Perche' Dio permette il male
Inviato: 12/01/2012, 22:15
Sapete quando ero in sala la maggior parte dei fratelli e sorelle mi dicevano che la massima attrazione per la sala del Regno era dovuta alla spiegazione del perche' esiste il male , spiegazione nelle riviste che a me sembrava assurda ma sempre migliore di quella del catechismo Cattolico , poi un giorno capii' il tutto e vorrei farvi partecipi amici cattolici e ex fratelli e ex sorelle di sventura
Risposta: Tra le cause del rifiuto di Dio, il Concilio Vaticano, giustamente, pone la responsabilità da
parte di molti credenti di presentare un Dio che poco o nulla a che vedere con il Dio dei vangeli.
La causa dell’ateismo, la roccia sulla quale si costruisce l’ateismo o il rifiuto di Dio, è responsabilità
di noi cristiani, quale Dio noi presentiamo agli altri.
Voi capite che quando noi presentiamo alle persone un Dio del quale le persone si sentono migliori,
questo Dio viene rifiutato perché inutile.
Una delle immagini di Dio che più causa l’inciampo di persone che vogliono credere, ma che
ragionando con la propria testa - ed è legittimo ragionare con la propria testa, voler capire - non
riescono ad accettare, è quella, almeno così come comunemente e popolarmente viene intesa, del
Dio onnipotente.
Se noi affermiamo che Dio è onnipotente, subito balza agli occhi una grande contraddizione, perché
se Dio è onnipotente allora non è buono. Se Dio è onnipotente, ripeto, così come popolarmente e
comunemente si intende l’onnipotenza, cioè che può fare tutto, allora non è un Dio buono, perché
come fa a rimanere insensibile di fronte alle tremende tragedie e sofferenze dell’umanità?
Se diciamo che Dio è onnipotente, allora non è un Dio buono. Se diciamo che Dio è buono, allora
non è onnipotente perché l’onnipotenza di questo Dio buono non è che si manifesta.
E ancora possibile oggi giustificare l’assenza dell’intervento di Dio di fronte ai mali, di fronte
all’obiezione: se Dio è onnipotente perché permette il male?
La giustificazione banale, insultante nei confronti di Dio, è che Dio non vuole il male, ma lo
permette. Dio non vuole il male, ma lascia che ci sia. Un Dio che non vuole il male, ma lo permette,
è ugualmente un Dio complice di questo male.
Chi di noi, non volendo il male e potendo evitarlo, lascia che questo male scorra continuo?
L’immagine che tradizionalmente si dice che Dio non vuole il male, ma lo permette è un’immagine
insultante di questo volto di Dio, un Dio insensibile alle sofferenze dell’uomo.
Questa immagine errata di Dio è ciò che fa nascere il rifiuto della divinità perché, quando l’uomo si
scopre migliore di questo Dio, non sa che farsene. Può darsi che Dio esista, ma è poco o nulla
influente nella nostra esistenza. Di un Dio così non sappiamo che farne.
Ma siamo sicuri che Dio è onnipotente?
Nella Bibbia ebraica la parola “onnipotente” non esiste, c’è soltanto nella traduzione latina che fece
Girolamo.
Ci sono due nomi, attribuiti a Dio, che già San Girolamo non sapeva come tradurre. San Girolamo è
stato il primo, incaricato dal papa dell’epoca, papa Damaso, a tradurre la Bibbia ebraica nella lingua
latina. Un lavoro ciclopico non esente da errori, da cattive interpretazioni. Comunque una persona
sola ha fatto veramente un lavoro straordinario. Ma Girolamo si è trovato di fronte a due nomi
diversi e non sapendo come tradurli, li ha tradotti tutti e due - due nomi completamente differenti -
con lo stesso termine latino omnipotens, da cui onnipotente.
L’immagine di Dio onnipotente, nasce nella Bibbia ebraica tradotta nella lingua latina, per una
interpretazione inesatta o errata di Girolamo perché il concetto di onnipotenza non c‘è. C’è il
concetto di signoria: il Signore è sovrano di tutto, ma non onnipotente.
33
Dall’immagine di un Dio onnipotente nasce il detto che non cade foglia senza che Dio lo voglia.
Questo insano proverbio, che tanto influenzò una spiritualità deviata e deviante ed è la causa
dell’abbandono della fede da parte di tante persone provate dalla vita, ha le sue radici in un’errata
traduzione di un brano de vangelo secondo Matteo:
“Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza
che il Padre vostro lo voglia” (Mt 10,29).
Ma questo modo di tradurre non rende l’idea del testo greco, dove si legge che “nemmeno uno di
essi cadrà a terra senza il Padre vostro” e che la traduzione latina (Vulgata) ha reso con “sine Patre
vestro” e la Bible de Jérusalem giustamente traduce: “all’insaputa (à l’insu)”.
Interpretazione confermata dal passaggio parallelo nel vangelo di Luca dove si legge che
“nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio” (Lc 12,6).
È pertanto significativa la differente traduzione e interpretazione: non la volontà del Padre, ma
all’insaputa del Padre. L’evangelista, infatti, vuole invitare alla piena fiducia in un Padre che
conosce gli uomini molto più di quanto essi possano conoscersi (sa persino quanti capelli hanno in
testa, Mt 10,30), e al quale nulla di ciò che avviene sfugge, neanche quanto accade alle più
insignificanti creature, come appunto erano considerati gli uccelli nella cultura dell’epoca.
È proprio da questa immagine, di un Padre che non è indifferente a quel che accade agli uomini, ma
attento ai bisogni dei suoi figli, un Padre che non interviene nelle necessità, ma le precede, che
nacque graficamente la figura del triangolo, simbolo trinitario, con l’occhio al suo interno. Questa
rappresentazione doveva infondere piena fiducia sapendo che qualsiasi cosa accada siamo sotto lo
sguardo di Dio. Purtroppo si trasformò invece in un’immagine che incuteva timore e paura
Risposta: Tra le cause del rifiuto di Dio, il Concilio Vaticano, giustamente, pone la responsabilità da
parte di molti credenti di presentare un Dio che poco o nulla a che vedere con il Dio dei vangeli.
La causa dell’ateismo, la roccia sulla quale si costruisce l’ateismo o il rifiuto di Dio, è responsabilità
di noi cristiani, quale Dio noi presentiamo agli altri.
Voi capite che quando noi presentiamo alle persone un Dio del quale le persone si sentono migliori,
questo Dio viene rifiutato perché inutile.
Una delle immagini di Dio che più causa l’inciampo di persone che vogliono credere, ma che
ragionando con la propria testa - ed è legittimo ragionare con la propria testa, voler capire - non
riescono ad accettare, è quella, almeno così come comunemente e popolarmente viene intesa, del
Dio onnipotente.
Se noi affermiamo che Dio è onnipotente, subito balza agli occhi una grande contraddizione, perché
se Dio è onnipotente allora non è buono. Se Dio è onnipotente, ripeto, così come popolarmente e
comunemente si intende l’onnipotenza, cioè che può fare tutto, allora non è un Dio buono, perché
come fa a rimanere insensibile di fronte alle tremende tragedie e sofferenze dell’umanità?
Se diciamo che Dio è onnipotente, allora non è un Dio buono. Se diciamo che Dio è buono, allora
non è onnipotente perché l’onnipotenza di questo Dio buono non è che si manifesta.
E ancora possibile oggi giustificare l’assenza dell’intervento di Dio di fronte ai mali, di fronte
all’obiezione: se Dio è onnipotente perché permette il male?
La giustificazione banale, insultante nei confronti di Dio, è che Dio non vuole il male, ma lo
permette. Dio non vuole il male, ma lascia che ci sia. Un Dio che non vuole il male, ma lo permette,
è ugualmente un Dio complice di questo male.
Chi di noi, non volendo il male e potendo evitarlo, lascia che questo male scorra continuo?
L’immagine che tradizionalmente si dice che Dio non vuole il male, ma lo permette è un’immagine
insultante di questo volto di Dio, un Dio insensibile alle sofferenze dell’uomo.
Questa immagine errata di Dio è ciò che fa nascere il rifiuto della divinità perché, quando l’uomo si
scopre migliore di questo Dio, non sa che farsene. Può darsi che Dio esista, ma è poco o nulla
influente nella nostra esistenza. Di un Dio così non sappiamo che farne.
Ma siamo sicuri che Dio è onnipotente?
Nella Bibbia ebraica la parola “onnipotente” non esiste, c’è soltanto nella traduzione latina che fece
Girolamo.
Ci sono due nomi, attribuiti a Dio, che già San Girolamo non sapeva come tradurre. San Girolamo è
stato il primo, incaricato dal papa dell’epoca, papa Damaso, a tradurre la Bibbia ebraica nella lingua
latina. Un lavoro ciclopico non esente da errori, da cattive interpretazioni. Comunque una persona
sola ha fatto veramente un lavoro straordinario. Ma Girolamo si è trovato di fronte a due nomi
diversi e non sapendo come tradurli, li ha tradotti tutti e due - due nomi completamente differenti -
con lo stesso termine latino omnipotens, da cui onnipotente.
L’immagine di Dio onnipotente, nasce nella Bibbia ebraica tradotta nella lingua latina, per una
interpretazione inesatta o errata di Girolamo perché il concetto di onnipotenza non c‘è. C’è il
concetto di signoria: il Signore è sovrano di tutto, ma non onnipotente.
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Dall’immagine di un Dio onnipotente nasce il detto che non cade foglia senza che Dio lo voglia.
Questo insano proverbio, che tanto influenzò una spiritualità deviata e deviante ed è la causa
dell’abbandono della fede da parte di tante persone provate dalla vita, ha le sue radici in un’errata
traduzione di un brano de vangelo secondo Matteo:
“Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza
che il Padre vostro lo voglia” (Mt 10,29).
Ma questo modo di tradurre non rende l’idea del testo greco, dove si legge che “nemmeno uno di
essi cadrà a terra senza il Padre vostro” e che la traduzione latina (Vulgata) ha reso con “sine Patre
vestro” e la Bible de Jérusalem giustamente traduce: “all’insaputa (à l’insu)”.
Interpretazione confermata dal passaggio parallelo nel vangelo di Luca dove si legge che
“nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio” (Lc 12,6).
È pertanto significativa la differente traduzione e interpretazione: non la volontà del Padre, ma
all’insaputa del Padre. L’evangelista, infatti, vuole invitare alla piena fiducia in un Padre che
conosce gli uomini molto più di quanto essi possano conoscersi (sa persino quanti capelli hanno in
testa, Mt 10,30), e al quale nulla di ciò che avviene sfugge, neanche quanto accade alle più
insignificanti creature, come appunto erano considerati gli uccelli nella cultura dell’epoca.
È proprio da questa immagine, di un Padre che non è indifferente a quel che accade agli uomini, ma
attento ai bisogni dei suoi figli, un Padre che non interviene nelle necessità, ma le precede, che
nacque graficamente la figura del triangolo, simbolo trinitario, con l’occhio al suo interno. Questa
rappresentazione doveva infondere piena fiducia sapendo che qualsiasi cosa accada siamo sotto lo
sguardo di Dio. Purtroppo si trasformò invece in un’immagine che incuteva timore e paura