Julian ha scritto:
Trianello vorrei chiederti cosa ne pensi del problema dell’inerranza biblica. Per quanto ne sappia tutti i padri erano convinti dell’assoluta inerranza delle scritture. Come mai questa idea è stata abbandonata? Non faceva forse parte della tradizione di cui abbiamo parlato?
Dipende tutto da cosa si intende per “inerranza”. Il concetto di “inerranza” delle Scritture così come questo è inteso dai fondamentalisti biblici è un parto della modernità ed è figlio della rivoluzione scientifica. I fondamentalisti biblici assumono il concetto di “esattezza” così come questo è stato partorito dalla scienza moderna e lo applicano acriticamente al testo sacro, incuranti del fatto che il suddetto fu scritto in un periodo storico ed in un ambiente culturale in cui questo concetto non esisteva assolutamente e che, appunto, non fu scritto per ottemperare al medesimo. Così, per ironia della sorte, poi gli stessi fondamentalisti biblici sono costretti a tentare di contraddire quanto ci dice la scienza lì dove questa ci dice qualcosa che non è in accordo che con la lettura che loro fanno della Bibbia, inventandosi tutta una pseudo-scienza che sembrerebbe, invece, dare ragione a quest'ultima. Tutto ciò, ovviamente, dipende dal fatto che la fede di costoro nella Bibbia è fondata sulla Bibbia stessa, lì dove, invece la fede cattolica è fondata sulla Chiesa (e la stessa cosa valeva per i Padri). Diceva Agostino che non avrebbe creduto al Vangelo se non vi fosse stato costretto dall'autorità della Chiesa.
Ora, è evidente che la lettura che i Padri facevano della Bibbia non occupava alcun posto il moderno metodo storico-critico, ma questo non significa che gli stessi avrebbero sottoscritto il concetto di “inerranza” così come questo è stato elaborato dai fondamentalisti biblici contemporanei. Semplicemente, per lo più, non si posero mai il problema di dover giustificare una qualche discrepanza tra il dettato biblico e i dati scientifici, e questo in ragione del fatto che, al loro tempo, la scienza sperimentale non esisteva e non esisteva nemmeno il concetto di “esattezza” da questa propugnato. Lì dove, però, se lo posero il problema, il loro atteggiamento non fu certo di ottuso attaccamento alla lettera, perché, come dicevo, la loro fede nella Bibbia non dipendeva dalla Bibbia stessa, ma dall'autorità della Chiesa, la quale li assicurava, così come assicura noi oggi, che questa non erra su ciò che concerne la nostra salvezza ed i mezzi per ottenerla. Scriveva, infatti, Agostino, a riguardo degli autori della Sacra Scrittura, che “lo Spirito di Dio che parlava per mezzo di essi, non intendeva ammaestrare gli uomini su queste cose (cioè sull'intima costituzione degli oggetti visibili), che non hanno importanza alcuna per la salvezza eterna.”
De Gen. ad litt. 2, 9, 29. Per Agostino l'unica cosa su cui la Scrittura non può errare, quindi, è ciò che concerne la nostra salvezza, tutto il resto non mette in gioco l'autorevolezza della Bibbia quale parola di Dio, che, appunto, non si impone alla nostra attenzione di credenti come autorità storico-scientifica, ma in quanto additata dalla Chiesa come autorevole in relazione alla salvezza degli uomini.