cattivo esempio ha scritto:la civiltà che con fatica siamo riusciti a costruire
aborrisce la sopraffazione
la sopraffazione in tutte le sue forme (comprese quelle militari)
è barbarie
La civiltà che abbiamo costruito è stata fatta attraverso la guerra, quindi, aborrire la guerra sarebbe un controsenso.
Purtroppo ogni situazione di stabilità, si basa a mio avviso su due pilastri, forza e benessere.
Se viene a mancare uno o entrambi, si generano conflitti e disordini.
Ora, noi occidentali venendo da un secolo di guerre viviamo pacifici non perchè abbiamo abolito la guerra, che è impossibile da fare perchè insita nella natura umana, ma perchè si sono stabiliti degli equilibri di forza e benessere.
Ora, fatta questa piccola digressione storica che nel grande racchiude i problemi del piccolo, il caso di Casal Bruciato è emblematico, poichè racchiude in se dei segnali preoccupanti, sia da una parte che dall'altra.
Ora, queste storture sociali forse si evidenziano maggiormente nel nostro sistema Italia, proprio perchè sgangherato, ma tant'è.
Da una parte un assistenzialismo fatto ad intermittenza, dall'altra una rabbia cieca montata da alcune frange politiche.
Ora, entrambi i fenomeni, fino a che rimangono isolati a pochi casi tutto ok, ma se iniziano a diventare massificati, poi scoppia la violenza.
In questi ultimi anni, l'Italia si sta impoverendo, lo testimoniano gli immobili in vendita, la disoccupazione, e via dicendo.
Anche se l'italiano è un popolo ricco che ha molto capitale da parte, è anche un popolo che sta vedendo per la prima volta un'inversione di benessere, in cui i figli stanno peggio dei genitori, una sorta di crepuscolo.
Ora, fino a che c'è una benessere di fondo che tiene incollato lo stato sociale è tutto ok, ma come questo benessere inizia a venire meno, poi si trovano delle soluzioni sociali tagliate con l'accetta.
Logicamente si potrebbe obiettare che a fronte della fame e del disagio che fiaccano molte popolazioni del mondo, che sarà mai qualche privazione?
Vero, ma, la mentalità dell'uomo è comunque animale ed è quella di accumulare.
Non si è mai troppo sani, non si è mai troppo ricchi, non si è mai troppo belli e via dicendo.
Per i vantaggi non c'è mai un limite.
Questo fa parte dell'uomo e della sua natura.
Per questo motivo, anche se si ha molto, si guarda il bicchiere mezzo vuoto di ciò che non si ha e di chi ha di più.
Similmente, anche se si ha molto, non si vuole perdere neanche lo 0.1 di quello che si possiede, ma al massimo averne di più.
Proseguo il ragionamento.
Diciamo che una persona normale, tra affitto o mutuo della casa, bollette, tasse, cibo, manutenzione dell'auto e spese di viaggio per andare a lavorare, diciamo che spende sulle 800 - 1000 euro al mese? (mi sono tenuto basso)
E per mantenere tali benefici di autonomia deve lavorare 6 - 8 ore al giorno per cinque o sei giorni a settimana per uno stipendio di 1200 - 1300 euro, dove se tutto va bene, si rimane (sempre se tutto va bene) con 300 - 400 euro al mese da destinare a spese di vestiario, medicinali, manutenzioni ordinarie e straordinarie, viaggi, ristoranti e via dicendo.
Ora, a tutti farebbe piacere che lo Stato, a titolo di uguaglianza ci desse un reddito universale o un mantenimento per cui già il solo vitto ed alloggio ci permetterebbe di risparmia re 600 euro di spese, cosi da non avere di questi problemi.
Ora, sappiamo che non è cosi, e la parte operaia o basso impiegatizia della popolazione si ritrova ad essere troppo ricca per godere di questi vantaggi, ma troppo povera per tenere uno stile di vita "occidentale", e questo genera malcontento.
Siamo viziati?
Vogliamo troppo?
Dovremmo accontentarci di più?
Ma la stessa cosa vale anche per i ricchi?
Dovrebbero spartire con tutti noi?
Quale è il limite della decenza e della ricchezza?
Come dovrebbe essere ridistribuita la ricchezza, per meriti e competenze, con base minima standard di sussistenza e poi per meriti e competenze?
Lo facciamo su base nazionale o planetaria?
Chi fa da moderatore supremo per una tale ridistribuzione?