Il Gesù storico ? Ma per favore.....ragioniamo meglio...

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Il Gesù storico ? Ma per favore.....ragioniamo meglio...

Messaggio da Vieri »

Recentemente su questo forum sono comparsi due articoli: uno di Mauro Pesce con il titolone:” Chi ha paura del Gesù storico”e l'altro di Flores D'Arcais oltre ad una lezione di Giorgio Jossa con parole e titoli sensazionalistici come se questi signori volessero riscrivere con i loro studi di punto in bianco tutta la storia del cristianesimo.....

Scusandomi se mi dilungo volevo solo far notare che “ragionando”in maniera diversa si deve considerare che, partendo da fonti esterne estremamente limitate e qualche volta anche inattendibili, come quelle extra Vangeli, tralasciando volutamente tutte le altre fonti cristiane (la grande maggioranza) poiché ritenute di parte e “ da catechismo”, si possono fare anche studi seri e dettagliati ma arrivando però a conclusioni non dico completamente errate ma sicuramente discutibili.
In breve contesto quello che loro affermano come “verità indiscutibili”......

Partiamo allora da Mauro Pesce che afferma:
“La ricerca storica evidenziava in modo inequivocabile che Gesù e il primissimo cristianesimo avevano concezioni religiose, istituzioni e prassi molto diverse non solo dalla Chiesa attuale, ma anche dalla Chiesa antica. “
Passiamo poi a Flores D'Arcais:
Gesù non era cristiano. Era un ebreo osservante, che mai avrebbe immaginato di dar vita a una nuova religione e meno che mai di fondare una “Chiesa”. Non si è mai sognato di proclamarsi il Messia, e se qualcuno degli apostoli ha ipotizzato che fosse “Cristo”, lo ha fulminato di anatema.
All’idea di essere considerato addirittura “Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre”, secondo il “Credo” di Nicea, sarebbe stato preso da indicibile orrore. Gesù era un profeta ebreo itinerante, esorcista e guaritore, che annunciava l’“euangelion” apocalittico del “Regno” incombente per intervento 
Per concludere con Giorgio Jossa:
 …...le "fonti storiche" dalle quali attingere altre verità sulla vita e gli insegnamenti di Gesù sono quasi esclusivamente basate sui Vangeli poichè altri scrittori come Flavio Giuseppe dedicano solo poche righe ad un profeta che si dice fece miracoli e che fu crocifisso...E su questo penso che sia noto a tutti...

…...I Vangeli non rappresentano una biografia di Gesù ma una interpretazione teologica dalla quale ritengo possa risultare estremamente difficile da tali testi rilevare dei fatti storicamente certi ed assolutamente attendibili.
La prima considerazione allora è questa:
Pesce dice che la ricerca storica evidenzia in modo inequivocabile che......
...mentre Giorgio Jossa che lo ritengo più serio:
…..ritengo possa risultare estremamente difficile da tali testi rilevare dei fatti storicamente certi ed assolutamente attendibili.

Ne deduco pertanto che già a livello di studiosi esistano diversi punti di vista dove mi sembra in linea di massima il “sicuro” sia morto.

Punto primo.
Poniamoci allora la domanda se Gesù fosse stato un personaggio interessante per gli storici dell’epoca.

Il contesto ci dice che Israele era per l’epoca romana ed anche prima una “rogna”, un popolo sempre in rivolta, dando da fare ai romani per sedare le varie rivolte.
Al contrario della Grecia dove emersero grandi pensatori e filosofi, in Israele nulla di tutto questo ed a volte usciva un presunto messia, supportato da vari discepoli.

Il fine era sempre lo stesso, liberarsi da gioco romano, eliminato il capo, il resto veniva disperso, e questo sia prima di Gesù che dopo, come ad esempio Giuda, apparso poco prima e subito eliminato, sia dopo come Atronge, Menachen, ed altri ancora più tardi.

Quindi per gli storici non erano personaggi da decantare e lasciare le loro gesta ai posteri.
Gesù non faceva eccezione, al pari degli altri era un personaggio qualunque che rimaneva nell'oblio come altri.

Se dovessimo cercare dei documenti storici riguardanti i detti ed i fatti di Gesù, non troviamo assolutamente nulla e la storia si interessa di “Gesù” in modo indiretto, e solo per mezzo dei suoi discepoli, una comunità giudicata per lo meno strana e superstiziosa, i quali si rifanno ad uno sconosciuto crocefisso.
Solo uno storico si rifà come ad “ Chresto”, ma nulla di più.

Punto secondo
Gli storici non accettano i documenti (moltissimi) stilati dai discepoli di Gesù, in quanto “non affidabili”, giacché sono documenti di parte e appartenenti per loro al “catechismo” cattolico”....
Questa obiezione per loro non ha pertanto nessuna consistenza.

Nell'antichità sia in Israele che nella Grecia, filosofi, maestri e quant'altro, non hanno mai stilato documenti olografi, ad esempio, Socrate, Platone, ecc, non hanno mai scritto e quindi lasciato un documento di proprio pugno, così dicasi per tutti gli altri personaggi arrivati a noi; i documenti che conosciamo furono scritti tutti dai loro discepoli.

Secondo la loro concezione di “Inaffidabilità” poichè di parte, questi studiosi del “Gesù storico” avrebbero dovuto rifiutare anche tali personaggi giacché non si ha nulla scritto dagli storici dell’epoca, ma bensì solo dai loro discepoli.

Se dunque si accetta la storicità di Socrate, Platone ecc, come personaggi storici nonostante i documenti di “parte”, allora si dovrebbe accettare con maggior ragione la storicità di Gesù Cristo in quanto i documenti di “parte”, sono enormemente più numerosi di tutti gli altri messi insieme.

I parametri per cui un personaggio era considerato allora degno di attenzione erano i seguenti:
attitudine alle scienze umanistiche, come ad esempio:
- “Filosofia e Scienze varie”
- Attitudine alla “Politica - Militare – Organizzazione sociale”

E’ evidente che nulla di tutto questo si poteva ascrivere a Gesù Cristo, il cui insegnamento era agli antipodi con le ideologie dell’epoca.

In breve:
Se si accettano per i grandi personaggi la documentazione dei loro discepoli, altresì ed a maggior ragione si dovrebbero accettare i documenti dei discepoli di Gesù Cristo.

Ne consegue che tutte queste ricerche esaminate solo da un aspetto parziale non ritengo possano considerarsi pienamente attendibili.

Uno dei punti controversi ed accentuati da questi “storici”, tralasciando o meglio ignorando volutamente tutto l'aspetto teologico, si basano principalmente nel ridimensionare la figura di Gesù ad un semplice profeta dell'epoca (come del resto altri venuti sia prima che dopo) che da ebreo osservante alla fine non avesse apportato nessun messaggio di novità rispetto ai principi e dettami della Bibbia e che non avesse poi avuto intenzione di fondare nessuna “chiesa”.

Il “buon” Flores d'Arcais dicendo.
Gesù non era cristiano. Era un ebreo osservante, che mai avrebbe immaginato di dar vita a una nuova religione e meno che mai di fondare una “Chiesa”. Non si è mai sognato di proclamarsi il Messia, e se qualcuno degli apostoli ha ipotizzato che fosse “Cristo”, lo ha fulminato di anatema.
Probabilmente da persona di estrema sinistra non avrà mai letto il Vangelo o forse interpretato molto a modo suo poiché sapendo che la parola “chiesa” significa “comunità di credenti” non ci sarebbe stata alcuna ragione per Gesù, a questo punto di scegliersi 12 apostoli e di mandarli a evangelizzare dopo la sua morte.....a parte quanto scritto esplicitamente sul Vangelo:
Matteo 16-18
18 E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. 19 A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». 20 Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Non so allora e su quali “basi” questo “studioso” possa affermare quanto detto....e se certo non considera il Vangelo, dovre avrà preso quelle informazioni, questo non ci è poi dato di sapere....

Gesù cristo, Dio vero da Dio vero.....

In altra parte del forum ho avuto a suo tempo numerose discussioni sul termine “figlio di Dio” dove avevo anche ammesso dalla C.C., concordando anche sul fatto che tale terminologia era in uso a quel tempo per appellare personaggi particolari.

In breve Gesù, quando veniva chiamato anche “figlio d Dio” dato l'uso corrente del termine non significava per gli assertori del "Gesù messia ebraico, che fosse veramente il figlio di Dio.

Anche qui, nonostante le numerosissime citazioni sul Vangelo sia di “Figlio di Dio”, “allora tu sei veramente il figlio di Dio”, “mio Signore e mio Dio”, ecc. questi “storici” si appigliano sempre all'analisi delle parole in uso a quel tempo per dimostrare secondo loro che anche se San Paolo scriveva :
Lettera di San Paolo ai Filippesi Cap 2.
5]Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, [6]il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; [7]ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, [8]umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. [9]Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; [10]perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; [11]e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
Niente viene preso in considerazione poiché considerate anche queste semplici parole di fede...... :boh:

Da chi afferma che Gesù Cristo fosse stato SOLO il messia atteso dagli ebrei e non anche veramente il Figlio di Dio, mi ero soffermato a suo tempo in che cosa credesse la prima comunità di giudeo cristiani del primo secolo ed in particolar modo quelli che erano stati evangelizzati DIRETTAMENTE dagli apostoli.

La risposta ricevuta è che tutti allora credevano apostoli compresi che Gesù fosse veramente il messia ebraico ma certmente non “il figlio di Dio”.

Secondo poi tali opinioni il concetto di Trinità nel Vangelo non era mai esistito (verissimo come semplice parola ma presente in più punti del Vangelo citando più volte le “persone” del “Padre”. A cui si riferisce sempre Gesù, al “Figlio” ed allo "Spirito Santo" disceso in forma di fiammella sugli apostoli.....) e che la convinzione della deicità di Gesù avvenne molto tempo dopo gli apostoli e conclusasi poi con il concilio di Nicea del 325 d.c. con “l'invenzione” della “Trinità”....... :boh:

Da questi presupposti ne deriverebbe pertanto che il ragionamento di Mauro Pesce non farebbe allora una piega:
“La ricerca storica evidenziava in modo inequivocabile che Gesù e il primissimo cristianesimo avevano concezioni religiose, istituzioni e prassi molto diverse non solo dalla Chiesa attuale, ma anche dalla Chiesa antica. “
Non farebbe una piega ma con una piccola differenza, talmente piccola che farebbe buttare alle ortiche tutti i suoi bellissimi studi.

Quale?
E' pur vero e che risulta anche nell'ambito della Chiesa cattolica che gli apostoli credessero che Gesù fosse inizialmente solo il messia profetizzato dalla Bibbia ma per convincersi poi sulla sua deicità dopo la sua resurrezione.

Questa, chiamiamola “conversione” sicuramente sarà indimostrabile storicamente, come del resto anche la sua negazione,.... ma i fatti confermerebbero sicuramente questa prima ipotesi e dove nei Vangeli scritti già nel 60-70 d.c. oltre alle lettere di Pietro e di Paolo confermerebbero la completa veridicità di tali parole: "Gesù era veramente il Figlio di Dio"

Del resto, mi domando, di fronte a dei testimoni oculari come gli apostoli che videro più volte vivo il Gesù risorto potevano rimanere ancora scettici sulla sua natura di “vero figlio di Dio” e considerandolo ancora il messia ebraico andando poi a predicare quello che non è scritto sul vangelo che loro stessi o loro discepoli avevano redatto negli anni appena successivi?

E' possibile che allora “solo” dopo un secolo e mezzo circa altri protocristiani si inventassero l'idea che fosse veramente anche “Dio vero da Dio vero” ? :boh:

Se gli apostoli ed i primi giudeo cristiani fossero sempre stati convinti che Gesù fosse stato solo il messia ebraico, rispondeva Gesù stesso alle aspettative del messia profetizzato dagli ebrei ? No.

Gesù aveva portato un nuovo messaggio di amore ma certo non era, come disse davanti a Pilato, il re dei Giudei venuto a salvarli dal giogo dei romani ma il suo regno non era di questo mondo.

Partendo dalle ovvietà: la cristologia dà vita ad un personaggio che poco o nulla ha a che fare con l'appellativo che gli viene attribuito. Il messia redentore e unica speranza di salvezza e purificazione dal peccato originale non c'entra niente con il mashiach ebraico che resta una figura politica, spirituale con il compito di unificare e rendere forte la nazione di Israele affinché essa possa fungere da guida morale per il resto delle nazioni, portando pace e stabilità nel mondo.

Il moderatore del sito "Consulenza ebraica" dice:
http://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=45214541" onclick="window.open(this.href);return false;
Mashìach è colui che verrà scelto dal Signore e, seguendo la Sua ispirazione, redimerà Israele e introdurrà una nuova era di pace, di felicità, di bontà fra gli uomini di tutta la terra. Col suo avvento, infatti, cesseranno le sofferenze, le distruzioni, le guerre; il malvagio sarà punito e il giusto premiato. Israele, che per tanti secoli è rimasto in esilio, sparso in tutto il mondo, potrà finalmente tornare alla terra dei suoi Padri e, cosa molto importante, tutti i popoli riconosceranno la sovranità del Signore, Dio Unico.
.........
Il Messia non è inteso come un essere soprannaturale o divino, ma come un uomo. Egli però sarà ispirato dal Signore e avrà il compito di portare il Suo messaggio sulla terra e di rendere tutti i popoli degni del Suo Regno, mediante l'opera del popolo ebraico.
........
Questa speranza è espressa nelle profezie di molti profeti; Isaia e Michà dicono con parole molto simili fra loro: "Saliremo alla Casa del Dio di Giacobbe, affinché Egli ci ammaestri sulle Sue vie… Egli giudicherà fra le nazioni… le quali spezzeranno le loro spade per farne vomeri e le loro lance per farne falci; nessun popolo alzerà la spada contro l'altro e non impareranno più la guerra"
.

Profetizzò la sua seconda venuta in potenza e gloria. E' vero, ma il messia prettamente ebraico doveva venire una sola volta e non due.

C''era anche la credenza dei due messia ma che lo stesso rabbino ebraico
"Messia d'Israele", "Mashiach" e "Moshiach
Di J. Immanuel Schochet

http://www.chabad.org/search/keyword_cd" onclick="window.open(this.href);return false; ... hochet.htm

http://www.chabad.org/library/article_c" onclick="window.open(this.href);return false; ... dix-II.htm 6/6

nega l'attendibilità dell'esistenza di questi due Messia: “Mashiach ben David e Mashiach ben Yossef.” anche se possono sussistere delle analogie ma direi in genere anche contraddittorie con la figura di Gesù:

In effetti la funzione essenziale di Mashiach ben Yossef è di preparare Israele per la redenzione finale, per metterli in condizioni adeguate per liberare la strada a Mashiach ben David.
La funzione principale e finale attribuita a Mashiach ben Yossef è di natura politica e militare. Lui combatterà contro le forze del male che opprimono Israele. In particolare, farà la battaglia contro Edom, i discendenti di Esaù.
Condiderazioni fianali:
L'idea di titolare un libro con “ Chi ha paura del Gesù storico” basandosi solo ed esclusivamente su un limitatissimo numero di fonti esterne, spesso anche dubbie ed indipendenti dal Vangelo del quale non si accetta buona parte del messaggio di base poiché ritenuto: “Catechismo cattolico”, non può essere ritenuto, anche se serio ed approfondito, non affidabile e passibile di errori, contaddizioni ed opinioni completamente diverse e dove le parole: “La ricerca storica evidenziava in modo inequivocabile” rappresentano una semplice “boutde”.

Nessuna prova storica del contrario che gli apostoli alla resurrezione di Gesù si fossero alla fine convinti sulla sua deicità e che pertanto l'intero Vangelo, da li a poco fosse limitato ad un solo messaggio messianico di pura radice ebraica.
Nessuna prova pertanto che i primi giudeo cristiani credessero tutti indistintamente che Gesù fosse il solo messia ebraico dato che storicamente è dimostrato del contrario e che i due “fantomatici messia” specie il primo di natura guerriera, non rispondevano assolutamente alla figura di Gesù.

Mie conclusioni:
La "storia" che lo studio di “Gesù storico” possa ribaltare completamente i concetti ed il credo attuale, mi sembra una forma di negazione basata su studi non provati o fatti storicamente inconsistenti e non dimostrabili.

In breve Giorgio Jossa è stato su questo argomento molto più onesto affermando:
I Vangeli non rappresentano una biografia di Gesù ma una interpretazione teologica dalla quale ritengo possa risultare estremamente difficile da tali testi rilevare dei fatti storicamente certi ed assolutamente attendibili.
:grazie:
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Nessuno ha mai messo in discussione che Gesù sia storicamente vissuto...

Messaggio da Ray »

Vieri :
Se dunque si accetta la storicità di Socrate, Platone ecc, come personaggi storici nonostante i documenti di “parte”, allora si dovrebbe accettare con maggior ragione la storicità di Gesù Cristo in quanto i documenti di “parte”, sono enormemente più numerosi di tutti gli altri messi insieme.

I parametri per cui un personaggio era considerato allora degno di attenzione erano i seguenti:
attitudine alle scienze umanistiche, come ad esempio:
- “Filosofia e Scienze varie”
- Attitudine alla “Politica - Militare – Organizzazione sociale”

E’ evidente che nulla di tutto questo si poteva ascrivere a Gesù Cristo, il cui insegnamento era agli antipodi con le ideologie dell’epoca.

In breve:
Se si accettano per i grandi personaggi la documentazione dei loro discepoli, altresì ed a maggior ragione si dovrebbero accettare i documenti dei discepoli di Gesù Cristo.
Ti sfugge una piccolissima cosa ,SU Socrate e gli altri filosofi non ci hanno costruito imperi religiosi
ammazzato popoli,manipolato uomini è bruciato streghe .

I filosofi non hanno creato un D-o a propria immagine e somiglianza.

Una cosuccia da niente...ma che per dignità non dovevi annoverare come metro di paragone. :test: :test:

La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli.
(Aristotele)
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Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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Scusa Ray....ma cosa c'entra in questo contesto ?

Messaggio da Vieri »

Ti sfugge una piccolissima cosa ,SU Socrate e gli altri filosofi non ci hanno costruito imperi religiosi
ammazzato popoli,manipolato uomini è bruciato streghe .

I filosofi non hanno creato un D-o a propria immagine e somiglianza.

Una cosuccia da niente...ma che per dignità non dovevi annoverare come metro di paragone. :test: :test:

La dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli.
(Aristotele)
Scusa Ray....ma cosa c'entra in questo contesto ?
Questi filosofi non erano certamente un metro di paragone ma solo rappresentare delle testimonianze più o meno attendibili sulla vita di Gesù..
Non ti sembra di .... :mirror: per non perdere l'occasione per fare la solita polemicuccia anticristiana ?

Clicca per vedere l'immagine a dimensioni originali

Buona serata...
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Forse ho mal interpretato le tue parole scritte ?

Messaggio da Ray »

Spiegalo allora un po tu Vieri quale sarebbe il contesto.

Forse ho frainteso ?
Tu scrivi :
In breve:
Se si accettano per i grandi personaggi la documentazione dei loro discepoli, altresì ed a maggior ragione si dovrebbero accettare i documenti dei discepoli di Gesù Cristo.

Ne consegue che tutte queste ricerche esaminate solo da un aspetto parziale non ritengo possano considerarsi pienamente attendibili.
Va di per se che usare come paragone i filosofi o chi ha scritto per loro con chi ha scritto di Gesù
non è comparabile,gli allievi o chi ha continuato gli scritti filosofici dei propri maestri
non possono essere messi sullo stesso piano per il semplice motivo che gli allievi dei filosofi non volevano
creare nessun movimento religioso come invece è stato fatto nell'ambito cristiano.

Anzi ti dirò di più ,romanzare un'episodio o ascriverlo come proveniente da una divinità
è prerogativa delle persone che vogliono creare una certa spiritualità ,o indirizzare
il tutto verso un movimento religioso o una corrente di cui vogliono creare o che esiste già.

Se il cristianesimo avesse voluto solo innalzare l'uomo alla riflessione non avrebbe creato
la morte delle altre correnti cristiane e pagane.
Ma avere il controllo spirituale e filosofico sulle persone è prerogativa di una forma di annichilamento.

Sulla cristologia compreso le dottrine pre cristiane mi astengo perchè molto se ne è parlato
ricorda che sorsero molti rotoli o scritti cristiani dopo la morte di Gesù ,ognuno con le proprie varianti su Gesù
ognuno con le proprie convinzioni e con le proprie leggende,chissà quanti ne saranno stati distrutti.

Ma come sai storicamente hanno vinto queste correnti cristiane UNIVERSALE o cattoliche
è hanno decretato e deciso le basi del loro credo,se siano veraci o no non spetta a me che
religiosamente sono neutrale.

:ciao:
Ray

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Messaggio da mr-shadow »

Ray ha scritto: Ti sfugge una piccolissima cosa ,SU Socrate e gli altri filosofi non ci hanno costruito imperi religiosi
ammazzato popoli,manipolato uomini è bruciato streghe .

I filosofi non hanno creato un D-o a propria immagine e somiglianza.
I filosofi sono figure credibili. Il Gesù dei vangeli no. Perché i primi non hanno resuscitato i morti, fatto rivedere i ciechi, risanato le disabilità, camminato sulle acque, e via dicendo.
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Mr Shasow....

Messaggio da Vieri »

mr-shadow ha scritto:
Ray ha scritto: Ti sfugge una piccolissima cosa ,SU Socrate e gli altri filosofi non ci hanno costruito imperi religiosi
ammazzato popoli,manipolato uomini è bruciato streghe .

I filosofi non hanno creato un D-o a propria immagine e somiglianza.
I filosofi sono figure credibili. Il Gesù dei vangeli no. Perché i primi non hanno resuscitato i morti, fatto rivedere i ciechi, risanato le disabilità, camminato sulle acque, e via dicendo.
Che tu sia un miscredente lo abbiamo già capito da un pezzo e ritengo pertanto abbastanza noioso e superfluo che tu debba sempre ripetere le stesse tue idee.

Storicamente Gesù è sicuramente esistito e se non avesse detto o fatto qualche cosa di eccezionale probabilmente oggi dopo 2000 anni nessuno si sarebbe ricordato di lui.....

Dato poi che tu non c'eri, non puoi nemmeno dire che certi avvenimenti non possano essere realmente accaduti e quindi non essendo stato "testimone" non sei una "figura credibile"... :ironico:
:addio:
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Caro Ray,..

Messaggio da Vieri »

Scrivi:
Che il cristianesimo avesse voluto solo innalzare l'uomo alla riflessione non avrebbe creato
la morte delle altre correnti cristiane e pagane.
Ma avere il controllo spirituale e filosofico sulle persone è prerogativa di una forma di annichilamento.

Sulla cristologia compreso le dottrine pre cristiane mi astengo perchè molto se ne è parlato
ricorda che sorsero molti rotoli o scritti cristiani dopo la morte di Gesù ,ognuno con le proprie varianti su Gesù
ognuno con le proprie convinzioni e con le proprie leggende,chissà quanti ne saranno stati distrutti.

Ma come sai storicamente hanno vinto queste correnti cristiane UNIVERSALE o cattoliche
è hanno decretato e deciso le basi del loro credo,se siano veraci o no non spetta a me che
religiosamente sono neutrale.
Beh onestamente se dobbiamo essere sinceri il cristianesimo almeno nei primi secoli non si è affermato ammazzando le altre correnti cristiane e pagane ma solo con l'esempio dei suoi numerosi martiri non negando ovviamente la conversione dell'imperatore Costantino..

In seguito sappiamo benissimo che molte delle conquiste di re ed imperatori erano spesso seguite dalle parole. "Dio è con noi",..."Dio lo vuole" ma dove gli interessi di conquista superavano quasi sempre la fede...

Se noti :
I Vangeli apocrifi
https://it.wikipedia.org/wiki/Vangeli_apocrifi" onclick="window.open(this.href);return false;

E' probabile che alcuni di questi "Vangeli" sorti in ogni parte delle regioni dell'impero romano ed in epoche diverse possano essere stati persi ma se noti ne esistono tutt'oggi numerosissime testimonianze alcune fantasiose ed altre come il famoso protovangelo di Tommaso a te caro, che offre molti spunti comuni ai Vangeli canonici.....

Ritengo inoltre abbastanza logico che nei secoli fra tante sette cristiane nate e morte con idee anche agnostiche abbia avuto il sopravvento la Chiesa di Roma che riprendeva anche dopo numerosi concili le vere testimonianze degli apostoli.

In breve, il succo del mio discorso non era rivolto a convincere qualcuno ma a mettere in discussione coloro che affermano con la scusa del "Gesù storico", idee e pensieri decisamente personali e spacciarli per verità assolutamente incontestabili......per la semplice mancanza di informazioni attendibili diverse da quelle contenute nei Vangeli

In conclusione io posso pensare che i miracoli di Gesù siano realmente avvenuti e che Lui sia stato veramente il figlio di Dio ma tutto questo fa parte della fede e nel credere all'attendibilità del Vangelo lasciando ovviamente spazio anche a chi possa credere diversamente ma senza che nessuno di noi possa arrogarsi il diritto di possedere la verità assoluta.

Questo io la chiamo tolleranza .
:strettamano:
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mr-shadow

Messaggio da mr-shadow »

Vieri ha scritto: tu non c'eri
Tu si? :boh:
Vieri ha scritto: In conclusione io posso pensare che i miracoli di Gesù siano realmente avvenuti e che Lui sia stato veramente il figlio di Dio ma tutto questo fa parte della fede e nel credere all'attendibilità del Vangelo lasciando ovviamente spazio anche a chi possa credere diversamente ma senza che nessuno di noi possa arrogarsi il diritto di possedere la verità assoluta.

Questo io la chiamo tolleranza .
Hai uno strano concetto della tolleranza. Tu pretendi che gli altri ammettano che siano possibili le fantasie raccontate nei vangeli e non ammetti che si possano esprimere opinioni diverse.
Vieri ha scritto: abbia avuto il sopravvento la Chiesa di Roma che riprendeva anche dopo numerosi concili le vere testimonianze degli apostoli
Paolo, o meglio Shaul/Saulo di Tarso (Shaul/Saulo in origine), secondo la tradizione, nasce a Tarso, in Cilicia, tra il 5 e il 10 d.C. Paolo è una figura misteriosa e contradditoria: misteriosa perchè sappiamo ben poco di lui come figura storica, e contradditoria perchè viene descritto come il più grande apostolo di Gesù pur sapendo, ormai, che Gesù non voleva assolutamente aprire la sua ideologia ai gentili, cosa che Paolo fece in netto contrasto con il messianismo giudaico. Canonizzato come San Paolo Apostolo, è relegato a figura marginale nel complesso narrativo Evangelico, apparendo solo negli Atti e nelle Epistole, mascherato da Apostolo per vocazione, quasi a nascondere il suo reale ruolo di ideatore e fondatore del Cristianesimo. Sempre secondo la tradizione, dopo innumerevoli viaggi per il Medio Oriente, predicando la lieta novella del Signore, morì martire a Roma nel 67, dopo due anni di prigionia.
Della sua vita abbiamo pochi dettagli provenienti da fonti non attendibili o addirittura sconosciute, che ci sono state fornite soprattutto dai Padri della Chiesa. In particolare San Girolamo ci riferisce che i suoi genitori erano originari della piccola città di Gischala in Galilea, il padre era commerciante di tende e che essi si trasferirono con il piccolo, a Tarso quando i Romani conquistarono la città. Tarso era a quel tempo una città cosmopolita, dove vi era una fiorente comunità ebraica e, come disposto prima da Marco Antonio e successivamente dall’imperatore Augusto, i suoi abitanti avevano il diritto di ottenere cittadinanza romana.
Saulo, come tutti i veri ebrei, ereditò il mestiere del padre, ovvero commerciare tende (probabilmente tende per le legioni romane o comunque per i ricchi patrizi), e fu probabilmente questo, unito al fatto di essere anche un benestante e colto cittadino romano sempre in viaggio per lavoro, ad averlo messo in contatto con molti ambienti, sia ebraici che greco-romani, e che quindi lo abbia invischiato nelle questioni giudaico-messianiche.
E’ quindi possibile che i suoi famosi viaggi non siano stati fatti per una vocazione messianica, ma che piuttosto Saulo abbia approfittato della circostanza per svolgere anche un suo personale progetto politico-religioso, e quindi prettamente teocratico visto che politica e religione, nel mondo semitico, erano legati in modo indissolubile. Una volta entrato in contatto con il messianismo-giudaico, Paolo divenne sempre più legato ad esso, essendo fondamentalmente ebreo, ma sempre mantenendo un certo distacco dalla controparte rivoluzionaria del movimento.
Oltre ad essere ebreo era anche cittadino Romano, e questa sua dualità fu la causa di un evento inaspettato: Paolo decise di esportare le teologie messianiche, rielaborandole, al mondo dei gentili. Paolo capì che il moviemento giudaico-messianico sarebbe stato definitivamente distrutto se le cose fossero continuate con quella forte condotta nazionalista e con l’esplicita convinzione che quella teologia fosse destinata solo e soltanto agli Ebrei.
Fu questa la vera conversione di Paolo, che iniziò a modificare la dottrina messianica, costruendo un Gesù divinizzato molto più in sintonia con i Soter Ellenici, proprio per poter proporre la dottrina messianica, a lui cara in quanto Ebreo, ai cittadini Romani, a lui cari in quanto mercante e cittadino Romano egli stesso. Gli stessi Atti degli Apostoli, pur essendo stati redatti per promulgare il suo nuovo neo-cristianesimo, finiscono per mostrarci il grave conflitto che era in atto tra la corrente giudaica e la sua corrente riformista aperta anche ai gentili.
Usando le parole di David Donnini “Paolo preferì offrire un’alternativa all’idea della salvezza nazional-religiosa (questa fu la sostanza reale della sua conversione) e si adoperò per creare un messianismo più convincente di quello che, pur solleticando l’orgoglio etnico, che è il tratto distintivo di ogni ebreo, metteva tutti quanti di fronte al timore (poi confermato dalle vicende della guerra degli anni 66-70) che i romani ricorressero alla soluzione definitiva e che Israele precipitasse nella più sventurata delle catastrofi”
Donnini continua spiegandoci che questa riforma di Paolo, ai danni del messianismo giudaico, ha portato alla nascita del Cristianesimo come lo vediamo oggi. Il Gesù divino, apolitico e pacifista, la colpevolezza degli Ebrei per la sua morte, l’eucarestia, la resurrezione, e via dicendo, sono tutte dottrine inserite da Paolo nella sua nuova catechese de-giudaizzante aperta ai Gentili.
Difatti ogni cristiano crede fermamente nella tradizionale immagine evangelica di un Gesù che predica amore, pace, perdono, non violenza, e considerano la vicenda del processo, della condanna e della esecuzione romana mediante crocifissione come un clamoroso equivoco giudiziario, da cui Pilato, vittima dei raggiri dei sacerdoti del tempio, esce praticamente scagionato, e con lui tutti i romani. Quando leggiamo i Vangeli non abbiamo davanti agli occhi l’immagine storica di Gesù Cristo, bensì l’immagine costruita artificialmente dalla revisione paolina come base della catechesi neocristiana.
I Vangeli sono il manifesto antimessianista che ci mostra, non le idee di Gesù, ma le idee di Paolo e dei suoi seguaci, ovverosia di colui che è stato fra i nemici più accaniti del Cristo storico e che non si è affatto convertito ma che, in un secondo tempo, ha convertito l’ideale di Cristo, appartenente al pensiero giudaico più radicale, in una filosofia extragiudaica.
Tornando a Paolo come figura storica, la sua stessa morte come martire è ormai diventata storicamente inaccettabile. Uno studio storiografico degli atti degli apostoli ha portato alla luce fatti molto interessanti ed ha permesso di ricostruire un quadro della vita di Paolo molto più attendibile, come descritto da questo estratto di Wikipedia:
Durante i suoi viaggi, Paolo di Tarso aveva fatto tappa nelle città di Filippi e Salonicco, in entrambe le località rimediando l’accusa di esercizio della magia da parte dei capi delle comunità ebraiche alle autorità romane, le quali non dettero seguito alla denuncia. Anche a Corinto, venne portato in giudizio da Sostene, capo della comunità israelita corinzia, per rispondere delle accuse di “religione non permessa”.
Infatti i culti dovevano essere riconosciuti dai Romani per essere “legali” ed il suo neo-cristianesimo non rientrava in questa lista: dicevano infatti «Costui persuade la gente a rendere un culto a Dio in modo contrario alla legge» (At 18,13). Il proconsole Junio Anneo Gallio si rifiutò di procedere ritenendo che la giustizia romana non fosse interessata a questioni puramente religiose (At 18,12-17).
Gli Atti aggiungono che il capo della sinagoga venne malmenato dal popolo che reclamava attenzione: «Allora tutti afferrarono Sòstene, capo della sinagoga, e lo percossero davanti al tribunale, ma Gallione non si curava affatto di tutto ciò.» (At 18,17). Forte della protezione delle leggi di Roma, Paolo era tornato a Gerusalemme nel 58 e, contro il parere dei capi della comunità cristiana, si era recato nel tempio ebraico per predicare, scatenando la prevedibile reazione degli ebrei.
Paolo sarebbe stato, quindi, non arrestato, ma salvato a stento dalla lapidazione dal pronto intervento dei soldati romani, agli ordini del tribuno Claudio Lissa, i quali portarono al sicuro l’apostolo, incalzati dalla folla inferocita che gridava «ammazzalo, ammazzalo!». Il racconto degli Atti degli Apostoli parla sì di arresto, ma fa chiaramente intendere che fu in effetti un salvataggio in extremis (At 21,27-36).
Il tribuno Lissa convocò il sinedrio, ma non si ritenne in grado di prendere una decisione. Tuttavia, avuta notizia che si stava preparando un colpo di mano per eliminare Paolo, probabilmente allo scopo di evitare altri disordini, lo fece accompagnare con una scorta di protezione (duecento fanti, duecento arcieri e settanta cavalieri) a Cesarea, sede del governatore Antonio Felice e della più importante guarnigione romana in Giudea.
Anche il governatore rimandò la decisione, ma fece restare Paolo all’interno del castrum in “custodia militaris“, ovvero sotto protezione. Secondo l’ordinamento Romano, la custodia militaris era una misura ben diversa dalla “custodia publica” (ovvero l’arresto) e lasciava la possibilità al “custodito”, di ricevere chiunque volesse e condurre una vita pressoché normale, certo con il divieto di lasciare la città. Ma, è facile dedurre, che in tale situazione Paolo neppure si sarebbe sognato di contravvenire al divieto.
Rimase in questa condizione per due anni. Ad una sola settimana dal suo insediamento, il nuovo governatore decise di risolvere la situazione riconvocando il sinedrio e, ascoltata la richiesta di condanna a morte, esternò la propria incompetenza giuridica: «Se si trattasse di qualche ingiustizia o di qualche malvagia azione, io vi ascolterei come di ragione, o Ebrei. Ma si tratta di discussioni su una parola, su dei nomi e sulla vostra legge: io non voglio dover giudicare di cose come queste.»(At 25, 18-20; 18, 14-15)
In teoria aveva dato ragione a Paolo, ma in pratica la liberazione l’avrebbe esposto alla vendetta dei Giudei. D’altro canto mantenerlo all’infinito in “custodia militaris” significava ammettere implicitamente l’inefficacia dell’autorità di Roma. A trarre d’impaccio il governatore è Paolo stesso che, nella sua qualità di cittadino romano si appella al giudizio dell’imperatore Nerone.
Occorre precisare che, pochi anni prima (57), Paolo aveva definito l’imperatore “autorità istituita da Dio”, raccomandandone l’obbedienza ai cristiani dell’Urbe (Paolo, Epistola ai Romani 13,1-2). L’apostolo viene dunque imbarcato nel porto militare di Cesarea e scortato a Roma dal centurione Giulio. Qui giunto nel 60, in attesa del giudizio imperiale viene posto agli “arresti domiciliari”, da dove tuttavia poté predicare in assoluta libertà e senza ostacoli (Atti degli apostoli 21, 27-36). Infine, nel 62, venne giudicato dal tribunale di Roma presieduto dal “prefectus urbis“ Afranio Burro, stretto consigliere di Nerone, ed assolto.
Abile manipolatore della storia? Padre mistificatore del cristianesimo? Salvatore di una teologia destinata a scomparire a causa del suo zelo nazionalista? La vera faccia di Paolo di Tarso non verrà mai alla luce, e ancora meno le sue reali motivazioni nell’aver reinventato il messianismo giudaico. La tradizione ci passa l’immagine di un omino storpio, in preda a crisi epilettiche tramite le quali avrebbe “visto Gesù comandargli di portare il suo Vangelo nel mondo intero”, mentre la storia ci propone una persona molto più calcolatrice e dedita al profitto, quale un mercante Ebreo/Romano avrebbe potuto essere.
Fatto sta che oggi, aprendo il Vangelo, non leggiamo di Gesù, ma leggiamo le idee di Paolo, belle o brutte che siano.
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Hai uno strano concetto della tolleranza. Tu pretendi che gli altri ammettano che siano possibili le fantasie raccontate nei vangeli e non ammetti che si possano esprimere opinioni diverse.
Certe volte non so se sei talmente spinto dal voler polemizzare a tutti i costi e voler dire sempre l'ultima parola che non voglia o forse non sappia leggere quello che scrivo....
Vieri:
...In conclusione io posso pensare che i miracoli di Gesù siano realmente avvenuti e che Lui sia stato veramente il figlio di Dio ma tutto questo fa parte della fede e nel credere all'attendibilità del Vangelo lasciando ovviamente spazio anche a chi possa credere diversamente ma senza che nessuno di noi possa arrogarsi il diritto di possedere la verità assoluta.

Questo io la chiamo tolleranza .
Poi come al solito puoi inondare il forum delle tue verità, padronissimo ma dovresti anche citarne la fonte.....

La mia storia di San Paolo
http://www.parrocchie.it/roma/sgboscoci ... uzione.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
VITA DI PAOLO

Paolo è nato a Tarso ( At 22, 3 ) da genitori ebrei che facevano risalire la loro famiglia alla tribù di Beniamino ( Rm 11, 1; Fi 3, 5 ) . La data della nascita può esser fissata tra il 5 e il 15 dopo Cristo. Il fatto che avesse una sorella sposata a Gerusalemme (At 23,16 ) ha indotto alcuni a concludere che tutta la famiglia si sia trasferita a Gerusalemme quando Paolo raggiunse la città da giovane.

Paolo parlava sia il greco che l’aramaico ( Atti 21, 40; 26, 14 ). Aveva la cittadinanza di Tarso e quella romana e questo privilegio gli fu utile nei viaggi missionari. Fin dalla nascita accanto al nome giudaico di Saulo ebbe il nome romano di Paolo (piccolo). (Atti 13, 9 ) Di mestiere era tessitore di tende

E’ quasi sicuro che Paolo giunse a Gerusalemme dopo la morte di Gesù e che non lo vide mai nel corso della sua vita terrena; è quasi altrettanto sicuro che ci sia giunto solo pochi anni dopo la morte di Gesù. A Gerusalemme fu discepolo di Gamaliele ( At 22, 3 ); dati i suoi studi rabbinici o data la sua educazione o per entrambi i motivi egli divenne ciò che, con le sue stesse parole, può esser detto un rigido fariseo ( At 23, 6; 1 Cr 15, 9 ). Prese parte alla lapidazione di Stefano (At 7,58) e divenne un agente del Sinedrio di Gerusalemme nella persecuzioni contro i cristiani ( At 9, 1 ss )

La conversione fu il risultato della sua esperienza sulla via di Damasco. Gesù gli apparve e Paolo divenne cieco per pochi giorni, prima di essere guarito e battezzato da Anania ( At 9 ). Dopo la conversione fu incerto sul suo futuro: sembra da dapprima si sia recato in Arabia, cioè probabilmente nel regno dei Nabatei. ( At 9 e Ga 1 ) per tre anni Al suo ritorno cominciò a predicare Gesù a Damasco apertamente ai Giudei, di cui incontro l’inimicizia.

Dopo la fuga da Damasco tornò a Gerusalemme per la prima volta, dopo che ne era partito per perseguitare i cristiani. In città non fu accolto favorevolmente tra i cristiani e tornò per pochi anni nella sua città natale di Tarso.

Fu tratto dall’oblio da Barnaba che lo portò ad Antiochia e gli procurò una posizione di maestro nella chiesa locale. Come compagno di Barnaba fu mandato a Gerusalemme con un’offerta. Dopo il loro ritorno ad Antiochia, Barnaba e Paolo furono incaricati dalla chiesa di Antiochia di predicare il Vangelo, dove non era stato ancora predicato.

Il primo viaggio missionario, (45-49), portò Paolo e Barnaba a Cipro, Perge, Antiochia di Pisidia, Licaonia . Il loro metodo era di predicare prima nelle sinagoghe delle città ai Giudei e di rivolgersi ai Gentili solo quando i Giudei avevano rifiutato il messaggio. Fu violenta l’ostilità mostrata dagli Ebrei della Licaonia. Alla fine del primo viaggio maturò la controversia riguardante l’obbligo per i Gentili di osservare la legge. La dottrina di Paolo, che non imponeva ai Gentili gli obblighi del Giudaismo, fu accettata dalla chiesa di Gerusalemme.

Il secondo viaggio ( 49-52 ) fu intrapreso poco dopo il ritorno di Paolo e Barnaba ad Antiochia ( At 15, 36- 18.21 ). L’inizio del viaggio fu guastato dal dissidio tra Paolo e Barnaba a proposito di Marco; il compagno di Paolo nel secondo viaggi fu Sila. Il secondo fu il più importante dei tre viaggi; dopo essere passato attraverso la Cilicia, la Licaonia, la Frigia e la Galazia, in seguito ad un sogno, Paolo predicò per la prima volta nel continente europeo. Il suo forzato ritiro da Berea fu all’origine della sua presenza in Atene, dove il suo discorso all’Areopago fece un’impressione molto superficiale.

Da Atene si recò a Corinto, dove incontrò Priscila a Aquila. L’ostilità degli ebrei fu neutralizzata dall’indifferenza di Gallione e, durante un soggiorno di due anni, Paolo fondò la più importante delle sue chiese.

Il terzo viaggio (53-58 ) fu iniziato dopo un breve ritorno ad Antiochia ( At 18, 23 –21,14 ). Paolo visitò la Frigia e la Galizia, ma la maggior parte del viaggio fu impiegata nella fondazione della Chiesa di Efeso. La visita in Asia mise Paolo a contatto con Apollo e con alcuni altri che avevano ricevuto il battesimo da Giovanni il Battista. Il tumulto degli orefici di Efeso è il primo esempio documentato dell’ostilità verso i cristiani da parte dei gentili.

Non è sicuro se l’accenno di Paolo nella 1 ai Corinzi alla sua “lotta contro le fiere “ ( 15, 32 ) sia da riferirsi al tumulto. I disordini della Chiesa di Corinto complicarono i suoi piani di viaggio. Scrisse Crive da Efeso la sua prima lettera ai Corinzi quindi raggiunse la Macedonia dove scrisse la seconda. Dopo questo viaggio non ritornò ad Antiochia, ma raggiunse Gerusalemme, via Tiro. Il racconto dei suoi incontri con gli anziani di Efeso a Mileto e con i discepoli a Cesarea contiene preannunzi delle sofferenze che lo aspettano a Gerusalemme.

A Gerusalemme la decisione del consiglio dei presbiteri di compiere riti di purificazione nel tempio fu l'occasione dei tumulti degli Ebrei che portarono all'arresto di Paolo e alla sua comparizione davanti al Sinedrio; per salvarlo dalla morte i Romani lo trasferirono a Cesarea. Il nuovo governatore Festo riaprì il processo, ma Paolo diffidente verso Festo, si appellà a Cesare. La nave su cui Paolo si imbarcò naufragò al largo della costa di Malta; scampato al naufragio l’Apostolo sbarcò a Pozzuoli nella primavera successiva. Gli Atti dicono che a Roma visse agli arresti domiciliari, (60-61) ma non riferiscono nulla sull’esito del processo. In questo periodo devono essere collocate le epistole della prigionia: Filemone, Colossesi, Efesini. Filippesi.

Clemente Romano parla di un viaggio in Spagna, dopo la sua prigionia a Roma. Le lettere pastorali fanno pensare ad un altro viaggio ad Efeso. La sua seconda prigionia a Roma e la condanna a morte possono essere fissate prima della morte di Nerone verso il 67-68. Dal momento che era cittadino romano, la sua condanna fu eseguita mediante decapitazione.
PS. A me risulta questo e le tue farneticazioni su San Paolo sono il frutto della più bieca mistificazione del solito "qualcuno".
I Vangeli sono il manifesto antimessianista che ci mostra, non le idee di Gesù, ma le idee di Paolo e dei suoi seguaci, ovverosia di colui che è stato fra i nemici più accaniti del Cristo storico e che non si è affatto convertito ma che, in un secondo tempo, ha convertito l’ideale di Cristo, appartenente al pensiero giudaico più radicale, in una filosofia extragiudaica.
Fatto sta che oggi, aprendo il Vangelo, non leggiamo di Gesù, ma leggiamo le idee di Paolo, belle o brutte che siano.
Domandine facili facili:

- Quanti erano gli apostoli ? Mi risultano 12....

- Chi scisse i Vangeli? Mi risultano: Giovanni, Luca, Matteo, Marco.....

- Andarono tutti a predicare in posti diversi lo stesso Vangelo ? Si....

- San Paolo ha scritto un Vangelo suo ? No ma solo delle lettere.......

Da quanto afferma questo "studioso" parrebbe invece che avesse fatto e inventato invece tutto Paolo e probabilmente non ha nemmeno letto questo passo della lettera di S. Paolo...... :ironico:
1Corinzi
12 Mi riferisco al fatto che ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «E io di Cefa», «E io di Cristo!».
13 Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 14 Ringrazio Dio di non aver battezzato nessuno di voi, se non Crispo e Gaio, 15 perché nessuno possa dire che siete stati battezzati nel mio nome. 16 Ho battezzato, è vero, anche la famiglia di Stefana, ma degli altri non so se abbia battezzato alcuno.
17 Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo.
Poi carissimo contento te.......e ripeto che puoi sempre pensare a quello che vuoi ma non dire mai che hai la verità infusa ma solo le tue opinioni personali, del resto anche come le mie....tenendoti pure le tue "fantasie" come del resto io mi tengo le mie.

Io la chiamo tolleranza ma questa parola noto che come rispetto per le idee altrui... ti stia stretta, anzi molto stretta........ :ironico:
:addio:
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non so se sei talmente spinto dal voler polemizzare a tutti i costi e voler dire sempre l'ultima parola
Er bove che dice cornuto all'asino. :lingua:
puoi sempre pensare a quello che vuoi ma non dire mai che hai la verità infusa ma solo le tue opinioni personali
Le mie opinioni sono suffragate dalle conoscenze scientifiche attuali. L'onere della prova contrario, quindi, spetta a voi credenti. Siete voi che dovete dimostrare che quanto narrato nei cosiddetti vangeli e quanto viene detto, più in generale, nei testi della bibbia sia possibile. Senza questa prova io ho la verità, tu vai dietro alle tue fantasie personali.
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Bene....contento te....

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mr-shadow ha scritto:
non so se sei talmente spinto dal voler polemizzare a tutti i costi e voler dire sempre l'ultima parola
Er bove che dice cornuto all'asino. :lingua:
puoi sempre pensare a quello che vuoi ma non dire mai che hai la verità infusa ma solo le tue opinioni personali
Le mie opinioni sono suffragate dalle conoscenze scientifiche attuali. L'onere della prova contrario, quindi, spetta a voi credenti. Siete voi che dovete dimostrare che quanto narrato nei cosiddetti vangeli e quanto viene detto, più in generale, nei testi della bibbia sia possibile. Senza questa prova io ho la verità, tu vai dietro alle tue fantasie personali.
Senti carissimo, tu ti tieni le tue verità ed io le mie ed amici come prima, se ti sta bene e con questo con te chiudo ogni rapporto....ne ho pieni i ....del tuo comportamento...tu le tue certezze e dormi bene, io le mie fantasie" e dormo ancora meglio... :ironico: .
con te :non posto:
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C'è un articolo del regolamento che mi vietà di commentare quello che scrivi? :ciuccio:
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Vieri ha scritto: dovresti anche citarne la fonte.....
Ok ---> http://www.altrogiornale.org/paolo-di-t ... inventato/" onclick="window.open(this.href);return false;

Cari lettori di Altro Giornale, per chi di voi è interessato al “Cristo Storico”, dopo “Gli Apostoli non sono esistiti”, intendo sottoporre un secondo studio comparato fra i vangeli e la storia al fine di accertare la reale esistenza di san Paolo, l’apostolo principale diffusore, nelle Province dell’Impero Romano, della teologia cristiana e le regole in essa contemplate, riferite soprattutto nelle “lettere” a lui attribuite.

Paolo di Tarso. Su di lui non esiste alcuna testimonianza scritta extracristiana e tanto meno archeologica che ne documenti la vita e le opere; le uniche fonti sono esclusivamente religiose delle quali la più importante e ricca di riferimenti biografici è “Atti degli Apostoli”, la cui redazione, secondo la tradizione fideista, viene accreditata a san Luca. I Padri fondatori del Credo cristiano si prefissero di comprovare l’esistenza dei protagonisti evangelici facendoli operare in un contesto storico in cui erano presenti notori alti funzionari imperiali descritti dagli storici dell’epoca. Sta a noi verificare l’autenticità di tali gesta avvalendoci della ricerca sui quei documenti ad oggi pervenuti dal lontano passato.
Lo studio è “Paolo di Tarso: un super apostolo inventato. Ecco le prove”

I Parte: sintesi

San Paolo, come san Pietro, nei sacri testi cristiani vengono descritti dotati di poteri divini miracolistici straordinari e, nel caso di Paolo, addirittura superiori a Gesù. Risucitava anch’egli i morti ma poteva guarire chiunque affetto da ogni male, pur senza essere presente di persona, con una sorta di “tele-miracolo” in grazia di un brevetto esclusivo rilasciato per volontà divina:

“Dio intanto operava prodigi non comuni per opera di Paolo, al punto che si mettevano sopra i malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui e le malattie cessavano” (At 19,12).

Sono personaggi di cui si narra esclusivamente nei Vangeli o negli scritti apologisti dei Padri fondatori del Cristianesimo; cioè una dottrina creata per fare adepti grazie all’illusione della vita eterna ed alla resurrezione del proprio corpo dopo la morte. La domanda da porsi è se san Saulo Paolo sia esistito veramente oppure, come per gli altri Apostoli, verificare se questi personaggi non siano piuttosto rappresentanti ideologici di una dottrina che, obbligatoriamente, doveva essere “incarnata” in uomini prescelti e ispirati da Dio. Un non credente, che si accinge a leggere di questo san Saulo Paolo senza essere condizionato da prediche confessionali, percepisce subito che la trovata “geniale”, di san Luca, intesa a far creare un altro Apostolo dallo stesso Gesù Cristo “post mortem”, è un contro senso assurdo sia storicamente, come intendiamo dimostrare, sia teologicamente, in quanto palesemente finalizzata a revisionare la dottrina precedente.

Un Dio che, per riscattare l’umanità dal peccato, si fa uomo e come tale si sottopone ad una passione di sangue ed estrema sofferenza, dopo aver predicato, istruito e scelto dodici “Apostoli” con un preciso mandato, una volta salito in cielo, si accorge di aver dimenticato “qualcosa d’importante”, allora scaraventa una folgore (a imitazione di Giove) su un certo Saulo Paolo, accecandolo, e con la “Voce” nomina un altro Apostolo con l’incarico di “aggiornare” la dottrina degli altri suoi “colleghi” che Lui stesso aveva appena istruiti, è una logica che può stare in piedi solo previo millenario lavaggio del cervello.
Nominati i dodici Apostoli …

“Gesù li inviò dopo averli così istruiti: «non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani, rivolgetevi, piuttosto, alle pecore perdute della casa d’Israele»” (Mt.10,5-6).

Questo “comandamento” nazionalista, conforme alla missione di Gesù limitata alla sua Patria (nulla avrebbe potuto impedire a Cristo di predicare ovunque volesse), andava cambiato, ma la modifica di una dottrina non poteva risultare dipesa da una esigenza umana, pertanto, bisognava “dimostrare” che fu la stessa divinità a “rivelarsi” attraverso un altro super “Apostolo”, strumento della Sua Rivelazione e depositario della nuova “verità” da divulgare fra i Gentili pagani. Fu semplicissimo: bastò inventare “Saulo Paolo” e fargli scrivere alcune lettere per testimoniare su se stesso e sul nuovo credo del “sacrificio del Figlio di Dio e la sua resurrezione per la salvezza della vita eterna degli uomini” dimostrando, così, che il nuovo Apostolo era esistito veramente.

“« Il vangelo da me annunziato non è opera d’uomo; perché io stesso non l’ho ricevuto né imparato da un uomo, ma l’ho ricevuto per rivelazione di Gesù Cristo »” (Lettera ai Galati 1,11).

L’esigenza di una seconda “Rivelazione” di Gesù portò a redigere degli appositi manoscritti, successivi a Vangeli primitivi, poi distrutti, allo scopo di ufficializzare un apostolato promotore della diffusione di una dottrina, evolutasi da quella originale, e creare, artatamente, un nesso ideologico per farla apparire coerente sin dall’inizio. I Vangeli che noi leggiamo non sono i primi: san Saulo Paolo è venuto dopo; come gli “Atti degli Apostoli”.

Eusebio di Cesarea, Vescovo cristiano sotto Costantino, dal IV secolo, denuncia la pubblicazione di un altro “Atti degli Apostoli”, che taccia come eretico (HEc. I 9,3-4). Di tale documento non ci è pervenuta traccia ma è evidente che fu eliminato assieme ad altri per cancellare gli insanabili contrasti, con quello fattoci pervenire, che avrebbero palesato il fine della sua artificiosa redazione.

San Saulo Paolo, stiamo per provarlo con l’aiuto della storia, come persona non è mai esistito: fu soltanto un’ideologia, “incarnata” in un uomo “discepolo apostolo di Gesù”, resasi necessaria perché rappresentava la soluzione politica religiosa per quella parte di ebrei della diaspora la cui esistenza, nelle Province dell’Impero Romano, era diventata difficile in quanto seguaci di una fede nazionalista integralista che imponeva loro di non sottomettersi ad alcuna dottrina, o “Padrone”, o “Signore”, se non al proprio Dio: “Yahwè”. Un’ideologia imposta dall’evoluzione politica e militare che vide sconfitti, atrocemente, i patrioti yahwisti con oltre un milione di morti nelle guerre contro Tito e Adriano, di conseguenza voluta da una corrente religiosa ebraica che decise di revisionare il messianismo zelota, sulla base di una logica opportunista adeguata alla realtà dell’epoca, rivedendo le profezie messianiche della Legge ancestrale e aprendosi, infine, ai culti pagani della “salvezza” oltre la morte, grazie alla resurrezione del corpo.

Nel I secolo le sette ebraiche, ufficialmente riconosciute, credevano solo nell’immortalità dell’anima e non nella “resurrezione della carne”, e fra esse, i Sadducei non confidavano neppure in quella. Per questo fondamentale motivo ideologico, gli “Atti degli Apostoli” e gli stessi Vangeli, riadattati in tal senso successivamente, divengono un vero e proprio atto di accusa contro il popolo ebraico. Pietro e Paolo emettono continue sentenze di condanna contro gli Ebrei, contro il Sinedrio e contro le Sinagoghe, scagliando vere e proprie maledizioni nei confronti dei Giudei facendo ricadere su di essi, sui loro figli e le generazioni future, il “sangue di Gesù” da essi fatto versare.

Ma ora mettiamo da parte l’escatologia e sottoponiamo ad una verifica storica le vicende che vedono coinvolto, come uomo, san Saulo Paolo, ovvero “l’Apostolo delle Genti”. L’evangelista lo fece nascere a Tarso in Cilicia (At. 22,3), poi lo spedì a predicare, senza sosta, da una città all’altra dell’Impero. Nel 58 d.C. giunse a Gerusalemme – la datazione è precisa e ricavabile in “Atti” (At 24,27) ove si attesta che “trascorsi due anni Felice ebbe come successore Porcio Festo” : infatti il passaggio di consegne fra i due Procuratori avvenne nel 60 d.C.- In quell’anno (58), dopo aver offeso il Sommo Sacerdote Ananìa all’interno del Sinedrio, secondo la sceneggiatura di san Luca, per impedire che i Giudei “lo togliessero di mezzo, non facendolo più vivere” (At 22,22), dichiara al Tribuno romano: “io sono un cittadino romano di nascita” (At 22,27-28).

Luca ci sta propinando che, nel I secolo, in Giudea, se un cittadino veniva accusato dal Sinedrio di Gerusalemme di aver violato la Legge ebraica e offeso il Pontefice, per evitare la lapidazione bastava mentisse spudoratamente, come fa Paolo, sul suo luogo di nascita, dichiarando di essere un “cittadino romano”, e tutti erano tenuti a credergli sulla parola, anzi, dovevano spaventarsi; addirittura un Tribuno romano doveva tremare: “anche il Tribuno ebbe paura, rendendosi conto che Paolo era cittadino romano” (At 22,29).

Ma il ridicolo diventa farsa per la dichiarazione opposta resa, poco prima, allo stesso Tribuno: “Io sono un Giudeo di Tarso di Cilicia, cittadino di una città non certo senza importanza” (At 21,39), riconfermata, subito dopo, davanti alla folla di Gerusalemme ed in presenza, ancora, dello stesso Tribuno: “Io sono un Giudeo nato a Tarso in Cilicia” (At 22,3). Peraltro il funzionario romano, poco prima, aveva sospettato che Paolo fosse l’Egiziano, il capo di una ribellione appena scongiurata dal Procuratore Antonio Felice (At 21,38). E’ evidente che l’evangelista, quando scrisse queste contraddizioni stupide, era convinto che anche i Tribuni romani erano degli stupidi, così pure coloro che le avrebbero lette in futuro.

Un vero Tribuno, obbligato a conoscere le leggi imperiali per poterle far rispettare, era consapevole che il Sommo Sacerdote del Tempio, che presiedeva il Sinedrio, era stato insignito da un Procuratore o un Re voluto da Roma, pertanto, chiunque avesse offeso il Pontefice, si sarebbe messo contro Roma, pagandone le conseguenze: il Procuratore aveva il diritto di uccidere … Secondo l’insulsa interpretazione del “diritto romano”, descritta in “Atti degli Apostoli”, in Giudea, tutti i trasgressori della “Legge degli antichi padri”, anche i peregrini stranieri, era sufficiente dicessero “sono un cittadino romano di nascita” e le autorità, in perfetta buona fede, anziché lapidarli, gli avrebbero messo a disposizione una nave trireme per inviarli a Roma dove avrebbero trovato Nerone che li attendeva per giudicarli; perché è al “Principe” dell’Impero che le massime autorità, preoccupate della “cittadinanza romana” del Santo, invieranno Paolo.

E’ così che ce la racconta Luca. E’ il “diritto di mentire” a un Tribuno (Comandante del presidio romano di Gerusalemme) sul proprio luogo di nascita e sulla “cittadinanza”, palesato da Paolo nella recita inventata dall’evangelista, che dimostra la fantasiosa, puerile, dabbenàggine dell’autore, il quale, ormai incapace di contenersi, degrada l’elevato ufficiale romano ad un “subalterno” del super Apostolo:

“Il Tribuno fece chiamare due centurioni e disse: “Preparate duecento soldati, settanta cavalieri e duecento lancieri perché Paolo sia condotto a Cesarea sano e salvo dal Governatore Felice” (At 23,23).

Ma questa paradossale scena si scontra con ben altra realtà. Tacito, (Annali XIII 34):

“Al principio dell’anno (58 d.C.) si riaccese violenta la guerra, iniziata in sordina e trascinata fino allora, tra Parti e Romani per il possesso dell’Armenia”.

Giuseppe Flavio, (Ant. XX 173), Guerra fra i Giudei e i Siri:

“Quando Felice si accorse che la contesa aveva preso forma di una guerra, intervenne invitando i Giudei a desistere”.

In una situazione simile, allorquando tutte le forze d’Oriente dell’Impero dovevano rendersi disponibili per fronteggiare una guerra contro i Parti, mentre è in corso una guerra civile fra Giudei e Siri … un Tribuno imperiale impiega una forza militare di pronto intervento, di quella portata, per scortare san Paolo, dopo che gli aveva mentito sul suo luogo di nascita e col dubbio, da lui stesso dichiarato, che potesse essere un capo ribelle come “l’Egiziano” (At. 21,38), un Profeta ebreo alla testa di migliaia di ribelli zeloti intenzionati a liberare Gerusalemme dalla dominazione romana. La sua azione fu anticipata e sgominata dall’intervento della cavalleria di Antonio Felice, ciononostante l’Egiziano riuscì a dileguarsi evitando la cattura. (Ant. XX 167-172).

La persona che godeva della “cittadinanza romana” era sottoposta alla legge romana, la quale, fra le varie possibilità di rilasciare (nel I secolo) questo privilegio, ne contemplava il diritto a tutti i cittadini nati a Roma: diritto che Luca “accreditò” a san Paolo. Ma non è plausibile che i Romani, nel I secolo, potessero concedere questo “diritto”, con sciocca leggerezza, senza alcuna possibilità di riscontro (modalità che stiamo per verificare), proprio perché avrebbero leso il diritto stesso, ma quello vero, vanificandolo. Eppure tale assurdità, contenuta negli “Atti degli Apostoli” (che avrebbe fatto chiudere il Sinedrio, impossibilitato a procedere per non competenza giuridica in quanto chiunque si sarebbe avvalso di quel “diritto” mentendo), è ancora oggi sottoscritta da alcuni storici ispirati i quali sanno perfettamente che a salvarli dal ridicolo è solo l’ignoranza della gente sul contenuto di questo “Sacro Testo”.

Nel I secolo a.C. la cittadinanza romana venne estesa agli alleati Italici e l’Imperatore, con un editto, aveva il potere di concedere agli abitanti delle Province questo onore che comportava vari benefici fra cui l’impedimento ad essere sottoposti, nei processi, a giurie non romane: tale privilegio rimase in vigore sino al 212 d.C. Ma nel I secolo (come sopra accertato l’episodio di san Paolo è stato ambientato – Atti 24, 27 – nel 58 d.C.), gli Imperatori, secondo quanto riportato da Svetonio in (Caligola 38), rilasciavano veri e propri “Diplomi di Cittadinanza”, cioè attestati ufficiali che comprovavano il diritto a tale prerogativa ed era fatto assoluto divieto appropriarsi di questo privilegio al punto che “coloro che usurpavano il diritto di cittadinanza romana, (Claudio) li fece decapitare sul campo Esquilino” (Cla. 25).

Da quanto documentato, l’assoluzione di san Paolo, riferita da lui stesso nella sua II^ lettera a Timoteo (IV, 17), è puerile e falsa.

Nell’episodio appena letto è importante rilevare, anche, il grave anacronismo concernente la datazione del sacro uffizio del Pontefice Ananìa (insultato da Paolo) il quale, come sopra evidenziato in “Atti degli Apostoli”, risulta in carica nel 58 d.C. … e, precisiamo, il Sommo Sacerdote del Tempio di Gerusalemme, per l’ecumene ebraica residente nell’Impero Romano e nel Regno dei Parti, era l’equivalente del Papa odierno per i Cattolici. A seguito gravi disordini fra Giudei e Samaritani, il Sommo Sacerdote Ananìa, figlio di Nebedeo, insieme ad Anano, Capitano delle Guardie del Tempio, fu arrestato e inviato in catene a Roma, nel 52 d.C., dal Legato di Siria Ummidio Durmio Quadrato (vedi Antichità Giudaiche XX 131), per rendere conto all’Imperatore Claudio di quelle vicende (cfr. Tacito Ann. XII 54).

Dalla lettura di “Antichità” e “La Guerra Giudaica” sappiamo che, dopo di lui, a presiedere il Sinedrio, si succederanno, fra il 52 e l’inizio del 66 d.C., i Sommi Sacerdoti: Gionata, figlio di Anano; Ismaele, figlio di Fabi; Giuseppe, detto Kabi, figlio di Simone; Anano, figlio di Anano (per soli tre mesi); Gesù, figlio di Damneo; Gesù, figlio di Gamalièle; e Mattia, figlio di Teofilo … “sotto il quale ebbe inizio la guerra dei Giudei contro i Romani”, nel 66 d.C. (Ant. XX, 223). Pertanto, nella scenetta inventata da San Luca, il litigio di Paolo Saulo che offende Ananìa chiamandolo “muro imbiancato”, per poi ritrattare:

«Non sapevo che è il Sommo Sacerdote; sta scritto infatti: Non insulterai il capo del tuo popolo» (At. 23, 5)

…collocato nel 58 d.C. si dimostra una frottola. Avrebbe avuto un senso (un errore in meno fra i tanti) se fosse avvenuto con Ismaele, figlio di Fabi, nominato Pontefice dal Re Agrippa II quando Antonio Felice era ancora Procuratore, dopo che questi aveva fatto uccidere il Sommo Sacerdote Gionata fratello di Anano. Una volta sfuggito di mano ai Procuratori di Roma il controllo politico della situazione, Ananìa sarà rieletto Sommo Sacerdote nel 66 d.C. e verrà ucciso, poco dopo, dall’ultimo dei figli di Giuda il Galileo (figli con i nomi dei fratelli di “Gesù”) il quale, a sua volta, sarà ucciso da Eleazar, Comandante delle Guardie del Tempio e figlio dello stesso Ananìa, per vendicare la morte di suo padre.

Da quanto esposto, la cronologia degli avvenimenti e delle investiture dei Pontefici non ammette il “battibecco” intercorso, nel 58 d.C., fra san Paolo e il Sommo Sacerdote del Sinedrio, Ananìa, già arrestato da un Luogotenente di Claudio (anche se, per intercessione del Sommo Sacerdote Gionata, poi sarà liberato; ma Gionata, a sua volta, verrà fatto uccidere da Felice), come dimostra la sequenza, ordinata nel tempo, dei designati a ricoprire l’importante ufficio. Infatti, con simile fedina penale, pur se appoggiato da una fazione politicamente importante, nessun Procuratore – gerarchicamente inferiore ad un Luogotenente dell’Imperatore, come Ummidio Durmio Quadrato, in carica in Siria sino al 60 d.C., prima sotto Claudio poi sotto Nerone (Annali XIV 26) – e vincolato da precisi passaggi di consegne, avrebbe più potuto confermare Ananìa “Sommo Sacerdote” del Tempio e del Sinedrio, neanche se proposto da Re Agrippa II, fino alla rivolta contro i Romani, essendo le nomine dei Pontefici sottoposte al “placet” dei Procuratori, a loro volta subordinati ai Legati imperiali di stanza ad Antiochia in Siria.

A conclusione di questa prima analisi su san Paolo, come uomo veramente esistito, uno storico deve constatare che a nessun suddito dell’Impero sarebbe stato possibile agire, in modo così plateale, contro le leggi di Roma senza pagarne lo scotto immediato. Un vero Tribuno romano, adempiendo al suo dovere, avrebbe messo subito in catene Saulo Paolo, mentre Antonio Felice, agendo da accusatore e giudice, lo avrebbe decapitato dopo un processo sommario: come previsto dalla legge. Il battibecco intercorso fra un qualsiasi ebreo, o ex ebreo, ed un Sommo Sacerdote del Tempio dimostra che il redattore di questa farsa, composta in un periodo storico successivo, non sapeva o non riconosceva l’autorità, né il potere detenuto da chi ricopriva tale sacro uffizio. Potere sottoposto soltanto all’autorità dei Legati romani o Regnanti, designati direttamente dall’Imperatore. Anche questo “Atto del Sinedrio”, come quello riferito nel primo studio riguardante il discorso di Gamalièle e riportato in “Atti degli Apostoli”, è un inganno conclamato, falso come il personaggio “san Paolo”: incarnazione umana della dottrina, a lui “rivelata” da un “Gesù” dall’alto dei cieli, che i fedeli cristiani seguono tutt’oggi.
Paolo di Tarso

Parte II: Sintesi.

Grazie al metodo storiologico che ci siamo prefissi di seguire, al fine di accertare verità o falsificazioni attraverso la comparazione degli scritti neotestamentari con la storiografia dell’epoca, possiamo dimostrare che san Paolo fu un personaggio inventato ancora prima di essere trasformato in apostolo “folgorato” dallo stesso “Gesù” già risalito in cielo. E’ un criterio razionale da cui non si può prescindere, al quale ci siamo sempre attenuti, ed è l’unico che ci permette di conoscere le origini del Cristianesimo. Secondo i falsari redattori di questo documento, gli “Atti degli Apostoli” avrebbero dovuto “testimoniare” la diffusione del messaggio teologico cristiano della “salvezza”, a partire da Gerusalemme sino a travalicare gli estremi confini dell’Impero Romano.

Per “dimostrare” come ciò poté avvenire in un lasso temporale di appena un trentennio, dalla morte di Cristo alla venuta di Paolo a Roma, oltre agli Apostoli furono inventati anche altri protagonisti dotati di poteri taumaturgici straordinari col compito di strabiliare le folle da convertire alla nuova religione. Secondo gli esegeti credenti nella “tradizione cristiana” l’opera fu composta intorno agli anni 80 d.C., ma la datazione tiene conto di riferimenti storici conseguenti alla descrizione di personaggi famosi realmente esistiti e appositamente riportati da chi compilò il testo. Sono conclusioni fideiste completamente errate, nonché scorrette sotto il profilo deontologico professionale, e noi ci apprestiamo a provarlo documentandoci su quanto sia stata diversa la realtà.

Saulo Paolo, san Filippo e santo Stefano

Erodoto, in “Storie”, chiamò “Etiopia” le terre a sud dell’Egitto. Fra di esse, la Nubia, una regione del medio Nilo nell’attuale Sudan, dopo il declino del dominio egiziano, divenne sede di una grande civilltà kushita: “La terra dei Faraoni Neri”, con capitale Meroe.

Atti degli Apostoli:

“Filippo incontra un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, Sovrintendente ai suoi tesori, seduto su un carro… disse allora lo Spirito a Filippo …” (At 8,27/29).

“Kandàce” è il nome ellenizzato citato da Strabone, in realtà “Kadakè“. Nella lingua nubiana dell’epoca era un titolo attribuito soltanto alla “Regina”: tale idioma, in quella regione, si sostituì all’egiziano arcaico nel corso del IV secolo a.C.. La “Kandàce” più famosa e potente di quel periodo, riferita dalle fonti – il cui prestigio è testimoniato anche dalla sua piramide, la più grande fra oltre 200 della necropoli reale sita vicino a Meroe – fu Regina della Nubia e visse nel I secolo a.C.. ma, in realtà … il suo vero nome era Amanishakheto: l’unica sovrana meroita che osò attaccare una Provincia dell’Impero Romano.

Gli storici dell’epoca – a partire dal greco Strabone (Geo. XVII 1,53-54), così come Plinio il Vecchio (Hist. Nat. VI 35,186), sino a Cassio Dione (Hist. Rom. LIV 5) – non conoscendo la lingua, ingenerarono l’equivoco scambiando il titolo della “Regina”, cioè “Kandàce”, per un nome proprio riprendendo l’errore degli scribi che riportarono le cronache della famosa Amanishaketo che sfidò Roma. Cesare Augusto, nelle sue “Res Gestae” (XXVI, 25), descrisse anche la campagna militare da lui ordinata al Prefetto d’Egitto, Gaio Publio Petronio, per risottomettere parte della Nubia al dominio romano nel 23 a.C. poiché, l’anno prima (24 a.C.), la Regina “Kandace” (Amanishakheto), una indomita guerriera, pur mancante di un occhio come riporta Strabone, capeggiò personalmente la rivolta contro i Romani.

Petronio sconfisse i nubiani costringendo la sovrana a pervenire ad un trattato di pace, stipulato a Samo con l’Imperatore stesso, nel 21 d.C., che fissò il confine dell’Impero col Regno meroita. Essa morì il 12 a.C. e, come riferito da Svetonio, i rotoli delle Res Gestae del divino Augusto furono depositati in Senato dopo la sua morte e divennero la fonte degli storici. Gli importanti resti archeologici rinvenuti a Meroe e gli studi dei paleografi che, nel secolo scorso, hanno decifrato il vero nome della regina Amanishakheto, lo confermano. Rimarchiamo, ulteriormente, che l’unica sovrana kushita con la quale ebbero causa i Romani fu Kandace Amanishakheto e non altre. Tale affermazione è comprovata dal fatto che, se gli storici greci e romani del I secolo avessero saputo di altre Regine meroite … tutte di nome “Kandàce”, sarebbero stati i primi a capire che non era un nome proprio ma un titolo regale e, di conseguenza, riferire ai posteri il vero appellativo.

L’episodio narrato in “Atti” è datato, ovviamente, dopo la morte di Cristo, negli anni 30 del I secolo; ne consegue che la scena descritta è una fandonia poiché risale ad oltre cinquant’anni successivi al decesso della famosa Regina “Kandàce”, il cui vero nome, oggi noto, era Amanishakheto e questo, un evangelista testimone oculare degli Atti degli Apostoli per di più ispirato da “un angelo del Signore” (At 8,26) e dallo “Spirito Santo“, avrebbe dovuto saperlo prima di inventarsi un funzionario eunuco, “Sovrintendente” di una regina defunta, e farlo dialogare con Filippo sul profeta Isaia per convertirlo annunziandogli “la buona novella su Gesù” (At 8,30/40). Infatti, lo stesso funzionario avrebbe dovuto conoscere il vero nome della propria regina e riferirlo a Filippo, spiegandogli che i vocaboli “Regina Kandàce” non avevano alcun senso significando “Regina … Regina” e, dal momento che interloquiva col santo senza alcun problema di lingua, gli avrebbe riferito anche il titolo originale: “Kadakè” non “Kandàce”.

Lo scriba cristiano che usò lo pseudonimo “Luca” intese “comprovare” come iniziò la cristianizzazione dell’Etiopia e a tal fine attinse dalle fonti storiche dell’epoca … ma in esse era contenuto l’errore che travisava il titolo delle Regine “Kandàce” per un nome proprio di persona: un errore “prelevato” rivelatosi un “peccato mortale” al punto che basterebbe lui solo a distruggere la credibilità di tutte le testimonianze evangeliche … anche se, come stiamo evidenziando, la storia dimostra che “peccati mortali” simili, ad iniziare dagli scritti di “Luca”, abbondano nei documenti neotestamentari.

Gli studiosi genuflessi, presi in contropiede da questa assurdità riferita da un evangelista “ispirato da Dio”, provano a tergiversare … finendo, inesorabilmente, col debordare dalla razionalità storico archeologica. Infatti, dalla morte di Cristo fino a Nerone, regnarono in Meroe solo Re “maschi“: Pisakar, Amanitaraqide e Nebmaatre. Soltanto dopo, dal 62 all’ 85 d.C., regnò una “Candace” femmina: Amanikhatashan. Particolare peraltro superfluo perché tali nomi non potevano essere conosciuti, né riferiti, dagli storici romani e greci di allora … semplicemente perché i tre Re non intentarono alcuna guerra contro Roma limitandosi a rispettare i trattati, stabiliti dalla loro antenata Amanishaketo con Cesare Augusto, ben sapendo il rischio che avrebbero corso se avessero cercato di riconquistare le fertili regioni limitrofe al corso inferiore del Nilo.

Da questo sproposito si possono scoprire altre imposture derivate contenute nel “sacro testo”. Progredendo con gli studi possiamo dimostrare che gli “Atti degli Apostoli” furono creati da scribi cristiani molto tempo dopo la datazione delle vicende in essi narrate. Gli autori si prefissero di “comprovare”, rafforzandone il mito tramite un ausilio mistificante della storia, l’Avvento di “Gesù Cristo” e degli Apostoli che ne diffusero la dottrina, inventandosi una serie di personaggi di “contorno” con il compito di “testimoniare” gesta miracolose straordinarie.

Questi importanti personaggi comprimari vennero creati artatamente, proprio come gli “Apostoli”, e fatti interagire con uomini realmente vissuti, famosi, rintracciabili nella storiografia dell’epoca, esattamente come le località in cui furono fatti recitare, anch’esse notorie e descritte nei Vangeli. In questo caso, l’errore “Kandace”, fatto dagli storici imperiali i quali non sapevano che nella lingua meroitica era un titolo attribuito alla “Regina”, fu ripreso, inconsapevolmente, dagli scribi falsari cristiani; ma oggi, grazie ad archeologia e paleografia, insieme al dato storico della morte della sovrana guerriera, siamo in grado di scoprire la falsificazione e dimostrare l’invenzione di “Filippo”.

Ma non basta

Leggendo gli “Atti” (At 6,5), questo “Filippo” fu inviato assieme ad altri sei santi “colleghi” con i quali doveva operare prodigi, tutti dotati di poteri soprannaturali; fra questi il primo martire della cristianità: santo Stefano “uomo pieno di fede e di Spirito Santo che … faceva prodigi e miracoli tra il popolo” (At 6,5/8). Ne consegue che, se santo Stefano era assieme ad un inesistente san “Filippo”, è ovvio che anche lui fu inventato, come gli altri cinque. E’ doveroso evidenziare, inoltre, che Filippo fu un apostolo al seguito di Gesù, annunciò al “collega apostolo” Natanaele il Suo “Avvento” (Gv 1,45), presenziò con Cristo nella “ultima cena” e fu testimone oculare della Sua “elevazione” al cielo 40 giorni dopo la “risurrezione” (At 1,1-12). Questa è solo una delle molteplici prove accumulate che dimostrano l’invenzione della “risurrezione” di Gesù; inoltre san Filippo (sic!) partecipò al “miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci” (Gv 6,5/7). Viene spontaneo chiedersi: i “beati poveri di spirito” credenti hanno letto i vangeli? …

“L’evangelista Filippo aveva quattro figlie nubili che avevano il dono della profezia” (At 21,9) … ma la Chiesa, consapevole pure Lei dell’inesistenza di questo Filippo riferito in “Atti”, oggi nega che fu uno degli apostoli evangelista, celando le prove agli stessi fedeli; al contrario, noi riferiamo ai Suoi adepti credenti la testimonianza dello storico Vescovo Eusebio di Cesarea (Storia Ecclesiastica III 31, 2-5) in cui, richiamandosi a lui nei brani sopra citati degli “Atti”, afferma: “Filippo era uno dei dodici apostoli … dopo la sua morte riposa a Hierapolis assieme alla tomba delle sue figlie”. Infatti, se lo scriba di “Atti” intendeva riportare un altro “Filippo”, diverso dall’apostolo appena citato come appartenente ai “dodici” (At 1,13), lo vrebbe chiarito bene per distinguere due protagonisti con lo stesso nome: gli Ebrei usavano il patronimico a questo scopo. Sì, proprio così, a conferma di quanto dimostrato nel primo argomento “Gli Apostoli non sono esistiti” anche tale apostolo, come gli altri fatti passare per ebrei galilei con un impossibile nome greco, viene cancellato definitivamente dalla storia.

Ancora non basta

Il martire Stefano, secondo gli “Atti”, venne fatto lapidare da un Sinedrio convocato da un Sommo Sacerdote senza la presenza, e tanto meno autorizzazione, del Legato imperiale romano (vedi Ant. XX 197/203), l’unico che avrebbe potuto consentirne la soppressione in quanto detentore del “ius gladii” (diritto di uccidere) … pertanto: falsa Candace, falso Filippo, falso Sinedrio, falso Stefano, falso martirio e, superfluo a dirsi, falsi miracoli. Nota. Il corpo del protomartire santo Stefano fu “scoperto” e prelevato da Gerusalemme nel 416 d.C da parte dello storico Presbitero Paulus Orosio, collaboratore di S. Agostino, il geniale Vescovo Padre della Chiesa Cattolica. Un anonimo cadavere riesumato venne fatto a pezzi, distribuititi a loro volta in molte Chiese d’Europa, e tutt’oggi venerati da sprovveduti “beati poveri di spirito”.

E ancora

In questa finta scena, che vede protagonista un finto martire, si introduce anche un altro personaggio inventato, importantissimo per la Verità della Fede Cristiana: san Saulo Paolo; ancora giovane, ai piedi del quale si compie il finto martirio di un finto santo Stefano (At. 7, 58). La sequela delle falsità sin qui evidenziate, confermate dagli studi riportati sopra e quelli successivi, comprovano che san Saulo Paolo non fu una persona realmente esistita ma una menzogna creata per fini ideologici dottrinali.

Proseguiamo. Lo scenario si allarga alla Samaria e …

“Le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo e vedendo i miracoli che egli compiva. Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi emettendo molte grida e molti paralitici e storpi furono risanati” (At 8,6/7)

dopodiché, si introduce un nuovo attore: Simone il Mago.

Questi:“fu battezzato e non si staccava più da Filippo” (At 8,13).

Un san Filippo inventato non può rimanere attaccato ad alcun “mago”: anch’esso fu inventato.

E ancora

La “cantonata” presa con san Filippo dagli scribi cristiani falsari, monastici molto furbi ma poco pratici di storia, è paragonabile ad un’altra riferita nelle “Lettere” di san Saulo Paolo (la II^ ai Corinzi 11,32) e in “Atti” (12,4/7), quando si fa dichiarare all’Apostolo delle Genti:

“A Damasco il Governatore del Re Areta montava la guardia per catturarmi”.

Secondo “Atti” siamo prima del 40 d.C. (anno della sua morte), pertanto questo monarca poteva essere solo il Nabateo Re Areta IV di Petra, la cui figlia sposò Erode Antipa il Tetrarca, il quale la ripudiò per sposare Erodiade. Ma il suocero di Erode Antipa non regnò mai su Damasco che apparteneva alla Provincia romana di Siria: se ciò fosse avvenuto, data l’importanza della notizia, gli storici imperiali lo avrebbero riferito. Fatto che non risulta.

Al contrario, un antenato di questi, Re Areta III, regnò su Damasco oltre un secolo prima che Cristo camminasse sulle acque. Nell’ 85 a.C., Areta III, Re degli arabi Nabatei, conquistò Damasco e vi regnò sino a che, nel 83 a.C., Tigrane II d’Armenia, detto il Grande, conquistò la Siria e Areta III fu costretto ad abbandonare Damasco rifugiandosi a Petra. L’Imperio di Tigrane II non durò a lungo.

L’avanzata inarrestabile della potenza di Roma, impersonata da Pompeo Magno e le sue legioni, causò il declino dei Regni orientali del Mediterraneo e Areta III approfittò di quei conflitti per estendere nuovamente i confini dell’Arabia nabatea sino a Damasco ma, nel 64 a.C., il Proconsole Emilio Scauro (Guerra Giudaica I 159; citato anche nei rotoli di Qumran), Luogotenente di Pompeo, lo costrinse a ritirarsi da Damasco per retrocedere a Filadelfia ed ancora più a sud, sino a Petra, interponendo l’arido deserto fra lui e le legioni romane.

Dopo Areta III regnò sui Nabatei Obodas II, cui subentrò Malichus I, al quale succedette Obodas III, suo figlio e padre, a sua volta, di Areta IV. Quest’ultimo regnò dal 4 a.C. sino al 40 d.C., ma mai su Damasco. E’ oltremodo evidente che san Luca attaccò la sua eschetta storica ad un amo genealogico col numero sbagliato.

Quanto appena riferito è storia documentata e comprovata da archeologia e numismatica; al contrario gli storici genuflessi, con una faccia tosta senza pari, pur di salvaguardare le “Verità” evangeliche, dichiarano che, morto Tiberio nel 37, Gaio Caligola nominò Re di Damasco Areta IV. Questa gente ci vuol far credere che un Re, insediatosi sul trono, il 4 a.C., senza il preventivo “placet” di Augusto; quando nel 36 d.C., dopo aver attaccato e sconfitto Erode Antipa alleato di Roma, osò impadronirsi di territori della Perea, gestiti da Erode ma di proprietà dell’Impero, durante il conflitto tra Roma e i Parti; di conseguenza costretto a fuggire a Petra per evitare la decapitazione da parte di Lucio Vitellio, Luogotenente, sino al 39 d.C., degli Imperatori Tiberio e Caligola (Ant. XVIII 125) … secondo gli esegeti baciapile, avrebbe ricevuto in premio il trono di Damasco? Nella Siria?

Quando fra Damasco di Siria e Petra vi era un immenso territorio sotto dominio romano che comprendeva Traconitide, Batanea, Auranitide, Gaulanitide, Decapoli e Perea … Ma quando! Che lo dimostrino con dati storici e archeologici come risultano per Areta III! Che si faccia avanti un pio docente di storia e letteratura classica e lo dichiari pubblicamente sottoscrivendo con tanto di nome e cognome.

La guerra, pur vittoriosa inizialmente, che Areta IV intentò nel 36 d.C. contro Erode Antipa vassallo di Tiberio, provocò la reazione di Roma che aveva il controllo totale delle vie di comunicazione indispensabili ai ricchi scambi commerciali con l’Oriente; di conseguenza, dopo aver raggiunto il massimo splendore con Areta IV, alla fine del suo regno, Petra iniziò un declino economico irreversibile, al punto che, sotto Traiano la città chiese spontaneamente la sottomissione all’Impero Romano.

Gli storici credenti “ispirati” non arrivano o fingono, in mala fede, di non capire che “san Luca” ha infilzato sull’amo della storia una serie di “eschette” proprio per farli abboccare: eschette che si inghiottono, una dopo l’altra, come fossero ostie consacrate. Questa colossale menzogna religiosa non può giustificare il diritto di cambiare il passato: conoscere la realtà degli eventi accaduti è un patrimonio che appartiene a tutti.

Un falso Gamalièle in un falso Sinedrio; inesistenti Apostoli che fanno miracoli sotto un inesistente “portico di Salomone” (At 5,13-16 ; cfr. Antichità Giudaiche XX 220-222 e studio su apposito argomento); un falso san Saulo Paolo che offende un Sommo Sacerdote del Tempio già dimesso dalla carica, sei anni prima, dal Legato imperiale Ummidio Durmio Quadrato; lo stesso Paolo che si permette di mentire ad un Tribuno sul suo luogo di nascita, e questi, ciononostante, crede alla sua “cittadinanza romana” senza pretendere di vedere l’attestato a comprova, come previsto dalla legge che lui stesso è tenuto a far valere; una falsa “folgorazione” (segue); Apostoli con lingue di fuoco sulla testa che parlano tutti gli idiomi allora conosciuti (At 2,3-4), fanno resuscitare morti, guariscono storpi e intere folle da ogni malattia (At 5,12-16).

Eppure, questi esegeti genuflessi che fanno “apostolato” si vergognano di far conoscere il contenuto di questo “sacro testo” … i preti sanno benissimo che è ridicolo e lo tengono celato: in realtà è Apocrifo. Sanno che anche i “beati poveri di spirito”, oggi, se fossero messi al corrente delle sciocchezze in esso contenute … scapperebbero.

Docenti di fama, ispirati dallo Spirito Santo, discutono in congressi, vengono scritte relazioni, pubblicati libri per “analizzare” gli “Atti degli Apostoli” sotto il profilo storico, letterario, “tradizione giudaica” che incontra la “tradizione ellenica”, “genialità della sintesi paolina”, “studi sulla probabilità che Seneca e san Paolo si siano scritti lettere” (assurdità non comprovabili al limite della demenza), già le hanno intitolate “Caro san Paolo … Caro Seneca”, un enorme pesce diventa san Giovanni fritto in padella (sic!) e martirizzato da Domiziano (in Internet cliccare su “La Satira IV di Giovenale ed il supplizio di san Giovanni a Roma sotto Domiziano”): sembrerebbe impossibile che nei nostri Atenei circolino “analisi storiche” simili.

A volerli leggere tutti è impossibile … e lo sanno; ma quello che conta è far apparire la “Mole” di studi fatti, una bibliografia pressoché infinita: devono impressionare gli sprovveduti. Ma nessun Papa che abbia mai detto in alcuna, delle infinite, “Udienza Generale in Piazza san Pietro”: “cari fratelli e care sorelle, ora vi leggo gli “Atti degli Apostoli”, iniziando dalla prima pagina, bastano un paio d’orette, e avrete diritto alla vita eterna”. No! Lo sanno: gli “Atti degli Apostoli” sono un puerile libello creato per convincere, artatamente, i creduloni dolciotti con eventi storici inventati, come avvenne la diffusione del Cristianesimo e relativa “dottrina della Salvezza”. Gente che nel lontano passato non aveva la possibilità di documentarsi per verificare se quanto riportato nei Vangeli sarebbe potuto avvenire nella realtà, ma oggi … Piazza san Pietro, si svuoterebbe.

III Parte, sintesi:

La “Folgorazione di san Saulo Paolo”

Attraverso il confronto della documentazione neotestamentaria con la storiografia, nello studio precedente abbiamo dimostrato l’inesistenza di san Paolo, san Filippo e santo Stefano: attori di primo piano fatti recitare dagli scribi cristiani nel “sacro testo” di “Atti degli Apostoli”. Ritorniamo su “Paolo di Tarso”, una persona inventata la cui esistenza è giustificata quale movente evolutivo, base di un credo e, di conseguenza, documentata solo da scritture dottrinali risalenti ad epoche successive ai fatti narrati. Di lui, nonostante si sia esibito con miracoli vistosi nelle Province dell’Impero, non esiste alcuna traccia se non quella creata da una “tradizione” posteriore appositamente costruita sul suo culto.

E’ stato immaginato e dipinto in modo così puerile e con errori storici talmente madornali, al punto che nessuno può affermare e tanto meno dimostrare che sia esistito, al contrario, dovere di uno storico è dichiararne l’invenzione contraffatta; pertanto, un uomo che non è esistito non può aver scritto nessuna lettera ed il fatto che ci sia contrasto fra gli stessi filologi credenti su quali “lettere” gli vengano attribuite o meno non fa che confermare quanto appena detto perché le “lettere” furono scritte da altri a suo nome e in tempi diversi a seconda dell’evoluzione della dottrina. Prima di verificare la narrazione della “folgorazione” di Saulo – che secondo quanto scritto nella Bibbia, da feroce e zelante aguzzino, si spostava da una nazione all’altra pur di far strage di Cristiani – è necessario calarsi, brevemente, nel contesto reale dell’epoca per farsi un’idea più precisa di cosa stiamo parlando.

Tacito (Ann. IV 5) riferisce che ad Antiochia risiedeva il Quartiere Generale che controllava tutto l’Oriente, un immenso territorio agli ordini del Governatore di Siria, Luogotenente dell’Imperatore, al comando di quattro legioni più forze ausiliarie con equivalente numero di uomini. Ad esso erano subordinati, giuridicamente e militarmente, anche tutti i Procuratori, i Prefetti, Tetrarchi, Etnarchi e Re vassalli con i rispettivi eserciti. Era una forza di pronto intervento, dislocata in tempo di pace, per un totale superiore a trentamila uomini schierati in difesa di un limes che si dipartiva dal Mar Nero, il Ponto, l’Armenia, l’alto corso dell’Eufrate, sino al Mar Morto comprendendo la Palestina. Roma voleva garantirsi contro la potenziale minaccia dei Parti che avrebbero avuto tutto l’interesse ad affacciarsi sul Mediterraneo, la via di comunicazione più efficiente per i traffici e gli scambi commerciali fra le terre più fertili e ricche del mondo conosciuto da coloro che, allora, scrissero la storia occidentale … ed i Vangeli. E’ questo contesto territoriale, militare e giuridico che ignorò, e fece male, Luca quando si inventò:

“la folgorazione di san Paolo sulla via di Damasco”

“Saulo, sempre fremente minaccia e strage contro i discepoli del Signore, si presentò al Sommo Sacerdote e gli chiese lettere per le Sinagoghe di Damasco per essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme uomini e donne seguaci della dottrina di Cristo” (At 9,1/4);

“Io (Saulo) perseguitai a morte questa nuova dottrina arrestando e gettando in prigione uomini e donne, come può darmi testimonianza il Sommo Sacerdote e tutto il collegio degli anziani (il Sinedrio). Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme” (At 22,4/5).

Questa “testimonianza”, sull’esistenza dei primi “seguaci di Gesù”, con il forzato e ulteriore richiamo al Sommo Sacerdote del Tempio e del Sinedrio (per Luca era una fissazione, ma non poteva fare a meno di inciamparvi), si dimostra un’altra messa in scena sconfessabile dal diritto romano, funzionale a conservare il dominio imperiale tramite un corpo di pubblici ufficiali, strutturato e rigidamente gerarchizzato.

Il Sommo Sacerdote che presiedeva il Sinedrio di Gerusalemme non possedeva il potere per inviare suoi sgherri ad arrestare cittadini damasceni assoggettati alla giurisdizione della Provincia di Siria, governata direttamente da Roma tramite il suo funzionario di stanza ad Antiochia: il Luogotenente dell’Imperatore, subordinato solo a lui. La sua autorità sarebbe stata scavalcata da quella di un Sommo Sacerdote e dal Sinedrio Giudeo, per di più, col potere (esclusivo dei Romani) di fare “strage” di uomini.

Solo un asceta ignorante e al di fuori del contesto reale dell’epoca, poteva inventarsi simili assurdità facendole apparire come una dottrina “dettata da Dio”. Era il Principe dell’Impero Romano, o il Senato, che potevano mettere al bando o dichiarare legittimo un culto; solo l’Imperatore o i funzionari da lui delegati nelle Province avevano il potere di esercitare il “ius gladii”, cioè il diritto, egemone, di sottoporre a supplizio, uccidere o reprimere gli abitanti responsabili di provocare tumulti, compresi quelli di origine religiosa.

Nei territori, sottoposti al dominio romano, governati da Re nominati dall’Imperatore e devoti a Roma, era concesso a questi monarchi il diritto di uccidere in funzione delle proprie leggi patrie, ma nessun capo di qualsiasi culto o setta poteva perseguitare seguaci di altri culti, tanto più se si trattava di religiosi cittadini residenti in altri territori sottoposti a pubblici ufficiali nominati direttamente dall’Imperatore. Il “cursus honorum” degli alti funzionari romani nelle Province imperiali imponeva loro il rispetto di una gerarchia, rigidamente disciplinata, facente capo al Cesare.

In Giudea, all’epoca della “folgorazione di Saulo”, governava un Prefetto incaricato dall’Imperatore e da lui delegato con pieni poteri e diritto di uccidere; solo lui, caso per caso, poteva concedere al Sinedrio di Gerusalemme il permesso di riunirsi per deliberare ed eventualmente, a suo insindacabile giudizio, di giustiziare, nel proprio territorio, uno o più ebrei colpevoli di aver trasgredito la Legge ancestrale. Perché potesse avviarsi tale procedura era indispensabile la presenza di un Prefetto o un Procuratore e la violazione di tale norma comportava la destituzione immediata del Sommo Sacerdote del Tempio che presiedeva il Sinedrio (Ant. XX, 202-203). In Siria (ove sorgeva Damasco), i Presidii militari di Roma erano indispensabili per tenere a bada i Parti e vi risiedevano contingenti con forze più numerose e strategicamente più importanti della guarnigione di stanza a Gerusalemme agli ordini di un Tribuno romano.

Lui soltanto e non un Sommo Sacerdote giudeo, in linea teorica ma con altre e ben più gravi motivazioni, avrebbe potuto richiedere – tramite il suo superiore, Prefetto di Giudea, residente a Cesarea a Mare – l’autorizzazione al Luogotenente dell’Imperatore, Comandante del Quartiere Generale romano di Antiochia, per poter arrestare cittadini di Damasco ed estradarli a Gerusalemme, in Giudea.

San Luca progettò che la “missione” di Paolo, destinata a stroncare il movimento dei seguaci di “Gesù”, si sarebbe trasformata in una “missione” a favore dei “Cristiani” grazie ad un evento straordinario: la “folgorazione”. Fu durante questo viaggio, fasullo sia per la motivazione che per la procedura (entrambe in contrasto alla rigida struttura gerarchica, giuridico-militare, facente capo al Cesare), che l’evangelista si inventò la “conversione di Saulo” (At 9,1/9) e, dopo averlo fatto “folgorare” e accecare da un “Gesù risuscitato e già seduto sulla destra di Dio Padre Onnipotente” (At 2,32), creò il nuovo Apostolo: “san Paolo”. La nuova “Rivelazione” di Dio fu così incarnata in un personaggio inventato di sana pianta da uno o più mistici, ignoranti di leggi, ma sufficientemente furbi da capire che l’illusione della “resurrezione della carne” era un miraggio cui pochi uomini avrebbero saputo resistere.
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VictorVonDoom
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Messaggio da VictorVonDoom »

Vieri ha scritto:
mr-shadow ha scritto:
non so se sei talmente spinto dal voler polemizzare a tutti i costi e voler dire sempre l'ultima parola
Er bove che dice cornuto all'asino. :lingua:
puoi sempre pensare a quello che vuoi ma non dire mai che hai la verità infusa ma solo le tue opinioni personali
Le mie opinioni sono suffragate dalle conoscenze scientifiche attuali. L'onere della prova contrario, quindi, spetta a voi credenti. Siete voi che dovete dimostrare che quanto narrato nei cosiddetti vangeli e quanto viene detto, più in generale, nei testi della bibbia sia possibile. Senza questa prova io ho la verità, tu vai dietro alle tue fantasie personali.
Senti carissimo, tu ti tieni le tue verità ed io le mie ed amici come prima, se ti sta bene e con questo con te chiudo ogni rapporto....ne ho pieni i ....del tuo comportamento...tu le tue certezze e dormi bene, io le mie fantasie" e dormo ancora meglio... :ironico: .
con te :non posto:
Scusami eh... però se posti sempre i soliti discorsi che vanno a finire sempre nelle solite polemiche, devi anche accettare di ricevere sempre le solite risposte sempre dalle solite persone.
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Mauro1971
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Messaggio da Mauro1971 »

mr-shadow ha scritto:
Vieri ha scritto: dovresti anche citarne la fonte.....
Ok ---> http://www.altrogiornale.org/paolo-di-t ... inventato/" onclick="window.open(this.href);return false;

Cari lettori di Altro Giornale, per chi di voi è interessato al “Cristo Storico”, dopo “Gli Apostoli non sono esistiti”, intendo sottoporre un secondo studio comparato fra i vangeli e la storia al fine di accertare la reale esistenza di san Paolo, l’apostolo principale diffusore, nelle Province dell’Impero Romano, della teologia cristiana e le regole in essa contemplate, riferite soprattutto nelle “lettere” a lui attribuite.


Trovo questo articolo di estremo interesse, mi sono letto anche l'altro sui 12 Apostoli.

Ora, io non ho le competenze e purtroppo in questo periodo soprattutto il tempo per andare a fare i controlli necessari, ma sarei davvero curioso di sapere se gli errori storici riportati in questi articoli sussistono realmente.

Qualcuno di voi eruditi nel campo saprebbe confermare o confutare esaustivamente?
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Ciao Victor...e Mauro...

Messaggio da Vieri »

Scusami eh... però se posti sempre i soliti discorsi che vanno a finire sempre nelle solite polemiche, devi anche accettare di ricevere sempre le solite risposte sempre dalle solite persone
.
Ciao Victor, probabilmente non hai notato una cosa:
Il sottoscritto con questo post ha voluto rispondere, di persona documentandosi, ad una serie di articoli pubblicati tempo fa e che erano stati lasciati lì in pratica a mo' di manifesto in bella mostra senza avere avuto alla fine un reale contraddittorio.

Avresti anche dovuto notare anche che il mio post non era polemico ma che ribatteva ad una serie affermazioni redatte da alcuni "studiosi" che non ritenevo corrette o semplicemente parziali dove lo scopo dichiarato era quello di evidenziare il fatto che in tale campo avendo a disposizione delle fonti ridotte ed estremamente parziali oltre a eliminarne altre poichè ritenute "di parte", era quello di affermare che non esistono delle assolute verità come certe persone vanno sbandierando da tempo.

Ho letto per esempio il titolo dell'ultimo articolo per me assolutamente ridicolo:
Paolo di Tarso, un super apostolo inventato. Ecco le prove.
e mi sono fermato dopo poche righe:
Cari lettori di Altro Giornale, per chi di voi è interessato al “Cristo Storico”, dopo “Gli Apostoli non sono esistiti”, intendo sottoporre un secondo studio comparato fra i vangeli e la storia al fine di accertare la reale esistenza di san Paolo, l’apostolo principale diffusore, nelle Province dell’Impero Romano, della teologia cristiana e le regole in essa contemplate, riferite soprattutto nelle “lettere” a lui attribuite.
Ma quale "studio comparato fra la "storia" se dopo poche righe dice che non ci sono assolutamente delle testimonianze extracristiane ?... :boh: :boh:
Su di lui non esiste alcuna testimonianza scritta extracristiana e tanto meno archeologica che ne documenti la vita e le opere; le uniche fonti sono esclusivamente religiose delle quali la più importante e ricca di riferimenti biografici è “Atti degli Apostoli”, la cui redazione, secondo la tradizione fideista, viene accreditata a san Luca.
Se sei allora una persona intelligente come del resto sono sicuro, noti in questo articolo che già all'inizio sia una emerita VACCATA?

Mi spieghi allora quali prove puoi avere e disporre se come afferma questo imbecille che di questo personaggio NON ESISTONO TESTIMONIANZE SCRITTE EXRACRISTIANE e TANTOMENO ARCHEOLOGICHE?
Se non ci sono assolutamente testimonianze mi spieghi tu dove cappero questo ha trovato le prove?

Scusa ma anche se qualcuno facendo solo copia e incolla senza alcun commento ( del resto proibito anche dal regolamento) riempie il forum di lenzuolate di queste fesserie io RAGIONO ....e non sono mai stato "pippato" dai tdG e non mi pare di avere il cervello all'ammasso.....

Carissimo, benchè più volte abbia chiaramente indicato e anche recentemente a caratteri cubitali, che io esprimo le mie opinioni personali lasciando ovviamente spazio ad altri di pensarla come vuole, continuate sempre con la solita tiritera che io sia intollerante..... :ironico:

Ripeto, io scrivo ed esprimo le mie opinioni senza offendere nessuno e non riempio il forum di copia e incolla come se il numero di cavolate ricopiate possa dare più ragione ad altre affermazioni.....

Su un'ultima cosa ti do ragione:
pur desiderando il dialogo con tutti, alcuni per non dire "uno" non desidera il dialogo ma solo lo scontro la polemica e spesso anche l'offesa come per la parola "Vaticacchio" che non mi pare particolarmente simpatica.
Mi atterrò pertanto ai tuoi consigli chiudendo, mio malgrado, ogni contatto con chi non rispetta le regole di un civile dibattito.

Per Mauro:
Qualcuno di voi eruditi nel campo saprebbe confermare o confutare esaustivamente?
Mauro scusami, io non sono "erudito"ma un po' intelligente e se leggi quanto sopra mi spieghi dove cappero questo abbia le preso le prove "inconfutabili", quando, già dall'inizio "innocentemente" afferma che non esistono di Paolo testimonianze extracristiane ?

:grazie:
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Mauro1971
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Messaggio da Mauro1971 »

Vieri ha scritto: Ho letto per esempio il titolo dell'ultimo articolo per me assolutamente ridicolo:
Paolo di Tarso, un super apostolo inventato. Ecco le prove.
e mi sono fermato dopo poche righe:
Su di lui non esiste alcuna testimonianza scritta extracristiana e tanto meno archeologica che ne documenti la vita e le opere; le uniche fonti sono esclusivamente religiose delle quali la più importante e ricca di riferimenti biografici è “Atti degli Apostoli”, la cui redazione, secondo la tradizione fideista, viene accreditata a san Luca.
Se sei allora una persona intelligente come del resto sono sicuro, noti in questo articolo che già all'inizio sia una emerita VACCATA?

Mi spieghi allora quali prove puoi avere e disporre se come afferma questo imbecille che di questo personaggio NON ESISTONO TESTIMONIANZE SCRITTE EXRACRISTIANE e TANTOMENO ARCHEOLOGICHE?
Se non ci sono assolutamente testimonianze mi spieghi tu dove cappero questo ha trovato le prove?
Vieri, se tu avessi letto il resto senza fermarti al titolo magari avresti visto quelle che sono le "prove" apportate, le quali o sono vere o sono false ma non lo sono a priori perchè il personaggio dice cose che a te non piacciono.
Leggiti l'articolo e documentati, se vuoi ed hai il tempo, sui contenuti.
Se le incongruenze storiche evidenziate dovessero corrispondere al vero forse ti vedrai costretto a cambiare visione su alcune cose, o forse no, ma se non analizzi i contenuti stai solo dicendo cose senza senso.
Scusa ma anche se qualcuno facendo solo copia e incolla senza alcun commento ( del resto proibito anche dal regolamento) riempie il forum di lenzuolate di queste fesserie io RAGIONO ....e non sono mai stato "pippato" dai tdG e non mi pare di avere il cervello all'ammasso.....
Su questo mi trovo a dover dissentire un po'. Non stai facendo un ragionamento lucido e men che meno logico e razionale in questo momento, che tu sia pippato di CC? :ironico: :ironico: :ironico:
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Messaggio da CONSAPEVOLE »

Nemmeno a uno studioso agnostico come Bart Ehrman è mai venuto in mente di mettere in dubbio l’esistenza di Gesù e di Paolo!
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Messaggio da Mauro1971 »

CONSAPEVOLE ha scritto:Nemmeno a uno studioso agnostico come Bart Ehrman è mai venuto in mente di mettere in dubbio l’esistenza di Gesù e di Paolo!
Questo credo sia uno step successivo.

La cosa principale è avere certezza se le incongruenze o errori storici presenti in Atti e nei Vangeli, presentati nell'articolo in questione, siano veri o meno.
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Messaggio da mr-shadow »

CONSAPEVOLE ha scritto:Nemmeno a uno studioso agnostico come Bart Ehrman è mai venuto in mente di mettere in dubbio l’esistenza di Gesù e di Paolo!
Non si mette in discussione l'esistenza ma solo la "biografia" ufficiale...
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Per informazione: ....chi è Emilio Salsi.....?

Messaggio da Vieri »

E stato postato un articolo integrale senza alcun commento di uno certo sconosciuto Emilio Salsi su chi fosse secondo lui San Paolo ( mai esistito) e dato che questo signore pare che tutto da solo abbia scoperto e direi anche "finalmente" :ironico: :ironico: la verità sulla inesistenza non solo di San paolo ma dei 12 apostoli e che la resurrezione di Cristo sia stata tutta una storia inventata come del resto tutti i libri del vangelo scritti appositamente da altrettanti sconosciuti per gabbare per secoli dei poveri imbecilli, è anche giusto sapere chi sia...
L’inesistenza degli apostoli e altre fantasie di Emilio Salsi
Calendar 6 febbraio 2017

http://www.uccronline.it/2017/02/06/lin ... lio-salsi/" onclick="window.open(this.href);return false;

L’inesistenza storica dei dodici Apostoli di Gesù è stato uno degli argomenti su cui Emilio Salsi ha scritto maggiormente. O, meglio, fantasticato
.

Ma chi è Emilio Salsi? Si descrive come un ex militare in inattività che, spinto dalla curiosità, ha studiato amatorialmente la storia dell’Impero Romano, appassionandosi agli eventi del I secolo e alla nascita del cristianesimo. E’ salutare coltivare i propri hobby, ma bisogna riconoscere che non è uno storico, non è accademico, non è un ricercatore professionista, non ha pubblicato alcun testo storico e non è citato da alcuno studioso.

Le sue affermazioni -il cui filo logico è onestamente difficile da seguire- sembrano in gran parte una riproposizione delle tesi di Luigi Cascioli, agronomo ateo, anch’egli ex militare e, a sua volta, “curioso” di argomenti storici (il quale copiò da David Donnini, altro amatore, insegnante di fotografia all’istituto alberghiero “Datini” di Prato). I tre ritengono che Gesù sia un mito inventato e, come tutti i “miticisti”, se nessuno li considera, è per loro una “prova” dell’aver detto verità scomode.

Se qualcuno, invece, si prende la briga di ascoltarli, ciò diventa una “prova” dell’aver detto cose impossibili da trascurare. Ne parliamo semplicemente perché capita di ricevere da qualche lettore inviti ad “aprire gli occhi” e considerare quanto scritto da Salsi. Abbiamo accettato la proposta e consultato i suoi testi.

Salsi è seriamente convinto che Gesù sia in realtà il figlio di “Giuda il Galileo”, che ritiene -citando Flavio Giuseppe- fondatore del movimento nazionalista rivoluzionario degli Zeloti. Altri figli di Giuda sarebbero Menahem (il cui vero nome sarebbe stato Giuseppe), Giuda Taddeo, Giacomo e Simone. Giovanni, inoltre, andrebbe per Salsi identificato con lo stesso Gesù.

Questi cinque fratelli, scrive, «corrispondono tutti ai figli di Giuda il Galileo» e come lui sarebbero stati fanatici, violenti e rivoluzionari antiromani. «Al contrario», ha proseguito Salsi, «gli apostoli con nomi greci, senza alcuna designazione ribelle, vengono tutti cancellati dalla storia come dimostriamo ad iniziare da “Filippo” nello studio successivo su “Paolo di Tarso”: entrambi inventati».

Il tutto verrebbe confermato, sempre secondo l’ex militare, analizzando gli scritti di Flavio Giuseppe e la posizione geografica della città di Nazareth, che in realtà corrisponderebbe a Gàmala. «”Galileo”», ha concluso Salsi, «era la qualifica che distingueva “Giuda il Galileo”, il quale, anche lui, non era nativo della Galilea ma della città di Gàmala le cui rovine, ribadiamo, sono conformi alla Nazaret descritta nei vangeli».

Da Giuda, il fondatore dei fanatici nazionalisti zeloti, derivò il termine “Galilei”, ovvero «gli ebrei più focosi e nazionalisti, pronti a ribellarsi» al potere romano.

Partorire una simile tesi è sorprendente, non lo è invece apprendere che lo “studio” di Salsi è completamente privo di note, bibliografia e citazioni di autentici studiosi. Anzi, «gli storici genuflessi odierni», ha scritto, sono «ben coordinati fra loro per dare maggior peso alle menzogne». Il solito complotto, quindi.
Bene ragazzi, possiamo inondare il forum di "studi" :ironico: di questa gente, non c'è problema ed ognuno è libero di pensarla come vuole ma è anche giusto sapere chi siano e quale attendibilità abbiano simili personaggi che tra l'altro usano un linguaggio più da predicatore ateo in una piazza di miscredenti ... leggere cosa scrive....
Fu durante questo viaggio, fasullo sia per la motivazione che per la procedura (entrambe in contrasto alla rigida struttura gerarchica, giuridico-militare, facente capo al Cesare), che l’evangelista si inventò la “conversione di Saulo” (At 9,1/9) e, dopo averlo fatto “folgorare” e accecare da un “Gesù risuscitato e già seduto sulla destra di Dio Padre Onnipotente” (At 2,32), creò il nuovo Apostolo: “san Paolo”. La nuova “Rivelazione” di Dio fu così incarnata in un personaggio inventato di sana pianta da uno o più mistici, ignoranti di leggi, ma sufficientemente furbi da capire che l’illusione della “resurrezione della carne” era un miraggio cui pochi uomini avrebbero saputo resistere
.....che rappresentare il frutto di uno studio serio documentato ed equilibrato.
Contenti voi..... :ironico:
:addio:
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Messaggio da mr-shadow »

la resurrezione di Cristo sia stata tutta una storia inventata
Le prove dove sono? :boh: Portamele e mi faccio neocatecumenale...
mr-shadow

Messaggio da mr-shadow »

Vieri ha scritto: E stato postato un articolo integrale senza alcun commento di uno certo sconosciuto Emilio Salsi su chi fosse secondo lui San Paolo ( mai esistito) e dato che questo signore pare che tutto da solo abbia scoperto e direi anche "finalmente" :ironico: :ironico: la verità sulla inesistenza non solo di San paolo ma dei 12 apostoli e che la resurrezione di Cristo sia stata tutta una storia inventata come del resto tutti i libri del vangelo scritti appositamente da altrettanti sconosciuti per gabbare per secoli dei poveri imbecilli
Chi era Paolo di Tarso? Considerando che il primo a parlare di lui fu Marcione quando nel 140 portò le sue lettere alla comunità di Roma insieme al proprio vangelo, non si possono avere che dei seri dubbi sulla sua esistenza, dubbi che vengono confermati dal fatto che nessun documento, sia profano che religioso, parla di lui all'infuori degli Atti degli Apostoli che comunque non possono essere considerati come prova storica dal momento che sono stati scritti verso la metà del II secolo, cioè dopo un secolo dalla sua morte che la Chiesa dichiara essere avvenuta intorno al 63, ma in maniera quanto mai arbitraria perché priva di ogni sostegno storico.
Paolo è ignorato da Giustino, apologeta e scrittore cristiano, morto a Roma nel 165, il quale attribuisce la conversione dei pagani esclusivamente ai dodici apostoli (Apologia I, 39-45), e ugualmente è disconosciuto da Papia, vescovo di Geropoli (Asia Minore) nella prima metà del II secolo, suo conterraneo, che scrisse un'apologia sulle “Sentenze del Signore”, e nessuna menzione viene fatta di lui nelle lettere di Giuda, di Giacomo il Minore e di Giovanni che gli sarebbero contemporanee essendo state scritte nella seconda metà del I secolo. Il primo a Parlare di lui fu un certo Marcione, filosofo di Sinope sul mar Nero, allorché nel 140, presentatosi alla comunità essena di Roma per mostrare il suo vangelo, consegnò alla stessa alcune lettere affermando che erano state scritte da un certo Paolo predicatore che aveva conosciuto i discepoli di Cristo.
<<Paolo, sconosciuto da tutti i testi, sia sacri che profani, appare soltanto negli Atti degli Apostoli, opera tardiva e profondamente rimaneggiata. Egli viene ignorato dai vangeli, dalle lettere di Giacomo, di Giovanni e di Giuda che si attribuiscono alla sua epoca, è sconosciuto da Giustino, apologeta e scrittore cristiano morto a Roma nel 165, il quale attribuisce la conversione dei pagani esclusivamente ai dodici apostoli (Apologia I, 39,45). e dallo stesso Papia, vescovo di Geropoli verso il 150, che tanto s'interessò alla vita del Signore>

segue in ---> http://www.homolaicus.com/storia/antica ... o_atti.htm" onclick="window.open(this.href);return false;

Commento pro Vieri: trova il coraggio di leggerlo.
è anche giusto sapere chi siano e quale attendibilità abbiano simili personaggi
Ma non è del tutto normale che siano i non credenti a sostenere tesi contrarie alla "verità" delle scritture? :boh:
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Mauro1971
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Messaggio da Mauro1971 »

Sinceramente di tutto l'apparato filosofico poco mi tange.

Invece quello che sai curioso di sapere se appunti quali questo:
Atti degli Apostoli:

“Filippo incontra un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, Sovrintendente ai suoi tesori, seduto su un carro… disse allora lo Spirito a Filippo …” (At 8,27/29).

“Kandàce” è il nome ellenizzato citato da Strabone, in realtà “Kadakè“. Nella lingua nubiana dell’epoca era un titolo attribuito soltanto alla “Regina”: tale idioma, in quella regione, si sostituì all’egiziano arcaico nel corso del IV secolo a.C.. La “Kandàce” più famosa e potente di quel periodo, riferita dalle fonti – il cui prestigio è testimoniato anche dalla sua piramide, la più grande fra oltre 200 della necropoli reale sita vicino a Meroe – fu Regina della Nubia e visse nel I secolo a.C.. ma, in realtà … il suo vero nome era Amanishakheto: l’unica sovrana meroita che osò attaccare una Provincia dell’Impero Romano.

Gli storici dell’epoca – a partire dal greco Strabone (Geo. XVII 1,53-54), così come Plinio il Vecchio (Hist. Nat. VI 35,186), sino a Cassio Dione (Hist. Rom. LIV 5) – non conoscendo la lingua, ingenerarono l’equivoco scambiando il titolo della “Regina”, cioè “Kandàce”, per un nome proprio riprendendo l’errore degli scribi che riportarono le cronache della famosa Amanishaketo che sfidò Roma. Cesare Augusto, nelle sue “Res Gestae” (XXVI, 25), descrisse anche la campagna militare da lui ordinata al Prefetto d’Egitto, Gaio Publio Petronio, per risottomettere parte della Nubia al dominio romano nel 23 a.C. poiché, l’anno prima (24 a.C.), la Regina “Kandace” (Amanishakheto), una indomita guerriera, pur mancante di un occhio come riporta Strabone, capeggiò personalmente la rivolta contro i Romani.

Petronio sconfisse i nubiani costringendo la sovrana a pervenire ad un trattato di pace, stipulato a Samo con l’Imperatore stesso, nel 21 d.C., che fissò il confine dell’Impero col Regno meroita. Essa morì il 12 a.C. e, come riferito da Svetonio, i rotoli delle Res Gestae del divino Augusto furono depositati in Senato dopo la sua morte e divennero la fonte degli storici. Gli importanti resti archeologici rinvenuti a Meroe e gli studi dei paleografi che, nel secolo scorso, hanno decifrato il vero nome della regina Amanishakheto, lo confermano. Rimarchiamo, ulteriormente, che l’unica sovrana kushita con la quale ebbero causa i Romani fu Kandace Amanishakheto e non altre. Tale affermazione è comprovata dal fatto che, se gli storici greci e romani del I secolo avessero saputo di altre Regine meroite … tutte di nome “Kandàce”, sarebbero stati i primi a capire che non era un nome proprio ma un titolo regale e, di conseguenza, riferire ai posteri il vero appellativo.

L’episodio narrato in “Atti” è datato, ovviamente, dopo la morte di Cristo, negli anni 30 del I secolo; ne consegue che la scena descritta è una fandonia poiché risale ad oltre cinquant’anni successivi al decesso della famosa Regina “Kandàce”
, il cui vero nome, oggi noto, era Amanishakheto e questo, un evangelista testimone oculare degli Atti degli Apostoli per di più ispirato da “un angelo del Signore” (At 8,26) e dallo “Spirito Santo“, avrebbe dovuto saperlo prima di inventarsi un funzionario eunuco, “Sovrintendente” di una regina defunta, e farlo dialogare con Filippo sul profeta Isaia per convertirlo annunziandogli “la buona novella su Gesù” (At 8,30/40). Infatti, lo stesso funzionario avrebbe dovuto conoscere il vero nome della propria regina e riferirlo a Filippo, spiegandogli che i vocaboli “Regina Kandàce” non avevano alcun senso significando “Regina … Regina” e, dal momento che interloquiva col santo senza alcun problema di lingua, gli avrebbe riferito anche il titolo originale: “Kadakè” non “Kandàce”.
Corrispondano al vero o meno. Il dato è corretto?
Gli altri dati presentati sono corretti o meno?

Il resto non ha molta importanza.
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Vieri
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Le altre verità...

Messaggio da Vieri »

Mi trovo scritto da un sito fantasma e senza essere firmato:
Alla domanda che a questo punto sorge spontanea su come abbia potuto imporsi sulle altre una religione così basata sulle più assurde incoerenze e i più evidenti anacronismi, la risposta ci viene fornita dalle violenze che la Chiesa essa cominciò a praticare contro gli oppositori dopo che Teodosio nel 380 la dichiarerà religione di Stato affidandole l'amministrazione morale dell'Impero. In un continuo di persecuzioni, di ricatti, di anatemi e scomuniche si fecero stragi di tutti gli oppositori i cui milioni di cadaveri furono ammucchiati e nascosti nei secoli che seguirono dietro quella croce che oggi si pretende farla passare per il simbolo di civiltà e di cultura occidentale.
Ma ci rendiamo conto di chi sia quest'altro SCONOSCIUTO "illuminato" che racconta una balla pazzesca falsificando platealmente la storia ?
......"i cui milioni di cadaveri furono ammucchiati e nascosti nei secoli".

....come se le famose guerre di religione fossero tutte dipese dalla chiesa cattolica e non per ragoni di potere fra protestanti, albigesi, ugonotti, anglicani, ecc.ecc......mentre al limite la famosa caccia alle streghe procurò solo qualche decina di migliaia di vittime nelle varie epoche.....e non "milioni".... informarsi per favore ed astenersi dalle esagerazioni.....

https://www.cicap.org/n/articolo.php?id=275636" onclick="window.open(this.href);return false;
Falsità storiche
Chi era Paolo di Tarso? Considerando che il primo a parlare di lui fu Marcione quando nel 140 portò le sue lettere alla comunità di Roma insieme al proprio vangelo, non si possono avere che dei seri dubbi sulla sua esistenza, dubbi che vengono confermati dal fatto che nessun documento, sia profano che religioso, parla di lui all'infuori degli Atti degli Apostoli che comunque non possono essere considerati come prova storica dal momento che sono stati scritti verso la metà del II secolo, cioè dopo un secolo dalla sua morte che la Chiesa dichiara essere avvenuta intorno al 63, ma in maniera quanto mai arbitraria perché priva di ogni sostegno storico.
Risulta invece

......la Chiesa dichiara essere avvenuta intorno al 63, ma in maniera quanto mai arbitraria perché priva di ogni sostegno storico.....?? :risata: :risata: :risata:
Immagine
ttps://it.wikipedia.org/wiki/Atti_degli_Apostoli#Luogo_e_data

Gli Atti degli Apostoli sono un testo contenuto nel Nuovo Testamento, scritto in greco. La sua redazione definitiva risale probabilmente attorno all'80-90[1], ma sono state proposte anche datazioni verso il 60-70[1]. La tradizione cristiana lo attribuisce a Luca, collaboratore di Paolo e autore del Vangelo secondo Luca.

Atti è composto da 28 capitoli e narra la storia della comunità cristiana dall'ascensione di Gesù (1,6-11) fino all'arrivo di Paolo a Roma (28,16), coprendo un periodo che spazia approssimativamente dal 30 al 63 d.C. Oltre che su Paolo, l'opera si sofferma diffusamente anche sull'operato dell'apostolo Pietro.

Non è possibile individuare con certezza il luogo di composizione. La tradizione collega Luca con Antiochia, ma esistono indizi anche a favore di Roma[4]. Molti studiosi ritengono inoltre che il libro possa essere stato scritto in Grecia.

Esistono diverse ipotesi anche riguardo alla data di composizione degli Atti. Già nell'antichità venivano proposte sia una data vicina alla morte di Paolo (verso il 67) sia una, di poco anteriore, che collocava la stesura degli Atti poco dopo l'arrivo di Paolo a Roma e la sua prima prigionia: questa seconda ipotesi si poggia, in particolare, sul fatto che gli Atti finiscono proprio con il racconto della prigionia romana di Paolo, da collocarsi verso il 63, e se essi fossero stati scritti successivamente, è ragionevole ritenere che Luca avrebbe fornito ulteriori informazioni riguardo a Paolo e alla sua condanna a morte.

Adolf von Harnack (1851-1930) datò gli Atti degli Apostoli a prima del 65, forse prima del 62. Josef Kurziger ritenne che la composizione degli Atti fu completata prima dell'esecuzione di Paolo di Tarso nel 64, “altrimenti come avrebbe fatto Luca a parlare dell'indulgenza con la quale Paolo fu trattato nella prigionia romana? O avrebbe potuto Luca dare di Roma una descrizione favorevole dopo la persecuzione di Nerone del 64?”.

Alcuni autori oggi ritengono inoltre che le opere di Luca siano state composte in un arco di tempo relativamente esteso e abbiano trovato la loro redazione definitiva verso il 70. La maggioranza degli studiosi ritiene comunque che la stesura degli Atti sia avvenuta tra l'80 e il 90, subito dopo la composizione del Vangelo secondo Luca.

D'altronde il biblista cattolico francese, esegeta, studioso dei testi biblici e traduttore dei Manoscritti del Mar Morto, Jean Carmignac dell'École biblique et archéologique française de Jérusalem, nella sua opera La nascita dei vangeli sinottici ha osservato che: «Fino a quando non sarà trovata una prova oggettiva del contrario, la conclusione più scientifica è di riconoscere che gli Atti sono stati necessariamente composti durante la prigionia romana di Paolo, dunque tra il 61 e il 63»
Strano che nessuno di questo autori accenni al fatto che tali scritti risalgano alla metà del II secolo..e che nessuno di questi contestatori prima di scrivere vaccate sulle date degli atti sarà mai andato a leggere su Wikipedia.....e notare che i papiri sono databili con il C14,..... . :boh:
:addio:
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Messaggio da mr-shadow »

la Chiesa dichiara
Infatti non si parla di quattro parole in croce su un frammento di papiro. E' l'opera completa che si ritiene non conosciuta fino al secondo secolo. Del resto anche i vangeli erano sconosciuti a molti dei padri della chiesa, che non li nominano mai pur sperticandosi di lodi sul Gesù versione evangelica. Ma ovviamente tu leggi solo quello che ti pare, estrapolando in stile wts le frasi per far dire loro quello che vuoi.
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Vieri
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.....

Messaggio da Vieri »

Infatti non si parla di quattro parole in croce su un frammento di papiro. E' l'opera completa che si ritiene non conosciuta fino al secondo secolo.
Se il papiro è di quella data (circa 65 d.c.) pensi che gli atti degli apostoli li abbiano scritti a "dispense" delle quali l'ultma uscita dopo più di un secolo ?..... :risata: :risata: :risata:
:addio:
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Messaggio da Ray »

Vieri ha scritto:Scrivi:

Beh onestamente se dobbiamo essere sinceri il cristianesimo almeno nei primi secoli non si è affermato ammazzando le altre correnti cristiane e pagane ma solo con l'esempio dei suoi numerosi martiri non negando ovviamente la conversione dell'imperatore Costantino..

In seguito sappiamo benissimo che molte delle conquiste di re ed imperatori erano spesso seguite dalle parole. "Dio è con noi",..."Dio lo vuole" ma dove gli interessi di conquista superavano quasi sempre la fede...

Se noti :
I Vangeli apocrifi
https://it.wikipedia.org/wiki/Vangeli_apocrifi" onclick="window.open(this.href);return false;

E' probabile che alcuni di questi "Vangeli" sorti in ogni parte delle regioni dell'impero romano ed in epoche diverse possano essere stati persi ma se noti ne esistono tutt'oggi numerosissime testimonianze alcune fantasiose ed altre come il famoso protovangelo di Tommaso a te caro, che offre molti spunti comuni ai Vangeli canonici.....

Ritengo inoltre abbastanza logico che nei secoli fra tante sette cristiane nate e morte con idee anche agnostiche abbia avuto il sopravvento la Chiesa di Roma che riprendeva anche dopo numerosi concili le vere testimonianze degli apostoli.

In breve, il succo del mio discorso non era rivolto a convincere qualcuno ma a mettere in discussione coloro che affermano con la scusa del "Gesù storico", idee e pensieri decisamente personali e spacciarli per verità assolutamente incontestabili......per la semplice mancanza di informazioni attendibili diverse da quelle contenute nei Vangeli

In conclusione io posso pensare che i miracoli di Gesù siano realmente avvenuti e che Lui sia stato veramente il figlio di Dio ma tutto questo fa parte della fede e nel credere all'attendibilità del Vangelo lasciando ovviamente spazio anche a chi possa credere diversamente ma senza che nessuno di noi possa arrogarsi il diritto di possedere la verità assoluta.

Questo io la chiamo tolleranza .
:strettamano:
Beh onestamente se dobbiamo essere sinceri il cristianesimo almeno nei primi secoli non si è affermato ammazzando le altre correnti cristiane e pagane ma solo con l'esempio dei suoi numerosi martiri ...
Sei in errore mio caro Vieri ,quando scrivo ammazzando è vero ed è chiaro che il tutto non si è svolto in lasso di tempo breve
comunque fu un rincorrersi ,i cristiani si sono rifatti sui pagani perché prima furono perseguitati da loro,parlo degli inizi del I secolo
Dall'altra parte , su chi non si allineava alle tesi della nascente
Chiesa veniva tacciato di eresia,e gli eretici di solito venivano ... :cer:
in seguito l'imperatore Costantino diede il colpo finale dichiarando le Chiese Cattoliche come ufficiali
e le altre correnti o dovettero subire l'influenza della nuova Chiesa o scomparire nell'oblio ,c'è chi resistette nascondendosi.

Ma questo è stato già scritto in passato su questo forum ,prima ci furono i martiri cristiani perseguitati dai pagani
poi ci furono quelli pagani perseguitati dai primi cristiani fanatici.
Un'esempio già citato in questo forum ,fu la filosofa matematica Ipaziacosì come altri filosofi
o chi non accettava il nuovo D-o cristiano
di Paolo di tarso ,così caddero le statue degli dei dell'olimpo e i loro templi trasformati in chiese.
Distrutti i disegni le opere gli studi dei filosofi dei matematici e studi di fisica.

In pratica ci fu un ritorno alla mediocrità e ignoranza condita dalla non scienza della religione nascente.
Si fece un passo indietro per quanto riguarda le scoperte scientifiche in genere.

Furono poi perseguitati i cristiani dichiarati eretici e uccisi,così come dopo questi eventi
ci fu la conversione in massa dei pagani.
Diciamo una specie di moda di quei tempi ,più che moda se non ti convertivi venivi perseguitato.

...esistono tutt'oggi numerosissime testimonianze alcune fantasiose ed altre come il famoso
protovangelo di Tommaso a te caro, che offre molti spunti comuni ai Vangeli canonici.....
Prima se esistono come tu scrivi ,non lo dobbiamo grazie alla Chiesa ,ma perché nascosti sono stati ritrovati solo di recente.
Come al solito il famoso che non lo è per tutti lo hai confuso con un'altro,ma ti perdono (1000 ave maria in ginocchio sui ceci)
Anche un sorvegliante compreso lo schiavo confuse il ( Il Vangelo dell'infanzia di Tommaso, chiamato anche Vangelo dello pseudo-Tommaso)
con il Vangelo di Tommaso (chiamato anche Quinto Vangelo o Vangelo di Didimo Thoma)adducendo che un Gesù bambino spinto e urtato
non poteva vendicarsi e poi far morire l'altro bambino ,tesi veritiera ,solo che confuse i due vangeli apocrifi,è quando lo feci notare
il sorvegliante si urtò con me... :ironico: :risata: tutto questo è scritto
in una torre di guardia,è per questo mi è "caro" perché fu lo spunto per verificare le bugie che lo schiavo ci propinava.

Sono d'accordo ,la tua fede ti fa vedere i miracoli di Gesù come reali ,ma non puoi certamente provarli o dichiarare che
sono realmente avvenuti o che veramente sono opera di Gesù solo perché "è scritto ". :occhiol:
Ray

Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
Genesi
mr-shadow

Messaggio da mr-shadow »

Vieri ha scritto:
Infatti non si parla di quattro parole in croce su un frammento di papiro. E' l'opera completa che si ritiene non conosciuta fino al secondo secolo.
Se il papiro è di quella data (circa 65 d.c.) pensi che gli atti degli apostoli li abbiano scritti a "dispense" delle quali l'ultma uscita dopo più di un secolo ?..... :risata: :risata: :risata:
:addio:
No. E' possibile però che l'opera come la conosciamo risalga a quell'epoca. :ciuccio:

http://www.xmx.it/nuovo-testamento2.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
La Chiesa sostiene che "la resurrezione è l'argomento fondamentale per la nostra fede Cristiana" (Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. xii, p. 792), tuttavia nessuna apparizione soprannaturale di un Gesù Cristo risorto è documentata in alcuno dei più remoti Vangeli di Marco disponibili. Una resurrezione e ascensione di Gesù Cristo è condizione essenziale ("senza la quale, nulla") della Cristianità (Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. xii, p. 792), confermata dalle parole di Paolo: "Se Cristo non è risorto, la nostra fede è inutile" (1 Cor. 5:17). I versi sulla resurrezione nell'odierno Vangelo di Marco sono uiversalmente noti come falsi e la Chiesa è d'accordo, dicendo "la conclusione di Marco è dichiaratamente non genuina ... quasi l'intera sezione è una compilazione successiva" (Encyclopaedia Biblica, vol. ii, p. 1880, vol. iii, pp. 1767, 1781; anche, Catholic Encyclopedia, vol. iii, sotto il titolo "The Evidence of its Spuriousness"; Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. iii, pp. 274-9 sotto il titolo "Canons"). Imperterrita, la Chiesa ha accettato comunque la falsificazione nel suo dogma facendone la base della Cristianità. Il corso della narrazione della resurrezione immaginaria prosegue. Il capitolo finale del Vangelo di Giovanni (21) è una contraffazione del sesto secolo, interamente dedicata alla descrizione della resurezione di Gesù ai suoi discepoli. La Chiesa ammette: "La sola conclusione che può essere dedotta da ciò, è che il 21° capitolo fu aggiunto dopo, e va perciò visto come un'appendice al Vangelo" (Catholic Encyclopedia, Farley ed., vol. viii, pp. 441-442; New Catholic Encyclopedia (NCE), "Gospel of John", p. 1080; also NCE, vol. xii, p. 407).
Ultima modifica di mr-shadow il 17/10/2017, 17:47, modificato 2 volte in totale.
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