Effetti contrastanti del culto dei Testimoni nel matrimonio

In questo spazio si discute di argomenti di vario genere relativi ai Testimoni di Geova e che non sono inclusi nelle altre sezioni

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Gabriella Prosperi
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Effetti contrastanti del culto dei Testimoni nel matrimonio

Messaggio da Gabriella Prosperi »

Beneficio o divisione?

Inizio a "fare i compiti" prendendo in prestito un post che ho inserito nel "vecchio" forum, perchè mi interessa un'analisi sugli effetti della conversione di uno dei coniugi al culto.
Ho letto di esperienze laceranti, tuttavia, nella pratica ho notato dei distinguo:

Generalmente se è il coniuge capofamiglia il convertito è autorizzato a far prevalere (amorevolmente) il suo intendimento.

Se il convertito è la moglie, viene consigliata di sopportare pazientemente, botte e opposizione.

La parità dei coniugi viene quindi misconosciuta dalla WTS.

Esistono anche famiglie in cui, la conversione di uno dei membri ha portato ad una riappacificazione di precedenti conflitti.

Ma ho notato, leggendo varie esperienze e pubblicazioni, che se un componente di una famiglia si associa ai Testimoni di Geova possono accadere tre situazioni opposte:

-nella famiglia non c'era unità a allora la conversione può portare ad un miglioramento della situazione.

-nella famiglia c'era unità e la conversione di uno dei componenti può provocare divisione.

-dopo un periodo di incertezza, gli altri componenti seguono l'esempio del convertito, ma, in quest'ultimo caso, poi, spesso, subentra la ribellione dei figli, ina volta adolescenti o adulti.

Insomma, pare che dove c'è divisione, la conversione porti pace e tutto il contrario nel caso opposto.

Rari, almeno di mia conoscenza, sono i casi in cui la convivenza dei coniugi prosegue normalmente dopo la conversione di solo uno di essi.

Come si può spiegare?

E' un fenomeno legato alla particolarità del culto in questione o è verificabile anche in caso di conversioni in altre fedi?

Gabriella
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Francesco Franco Coladarci
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Re: Effetti contrastanti del culto dei Testimoni nel matrimonio

Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

Cara Gabriella, diciamo che :" nella famiglia non c'era unità a allora la conversione può portare ad un miglioramento della situazione", può succedere ma è raro.
Ancora:" dopo un periodo di incertezza, gli altri componenti seguono l'esempio del convertito, ma, in quest'ultimo caso, poi, spesso, subentra la ribellione dei figli, ina volta adolescenti o adulti", questo accade spesso ( anche nel mio caso).

Di nuovo:" -nella famiglia c'era unità e la conversione di uno dei componenti può provocare divisione", questo purtroppo è la maggioranza dei casi.

Il fatto cara Gabriella che il culto dei Testimoni di Geova è " totalitario" " coercitivo" e sopratutto è un culto " Chiuso", verso gli altri, per loro non esiste dialogo, compromesso o libertà d'espressione, tutto questo ed altro ancora fa si che quando una persona si associa a quest'organizzazione si chiude verso tutti sia quelli del " mondo", ma sopratutto verso la propria famiglia.
Riguardo alle altre religioni non hanno questo comportamento estremo come i TdG.(ovviamente parlo di religioni cui radice è cristiana)
Ciao
Franco
“Al di sopra del Papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica.”
(Cardinal Joseph Ratzinger )

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kalos
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Re: Effetti contrastanti del culto dei Testimoni nel matrimonio

Messaggio da kalos »

Rari, almeno di mia conoscenza, sono i casi in cui la convivenza dei coniugi prosegue normalmente dopo la conversione di solo uno di essi.

Come si può spiegare?

E' un fenomeno legato alla particolarità del culto in questione o è verificabile anche in caso di conversioni in altre fedi?

Gabriella[/quote]


Cara Gabriella,
La risposta può essere contenuta nell'atteggiamento estremistico del coniuge "credente" e ciò accade molto spesso anche in altre religioni che si esprimono sugli stessi parametri: In genere, il coniuge che vive la sua fede in modo sereno, senza farne l'unica ragione di vita, perchè con equilibrio sa gestire la famiglia, il lavoro in casa e fuori casa, lo svago, nonchè l'attività religiosa, senza forzare nè imporre nulla all'altro coniuge nè ai figli, lascia democraticamente e civilmente spazio alle scelte e ai gusti di ognuno.

Il "credente" estremista invece, vuoi per scarsa o insufficiente stima e rispetto per le opinioni altrui, vuoi anche per uno sviluppato egoismo, egotismo ed egocentrismo, non è disposto a concedere la stessa libertà agli altri membri della famiglia, ritenendo presuntuosamente che la propria posizione è la sola e unica possibile.

Quindi, cara Gabriella, tale situazione è legata proprio alla particolarità del culto in questione, che mal sopporta le libere scelte e le libere opinioni.

In rari casi, la convivenza prosegue armoniosamente con un solo coniuge "convertito", come anche tu intelligentemente rilevi, ma ciò è solo una eccezione nel mare sconfinato delle famiglie "spaccate a metà" a causa delle imposizioni di un fanatismo estremo che spesso soffoca e rende irrespirabile il clima domestico.

Con stima
Kalos
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