IL “REPARTO SCRITTORI” DELLA WATCHTOWER SOCIETY

In questo spazio si discute di argomenti di vario genere relativi ai Testimoni di Geova e che non sono inclusi nelle altre sezioni

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Achille
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IL “REPARTO SCRITTORI” DELLA WATCHTOWER SOCIETY

Messaggio da Achille »

IL “REPARTO SCRITTORI” DELLA WATCHTOWER SOCIETY
di Sergio Pollina

PREMESSA
Questo scritto non vuole aggiungersi né sostituirsi alla moltitudine di altri, spesso eccellenti e ben documentati, sulla cronologia degli eventi del regno di Babilonia e della nazione d’Israele, e sulle relazioni fra entrambi. Il suo scopo è semplicemente quello di evidenziare il modus operandi della Watchtower Society nel preparare e distribuire quello che essa definisce “cibo spirituale a suo tempo”, “cibo soddisfacente”, “cibo spirituale al tempo opportuno” [1], che dev’essere considerato dal popolo dei suoi seguaci come proveniente da Dio tramite il suo spirito santo [2].

Per necessità, data la formazione culturale di chi scrive, nell’elaborazione di questo lavoro non si fa riferimento al testo biblico come alle “Scritture Ispirate”, o alle “Sacre Scritture”, ma semplicemente come agli scritti che compongono il Canone Biblico, e che, dal punto di vista letterario vanno considerati alla stessa stregua di opere come l’Iliade o l’Odissea, ricche della loro vetustà e del loro inestimabile valore storico e religioso (quest’ultimo inteso come storia della religione israelitica). Lo stesso discorso vale per la figura di Gesù di Nazaret, visto con gli occhi del ricercatore e non del credente.

È una necessità seguire questi criteri perché nell’affrontare temi quali la cronologia, l’archeologia, la storia, la critica testuale e la “Formgeschichte”, la fede, qualunque essa sia, non può essere un elemento di valutazione; essa è di per sé irrazionale, o comunque non oggettiva, e quindi fuori dal quadro [3].

Ciò che segue è pertanto il tentativo di dimostrare che la Watchtower Society sin dal suo sorgere (Russell, Rutherford, Knorr, Franz, attuale Corpo Direttivo) non ha mai usato la Bibbia per trovarvi le ragioni della sua fede (giusta o sbagliata che sia), ma piuttosto come un’opera dalla quale espungere, con vari adattamenti e con metodo assolutamente antiscientifico elementi a sostegno delle idee — spesso e volentieri balzane, altre volte copiaticce — del “profeta” di turno (La Torre di Guardia 1° aprile 1983, pag. 27; 15 settembre 1972, pag. 549).

È un obbligo rispettare le idee altrui, e tanto più la loro fede. Ma è un obbligo ancor più vincolante quello di “dire la verità ciascuno al suo prossimo” — Ef. 4:25; ed è ad esso che, purtroppo, la Watchtower Society e il suo Corpo Direttivo sono molto spesso venuti meno dal loro inizio ad oggi.
Continua...
_____________________________________________________________
[1] w02 1/10 pp.17-22; w04 15/1 pp. 15-20; es 12 pp. 67-77.
[2] w02 1/10 pp. 12-17; w 04 15/12 pp. 17-22; w08 15/3 pp. 3-7.
[3] E questa non è la mia opinione, io non sono un erudito e quindi non ho voce in capitolo, ma è quella di una voce protagonista di primo piano nel campo degli studi biblici: quella del professor J. Alberto Soggin che nel suo Introduzione all’Antico Testamento (Paideia ed.), parlando della scienza che studia la letteratura biblica dal punto di vista storico-critico e letterario, alle pp. 36, 37, scrive: « Già i redattori, più raramente gli autori dei testi, hanno sentito la necessità di premettere ai materiali da loro raccolti certe osservazioni che ne dovevano facilitare la comprensione, situandoli nel proprio contesto storico ed ideologico … Questi esempi … hanno in comune la consapevolezza che non è possibile comprendere l’atteggiamento di persone e di scuole di pensiero, e quindi degli scritti che da esse scaturiscono, senza conoscere gli avvenimenti o le situazioni che li hanno condizionati in tutto o anche solo in parte. Per esempio, l’ignoranza della religione cananea limiterebbe notevolmente la nostra comprensione del messaggio profetico, in continua lotta contro il sincretismo religioso; né potremmo comprendere adeguatamente il messaggio politico o sociale della profezia biblica, ove ignorassimo le situazioni che l’hanno condizionato». È solo così che si può leggere il testo biblico, un’opera letteraria estremamente complessa, che in ogni sua parte scaturisce da situazioni contingenti del periodo e dalle esigenze del tempo, che solo se note possono aiutare a comprenderne certi brani che altrimenti mal si concilierebbero con il Dio misericordioso di Gesù Cristo se le attribuissimo il valore di un “libro sacro” ispirato da Dio. La straordinaria crudeltà con la quale il Dio d’Israele ordina di trattare i suoi nemici si comprende solo alla luce di quanto abbiamo detto. «E [Giosué] appese il re di Ai a un palo fino alla sera» — Gios. 8:29; «Così Geova farà a tutti i vostri nemici ai quali muovete guerra … E dopo di ciò Giosué li colpiva e li metteva a morte e li appendeva a cinque pali, e continuarono a pendere dai pali fino a sera» — Gios. 10:25, 26; «A ciò Geova disse a Giosué: “Non avere timore per causa loro, perché domani verso quest’ora li abbandonerò tutti uccisi a Israele. Ai loro cavalli taglierai i garretti … dopo ciò Giosué fece loro proprio come Geova gli aveva detto: ai loro cavalli tagliò i garretti» — Gios. 11:6, 9; «Essendosi Adoni-Bezec dato alla fuga, lo inseguirono e lo afferrarono e gli mozzarono i pollici delle mani e gli alluci dei piedi. A ciò Adoni-Bezec disse: “ … Dio mi ha ripagato”» — Giud. 1:6, 7; «Allora Saul disse: “Direte questo a Davide: ‘Il re ha diletto non nel denaro del matrimonio, ma in cento prepuzi dei Filistei, per vendicarsi dei nemici del re … Dunque Davide venne a portare i loro prepuzi e ne diede il numero completo al re» — 1 Sam. 18:25-27.
Oppure le minuziose, dettagliate istruzioni con le quali Dio comanda sia a Mosé che a Salomone di realizzare prima il tabernacolo nel deserto, poi il tempio, e che appartengono a tecniche costruttive di popoli estranei a Israele, si comprendono solo alla luce di ciò che abbiamo detto; farebbe altrimenti sorridere il Sovrano dell’universo che spiega come fare i nodi o quanto profonda dev’essere la buca di una latrina!
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Messaggio da Ray »

Ciò che segue è pertanto il tentativo di dimostrare che la Watchtower Society sin dal suo sorgere (Russell, Rutherford, Knorr, Franz, attuale Corpo Direttivo) non ha mai usato la Bibbia per trovarvi le ragioni della sua fede (giusta o sbagliata che sia), ma piuttosto come un’opera dalla quale espungere, con vari adattamenti e con metodo assolutamente antiscientifico elementi a sostegno delle idee — spesso e volentieri balzane, altre volte copiaticce — del “profeta” di turno
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Ray

Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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Messaggio da Cogitabonda »

Già, usano la Bibbia come un ubriaco usa un lampione: come sostegno e non per farsi illuminare.
Compiacersi di aver ragione è sgradevole - Avere troppa coscienza di sé è odioso - Commiserarsi è infame
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Messaggio da Mentalist »

Ciao Achille,

la metti qualche altra pagina 'sta sera ?
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Messaggio da Amalia »

Cogitabonda ha scritto:Già, usano la Bibbia come un ubriaco usa un lampione: come sostegno e non per farsi illuminare.
:quoto100: bellissimo ed efficacissimo paragone!Immagine
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Messaggio da polymetis »

la fede, qualunque essa sia, non può essere un elemento di valutazione; essa è di per sé irrazionale, o comunque non oggettiva, e quindi fuori dal quadro [3].
Vero, una ricerca scientifica dovrebbe prescindere dalla nostra fede personale, ma non vedo cosa c'entri questa frase, col suo invito a prescindere dalla fede nella ricerca scientifica, con la citazione di Soggin in nota, che parla di tutt'altro. Soggin ad es. non avrebbe mai definito la fede "irrazionale", cioè contraria alla ragione, ma al massimo meta-razionale, cioè che va oltre i limiti della ragione, e, proprio per questo, sebbene non contraria alla ragione, non può far parte di un dibattito scientifico perché non è un criterio intersoggettivo.
La nota di Soggin così come riportata non dice nulla della fede o non fede che deve avere il biblista moderno, parla solo della necessità di conoscere le credenze religiose degli agiografi per interpretare il loro pensiero.
Se Pollina legge quello che scrivo, forse dovrebbe togliere quella nota, che non significa nulla.

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Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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Achille
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Messaggio da Achille »

polymetis ha scritto:Se Pollina legge quello che scrivo, forse dovrebbe togliere quella nota, che non significa nulla.
Ho segnalato questa tua osservazione (e la discussione nel forum) a Pollina.

Achille
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Messaggio da Achille »

IL DILEMMA: 607 O 587?

Perché per la Società Torre di Guardia è così importante dimostrare che Gerusalemme fu distrutta dal re Babilonese Nabucodonosor nel 607 a.E.V. e non nel 587 a.E.V., com’è comunemente accettato? A forza di leggere centinaia di articoli sulle pubblicazioni Watchtower e le dottissime dissertazioni di Carl Olof Jonsson, di Doug Mason e di alcuni altri, a loro volta contraddette da manipoli di “studiosi” di ogni estrazione, probabilmente ci è sfuggito il nòcciolo della questione, che di proposito è stato sommerso da infiniti e inutili dettagli affinché si credesse che una volta assodato che la data del 607 è corretta (e non lo è!), la Watchtower aveva ancora una volta dimostrato “la superiorità della Bibbia sugli storici secolari” [4] . Questo è un trucco affatto nuovo: si attira l’attenzione su un particolare per distrarla dal quadro generale. Ecco, allora, il perché: perché senza il 607 non si arriva al 1914, e senza il 1914 la Watchtower finisce di esistere! Quindi bisogna difendere strenuamente quella data per mantenere all’impiedi l’intera costruzione. Ma c’è un problema grosso come una casa, ed è veramente strano che nessuno se ne sia accorto. Oggi difendere il 607 per difendere la cronologia dei testimoni di Geova è come se volessimo tentare trattamenti straordinari per curare un raffreddore a un malato terminale di cancro al pancreas. Spiegherò più avanti il perché.

Un’altra stranezza che emerge dall’ultimo, importante articolo della Watchtower sull’argomento (La Torre di Guardia 1° ottobre 2011; 1° novembre 2011), è che esso si apre con una domanda alla quale poi non viene data alcuna risposta. La domanda (pag. 26) è la seguente: “[Quando fu distrutta l’antica Gerusalemme?] perché è importante saperlo; cosa dimostrano le prove.” Ma dopo aver letto i due articoli non si trova niente che spieghi perché sia importante che Gerusalemme sia stata distrutta 20 anni prima o dopo su un periodo di due millenni e mezzo, ma probabilmente lo si dà per scontato. Per amore del ragionamento, assumiamo per un istante che la Bibbia (alias, il Corpo Direttivo) abbia ragione, e allora?

In realtà, e i testimoni di Geova lo sanno bene, tutte queste preoccupazioni per tavolette d’argilla, tavole astronomiche, canoni tolemaici e mercanzia varia, incomprensibili ai comuni lettori delle riviste che li saltano a piè pari, servono solo a una cosa: a suffragare la data del 1914, in base alla arcinota e arzigogolata teoria dei “Tempi dei Gentili”, o “Fissati tempi delle nazioni” [5]; se cede il 607 crolla tutto! Se è giusto il 587, il 1914 diventa il 1934 e in quell’anno, purtroppo, mancavano ancora 5 anni alla Seconda Guerra Mondiale, che avrebbe potuto far comodo; ma il 1934, triste a dirsi, è una data anonima. Qualcuno potrebbe obiettare: ma è l’anno di nascita di Paperino (Donald Duck); altri direbbero: l’Italia sconfisse la Cecoslovacchia ai mondiali!; altri ancora ricorderebbero che fu fatto santo Giovanni Bosco, ma tutto questo non riesce a collegarsi in alcun modo con i calcoli di John Aquila Brown e di C.T. Russell. Forse, forse, qualcosa si potrebbe studiare riguardo al fatto che fu l’anno in cui Adolf Hitler divenne Cancelliere del Reich, ma è poco, troppo poco. E allora bisogna insistere sul 1914.

Per chi lo avesse dimenticato, una rinfrescata alla memoria si trova, per esempio, alle pagine 138 – 141 del libro Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca,[6] dove è presentato sinteticamente il calcolo che dal 607 porta al 1914. Chiunque dopo averlo letto capisce che se il 607 è una data fasulla, il calcolo scoppia come una bolla di sapone.

Ma il punto non è questo, è un altro, ed è ormai arcinoto. La data del 1914, a prescindere dal come ci si arrivi, doveva portare a qualcos’altro oltre che alla Prima Guerra Mondiale, per lo meno per Russell e per gli attuali Testimoni. Qualcuno ha visto niente? È accaduto qualcosa che ci è sfuggito negli ultimi 100 (e sottolineo 100) anni? Non sembra; eppure avrebbe dovuto accadere; infatti, secondo il libro appena citato, a pagina 154, § 8, leggiamo quanto segue: “Gesù disse: ‘Questa generazione non passerà affatto finché tutte queste cose [inclusa la fine di questo sistema] non siano avvenute’. — (Matt. 24:34, 14) A quale generazione si riferiva Gesù? Alla generazione di persone in vita nel 1914 [7] … Possiamo quindi essere certi di questo: fra breve sopraggiungerà l’improvvisa fine di tutta la malvagità e di tutti i malvagi ad Armaghedon”. Quel “fra breve” di cui i membri del Reparto Scrittori erano certi fu scritto 30 anni fa e, a meno di ipotizzare (vuoi vedere che prima o poi lo fanno?) che la durata di una generazione sia quella della vita di Matusalemme, che bisogno c’è di scomodare le cronologie dell’intero vicino e medio oriente per capire che è finita! Fine, stop, tempi dei gentili, alberi di Daniele, pazzia di Nabucodonosor, carestie, pestilenze e tutto il resto, sono arnesi inutilizzabili di fronte all’implacabile scure del tempo che ha fatto giustizia dei sogni e delle illusioni. Ecco perché prima ho fatto riferimento al curare il raffreddore di un malato terminale; il raffreddore è il 607, anche se lo si cura rimane il cancro, cioè il fallimento senza rimedio di tutto il resto; rimarrebbe loro la soddisfazione (!?) di aver fatto un calcolo giusto ma il malato è morto lo stesso!
Continua.
___________________________________
[4] Vale la pena ricordare un fatto di rilevante importanza, e cioè che in tutti i libri che compongono il canone delle scritture pre e post cristiane non è mai menzionata una sola data. Tutte, ma proprio tutte le date cui si fa riferimento e alle quali attinge abbondantemente la Watchtower sono frutto del lavoro dei cosiddetti “storici secolari”. Tutte le date significative, il 455 a.E.V., il 539 a.E.V., il 29 EV, e molte altre, la Watchtower le deve agli storici e non al Reparto Scrittori. Sia chiaro che sebbene nelle pubblicazioni del CD appaia con estrema frequenza l’espressione “cronologia biblica”, si tratta di un’invenzione perché nella Bibbia non viene mai indicata nessuna data, solo riferimenti agli anni di accessione al regno: “Nel mese di Nisan, nel ventesimo anno di Artaserse … (Neemia 2:1), oppure “Nel quindicesimo anno del regno di Tiberio Cesare, quando Ponzio Pilato era governatore della Giudea, ed Erode era governante del distretto della Galilea, ma Filippo suo fratello era governante del distretto del paese dell’Iturea e della Traconitide, e Lisania era governatore del distretto dell’Abilene … (Luca 3:1) e così via. Quando, per esempio, nel riquadro a pag. 31 della Torre di Guardia del 1° ottobre 2011 troviamo scritto: “Per riassumere: solitamente gli storici dicono che Gerusalemme fu distrutta nel 587 a.E.V.; la cronologia biblica indica chiaramente che la distruzione avvenne nel 607 a.E.V.;”. [Piccola interruzione per ricordare che nella Bibbia non figurano né la prima né la seconda data]. Continuiamo nella lettura: Gli storici basano le loro conclusioni principalmente sugli scritti di storici classici e sul canone di Tolomeo; Gli scritti degli storici classici contengono errori significativi e non sempre concordano con le tavolette d’argilla”. La Torre di Guardia sta dicendo semplicemente che non concorda con quanto emerge dagli scritti di alcuni storici; con i quali concorda allora? Nell’edizione successiva del 1° novembre troviamo che è fondamentale per loro la data del primo anno di regno di Ciro re di Persia che gli storici secolari fissano nel 537 a.E.V.; se quindi gli storici secolari non avessero provveduto questa data loro non saprebbero che pesci pigliare. Poi come al solito la Watchtower ricorre alla manipolazione per sostenere le sue tesi. A pag. 23 pone la domanda: “Cosa hanno detto gli esperti?” ed è essa stessa che fra gli esperti annovera il professor Ronald Sack, “un’autorità nello studio dei documenti cuneiformi”. Ma, secondo questa autorità che ha “esaminato numerose tavolette commerciali del periodo neobabilonese” le tavolette commerciali del periodo neobabilonese presentano delle discrepanze, pertanto essi affermano con sicurezza che “né le Cronache babilonesi né le tavolette commerciali consentono di stabilire con certezza che Gerusalemme fu distrutta nel 587 a.E.V.! Peccato che lo stesso professor Sack abbia dedicato a questo documento un intero libro intitolato Images of Nebuchadnezzar – The Emergence of a Legend , pubblicato nel 2004 da Rosemont Publishing & Printing Corp., che a pagina 45 dice: “Chiaramente la distruzione di Gerusalemme e del tempio di Salomone ad opera di Nabucodonosor nel 586 a.C. furono un boccone amaro da mandar giù”.
Riassumiamo per semplicità: ancora una volta la Watchtower mette in conflitto gli storici con la Bibbia e rivendica alla Bibbia la superiorità sugli storici. Nell’esponente “Perché aver fiducia nella Bibbia” a pagina 27 dice: “Attualmente la maggioranza degli storici crede che Gerusalemme venne distrutta nel 587. Tuttavia gli scrittori biblici Geremia e Daniele affermano chiaramente che gli ebrei rimasero in esilio per 70 anni, non 50. Tali affermazioni additano chiaramente il 607 quale anno della distruzione di Gerusalemme”. Attenzione! Daniele e Geremia non indicano una data ma un periodo di tempo. La data del 607 la Watchtower la deduce da quella che essa definisce una data assoluta, il 539 a.E.V. che è stata individuata dagli “storici secolari”, quindi non affidabile secondo i Testimoni. Quindi non esiste nessuna cronologia biblica in conflitto con la cronologia secolare, semmai vi è conflitto fra la cronologia degli studiosi e quella degli ignoranti (il Reparto Scrittori del Corpo Direttivo); vi è invece solo ed esclusivamente una cronologia senza aggettivi, non sempre esatta che va perfezionandosi nel corso del tempo man mano che emergono nuovi elementi dal lavoro degli archeologi e che la Torre di Guardia distorce, adatta, seleziona e adotta in base ai suoi interessi e certamente non in base alla ricerca della verità storica.

[5] Secondo La Torre di Guardia del 15 luglio 2006, pp. 4-7, quest’espressione “è l’elemento chiave per capire quando il regno inizia a dominare”.

[6] Questo libro fu presentato alle assemblee di distretto dei testimoni di Geova del 1982, “Verità del Regno”, e l’edizione speciale preparata per quell’occasione conteneva una pagina introduttiva che poi fu eliminata nelle ristampe successive. Essa era dedicata ai “Cari proclamatori del Regno”, e diceva: “Siamo tutti entusiasti all’idea di sopravvivere alla fine di questo mondo malvagio ed entrare nel giusto nuovo ordine di Dio. Che splendido futuro ci attende!” Pochi dubbi sul fatto che i “cari proclamatori” di 30 anni fa non poterono che trarne una ovvia conclusione: ci siamo! Ma, poche righe più avanti il commento inseriva una frase necessaria perché poi se non fosse accaduto niente non si potesse obiettare. Eccola: “Non sappiamo quanto tempo rimanga ancora prima della fine”. Insomma, vero è che non sappiamo quanto tempo, ma sappiamo che noi presenti (1982) ci entreremo nel Regno! Una contraddizione evidente! Eppure i Testimoni entusiasti, incuranti delle corbellerie, applaudivano.

[7] Non è questa la sede per la trattazione dell’argomento relativo alla durata della “generazione”; si rimanda ai numerosi articoli sul tema che prendono in considerazione le numerose modifiche apportate dal CD in proposito. Chi lo desiderasse può consultare, fra le centinaia, le seguenti riviste: La Torre di Guardia del 15 febbraio 2008; 1° novembre 1995; 15 aprile 1985.
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Messaggio da nastrigennaro »

Amalia ha scritto:
Cogitabonda ha scritto:Già, usano la Bibbia come un ubriaco usa un lampione: come sostegno e non per farsi illuminare.
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Luigi Cesarano
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Messaggio da Luigi Cesarano »

Nella prefazione dei 7 volumi del Pastore Russell, prefazione copiata di sana pianta anche dallo Schiavo Malvagio Freytag, si asserisce che per il credente basta leggere solo i volumi del Sottoscritto per poter accedere al Divino progetto salvifico, in quanto gli opuscoli spiegavano ben oltre le Sacre Scritture.
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Messaggio da Achille »

Seguito
Il discorso potrebbe finire qui, non c’è molto da dire in fondo. Si è profetizzato un evento che oltre ogni ragionevole dubbio non si è realizzato. È comprensibile che i Testimoni difendano a spada tratta le loro illusioni; se le perdono cosa gli rimane? Se li può consolare non sono i soli ad averle perse; a prescindere dai Milleriti e dalla vasta compagnia di gruppi che tra i secoli XIX e XX sono sorti come i funghi dopo la pioggia, i primi in assoluto a subire il duro colpo furono proprio i seguaci di Gesù; ma anche di questo ne parleremo più avanti. Ci soffermiamo adesso sul fondamento stesso del metodo seguito per dimostrare come il ragionamento che mette insieme la Watchtower non stia né in cielo né in terra, come d’altra parte, tutte le sue dottrine, frutto di un’abissale e irredimibile ignoranza che piaga tutti quelli che vogliono far diventare la Bibbia da quel che è, e cioè la storia di un popolo e della sua fede, in un testo ad uso e consumo di quei “profeti” antichi e moderni che su di essa vogliono edificare le loro fortune, e alimentare la loro megalomania. Premetto che in quanto segue farò come se il libro di Daniele fosse da prendere veramente come testo sacro, ma solo per necessità di argomentazione. Secondo i Testimoni (e non solo) ciò che accadde a Nabucodonosor ebbe un duplice adempimento. Uno sul protagonista della vicenda, l’altro 2.520 anni dopo. Da dove traggono questa conclusione?

Leggiamo Daniele 4:11-14 (TOB), dove il re pone una domanda a Daniele: “Questo è il sogno, che io, re Nabucodonosor, ho fatto. Ora tu, Baltazzar [8], dammene la spiegazione”, e Daniele gliela provvede: “L’albero che tu hai visto, grande e robusto, la cui cima giungeva fino al cielo e si poteva vedere da tutta la terra e le cui foglie erano belle e i suoi frutti abbondanti, … sei tu, re … Che il re abbia visto un vigilante, un santo che scendeva dal cielo e diceva: Tagliate l’albero, spezzatelo, però lasciate nella terra il ceppo delle sue radici legato con catene di ferro e bronzo fra l’erba della campagna e sia bagnato dalla rugiada del cielo e abbia sorte comune con le bestie della terra, finché sette tempi siano passati su di lui, questa, o re, ne è la spiegazione e questo è il decreto dell’Altissimo, che deve essere eseguito sopra il re, mio signore: Tu sarai cacciato dal consorzio umano e la tua dimora sarà con le bestie della terra; ti pascerai d’erba come i buoi e sarai bagnato dalla rugiada del cielo; sette tempi passeranno su di te, finché tu riconosca che l’Altissimo domina sul regno degli uomini e che egli lo dà a chi vuole”. Cosa accadde in seguito alla spiegazione di Daniele? “Tutte queste cose avvennero al re Nabucodonosor”. Tutte le cose si adempirono sul re, quindi. Ecco che a questo punto il gioco della Watchtower diventa un esercizio di destrezza, proprio come il gioco delle tre carte; la spiegazione è stata data, Dio ha umiliato il sovrano più potente dell’epoca, il sogno si è adempiuto. No, dice la Watchtower, c’è un seguito: “Qui un gigantesco albero, che si innalzava fino ai cieli, è usato per rappresentare Nabucodonosor, re di Babilonia. A quel tempo egli era il più alto governante umano. Nabucodonosor fu però costretto a riconoscere l’esistenza di un sovrano più alto. Questi è “l’Altissimo”, il “Re dei cieli, Geova Dio (Dan. 4:34, 27) Perciò, con un significato più importante, questo albero alto fino ai cieli viene a rappresentare il supremo dominio di Dio, particolarmente in relazione alla nostra terra”. (pagg. 138, 139). Questa è la spiegazione della Torre di Guardia, che inserisce una congiunzione fuori posto: “però”, “perciò Nabucodonosor fu costretto a riconoscere l’esistenza di un sovrano più alto”. No, Nabucodonosor non fu costretto, anzi! In un empito di riconoscenza per la riacquistata salute mentale, lodò esaltò e glorificò l’Altissimo [9]; il “però” non c’entra proprio, è stato inserito per creare un collegamento (inesistente) con il cosiddetto “secondo, o più grande adempimento”. Il successivo par. 15 di conseguenza, dato per scontato di aver convinto i lettori che il sogno di Nabucodonosor si riferisce anche al re di Babilonia, ma principalmente al dominio di Dio, pone la domanda: “Ma come e quando fu abbattuto il dominio di Dio?” che è essenziale per potere definitivamente spostare l’attenzione sugli arzigogoli del Corpo Direttivo piuttosto che sul chiaro e inequivocabile testo biblico. Quindi, ancora una volta si mescolano le carte e la confusione è totale. Adesso si salta da Daniele a Ezechiele, dove cambia il protagonista; qui è un re d’Israele, Sedechia, sul quale si abbatte la condanna divina (Ez. 21:25-27). Il “togli la corona” pertanto si riferisce a Sedechia detronizzato, ma i Testimoni devono leggere come se fosse a Dio che è tolta la corona, e pertanto si passa alla domanda successiva: quando se la sarebbe ripresa, Dio, questa corona?[10] Ecco che con un’acrobazia da salto carpiato triplo e senza rete, il ragionamento (o meglio, lo “sragionamento”) fa dare la risposta nientemeno che a Gesù (Luca 21:24)[11]. Un attento esame dei tre testi (Ezechiele, Daniele, Luca) non mostra il benché minimo legame o continuum fra di loro: epoche diverse, situazioni diverse, persone diverse; non vi è la benché minima possibilità che facciano parte di un unico argomento riguardante il progetto di Dio, esaurientemente corredato di riferimenti temporali per collocarlo nella storia futura, eppure è da questo guazzabuglio che il Corpo Direttivo trae spunto per un calcolo cervellotico che mette insieme il libro dei Numeri (14:34); di Ezechiele (21:25-27), di Daniele (4:34), delle Cronache (I Cron. 29:23), e il vangelo di Luca. Si parla, anche, di una “regola biblica” che semplicemente non esiste, il cui riferimento è a tutt’altro, si agita il tutto e ne esce un frullato da fare inorridire ogni serio studioso dei testi biblici. Così questo, se pure succintamente per la necessità di evitare un eccessivo appesantimento, è il metodo principe della Watchtower Society e del suo Reparto Scrittori: Creare un collegamento fra due fatti, due eventi, due personaggi, due storie che non hanno nulla in comune; costringere chi li legge ed assentire per il timore di scontentare Dio e Gesù Cristo [12], e poi proseguire sul fondamento che hanno creato dal nulla e che non esiste, per edificarvi sopra un ragionamento che “dimostra” le loro tesi. Se facessero così gli studenti del primo anno di Filosofia, di Archeologia o di Storia del Cristianesimo, verrebbero espulsi da tutte le scuole del Regno (come si diceva una volta)!
Continua
___________________________________
[8] Baltazzar vuol dire “Baal protegge il re”, e fu il re stesso che attribuì questo nome del suo dio a Daniele (Dan. 4:8).
[9] Qui è bene fare una precisazione. Qualcuno avrà notato che in tutto l’episodio il nome Geova, o comunque il Tetragrama YHWH non compare; se vi fosse stato la Watchtower ve lo avrebbe inserito, lo fa anche quando non c’è! Invece si menziona sempre e soltanto “l’Altissimo”. Nabucodonosor sa molto bene che esiste un “Altissimo” che domina sui cieli e al quale lui è devoto; si tratta di Marduk o Baal-Marduk o “Baal Merodac”, il re degli dei di Babilonia; non vi è nulla che induca a pensare che egli ritenesse il Dio di Daniele e non il suo, responsabile di ciò che gli accadde. Se ne fosse stato convinto avrebbe potuto benissimo esprimersi, nel ringraziamento, come aveva fatto in precedenza, quando aveva detto: “Benedetto il Dio di Sadrach, Mesach e Abednego” (Dan. 3:28). Ma in questa circostanza non dice: “Benedetto il Dio di Daniele”, non ha motivo di farlo perché ciò che gli è accaduto riguarda lui, il cui dio è Marduk, non un ebreo il cui Dio era un altro.
[10] Altro necessario chiarimento. Che Dio si sarebbe privato del dominio su una parte del suo regno per un certo periodo di tempo è un concetto assolutamente inesistente in tutti i libri delle Scritture pre e post cristiane. Non solo, ma se c’è un leit motiv che percorre tutto il libro di Daniele è l’esatto contrario. Basta esaminare alcuni testi: “il suo dominio è di generazione in generazione” (4:3); “e la tua grandezza s’è fatta grande e ha raggiunto i cieli e il tuo dominio l’estremità della terra” (4:22); “il suo dominio è un dominio a tempo indefinito e il suo regno di generazione in generazione” (4:34); “Poiché egli è l’Iddio vivente e Colui che dura a tempi indefiniti, e il suo regno è un regno che non sarà ridotto in rovina, e il suo dominio è per sempre” (6:26). Non esiste un appiglio, nemmeno il più piccolo, per dedurne che Dio abbia mai pensato che anche per un solo istante il suo regno sarebbe stato ridotto in rovina o commissariato dai “Goyim” mai si coglie in tutte queste scritture l’idea di un dominio interrotto, di un dominio infranto, di un dominio ceduto ad altre potenze (Gentili o Nazioni che siano). Quindi, un attento lettore del libro di Daniele e non del libro della Watchtower, dopo averlo letto ne ricava un solo convincimento: è blasfemo pensare che l’Iddio Onnipotente possa abdicare al suo dominio, e Daniele non fa che confermarlo!
[11] Chi, leggendo tutto ciò che negli scritti post cristiani viene attribuito a Gesù di Nazaret ha mai potuto riscontrare anche una sola espressione dalla quale si possa anche lontanamente supporre che egli sapesse, credesse o pensasse che nell’intero arco dell’eterna vita di suo Padre ci sia mai stato un momento in cui Egli non fosse re e dominatore incontrastato dell’universo, compresa la terra, compreso il medio oriente, compresa la Sua nazione d’Israele?
[12] Allo stesso modo Cristo, il Capo, impiega l'organizzazione che è il suo corpo per svolgere il lavoro assegnatole. I suoi ordini raggiungono tutta l'organizzazione sulla terra attraverso il corpo direttivo, e attraverso le Filiali alle congregazioni .— 1 Cor. 12:12-18; Matt. 24:45-47. Per essere guidati da Cristo, è quindi necessario obbedire all'organizzazione che egli personalmente dirige. Dobbiamo fare ciò che l'organizzazione dice di fare. Resistere dell'organizzazione è resistere a lui [Cristo]. La Torre di Guardia del 15 ottobre 1959, pag. 621.
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Queste riflessioni di Pollina sono veramente, veramente ottime.
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Seguito
LA “DELUSIONE” DEI PRIMI CRISTIANI

Ritorniamo adesso al punto in cui avevo preso l’impegno di approfondire l’argomento della delusione dei seguaci di Gesù per il mancato adempimento di alcune profezie a lui attribuite e non adempiutesi. Delusione del tutto giustificata se si fa un rapido esame di tutte le volte che Gesù vi fece riferimento, senza che poi accadesse niente [Matt. 4:17; 10:23; 16:28; Mar. 1:15; 9:1; 13:29, 30; Lu. 21:32; Giov. 5:28, 29 — La Sacra Bibbia della Conferenza Episcopale Italiana]. [13]
Questo accadde perché sin dal principio la trepidante attesa dell’avvento di un nuovo ordine di cose, di un regno del bene, ha sempre costituito l’aspirazione degli esseri umani e Gesù, pienamente convinto di essere lo strumento di Dio per la realizzazione di tale palingenesi non si sottrasse alle conseguenze che ciò avrebbe potuto comportare. Il fatto che negli ultimi 2.000 anni non sia accaduto niente, se non la solita sequela di disgrazie, guerre, carestie e atti di crudeltà che caratterizzano la storia dell’uomo sia prima che nascesse Cristo che dopo, danno pienamente ragione a chi, come riferisce la seconda lettera di Pietro, già dicevano: “Dov’è andata a finire la promessa del suo ritorno? Da quando i padri si addormentarono, tutto rimane così, come all’inizio della creazione!” (“2 Pt. 3:3). Anche Pietro cercò di cavarsela con una risposta da lasciare di stucco: Un giorno solo davanti al Signore è come mille anni e mille anni come un giorno solo” (3:5). L’autore di Pietro definisce chi aveva posto la domanda “schernitori beffardi”, ma perché? In fondo era proprio quello il nucleo della predicazione di Cristo, era lui ad averlo promesso, non si può tacciare con termini spregiativi chi ci mette di fronte alla realtà, anche se sgradevole.

Sull’argomento è interessante ciò che scrive E.P. Sanders, appartenente alla corrente Bultmaniana e professore di Teologia presso le Università di Oxford e Cambridge in Gran Bretagna, e al Trinity College di Dublino, nel suo libro Gesù, la verità storica (Arnoldo Mondadori Editore, 1995), egli dice:
«Il secondo punto ricordato in precedenza — se Gesù si aspettava che Dio cambiasse il mondo, sbagliò — non è nuovo. La questione fu sollevata molto presto nel cristianesimo e costituisce l’argomento centrale del primo documento cristiano giunto a noi, la prima lettera di Paolo ai Tessalonicesi. Da questa lettera veniamo a sapere che i convertiti di Paolo furono turbati dal fatto che alcuni membri della comunità erano morti; si aspettavano che il Signore ritornasse mentre erano ancora vivi. Paolo li rassicurò dicendo che i (pochi) cristiani defunti sarebbero risorti, e avrebbero così partecipato al regno che doveva venire insieme con quelli ancora vivi al momento del ritorno del Signore. La domanda su quanto presto esattamente si sarebbe verificato il grande evento compare anche in altri libri del Nuovo Testamento. Un detto dei sinottici (di cui parleremo più ampiamente in seguito) promette che “alcuni tra i presenti” saranno ancora vivi quando il Figlio dell’uomo verrà. Ma nell’appendice al Vangelo di Giovanni (cap. 21) è descritta una scena in cui Gesù discute con Pietro di un discepolo anonimo chiamato «il discepolo che Gesù amava»: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te?». E l’autore del Vangelo spiega: “Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te?” (Giov. 21:21-23).

La storia di questi aggiustamenti alla convinzione che Dio avrebbe operato qualcosa di drammatico mentre i contemporanei di Gesù erano ancora in vita è abbastanza facile da ricostruire. Gesù originariamente disse che il Figlio dell’uomo sarebbe venuto nell’immediato futuro, mentre i suoi ascoltatori erano ancora vivi. Dopo la sua morte e resurrezione i suoi seguaci predicarono che sarebbe ritornato immediatamente, cioè, semplicemente, intesero che “il Figlio dell’uomo” fosse Gesù stesso. Quando qualcuno di loro cominciò a morire, si disse che solo alcuni sarebbero stati ancora vivi al momento della venuta del figlio dell’uomo. E quando tutta la prima generazione era morta, ci si attestò su un solo discepolo che sarebbe stato ancora vivo. Poi morì anche lui, e fu necessario mostrare che Gesù in effetti non aveva promesso neanche a quest’unico discepolo che sarebbe vissuto per vedere il grande giorno. Nel momento in cui arriviamo a uno degli ultimi libri del Nuovo Testamento, la seconda lettera di Pietro, il ritorno del Signore è stato dilazionato ulteriormente; alcuni irridono e dicono: “Dov’è la promessa della sua venuta?”. Ma bisogna ricordare che “Davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo” (2Pt. 3:3-8). In realtà il Signore non sta ritardando, ma piuttosto aspetta il momento secondo un calendario diverso.
Nei decenni dopo la morte di Gesù, dunque, i cristiani dovettero rivedere ripetutamente la loro primitiva attesa. Ciò rende molto probabile che l’attesa debba essere fatta risalire allo stesso Gesù. Il quadro ricostruito con tutti i testi insieme diventa, infatti, comprensibile se pensiamo che Gesù stesso disse ai propri seguaci che il Figlio dell’uomo sarebbe venuto mentre erano ancora in vita. Il fatto che questa attesa risultasse difficile per i cristiani nel I secolo conferma che essa risaliva a Gesù. Dobbiamo altresì osservare che il cristianesimo superò benissimo questa prima scoperta che Gesù aveva commesso un errore».
È evidente quindi che lo stesso Gesù era contraddittorio quando si trattava di quest’argomento; a volte era fiducioso e asseriva di sapere quando tutto sarebbe accaduto (“in verità vi dico questa generazione non passerà”), altre ammetteva di non averne idea (“lo sa solo il Padre”).

Per quanto riguarda poi il riferimento a Daniele, sfugge ai Testimoni, e a una vastissima schiera di pseudo fondamentalisti che li hanno preceduti e seguìti, che Daniele non incontrò mai Nabucodonosor, e quindi non gli interpretò un bel niente; non avrebbe potuto farlo perché chi scrisse il libro che porta il suo nome lo fece qualche secolo dopo la morte del re di Babilonia. Come si esprime uno dei maestri riconosciuti dell’analisi veterotestamentaria, Otto Eissfeldt, nella sua opera Introduzione all’Antico Testamento, Vol. 3 (Paideia):
«Se vogliamo arrivare a qualche dato sicuro è bene anzitutto dire chiaramente ciò che si può sostenere con certezza … È dimostrabile che il nostro libro [Daniele] proviene dal periodo tra il ritorno di Antioco IV dalla sua seconda campagna contro l’Egitto (167) e la sua morte nell’aprile del 163. Infatti, mentre in 11:29-39 la seconda campagna è oggetto di “profezia” in termini così esatti da far concludere che qui ci troviamo di fronte ad un vaticinium ex eventu, la profezia vera e propria che inizia in 11:40 con “Al tempo della fine” e che riguarda la morte del re non concorda con lo svolgersi storico dei fatti» (pagg. 371, 372).
Mi rendo perfettamente conto che in due parole non si può per niente liquidare lo spinoso e studiatissimo argomento della critica letteraria, fonte di accesissime e dotte dispute accademiche, cominciate con Reimarus, proseguite con Paulus, Strauss, Schweitzer, Bultman, Wellhausen e fino ai giorni nostri, e quindi non provo nemmeno a farlo. Sta di fatto che nessuno studioso serio dei testi biblici oggi legge in Daniele, Ezechiele e così via, ciò che vi leggono i testimoni di Geova, e con ottime e fondatissime ragioni. D’altra parte non vi è nessuno nel Reparto Scrittori che possa vantare un titolo accademico tale da consentirgli di entrare a far parte della discussione[14]. Per loro stessa ammissione (Annuario 2011) si tratta di Testimoni che fanno ricerche, cercando nel materiale a loro disposizione ogni spunto favorevole a sostenere le loro teorie dottrinali preconcette; fra l’altro sprecano un’enorme quantità di tempo a verificare cose insulse, come la resistenza della tela dei ragni, o se un determinato confratello ricorda bene o male il luogo del suo battesimo (vedi pagg. 10, 11)[15]. Infine, sfugge loro, credo volutamente, un aspetto saliente dell’intera argomentazione. Gesù era un uomo semplice che parlava a gente semplice; per questo le folle si radunavano ad ascoltarlo. Non usava un linguaggio erudito, ma esprimeva concetti facilmente assimilabili; e certamente non aveva la minima idea di che cosa fossero i 2.520 anni, non fece il minimo accenno al sogno del re di Babilonia, né citò l’interpretazione del sogno da parte di Daniele come elemento essenziale per individuare la fine del tempo [16]. Né Daniele in quell’occasione profetizza; invece interpreta e interpreta esclusivamente su Nabucodonosor l’applicazione del sogno che con il recupero della salute mentale da parte del re si adempì definitivamente. Gesù non sa nulla di “regole bibliche” e degli astrusi calcoli con i quali si dilettano da 2000 anni cabalisti, esegeti, profeti da strapazzo e la vasta compagnia di imbonitori da snake oil che da sempre infestano il pianeta. Domandiamoci: che senso ha rispondere a una domanda precisa dicendo che lui non sa quando verrà la fine o l’avvento del regno, riservando solo al Padre questa conoscenza, e poi dare indicazioni per potere calcolare o capire quel tempo? Sarebbe come dire “non so il giorno e l’ora letterali, ma comunque so più o meno quando accadrà. Che differenza farebbe il non sapere che il tale evento avrà luogo il 21 aprile alle 18,15, se si sapesse con certezza che avrà luogo nella primavera del 2013? È praticamente ininfluente non sapere il giorno e l’ora se si conosce tutto il resto. Per quanto riguarda, invece, le parole che il vangelo di Luca attribuisce a Gesù circa l’assedio di Gerusalemme con “pali appuntiti” (Luca 19:43), vi è unanimità di pensiero fra gli studiosi intorno al fatto che si tratti di un’inserzione posteriore. È strano che Gesù non sappia giorno e ora, ma sappia un particolare così preciso circa la natura dell’assedio. Probabilmente, si tratta di ciò che suggeriscono alcune scuole di pensiero, come quella di Rudolf Bultmann, per esempio, secondo le quali queste parole di Gesù furono inserite post eventum, ma qui ci si spingerebbe troppo oltre dato il tema di questa trattazione e perciò si rimanda ad un approfondimento sulla letteratura esistente al riguardo.
Continua
_________________________________
[13] Quando Gesù dice: «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi … in verità io vi dico: “Non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo”», sta dicendo a quei discepoli e in modo chiaro ciò che devono attendersi. E quando aggiunge: «In verità io vi dico: vi sono alcuni tra i presenti che non moriranno, prima di aver visto venire il Figlio dell’uomo con il suo regno», che motivo avrebbero avuto i suoi ascoltatori di pensare che Gesù parlasse di ciò che sarebbe accaduto ad altri e non a loro stessi! E le parole chiare e inequivocabili che pronuncia poco prima di morire: «In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga!» Qui Gesù non si sta esprimendo in parabole per cui ciò che dice a volte ha un senso metaforico, altre aneddotico, altre ancora morale. Ciò che dice dev’essere capito senza che gli uomini semplici che l’ascoltavano dovessero ricorrere a migliaia di dotti commenti dei secoli successivi o alle fantasie del Corpo Direttivo per comprenderlo. Molti di voi non morranno. Il Regno di Dio è vicino non vuol dire la distruzione di Gerusalemme, non vuol dire uno stato d’animo o una speranza lontana nei millenni; esso arriverà prima che questa, questa generazione che mi ascolta e non un’altra passi via! Poi chiunque può pensarla diversamente, ma ciò dimostra che questo è ciò che Gesù voleva dire, assieme al fatto che dopo la sua morte e dopo qualche decennio la congregazione cristiana entrò in crisi, perché non era accaduto niente di ciò che si attendevano, a meno di non pensare che anche loro per capire dovessero attendere che Dio illuminasse C.T. Russell per dispensare il cibo a suo tempo elaborato dal famoso Reparto Scrittori della Watchtower. Oppure possiamo dedurne che quei primi discepoli non fossero per niente all’altezza di capire il messaggio del loro maestro che, quindi, parlando con loro aveva solo sprecato il suo tempo.
[14] Mi permetto, sommessamente, di azzardare un paragone. Chi sarebbe tanto folle da accettare un intervento chirurgico o una terapia medica importante da qualcuno che non ha mai preso la laurea in medicina e chirurgia, ma vi dicesse che sta dalla mattina alla sera in mezzo a milioni di testi di medicina, che fa ricerche accurate e che quindi è in grado di maneggiare bisturi e ricettario? E se questo qualcuno, per di più, dalle sue letture di medicina se traesse conclusioni rigettate dall’intero mondo scientifico e medico? La risposta è scontata. Aggiungo che se qualcuno lo facesse sarebbe anche perseguibile penalmente; non si vede allora perché nessuno trovi singolare che in questioni delicate come quelle dell’analisi degli scritti da molti considerati sacri, e nell’indirizzare la fede di così tante persone, questo debba essere consentito, non solo ai testimoni di Geova, ovviamente, ma anche a tanti altri, e fra queste persone includo anche chi, sull’altra sponda, senza possedere il bagaglio indispensabile per essere credibile (conoscenza di ebraico, aramaico, greco, latino, dottorati di ricerca, specializzazioni in critica testuale, cronologia del Vicino e Medio Oriente, storia e così via) confuta spesso con un una sicurezza molto fragile le sciocchezze di altri con altrettante sciocchezze. D’altra parte, se vi è un campo nel quale l’erudizione e la specializzazione sono requisiti assolutamente indispensabili per ottenere un buon risultato, questo è quello della traduzione in lingue moderne del testo biblico. Nel caso della versione biblica considerata dai testimoni di Geova molto di più di quanto non lo sia stata per i popoli di lingua inglese la Versione del Re Giacomo, e cioè La Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture ci chiediamo: chi furono i suoi traduttori? Sebbene essi siano volutamente tenuti nell’anonimato, da Raymond Franz sappiamo che essi erano in realtà Frederick W. Franz, Nathan H. Knorr, Milton G. Henschel, Albert Schroeder e George D. Gangas.
Cominciamo dal secondo. N.H. Knorr a 16 anni divenne testimone di Geova e a 18 entrò a far parte della Betel di Brooklyn; non ha il minimo curriculum scolastico; George D. Gangas, nasce in Asia Minore, a 11 anni frequenta tre anni di una scuola commerciale, emigra negli Stati Uniti, fa il cameriere in una tavola calda, nessuna frequenza scolastica perché non impara l’inglese se non dopo che entra a far parte dei testimoni di Geova a 24 anni; Albert Schroeder si iscrive all’università e frequenta per soli due anni corsi di lingua, economia e ingegneria, a 20 anni, interrotti gli studi comincia il servizio a tempo pieno; Milton G. Henschel, si battezza a 14 anni, nessuna istruzione; per quanto riguarda F.W. Franz la disputa sulla sua preparazione culturale che ne fece di fatto il solo e unico traduttore della TNM è infinita, e rimando ad altri interventi la questione; basti sapere che anche lui interruppe gli studi universitari, ma si riconosce che era in grado di capire il greco ed era autodidatta in ebraico, un po’ poco per dare alla luce la versione più strepitosa della Bibbia dai tempi di Gutenberg ad oggi!
[15] Vedi Appendice C.
[16] Vedi Appendice B.
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George D. Gangas, nasce in Asia Minore, a 11 anni frequenta tre anni di una scuola commerciale, emigra negli Stati Uniti, fa il cameriere in una tavola calda, nessuna frequenza scolastica perché non impara l’inglese se non dopo che entra a far parte dei testimoni di Geova a 24 anni.
Ma non era " quello" che giuro'sulla bandiera americana , per ottenere la Cittadinanza americana? E poi si trovò alcuni anni dopo nel Corpo Direttivo.... :boh:
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APPENDICI (A)
LA COSIDDETTA "CRONOLOGIA BIBLICA" DELLA SOCIETÁ TORRE DI GUARDIA
(basata su uno studio di Carl Olof Jonsson)
Sono pochi quelli che si rendono veramente conto dell'importanza che svolge la cronologia negli insegnamenti e nella storia della Società Torre di Guardia. Gli stessi testimoni di Geova non sempre comprendono appieno la strettissima connessione che vi è fra la cronologia della Società ed il messaggio che essi predicano di porta in porta. Quando vengono posti di fronte alle numerose prove contrarie al loro sistema cronologico, alcuni di loro tendono a sminuirne l'importanza, come se si trattasse di qualcosa di cui si può anche fare a meno. Dicono, infatti: "Tutto sommato, la cronologia non è poi così importante". Molti Testimoni preferirebbero addirittura non parlare affatto di quest'argomento. Ci chiediamo, allora: quanto è importante la cronologia per l'organizzazione della Torre di Guardia?

Alla luce dei fatti essa costituisce il fondamento primario su cui si basa l'esistenza del movimento.

La Società Torre di Guardia asserisce d'essere l'"unico canale" ed il solo "portavoce" di Dio sulla terra. In breve, la sostanza del suo messaggio è che il regno di Dio è stato stabilito nei cieli nel 1914, che il "tempo della fine" ebbe inizio in quello stesso anno, e che in esso ebbe anche luogo il ritorno invisibile di Cristo con l'incarico di "ispezionare" le varie denominazioni cristiane, e che egli al termine di tale ispezione le rigettò tutte tranne la Società Torre di Guardia ed i suoi associati, che Egli — nel 1919 — nominò quale suo unico "strumento" sulla terra. La Società insegna anche che la generazione del 1914 non passerà prima che venga la fine completa alla "battaglia di Armaghedon", quando tutti quelli che non hanno aderito all'organizzazione Torre di Guardia saranno distrutti per sempre. I testimoni di Geova si aspettano di sopravvivere a quel giorno di giudizio che li introdurrà in una terra paradisiaca.

L'anno 1914, pertanto, svolge un ruolo cruciale negli insegnamenti della Società Torre di Guardia. Tale data è il prodotto di un calcolo cronologico, secondo il quale i cosiddetti "tempi dei Gentili" di cui parla Gesù in Luca 21:24 costituiscono un periodo di 2.520 anni, iniziati nel 607 a.C. e terminati nel 1914. É questo calcolo il vero fondamento su cui poggia il messaggio del movimento. E, secondo loro, anche il Vangelo di Cristo, la "buona notizia" del regno (Matteo 24:14) è strettamente collegato con questa cronologia. Il vangelo predicato dagli altri che si ritengono cristiani, perciò, non è mai stato un vero vangelo. Così si espresse al riguardo, La Torre di Guardia del 15 settembre 1981, a pagina 17:
La persona sincera faccia un paragone fra il tipo di predicazione del Vangelo del Regno compiuta dai sistemi religiosi della cristianità in tutti i secoli passati con quella svolta dai testimoni di Geova dalla fine della prima guerra mondiale nel 1918. Sono due cose ben diverse. Quella dei testimoni di Geova è veramente un "vangelo" o "buona notizia", perché riguarda il celeste regno di Dio stabilito con l'intronizzazione di suo Figlio Gesù Cristo allo scadere dei Tempi dei Gentili nel 1914". [Il corsivo è mio]
In armonia a quanto detto sopra, La Torre di Guardia del 1° settembre 1982 asseriva che, "di tutte le religioni della terra, i testimoni di Geova sono gli unici che oggi annunciano agli abitanti della terra questa 'buona notizia'". (pagina 10) Un testimone di Geova che sminuisce il ruolo che la cronologia svolge negli insegnamenti della Società non si rende conto di minare alla base il messaggio del movimento e, certamente, un atteggiamento del genere non incontrerebbe assolutamente l'approvazione delle alte sfere dell'organizzazione. Al contrario, La Torre di Guardia del 1° maggio 1983, mette in risalto molto enfaticamente il fatto che "la fine dei tempi dei Gentili nella seconda metà del 1914 rimane dunque storicamente una della fondamentali verità del Regno alle quali dobbiamo oggi attenerci". (pagina 12; il corsivo è mio).

La verità è quindi che la Società Torre di Guardia considera un peccato mortale il non accettare la cronologia collegata con il 1914. Essi dicono che lo stabilimento del regno di Dio alla fine dei "tempi del Gentili" nel 1914 è "l'evento più importante del nostro tempo, un evento davanti al quale tutto il resto diventa quasi insignificante". Tutti quelli che rifiutano di accettare questo calcolo incorreranno nell'ira di Dio. Fra di loro vi è, ovviamente "il clero della Cristianità" ed i suoi membri, i quali poiché hanno respinto il regno di Dio saranno "distrutti nell'[imminente] grande tribolazione". E i membri dell'organizzazione che apertamente rifiutano questo calcolo corrono il serio rischio di essere puniti molto severamente. Se non si pentono e cambiano idea, vengono disassociati e classificati come malvagi "apostati" che "morendo andranno nella Geenna" senza speranza alcuna di risurrezione. Non ha alcuna importanza il fatto che queste persone credano fermamente in Dio, nella Bibbia e in Gesù Cristo. Quando un lettore della Torre di Guardia scrisse chiedendo "Perché i testimoni di Geova hanno disassociato (scomunicato) per apostasia alcuni che ancora dichiarano di credere in Dio, nella Bibbia e in Gesù Cristo", la Società rispose dicendo, fra l'altro:
"Per essere associati approvati dei testimoni di Geova occorre accettare tutto l'insieme dei veraci insegnamenti della Bibbia, incluse quelle dottrine scritturali che sono proprie dei testimoni di Geova. Quali sono alcune di queste dottrine? ... Che il 1914 ha contrassegnato la fine dei tempi dei Gentili e l'istituzione del Regno di Dio nei cieli, nonché il tempo della predetta presenza di Cristo" [il corsivo è mio].
Nessuno può perciò ripudiare il calcolo dei "tempi dei Gentili" scaduti nel 1914 e continuare a essere un testimone di Geova approvato dalla Società. Infatti, anche chi abbandona segretamente la cronologia della Società rimanendo solo formalmente testimone di Geova, ha in realtà rigettato il messaggio della Società Torre di Guardia e, secondo la norma stabilita dall'organizzazione, egli in realtà non fa più parte del movimento.

Peculiarità della cronologia biblica

La maggior parte dei testimoni di Geova, comunque, sa molto bene che il calcolo dei tempi dei Gentili fatto dalla Società Torre di Guardia costituisce un elemento indispensabile nell'attuale struttura dottrinale dell'organizzazione. Quando sono posti dinanzi alla sterminata quantità di prove che depongono contro la data del 607 a.C. da essi indicata per la distruzione di Gerusalemme, molti testimoni di Geova perciò negano l'evidenza, asserendo di accettare solo ciò che dice la Bibbia su tale data, e dicono che chi colloca la desolazione di Gerusalemme nel 587 o nel 586 sceglie di accettare l'evidenza delle fonti secolari, storiche, e non quella della Bibbia. Porre il problema in tal modo non è soltanto sbagliato, è anche completamente falso. Rivela che chi fa affermazioni del genere non ha capito niente della cronologia biblica. Non esiste nessuna data assoluta nella Bibbia. Non è detto in nessun luogo, per esempio, che Gesù fu battezzato nel 29 d.C., che Ciro catturò Babilonia nel 539 d.C., o che Gerusalemme fu desolata nel 607 a.C. come invece pretendono i Testimoni. La Bibbia ci provvede solo date relative.

Così, quando 2° Re 25:1-12 parla della desolazione di Gerusalemme, ci viene detto solo che quell'evento ebbe luogo nell'undicesimo anno del re Sedechia" (versetto 2), che corrisponde al "diciannovesimo anno di Nabucodonosor re di Babilonia" (versetto 8). Ma quando ebbe luogo tutto ciò? E a che distanza dai nostri giorni? Quanti anni prima dell'inizio dell'era cristiana? La realtà è che di per sé la Bibbia non dà alcuna informazione che ci permetta di collegare tali date con l'era cristiana.

I libri dei Re e delle Cronache narrano le vicende dei re che governarono Israele e Giuda a cominciare da Saul, il primo re, fino a Sedechia, l'ultimo. Essi menzionano inoltre le varie succes-sioni dinastiche e la durata dei vari regni. Sommando la lunghezza dei regni da Saul a Sedechia possiamo calcolare approssimativamente il periodo di tempo (con alcune incertezze) trascorso fra questi due re. Apprendiamo così che il periodo della monarchia ebraica durò circa 500 anni. Ma ciò nonostante non abbiamo ancora la risposta alla domanda: Storicamente, quando ha inizio e quando finisce questo periodo di tempo?

Se la Bibbia ci avesse provveduto una serie completa e ininterrotta degli anni di regno da Sedechia fino all'inizio dell'era cristiana, avremmo la risposta alla nostra domanda. Ma Sedechia fu l'ultimo re. E la Bibbia non ci dà alcun'altra informazione che possa esserci d'aiuto nel calcolare la lunghezza del periodo che va dall'"undicesimo anno" di Sedechia fino all'inizio dell'era cristiana. Abbiamo quindi un periodo di circa 500 anni, che è il periodo della monarchia ebraica, ma non sappiamo quanto questo periodo disti dal nostro tempo e non abbiamo alcun modo per fissarlo saldamente all'inizio della nostra era cristiana.

Se la Bibbia ci avesse trasmesso le descrizioni dettagliate e datate di eventi astronomici come le eclissi solari e lunari, o della posizione dei pianeti in relazione alle diverse stelle e costellazioni, ciò ci sarebbe stato di grande aiuto. Gli astronomi moderni, con la loro sofisticata conoscenza dei moti degli astri, sono in grado di calcolare qual era la posizione dei corpi celesti anche migliaia di anni fa. Ma sfortunatamente, la Bibbia non ci dà alcuna informazione del genere.

La Bibbia stessa, quindi, non provvede alcun modo di mettere in relazione cronologica con il nostro tempo gli eventi in essa descritti. Una cronologia priva quindi di un tale collegamento non è altri che una cronologia relativa. Solo se la Bibbia ci desse l'esatta distanza dal tempo di Sedechia ad oggi, — sia per mezzo di una completa e coerente linea diacronica dei regni, che di dettagliate e precise osservazioni astronomiche — noi saremmo in grado di avere una cronologia assoluta, una cronologia, cioè che ci dia l'esatto ammontare del tempo trascorso dall'ultimo anno di Sedechia ai nostri giorni.

Può esistere una "cronologia biblica" senza l'ausilio di fonti secolari?

La natura relativa delle date bibliche non rende comunque impossibile datare gli eventi menzionati nelle Scritture. Infatti, se fosse possibile sincronizzare la cronologia della Bibbia con la cronologia di un altro paese, che a sua volta fosse possibile agganciare con la nostra era cristiana, allora si potrebbe cambiare la cronologia relativa della Bibbia in una cronologia assoluta. Ciò però significa che per poter datare gli eventi biblici dovremmo fare affidamento su fonti extra bibliche, ovvero su fonti secolari storiche.

D'altra parte non abbiamo altra scelta. Se desideriamo sapere quando ebbe luogo un evento menzionato nella Bibbia, sia esso la data della caduta di Babilonia, la data della desolazione di Gerusalemme ad opera di Nabucodonosor, la data della ricostruzione del tempio durante il regno di Dario I, o qualsiasi altra data, non possiamo far altro che basarci sulle fonti storiche secolari. Questa è la pura e semplice verità che ogni credente deve accettare, che gli piaccia o no. Siamo costretti a riconoscere, e non abbiamo mezzo per evitare tale ammissione, che senza l'ausilio delle fonti storiche extra bibliche non esiste nessuna cronologia biblica, né la benché minima possibilità di datare gli eventi della Bibbia.

Ciò significa pure che è impossibile usare la "cronologia della Bibbia" come un misuratore del tempo imparziale e indipendente, con il quale valutare la correttezza di certe date. Tanto per fare un esempio, i Testimoni, della data del 539 a.C. (caduta di Babilonia) dicono che è universalmente accettata dagli storici moderni e che "la cronologia biblica è in armonia con essa". Ebbene, ciò mostra con chiarezza che essi non si rendono conto del vero significato della natura relativa della cronologia biblica, in quanto la Bibbia non indica nessun anno di calendario per la caduta di Babilonia (o per qualsiasi altro evento), quindi dire che la Bibbia è in armonia con la data del 539 a.C. indicata dagli storici per tale evento, non ha alcun significato. Parimenti è del tutto insignificante e fuorviante asserire che la data indicata dagli storici per la caduta di Gerusalemme, e cioè il 587 a.C., non è in armonia con la cronologia biblica, poiché nemmeno l'anno di calendario di tale avvenimento è indicato nella Bibbia.

I testimoni di Geova, com'è noto, ritengono assolutamente corretta l'opinione della Società Torre di Guardia, secondo la quale i settanta anni di cui parla Geremia 25:11, 12 e 29:10, si riferiscono al periodo della desolazione di Gerusalemme che decorre dal 18° anno del regno di Nabucodonosor al 1° anno del regno di Ciro. Questa loro convinzione, però, mal si concilia con l'intervallo di tempo che gli storici hanno fissato per questi due eventi (cioè il 587/86 ed il 538/37 a.C.) che ad essa risulta troppo breve. Ecco che i Testimoni rigettano una delle due date, quella del 587/86 a.C. Perché ne respingono una e non l'altra?

Non vi è alcuna regione biblica per tale scelta. Come abbiamo indicato in precedenza, la Bibbia non si schiera a favore di nessuna delle due date e, di conseguenza, non è in base a ciò che dice la Bibbia che si può stabilire quale delle due date è da preferirsi. Ci chiediamo allora: su quale base è stata fatta la scelta della data, ammesso, ma solo per amore del ragionamento, che l'interpretazione dei settanta anni fatta dalla Società sia corretta?

Il metodo migliore, dal punto di vista scientifico sarebbe quello di accettare la data che le fonti storiche extra bibliche accreditano come la più probabile. Ed esse mostrano con molta chiarezza che la cronologia del regno di Nabucodonosor è quella che viene meglio di ogni altra stabilita per mezzo dei calcoli astronomici e da altri documenti rispetto alla cronologia persiana del regno di Ciro. La scelta naturale dovrebbe quindi essere quella di accettare la data del 587/86 e di respingere quella del 538/37, se in realtà il problema fosse quello di fare una scelta fra le due. Poiché i Testimoni invece hanno fatto la scelta opposta, per motivi che non si trovano né nella Bibbia né nelle evidenze storiche, qual è il motivo reale della loro scelta?

Lealtà alla Bibbia o alla speculazione profetica?

Se i Testimoni insistono nel preferire il periodo di settanta anni di cattività che inizia il 18° anno di Nabucodonosor e finisce il 1° anno di Ciro, dovrebbero anche accettare come anno d'inizio del loro calcolo il 587/86 a.C. in quanto è il più sicuro fra le due date. Se si contano settanta anni a partire da tale data il primo anno di Ciro risulta essere il 518/17 e non il 538/37. Questo calcolo è molto più accurato sia dal punto di vista biblico che da quello scientifico rispetto a quello che preferisce il 538/37 al posto del 587/86. Alcuni Testimoni possono forse obiettare che lo spostamento del 1° anno di Ciro al 518/17 non è consentito dal calcolo delle 70 "settimane di anni" di Daniele 9:24-27, che copre la rimanente parte del tempo da quel periodo fino alla venuta di Cristo. Secondo la Società Torre di Guardia queste settanta "settimane di anni", della durata di 490 anni, ebbero inizio nel 20° anno del re persiano Artaserse, che è fissato nel 455 a.C. I Testimoni perciò potrebbero pensare che l'esiguità dell'intervallo di tempo fra la fine del regno di Ciro e l'inizio del regno di Artaserse sia tale da potersi senz'altro fidare delle date che la storia "profana" indica per tale periodo. É però interessante notare che la data che la Società ha scelto come inizio del 20° anno del regno di Artaserse è in conflitto con tutte le fonti storiche. L'intero periodo del regno di Artaserse I (464/63-424/23 a.C.) è stabilito in modo assolutamente certo da numerose osservazioni astronomiche contenute in tavolette cuneiformi come, per esempio, i "diari astronomici", i testi delle eclissi lunari e le osservazioni planetarie! Tutte queste fonti concordano con l'indicare nel 445/44 a.C. e non nel 455/54 il 20° anno di Artaserse. La data preferita dalla Torre di Guardia, invece, richiede un allungamento del regno di Artaserse da 41 a 51 anni e l'abbreviazione del regno del suo predecessore, Serse I, da 21 a 11 anni, anche qui in diretto conflitto con tutte le fonti storiche! Accettare quanto essi dicono richiederebbe che i regni di tutti i precedenti re dovrebbero essere spostati indietro di 10 anni. Il primo anno di Ciro, per esempio, si dovrebbe arretrare dal 538/37 al 548/47. Tale cambiamento, naturalmente, farebbe assolutamente a pezzi la "cronologia biblica" della Società Torre di Guardia.

Così, le settanta settimane di Daniele non possono essere di alcun aiuto per i Testimoni. Chi è capace di aggiungere dieci anni al regno di Artaserse I, di sottrarre dieci anni da quello di Serse I, e di aggiungere venti anni al periodo neo babilonese, e questo sempre con supremo disprezzo per tutte le fonti storiche, non dovrebbe avere nessuna difficoltà a spostare il primo anno di Ciro dal 538/37 a.C. al 518/17, o la caduta di Babilonia dal 539 a.C. al 519!

Perché, ci chiediamo dunque, la Società Torre di Guardia e i suoi fiancheggiatori rigettano il 587/86 e non il 538/37? Come abbiamo già evidenziato, il motivo non è né biblico né storico.

La risposta a questa domanda è assolutamente ovvia. La data del 587/86 è in diretto conflitto con la cronologia della Società Torre di Guardia relativa ai "tempi dei Gentili". In tale cronologia la data del 607 indicato come l'anno della desolazione di Gerusalemme è un punto di partenza indispensabile. Senza il 607 a.C. la Società non arriverebbe mai al 1914. E poiché questa data è la pietra angolare delle sue rivendicazioni profetiche e la base del messaggio dell'organizzazione Torre di Guardia, a niente e nessuno è consentito di porla in dubbio, né alla Bibbia né alla storia. Il nòcciolo del problema non è quindi quello d'essere leali alla Bibbia o ai fatti storici. La scelta della data è frutto di tutt'altro motivo: quello della lealtà alla speculazione cronologica che è divenuta una condizione vitale per le pretese di ispirazione divina da parte dell'organizzazione Torre di Guardia dei testimoni di Geova.
Continua.
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APPENDICI (B)
Quando nella “Premessa” abbiamo spiegato lo scopo di questo scritto, abbiamo precisato che esso voleva essere la descrizione del modus operandi del Corpo Direttivo e dei suoi diversi Comitati degli Scrittori, Dipartimento degli Scrittori o Reparto degli Scrittori succedutisi nel corso del tempo, nel predisporre il materiale che una volta pubblicato sulla Torre di Guardia diviene “cibo a suo tempo” dispensato dallo “schiavo fedele e discreto”. Abbiamo tratto spunto da due articoli sulla cronologia che da sempre costituiscono il cavallo di battaglia di quest’organizzazione, ma per mostrare che questo modello informa da sempre le pubblicazioni e gli scritti editi dalla Watchtower Society, faremo qualche altro esempio.

I SEGNI DELLA FINE.

Vorrei invitare i lettori che hanno avuto la pazienza di seguirmi fino a questo punto a legge con attenzione le parole di Matteo 24:29 incluse nel grande affresco apocalittico pronunciato da Gesù: «Subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà la sua luce, gli astri cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte». Dopo averlo fatto sarebbe interessante poter leggere i commenti a questa scrittura, fatti dagli studiosi e dai ricercatori veri , cioè da persone che sanno di leggere qualcosa che per essere compresa ha bisogno di un solido bagaglio di competenze specialistiche, perché la Bibbia non è la lista della spesa. Poi, si può rivolgere l’attenzione al metodo seguito dagli scrittori della Watchtower nel corso del tempo. Quanto segue è la spiegazione del Corpo Direttivo sul significato dei versetti 29 e 30 del capitolo 24 di Matteo, così come apparve sulla Torre di Guardia del 15 aprile 1969:
«Notate che il racconto della profezia di Gesù fatto da Luca predisse “paurose visioni e dal cielo grandi segni”. (Luca 21:11) Dopo aver descritto la distruzione di Gerusalemme e il fatto che sarebbe stata calpestata dalle nazioni gentili finché i loro “fissati tempi” non fossero compiuti, il racconto di Luca prosegue dicendo: “E vi saranno segni nel sole e nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia delle nazioni che non sapranno come uscirne a causa del muggito del mare e del suo agitarsi, mentre gli uomini verranno meno per il timore e per l’aspettazione delle cose che staranno per venire sulla terra abitata; poiché le potenze dei cieli saranno scrollate. E vedranno quindi il figlio dell’uomo venire in una nube con potenza e gran gloria”. — Luca 21:25-27.

Non si sono già tutte queste cose predette avverate in grande misura, sebbene non completamente nella massima misura? Non sono le “potenze dei cieli” state scrollate, con effetto sul sole, sulla luna e sulle stelle? Sino a questo ventesimo secoli i cieli sono stati il dominio degli uccelli e delle creature volatili, ad eccezione di alcuni aquiloni, palloni aerostatici e dirigibili mandati su dagli uomini. Più di tredicimila anni fa, il quinto giorno creativo Dio creò le creature del mare e le creature volatili perché volassero “sopra la terra sulla faccia della distesa dei cieli”. (Genesi 1:20-23) Ma col riuscito volo dell’aeroplano il 17 dicembre 1903, l’uomo cominciò realmente a invadere il dominio delle viventi creature volatili e a salire al di sopra del loro reame nello spazio extraterrestre. Da allora l’aeroplano fu migliorato e fu impiegato nella prima guerra mondiale per lanciare bombe dall’alto. Pioggia, neve e grandine non furono da quel tempo in poi le sole cose a cadere dal cielo. Con l’espansione dell’aviazione nelle operazioni belliche e nei trasporti in tempo di pace l’equilibrio dell’ambiente naturale dell’uomo doveva essere scosso, turbato, sconvolto.

Durante la prima guerra mondiale i cannoni tedeschi “grossa Berta” furono impiegati per lanciare granate su Parigi, in Francia, da una distanza di 50 chilometri. In seguito i tedeschi incrementarono in special modo la missilistica. Furono impiegati i razzi per trasportare esplosivi dal continente europeo attraverso il canale della Manica su Londra e su altre città inglesi, oltre ai bombardamenti aerei. Verso la fine della seconda guerra mondiale vennero impiegate e fatte esplodere sul Giappone bombe atomiche di tremendo potere esplosivo. Dopo breve tempo vi fu l’invenzione della ancor più terribile bomba nucleare. Alcune delle principali nazioni scoprirono come fabbricarla così che oggi vi sono cinque nazioni nucleari. Le prime bombe atomiche furono sganciate da veloci aeroplani, ma ora è stata applicata la missilistica all’uso della bomba nucleare. Ora il mondo del genere umano trema di paura per gli ICBM, i missili balistici intercontinentali, che a grandissima velocità attraversano lo spazio extraterrestre dei cieli, sopra gli oceani protettivi di un tempo, per colpire i bersagli nemici. L’uomo cerca di superare i fulmini dei cieli.
Che dire, però, dei predetti “segni nel sole e nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia delle nazioni, che non sapranno come uscirne a causa del muggito del mare e del suo agitarsi, mentre gli uomini verranno meno per il timore e per l’aspettazione delle cose che staranno per venire sulla terra abitata”? (Luca 21:25, 26) Potrebbe significare qualcosa di diverso da ciò che accadde il 19 maggio 1780, quando il sole fu oscurato? Questo produsse fitte tenebre che si estesero su oltre 852.000 chilometri quadrati della Nuova Inghilterra, negli Stati Uniti d’America, e che furono seguite la notte successiva dall’oscurarsi della luna, che era piena, e anche delle stelle. Inoltre, nelle prime ore del mattino del 12/13 novembre 1833, ci fu una pioggia di meteoriti nella quale milioni e milioni di meteore lucenti caddero sul Nordamerica e coprirono 28.490.000 chilometri quadrati, fenomeno celeste così impressionante che richiamò l’attenzione degli uomini di scienza. Eppure, non molto tempo fa, nelle prime ore del 17 novembre 1966, ci fu una spaventosa pioggia di meteoriti sull’atmosfera superiore degli Stati Uniti sudoccidentali, dal Texas all’Arizona.

Ebbene, nel nostro ventesimo secolo di progresso scientifico nulla di simile a tali strani fenomeni celesti spaventerebbe la maggioranza delle persone inducendole a credere che la “fine del mondo” sia vicina. É vero, ma oggi la scienza dell’astronomia, dei telescopi e della radio ha fatto tale progresso da scoprire altri fenomeni intorno al sole, alla luna e alle stelle e al loro effetto sulla terra e sui suoi abitanti.
Ora siamo informati sul modo in cui le grandi esplosioni d’energia nucleare che producono le cosiddette macchie solari emanano correnti di potenti particelle elettroniche che non solo causano turbamento nel campo delle onde corte e delle aree magnetiche ma influiscono anche sulle persone in misura anormale, e un nuovo ciclo di macchie solari dovrà raggiungere il suo culmine nel 1970. La terra è continuamente bombardata da raggi cosmici. Grandi fasce di particelle ionizzate circondano la terra e mettono in pericolo gli astronauti che compiono manovre nello spazio extraterrestre. Si scoprono enormi quasar, che sono fonti di onde radio; e i radiotelescopi raccolgono segnali provenienti dagli invisibili corpi celesti. Razzi hanno sganciato capsule che han fatto atterrare dolcemente macchine fotografiche munite di radar sulla superficie della luna, trasmettendo sulla terra primi piani del suolo lunare. I progetti scientifici di mandare uomini sulla luna suscitano timori che la luna venga trasformata in una base militare da cui controllare la terra.

La nostra consapevolezza di tali “segni” nel sole, nella luna e nelle stelle prodotti dalle moderne scoperte scientifiche non fa che accrescere l’”angoscia delle nazioni”. Le loro difficoltà si sono continuamente moltiplicate dal 1914 E.V., sia all’interno delle nazioni che fra le nazioni. L’angoscia è resa peggiore dal fatto che ‘non sanno come uscirne’ per mezzo di rimedi e soluzioni umane. É “a causa del muggito del mare e del suo agitarsi, mentre gli uomini verranno meno per il timore e per l’aspettazione delle cose che staranno per venire sulla terra”. Naturalmente, vi sono stati terremoti sottomarini, con onde di maremoto che si sono propagate attraverso l’oceano e hanno invaso città, causando grande perdita di vite e proprietà. Ma i mari e gli oceani diventano più minacciosi per un’altra ragione. Durante la prima guerra mondiale venne impiegata la guerra subacquea, e i sommergibili siluranti furono uno dei più efficaci tra i nuovi strumenti di distruzione usati. Nella seconda guerra mondiale i tedeschi facevano molto assegnamento sulla guerra subacquea».
Quindi, quelli appena descritti sono i segni che secondo il metodo di analisi del Corpo Direttivo Gesù volle preconizzare perché i suoi seguaci comprendessero che la fine era vicina. Si noti che, a un certo punto della trattazione, la rivista di ormai 33 anni fa precisava:
«Potrebbe significare qualcosa di diverso da ciò che accadde il 19 maggio 1780, quando il sole fu oscurato? Questo produsse fitte tenebre che si estesero su oltre 852.000 chilometri quadrati della Nuova Inghilterra, negli Stati Uniti d’America, e che furono seguite la notte successiva dall’oscurarsi della luna, che era piena, e anche delle stelle. Inoltre, nelle prime ore del mattino del 12/13 novembre 1833, ci fu una pioggia di meteoriti nella quale milioni e milioni di meteore lucenti caddero sul Nordamerica e coprirono 28.490.000 chilometri quadrati, fenomeno celeste così impressionante che richiamò l’attenzione degli uomini di scienza. Eppure, non molto tempo fa, nelle prime ore del 17 novembre 1966, ci fu una spaventosa pioggia di meteoriti sull’atmosfera superiore degli Stati Uniti sudoccidentali, dal Texas all’Arizona.
Ebbene, nel nostro ventesimo secolo di progresso scientifico nulla di simile a tali strani fenomeni celesti spaventerebbe la maggioranza delle persone inducendole a credere che la “fine del mondo” sia vicina».
Certo, quegli strani fenomeni non avrebbero dovuto preoccupare i Testimoni perché si trattava di fenomeni del 1870 e del 1833, molto prima del 1914 e quindi inutilizzabili allo scopo. Ma che dire di un altro importantissimo scrittore delle pubblicazioni Watchtower, del più importante membro del Corpo Direttivo, così importante da essere egli stesso definito “la Società”? Come spiegò e applicò le stesse identiche scritture per coloro i quali leggevano i suoi scritti come oggi i Testimoni leggono quelli attuali, cioè nella convinzione che siano il “cibo a suo tempo” di Geova tramite lo schiavo? Troviamo la risposta nel IV volume degli Studi sulle Scritture, alle pagine 583-606:
«Per capire chiaramente, allora, che questo è il segno che segue la tribolazione “di quei giorni” a cui si riferisce il nostro Signore, dobbiamo fare delle accurate investigazioni in merito ai segni descritti da Gesù, e cioè l’oscuramento del sole e della luna, e la caduta delle stelle. Si tratta di segni che dobbiamo considerare letterali o simbolici? Ci chiediamo anche: si sono già adempiuti?

Noi rispondiamo che essi hanno già avuto un adempimento letterale, ma che in questo momento si stanno adempiendo simbolicamente in maniera molto più imponente.

Il 19 maggio 1780 (e cioè ancora entro “quei giorni”, i 1260 anni del potere Papale, ma dopo che esso aveva cominciato a diminuire ed il culmine della tribolazione era già trascorso) si verificò un fenomenale oscuramento del sole, che nessuno degli scienziati di quel tempo ed i successivi furono in grado di spiegare. Che non si trattasse assolutamente di un fatto ordinario lo si capisce chiaramente dalle parole degli esperti. Il noto astronomo Herschel, per esempio, dice:

“Il giorno di tenebre nell’America settentrionale è stato uno di quei fenomeni della natura che si osservano sempre con grande interesse, ma che la filosofia non è in grado di spiegare”.

Il dizionario di Webster, nell’edizione del 1869, nella rubrica del Nomi Noti del Vocabolario, dice:

“Il giorno di tenebre, il 19 maggio 1780, fu così definito perché si verificò un notevole oscuramento in tutta la Nuova Inghilterra. In alcuni luoghi, per alcune ore, alla gente non riuscì nemmeno di leggere a causa dell’oscurità. Gli uccelli cominciarono a cantare i loro canti serali, quindi sparirono e si zittirono, i polli si ritirarono nelle loro stie, ed il bestiame rientrò nelle stalle; nelle case furono accese le candele. L’oscurità ebbe inizio verso le dieci del mattino, e continuò fino a metà del pomeriggio, ma con diversa intensità nei vari luoghi”.

Quel giorno il Parlamento del Connecticut era riunito in sessione e fu costretto ad aggiornare la seduta. Il Journal of the House così descrisse ciò che avvenne:

“Una solenne oscurità insolitamente tenebrosa un po’ prima delle dieci del mattino - ed un’ancor più fitta sorta di nuvola nerissima come un’oscura cortina dal Nord e dall’Ovest prima delle undici - tolsero la luce in modo tale che non si riusciva più a leggere o a scrivere all’interno del Parlamento, anche vicino alle finestre, nè a distinguere le persone a breve distanza o a capire come erano vestite; per cui alle undici si dovette aggiornare la seduta per le due del pomeriggio”. Venerdì 19 maggio 1780.

Si riferisce che un ministro di quel tempo, un testimone oculare, il Rev. Elam Potter, così si fosse espresso in un suo sermone, pronunciato nove giorni dopo il fatto:

“Ma voglio menzionare in particolar modo le straordinarie tenebre del 19 maggio. Allora, come dice la Scrittura, il sole fu oscurato; e tenebre come quelle probabilmente non se ne erano mai verificate prima di allora sin dalla crocifissione di nostro Signore. Le persone abbandonarono il lavoro nelle loro case e uscirono nei campi; i viaggiatori si fermarono; le scuole furono chiuse alle undici del mattino; all’interno delle abitazioni a mezzogiorno fu necessario accendere le candele; ed i fuochi ardevano come di notte: Alcune persone, mi è stato detto, furono terrorizzate, perché pensavano che fosse giunto il giorno del giudizio. Gran parte della sera seguente fu anche singolarmente tenebrosa. Sebbene vi fosse luna piena, essa non dava luce, come dice la Scrittura”.

Trascorse mezzo secolo prima che apparisse il segno successivo, la caduta delle stelle dal cielo, che avvenne proprio come quando un fico è scrollato da venti impetuosi. Le parole del nostro Signore si adempirono (sebbene non nel loro completo e pieno adempimento, come vedremo meglio dopo) con la spettacolare pioggia di meteoriti delle prime ore del 13 novembre 1833. A chi ha sollevato delle obiezioni sottilizzando sul fatto che “le stelle fisse non cadono”, ricordiamo che nostro Signore non disse niente circa il fatto che dovessero cadere le stelle fisse, o che le stelle fisse non possono cadere; se cadessero sarebbe la dimostrazione che non sono fisse. Le Scritture non fanno distinzione fra stelle e meteoriti come invece facciamo noi oggi.

Stelle cadenti e pioggia di meteoriti sono fatti insoliti, e in alcuni anni tali fenomeni sono più frequenti che in altri. Si è calcolato che annualmente piovono sulla terra più di 400.000 piccole meteoriti. Ma tutto ciò non è nulla in paragone alla grande pioggia del 13 novembre 1833, quando ne caddero milioni di milioni.

Il prof. Kirkwood, nella sua opera intitolata Meteorologia, dice: “Sino alla fine dello scorso secolo esse [le piogge di meteore] non avevano richiamato l’attenzione degli scienziati”.

Il prof. D. Olmstead, LL.DD, del collegio di Yale, scrisse:

“Quelli che furono così fortunati da vedere la caduta delle stelle la mattina del 13 novembre 1833, probabilmente hanno osservato la più grande dimostrazione di fuochi pirotecnici che si sia mai vista sin dalla creazione del mondo, o per lo meno che sia mai stata registrata negli annali della storia ... Non lo dobbiamo considerare un fenomeno terrestre, ma un fenomeno celeste, e le stelle cadenti non devono essere considerate come un prodotto casuale di ciò che avviene nelle regioni superiori dell’atmosfera, ma come una visita da altri mondi, o dal vuoto planetario”. New Haven Press.».
E oggi? Fa veramente uno strano effetto vedere come dopo pagine e pagine dedicate dal Corpo Direttivo nel corso dei decenni a spiegare minuziosamente questi versetti, quello attuale li liquidi così:
«Dobbiamo aspettare per sapere in che forma si manifesteranno questi segni e in che senso terrorizzeranno molti» — Dio ci parla per mezzo di Geremia, pag. 190, § 17. Edito dalla Watch Tower Bible and Tract Society of Pennsylvania nel 2010.
Ancora una volta emerge chiaramente il metodo adottato dal Reparto Scrittori (o da chiunque nel tempo sia stato il “dispensatore” del cibo spirituale) nello studio e nella comprensione delle Scritture: il sensazionalismo, l’approssimazione, la lettura dei giornali che riportano fatti eclatanti e inconsueti, subito utilizzati per adattarli alle loro particolari visioni apocalittiche; per i quali vale la “regola”, questa sì che lo è, non quella di Ezechiele: se il fatto non corrisponde, lo si modifica (vedi cambiamenti fra Russell [presidente nel 1897] e Franz [presidente nel 1969]), se nemmeno il cambiamento regge, pian piano lo si fa scomparire, come avvenuto con la liquidazione in due righe nel recente libro di Geremia ad opera del moderno Reparto Scrittori. Se si dedicassero a scrivere soltanto la rubrica della Settimana Enigmistica “Vero o falso?”, o “Lo sapevate che?” forse sarebbe meglio per i loro sfortunati lettori!
Continua.
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Il famoso "intendimento regressivo", più si va avanti e meno ci capiscono qualcosa....
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APPENDICI (C)
A pagina 9 dell’Annuario 2011 si afferma che: «Ai nostri giorni gli unti fratelli di Cristo impiegano il Reparto Scrittori, che ha sede a Brooklyn, per provvedere informazioni scritturali sotto forma di riviste, opuscoli, libri e altro materiale stampato o in formato elettronico. Come il cibo letterale, anche quello spirituale deve essere ben preparato. Persino gli scrittori della Bibbia, che erano guidati dallo spirito santo, si assicuravano di mettere per iscritto solo informazioni accurate e dovutamente verificate … Allora come si fa a verificarne [delle informazioni] la serietà, l’accuratezza e l’affidabilità? Seguono alcuni esempi assolutamente insignificanti di “accuratezza”, l’affermazione che si consultano biblioteche da 5 milioni di volumi, per poi finire con “In conclusione, il Reparto Scrittori si accerta di usare solo informazioni vere e accurate, anche quando si tratta di dettagli apparentemente insignificanti. Grazie a questo “lo schiavo fedele e discreto” è in grado di provvedere costantemente cibo spirituale che reca onore a “Geova, Dio di verità”. — Sal. 31:5.

In verità le cose non stanno proprio così. La lunga storia di continue modifiche dottrinali necessarie per adeguarsi non alla “luce progressiva”, ma “ai fallimenti consecutivi” conferma, se fosse necessario, che tipo di persone redige gli articoli, e quali linee guida esse seguono. Per esempio, che Dio avesse la sua dimora nelle Pleiadi [18], con quale tipo di accurata ricerca è stato verificato? I continui cambiamenti delle figure del re del nord e del re del sud sono sfuggiti alla verifica? Come mai i Nefilim una volta non vengono distrutti e l’altra sì?[19] Che il 1799 era la data certa dell’inizio del tempo della fine era frutto di una certosina analisi di fonti serie e accurate?[20] E la casa di Beth Sarim, acquistata per ospitarvi i patriarchi risuscitati nel 1925, era frutto anch’essa di una seria e approfondita ricerca del Reparto Scrittori?[21] E i “Milioni or viventi che non morranno mai”[22] e invece sono morti, a chi devono fare causa, alla biblioteca del Congresso? Quali “seri” libri di scienze naturali, di paleontologia, di biologia, sono stati compulsati per stabilire che i dinosauri risalgono a meno di 40.000 anni fa? E si potrebbe continuare all’infinito per poi pervenire all’unica conclusione possibile: l’affidabilità del Reparto Scrittori nel provvedere “cibo spirituale che reca onore a Geova” ha tante possibilità di sopravvivere ad un’accurata verifica quante ne ha un fiocco di neve in un altoforno, cioè zero!

Qual è la ragione, allora, per cui i testimoni di Geova si fidano ancora della Watchtower? Innanzitutto perché la maggior parte di loro ha bisogno di farlo. Ammettere il crollo delle speranze di una vita intera non è facile. Poi perché acriticamente ripongono fiducia nell’Organizzazione che ritengono guidata da Dio, come i seguaci di David Koresh a Waco e di Jimmy Jones in Guyana, che furono disposti a morire per seguire le deliranti dottrine di due pazzi criminali autoproclamatisi “profeti”. Poi ancora perché quasi tutti i Testimoni sono persone “illetterate e comuni” e devono fidarsi di ciò che scrive la Watchtower anche quando non lo capiscono, perché non sono in grado di fare i Bereani. Poi perché, furbescamente, la Watchtower non ha mai reso disponibili pubblicazioni più vecchie di una decina d’anni (vedi Biblioteca on line) e quindi è impossibile verificare l’infinito elenco di svarioni, strafalcioni ed errori. Infine, perché i nuovi adepti sono una tabula rasa riguardo alla storia passata della loro organizzazione che possono conoscere solo leggendone la versione addomesticata di “Proclamatori”, e la rubrichetta “Dai nostri archivi”, nei quali appare solo ciò che si vuol far sapere loro. Se oggi un Testimone volesse seguire il consiglio del loro famoso libro La verità che conduce alla vita eterna (1968), che a pagina 13 incoraggiava i suoi lettori a fare un’attenta verifica della loro storia, o meglio della storia e degli insegnamenti dell’organizzazione, quali strumenti avrebbe? Nessuno. Non potrebbero mai sapere, per esempio, che tutti i libri che per quasi 50 anni erano stati considerati la “verità” assoluta, furono scritti da un ubriacone, volgare, sboccato, megalomane e del tutto ignorante in fatto di studi biblici, una avvocaticchio di provincia autoproclamatosi pomposamente “giudice”, chiamato Joseph Franklin Rutherford, secondo presidente della Watchtower Society e unico componente (o quasi) del Reparto Scrittori, detto anche “il generalissimo” (Vedi The Messenger Convention Report, 27/5/1931, p. 1; Crisis of Conscience, di Raymond Franz, quarta revisione, 2004, p. 71).

Non potrebbe parimenti sapere che il fondamento della sua religione non è la Bibbia, ma gli scritti di un uomo che aveva scopiazzato dai folli visionari del suo tempo, come John Aquila Brown, Nelson H. Barbour, George Storrs, Joseph Seiss, John H. Paton, Robert Ingersoll, Morton Edgar e tanti, tanti altri, e che probabilmente non aveva mai fatto ricerche su pubblicazioni serie se arrivò a scrivere sulla Torre di Guardia che uno dei segni della fine era che un nero era diventato bianco (probabilmente solo a causa della vitiligine) — La Torre di Guardia di Sion, 1° ottobre 1900, pagg. 296-298 (2706 dei Reprints).

La storia della Watchtower Society, come è evidente a chiunque voglia esercitarsi in un minimo approfondimento, è la storia di un uomo e della creatura alla quale egli diede vita, modellandola sulle sue visioni. Con il trascorrere del tempo la Società ha cambiato molte volte denominazione sociale e, profondamente, anche il volto, diventando una realtà editoriale di tutto rispetto (sebbene possiamo ricordare che anche lo sterminato impero di William Randolph Hearst, praticamente inventore del moderno giornalismo, brillantemente dipinto da Orson Welles in Quarto potere, ebbe miseramente fine), un forte soggetto economico, una potenza nel settore dell’edilizia, ma rimanendo sempre e comunque un nano nel campo degli studi biblici e una figura di nessun rilievo nel panorama religioso. Sette milioni di adepti dopo 150 anni di intenso lavoro sono veramente un clamoroso insuccesso, anche se non sono i numeri a determinare la validità di un’idea. Per loro però lo sono perché da più di un secolo non fanno che parlare di “nuovi massimi”, di “aumenti”, di “incremento” in tutte le loro pubblicazioni.

Abbiamo cercato di mettere in evidenza un metodo, lo ripetiamo, non avendo nessuna intenzione di mettere in discussione le loro interpretazioni; molte volte quelle della chiesa cattolica sono se possibile ancora più incredibili, così come quelle dei Mormoni, dei Pentecostali e della sterminata massa di religioni del mondo, da Ahura Mazda, al Baalismo, alla Pura Verità e a migliaia d’altre. E, sui risultati di questo metodo, ci sentiamo, una volta tanto anche noi autorizzati a interpretare a modo nostro ciò che accadde alla corte di Babilonia: Mene, Tekel, Peres, sono le tre parole che apparvero sul muro della reggia di Baldassarre (Dan. Capitolo 5); di queste applichiamo Tekel alla Watchtower Society:

sei stata pesata e sei stata trovata mancante!


Sergio Pollina
Siracusa, agosto 2012
____________________________________

[18] Studi sulle Scritture, Volume 3, pag. 327; Golden Age 10 settembre 1924, pag. 793. Per capire che Dio non dimora in un luogo fisico nell’universo gli scrittori del famoso Reparto, scelti con cura dal Corpo Direttivo hanno impiegato più di un secolo, e nel frattempo hanno scritto corbellerie — per loro stessa ammissione — che il resto dei veri studiosi della Bibbia non avevano mai creduto né insegnato. — Liberazione, pp. 116, 117; La Torre di Guardia (edizione in inglese) 15 novembre 1953, p. 703; La Torre di Guardia del 1° settembre 1954, p. 542; La Torre di Guardia del 1° febbraio 2010, p. 4; La Torre di Guardia del 1° agosto 2011, p. 27.

[19] The Watchtower (inglese) 1° settembre 1934, p. 263: «Nel grande diluvio che si abbatté sulla terra, i gibborim o gli “uomini potenti” furono distrutti, ma non vi è nessuna evidenza scritturale che i “figli di Dio” o Nefilim, descritti nel racconto di Genesi, fossero distrutti. Al contrario, l’evidenza mostra che essi sono ancora viventi». «Perciò Geova mandò il Diluvio. I giganti, o “nefilim”, e tutti i malvagi annegarono» — Potete vivere per sempre su una terra paradisiaca, p. 94, § 10. Vedi anche La Torre di Guardia 15 aprile 2007, p. 5. Siamo d’accordo che non è un argomento importante, si tratta solo di mitologia biblica (ma non per i testimoni di Geova), ma rimane sempre la domanda: poiché il Reparto Scrittori si accerta anche delle cose più insignificanti, che tipo di accertamento ha fatto in queste occasioni? Qui certo la guida dello spirito santo non c’entra, non è una dottrina fondamentale, ma se il metodo è questo, si gradirebbe sapere in base a che cosa si può avere fiducia in ciò che scrivono.

[20] «Vi sono due date importanti che non devono essere confuse, ma chiaramente differenziate; cioè, l’inizio del “tempo della fine” e l’inizio della presenza del Signore. “Il tempo della fine” abbraccia un periodo che comincia nel 1799 A.D. fino al tempo del completo rovesciamento dell’impero di Satana ed al ristabilimento del regno del Messia. Il tempo della seconda presenza del Signore comincia nel 1874, cioè durante la seconda parte del periodo noto come “il tempo della fine”» — Creazione, di J.F. Rutherford, 1927, p. 319

[21] Salvezza, 1939, di J.F. Rutherford, pp. 301, 302 (edizione italiana)

[22] «L’enfatico annuncio che milioni ora viventi sulla terra non morranno mai, a molti potrà sembrare presuntuoso; ma quando saranno state considerate con attenzione le evidenze io credo che quasi tutti quelli con una mente aperta non potranno non riconoscere che questa conclusione è del tutto ragionevole». — Millions Now Living Will Never Die, ed. 1920, p. 5, di J.F. Rutherord.
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MENTALIST ha scritto:Il famoso "intendimento regressivo", più si va avanti e meno ci capiscono qualcosa....
BELLA !! :appl: :appl: :appl:
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