Come dicevo qui ci vuole un esame di epistemologia storica, non di archeologia. Le persone vedono complotti ove non scorgono la chiarezza e la completezza che un magistrato cercherebbe per indagare le prove di un omicidio avvenuto un mese fa. La verità è che i reperti storici non stanno ad aspettare noi, e la storia non seleziona quello che a noi interessa. Non abbiamo menzioni di Nazareth prima di Gesù esattamente come non ne abbiamo della stragrande maggioranza dei siti di villaggi di pari dimensioni, di cui però con archeologia sappiano che erano stati abitati da secoli. Dunque l’assenza di menzione di Nazareth non fa problemi, e anzi, sarebbe stata una fortuna veramente insolita che una fonte nominasse quel villaggio insignificante senza che niente vi fosse successo. Questo sia per l’esiguità di fonti che abbiamo sulla Palestina di quel periodo e di quelli precedenti, sia per l’insignificanza del villaggio in sé. Ma che Nazareth sia esistita ce lo dicono, e scusate se è poco, i 4 vangeli. Non so donde venga questa mania di cercare fonti extra-canoniche che hanno i complottisti, e di considerare ciò che è scritto nei Vangeli falso fino a prova contraria, anche per un dato imbarazzante come Nazareth, che, come ricorderete, imbarazzava perché era un borgo da nulla. «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?» (Gv 1,46) Già, il messia sarebbe dovuto venire da Beltlemme, e Nazaret era il nulla.
Il punto è che i complottisti, proprio perché non sanno cosa aspettarsi dalla storia antica, sottovalutano la mole di informazioni che abbiamo su Gesù, considerandola a priori sospetta. La verità è che solitamente anche per personaggi molto noti della storia antica, ad es. i Gracchi, noi non abbiamo un numero di fonti così alto come ne abbiamo per Gesù né soprattutto così vicine al personaggio che raccontano, né per numero né per antichità dei manoscritti che le testimoniano. Se cercate le fonti che vi parlano di Cicerone, Catilina, ecc., troverete solo codici medievali, e meno numerose del corpus neotestamentario. Insomma, Gesù e Nazareth non hanno poche fonti, ne hanno troppe. Non esiste nessun personaggio storico che abbia 27 scritti stesi entro 70 anni della sua morte che ci parlano di lui, e soprattutto nessuno ha copie di questi scritti così vicine agli originali e così numerose. Giorgio Pasquali, il principe dei filologi italiani, nome venerato ancora oggi in tutte le facoltà di lettere antiche come nume tutelare dei grecisti, poté scrivere: “Nessun altro testo greco è tramandato così riccamente e così credibilmente come il Nuovo Testamento” (G. Pasquali, Storia della tradizione e critica del testo, Firenze, Le Monnier, 1952, p. 8.)
Quindi no, io non accetto che si metta in dubbio in maniera così ridicola l’esistenza di Nazaret che è ultra-attestata, e con argomenti ridicoli, che vengono da chi non sa cosa è lecito attendersi dalla storica antica, ed ignora che coi suoi metodi si dovrebbe cancellare tutti i manuali di storia antica. Buttiamo pure a mare tutti i paesini conquistati da Cesare nella sua campagna di Gallia, nessuna epigrafe coeva o anteriore ci dà conferma di loro, e le prime copie dell’opera di Cesare pervenuteci sono del IX secolo (mica del 120 d.C. come nel caso del più antico frammento del Nuovo Testamento)
Venendo a Nazareth, il sito è abitato non dal I secolo, bensì dall’età del bronzo medio, epoca che va com’è noto fino a circa il 1500 a.C., e si tratta di una necropoli. Coloro che dicono che questa è la prova che lì non c’era un villaggio, perché le leggi dei giudei impongono di mettere le tombe fuori dai centri abitati, ignorano che (ammessa l’antichità di queste regole), tale distanza può ridursi a 20 metri appena, sia stando al Talmud sia stando ad evidenze archeologiche come la disposizione del sito di Khirbet Qumran.
Sono state poi trovate le fondamenta di un villaggio dell’età del ferro (900-600 a.C.). Abbiamo comunque anche resti dell’età di Gesù, mi riferisco agli scavi condotti dalla prof. Yardenna Alexandre dell’Israel Antiquieties Authority che hanno trovato abitazioni del I secolo. Smettetela dunque di credere ai dilettanti che vi dicono che non ci sono attestazioni della Nazareth del primo secolo.
Ovviamente il fatto che il sito in questione fosse abitato nel I secolo, non dimostra che sia la Nazareth di cui parlano i Vangeli. Ma la vera domanda è perché mai ci dovrebbe essere bisogno di dimostrarlo, visto che la tradizione è uniforme, e non ci sono altri pretendenti.
In ogni caso i cristiani hanno conservato la memoria che quello fosse il luogo in cui nacque il messia sin dai primi secoli: è noto che padre Bagatti scavando sotto lo strato bizantino della chiesa dell’annunciazione trovò dei graffiti giudeocristiani dei primi due secoli, tra cui il famoso “chaire Maria” (Ave Maria), scoperta che il Bagatti considerò per tutta la vita quasi un’epifania. Infatti nello stesso luogo in cui secondo i Vangeli l'angelo rivolse a Maria quel saluto un pellegrino dei primi due secoli riportava quelle parole incidendole.
Giulio Africano (160-240 d.C.) parla di Nazareth in un lungo brano citato da Eusebio, nel quale lo storico ci dice che alcuni discendenti della famiglia di Gesù risiedevano ancora in quel luogo (in H.E. I, 7, 14). Abbiamo poi un’epigrafe ebraica (e non cristiana) del III sec d.C. trovata da M. Avi-Yonah in una sinagoga dove si parla di una delle 24 famiglie sacerdotali che si trasferì a Nazaret.
Insomma, Nazareth esisteva: lo dice l’archeologia che documenta che il sito esisteva da più di un millennio, lo dice l’archeologia sacra, che mostra tracce di devozione già dai primi secoli, lo dice l’epigrafia giudaica, che mostra che pure gli Ebrei sapevano benissimo che questo luogo esisteva, e lo dice la letteratura antica, perché Nazareth è testimoniata dal Nuovo Testamento, e già questo, se non si fosse capito, è più che sufficiente per attestare l’esistenza di un luogo (in base a quanto già detto su cosa sia lecito o meno attendersi dalla storia antica). Lo sappiamo dai pellegrini antichi, come Giulio Africano, o il martire Conone, che versò il suo sangue sotto Decio (249 d.C.) e affermò "Io sono di Nazareth di Galilea, sono della famiglia di Cristo che venero fin dal tempo dei miei antenati)
Del resto la querelle su Nazareth, che ormai è tramontata tra gli studiosi direi da più di mezzo secolo, e che trova ancora epigoni solo nei ditellanti internettiani, mostra unicamente quanto più che un corso di archeologia alcuni abbiano bisogno di un corso di epistemologia della ricerca storica, perché non sanno cosa sia normale aspettarsi studiando storia antica e che cosa no. Scambiano anomalie e mancanze di trasparenza che sono usuali per qualsiasi argomento antichistico come prove di chissà quale complotto. Inoltre serve un corso di metodologia bibliografica, perché non è è possibile continuare a tediare la gente con fonti ottocentesche, o, se novecentesche, di autori marginali, dimenticati, che non vengono citati in nessun’opera scientifica contemporanea. Ecco io ho l’impressione che i complottisti vivano in un mondo a parte, ignari di cosa si discuta nel mondo accademico, citando gente ormai obsoleta, di cui non frega più niente a nessuno. Gente come Ambrogio Donini o Craveri, studiosi di ideologia marxista che oggi non occupano alcun posto nella ricerca contemporanea, e che soprattutto sono alieni al a quello di cui si dibatte oggi nelle università. E’ come se la gente pretendesse di discutere di fisica utilizzando un manuale degli anni ’40, e il web avesse rimesso in circolo ogni sorta di vecchia teoria strampalata che nel mondo accademico è già stata vagliata e seppellita da decenni.
Gli argomenti triti e ritriti, come dove stiano i burroni, o come si armonizzi la geografia del Nuovo Testamento con la geografia fisica di Nazareth, ancora una volta mostrano un’ignoranza non tanto della storia, ma degli studi sul modo in cui la storia e le tradizioni orali vengono trasmesse, nonché un’ignoranza su cosa volesse dire scrivere storiografia nel mondo antico. Com’è noto a chi studi queste materie il criterio dell’esattezza non è un requisito tipico del mondo antico, che aveva idea molto diverse dalle nostre su cosa volesse dire scrivere della storia. Il principe degli storici greci, Erodoto, ci dice che scriveva le cose a proposito di città che non aveva neppure mai visto se un paio di persone gliele confermavano, e Tucidide, il celebrato storico della guerra del Peloponneso, ci dice senza problemi che siccome non aveva assistito ad alcuni discorsi che riporta allora se li è inventati sulla base di come immaginava avrebbe potuto parlare il personaggio. Questo è il motivo per cui, siccome un’opera di storiografia antica non richiede una visione “autoptica” (fatta coi propri occhi) delle cose che si raccontano, le persone raccontano le cose in maniera imprecisa, perché non conoscono i luoghi di cui raccontano e dunque necessariamente e senza farlo apposta possono introdurre imprecisioni. Ma invece di pensare a complotti, o al fatto che l’intero episodio sia inventato, bisogna semplicemente rendersi conto che un tasso di imperfezioni è fisiologico, o addirittura è voluto perché la storiografia antica non segue i nostri criteri di strutturazione. Se ad esempio ci si chiede che senso abbia un viaggio fatto da Gesù, visto che magari due vangeli riportano degli avvenimenti con una sequenza diversa, ci si potrebbe stupire di constatare che uno dei due evangelisti non ha seguito un criterio cronologico ma ha messo insieme tutti i discorsi di Gesù che trattano dello stesso tema (ad es. le parabole sul regno), creando poi dei fittizi collegamenti negli spostamenti per formare una cornice narrativa, e senza che ciò scandalizzasse nessuno. Questo perché come ripeto l’esattezza non è un criterio della storiografia antica, e le opere servono ad altro rispetto a dare dei precisi ragguagli geografici, di cui non importava niente a nessuno, se non agli storici moderni. Questo come ripeto non è il Nuovo Testamento, è tutta la storiografia antica, e leggendo Plutarco si avrebbero simili problemi.
Comunque, quanto ai problemi di Gesù e dell’episodio del burrone, alla geografia di Nazareth, ecc, non ho niente da aggiungere a quanto Gianluigi Bastia ha argomentato in questo link:
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