Ancora su Francesco...pacifico più che mai!!!!

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Ancora su Francesco...pacifico più che mai!!!!

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Il 4 ottobre u.s. sono ricominciate nella mia parrocchia le attività del nuovo anno pastorale sulle orme di Gesù e nel segno di san Francesco, patrono della nostra cara Italia e di tutti gli Italiani. Considero Francesco uno di quei personaggi che travalicano i confini della propria appartenenza religiosa per diventare un patrimonio di tutta l’Umanità come lo sono Gandhi, Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta, Dietrich Bonhoeffer…per questo, ritengo, di dover spendere ancora qualche parola sul santo riprendendo le fila di un 3D iniziato nel vecchio forum per affermare, ancora una volta con convinzione, che egli è stato un uomo pacifico e che il suo nome è indissolubilmente legato sia a “sorella” povertà che a “sorella” pace. Nel vecchio forum si sosteneva che la partecipazione di Francesco alla crociata indetta da Innocenzo III e l’episodio del suo incontro col sultano al Kamil riportato da frate Illuminato rendesse evidente il suo pensiero: quello, cioè, di non essere contrario alla violenza e di condividere le ragioni che spinsero a bandire la crociata. Alla luce del sentimento religioso dell’epoca, della partecipazione del santo alla crociata, della cronaca registrata del suo incontro col sultano al Kamil da parte di un suo confratello - tale frate Illuminato, testimone oculare - la conclusione è che Francesco non è un pacifista “idiota”! Che Francesco fosse un uomo “pacifico” e non un pacifista “idiota” l’ho sostenuto e lo sostengo con forza; che, poi, non fosse contrario alla violenza o che – se messo alle strette – ne avrebbe fatto lui stesso ricorso, questo proprio non lo condivido pur nel rispetto dell’opinione di chi sostiene tale posizione desunta in parte dal comportamento stesso di Francesco e in parte dall’unica (nel senso letterale della parola: una sola esistente) fonte che “sembrerebbe” avvalorarla (il famoso racconto di frate Illuminato). Eppure, proprio dal comportamento del “poverello” d’Assisi, da una maggiore riflessione sul racconto in questione e dal confronto di questo con le altre cronache dell’epoca narranti l’evento e, più in generale, dagli scritti (quali la Regola del 1221) e dalle frasi riconducibili a Francesco si giunge ad una diversa conclusione avente pari dignità e identico peso specifico dell’ipotesi sostenuta da coloro che vedono Francesco quale uomo pacifico “a termine”!
Orbene, nel vecchio forum ho evidenziato come la crociata del 1213, a differenza di quelle del secolo precedente, era figlia diretta e primogenita della Chiesa; voluta con forza ed imposta all’intera comunità cristiana da papa Innocenzo III. Ho sottolineato che chi predicava contro la crociata erano soprattutto gli eretici; diventava, così, fondamentale per Francesco distinguersi da quelle posizioni perché molti aspetti della testimonianza dell’ordine francescano somigliavano ad atteggiamenti ereticali (Umberto Eco ne: “Il Nome della Rosa”fa riferimento proprio a questa circostanza) e l’unico, inequivocabile tipo di scelta possibile che facesse da fattivo spartiacque tra i francescani e gli eretici era la disciplina nei confronti della Chiesa, l’obbedienza ad essa (con questo non intendo sostenere che la testimonianza offerta dal santo si riduce solo ad un lungo silenzio osservato più o meno controvoglia - magari in modo eroico - perché così occorreva comportarsi). Ho aggiunto che Francesco vedeva nella crociata l’occasione del martirio inteso nel suo originale significato: cioè, quale testimonianza nella sua forma più alta e più pura che mettesse alla prova i Minori. Ho, altresì, aggiunto che questa testimonianza non era indirizzata solo verso i musulmani, ma era anche – anzi, prima di tutto – diretta “in casa propria”, tra gli stessi crociati (il poverello d’Assisi resterà diversi mesi tra i crociati, prima di incontrare il sultano). Francesco sapeva bene che un accampamento crociato era la negazione di quel che avrebbe dovuto essere; lì, gente che si fregiava delle insegne di un Dio di pace, amore e misericordia si dava al vizio e alla violenza. Non a caso, una delle massime evangeliche più care al santo era: “Non quelli che stanno bene hanno bisogno del medico, ma gli ammalati” e i crociati in Terra Santa erano dei “malati” bisognosi di una “rinnovata evangelizzazione”; nel campo crociato vi era una grande concentrazione di uomini per la maggior parte giovani e sani, molti dei quali avevano preso la croce davvero per servire il Signore e far penitenza dei propri peccati e che, tuttavia, le circostanze della guerra (come tutte le guerre, anche quelle cosiddette “giuste”) li gettavano in una condizione tanto mentale quanto pratica estremamente disadatta a mettere a frutto le intenzioni della partenza. E’, altresì, verosimile che Francesco fu un “crociato” in senso tecnico; che avesse, cioè, preso la croce chiedendone il consenso ai superiori gerarchici, esprimendo un voto solenne e accettando le insegne del pellegrino consistente in una crocetta di stoffa benedetta portata sulla spalla o sul petto. Pur considerando la crociata con gli occhi del fedele del tempo - a differenza dei cavalieri e degli uomini d’arme - la croce che portava non era, per lui, anche l’elsa di una spada; bensì solo il semplice, povero, scandaloso e salvifico strumento della Passione. C’è, invece, il silenzio di Francesco al riguardo e, come ho avuto già modo di scrivere, spesso chi tace non acconsente. Tace e basta! Queste considerazioni, per nulla secondarie, a mio parere, non possono essere sottaciute se si vuole avere un quadro più preciso. E veniamo al brano in questione; a costo di allungare il “lenzuolo” lo riporto per comodità per quanti hanno la bontà di continuare a leggere il mio scritto:

Sentiamo la testimonianza di Frate Illuminato: "II Sultano sottopose a Francesco un'altra questione: "II vostro Signore insegna nei Vangeli che voi non dovete rendere male per male, e non dovete rifiutare neppure il mantello a chi vuoi togliervi la tonaca" Quanto più voi cristiani non dovreste invadere le nostre terre!". Rispose il beato Francesco: "Mi sembra che voi non abbiate letto tutto il Vangelo. Altrove, infatti, è detto: "Se il tuo occhio ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo lontano da tè. E, con questo, Gesù ha voluto insegnarci che, se anche un uomo ci fosse amico o parente, o perfino fosse a noi caro come la pupilla dell'occhio, dovremmo essere disposti ad allontanarlo, a sradicarlo da noi, se tentasse di allontanarci dalla fede e dall'amore del nostro Dio. Proprio per questo, i cristiani agiscono secondo giustizia quando invadono le vostre terre e vi combattono, perchè voi bestemmiate il nome di Cristo e vi adoperate ad allontanare dalla religione quanti uomini potete. Se invece voi voleste conoscere, confessare e adorare il Creatore e Redentore del mondo, vi amerebbero come se stessi!".

E’ da notare (cosa non da poco) che Francesco usa la prima persona plurale per spiegare il passo del Vangelo da lui citato (che riguarda tutti i seguaci di Cristo), mentre usa la terza persona riferendosi generalmente ai cristiani ed al loro comportamento nei confronti degli islamici (forse per sottolineare la differenza tra lui e gli altri nella ricerca dei mezzi più idonei al raggiungimento dello scopo?); l’agire secondo “giustizia” da lui ricordato si riconduce alla incrollabile convinzione dei cristiani – e dei crociati, in modo particolare - che per manifestare la propria fedeltà a Cristo occorra giungere fino all’uso delle armi in difesa della fede professata contro chiunque la minacci o ne metta in dubbio i dogmi e gli insegnamenti rivelati; così come, nella Bibbia, gli Israeliti affrontarono mille battaglie contro popoli pagani in difesa della loro fede e delle loro identità religiosa-culturale. Pur calato nella logica e nella mentalità del tempo, Francesco percorre vie alternative, sperimenta nuove e diverse soluzioni che gli sono proprie. Non giudica, contesta, rinnega o si dissocia dal comportamento degli uomini d’arme, ma non ne segue le orme; la difesa della fede con la spada, intrapresa da altri, non è la strada che lui sceglie ed intende percorrere. Insomma, Francesco sta semplicemente spiegando al sultano il perché del comportamento dei suoi fratelli di fede alla luce della loro comprensione in quel preciso momento storico del Vangelo che il suo interlocutore cerca di strumentalizzare per tirare acqua al proprio mulino e lo dice senza mezzi termini. Detto questo, saltare alla conclusione che quella sia una posizione condivisa dal santo è tutt’altro che scontato, ma da dimostrare al di là di ogni ragionevole dubbio!!! Certo, un pacifico può anche indignarsi; può ribattere a muso duro; può essere collerico, brusco nei modi o utilizzare toni poco concilianti; può alzare perfino i pugni al cielo. Ma soprattutto, giorno dopo giorno, lui costruisce! Costruisce ponti nei rapporti tra gli uomini, ricerca l’armonia nelle relazioni con i propri simili e col Creato tutto (come prova il famosissimo Cantico delle Creature). E’, questa, la ricerca dello Shalom che una riduttiva traduzione italiana indica con la parola: Pace!
Ho già scritto che una rondine non fa primavera e, per tanto, al fine di valutare meglio la portata di questo controverso episodio occorre non solo valutarlo alla luce delle altre versioni dell’accaduto, ma anche confrontarlo con gli scritti, le frasi, i comportamenti di Francesco utili a confermare la sua figura di uomo pacifico (e non pacifista!). Riguardo la prima condizione ho ricordato (sempre nel vecchio forum) i nomi di alcuni protagonisti dell’epoca che hanno riferito sull’incontro in questione: Giacomo da Vitry, vescovo d’Acri; Tommaso da Celano; il cronista Ernoul presente alla crociata e continuatore della cronaca degli eventi già narrati da Guglielmo di Tiro, i fatti da questi narrati sono in linea, più o meno, con quanto riporta un altro cronista crociato dell’epoca: Bernardo il Tesoriere. Infine, c’è la versione narrata da Bonaventura, il più diffuso di tutti fra i cronisti francescani. Confrontando tutte queste versioni dell’accaduto (lascio agli eventuali lettori del post il piacere di scorrere i loro scritti), considerati gli usi ed i costumi dell’epoca e tenendo ben presente l’indole di al Kamil, mite e liberale, si arriva ad una differente conclusione (l’immagine di al Kamil quale “bestia crudele” fu diffusa opportunamente dai cristiani, così come è passato alla storia l’appellativo di “feroce” attribuito al Saladino il quale si dimostrò tutt’altro che feroce quando riconquistò Gerusalemme, risparmiando gli abitanti non musulmani, a differenza di quanto fecero i “cristianissimi” crociati quando la conquistarono nel 1099). Confrontando tutte queste versioni, dicevo, si è portati a giudicare verosimile che Francesco sia stato accolto dai musulmani senza troppa violenza o spintoni. Il santo era inerme e abbastanza lacero e sporco da apparire un pazzo (e non solo nell’aspetto!!!) e l’Islam condivideva con la cristianità tradizionale il rispetto per i folli. Il suo abbigliamento lo rendeva molto simile a un sufi islamico (che vuol dire “incappucciato”, vestito di un rozzo abito provvisto di suf , di cappuccio…) conferendogli, così, un’aria di asceta, di saggio. Pertanto, è più che sensato ritenere (e le fonti lo attestano in vario modo) che il sultano gli abbia accordato udienza e che – ospitandolo nella sua tenda – si sia comportato come l’Islam vuole che ci si comporti con gli ospiti: lo abbia protetto, ascoltato con benevolenza, nutrito ed offerto dei doni al momento del congedo (magari tirando anche un sospiro di sollievo, vista la segreta preoccupazione del sultano che quel piccolo cristiano potesse convincere qualcuno dei suoi a farsi cristiano se fosse rimasto più a lungo). Il congedo si chiude con una civile preghiera del sultano “affinché Francesco implori da Dio la grazia che egli possa conoscere quale fede sia la migliore” (fonte: Giacomo da Vitry); sottolineando, così, la tolleranza e l’apertura mentale dell’Islam nelle sue migliori espressioni. Da ciò si deduce che l’incontro non fu…uno scontro e si tenne all’insegna della cordialità, del rispetto, della tolleranza (brutta parola), dell’ascolto e della stima reciproca. Atteggiamento tipico di chi intende vivere da pacifico!!!
Riguardo la seconda condizione, ho accennato alla Regola del 1221 redatta da Francesco dove si ricapitolavano le ragioni del suo viaggio dal quale era appena tornato e in cui non si può non vedere un richiamo all’esperienza fatta (l’incontro col sultano). La ripropongo per maggior comodità:

Dice il Signore: “Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi: siate dunque prudenti come serpi e saggi come colombe”. Perciò qualsiasi frate che vorrà andare tra i saraceni o altri infedeli vada, con il permesso del suo ministro e servo…I frati poi che vanno fra gli infedeli possono comportarsi spiritualmente in mezzo a loro in due modi. Un modo è che non facciano liti o dispute, ma siano soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio e confessino d’essere cristiani. L’altro modo è che, quando vedranno che piace al Signore, annunzino la parola di Dio perché essi credano in Dio onnipotente Padre, Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose e nel Figlio Redentore e Salvatore e siano battezzati e si facciano cristiani, perché chiunque non sarà rinato per acqua e Spirito Santo non potrà entrare nel Regno dei Cieli”.
E ancora, Francesco era solito ammaestrare i suoi confratelli con queste parole: “I frati quando vanno per il mondo non litighino ed evitino le dispute di parole e non giudichino gli altri, ma siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando onestamente a tutti”.

Sarebbe davvero un comportamento curioso da parte di Francesco fare per sé le eccezioni e per gli altri…le Regole!!!!!
Il suo è uno stile assolutamente nuovo, decisamente lontano dalla realtà quotidiana nella quale erano immersi i suoi contemporanei. Non si conosceva pace in alcun modo; i rapporti erano caratterizzati per lo più da rozzezza e violenza pervadenti a tutti i livelli: dai rapporti familiari a quelli tra gli abitanti del villaggio, nelle faziosità comunali e tra le città e, più su, fino ai rapporti tra le curie e i potenti di turno. Il “poverello” d’Assisi non ha il copyright di tale atteggiamento” rivoluzionario”, ma si rifà ad un modello originale che sfida il tempo; questo modello è rappresentato da un giovane Rabbì che dice di sé:
“Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime” (Mt. 11,29). Certamente ci sarà ancora adesso chi, alla luce di quanto riferito da frate Illuminato, dubita che Francesco sia stato un uomo pacifico a 360 gradi, un costruttore di Pace con la P maiuscola; queste persone evincono, ma…non convincono. Almeno, per quel che mi riguarda...
A tutti coloro che sono giunti fino alla fine di questo post rivolgo un: Grazie! ed il saluto francescano di:
Pace e bene!!! :sorriso:


Un fraterno saluto. :ciao:

Freddie
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Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto, Il tuo volto, Signore, io cerco.
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