Rosa di Saron
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Rosa di Saron
Perché nella bibbia tdg la rosa di saron e tradotta zafferano?
- Achille
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La parola ebraica può anche significare zafferano: «חֲבַצֶּלֶת chăbatstseleth, khab-ats-tseh'-leth; di derivazione incerta; probabilmente zafferano di prato: —rose.»
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Achille ha scritto:La parola ebraica può anche significare zafferano: «חֲבַצֶּלֶת chăbatstseleth, khab-ats-tseh'-leth; di derivazione incerta; probabilmente zafferano di prato: —rose.»
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È molto difficile da stabilire, perché poco conosciamo della botanica antica; per es. proprio dello zafferano sappiamo che per la sua abnorme variabilità di cromosomi può dar origine a infiniti ibridi, per cui, ove zafferano fosse, potrebbe perfino essere una specie che non esiste piú. Ad ogni modo candidato ideale sarebbe lo zafferano autunnale. Personalmente mi pare più probabile, con altri esegeti, che fosse un narciso. Linguisticamente la parola ebraica rimanda a un fiore con bulbo. Direi da escludere che fosse una rosa in senso stretto, non solo perché LXX e Vulgata traducono genericamente con flos, cioè ‘fiore’.
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
GIOVANNI, III, 19. (G. Leopardi, La ginestra, esergo)
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Primo post — Presentazione — Staurós: palo o croce? (link esterno)
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
GIOVANNI, III, 19. (G. Leopardi, La ginestra, esergo)
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Primo post — Presentazione — Staurós: palo o croce? (link esterno)
No, perché? Oltretutto siamo in poesia, per questo stesso il linguaggio si presta a essere metaforizzato: il term. rosa, poi, è poetico per eccellenza, lo trovi anche nel titolo del celebre libro di U. Eco, ove certo non indica il fiore: stat rosa pristina nomine, stat in nomine rosa; la rosa che era è ormai tale solo nel nome [Bernardo Morliacense].
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
GIOVANNI, III, 19. (G. Leopardi, La ginestra, esergo)
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E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
GIOVANNI, III, 19. (G. Leopardi, La ginestra, esergo)
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