Abbiamo veramente capito com'è Dio

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flabot
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Abbiamo veramente capito com'è Dio

Messaggio da flabot »

Tutte le religioni, anche le più arcaiche, devono affrontare una sfida comune: rendere le relazioni tra Dio, l'uomo e il mondo comprensibili alle anime semplici e insieme coerenti per le menti razionali. Ai semplici offrono immagini; tali immagini danno poi luogo a enigmi che i pensatori devono dipanare.
Dio è al centro di tutte queste immagini e, a seconda di come le concepiamo, le nostre rappresentazioni dell'uomo e del mondo possono cambiare. Queste immagini alternative danno origine a un gran numero di possibilità teologiche e ciascuna può costituire la fonte di concezioni assai differenti, sarà sufficiente esplorare tre immagini astratte di Dio e prendere in esame il genere di argomentazioni che i teologi hanno basato su di esse.

IL DIO IMMANENTE

Il primo modo che analizziamo, per immaginare Dio è quello di considerarlo una forza immanente nel mondo, in senso sia temporale sia spaziale. In questa visione, il mondo è un luogo caotico dove le forze in gioco – divine, umane e naturali – sono un vero e proprio guazzabuglio. Spiriti, ninfe, antenati, sciamani, amuleti, persino stelle e sogni forgiano il nostro destino perché gli dei immanenti agiscono per loro tramite. Gli dei buoni fanno piovere, fanno crescere le messi, rendono fertile il bestiame. Proteggono il popolo in battaglia e dagli dei malvagi portatori di sconfitta, peste, siccità, malattia e morte. Il mondo è permeabile e dobbiamo dividerlo con gli esseri divini, i quali lo usano – e ci usano – per i propri scopi. La chiave per vivere in un mondo del genere è ingraziarsi gli dei buoni e tenere a bada quelli malvagi, se necessario adulandoli e corrompendoli.
Spinta all'estremo, la nozione di un Dio immanente può arrivare a sostenere che tutta la natura, forse anche gli esseri umani, emana dal divino. Si tratta del Dio dei panteisti. Ma non è chiaro se vi sia mai stato un popolo panteista in senso stretto, che abbia vissuto come se tutte le cose fossero letteralmente “piene di Dio”, dal momento che ciò avrebbe implicato un principio di assoluta uguaglianza tra gli esseri. Al contrario, civiltà con tale visione di un Dio immanente sembrano presumere che alcuni esseri siano più uguali di altri. Tradizionalmente esse si sono rivolte a eroi, famiglie nobili o caste la cui vicinanza al divino conferiva l'autorità di governare. In alcune civiltà questi sovrani teocratici erano ritenuti incarnazioni del divino, in altre ancora sacerdoti o rappresentanti dell'altissimo. Nell'antico Egitto, ad esempio, il faraone era concepito come uno degli dei, il quale perciò fungeva da intermediario tra il popolo e le altre divinità.
Con un Dio immanente, il divino diventa un'attiva forza temporale le cui relazioni con il popolo sono mediate dal sovrano, il quale può ricoprire anche la funzione di sacerdote. Il ruolo di chi governa è doppiamente rappresentativo: difende la causa del popolo davanti al divino, in modo molto simile a come farebbe un avvocato, e inoltre agisce quale difensore di Dio sulla terra, traducendo i decreti divini per le orecchie umane. Da sovrani di questo genere ci si aspetta che difendano attivamente il popolo contro i nemici ostili e la natura, e la loro sorte dipenderà dal successo nell'evocare il potere di Dio immanente qui e ora.
flabot
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Messaggio da flabot »

IL DIO REMOTO
La seconda immagine che incontriamo nella storia della religione è quella di un Dio remoto, che volta le spalle al mondo e nasconde il volto. A prima vista, il fascino di un deus absconditus potrebbe non essere evidente. A che serve un Dio se è assente, se non può essere invocato per sconfiggere i suoi nemici e consolare i suoi figli? Ma in realtà ci sono epoche in cui abbiamo bisogno proprio di un Dio cosi, un Dio la cui distanza ci aiuti a comprendere perché il divino rimanga indifferente ai nostri appelli. Siamo infatti turbati dalla nozione di un Dio immanente che non fa nulla quando il giusto soffre e i suoi nemici prosperano. I fedeli, come Giobbe, lanciano le proprie grida al cielo, ma Dio li fa aspettare. Come sopportare questo silenzio, come spiegarlo?
Una delle risposte ricorrenti nella storia della religione è che Dio ha abbandonato il mondo creato lasciandolo nelle mani del male. Un pensiero rozzo, ma può essere sviluppato in una teologia piuttosto raffinata, secondo la quale l'essere altissimo e benevolo è infinitamente lontano dal mondo creato, che è retto da un'altra forza malvagia. Gli dei immanenti possono essere moltissimi ed eterogenei, alcuni buoni, altri malvagi, condividere il mondo con essi significa imparare a prendere posizione. Se soffriamo, significa che dobbiamo stipulare nuove alleanze con le divinità. Un Dio remoto non può essere raggiunto, almeno finché dura il mondo creato, il che spiega perché continuiamo a soffrire. Esiste uno iato tra lui e il Dio inferiore che agisce nell'universo, e per il momento siamo nelle mani di quest'ultimo. Che la natura cosi concepita operi secondo leggi immutabili, qualcosa che gli dei immanenti non potevano permettere, è un'ulteriore dimostrazione della malvagità del Dio inferiore. Egli ha fatto della creazione un carcere dal quale è impossibile fuggire.
Quest'immagine del nesso divino è di tipo agnostico. Abbiamo famigliarità con le sette gnostiche nate e fiorite nella tarda antichità e con le loro elaborate visioni mitiche di come il cosmo fosse caduto nelle mani di un Dio inferiore, o demiurgo, il cui regno malvagio un giorno avrebbe avuto fine. Ma lo gnosticismo è più di un'antica setta. Da un punto di vista astratto, rappresenta una possibilità teologica sempre presente che nasce dall'immagine di un Dio remoto, e forme di gnosticismo possono essere rintracciate in numerose religioni e scuole filosofiche.
In effetti la spinta gnostica più profonda è stata in direzione dell'ascetismo. L'immagina gnostica oscura il presente illuminando un futuro radioso, un tempo in cui tutto ciò che è corrotto sarà distrutto e verrà instaurato il regno del bene. A coloro che possiedono la scintilla divina e la coltivano è concessa una conoscenza divina; non dovrebbe sorprenderci, allora, se alcuni di essi iniziano a pensare che tale conoscenza possa essere usata ai fini di un'immediata redenzione o per affrettare un'apocalisse che prepari la strada. L'accentuato chiaro scuro dello gnosticismo ha lo scopo di favorire una rivoluzione nelle anime dei credenti. E ogni rivoluzione nell'anima contiene un potenziale per la rivoluzione nel mondo.
flabot
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Messaggio da flabot »

DIO TRASCENDENTE

Una terza immagine teologica ci mostra un Dio che non vive lontano dal mondo né dimora in esso. Si tratta del Dio trascendente del deismo. E' anche il Dio della bibbia ebraica, la quale offre la visione più sviluppata di questo genere di divinità. In tale immagine, soltanto Dio è Dio. Egli dimora da solo nel cielo, sospeso sopra il mondo ma abbastanza vicino per essere raggiunto, sia per sua iniziativa sia per quella degli uomini. Non è sua abitudine mostrare il suo volto, ma lascia sufficienti tracce di sé – nella natura, nella scrittura, nelle nostre menti o nelle profezie- da non esserci estraneo. Anche quando si manifesta con inondazioni e pestilenze, accompagna le sue azioni con la parola. Questo Dio fornisce ragioni per il proprio agire, anche quando è arrabbiato, ferito o geloso. Non è un Dio arbitrario che scaglia saette mute da lontano o che parla per enigmi.
E' altresì un Dio creatore che ha fatto un universo buono e intelligibile per l'uomo, anche lui sua creatura. I cieli proclamano la sua gloria ma non sono investiti del suo potere; la terra è un suo disincantato artefatto, uno strumento che talvolta usa, ma non un'estensione di sé. Quanto all'uomo, è una creatura fatta ad immagine di Dio e ha ricevuto il soffio divino della vita. Sebbene non sia un Dio e non possa diventarlo, non è neppure una bestia o uno schiavo. Vivere in questa condizione intermedia è la lezione più difficile che deve imparare. Di tanto in tanto la tentazione di sfidare Dio lo travolge, allorché cerca un sapere proibito o si dedica a opere vane, costruendo torri alte fino al cielo o città nella pianura. Di tanto in tanto deve essere abbattuto, il suo orgoglio schiacciato. Solo allora gli è concesso sapere che è stato fatto di poco inferiore agli angeli e coronato di gloria e di onore dal Dio vivente. E' dunque una creatura peccatrice, sebbene non un'anima perduta. E' capace di pentimento, e poichè Dio è misericordioso verrà redento alla fine dei tempi.
La relazione dell'uomo con la natura è molto più complessa in presenza di un Dio trascendente. I Salmi ci dicono che “ I cieli sono I cieli del Signore, ma ha dato la terra hai figli dell'uomo”. L'uomo vive nella natura e nel contempo è al di sopra di essa. E' sollecito rispetto all'ordine che lo circonda, ma obbedisce solamente al suo creatore. Perchè esista il male in un mondo creato da un Dio buono è un rompicapo che persino la teodicea più elaborata ha difficoltà a spiegare. Ma ad eccezione per il libro di Giobbe, la Bibbia ebraica offre scarse spiegazioni alla sofferenza. All'uomo viene chiesto di essere fedele e di confidare in Dio; non è invitato a ispezionare le credenziali di Dio. Un approccio analogo è trasposto nella vita politica. Quando la Bibbia si volge infine alla politica, non è per investigare la natura dell'uomo in quanto animale politico, ma per descrivere il patto stipulato tra Dio e Israele, quindi per enunciare la legge divina emanata per regolare il patto. Patto e legge sono prodotti della parola; esistono delle ragioni dietro di essi. Ma dietro l'ultima ragione vi è solo la rivelazione. Israele può essere retta da giudici, re o sacerdoti, può governarsi da sè o essere dispersa tra le nazioni, ma le fonti della sua autorità politica rimangono sempre questo patto e questa legge, che sono le fonti originali della teologia politica biblica
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Messaggio da flabot »

Una domanda per riflettere
I tre passaggi da me postati sopra, mi offrono lo spunto di chiedere un attimo di riflessione. Mi sembra innegabile che l'uomo praticamente da sempre ha cominciato a cercare di capire chi, come e perchè esistesse, iniziando di fatto la ricerca di Dio. Qui sopra ci sono tre accenni di visioni diverse del "mistero" Dio, e delimitano un percorso di ricerca mai uguale, in ogni epoca l'idea di Dio ha subito inevitabilmente delle variazioni. Allo stato attuale, possiamo secondo voi dire che abbiamo ora capito Dio nella maniera giusta, o dobbiamo preventivare altri cambiamenti di rotta? :ciao: :ciao: :ciao: :ciao: :ciao: :ciao: :ciao: :ciao: :occhiol: :ciuccio: :ciuccio: :ciuccio:
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Trianello
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Messaggio da Trianello »

Il problema è che per i Cristiani Dio si è rivelato come trascendente e, dato che la Rivelazione è conclusa, non c'è possibilità di cambiare idea su questo punto.
Da un punto di vista meramente filosofico, invece, un Dio trascendente è l'unico metafisicamente coerente (ma il tema è complesso e non è il caso di trattarlo in questa sede).
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!Freddie!
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SOLO UN APPUNTO...

Messaggio da !Freddie! »

ABBIAMO VERAMENTE CAPITO COM'È DIO

Personalmente, avrei aggiunto un punto interrogativo al titolo perchè il cristiano, secondo il mio modesto parere (ma non sono il solo a crederlo), non è un "arrivato"; saremo "arrivati" quando...saremo arrivati. Al capolinea!!! :sorriso:
Il cristiano è piuttosto una persona che si mette in cammino; è un viandante, un pellegrino. L'immagine che meglio rappresenta questa condizione è quella di un paio di sandali; magari sporchi, logori, segnati dal tempo e dall'usura.
A tale proposito, riporto le parole che Paolo Curtaz scrive nel suo libro: "Gesù Zero. Quello sotto la crosta".


La fede non è sapere e conoscere.
Non è frequentare le chiese e pregare.
Non è fare o non fare qualcosa.
La fede è seguire qualcuno.



Un fraterno saluto. :ciao:

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Topsy
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Messaggio da Topsy »

Per flabot

Piccola curiosità: posso chiederti da dove hai tratto queste considerazioni?
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Messaggio da flabot »

Topsy ha scritto:Per flabot

Piccola curiosità: posso chiederti da dove hai tratto queste considerazioni?



Sono materiale presente in un libro di Mark Lilla "IL DIO NATO MORTO" " Religione, politica e occidente moderno" edito nei SAGGI Baldini Castoldi Dalai editore
In questo libro si analizzano i molteplici cambiamenti nella maniera di percepire Dio, e come hanno influito a livello politico e comportamentale nelle varie epoche :ciao: :ciao: :ciao: :ciao:
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Messaggio da flabot »

[
quote="!Freddie!"]ABBIAMO VERAMENTE CAPITO COM'È DIO

Personalmente, avrei aggiunto un punto interrogativo al titolo perchè il cristiano, secondo il mio modesto parere (ma non sono il solo a crederlo), non è un "arrivato"; saremo "arrivati" quando...saremo arrivati. Al capolinea!!! :sorriso:
Il cristiano è piuttosto una persona che si mette in cammino; è un viandante, un pellegrino. L'immagine che meglio rappresenta questa condizione è quella di un paio di sandali; magari sporchi, logori, segnati dal tempo e dall'usura.
A tale proposito, riporto le parole che Paolo Curtaz scrive nel suo libro: "Gesù Zero. Quello sotto la crosta".


La fede non è sapere e conoscere.
Non è frequentare le chiese e pregare.
Non è fare o non fare qualcosa.
La fede è seguire qualcuno.



Un fraterno saluto. :ciao:

Freddie
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Ciao caris. Freddie tutto bene mi auguro, hai schivato o no la suina :risata: :risata: :risata: :risata: :risata:

Anche io condivido il tuo parere sul cristiano ma credimi non per tutti i cristiani è così. :ciao: :ciao: :ciao:
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Messaggio da flabot »

Trianello ha scritto:Il problema è che per i Cristiani Dio si è rivelato come trascendente e, dato che la Rivelazione è conclusa, non c'è possibilità di cambiare idea su questo punto.
Da un punto di vista meramente filosofico, invece, un Dio trascendente è l'unico metafisicamente coerente (ma il tema è complesso e non è il caso di trattarlo in questa sede).
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:boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :boh: :ciao: :ciao:
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Messaggio da Topsy »

flabot ha scritto:
Topsy ha scritto:Per flabot

Piccola curiosità: posso chiederti da dove hai tratto queste considerazioni?



Sono materiale presente in un libro di Mark Lilla "IL DIO NATO MORTO" " Religione, politica e occidente moderno" edito nei SAGGI Baldini Castoldi Dalai editore
In questo libro si analizzano i molteplici cambiamenti nella maniera di percepire Dio, e come hanno influito a livello politico e comportamentale nelle varie epoche :ciao: :ciao: :ciao: :ciao:

Ti ringrazio :-)
Ho riletto sin dall'inizio i post che hai inoltrato. Ragionadoci sopra mi verebbe da appuntare che le tre "figure" del Dio immanente - remoto - trascendente, possano cmq trovarsi anche combinate in varia misure tra loro presso le confessioni religiose.
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Vittorino
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Chissà perchè...

Messaggio da Vittorino »

Chissà perchè San Tommaso voleva bruciare tutti i suoi libri in punto di morte? Ad ogni modo ringraziamo il suo segretario che glielo ha impedito!!!
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Mario70
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Messaggio da Mario70 »

Vittorino da Feltre ha scritto:Chissà perchè San Tommaso voleva bruciare tutti i suoi libri in punto di morte? Ad ogni modo ringraziamo il suo segretario che glielo ha impedito!!!
Chi trianello?
:risata:
:felice:
"La cosa più triste è che molto spesso chi viene ingannato, o illuso, tende a rimanere strettamente ancorato a quello in cui crede nonostante le evidenze indichino chiaramente che la realtà è diversa. Forse è talmente affezionato alle sue credenze che preferisce chiudersi gli occhi e tapparsi le orecchie di fronte a qualunque cosa possa farle vacillare."
(Torre di Guardia 1/9/2010 p 10)
Aquarivs

Messaggio da Aquarivs »

Spero in un domani in cui abbandoneremo questa folle idea del creatore.. Folle non perché essa non abbia fascino e coerenza.. Ma perché il dubbio che Noi abbiamo creato dio e non viceversa, è di gran lunga trascurato.
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Ah! Ah! Ah!

Messaggio da Vittorino »

Complimenti per il tuo humour Mario70. :strettamano: :ok:
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Messaggio da flabot »

Ti ringrazio :-)
Ho riletto sin dall'inizio i post che hai inoltrato. Ragionadoci sopra mi verebbe da appuntare che le tre "figure" del Dio immanente - remoto - trascendente, possano cmq trovarsi anche combinate in varia misure tra loro presso le confessioni religiose.
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In effetti caris. Topsy, questre tre idee l'autore le considera come basi principali di partenza, poi la concezione umana di Dio ha subito molti cambiamenti e modifiche per via di varie correnti che da queste idee hanno attinto e modificato.


Alla mia domanda mi sembra però abbia risposto il solo Trian. c'è nessun altro che mi può dire secondo lui se nel futuro avremo cambiamenti di opinione su com'è Dio? :ciao: :ciao: :ciao: :ciao: :ciao: :ciao: :ciao:
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SALUTI RICAMBIATI A FLABOT...

Messaggio da !Freddie! »

Carissimo,
grazie per il tuo interessamento; per ora sono riuscito a schivare la "suina"...speriamo bene per il futuro!!! :prega:

Riconosco che per i cristiani è sempre in agguato il pericolo di vivere una fede che si esaurisce in sterili pratiche religiose e in vuoti formalismi. Certe volte mi sembra che prenda piede uno culto stile farisaico dove l'apparenza vince sulla sostanza; la difficoltà di riuscire a mostrare Dio agli altri dipende anche dal fatto che spesso e volentieri non siamo testimoni credibili. Diciamo di avere Dio nel cuore, ma la nostra vita quotidiana tradisce questa affermazione; Dio è gioia, ma se vediamo i volti di molti cristiani (e in particolare, di molti cattolici) - spesso incupiti, truci, imbronciati, disperati, avviliti perchè schiacciati dalle difficoltà quotidiane - è un miracolo poter ancora credere all'esistenza di Colui che è descritto come un Padre amorevole. Con questo non voglio dire che si debba sempre mostrare un sorriso a 32 denti o vivere come se si abitasse nel paese dei campanelli; c'è una profonda differenza tra felicità e gioia. La felicità interessa l'esteriorità, la gioia tocca l'anima; si può essere gioiosi anche nelle difficoltà, ma questo spesso lo dimentichiamo e continuiamo ad affannarci nel ricercare una felicità effimera e passeggera.....


Un fraterno saluto. :ciao:

Freddie
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Messaggio da Trianello »

Concordo con Topsy sul fatto che lo schema, come tutti gli schemi, è molto approssimativo e che tra le diverse culture si trovano immagini degli esseri sovrumani che in qualche modo combinano elementi delle varie categorie divine elencate.

Sul tema del Monotesimo come punto di arrivo, per così dire, della concettualizzazione del sacro, rinvio a questo saggio recetemente tradotto in italiano:

Immagine

Titolo Un unico vero Dio. Le conseguenze storiche del monoteismo
Autore Stark Rodney
Prezzo € 24,50 Risparmio
Dati 2009, 352 p., ill., brossura
Traduttore Mengo D.
Editore Lindau (collana I leoni)

Descrizione:
a storia occidentale sarebbe diversa se non fosse stato per tutti quelli che nel corso dei secoli hanno creduto nell'"unico vero Dio". I grandi monoteismi sono stati i motori del progresso, nel loro nome sono state fatte conquiste, scoperte, invenzioni. Ma perché più di tremila anni fa alcuni uomini - ebrei, persiani o egiziani - iniziarono a venerare un Dio unico? Perché invece di sollecitare i favori di un pantheon di divinità specializzate, questi uomini ricercarono una relazione esclusiva con la divinità? Di cosa sentivano il bisogno? Perché il politeismo non serviva più? La storia dice che vi è una naturale tendenza delle religioni a evolvere verso il monoteismo, di pari passo con il successivo articolarsi delle società umane. Attraverso l'imperativo del proselitismo e della conversione i monoteismi hanno soppiantato i politeismi, si sono dimostrati più organizzati e militanti, più abili a creare mobilitazione. Hanno imposto dottrine, annesso territori, conquistato popoli, resistendo all'azione delle forze avverse (come nel caso della diaspora degli ebrei) e alle tentazioni non meno insidiose dell'assimilazione. Il monoteismo ha creato il mondo moderno, nel quale il pluralismo culturale e sociale, anziché aver sancito la fine delle religioni (come molti pensano), ha dimostrato che le fedi sono compatibili con le norme di civiltà pubblica delle laiche democrazie occidentali.

Dopo aver letto questo volume, si legga anche del medesimo atuore il preziosissimo studio, La scoperta di Dio. L'origine delle grandi religioni e l'evoluzione della fede, edito in italia nel 2008 sempre da Lindau.
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