La tomba dell'apostolo Pietro nella Necropoli Vaticana

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Francesco Franco Coladarci
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La tomba dell'apostolo Pietro nella Necropoli Vaticana

Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

L'esistenza delle reliquie del Santo confermate dalle analisi scientifiche (prima e seconda parte)

Roma, 15 Novembre 2013 (Zenit.org) Paolo Lorizzo | 189 hits

La culla della Cristianità. E’ cosi che viene definitala Basilicadi S. Pietro con tutto ciò che fa da contorno al più grande monumento della cristianità, per la gioia di fedeli e turisti che a milioni lo visitano ogni anno. Pochi però riflettono sul fatto che la presenza della Basilica è stata direttamente condizionata, fin dalla sua prima fondazione ad opera dell’Imperatore Costantino, dalla necropoli cristiano/pagana che accoglie le spoglie mortali dell’Apostolo Pietro. E’ stato ormai appurato (a dispetto di quanti ancora sostengono che non abbia mai messo piede a Roma) che Pietro venne martirizzato all’interno del circo di Caligola e Nerone, i cui resti sono stati identificati al di sotto della navata sinistra della Basilica e sepolto nelle immediate vicinanze.

L’Ager Vaticanus (corrispondente all’area della piana alluvionale compresa tra il colle Vaticano, il Gianicolo e Monte Mario) pare fosse fin dalla prima frequentazione destinato esclusivamente ad uso funerario. La parte monumentale era caratterizzata dalla presenza della Meta Romuli e dal Terebinthus Neronis. La Meta Romuli era una sepoltura a forma piramidale di epoca augustea (architettura tipica del periodo) della anche ‘Piramide Vaticana’. Venne abbattuta nel 1499 su ordine di papa Alessandro VII creando via Alessandrina per collegare il Vaticano con il Tevere. Accanto sorgeva il Terebinthus Neronis, un mausoleo a pianta circolare con torre sovrapposta che venne demolito nel VII secolo e i blocchi della pavimentazione che lo circondavano vennero utilizzati per i gradoni della Basilica. La tradizione voleva che nello spazio compreso tra i due sepolcri monumentali fosse avvenuto il martirio di S. Pietro, ragion per cui per molti secoli la piramide venne rappresentata come simbolo del martirio.

Per suffragare le notizie e ricostruire il quadro storico di quanto accadde subito dopo il martirio, ci vengono in soccorso fonti letterarie che rappresentano importanti testimonianze del passato. Alla fine del I secolo risale la testimonianza di Clemente, capo della comunità cristiana di Roma, il quale descrive la persecuzione neroniana di cui Pietro rimase vittima e dei sanguinosi spettacoli che si svolgevano nel Circo sul colle Vaticano, concetti poi ripresi e descritti anche dallo storico Tacito.

Di poco più recenti (II secolo) sono i due scritti de ‘l'Ascensione d'Isaia’ e ‘l'Apocalisse di Pietro’, che confermano che non soltanto Pietro morì a Roma ma lo fece in seguito al martirio neroniano del 64 d.C. La presenza a Roma dell’Apostolo è inoltre suffragata dal fatto che mai nessuno in passato ha rivendicato di possedere la sua tomba, segno dunque che le fonti possono esclusivamente limitarsi al raggio d’azione nella Capitale. Il primo riferimento alla tomba dell’Apostolo è quella risalente al periodo tardo imperiale (II-III secolo d.C.) e riportata da Eusebio, storico della Chiesa, che cita un presbitero romano di nome Gaio, il quale fa riferimento alla sepoltura definendola il ‘trofeo’ di Pietro in Vaticano.

Le fonti letterarie sono state per molti secoli l’unico elemento certo a cui aggrapparsi per poter ricostruire vicende oscure o ricostruire fatti storici di cui se n’era persa memoria. Fortunatamente da alcuni anni è venuta in soccorso degli storici l’archeologia la quale, come vedremo, non soltanto ha confermato l’esistenza della tomba di Pietro, ma ha anche permesso il suo ritrovamento. Sembra incredibile ma soltanto nel 1939, sotto il pontificato di Pio XII, vennero avviate ricerche sistematiche allo scopo di confermare (ma la scienza talvolta impone anche smentire) le fonti letterarie accumulatesi nei secoli.

Nel decennio degli anni ’40 vennero cosi realizzati scavi che confutassero quanto ipotizzato, i quali, a causa di una cattiva gestione ed esecuzione, stentavano a dare risposte. Ciononostante i lavori misero in evidenza una serie di dati che alla lunga furono preziosi alla studiosa Margherita Guarducci per una coerente ricostruzione del quadro storico degli avvenimenti.

Sappiamo infatti che l’imperatore Costantino decise di sotterrare l’antica necropoli all’inizio del IV secolo livellando il terreno per la futura basilica, che venne realizzata in funzione di un punto fisso sotterraneo.

Venne inoltre evidenziato che al di sotto dell’Altare della Confessione, attualmente utilizzato per le funzioni religiose, vi era la sovrapposizione di una serie di altari che si collocavano esattamente al di sopra di un monumento che si riteneva fosse stato realizzato in onore di Pietro tra il 321 e il 326. Il monumento di Costantino inglobò tre precedenti realtà architettoniche: un muro della seconda metà del III secolo (chiamato dagli archeologi ‘muro g’), una edicola funeraria (da identificarsi con il già citato ‘trofeo di Gaio’ addossato ad un muro rivestito di intonaco color rosso) e una piccola tomba detta ‘terragna’ (poggiante direttamente sulla terra) ricavata all’interno dell’edicola funeraria. All’atto dell’apertura del chiusino della tomba, il contesto risultò alterato e nessuna reliquia ossea venne riportata alla luce.

ROMA, 16 Novembre 2013 (Zenit.org) - Alla fine di questa decennale campagna di scavo, ancora parecchi interrogativi aleggiavano nella mente degli studiosi. Non solo infatti il nome di Pietro, nonostante i moltissimi graffiti dell’epoca rinvenuti sulla parete di fondo (ma all’inizio soltanto superficialmente studiati) non compariva, ma, cosa più importante per l’identificazione, non erano state rinvenute le ossa lì dove si riteneva potessero essere (tomba ‘terragna’).

La matassa venne dipanata dall’archeologa Guarducci a partire dal 1952. Ella infatti ritrovò e riconobbe il nome dell’Apostolo in una tomba della necropoli originariamente appartenuta alla gens Valeria ma anche nei graffiti, ora adeguatamente studiati, che erano presenti nel cosiddetto ‘muro g’.

Per completare il quadro di identificazione mancava il ritrovamento dell’elemento più importante: le reliquie di Pietro. Aver identificato la tomba ‘terragna’ vuota aveva frustrato non poco i ricercatori i quali, individuata l’edicola, avevano dato per scontato che quello potesse essere l’unico punto dove avrebbero potuto rintracciarle. Ma l’archeologia, si sa, non è una scienza esatta. Ciò che si dà per scontato nel campo della ricerca è spesso la stonatura che non fa quadrare i conti. Durante gli scavi degli anni ’40 infatti venne ritrovata nel muro costantiniano una nicchia a cui inizialmente non venne data, inspiegabilmente, nessuna importanza. All’interno erano state rinvenute delle ossa che vennero trasportate in un ambiente sotterraneo e accatastate per circa dieci anni all’interno di una cassetta in legno insieme a una serie di materiali archeologici fino ad allora rinvenuti. Nel settembre del 1953 vennero ritrovati dalla Guarducci e trasferiti in un ambiente più consono alla conservazione (l’umidità li stava lentamente sfaldando) nonostante non fossero stati immediatamente identificati. Soltanto quando si decise di approfondire lo studio su quelle reliquie iniziarono ad emergere particolari interessanti sulle stesse e sul contesto del ritrovamento.

Venne appurato infatti che le reliquie erano state rinvenute all’interno del loculo ricavato nel muro di epoca costantiniana interamente rivestito di marmo (precisamente porfido), rivestimento solitamente destinato a sepolture di grande riguardo. Compreso che l’importanza del loculo era da mettere direttamente in relazione con le reliquie rinvenute, si decise di avviare lo studio e l’analisi delle stesse, affidandole ad esperti del settore e a specialisti in scienze sperimentali, nonché agli esami dell’antropologo Venerando Correnti. La loro identificazione come effettivamente appartenenti all’apostolo Pietro venne annunciata da Papa Paolo VI nel 1968. Le analisi rivelarono che le ossa (corrispondenti a circa la metà dello scheletro) appartenevano ad un individuo dall’età approssimativa di 60/70 anni (che confermano quanto sappiamo circa l’età approssimativa del martirio di Pietro) ed erano avvolte in un tessuto di porpora di murice (mollusco gasteropode da cui si estrae il colore) ed intessuto d’oro purissimo. Le tracce del tessuto rinvenute erano accompagnate da altre tracce terrose corrispondenti esattamente al tipo di terra contenuta all’interno della fossa ‘terragna’, segno dunque che prima della traslazione da parte dell’imperatore Costantino erano effettivamente li contenute.

Quanto finora evidenziato sarebbe più che sufficiente a fugare qualsiasi altro dubbio anche nelle menti dei più scettici, ma trattandosi di uno dei fondamenti più rilevanti della storia della Chiesa Cristiano/Cattolica è bene dare, lì dove è possibile, ulteriori conferme.

L’analisi del loculo del cosiddetto ‘muro g’ ha messo in evidenza un graffito in lingua greca che riporta la frase ‘Pietro è (qui) dentro’. Ma l’elemento che si ritiene assolutamente inequivocabile ci viene dato proprio dal posizionamento della Basilica soprastante. Il loculo del ‘muro g’ (il contenitore delle reliquie) causò nell’asse della prima basilica un significativo spostamento verso nord rispetto alla poco distante edicola funeraria che rappresentava la prima sepoltura dell’Apostolo. Questa variazione dell’asse non soltanto influenzò l’edificio di costantiniana memoria ma anche gli apporti successivi come la cupola di Michelangelo e il baldacchino del Bernini.

La definitiva attribuzione delle reliquie, possibile attraverso le fonti letterarie ma soprattutto attraverso l’apporto dell’archeologia, ha fornito un’ulteriore spinta emotiva a chi vive con grande partecipazione questi luoghi così carichi di storia e religiosità.

L’attribuzione delle reliquie dell’Apostolo Pietro non apportano assolutamente nulla di nuovo agli insegnamenti religiosi in cui si crede, ma incoraggiano senz’altro alla riflessione su quanto importante possa essere per ciascuno di noi seguire i dettami cristiani di amore, pace e fratellanza tra gli uomini, gli stessi per cui la storia ci insegna, molte persone hanno sacrificato la propria vita terrena.

Tratto da
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conticuereomnes
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Messaggio da conticuereomnes »

L'archeologa ed epigrafista che si occupò degli scavi e del famosissimo ritrovamento del "Petros enì" e cioè Pietro è qui (dentro), è Margherita Guarducci che io ricordo sempre con molto piacere non perchè la conoscessi ma perchè la mia professoressa di Università di Epigrafia greca è stata la sua alunna prediletta e non mancava lezione che la citasse e ne ricordasse la grandezza.
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agabo
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Tratto da: http://www.riforma.net/apologetica/catt ... papato.pdf" onclick="window.open(this.href);return false;

Durata della permanenza di Pietro a Roma e data della sua morte
Una tradizione risalente al III secolo ricorda la permanenza di Pietro a Roma per 25 anni (dal 42 al 67 d.C.), come appare dalla Cronaca di Eusebio che nell'anno 2° dell'imperatore Claudio (a. 42) così dice:

«L'apostolo Pietro, dopo la fondazione della Chiesa di Antiochia fu mandato a Roma dove predicò il Vangelo e visse per venticinque anni»451.
Simile l'affermazione del Cronografo dell'a. 354-452 accolta pure da Girolamo:

«Siccome Pietro deve essere stato vescovo della Chiesa di Antiochia e dopo aver predicato ai Giudei che si convertirono nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell'Asia e nella Bitinia, il secondo anno dell'imperatore Claudio (a. 42)
andò a Roma per confutarvi Simone il Mago, e vi tenne la cattedra per 25 anni, ossia fino al 14° anno di Nerone453. La sua morte fu seguita pochi mesi dopo da quella dell'imperatore, quale castigo divino, secondo una profezia ricollegata alla morte degli apostoli «Nerone perirà da qui a non molti giorni»454.

Oggi nessun studioso cattolico ammette che Pietro sia rimasto a Roma per 25 anni, poiché ciò contrasterebbe sia con la cacciata dei cristiani da Roma al tempo di Claudio455, sia con la presenza di Pietro a Gerusalemme durante il convegno apostolico (ca. 50 d.C.). Si noti pure che, secondo Girolamo, Pietro venne a Roma per «smascherarvi il mago Simone », il che suggerisce un legame tra questa tradizione e le leggende di Simon Mago, per cui l'attendibilità di tale notizia ne risulta assai compromessa456. Di più la tradizione e l'ipotesi della sua lunga permanenza a Roma è contraddetta da alcuni dati biblici indiscutibili.

Nel 42 Pietro lascia Gerusalemme per recarsi ad Antiochia dove Paolo lo trova poco dopo (At 12, 1s; Ga 2, 11).
Nel 40/50 v'è la riunione degli apostoli a Gerusalemme e in essa Pietro non parla affatto di un suo lavoro tra i Gentili, ma s'accontenta di riferire il fatto del battesimo di Cornelio. Sono Barnaba e Paolo che parlano invece della loro missione tra i Gentili (At 15, 7-11; cfr c. 17).
Nel 57 quando scrive ai Romani, Paolo, pur affermando di non voler lavorare in campo altrui, non dice affatto che la Chiesa era stata evangelizzata da Pietro, come sarebbe stato logico.
Nel 63/64, scrivendo le sue lettere dalla prigionia, Paolo mai allude alla presenza di Pietro457. Gli Ebrei desiderano sapere qualcosa di questa nuova «via» che è tanto avversata, come se nulla sapessero, il che sarebbe stato assurdo qualora Pietro fosse stato a Roma (At 28, 21-24).
Nel 64 d.C. v'è la persecuzione di Nerone con la probabile morte di Pietro. Ecco il brano di Tacito (ca. 60-120 d.C):

«Siccome circolavano voci che l'incendio di Roma, il quale aveva danneggiato dieci dei quattordici quartieri romani, fosse stato doloso, Nerone presentò come colpevoli, colpendoli con pene ricercatissime, coloro che, odiati per le loro abominazioni, erano chiamati dal volgo cristiani. Cristo, da cui deriva il loro nome, era stato condannato a morte dal procuratore Ponzio Pilato durante l'impero di Tiberio. Sottomessa per un momento, questa superstizione detestabile, riappare non solo nella Giudea, ove era sorto il male, ma anche a Roma, ove confluisce da ogni luogo ed è ammirato quanto vi è di orribile e vergognoso. Pertanto, prima si arrestarono quelli che confessavano (d'essere cristiani), poi una moltitudine ingente – in seguito alle segnalazioni di quelli – fu condannata, non tanto per l'accusa dell'incendio, quanto piuttosto per il suo odio del genere umano. Alla pena vi aggiunse lo scherno: alcuni ricoperti con pelli di belve furono lasciati sbranare dai cani, altri furono crocifissi, ad altri fu appiccato il fuoco in modo da servire d'illuminazione notturna, una volta che era terminato il giorno. Nerone aveva offerto i suoi giardini per lo spettacolo e dava giochi nel Circo, ove egli con la divisa di auriga si mescolava alla plebe oppure partecipava alle corse con il suo carro. Allora si manifestò un sentimento di pietà, pur trattandosi di gente meritevole dei più esemplari castighi, perché si vedeva che erano annientati non per un bene pubblico, ma per soddisfare la crudeltà di un individuo»458.

Si può quindi concludere che Pietro non fu affatto il fondatore della Chiesa di Roma e che, se vi venne come oggi appare quasi certo, vi giunse solo per subirvi il martirio. E' il pensiero del pagano Porfirio, un filosofo neoplatonico, che di Pietro dice: «Fu crocifisso dopo aver guidato al pascolo il suo gregge per soli pochi mesi»459.

[le referenze possono essere lette direttamente nel documento linkato]

La conclusione dell'autore, Fausto Salvoni, appare comunque improbabile, sia per la scarsità delle notizie sull'ipotetico ultimo viaggio di Pietro ( a Roma), sia per l'età avanzata: Pietro avrebbe dovuto affrontare un lungo e pericoloso viaggio senza alcun apparente scopo, se non quello, inverosimile, di andarvi per una sua improbabile vocazione al martirio!
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Ray
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Messaggio da Ray »

conticuereomnes ha scritto:L'archeologa ed epigrafista che si occupò degli scavi e del famosissimo ritrovamento del "Petros enì" e cioè Pietro è qui (dentro), è Margherita Guarducci che io ricordo sempre con molto piacere non perchè la conoscessi ma perchè la mia professoressa di Università di Epigrafia greca è stata la sua alunna prediletta e non mancava lezione che la citasse e ne ricordasse la grandezza.


san pietro ha soggiornato a roma?
tratto dalla Rubrica "Un sacerdote risponde" di Totus Tuus
Fino al 1400 nessuno aveva messo in dubbio la presenza di San Pietro a Roma, e la cosa è talmente certa che anche protestanti e ortodossi oggi la ammettono.
http://apologetica.altervista.org/san_pietro_roma.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
Interessante...però bisognerebbe sapere se Ignazio di Antiochia sia considerato dagli storici attendibile.... :cer:

Ignazio di Antiochia, detto L'Illuminatore (circa 35 – Roma, circa 107), è stato un vescovo dell'Asia Minore dell'inizio del II secolo. È venerato come santo dalla Chiesa ortodossa e dalla Chiesa cattolica, ed è annoverato fra i Padri della Chiesa e Padre Apostolico. Fu il secondo successore di Pietro come vescovo di Antiochia di Siria, cioè della terza città per grandezza del mondo antico mediterraneo.

Lei ha parlato di fonti antiche. Quali tra queste considera fondamentali?
Margherita GUARDUCCI: Ho cominciato dalla più antica, che risale alla fine del primo secolo, subito dopo l'età apostolica, l'«Epistola ai Corinzi» di Clemente I, nella quale il Pontefice, come capo della comunità cristiana, esprime la sua autorità per dirimere le contese manifestatesi a Corinto e rivolge a quei cristiani parole di ammonimento. Questa epistola venne poi letta per molto tempo a Corinto durante la messa domenicale. C'è poi la famosa introduzione della «Epistola ai Romani» di Ignazio d'Antiochia della prima metà del II secolo, dove la Chiesa di Roma occupa, nel pensiero di Ignazio, un posto preminente rispetto alle altre. E nell'analizzare i passi di Abercio e di Ireneo della seconda metà del II secolo, che sono basilari e che documentano il riconoscimento di Roma come centro della Chiesa universale, ho considerato anche altre voci e documenti dello stesso periodo. E così via via fino alla metà del terzo secolo, fino ad Origene, dopo il quale inizia una evoluzione importantissima di questo concetto: dalla comunità di Roma, l'esercizio del primato si sposta e s'incentra sulla persona, sulla figura fisica del Papa.

http://it.wikipedia.org/wiki/Ignazio_di_Antiochia" onclick="window.open(this.href);return false;

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Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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agabo
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Messaggio da agabo »

L'esistenza delle tombe dei santi Pietro e Paolo
L'esistenza della tomba di Pietro in Vaticano, ovvero nella Necropoli vaticana, e di quella di Paolo nella Necropoli ostiense, nonché il ritrovamento dei loro resti sono dei falsi, avallati dalla dichiarazione di tre papi. L'indicazione generica originaria ce la offre il presbitero romano Gaio all'inizio del III secolo in una lettera scritta da Roma al montanista Proclo: «Va' sul colle Vaticano e sulla via di Ostia, e troverai i tropei di coloro che hanno fondato questa comunità», cioè rispettivamente i sepolcri di Pietro e Paolo. Peraltro si fa riferimento al colle e alla via e non ai sotterranei del colle e della via.
La Necropoli vaticana infatti è alle falde del colle Vaticano, al di sotto delle Sacre Grotte della basilica di San Pietro, ed è un enorme sepolcreto utilizzato tra il I e il IV secolo da pagani e cristiani; la tomba del primo papa si troverebbe in corrispondenza del luogo sul quale sorge, nella basilica, l'attuale altare della Confessione, là dove si apre un modesto ambiente che gli archeologi hanno denominato Campo P, limitato da un fondale di "muro rosso". Addossato a questo, appare un semplice monumento formato da due nicchie sovrapposte, separate da una lastra di marmo sorretta da due colonnine; è un'edicola funeraria del II secolo, abbellita nel III. È stata posta qui come segnalazione della originaria tomba di san Pietro; sulla destra, infatti, sul muro coperto di graffiti, si distingue un'iscrizione greca: «Petr(os) eni», cioè «Pietro è qui».
Tutto ciò è frutto degli scavi effettuati tra il 1939 e il 1950, e ripresi nel 1953, dall'archeologa Margherita Guarducci; scavando ecco apparire una serie di tre altari eretti in successione verticale sulla "memoria" fatta costruire verso il 320 dall'imperatore Costantino per custodire il loculo. Questo, ricoperto poi da una lastra di marmo, dovrebbe contenere le ossa dell'apostolo, seppellite fino ad allora nella terra. E invece, una volta tolta la lastra di marmo, la tomba risulta vuota; del resto, a distanza di diciannove secoli era comprensibile che le ossa fossero svanite.
E Pio XII, il 23 dicembre 1950, sul finire dell'Anno Santo, annuncia al mondo il ritrovamento della tomba di Pietro, pur in assenza di qualsiasi reliquia e della stessa cenere: «La gigantesca cupola s'inarca esattamente sul sepolcro del primo Vescovo di Roma, del primo Papa: sepolcro in origine umilissimo, ma sul quale la venerazione dei secoli posteriori, con meravigliosa successione di opere, eresse il massimo Tempio della Cristianità». Se non era una falsa testimonianza, era comunque una dichiarazione fantasiosa che intendeva assicurare al Vaticano - in quanto custode della tomba di Pietro, riconosciuto come primo papa - la supremazia della Chiesa di Roma.
In realtà la salma di Pietro nel 258, durante la persecuzione di Valeriano, viene rimossa dalla sepoltura originaria, che solo la lettera del presbitero Gaio ci indica genericamente nella Necropoli vaticana, insieme a quella di Paolo, e ambedue sono trasferite in località ad Catacumbas, nel cimitero che sarà poi detto di San Sebastiano, per essere messe al riparo da eventuali profanazioni. Silvestro I, sessant'anni dopo, avrebbe riportato le due salme al luogo primitivo di sepoltura, e così quella di Pietro sarebbe tornata al suo posto nella Necropoli vaticana e quella di Paolo al Sepolcreto ostiense. Ma su quel temporaneo trasloco del 258 c'è un'altra storia, secondo la quale alcuni cristiani orientali, che consideravano Pietro
e Paolo loro compaesani, sarebbero venuti a Roma e avrebbero trafugato i due cadaveri per portarli in Oriente; strada facendo, però, ad Catacumbas, un violento temporale avrebbe spaventato i rapinatori a tal punto da indurli a nascondere il bottino nel cimitero, in attesa di un momento più opportuno per portare a compimento l'operazione. Pare che invece i cristiani di Roma, accortisi del furto sacrilego, siano riusciti chissà come a rimettere le mani sui resti di Pietro e Paolo, che erano tenuti temporaneamente in quel luogo. La sepoltura fu poi ricoperta con l'erezione di un altare, base della basilica Apostolorum costruita nel IV secolo, e venne istituita anche una festa degli apostoli celebrata ogni anno su quella tomba; quando, però, le reliquie di Sebastiano, martire al tempo di Diocleziano, furono trasferite là, proprio verso il 350, ne determinarono il nome definitivo, e questo dimostra che la celebrazione del luogo in onore dei due apostoli era già stata dimenticata.
E allora c'è da chiedersi: i corpi di Pietro e Paolo all'epoca erano già tornati nella Necropoli vaticana e nel Sepolcreto ostiense? O forse non erano mai stati spostati da lì? E ancora: non è plausibile supporre che le due salme siano andate perdute? O si deve piuttosto dar credito a uno smembramento dei cadaveri per la formazione di vari reliquiari? Pertanto la fine delle salme è avvolta nel mistero e, se proprio non andarono perdute, di certo non restarono integre; di conseguenza, a distanza di secoli, un'analisi dei "sacri resti" per risalire a quelli autentici risulterebbe quanto mai ardua. Senza contare che, a quanto segnala Jacques Collin de Plancy nel suo Dizionario delle reliquie e delle immagini miracolose del 1822, non esiste chiesa importante, non solo in Italia, ma anche in Francia e Inghilterra, che non vanti qualche reliquia dei due santi, come «dita e denti, la mascella e la barba, il cervello, varie gocce di sangue». E le teste dei due martiri custodite in un reliquiario d'argento dentro l'altissimo baldacchino di San Giovanni in Laterano, saranno poi quelle vere?
Eppure nel 1962, quindi diversi anni dopo la scoperta del sepolcro di Pietro, ecco dalla Necropoli vaticana saltar fuori delle ossa con frammenti di tessuto, terra, pezzetti d'intonaco rosso, matassine d'argento, monetine medievali; il tutto contenuto in una scatola di scarpe ritrovata in un magazzino delle grotte.
L'antropologo Mario Correnti, dall'esame delle ossa terminato nel giugno del 1963, arriverà a dichiarare: «Lo scheletro è di un individuo di sesso maschile tra i 60 e i 70 anni», mentre dalle analisi dei residui di terra e tessuto risulterà che la persona,
al momento della sepoltura, era avvolta in un drappo di porpora, che l'intonaco era quello del "muro rosso" e la terra quella dell'edicola. La Guarducci nel 1965 si sentirà in grado di dichiarare che quelli sono i resti di Pietro, tolti dall'edicola e collocati nel ripostiglio per preservarli dalle infiltrazioni d'acqua; ma solo lei, tra gli archeologi, ci crederà, anche se papa Paolo VI ne avallerà la scoperta nel 1968 dichiarando che «Le reliquie di Pietro sono state identificate in modo che possiamo ritenere convincente». Un'autentica falsità; oltretutto non si capirà mai cosa c'entrassero le monetine medievali e le matassine d'argento. Ed è lecito esprimere anche su un piano dottrinale la constatazione di una falsa testimonianza data dal papa, dal momento che Paolo VI nella circostanza non ha parlato ex cathedra.
E la circostanza si ripete con l'apostolo Paolo in riferimento al sarcofago situato sotto l'altare maggiore della basilica a lui dedicata. Il sarcofago è venuto alla luce in seguito a una serie di scavi ultimati nel 2006 sotto strati di malta e calcestruzzo, a un metro e trenta centimetri dalla pavimentazione della basilica, e sotto una lastra di marmo sulla quale è scritto «PAOLO APOSTOLO MART»; la lastra risale comunque al V secolo, evidentemente realizzata quando gli eventuali resti di Paolo sarebbero stati di nuovo seppelliti qui, riportati nel 318 dal loro temporaneo nascondiglio nelle catacombe di San Sebastiano, come per Pietro; ovvero sarebbe stata disposta come promemoria senza quei resti ormai depredati, e sopra vi sarebbe poi stata costruita la basilica. Sulla lastra si distinguono tre fori, uno tondo e due rettangolari, che introducono a tre pozzetti comunicanti tra loro, che nel Medioevo erano utilizzati per ottenere reliquie con il contatto, grazie all'inserimento di strisce di stoffa. E sotto la lastra è stata individuata la tomba vera e propria, un cubo di bronzo, sul cui coperchio è presente un foro tondo in corrispondenza di quello tondo presente sulla lastra.
Il 28 giugno 2009, guarda caso proprio alla chiusura delle celebrazioni dell'Anno Paolino, Benedetto XVI fa una storica dichiarazione, come quella fatta per Pietro quarant'anni prima. «Nel sarcofago che non è mai stato aperto in tanti secoli», ha dichiarato papa Ratzinger, «è stata praticata una piccolissima perforazione per introdurre una speciale sonda mediante la quale sono state rilevate tracce di un prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato di oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino. Trovati anche grani di incenso rosso e di sostanze proteiche e calcaree. Inoltre piccolissimi frammenti ossei, sottoposti all'esame del carbonio 14 da parte di esperti ignari della loro provenienza, sono risultati appartenere a persona vissuta tra il primo e il secondo secolo». Da qui l'assicurazione fatta dal papa che si tratta dei «resti mortali dell'apostolo Paolo».
Resta il fatto che se Paolo, come Pietro, è morto a Roma - e già questo non è certo - nel 64, accomunato nel martirio a Pietro, o nel 67, secondo la tradizione, non può essere comunque vissuto «tra il primo e il secondo secolo», e quindi ci troviamo di nuovo di fronte a una falsa testimonianza, ovvero a una falsa dichiarazione di Benedetto XVI, come quelle relative a Pietro di Pio XII e Paolo VI.

Fonte: "I peccati del Vaticano" di Claudio rendina - da pag. 6 a pag. 18
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arwen
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Ok, Agabo, tutti quegli studiosi sono delle mezzecalze, i risultati sono falsati ed ingannevoli, sono pagati sottobanco e a fare l'esame dovevano chiamare te, che sei più bravo !. :risata: :ironico:
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" Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro si allontana.
Oh no !. Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
Amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio;
Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato. "
William Shakespeare
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nello80
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Le prove addotte dalla WTS contro il primato dell'Apostolo Pietro.

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*** w11 1/8 Il papa è “il successore di San Pietro”? ***

Il papa è “il successore di San Pietro”?

NEL 2002 papa Giovanni Paolo II scrisse una lettera al vescovo di Limburg, in Germania, in cui annullava una decisione che quest’ultimo aveva preso in materia di aborto. Il papa introduceva la direttiva affermando di essere responsabile “del benessere e dell’unità di tutte le singole chiese secondo il volere di Gesù Cristo”. Asseriva di avere l’autorità di annullare la decisione del vescovo in quanto “successore di San Pietro”.
Secondo un recente testo cattolico, “Gesù conferì a Pietro una singolare posizione di primato fra gli apostoli”. La Chiesa Cattolica asserisce inoltre che “Cristo stabilì che Pietro, in questo primato, avesse successori in perpetuo, e che tali successori fossero i vescovi romani”. — New Catholic Encyclopedia.
Queste sono asserzioni non da poco. Ne avete esaminato personalmente la validità? Prendiamo in considerazione le risposte alle seguenti tre domande: (1) La Bibbia sostiene l’idea secondo cui Pietro fu il primo papa? (2) Cosa insegna la storia circa l’origine della successione papale? (3) La condotta e gli insegnamenti dei papi avvalorano la loro affermazione di essere i successori di Pietro?
Pietro fu il primo papa?
Per dimostrare che la chiesa è fondata su Pietro, i cattolici si sono sempre rifatti alle parole di Gesù riportate in Matteo 16:18: “Tu sei Pietro, e su questo masso di roccia edificherò la mia congregazione”. Tali parole sono scritte in latino anche alla base della cupola della Basilica di San Pietro a Roma.
Agostino, riverito Padre della Chiesa, un tempo sosteneva che la congregazione fosse edificata su Pietro. Tuttavia, verso la fine della sua vita, cambiò idea sul significato delle parole di Gesù. Nelle sue Ritrattazioni spiegò che la chiesa, ovvero la congregazione cristiana, fu fondata su Gesù e non su Pietro. Scrisse: “Non gli è stato detto infatti: Tu sei pietra, ma Tu sei Pietro; pietra era il Cristo”. — I due libri delle ritrattazioni, trad. di P. Montanari, Libreria Editrice Fiorentina, 1949, p. 118.
Non si può negare che l’apostolo Pietro abbia un ruolo importante nei Vangeli. Gesù scelse tre apostoli — Giovanni, Giacomo e Pietro — perché fossero con lui in alcune occasioni speciali. (Marco 5:37, 38; 9:2; 14:33) Gesù affidò a Pietro “le chiavi del regno dei cieli”, che quest’ultimo usò per aprire la porta del Regno, prima agli ebrei e ai proseliti, poi ai samaritani e infine ai gentili. (Matteo 16:19; Atti 2:5, 41; 8:14-17; 10:45) Essendo di carattere estroverso, a volte Pietro parlò per conto di tutti gli altri apostoli. (Atti 1:15; 2:14) Ma questi fatti dimostrano forse che fosse il capo della congregazione primitiva?
È vero, l’apostolo Paolo scrisse che a Pietro fu affidato un “apostolato presso quelli che sono circoncisi”. (Galati 2:8) Tuttavia dal contesto si capisce che Paolo non stava dicendo che Pietro dirigesse la congregazione. I suoi commenti riguardavano il ruolo di Pietro nella predicazione agli ebrei.
Anche se aveva ricevuto grandi responsabilità, in nessun punto della Bibbia leggiamo che Pietro abbia dichiarato di essere il capo della congregazione e che, come tale, abbia preso decisioni per conto di tutti i discepoli. Nella sua prima lettera si definì “apostolo” e “anziano”, nulla di più. — 1 Pietro 1:1; 5:1.
Cenni storici sulle origini del papato
Ma allora quando e come sorse il concetto di papato? L’idea che non ci fosse niente di male che un uomo avesse la preminenza sui compagni di fede iniziò a prendere piede mentre gli apostoli erano ancora in vita. Che ne pensavano questi ultimi?
L’apostolo Pietro stesso raccomandò agli uomini che guidavano la congregazione di non ‘signoreggiare su quelli che sono l’eredità di Dio’ ma di ‘cingersi di modestia di mente gli uni verso gli altri’. (1 Pietro 5:1-5) L’apostolo Paolo avvertì che sarebbero sorti nella congregazione uomini che avrebbero detto “cose storte per trarsi dietro i discepoli”. (Atti 20:30) Verso la fine del I secolo l’apostolo Giovanni scrisse una lettera in cui rimproverò severamente un discepolo di nome Diotrefe. Perché questo rimprovero? Un motivo era che a quell’uomo ‘piaceva avere il primo posto’ nella congregazione. (3 Giovanni 9) Ciò che dissero gli apostoli agì da freno, contrastando per un po’ le mire di coloro che cercavano la preminenza. — 2 Tessalonicesi 2:3-8.
Poco dopo la morte dell’ultimo degli apostoli, alcuni cominciarono ad avere più preminenza. Un libro sulla storia del cristianesimo dice: “Probabilmente, prima della metà del II secolo non c’era a Roma la figura di un unico vescovo che occupasse una posizione superiore rispetto a tutti gli altri”. (The Cambridge History of Christianity) Entro il III secolo, però, il vescovo di Roma si era costituito quale massima autorità, almeno per una parte della chiesa. Per sostenere la tesi del primato del vescovo di Roma è stato compilato un elenco dei successori di Pietro.
Comunque questo elenco non offre molte prove a favore di tale tesi. Perché? Anzitutto alcuni nomi dell’elenco non sono verificabili. Ma, cosa più importante, l’elenco si basa su un presupposto errato. In che senso? Anche se Pietro avesse predicato a Roma, come farebbero pensare alcune fonti secolari del I e del II secolo, non ci sono prove che fosse il capo della congregazione che c’era lì.
Una prova che Pietro non era il capo della congregazione di Roma è che, quando l’apostolo Paolo scrisse la sua lettera ai Romani, incluse una lunga lista di cristiani che si trovavano lì, ma non menzionò affatto Pietro. (Romani 16:1-23) Se questi fosse stato il capo della congregazione, Paolo lo avrebbe trascurato o addirittura snobbato?
Si noti, inoltre, che all’incirca nello stesso periodo in cui Pietro scrisse la sua prima lettera ispirata, Paolo scrisse una seconda lettera a Timoteo in cui menzionò esplicitamente Roma ma non Pietro. In effetti, Paolo scrisse sei lettere da Roma, ma in nessuna accennò mai a Pietro.
Circa 30 anni dopo che Paolo aveva scritto le sue lettere, l’apostolo Giovanni scrisse tre lettere e il libro di Rivelazione, o Apocalisse. In essi Giovanni non afferma mai che la congregazione di Roma fosse la più preminente, e non dice neppure che un capo della chiesa ricoprisse la massima carica di presunto successore di Pietro. Né la Bibbia né le prove storiche avvalorano l’asserzione secondo cui Pietro si sarebbe proclamato primo vescovo della congregazione di Roma.
La condotta e gli insegnamenti dei papi dimostrano che sono i successori di Pietro?
Sarebbe giusto aspettarsi che chi afferma di essere “successore di San Pietro” nonché “vicario di Cristo” segua la condotta e gli insegnamenti sia dell’uno che dell’altro. Ad esempio, Pietro lasciò che i compagni di fede gli riservassero un trattamento speciale? No. Rifiutò qualsiasi particolare atto di riverenza. (Atti 10:25, 26) Che dire di Gesù? Egli disse di essere venuto per servire gli altri, non per essere servito. (Matteo 20:28) Che reputazione si sono fatti invece i papi? Hanno forse rifiutato preminenza e titoli onorifici, ed evitato di ostentare ricchezza e potere?
Sia Pietro che Cristo erano uomini moralmente integri che promuovevano la pace. Paragoniamo la loro condotta con quello che dice un’enciclopedia cattolica riguardo a Leone X: “Immischiato nella politica e spesso in affari di natura nepotistica oltre che dedito a stravaganti piaceri mondani, Leone X trascurò le incombenze urgenti di natura spirituale”. (Lexikon für Theologie und Kirche) Il sacerdote e professore di storia ecclesiastica Karl Amon afferma che, sulla base di testimonianze verificabili, in papa Alessandro VI si può “constatare una misura impressionante di irresponsabilità, di abuso del potere, di simonia e di immoralità”.
Che dire degli insegnamenti dei papi? Cosa emerge da un confronto con gli insegnamenti di Pietro e di Cristo? Pietro non credeva che tutte le persone buone vadano in cielo. Riferendosi al buon re Davide, disse chiaramente: “Davide non ascese ai cieli”. (Atti 2:34) Pietro non insegnava nemmeno che si debbano battezzare i neonati. Il battesimo, spiegò invece, è un passo che il credente fa seguendo la sua coscienza. — 1 Pietro 3:21.
Gesù insegnò che nessuno dei discepoli doveva cercare di essere più preminente degli altri. “Se qualcuno vuol essere il primo”, disse, “dev’essere l’ultimo di tutti e ministro di tutti”. (Marco 9:35) Poco prima della sua morte, Gesù diede chiare istruzioni ai suoi seguaci: “Non siate chiamati Rabbi, poiché uno solo è il vostro maestro, mentre voi siete tutti fratelli. Inoltre, non chiamate nessuno padre vostro sulla terra, poiché uno solo è il Padre vostro, il Celeste. Né siate chiamati ‘condottieri’, perché uno solo è il vostro Condottiero, il Cristo”. (Matteo 23:1, 8-10) A vostro avviso, i papi si sono attenuti agli insegnamenti di Pietro e di Cristo?
Alcuni sostengono che la successione dei papi debba continuare anche se chi occupa la carica non conduce una vita irreprensibile dal punto di vista cristiano. Secondo voi, un’opinione del genere è ragionevole? Gesù disse: “Ogni albero buono produce frutti eccellenti, ma ogni albero marcio produce frutti spregevoli; l’albero buono non può dare frutti spregevoli, né l’albero marcio può produrre frutti eccellenti”. In base ai fatti, pensate che Pietro o Cristo vorrebbero che il loro nome fosse accostato ai frutti prodotti dai papi? — Matteo 7:17, 18, 21-23.
[Note in calce]
Youcat, trad. di P. Podolak, Città Nuova Editrice, Roma, 2011, p. 87.
La conversazione che Gesù ebbe con Pietro riguardava l’identità e il ruolo del Cristo, non il ruolo che avrebbe avuto Pietro. (Matteo 16:13-17) In seguito Pietro stesso disse che era Gesù la roccia su cui era edificata la congregazione. (1 Pietro 2:4-8) L’apostolo Paolo confermò che la “pietra angolare” della congregazione cristiana era Gesù, non Pietro. — Efesini 2:20.
Sia Gesù che gli apostoli avvertirono che la congregazione cristiana sarebbe stata infestata da uomini che avrebbero insegnato dottrine apostate. (Matteo 13:24-30, 36-43; 2 Timoteo 4:3; 2 Pietro 2:1; 1 Giovanni 2:18) Questo avvenne quando la chiesa, o congregazione, del II secolo iniziò ad adottare usanze pagane e a fondere le dottrine della Bibbia con la filosofia greca.
Storia della Chiesa cattolica, ed. italiana a cura di L. Giovannini, Edizioni San Paolo, Torino, 2002, p. 342.



*** w94 15/10 La tomba di Pietro è in Vaticano? ***


La tomba di Pietro è in Vaticano?

“LA TOMBA del Principe degli Apostoli è stata ritrovata” fu l’annuncio esultante di Pio XII trasmesso dai microfoni di Radio Vaticana. Era la fine del 1950, e da poco si era conclusa una complessa serie di scavi sotto la basilica di S. Pietro. Secondo alcuni, i risultati delle indagini archeologiche dimostravano che Pietro era veramente sepolto in Vaticano. Ma non tutti erano d’accordo.
Per i cattolici la chiesa di S. Pietro in Vaticano ha un significato particolare. “Il fulcro del pellegrinaggio a Roma è l’incontro con il successore di Pietro e la benedizione ricevuta da lui”, dice una guida cattolica, “perché Pietro è venuto a Roma e vi è stato sepolto”.1 Ma Pietro è veramente sepolto a Roma? La sua tomba si trova in Vaticano? Sono state trovate le sue ossa?
Un “giallo” archeologico
Gli scavi, intrapresi intorno al 1940 e durati una decina d’anni, sono stati al centro di molte polemiche. Cosa trovarono gli archeologi incaricati dal papa? Prima di tutto un cimitero pagano con parecchie tombe. In mezzo ad esse, proprio sotto l’attuale altare papale, identificarono un monumento a edicola (cioè con una nicchia atta a contenere una statua o un’immagine) addossato a un muro con intonaco rosso e chiuso da due muri laterali. Infine, venne alla luce piuttosto misteriosamente qualche resto umano che, si disse, proveniva da uno dei due muri laterali.
A quel punto cominciarono le interpretazioni. Secondo diversi studiosi cattolici, i ritrovamenti confermavano la tradizione secondo cui Pietro era venuto a Roma ed era morto martire sotto Nerone, forse nella persecuzione del 64 E.V. Qualcuno, anzi, arrivò a dire che i resti trovati erano quelli dell’apostolo, identificati anche da un graffito che, secondo una delle interpretazioni, diceva “Pietro è qui”. E, nel 1968, papa Paolo VI sembrò avallare questa ipotesi, dichiarando che erano stati ritrovati i “resti mortali di San Pietro, degni di tutta la nostra devozione e venerazione”.
Con le interpretazioni, tuttavia, sono arrivate anche le polemiche. Un archeologo cattolico, il gesuita Antonio Ferrua, che prese parte agli scavi vaticani ha affermato più volte di ‘non aver potuto pubblicare’ tutte le informazioni in suo possesso, le quali smentirebbero chi sostiene di aver identificato le reliquie di Pietro.2 Inoltre una guida di Roma, curata dal cardinale cattolico Paul Poupard e pubblicata nel 1991, diceva che “le ossa umane ritrovate sotto le fondamenta del Muro rosso non hanno rivelato, all’esame scientifico, alcun rapporto con l’apostolo Pietro”.3 Stranamente, nell’edizione successiva (sempre del 1991) la frase è stata tolta ed è stato invece aggiunto il capitolo: “Una certezza: Pietro a S. Pietro”.
Interpretazione dei reperti
È evidente che i reperti vanno interpretati e che, a seconda del punto di vista da cui li si guarda, possono dire cose diverse. Gli storici cattolici più autorevoli riconoscono infatti che “il problema storico dell’effettivo martirio a Roma di Pietro e quello del luogo della sua sepoltura sono ancora oggetto di dibattito”.4 Cosa rivelano i reperti?
Il monumento a edicola, stando a coloro che cercano conferme della tradizione cattolica, è il “trofeo” di cui parlava un certo Gaio, un religioso vissuto ai primi del III secolo. Secondo Eusebio di Cesarea, storico ecclesiastico del IV secolo, Gaio si diceva in grado di ‘mostrare il trofeo di Pietro sul Vaticano’. I fautori della tradizione sostengono che l’apostolo venne sepolto lì, sotto quello che è stato poi chiamato “trofeo di Gaio”. Altri, però, interpretano diversamente i risultati degli scavi e fanno notare che i primi cristiani prestavano scarsa attenzione alla sepoltura dei loro morti e che, anche supponendo che Pietro fosse stato giustiziato lì, sarebbe stato molto improbabile poterne ricuperare il corpo. (Vedi il riquadro a pagina 29).
Per alcuni, poi, il “trofeo di Gaio” (sempre che quello sia il reperto rinvenuto) non era una tomba, ma un monumento eretto a ricordo di Pietro verso la fine del II secolo e che solo in seguito “finì per essere ritenuto un monumento funebre”.5 Secondo il teologo Oscar Cullmann, perciò, gli “scavi vaticani non permettono affatto di identificare una tomba di Pietro”.6
E le ossa? Va detto, in primo luogo, che la loro effettiva provenienza è tuttora un enigma. Poiché nel I secolo sul colle Vaticano sorgeva una necropoli pagana, i resti umani vi abbondano e ne sono stati infatti ricuperati parecchi. Il graffito incompleto (probabilmente del IV secolo) che secondo alcuni identifica il luogo in cui si trovavano le reliquie può al massimo riferirsi “alla presunta presenza delle ossa di Pietro”.7 Molti epigrafisti, oltretutto, ritengono che la scritta possa addirittura significare ‘Pietro non è qui’.8
Una ‘tradizione poco attendibile’
“Le fonti più antiche e attendibili non menzionano il luogo del martirio [di Pietro], ma quelle più tarde e meno attendibili sono praticamente concordi nell’indicare l’area vaticana”, dice lo storico Daniel W. M. O’Connor. Chi cerca la tomba di Pietro in Vaticano si fonda perciò su tradizioni poco attendibili. “Allorché le reliquie assunsero grande importanza”, dice O’Connor, “i cristiani finirono per credere sinceramente che il [trofeo] . . . di Pietro indicasse precisamente il suo sepolcro”.9
Queste tradizioni si svilupparono di pari passo col culto antiscritturale delle reliquie. Dal III-IV secolo in poi, nella lotta per la supremazia “spirituale” le varie sedi ecclesiastiche usarono reliquie (vere o false) per far valere la propria autorità, con vantaggi anche economici. Così i pellegrini si recavano sul presunto sepolcro di Pietro, convinti del potere miracoloso dei suoi resti. Alla fine del VI secolo, ad esempio, i devoti gettavano sulla “tomba” pezzetti di stoffa di cui determinavano prima il peso. “Fatto straordinario”, dice un resoconto dell’epoca, “se la fede del supplice è forte, la stoffa ripresa da sopra la tomba si impregna talmente di virtù divina che pesa più di prima”.10 Questo dà un’idea del livello di credulità dell’epoca.
Nel corso dei secoli leggende come questa, unite a tradizioni prive di fondamento, contribuirono moltissimo ad accrescere il prestigio della basilica vaticana. Ci furono però anche voci dissenzienti. Nei secoli XII e XIII i valdesi condannavano questi eccessi e, Bibbia alla mano, spiegavano che Pietro non era mai stato a Roma. Lo stesso fecero secoli dopo esponenti della Riforma protestante. E ancora nel XVIII secolo famosi pensatori ritenevano la tradizione infondata storicamente e scritturalmente, un punto di vista tuttora sostenuto da studiosi rispettabili, cattolici e non.
Pietro morì a Roma?
Pietro, umile pescatore della Galilea, non pensava certo a un proprio primato sugli anziani della primitiva comunità cristiana, visto che si definì un “anziano come loro”. (1 Pietro 5:1-6, CEI) L’umile figura di Pietro contrasta con lo sfarzo di cui è stata circondata la sua presunta tomba, come può notare chiunque visiti la basilica che sorge sul colle Vaticano.
Per affermare la propria supremazia sulle altre confessioni cristiane, la Chiesa Cattolica ha cercato di accreditare la tradizione ‘tarda e poco attendibile’ secondo cui Pietro risiedette per qualche tempo a Roma. È curioso, però, che secondo altre tradizioni antiche l’apostolo fu sepolto non sul Vaticano, ma altrove a Roma. Ma perché non attenersi ai fatti indicati dalla Bibbia, l’unica fonte che dà notizie di prima mano su Pietro? Dalla Parola di Dio è chiaro che Pietro, conformemente al mandato ricevuto dal corpo direttivo della congregazione cristiana a Gerusalemme, svolse la sua opera nella parte orientale del mondo antico, inclusa Babilonia. — Galati 2:1-9; 1 Pietro 5:13; confronta Atti 8:14.
L’apostolo Paolo, scrivendo ai cristiani di Roma verso il 56 E.V., salutò una trentina di componenti di quella congregazione, senza menzionare neppure una volta Pietro. (Romani 1:1, 7; 16:3-23) Poi, tra il 60 e il 65 E.V., Paolo scrisse da Roma sei lettere, nelle quali non si parla di Pietro, una solida prova indiziaria che Pietro non era lì. (Confronta 2 Timoteo 1:15-17; 4:11). L’attività di Paolo a Roma viene descritta nella conclusione del libro di Atti, ma ancora una volta, non si fa alcun cenno a Pietro. (Atti 28:16, 30, 31) Perciò, a meno che non si voglia difendere a tutti i costi una tesi precostituita, un esame obiettivo delle testimonianze bibliche non può che portare alla conclusione che Pietro non ha predicato a Roma.
Il “primato” del papato, perciò, si fonda su tradizioni non attendibili e sull’applicazione errata di certi passi biblici. Gesù, non Pietro, è il fondamento del cristianesimo. ‘Cristo è il capo della congregazione’, dice Paolo. (Efesini 2:20-22; 5:23) È Gesù Cristo che Geova ha mandato per benedire e salvare chi ha fede. — Giovanni 3:16; Atti 4:12; Romani 15:29; vedi anche 1 Pietro 2:4-8.
A chi si reca su quella che sinceramente ritiene essere la tomba di Pietro per ‘incontrare il suo successore’ si pone perciò il problema se dar credito a ‘tradizioni poco attendibili’ o alla fidata Parola di Dio. Poiché vogliono che la loro adorazione piaccia a Dio, i cristiani ‘guardano attentamente al Perfezionatore della loro fede, Gesù’, e al perfetto esempio che lui ci ha lasciato da seguire. — Ebrei 12:2; 1 Pietro 2:21.
Riferimenti bibliografici
 1. Paul Poupard, Guida a Roma, Piemme, Casale Monferrato, 1991, pp. 5, 10.
 2. Antonio Ferrua, “La tomba di San Pietro”, in La Civiltà Cattolica, 3 marzo 1990, pp. 460-7; “Pietro in Vaticano”, in La Civiltà Cattolica, 17 marzo 1984, pp. 573-81.
 3. Paul Poupard, op. cit., p. 20.
 4. Giuseppe Alberigo, Il cristianesimo in Italia, Laterza, Bari, 1989, p. 10.
 5. Daniel W. M. O’Connor, “Peter in Rome: A Review and Position”, in Christianity, Judaism and Other Greco-Roman Cults, a cura di J. Neusner, Leida, 1975, parte II, p. 160.
 6. G. Kittel, Grande Lessico del Nuovo Testamento, continuato da G. Friedrich, ed. italiana a cura di F. Montagnini, G. Scarpat, O. Soffritti, Paideia, Brescia, 1965-1988, vol. X, coll. 158-60.
 7. Daniel O’Connor, op. cit., p. 159.
 8. Supplément au Dictionnarie de la Bible, a cura di L. Pirot, A. Robert, H. Cazelles & A. Feuillet, Letouzey & Ané, Parigi, 1966, vol. 7, coll. 1397-400; O. Cullmann, Il primato di Pietro, “San Pietro. Discepolo-Apostolo-Martire”, Il Mulino, Bologna, 1965, pp. 200-1; Antonio Ferrua, “La tomba di San Pietro”, cit., p. 465.
 9. Daniel O’Connor, op. cit., p. 160.
10. Gregorio di Tours, De gloria martyrum, cap. XXVIII.
[Note in calce]
Intorno al 60-61 E.V., Paolo scrisse da Roma le lettere agli Efesini, ai Filippesi, ai Colossesi, a Filemone e agli Ebrei; verso il 65 E.V. scrisse la seconda lettera a Timoteo.
Nel buio totale una voce d'uomo mi disse: "Vieni verso di me, non voglio farti del male...", ma io accesi un cerino e vidi ch'ero sul margine di un precipizio, e l'uomo che mi parlava era, invece, dalla parte opposta...

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Messaggio da Achille »

A proposito di come la WTS cita alcuni studiosi, per far dire loro quello che (la WTS) vuole:

http://www.infotdgeova.it/citazioni/minuti.php" onclick="window.open(this.href);return false;

La seconda parte, l'analisi di ciò che si legge in "Ragioniamo".
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Messaggio da nello80 »

Achille Lorenzi ha scritto:A proposito di come la WTS cita alcuni studiosi, per far dire loro quello che (la WTS) vuole:

http://www.infotdgeova.it/citazioni/minuti.php" onclick="window.open(this.href);return false;

La seconda parte, l'analisi di ciò che si legge in "Ragioniamo".
Si, infatti se vedi un video della serie "Le Torri di Carta", Mons. Minuti lo spiega molto bene, (riferito alle citazioni).

Ho riportato gli articoli della WTS solo per far capire quali sono le sue spiegazioni per confutare l'argomento in oggetto.

A parte questo, c'è da dire che si tratta di un argomento molto dibattuto, dove c'è una netta divisione tra studiosi (accreditati) pro e contro alle tesi della tomba di San Pietro a Roma, o che lo stesso fosse mai andato li.

Quasi tutti quelli che affermano la presenza e il primato di Pietro a Roma, sono tutti cattolici, mentre quasi tutti quelli che affermano il contrario sono tutti non o se preferisci anti-cattolici.
Quindi stiamo parlando di categorie di parte che hanno la necessità a confermare le loro tesi.

Fatto sta, come ho detto prima, che l'argomento è stato, ed è ancora oggi del tutto dibattuto e tutt'altro che "evidente"!!


Nello
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Messaggio da agabo »

arwen ha scritto:Ok, Agabo, tutti quegli studiosi sono delle mezzecalze, i risultati sono falsati ed ingannevoli, sono pagati sottobanco e a fare l'esame dovevano chiamare te, che sei più bravo !. :risata: :ironico:
No, non dovevano chiamare me, ma degli esperti non di parte.
Io ho citato Fausto Salvoni, un ex prete cattolico e storico e un giornalista, Claudio Rendina.
Ma a parte questo, perchè non ti fai due conti? Basta leggere il Nuovo Testamento e qualche commento di esperti, quelli che vuoi tu, per accorgersi che Pietro NON POTEVA essere a Roma che nell'ultimo anno della sua esistenza; questo non lo possono negare nemmeno i cattolici e sai perché? Perchè, come ho fatto rilevare, la cronologia neotestamentaria degli accadimenti non lascia alcun margine ad una presenza di Pietro a Roma fino al 64 o al 67 d.C.
Se vuoi tracciare un'altra cronologia che contraddice quella di Fausto Salvoni da me pubblicata qui, fai pure, illuminaci!
Inoltre, il viaggio di Pietro a Roma negli ultimi giorni della sua vita è anche quello ipotetico: non si capisce il motivo che avrebbe spinto una persona di circa 70 anni ad affrontarlo, a parte la leggenda che lo vuole in lotta con Simon Mago.
Quindi, nell'ipotesi più favorevole, Pietro si recò a Roma solo per esservi martirizzato, troppo poco per affermare, come fanno i cattolici, che vi abbia soggiornato più a lungo e vi abbia stabilito la sua "cattedra" (altro mito da sfatare!). Pietro, ammesso che sia stato a Roma, non ne fu il capo di quella comunità. Un boccone un po' amaro per i cattolici tradizionalisti e inclini a credere alle favole, ma una cosa del tutto logica anche per i cattolici, per quelli che non amano essere presi in giro.
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Messaggio da Achille »

nello80 ha scritto:Quasi tutti quelli che affermano la presenza e il primato di Pietro a Roma, sono tutti cattolici, mentre quasi tutti quelli che affermano il contrario sono tutti non o se preferisci anti-cattolici.
Dici bene, anti-cattolici, in quanto anche i Protestanti in genere (non parlo delle "sette") ammettono questo fatto, che Pietro fu a Roma.
In un sito citato precedentemente - http://apologetica.altervista.org/san_pietro_roma.htm" onclick="window.open(this.href);return false; - si legge che
«Fino al 1400 nessuno aveva messo in dubbio la presenza di San Pietro a Roma, e la cosa è talmente certa che anche protestanti e ortodossi oggi la ammettono. ... Oggi soltanto qualche scrittore inacidito e spaesato si ostina a negare un fatto che ha ormai la saldezza del granito [4]. La maggior parte degli stessi acattolici sono ritornati all'antica tradizione [5].
Anche i Protestanti tedeschi, che pur avevano un tempo contestato accanitamente la venuta di Pietro a Roma, hanno finito per far macchina indietro. Così per esempio, Harnack [6], Lietzmann [7], Caspar [8], M. Dibelius [9], H. von Campenhausen [10], ecc.
Harnack scrive testualmente: "Il martirio di S. Pietro a Roma è stato negato dai tendenziosi pregiudizi protestanti ed in seguito dai preconcetti dei critici partigiani... Non vi è studioso che attualmente esiti a riconoscere che questo fu un errore " [11].
Il russo Basilio Bolotov dichiara che negare la venuta di Pietro a Roma equivale a rigettare ogni verità storica [12].
Cullmann, riassumendo la sua indagine sulla vita e l'attività dell'apostolo Pietro, cosi si esprime: "Se vogliamo riassumere, diremo che, durante la vita di Gesù, Pietro ha occupato tra i discepoli una posizione di preminenza; che dopo la morte di Cristo, egli ha per alcuni anni governato la Chiesa di Gerusalemme, poi è diventato capo della missione giudeo-cristiana; che in questa qualità... egli è venuto a Roma ad una data che non si può determinare, ma che non ha dovuto precedere di molto la sua fine: che egli è morto martire in questa città sotto il regno di Nerone, dopo avervi esercitato la sua attività durante un tempo assai breve " [13]».

Note:
4 Fra i moderni negatori ricordiamo: CH. GUIGNEBERT, La Primaut& de Pierre et la venue de Pierre à Roma, Parigi 1909; N. KÉPHALAS, Mel&t& istorik& peri ait&&n to& sk&smatos, Atene, 1911, pp. 12-40; F. DI SILVESTRI FALCONIERI, L'Apostolo S. Pietro è mai stato in Roma?, 1925; J. TURMEL, Histoires des dogmes, III, La Papaut&, Paris, 1933, p. 105 sg.; K. HEUSSI, War Petrus in Rom, Gotha 1937; M. GOGUEL, Les premiers temps de l'Église, pp. 220-225, è... fra color che son sospesi! Dopo aver tentato di negare il valore alle testimonianze e ai fatti generalmente addotti per provare la venuta di S. Pietro a Roma, così conclude: "Se l'argomento decisivo in favore della Tradizione fa difetto, non si può avanzare alcun fatto o alcun testo che stabilisca che Pietro non è venuto a Roma e non vi ha subito il martirio. Una critica prudente deve confessare qui la sua impotenza. Una cosa solamente sembra certa, e cioè, che se Pietro è venuto a Roma e vi è morto martire, egli non c'è venuto che tardi ". Per una storia dettagliata della questione, vedi O. CULLMANN, Saint Pierre, Neuch&tel 1962, pp. 62-67.
5 J. MARX, Manuale di Storia Ecclesiastica, I, Firenze, 1913, p. 38, cita - fra i protestanti che ammettono il fatto storico - Neander, Guericke, Hase, Leipnitz, Hilgenfeld, Hundhausen, Lightfoot, Gieseler. A costoro potremmo aggiungere, fra i viventi: O. Cullman, E. Molland, A. Fridrichsen, G. Kr&ger, C. T. Craig, C. King, I. Munck.
6 Chronologie der altkirchlichen Literatur, I, Berlino, 1897, p. 244.
7 Petrus und Paulus in Rom, II ed., Berlino 1927, specialmente c. 13 e 14; Petrus r&mischer M&rtyrer, Berlin, 1936, p. 13.
8 Die <este r&mische B&schofsliste, Weimar, 1926.
9 Rom und die Christen im 1. Jahrundert, 1942.
10 Verk&ndigung und Forschung, 1946-47, p. 230.
11 O. c., p. 244.
12 Lezioni di Storia dell'antica Chiesa (in russo), t. III, Pietrogrado 1913, p. 279.
13 O. c. p. 171.
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nello80
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Messaggio da nello80 »

Io personalmente non nego che San Pietro sia mai stato a Roma.
Concordo sul fatto che è stato portato a Roma per essere giustiziato, ma non ci sono prove evidenti che egli si trovasse la anni prima, o che fosse diventato vescovo di Roma.
Tecnicamente la tomba di Pietro si potrebbe trovare ancora a Roma oppure che in passato sia stata li, ma non ci sono prove evidenti che quella ritrovata è la vera tomba.
Però, come nel caso della sindone, viene fatto credere così, a se va bene ai fedeli, va bene a tutti! Giusto?
Nel buio totale una voce d'uomo mi disse: "Vieni verso di me, non voglio farti del male...", ma io accesi un cerino e vidi ch'ero sul margine di un precipizio, e l'uomo che mi parlava era, invece, dalla parte opposta...

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Achille
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Messaggio da Achille »

nello80 ha scritto:Io personalmente non nego che San Pietro sia mai stato a Roma.
Concordo sul fatto che è stato portato a Roma per essere giustiziato, ma non ci sono prove evidenti che egli si trovasse la anni prima, o che fosse diventato vescovo di Roma.
Hai letto questa pagina?

http://apologetica.altervista.org/san_pietro_roma.htm" onclick="window.open(this.href);return false;

Secondo me le prove ci sono, e vi sono tutte riportate.
Per esempio:

... Verso il 107 Ignazio d'Antiochia, scrivendo ai cristiani di Roma, dopo averli scongiurati a non voler impedire che sia "macinato dai denti delle belve ", menziona espressamente Pietro e Paolo: "Io non vi comando come Pietro e Paolo. Essi erano Apostoli, io sono un condannato; essi erano liberi, io, finora, sono uno schiavo " [19]. Parole, queste, che non avrebbero un fondamento, né un significato, se non supponessero un governo di Pietro nell'Urbe.
Nessuna tradizione, d'altronde, ci parla di un comando esercitato per lettera. Se Pietro e Paolo hanno comandato ai Romani, devono averlo fatto di persona: Pietro e Paolo sono stati a Roma.
Dionigi, Vescovo di Corinto, in una lettera al Papa Sotère, del 166-170 circa, attesta esplicitamente:
"Tutt'e due (Pietro e Paolo), venendo nella nostra città di Corinto, ci ammaestrarono nella dottrina evangelica; indi se ne andarono in Italia ed, avendo istruiti allo stesso modo voi (Romani), contemporaneamente subirono il martirio " [20].
Secondo Eusebio di Cesarea, tanto Clemente Alessandrino come Papia (+ 150), vescovo di Gerapoli, testimoniano espressamente che Pietro predicò a Roma la catechesi apostolica che poi fu messa per iscritto da S. Marco "suo interprete " dietro preghiera dei cristiani stessi di quella comunità (Stor. Eccles. 3, 39, 15; 6, 14, 7. MG. 20, 299; 551).
Ireneo di Lione (+ 202) parla, a più riprese di Pietro e del suo apostolato nell'Urbe. "Matteo - attesta nell'Adversus Haereses - ha scritto per gli Ebrei e nella loro lingua, al tempo in cui Pietro e Paolo evangelizzavano Roma e vi fondavano la Chiesa ".
E un po' più avanti, dopo aver affermato che "...la massima ed antichissima Chiesa, da tutti conosciuta, [è stata] fondata a Roma dai due gloriosissimi Apostoli Pietro e Paolo " [21], riporta un catalogo dei Papi, che scende fino ad Eleuterio, con queste precise parole: "avendo fondato e costruito la Chiesa (a Roma), i beati apostoli affidarono la funzione dell'episcopato a Lino, ecc.... " [22].
...

A proposito di Ireneo di Lione, già citato di recente, questo è quello che scrive in merito alla "successione apostolica" iniziata a Roma con Pietro e Paolo:

«Dunque la tradizione degli apostoli manifestata in tutto quanto il mondo, possono vederla in ogni Chiesa tutti coloro che vogliono riscontrare la verità, così possiamo enumerare i vescovi stabiliti dagli apostoli nelle Chiese e i loro successori fino a noi. (…)Ma poiché sarebbe troppo lungo in quest'opera enumerare le successioni di tutte le Chiese, prenderemo la Chiesa grandissima e antichissima e a tutti nota, la Chiesa fondata e stabilita a Roma dai due gloriosi apostoli Pietro e Paolo. Mostrando la tradizione ricevuta dagli apostoli e la fede annunciata agli uomini che giunge fino a noi attraverso le successioni dei vescovi… Infatti con questa Chiesa, in ragione della sua origine più eccellente, deve necessariamente essere d'accordo ogni Chiesa, cioè i fedeli che vengono da ogni parte — essa nella quale per tutti gli uomini è sempre stata conservata la tradizione che viene dagli apostoli. Dunque, dopo aver fondato ed edificato la Chiesa, i beati apostoli affidarono a Lino il servizio dell'episcopato; di quel Lino Paolo fa menzione nelle lettere a Timoteo (cf. 2Tm 4, 21). A lui succede Anacleto. Dopo di lui, al terzo posto a partire dagli apostoli, riceve in sorte l'episcopato Clemente, il quale aveva visto gli apostoli stessi e si era incontrato con loro ed aveva ancora nelle orecchie la predicazione e davanti agli occhi la loro tradizione. E non era il solo, perché allora restavano ancora molti che erano stati ammaestrati dagli apostoli. Dunque, sotto questo Clemente, essendo sorto un contrasto non piccolo tra i fratelli di Corinto, la Chiesa di Roma inviò ai Corinzi un'importantissima lettera per riconciliarli nella pace, rinnovare la loro fede e annunciare la tradizione che aveva appena ricevuto dagli apostoli… A questo Clemente succede Evaristo e, ad Evaristo, Alessandro; poi, come sesto a partire dagli apostoli, fu stabilito Sisto; dopo di lui Telesforo, che dette la sua testimonianza gloriosamente; poi Igino, quindi Pio e dopo di lui Aniceto. Dopo che ad Aniceto fu succeduto Sotere, ora, al dodicesimo posto a partire dagli apostoli, tiene la funzione dell'episcopato Eleutero. Con quest'ordine e queste successioni è giunta fino a noi la tradizione che nella Chiesa a partire dagli apostoli è la predicazione della verità. E questa è la prova più completa che una e medesima è la fede vivificante degli apostoli, che è stata conservata e trasmessa nella verità» (Ireneo di Lione, Adversus haereses 3, 3, 1-3) .

Questa "tradizione" non venne mai messa in dubbio, nemmeno dai nemici del Cristianesimo, e in quel tempo ce n'erano parecchi che avrebbero potuto dimostrare che queste successione apostolica, a partire da Pietro, non aveva un reale "fondamento" nell'Apostolo.

Achille
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agabo
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Messaggio da agabo »

Che bello! La vita è bella perchè è varia ... e talvolta ci si diverte pure!
D'altronde, le leggende servono proprio a questo!

A proposito, eccovi un'altra leggenda: il mito della "Cattedra di San Pietro". Eh, sì, perchè tutte le strade portano a Roma! Tutti questi falsi, cioè, portano in una sola direzione, quella di tentare di dare una parvenza di legittimazione al preteso primato petrino.
Vi sono molti altri falsi, naturalmente. E li porterò, diamo tempo al tempo.
Intanto, godetevi questo video. Non ditemi che è fuori tema perchè si parla ancora della presunta presenza di Pietro a Roma, il quale (addirittura!!!) avrebbe beneficiato di un bel seggio! Ma riuscite a immaginarvelo? Pietro seduto sulla prima "Sedia gestatoria", anti litteram, o se volete, su una "Cattedra" appunto", che impartiva lezioni di teologia!
Scusatemi, ma la cosa è troppo divertente. D'accordo, oggi più nessuno ci crede, ma anche questa storia è circolata per secoli, secoli durante i quali la chiesa ha potuto consolidare il suo potere ... sulle menzogne, ma ci è riuscita. Benissimo. Quanti creduloni conta l'umanità, questa è la cosa che non smette di destare meraviglia!
Buona visione!

[youtube][/youtube]
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Francesco Franco Coladarci
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Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

Agabo
secoli durante i quali la chiesa ha potuto consolidare il suo potere ... sulle menzogne, ma ci è riuscita. Benissimo.


Senti Agabo, che dici se cominciamo a esaminare la setta degli Avventisti i quali sono consanguinei dei TdG, credono le stesse cose, aspettano il regno millenario, le due sette che non credono all'immortalità dell'anima, gli avventisti che hanno una dottrina sincretista, che si attengono ancora alla legge ebraica, e non finisce quì, tiro fuori tutta la documentazione avventista fin da padre comune con i TdG.

Se vuoi posso cominciare, poiché la dottrina è quasi uguale ai TdG, perché devi capire che ci sono i limiti, perché tu puoi criticare e gli altri no, perché a te, non interessa per nulla i TdG (sono i vostri fratelli) ma interessa la Chiesa Cattolica in quanto vi hanno istillato nei suoi confronti l'odio fin da bambini.
a te la scelta.


Franco
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nello80
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Messaggio da nello80 »

Franco Coladarci ha scritto:Agabo
secoli durante i quali la chiesa ha potuto consolidare il suo potere ... sulle menzogne, ma ci è riuscita. Benissimo.


Senti Agabo, che dici se cominciamo a esaminare la setta degli Avventisti i quali sono consanguinei dei TdG, credono le stesse cose, aspettano il regno millenario, le due sette che non credono all'immortalità dell'anima, gli avventisti che hanno una dottrina sincretista, che si attengono ancora alla legge ebraica, e non finisce quì, tiro fuori tutta la documentazione avventista fin da padre comune con i TdG.

Se vuoi posso cominciare, poiché la dottrina è quasi uguale ai TdG, perché devi capire che ci sono i limiti, perché tu puoi criticare e gli altri no, perché a te, non interessa per nulla i TdG (sono i vostri fratelli) ma interessa la Chiesa Cattolica in quanto vi hanno istillato nei suoi confronti l'odio fin da bambini.
a te la scelta.


Franco
Mi farebbe piacere, visto che non so niente sugli avventisti.
Del resto, come dici tu, so che Russell, prima diventò avventista, poi passò con gli avventisti del settimo giorno, giusto?
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Messaggio da Achille »

Franco Coladarci ha scritto:Senti Agabo, che dici se cominciamo a esaminare la setta degli Avventisti i quali sono consanguinei dei TdG, credono le stesse cose, aspettano il regno millenario, le due sette che non credono all'immortalità dell'anima, gli avventisti che hanno una dottrina sincretista, che si attengono ancora alla legge ebraica, e non finisce quì, tiro fuori tutta la documentazione avventista fin da padre comune con i TdG.

Se vuoi posso cominciare, poiché la dottrina è quasi uguale ai TdG, perché devi capire che ci sono i limiti, perché tu puoi criticare e gli altri no, perché a te, non interessa per nulla i TdG (sono i vostri fratelli) ma interessa la Chiesa Cattolica in quanto vi hanno istillato nei suoi confronti l'odio fin da bambini.
a te la scelta.
Già, piacerebbe anche a me iniziare ad esaminare in maniera critica quello che credono ed insegnano gli Avventisti. Ci sarebbe proprio di che sbizzarrirsi.
A partire dalle date, ancora oggi sostenute, come il 1844, e numerose altre "delizie" insegnate dalla White :conf:
Ma qui siamo fuori tema, bisognerebbe aprire una nuova discussione.

Achille
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Mamy

Messaggio da Mamy »

Ma come mai ?

quello che postate voi sono dei "falsi " e quello che posta Agabo è solo verità ?

La cosa non quadra :boh: :lingua:
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Mario70
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Messaggio da Mario70 »

nello80 ha scritto:
Mi farebbe piacere, visto che non so niente sugli avventisti.
Del resto, come dici tu, so che Russell, prima diventò avventista, poi passò con gli avventisti del settimo giorno, giusto?
No Nello, Russell non fece mai parte degli avventisti del settimo giorno, per avere un'idea di cosa accadde a fine '800 ti consiglio di leggerti questo articolo:

http://www.cesnur.org/religioni_italia/ ... sta_01.htm" onclick="window.open(this.href);return false;

Diciamo che l'unica cosa che accomuna i due movimenti è l'origine millerita (che non fu una religione ma un movimento a cui appartennero persone di varie religioni) per il resto a parte l'attesa del secondo avvento (con la fissa di cercare date che si realizzassero nel nostro tempo da profezie del vt) e il condizionalismo dell'anima, vi è poco in comune.

Secondo me se tutti ci sforzassimo di rimanere nel tema di questo forum che sono i testimoni di Geova, lasciando da parte le altre religioni e i soliti attacchi anticlericali, si eviterebbero parecchi problemi...
ciao
"La cosa più triste è che molto spesso chi viene ingannato, o illuso, tende a rimanere strettamente ancorato a quello in cui crede nonostante le evidenze indichino chiaramente che la realtà è diversa. Forse è talmente affezionato alle sue credenze che preferisce chiudersi gli occhi e tapparsi le orecchie di fronte a qualunque cosa possa farle vacillare."
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agabo
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Messaggio da agabo »

Franco Coladarci ha scritto:Agabo
secoli durante i quali la chiesa ha potuto consolidare il suo potere ... sulle menzogne, ma ci è riuscita. Benissimo.


Senti Agabo, che dici se cominciamo a esaminare la setta degli Avventisti i quali sono consanguinei dei TdG, credono le stesse cose, aspettano il regno millenario, le due sette che non credono all'immortalità dell'anima, gli avventisti che hanno una dottrina sincretista, che si attengono ancora alla legge ebraica, e non finisce quì, tiro fuori tutta la documentazione avventista fin da padre comune con i TdG.

Se vuoi posso cominciare, poiché la dottrina è quasi uguale ai TdG, perché devi capire che ci sono i limiti, perché tu puoi criticare e gli altri no, perché a te, non interessa per nulla i TdG (sono i vostri fratelli) ma interessa la Chiesa Cattolica in quanto vi hanno istillato nei suoi confronti l'odio fin da bambini.
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Franco
Franco, ma che fai? Sei completamente fuori 3d! Sei stato tu a proporre questo argomento, evidentemente non sapevi a che cosa andavi incontro. Perchè mai dici che io critico la chiesa cattolica? Finora mi sono limitato a riportare ciò che un ex prete, Fausto Salvoni, ha scritto a proposito e ciò che ha pubblicato in uno dei suoi libri Claudio Rendina. Sono persone informate. Se quello che ho riportato dai loro scritti non è vero, cercate di smontarlo.
Vuoi criticare la chiesa avventista? Fai pure, questo comunque non farebbe brillare di "nuova luce" la chiesa cattolica. Capita l'antifona?

A me la "scelta"? No, caro, ognuno sceglie per sè. Sei libero di "tirare fuori" quello che vuoi: E' UNA TUA SCELTA. Ti aspetto, fratello!

P.S. Io ho conosciuto la chiesa avventista a 22 anni, non ero un "bambino", sono stato un cattolico, battezzato, cresimato e sposato nella chiesa cattolica. Vedi? da "bambino" nessuno mi ha instillato odio e nemmeno da adulto. Non è "odio" la ricerca di verità, altrimenti dovresti chiamare "odio" anche quello di coloro che per, loro ragioni, hanno lasciato qualche denominazione.
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Messaggio da agabo »

Mario70 ha scritto:
nello80 ha scritto:
Mi farebbe piacere, visto che non so niente sugli avventisti.
Del resto, come dici tu, so che Russell, prima diventò avventista, poi passò con gli avventisti del settimo giorno, giusto?
No Nello, Russell non fece mai parte degli avventisti del settimo giorno, per avere un'idea di cosa accadde a fine '800 ti consiglio di leggerti questo articolo:

http://www.cesnur.org/religioni_italia/ ... sta_01.htm" onclick="window.open(this.href);return false;

Diciamo che l'unica cosa che accomuna i due movimenti è l'origine millerita (che non fu una religione ma un movimento a cui appartennero persone di varie religioni) per il resto a parte l'attesa del secondo avvento (con la fissa di cercare date che si realizzassero nel nostro tempo da profezie del vt) e il condizionalismo dell'anima, vi è poco in comune.

Secondo me se tutti ci sforzassimo di rimanere nel tema di questo forum che sono i testimoni di Geova, lasciando da parte le altre religioni e i soliti attacchi anticlericali, si eviterebbero parecchi problemi...
ciao
Grazie, Mario. Mi scuso per i cattolici come te (ma sei cattolico?). Ma, puoi vedere anche tu che non ho postato nulla di mio, a parte l'ironia fatta sulla "Cattedra di S. Pietro".
Grazie anche per il distacco che sai mantenere nelle discussioni e per l'obiettività del tuo post. Sono a disposizione, per quelli come te, per rispondere alle loro domande sugli avventisti, limitatamente al tempo che ho.
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Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

Achille
Già, piacerebbe anche a me iniziare ad esaminare in maniera critica quello che credono ed insegnano gli Avventisti. Ci sarebbe proprio di che sbizzarrirsi.
A partire dalle date, ancora oggi sostenute, come il 1844, e numerose altre "delizie" insegnate dalla White :conf:
Ma qui siamo fuori tema, bisognerebbe aprire una nuova discussione.

Achille
Infatti, aprirò una nuova discussione sulle dottrine dei TdG e degli Avventisti, così possiamo comprendere meglio queste "perle di verità".

Per Mario
Caro Mario, gli avventisti con i TdG hanno in comune alcuni aspetti fondamentali, compresi i loro genitori, inoltre la loro dottrina è un minestrone, con ingredienti presi in varie parti, ma avremo tempo per esaminarla.

Per Agabo
Il fatto che tu abbia abbracciato tale setta da adulto non inficia l'odio che tale "Movimento" istilla e che tu mostri verso il cattolicesimo.

Franco
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Messaggio da Mauro1971 »

Non entro nel discorso, non ne ho competenza.

Ma il titolo della discussione mi ha fatto venire in mente un documentario sulla tomba di Pietro, che ho trovato molto interessante.
Non aggiunge nulla alla discussione, credo, ma penso sia una piacevole visione per tutti.

Il BBCode [youtube2] viene disattivato in quanto non più necessario per incorporare i filmati di YouTube. URL del filmato: http://youtu.be/Q0_afwvOuKc
ATTENZIONE: ALTA POSSIBILITA' DI CONTENUTI FORTEMENTE DISSACRANTI.
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Messaggio da Mario70 »

agabo ha scritto:
Mario70 ha scritto:
nello80 ha scritto:
Mi farebbe piacere, visto che non so niente sugli avventisti.
Del resto, come dici tu, so che Russell, prima diventò avventista, poi passò con gli avventisti del settimo giorno, giusto?
No Nello, Russell non fece mai parte degli avventisti del settimo giorno, per avere un'idea di cosa accadde a fine '800 ti consiglio di leggerti questo articolo:

http://www.cesnur.org/religioni_italia/ ... sta_01.htm" onclick="window.open(this.href);return false;

Diciamo che l'unica cosa che accomuna i due movimenti è l'origine millerita (che non fu una religione ma un movimento a cui appartennero persone di varie religioni) per il resto a parte l'attesa del secondo avvento (con la fissa di cercare date che si realizzassero nel nostro tempo da profezie del vt) e il condizionalismo dell'anima, vi è poco in comune.

Secondo me se tutti ci sforzassimo di rimanere nel tema di questo forum che sono i testimoni di Geova, lasciando da parte le altre religioni e i soliti attacchi anticlericali, si eviterebbero parecchi problemi...
ciao
Grazie, Mario. Mi scuso per i cattolici come te (ma sei cattolico?). Ma, puoi vedere anche tu che non ho postato nulla di mio, a parte l'ironia fatta sulla "Cattedra di S. Pietro".
Grazie anche per il distacco che sai mantenere nelle discussioni e per l'obiettività del tuo post. Sono a disposizione, per quelli come te, per rispondere alle loro domande sugli avventisti, limitatamente al tempo che ho.
Non sono cattolico Agabo e per il momento non mi interessa appartenere a nessuna religione organizzata, però negli anni ho imparato a riconoscere i testi di parte da quelli più obiettivi e spessissimo mi capita di leggere o vedere video postati nei tuoi commenti non proprio obiettivi, ho imparato a mie spese che la verità è molto, ma molto più complessa di quanto tali persone vogliono far credere.

Io per esempio l'avventismo non solo l'ho studiato, ma l'ho anche frequentato nella chiesa qui a trastevere a Roma per un annetto, ho tutto sommato un bel ricordo, mi fu utile per un particolare momento della mia vita, ho notato similitudini alla mia precedente religione, ma ho notato anche una volontà di staccarsi da certe idee fondamentaliste per essere più simili al vecchio protestantesimo, tra gli avventisti ho visto entrambe le posizioni che coesistevano, certo con qualche problemino, ma coesistevano e questa è una bella cosa, magari i tdg riuscissero a far questo.

Ciao
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Messaggio da caribu70 »

agabo ha scritto: Io ho conosciuto la chiesa avventista a 22 anni, non ero un "bambino", sono stato un cattolico, battezzato, cresimato e sposato nella chiesa cattolica. Vedi? da "bambino" nessuno mi ha instillato odio e nemmeno da adulto. Non è "odio" la ricerca di verità, altrimenti dovresti chiamare "odio" anche quello di coloro che per, loro ragioni, hanno lasciato qualche denominazione.
Beh dipende molto da cosa intendi per essere Cattolico.....battezzato,cresimato e sposato non significa esserlo.....mi piacerebbe conoscere la tua esperienza di fede perchè davvero dai tuoi post traspare una chiaro e profondo "odio" verso il cattolicesimo ma questo non mi importa, a me interessano i fatti, l'esperienza di fede, del perchè dovrei avvicinarmi ad una determinata fede, qualcosa che sconvolga la mia vita e mi faccia profondamente sentire che in una determinata fede c'è la Verità e non mi interessano i paragoni con gli altri credo.....al momento ritengo con profonda convinzione, maturata in oltre trent'anni, che la Verità del Cristo Risorto vissuto nel Cattolicesimo sia la verità.....comunque ti aspetto nel post sugli avventisti :sorriso:
Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!» (Mc10,51)
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Messaggio da Achille »

Mario70 ha scritto:Secondo me se tutti ci sforzassimo di rimanere nel tema di questo forum che sono i testimoni di Geova, lasciando da parte le altre religioni e i soliti attacchi anticlericali, si eviterebbero parecchi problemi...
ciao
Vero, ma io noto che Agabo non perde mai l'occasione per attaccare la chiesa cattolica, sia che questo c'entri con il tema in discussione o meno.
Per esempio, si parlava della fonti storiche che dimostrano che Pietro è stato a Roma. Si sono citate queste fonti, e si sono citati anche molti studiosi protestanti che sostengono questo fatto, che ormai solo le "sette" sembrano voler contestare.
Questo era il "tema". Agabo ha spostato l'argomento sulla cosiddetta "cattedra di Pietro", accusando i cattolici ed altri di essere dei creduloni.
Io vedo in questi messaggi di Agabo una costante volontà di attaccare il cattolicesimo, non lesinando espressioni a dir poco provocatorie.
Una caratteristica questa che ho notato essere presente in molti "evangelici" e che è molto simile all'odio che i TdG provano verso il cattolicesimo in particolare.
Un '"odio" che mi fa provare un'istintiva avversione per le ideologie religiose che ne stanno alla base.
Se si inizierà una discussione sugli Avventisti, sono certo comunque che si potranno trovare un'infinità di argomenti oggettivi, con i quali si possono criticare gli insegnamenti di questa "chiesa".
Attendo che Franco inizi quindi questa discussione, nella sezione "Fuori Tema", dove appunto si possono anche iniziare discussioni che non hanno diretta attinenza con il "geovismo".
Chiudo parentesi OT.

Achille/mod
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Sono molti anni che mi occupo delle dottrine dei Testimoni di Geova. In questo forum ho condiviso ciò che è stato pubblicato su di loro ed ho criticato quelle prese di posizioni che erano, a mio avviso, sbagliate. "Obiettività" è anche questo, cioè avere lo stesso metro per tutti.
Visto che ne ho parlato, faccio un esempio e ritorno al video che ho postato.
Nella Basilica più grande e famosa del cattolicesimo, la Basilica di San Pietro, nel cuore di questa Basilica, quattro statue che rappresentano quattro Dottori della chiesa cattolica reggono un'urna che contiene un falso, cioè la Cattedra di San Pietro.
Oggi, a differenza del passato, non si crede più che quel "cimelio" sia una reliquia ma, secondo le parole di papa Benedetto XVI, essa è un simbolo della fede cattolica.
Io non sono stato duro come avrei potuto essere. Non mi si può accusare di "odio", come è stato fatto in questa sede perchè se odiassi la chiesa cattolica direi (ma lo dico per davvero ADESSO!) che il simbolo di cui parlava Benedetto XVI è questo: QUATTRO DOTTORI DELLA CHIESA (in effetti le loro statue) SOSTENGONO MATERIALMENTE UN FALSO. Credo che le parole del papa siano state un po' sconsiderate, perlomeno alquanto infelici.

Ora, poniamo che nella sede della Watchtower vi fosse un pezzo di legno che i Testimoni di Geova attribuissero all'Arca di Noè! Proprio nella sede centrale della Watchtower Society si custodirebbe un vero e proprio falso! Ora, ditemi voi che cosa non si scriverebbe su questo forum su una cosa così singolare. Mi sbaglio, forse?

Io non odio la chiesa cattolica per il fatto d'aver aperto gli occhi a qualcuno su queste cose: dire la verità non significa odiare.
L'evidenza, invece, mostra che chi dice cose vere viene attaccato e gli vengono attribuiti sentimenti a lui estranei. Ma, passi! ho le spalle larghe in tutti i sensi.
Ma se c'è un errore che ha commesso qualcuno che in questo caso ha esposto delle lamentele è proprio quello di essersi scandalizzato per aver appreso la verità, oppure, perchè io ho palesato delle cose vere. Questo è un errore perchè, per essere credibili nella critica ai Testimoni di Geova, bisogna dimostrare d'essere obiettivi e avere il coraggio di ammettere che ho scritto il vero. Accusandomi, non fate altro che cercare di soffocare la critica, per cose che, oltretutto, non ne vale proprio la pena.
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Mario70
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Messaggio da Mario70 »

agabo ha scritto:Sono molti anni che mi occupo delle dottrine dei Testimoni di Geova. In questo forum ho condiviso ciò che è stato pubblicato su di loro ed ho criticato quelle prese di posizioni che erano, a mio avviso, sbagliate. "Obiettività" è anche questo, cioè avere lo stesso metro per tutti.
Visto che ne ho parlato, faccio un esempio e ritorno al video che ho postato.
Nella Basilica più grande e famosa del cattolicesimo, la Basilica di San Pietro, nel cuore di questa Basilica, quattro statue che rappresentano quattro Dottori della chiesa cattolica reggono un'urna che contiene un falso, cioè la Cattedra di San Pietro.
Oggi, a differenza del passato, non si crede più che quel "cimelio" sia una reliquia ma, secondo le parole di papa Benedetto XVI, essa è un simbolo della fede cattolica.
Io non sono stato duro come avrei potuto essere. Non mi si può accusare di "odio", come è stato fatto in questa sede perchè se odiassi la chiesa cattolica direi (ma lo dico per davvero ADESSO!) che il simbolo di cui parlava Benedetto XVI è questo: QUATTRO DOTTORI DELLA CHIESA (in effetti le loro statue) SOSTENGONO MATERIALMENTE UN FALSO. Credo che le parole del papa siano state un po' sconsiderate, perlomeno alquanto infelici.

Ora, poniamo che nella sede della Watchtower vi fosse un pezzo di legno che i Testimoni di Geova attribuissero all'Arca di Noè! Proprio nella sede centrale della Watchtower Society si custodirebbe un vero e proprio falso! Ora, ditemi voi che cosa non si scriverebbe su questo forum su una cosa così singolare. Mi sbaglio, forse?

Io non odio la chiesa cattolica per il fatto d'aver aperto gli occhi a qualcuno su queste cose: dire la verità non significa odiare.
L'evidenza, invece, mostra che chi dice cose vere viene attaccato e gli vengono attribuiti sentimenti a lui estranei. Ma, passi! ho le spalle larghe in tutti i sensi.
Ma se c'è un errore che ha commesso qualcuno che in questo caso ha esposto delle lamentele è proprio quello di essersi scandalizzato per aver appreso la verità, oppure, perchè io ho palesato delle cose vere. Questo è un errore perchè, per essere credibili nella critica ai Testimoni di Geova, bisogna dimostrare d'essere obiettivi e avere il coraggio di ammettere che ho scritto il vero. Accusandomi, non fate altro che cercare di soffocare la critica, per cose che, oltretutto, non ne vale proprio la pena.
"vero"..."verità"... "aprire gli occhi"...secondo me dovresti relativizzare il tuo concetto di verità per quanto riguarda la chiesa cattolica e cercare di leggere altro rispetto alla campana anticlericale che hai postato, poi ovviamente fai come ti pare, di solito mi faccio gli affari miei su queste tematiche, ma questo consiglio mi sono sentito di dartelo, ritorno nell'ombra.
ciao
"La cosa più triste è che molto spesso chi viene ingannato, o illuso, tende a rimanere strettamente ancorato a quello in cui crede nonostante le evidenze indichino chiaramente che la realtà è diversa. Forse è talmente affezionato alle sue credenze che preferisce chiudersi gli occhi e tapparsi le orecchie di fronte a qualunque cosa possa farle vacillare."
(Torre di Guardia 1/9/2010 p 10)
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Mauro1971
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Messaggio da Mauro1971 »

agabo ha scritto:Sono molti anni che mi occupo delle dottrine dei Testimoni di Geova. In questo forum ho condiviso ciò che è stato pubblicato su di loro ed ho criticato quelle prese di posizioni che erano, a mio avviso, sbagliate. "Obiettività" è anche questo, cioè avere lo stesso metro per tutti.
Visto che ne ho parlato, faccio un esempio e ritorno al video che ho postato.
Nella Basilica più grande e famosa del cattolicesimo, la Basilica di San Pietro, nel cuore di questa Basilica, quattro statue che rappresentano quattro Dottori della chiesa cattolica reggono un'urna che contiene un falso, cioè la Cattedra di San Pietro.
Oggi, a differenza del passato, non si crede più che quel "cimelio" sia una reliquia ma, secondo le parole di papa Benedetto XVI, essa è un simbolo della fede cattolica.
Io non sono stato duro come avrei potuto essere. Non mi si può accusare di "odio", come è stato fatto in questa sede perchè se odiassi la chiesa cattolica direi (ma lo dico per davvero ADESSO!) che il simbolo di cui parlava Benedetto XVI è questo: QUATTRO DOTTORI DELLA CHIESA (in effetti le loro statue) SOSTENGONO MATERIALMENTE UN FALSO. Credo che le parole del papa siano state un po' sconsiderate, perlomeno alquanto infelici.

Ora, poniamo che nella sede della Watchtower vi fosse un pezzo di legno che i Testimoni di Geova attribuissero all'Arca di Noè! Proprio nella sede centrale della Watchtower Society si custodirebbe un vero e proprio falso! Ora, ditemi voi che cosa non si scriverebbe su questo forum su una cosa così singolare. Mi sbaglio, forse?

Io non odio la chiesa cattolica per il fatto d'aver aperto gli occhi a qualcuno su queste cose: dire la verità non significa odiare.
L'evidenza, invece, mostra che chi dice cose vere viene attaccato e gli vengono attribuiti sentimenti a lui estranei. Ma, passi! ho le spalle larghe in tutti i sensi.
Ma se c'è un errore che ha commesso qualcuno che in questo caso ha esposto delle lamentele è proprio quello di essersi scandalizzato per aver appreso la verità, oppure, perchè io ho palesato delle cose vere. Questo è un errore perchè, per essere credibili nella critica ai Testimoni di Geova, bisogna dimostrare d'essere obiettivi e avere il coraggio di ammettere che ho scritto il vero. Accusandomi, non fate altro che cercare di soffocare la critica, per cose che, oltretutto, non ne vale proprio la pena.
Si, ma nel video che ho postato io c'è un vero, cioè la tomba di Pietro.
Ora, che ai tempi dei primissimi cristiani questi abbiano messo una tomba falsa, mi sembrerebbe alquanto strano.
ATTENZIONE: ALTA POSSIBILITA' DI CONTENUTI FORTEMENTE DISSACRANTI.
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Messaggio da Achille »

Mauro1971 ha scritto:Si, ma nel video che ho postato io c'è un vero, cioè la tomba di Pietro.
Ora, che ai tempi dei primissimi cristiani questi abbiano messo una tomba falsa, mi sembrerebbe alquanto strano.
Questo è l'oggetto della discussione: Pietro è stato a Roma dove vi si trova la tomba.
Parlare di falsi storici o di reliquie inventate o altre cose non attendibili per poter attaccare la chiesa cattolica non è il tema di questa discussione.
Che molte cose che si trovano nell'ambito del cattolicesimo siano criticabili o non attendibili o addirittura pure invenzioni credo che non venga negato da nessuno.
Ma qui, come dicevo, si parlava di altro.

Achille
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