Peter. Egli chiese se poteva (in compagnia di un altro paio di anziani) riunirsi con me per discutere. Dichiarai d’essere d’accordo e chiesi di cosa intendevano parlare. Dopo qualche esitazione, dapprima disse che si voleva esaminare il fatto che io avevo avanzato delle critiche sul conto dell’organizzazione. Quando chiesi quale fosse la fonte di quell’accusa, egli rispose che la persona preferiva restare anonima. (Questo tirare frecce dalla nebbia è abbastanza
[Pag.428]
comune e si presume che l’accusato accetti tutto ciò come del tutto normale e corretto). Tuttavia, gli chiesi se non pensava che si sarebbe dovuto applicare il consiglio di Gesù in Matteo 18:15-17, se uno ha qualcosa da recriminare sul conto di un fratello, dovrebbe prima di tutto andargli a parlare lui stesso. Dan riconobbe che si sarebbe dovuto applicare questo consiglio. Suggerii allora che, in qualità di anziano, egli esortasse il mio accusatore a venire a parlare con me della questione. In tal modo si sarebbe seguito il consiglio di Gesù. Egli rispose che quella persona non si sentiva « qualificata ». Ribattei che in realtà non era questo in discussione, che io non intendevo discutere con nessuno, ma che, se avevo turbato qualcuno, avrei apprezzato che quell’individuo me l’avesse detto personalmente così avrei potuto chiedergli scusa e rimettere ogni cosa a posto *.
* Ancora non so di chi stesse parlando.
La risposta di Dan fu che io avrei dovuto comprendere che gli anziani hanno pure « la responsabilità di proteggere il gregge e di badare agli interessi delle pecore ». Ero pienamente d’accordo con lui e dissi d’essere sicuro che egli comprendeva che questo richiedeva che gli anziani incoraggiassero chiunque nel gregge ad attenersi con scrupolo alla Parola di Dio e ad applicarla nella propria vita. Nel caso specifico, essi avrebbero dovuto aiutare la parte in causa a comprendere la necessità di applicare il consiglio di Gesù e di venire a parlare con me; solo così avrei potuto sapere cosa aveva offeso la persona e farle tutte le scuse necessarie.
Egli disse di voler cambiare argomento e mi comunicò che gli anziani intendevano parlare con me delle mie « compagnie ». Risposi che sarei stato lieto di farlo e si stabilì che lui e un altro anziano sarebbero venuti due giorni dopo. Si presentarono Dan ed un anziano di nome Theotis French. La conversazione iniziò con la lettura da parte di Dan di 2^ Corinti 13:7-9, poi fui informato che essi erano venuti per « ristabilire » il mio modo di pensare in relazione alla Watchtower del 15 settembre 1981, specialmente per quanto
[Pag.429]
riguardava la mia associazione con suo fratello, Peter Gregerson, ora dissociato. In agosto Dan si era trovato in un ristorante in cui Peter, io e le nostre rispettive mogli stavamo pranzando. Chiesi loro se si rendevano conto di trovarsi in quel momento nella proprietà di Peter, che egli era il mio padrone di casa; e che inoltre io ero alle sue dipendenze. Essi sapevano tutto ciò. Spiegai che, come in ogni altra cosa, mi lasciavo guidare dalla coscienza per quanto riguarda le mie compagnie e ricordai il consiglio di Paolo sull’importanza della coscienza nella sua lettera ai Romani, cap. 14. Sarei stato disposto a fare qualunque cosa insegnassero le Scritture, ma non trovavo nessuna prova a sostegno del criterio adottato in merito alle persone dissociate. Quale base scritturale c’era?
A questo punto la conversazione prese una direzione facilmente prevedibile: Dan citò 1 Corinti cap. 5 a sostegno della posizione assunta. Feci notare che in quel contesto l’apostolo parlava di non associarsi a quanti si dicono fratelli e sono fornicatori, idolatri, maldicenti, ubriaconi e ladri. Non avevo persone del genere tra le mie compagnie e non le avrei accettate in casa mia; ma essi consideravano Peter Gregerson alla stregua di quel tipo di persone? Nessuno dei due rispose.
Poi Dan citò le parole dell’apostolo Giovanni in 1^ Giovanni 2:19: « Sono usciti da noi, ma non erano della nostra sorta; poiché se fossero stati della nostra sorta, sarebbero rimasti con noi ». Quando chiesi di quale sorta di persone Giovanni parlasse, in quel contesto, essi riconobbero che si parlava degli « anticristi ». Dissi che la stessa cosa era vera in relazione a 2^ Giovanni 7-11, dove si parla dell’associazione con persone di quel genere. Assicurai loro che non avrei mai fatto amicizia con un anticristo, uno che si era ribellato a Dio e a Cristo, e che non c’era nessuna persona del genere tra i miei conoscenti; o forse intendevano dire che Peter Gregerson era un anticristo? Ancora una volta non risposero *
* Dan asserì di non aver mai parlato con il fratello Peter a proposito delle divergenze d’opinione di Peter, anche se Dan sapeva tutto riguardo a ciò
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