Cogitabonda ha scritto:Spero di aver frainteso anche alcune parti della tua risposta, perché quello che capisco mi lascia sconcertata, e non poco. Parli come se i progressi della medicina e delle biotecnologie avessero prodotto solo accanimento terapeutico su persone che vorrebbero morire, ma come la mettiamo con tutto il resto della ricerca? Per te sono aberranti sempre e comunque le posizioni dei bioeticisti? anche quando si oppongono a certo sperimentalismo selvaggio che alcuni vorrebbero fare sulla pelle dei pazienti? Per buona parte del tempo i comitati etici degli ospedali (e almeno due degli oratori di quella conferenza fanno parte di comitati etici di ospedali) sono impegnati proprio su quello: esaminare trials clinici che vengono proposti da ricercatori e stabilire se vi sono insiti dei rischi di violazione dei diritti dei pazienti.
Se fai a un ricercatore delle domande sulle implicazioni etiche della sua ricerca, nove volte su dieci ti risponderà che lui è uno scienziato e non un filosofo. Come dire: io costruisco motori, non faccio il pilota. Tirar dentro i filosofi, nelle ricerche biomediche, è stato necessario, direi indispensabile. Hai una particolare avversione per i filosofi? Prova allora a pensare alle alternative: a dare segnali di via libera, di prudenza o divieto alle ricerche chi ci metteresti? Avvocati? Economisti? Politici? Io preferisco i filosofi.
Chiaramente non sono così stupido da pensare che il progresso medico abbia solo fatto del male. Direi, piuttosto, che ci sono stati dei severi effetti collaterali.
Per i comitati etici, mi chiedi se ci metterei avvocati economicisti o politici. Tocchi un nervo scoperto. La mia risposta, anche se mediata solo dalla mia esperienza personale con alcune persone che compongono i suddetti comitati, è che non ci metterei MAI avvocati, economicisti o politici. Il problema invece è che queste persone da me conosciute sono loro più avvocati, nel cercare i cavilli di legge, più economicisti, a fare i conti in tasca alle aziende farmaceutiche e ospedaliere, e soprattutto più politici di quanto non lo siano quelli che hanno un pezzo di carta per dimostrarlo. Spero, comunque, che il mio rappresenti solo un caso sporadico e del tutto irrilevante in termini generali.
Rimane il fatto che, per quanto ne so, un comitato etico si occupa per lo più di bloccare o approvare una certa sperimentazione di nuovi farmaci o nuove tecniche al momento di passare dalla sperimentazione animale a quella sui soggetti test sani. Possono esprimere un parere sul singolo farmaco e su come è stato strutturato il progetto di ricerca. Possono giudicare se ci saranno dei pericoli per chi assume un farmaco, effetti non voluti e se effettivamente il risultato è conforme a quello che si tenta di raggiungere.
Ma il loro campo d'azione è limitato e non possono certo dire nulla su come poi verranno impiegati un certo farmaco o una certa tecnica nelle corsie ospedaliere, magari in associazione a molti, moltissimi altri. Il tal farmaco riesce a contrastare una certa malattia? Il comitato etico, esclusi effetti particolari, darà l'approvazione alla ricerca. Ma chi decide se è sempre corretto cercare di combattere la malattia, nei casi specifici? I medici? Il malato? I familiari? Avvocati, economicisti o politici? È qui che neppure il comitato etico può esprimersi, se mai verrà interpellato.
Tranquilla che non disprezzo i filosofi, anzi ci sono occasioni nelle quali amo parlare di filosofia.
Al più rimango infastidito quando cercano di intromettersi in aspetti prettamente scientifici e pretendendo che le loro conclusioni, non ottenute secondo un metodo scientifico, debbano essere trattate con un certo riguardo o addirittura come base di partenza per la Scienza. Ma non è certo questo il caso.