Carissimi,
ho già risposto ieri al quesito di Achille in privato, mandandogli le foto del Nestle Aland 28 su WhatsApp, ma discutendo con lui ci siamo resi conto che forse la cosa è di interesse generale quindi metto al corrente tutto il forum. A questo proposito preciso quanto segue:
1)Il trattamento di Lc 23,34 tra l’edizione 27° e l’edizione 28° è identico, ossia il brano compare sempre tra doppie parentesi quadre.
Lc 23,34 nel NA 27
Lc 23,34 nel NA 28
2)La pericope dell’adultera di Gv 8,1-11, sia nel NA 27 che nel NA 28, è ugualmente tra doppie parentesi quadre.
Gv 8,1-11 nel NA 28
Significato delle doppie parentesi quadre nel NA 28:
È probabile che in Lc 23,34 siano state tolte le doppie parentesi quadre dalla TNM 2017 perché sono state tolte ovunque, ossia la nuova versione sceglie, come fa la maggioranza delle versioni, di non usare questi segni grafici. Sicché alcuni brani come Lc 23,34 sono entrati a far parte a pieno titolo del testo, mentre altri come Gv 8,1-11 sono stati omessi.
Quello che interessava a me e ad Achille non è tanto la fondatezza filologica di questa disparità di trattamento, ma le sue conseguenze teologiche. Infatti come se ne ricava il testo della Bibbia, e dunque il suo insegnamento, sono una faccenda umana. Mentre nella vecchia TNM il TdG veniva invitato tramite le doppie parentesi a considerare il testo un’aggiunta, chi veda la nuova revisione del 2017 considererà quel versetto come Parola di Dio ispirata.
E non si tratta certo di un versetto poco importante dal punto di vista della teologia morale: in esso infatti si afferma la dottrina che Dio non guarda agli effetti dei nostri atti, ma alla consapevolezza con cui li compiamo, sicché una persona che fa il male credendo di fare il bene verrebbe da Gesù perdonata. Il concetto ha ricadute di vastissima portata, specie in sede di dibattito escatologico, allorché si debba discutere il destino di coloro che praticano religioni false credendo che siano la verità. Dio li accetterà nel suo Regno? Il versetto di Lc 23,34 potrebbe tirare acqua al mulino della tesi che chiunque adori Dio nel modo in cui egli crede corretto possa essere salvato. Quale che sia il nostro parere su questo tema, è evidente che questo versetto giocherebbe un ruolo nel dibattito, e dunque non è una faccenda di poco conto sapere se sia ispirato o meno. Ebbene, chiunque veda la TNM 2017 dovrebbe ritenere che esso faccia parte della Parola di Dio, mentre non era così in precedenza, a cagione delle doppie parentesi quadre.
Quali sono le conclusioni teologiche che ne dobbiamo trarre? La risposta è che non si vede come i TdG possano pretendere di avere una Bibbia, visto che non possono fondatamente ritenere di essere sicuri di sapere qual è il suo testo. Infatti se prima il CD riteneva quel versetto interpolato, e oggi invece lo ha riabilitato, significa che ha cambiato idea. Ma, se ha cambiato idea, significa che è fallibile, e che dunque potrebbe teoricamente cambiare idea su questo e su altri versetti nelle prossime eventuali revisioni.
Per questo noi cattolici sosteniamo da sempre che la Bibbia non stia in piedi da sola, e che ci sia bisogno di un’autorità, investita di infallibilità, che ti dica sia quali siano sia i libri della Bibbia sia quale sia il testo ispirato. Ma poiché né i protestanti né i TdG riconoscono alcuna autorità infallibile al di fuori della Bibbia, non hanno nessuno che possa dire loro infallibilmente quale sia il testo della Bibbia. Sicché se ne deve trarre la conseguenza paradossale che non avere nessuna autorità infallibile fuori dalla Bibbia implichi non avere affatto la Bibbia. Si avrà soltanto la scelta di passi, del tutto umana e modificabile, messa in campo di volta in volta dal CD, il quale però, avendo cambiato idea su certi passi, denuncia se stesso come fallibile, e dunque è fallibile anche la sua creazione. Che senso ha dunque dire che la Bibbia sia ispirata parola per parola e infallibile, se noi la Bibbia non ce l’abbiamo? Basta un granello a far inceppare tutto l’ingranaggio, e non occorre che sia un versetto teologicamente importante come Lc 23,24. Questo discorso si può fare con qualsiasi altro versetto. Se non esiste una fonte infallibile, la scelta del testo da considerare canonico è fallibile, come infatti s’è rivelato presso i TdG che hanno operato una revisione, trovandosi dunque ad avere due Bibbie diverse prima e dopo il 2017.
Si badi che qui non si sta discutendo della fondatezza filologica di questa discriminazione tra Lc 23,34 e Gv 8,1-11. Può darsi benissimo che effettivamente il primo versetto sia autentico mentre il secondo un’aggiunta postuma, sebbene il NA 28 li classifichi nel medesimo modo. Quello che si sta dicendo è che, quale che sia la fondatezza scientifica di questa discriminazione, essa sarà sempre e solo una scelta fatta in base ad una scienza umana, ossia sulla base delle limitate e sempre rivedibili conoscenze che la filologia ha oggi. Sicché se anche ipotizzassimo che il CD ha fatto bene, allo stato della scienza attuale ad integrare nel testo Lc 23,34 e non Gv 8,1-11, questa scelta sarebbe sempre e comunque operata sulla base di fallibili ragionamenti umani suscettibili di modifica (come del resto è dimostrato dal fatto che il CD proprio su questi versetti pare aver cambiato idea, rivedendo una sua previa scelta di non inclusione, e inserendo questo testo nello stesso tempo in cui ne espungeva un altro). Sicché poiché la scelta del CD è frutto di una revisione, essa si rivela opera di uomini ed umana. Ne segue che i TdG non possono essere sicuri di avere in mano la Bibbia.
In casa cattolica com’è noto il problema è risolto da tempo, perché la Chiesa ha dichiarato canonici, e dunque ispirati, i versetti come sono presenti nella Vulgata di Girolamo, e non come i testi uscirono dalle mani degli agiografi. Inoltre, come già detto, il cattolicesimo sta in piedi eventualmente anche senza la Bibbia, perché cronologicamente precede la sua creazione, e anzi, la Chiesa dichiara che il Nuovo Testamento sia solo una trascrizione parziale di parte della propria dottrina.
Ad maiora