"Imbarazzo e fastidio di fronte alla sofferenza"

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Topsy
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"Imbarazzo e fastidio di fronte alla sofferenza"

Messaggio da Topsy »

Perchè mai dinnanzi a situazione del genere, noi tutti che pure nel cuore proviamo solidarietà e compassione e comprensione verso i portatori di handicap, restiamo muti, immbili come paralizzati? Cosa ci impedisce di tramutare in fatti concreti, quanto proviamo nel profondo dell'animo?

http://80.241.231.25/ucei/PDF/2009/2009 ... 575150.pdf" target="_blank" target="_blank"



Quel ragazzo senza braccia sul treno dell'indifferenza


Caro direttore, è domenica 27dicembre. Eurostar Bari- Roma. Intorno a me famiglie soddisfatte e stanche dopo i festeggiamenti natalizi, studenti di ritorno alle proprie università, lavoratori un po' tristi di dover abbandonare le proprie città per riprendere il lavoro al nord. Insieme a loro un ragazzo senza braccia.

Sì, senza braccia, con due moncherini fatti di tre dita che spuntano dalle spalle. E' salito sul treno con le sue forze. Posa la borsa a tracolla per terra con enorme sforzo del collo e la spinge con i piedi sotto al sedile. Crolla sulla poltrona. Dietro agli spessi occhiali da miope tutta la sua sofferenza fisica e psichica per un gesto così semplice per gli altri: salire sul treno. Profondi respiri per calmare i battiti del cuore. Avrà massimo trent'anni.

Si parte. Poco prima della stazione di (...) passa il controllore. Una ragazza di venticinque anni truccata con molta cura e una divisa inappuntabile. Raggiunto il ragazzo senza braccia gli chiede il biglietto. Questi, articolando le parole con grande difficoltà, riesce a mormorare una frase sconnessa: «No biglietto, no fatto in tempo, handicap, handicap». Con la bocca (il collo si piega innaturalmente, le vene si gonfiano, il volto gli diventa paonazzo) tira fuori dal taschino un mazzetto di soldi, Sono la cifra esatta per fare il biglietto. Il controllore li conta e con tono burocratico dice al ragazzo che non bastano perché fare il biglietto in treno costa, in questo caso, cinquanta euro di più. Il ragazzo farfugliando le dice di non avere altri soldi, di non poter pagare nessun sovrapprezzo, e con la voce incrinata dal pianto per l'umiliazione ripete «handicap, handicap».

I passeggeri del vagone, me compreso, seguono la scena trattenendo il respiro, molti con lo sguardo piantato a terra, senza nemmeno il coraggio di guardare. A questo punto, la ragazza diventa più dura e si rivolge al ragazzo con un tono sprezzante, come se si trattasse di un criminale; negli occhi ha uno sguardo accusatorio che sbatte in faccia a quel povero disgraziato. Per difendersi il giovane cerca di scrivere qualcosa per comunicare ciò che non riesce a dire; con la bocca prende la penna dal taschino e cerca di scrivere sul tavolino qualcosa. La ragazza gli prende la penna e lo rimprovera severamente dicendogli che non si scrive sui tavolini del treno. Nel vagone è calato un silenzio gelato. Vorrei intervenire, eppure sono bloccato. La ragazza decide di risolvere la questione in altro modo e in ossequio alla procedura appresa al corso per controllori provetti si dirige a passi decisi in cerca del capotreno. Con la sua uscita di scena i viaggiatori riprendono a respirare, e tutti speriamo che la storia finisca lì: una riprovevole parentesi, una vergogna senza coda, che il controllore lasci perdere e si dedichi a controllare i biglietti al resto del treno. Invece no. Tornano in due.

Questa volta però, prima che raggiungano il giovane disabile, dal mio posto blocco controllore e capotreno e sottovoce faccio presente che data la situazione particolare forse è il caso di affrontare la cosa con un po' più di compassione. Al che la ragazza, apparentemente punta nel vivo, con aria acida mi spiega che sta compiendo il suo dovere, che ci sono delle regole da far rispettare, che la responsabilità è sua e io non c'entro niente. Il capotreno interviene e mi chiede qual è il mio problema. Gli riepilogo la situazione. Ascoltata la mia deposizione, il capotreno, anche lui sulla trentina, stabilisce che se il giovane non aveva fatto in tempo a fare il biglietto la colpa era sua e che comunque in stazione ci sono le macchinette self service. Sì, avete capito bene: a suo parere la soluzione giusta sarebbe stata la macchinetta self service. «Ma non ha braccia! Come faceva a usare la macchinetta self service?» chiedo al capotreno che con la sua logica burocratica mi risponde: «C'è l'assistenza». «Certo, sempre pieno di assistenti delle Ferrovie dello Stato accanto alle macchinette self service» ribatto io, e aggiungo che le regole sono valide solo quando fa comodo perché durante l'andata l'Eurostar con prenotazione obbligatoria era pieno zeppo di gente in piedi senza biglietto e il controllore non è nemmeno passato a controllare il biglietti. «E lo sa perché?» ho concluso. «Perché quelle persone le braccia ce l'avevano...».

Nel frattempo tutti i passeggeri che seguono l'evolversi della vicenda restano muti. Il capotreno procede oltre e raggiunto il ragazzo ripercorre tutta la procedura, con pari indifferenza, pari imperturbabilità. Con una differenza, probabilmente frutto del suo ruolo di capotreno: la sua decisione sarà esecutiva. Il ragazzo deve scendere dal treno, farsi un biglietto per il successivo treno diretto a Roma e salire su quello. Ma il giovane, saputa questa cosa, con lo sguardo disorientato, sudato per la paura, inizia a scuotere la testae tutto il corpo nel tentativo disperato di spiegarsi; spiegazione espressa con la solita esplicita, evidente parola: handicap. La risposta del capotreno è pronta: «Voi (voi chi?) pensate che siamo razzisti, ma noi qui non discriminiamo nessuno, noi facciamo soltanto il nostro lavoro, anzi, siamo il contrario del razzismo!». E detto questo, su consiglio della ragazza controllore, si procede alla fase B: la polizia ferroviaria.

Siamo arrivati alla stazione di (...). Sul treno salgono due agenti. Due signori tranquilli di mezza età. Nessuna aggressività nell'espressione del viso o nell'incedere. Devono essere abituati a casi di passeggeri senza biglietto che non vogliono pagare. Si dirigono verso il giovane disabile e come lo vedono uno di loro alza le mani al cielo e ad alta voce esclama: «Ah, questi, con questi non ci puoi fare nulla altrimenti succede un casino! Questi hanno sempre ragione, questi non li puoi toccare». Dopodiché si consultano con il capotreno e la ragazza controllore e viene deciso che il ragazzo scenderà dal treno, un terzo controllore prenderà i soldi del disabile e gli farà il biglietto per il treno successivo, per senza posto assicurato: si dovrà sedere nel vagone ristorante. Il giovane disabile, totalmente in balia degli eventi, ormai non tenta più di parlare, ma probabilmente capisce che gli sarà consentito proseguire il viaggio nel vagone ristorante e allora sollevato, con l'impeto di chi è scampato a un pericolo, di chi vede svanire la minaccia, si piega in avanti e bacia la mano del capotreno.

Epilogo della storia. Fatto scendere il disabile dal treno, prima che la polizia abbandoni il vagone, la ragazza controllore chiede ai poliziotti di annotarsi le mie generalità. Meravigliato, le chiedo per quale motivo. «Perché mi hai offesa». «Ti ho forse detto parolacce?Ti ho impedito di fare il tuo lavoro?» le domando sempre più incredulo. Risposta: «Mi hai detto che sono maleducata». Mi alzo e prendo la patente. Mentre un poliziotto si annota i miei dati su un foglio chiedo alla ragazza di dirmi il suo nome per sapere con chi ho avuto il piacere di interloquire. Lei, dopo un attimo di disorientamento, con tono soddisfatto, mi risponde che non è tenuta a dare i propri dati e mi dice che se voglio posso annotarmi il numero del treno. Allora chiedo un riferimento ai poliziotti e anche loro si rifiutano e mi consigliano di segnarmi semplicemente: Polizia ferroviaria di (. . .). Avrei naturalmente voluto dire molte cose, ma la signora seduta accanto a me mi sussurra di non dire niente, e io decido di seguire il consiglio rimettendomi a sedere. Poliziotti e controllori abbandonano il vagone e il treno riparte. Le parole della mia vicina di posto sono state le uniche parole di solidarietà che ho sentito in tutta questa brutta storia. Per il resto, sono rimasti tutti fermi, in silenzio, a osservare.
L'autore è scrittore ed editore

Shulim Vogelmann, La Repubblica, 30 dicembre 2009
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Gabriella Prosperi
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Messaggio da Gabriella Prosperi »

Già, la burocrazia, l'arroganza dei burocrati e la pavidità, la nostra pavidità che dà forza all'arroganza.
Dio protegga quel giovane, poichè noi, mostri evoluti d'indifferenza, noi siamo i veri handicappati e non meritiamo la Sua Misericordia.
Gabriella
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Topsy
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Messaggio da Topsy »

...Le Ferrovie rispondono all'articolo pubblicato oggi sul giovane senza braccia fatto scendere
perché senza biglietto. "Quanto descritto merita tutta la nostra attenzione"

Disabile cacciato dal treno, le scuse delle Fs...

http://www.repubblica.it/2009/12/sezion ... scuse.html" target="_blank" target="_blank


Che tristezza...!
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Topsy
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Messaggio da Topsy »

Gabriella Prosperi ha scritto:... noi siamo i veri handicappati e non meritiamo la Sua Misericordia.
Gabriella

Condivido in "toto"!!!
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Gabriella Prosperi
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Messaggio da Gabriella Prosperi »

Infatti, come sempre, tante scuse dopo.
Ma dopo che? Dopo che sono stati svergognati da un giornale, perchè, prima, nessuno si è sentito umanamente responsabile.
E non sono solo i diretti interessati a dovere delle scuse, ma i complici dove li mettiamo?
I signori passeggeri muti, come la mettono con le loro coscienze?
" Ah, il viaggio bene, solo un intermezzo un pò fastidioso"
Si consoleranno così, pronti a ricominciare.
Buone feste, signori, che possiate ricevere tanto quanto date.
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elghorn84
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Messaggio da elghorn84 »

E siamo un paese "cristiano", sotto le feste natalizie per giunta

VERGOGNA
Barfedio
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Messaggio da Barfedio »

Siamo in Italia. Tante persone - troppe - quando vestono una divisa si sentono dei piccoli dittatori.
Mi chiedo quale sarebbe stato il comportamento della ragazza-controllore se al posto del disabile ci fosse stato
George Clooney o Richard Gere.
Ma non credo di voglia molta fantasia per immaginarlo.
In quanto alle scuse delle FF.SS., bisognerebbe sapere se, durante i corsi di addestramento, ai futuri controllori viene insegnato loro di avere un pò di umanità.
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Ely
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Messaggio da Ely »

Eppure l'articolo di "scuse" riporta pure questo:

"Sono uno dei passeggeri che si trovava accanto al ragazzo nel 'famigerato' viaggio - si legge in uno dei commenti -. Mi permetto di rettificare l'articolo (...). E' vero, la ragazza e i due agenti della Polfer saliti alla stazione di Foggia si sono rivolti al giovane rumeno con toni francamente evitabili, ma parlare dell'indifferenza dell'intero vagone è assolutamente scorretto - conclude -. Su richiesta della ragazza è infatti intervenuto un altro controllore e il suo comportamento è stato ineccepibile. Ha evitato che il ragazzo disabile pagasse la tratta precedente (a suo rischio) e si è impegnato personalmente a comprargli il biglietto con la modalità self service senza ulteriori sovratasse".

Saranno sincere, quindi, le scuse??


:triste: Ely
Ora vi preghiamo, fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo ..., di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, ... quasi che il giorno del Signore sia imminente. (II Tess. 2,1-2)

Mia presentazione: http://freeforumzone.leonardo.it/discus ... 370991&p=1" onclick="window.open(this.href);return false;
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Gabriella Prosperi
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Messaggio da Gabriella Prosperi »

Ely ha scritto:Eppure l'articolo di "scuse" riporta pure questo:

"Sono uno dei passeggeri che si trovava accanto al ragazzo nel 'famigerato' viaggio - si legge in uno dei commenti -. Mi permetto di rettificare l'articolo (...). E' vero, la ragazza e i due agenti della Polfer saliti alla stazione di Foggia si sono rivolti al giovane rumeno con toni francamente evitabili, ma parlare dell'indifferenza dell'intero vagone è assolutamente scorretto - conclude -. Su richiesta della ragazza è infatti intervenuto un altro controllore e il suo comportamento è stato ineccepibile. Ha evitato che il ragazzo disabile pagasse la tratta precedente (a suo rischio) e si è impegnato personalmente a comprargli il biglietto con la modalità self service senza ulteriori sovratasse".

Saranno sincere, quindi, le scuse??


:triste: Ely
Troppe volte si legge che è stata aperta un'inchiesta, che la verifica dei fatti esclude colpe e dolo e, intanto, in nome dei regolamenti, si toglie dignità a esseri umani ritenuti diversi, un fastidio.
E tutto nell'indifferente imbarazzo di chi poteva e non ha voluto evitarlo.
Troppe volte, troppe.
Non riesco più, malgrado tutta la mia buona volontà, a trovare scusanti.
Gabriella
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Topsy
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Messaggio da Topsy »

Saranno sincere, quindi, le scuse??
Questo ahimè non ci è dato saperlo; ma cosa costava, dato le circostanze, accettare semplicemente, il pagamento del biglietto da parte del disabile, così come si era offerto di fare? Era davvero necessario richiedere l'intervento congiunto di più controllori e la polizia ferroviaria per risolvere una questione del genere?
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cici@
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Messaggio da cici@ »

Questa storia mi a commosso come e possibile
una cosa del genere a un ragazzo disabile, ma non ce pieta
che vergogna siamo arivati al 2010 e si deve sentire ancora delle cose
simile questa donna non a avuto pieta per questo ragazzo ma non vedeva
che non poteva neanche parlare, per me la polezzia avrebbe dovuto
dare una lezzione alla donna che controlava il biglietto, si arivasse
una cosa simile in questo paese che vivo io la donna non se la passava liscia
qui gli andecapati sono protetti quai si dici qualcosa contro, ma è giusto perche queste
persone anno bisogno di noi ci vuole un po di amore non era una persona qualsiasi
ma mi afatto venire una rabbia solo sentirla raccontare, non deve succedere
queste cose e UNA VERGOGNA.


:ciao: cici@
Barfedio
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Messaggio da Barfedio »

Topsy ha scritto:
Saranno sincere, quindi, le scuse??
Questo ahimè non ci è dato saperlo; ma cosa costava, dato le circostanze, accettare semplicemente, il pagamento del biglietto da parte del disabile, così come si era offerto di fare? Era davvero necessario richiedere l'intervento congiunto di più controllori e la polizia ferroviaria per risolvere una questione del genere?
L'emissione del biglietto da parte del controllore, sul treno in corsa, lo obbliga ad incassare anche il supplemento.
Quindi non poteva fargli pagare il semplice biglietto, rischiando di dover integrare personalmente per la differenza.
Visto che il treno ha sostato a Foggia, con un minimo di umanità ed un pò di senso pratico, il controllore avrebbe potuto scendere, emettere il biglietto alla macchinetta automatica e risalire perdendo lo stesso tempo che hanno perso per far intervenire la Polizia Ferroviaria.
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Topsy
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Messaggio da Topsy »

Le soluzioni alternative potevano trovarsi, se c'è buona volontà; una delle soluzioni che hai prospettato l'ho dimostra...
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