Nuove (si fa per dire!) strategie dei Testimoni di Geova riguardo al mostro filologico

La Bibbia dei Testimoni di Geova è davvero una traduzione fedele ed accurata delle Sacre Scritture?

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Nuove (si fa per dire!) strategie dei Testimoni di Geova riguardo al mostro filologico

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Questa mia breve dispensa vuole essere un prontuario per rispondere ad alcune nuove argomentazioni che usano i TdG internettiani (e non necessariamente la WTS) per difendere l’utilizzo della forma errata Geova nella lingua italiana. Molte discussioni esistono su “Geova”, ma ho pensato bene che fosse opportuno condensare in un solo scritto le ragioni per cui è impensabile continuare ad usare questa forma, e in particolare ho pensato, nel redigere queste righe, a quei poveri TdG che leggendo solo nei forum dei loro confratelli vivono nella classica palla di cristallo, ignari di qualsiasi ragionamento che non sia quello dei loro compari.

1)Si dice che i cattolici non possono rimproverare ai TdG d’aver aggiunto Geova al NT, in quanto i cattolici specularmente l’hanno tolto dall’Antico. Non è vero però che l’aggiunta di Geova al NT operata dalla TNM sia equivalente alla sottrazione del tetragramma dall’Antico Testamento della traduzione Cei, per due motivi:

a)Tradurre versetti anticotestamenari ove compare il tetragramma con “Signore” è, fino a prova contraria, conforme alla pratica apostolica così come la vediamo in qualsiasi edizione critica del Nt attuale, infatti sino a prova contraria sono gli evangelisti stessi che citando passi dell’AT con Yhwh li rendono con kyrios. Ergo, perché biasimare i traduttori della CEI se traducendo l’AT si conformano in questo agli apostoli? La vostra teoria secondo cui non è vero che gli apostoli facessero così, in quanto a vostro avviso nel NT c’era il tetragramma, non riscuote il consenso della comunità accademica, e dunque non vedo perché si dovrebbe discutere partendo dai vostri presupposti campati per aria.

b) I traduttori della CEI non si sono mai sognati di sostenere che nell’AT, dove c’è un tetragramma, e loro traducono Signore, in origine ci fosse un Adonay. I traduttori della NWT invece sostengono che dove nel NT c’è un kyrios, e loro traducono Jehova, in origine ci fosse un Yhwh. Sicché i traduttori della NWT a differenza di quelli della CEI hanno delle precise congetture indimostrate a proposito dei testi originali. Non si limitano a tradurre Geova, ma sostengono che ci fosse quel nome nel testo di partenza. La loro affermazione è più pesante di quella dei traduttori della CEI che non negano che nel testo ebraico che traducono ci sia Yhwh, sebbene poi, per seguire gli apostoli, rendano con Signore.

2)L’argomentazione che ho sentito secondo cui le vocali in ebraico sarebbero irrilevanti, per cui Jeohova varrebbe quanto Yahweh, è falsa. È vero che il campo semantico è dato dalla radice trilittera, ma le stesse lettere vocalizzate in modo diverso danno significati diversi. La radice mlk veicola l’idea “regnare”, eppure non bastano queste tre consonanti a fare un significato, perché a seconda delle vocali che vengono messe esso cambierebbe: molek è “regnante”, “melek” è “re”, “malak” è “egli regnò”. Queste tre parole se scritte in consonanti sono del tutto omografe, eppure hanno tre significati diversi. Non è dunque vero che le vocali siano semanticamente irrilevanti. A volte poi esistono addirittura radici diverse, ma identiche a livello consonantico, e ancora una volta il significato diverso è dato dalle vocali: Dalet-bet-reš può significare sia “parola” sia “peste” a seconda di come lo si vocalizzi.

3) Si sente dire che l’inizio di Gesù, in ebraico (Yehoshua), è identico all’inizio di Yhwh, e che dunque il modo in cui si pronuncia l’inizio di Gesù, con la Ge-, dovrebbe essere identico a come si pronuncia l’inizio del tetragramma (da pronunciarsi dunque Geova). È però speciosa l’argomentazione secondo cui se il 75% delle consonati di Yhwh stanno nel nome ebraico di Gesù, allora io automaticamente pronunciando il nome ebraico di Gesù avrei pronunciato il 75% del tetragramma. Non è così perché io non pronuncio mere consonanti, ma sillabe vocalizzate. Le prime tre consonanti di Yehoshua sono le stesse di Yhwh, ma questo non ci dice nulla sul problema che le prime tre sillabe di Yehoshua si pronuncino come le prime tre sillabe di Yhwh. Infatti stessi gruppi consonantici ebraici cambiano suono a seconda del contesto in cui sono inseriti, perché vocalizzati differentemente. Abbiamo già visto la radice “mlk” che veicola l’idea di regnare: nella parole “re” questo gruppo consonantici trilittero suona “melek”, ma aggiungi una tav alla fine e diventa “malkuth”, cioè “regno”. Come si vede, pur nell’identità delle prime tre consonanti, le prime tre sillabe suonano differentemente.

4)L’argomentazione secondo cui Geova sarebbe la forma italiana del nome di Dio, e dunque da usarsi, è erronea. Ciò che determina il fatto che un termine sia italiano è il fatto che sia usato dagli italiani. S’è già visto attraverso delle rilevazioni fatte da Google che Geova attualmente sia una forma poco usata, se non in riferimento ai Testimoni, e non dunque per parlare di Yhwh, molti credono addirittura che quello dei Testimoni sia un Dio peculiare e diverso da quello in cui credono i cristiani. Gli italiani, se devono usare questo nome, ormai hanno recepito la vocalizzazione considerata più corretta dagli studiosi, cioè Yahweh. Tentativi di citare dei contro esempi sarebbero fuori luogo: io sto parlando in termini statistici, sulla base delle decine di migliaia di occorrenze ricavabili con Google nelle pagine italiane: citare per risposta esempi che si contano sulle dita di una mano dove compaia Geova senza riferirsi ai voi Testimoni sarebbe un modo di procedere poco serio.

5)Alcuni hanno replicato che non è vero che Geova sia in disuso, perché lo utilizzano i TdG, che sono italiani, e dunque, fosse anche solo per loro, si può dire che il nome sia corretto in italiano. Alcune osservazioni:

a)Chi abbia qualche nozione di linguistica sa che un’idea del genere è priva di fondamento, non basta infatti che una parola sia utilizzata da un gruppo di persone all’interno di una comunità linguistica perché questo nome possa esser detto parte dell’intera lingua. Se così fosse, le parole del dialetto romanesco sarebbero italiano, perché le parlano un milione di romani, che sono italiani, e dunque dovrebbero diventare italiano come il Geova utilizzato dal solo mezzo milione di testimoni. Una parola utilizzata solo all’interno di una comunità linguistica, all’interno del gruppo più vasto di una lingua, è quello che in linguistica si chiama idioletto. Né ovviamente il fatto che il resto degli italiani capisca la loro lingua privata rende ciò che essi dicono un corretto uso dell’italiano contemporaneo, altrimenti per lo stesso motivo potrei mettermi a scrivere tutti verbi storpiati alla romana, perché tanto si capiscono (consonante più consonante meno!), e poi mettermi a sostenere che è italiano corretto perché 1 milione di persone li usa, e tutti gli italiani li capiscono. Ma non scherziamo…
Ciò che fa di qualcosa una parola italiana è che, quando si deve parlare di quella cosa, è quella la parola che gli italiani usano. Il che dunque previene l’obiezione che, siccome la parola “rinovirus” è usata solo dai medici, allora non è italiano perché usata solo dai medici, o del profeta Amos si parla poco, quindi non sarebbe una parola italiana. Nulla di tutto ciò ovviamente: ciò che rende Amos una parola italiana è che, quando si deve parlare di Amos, la gente dica Amos, anche se nella vita di tutti i giorni non la usa mai questa parola. Invece nel caso del dio di Israele, se la gente deve proprio parlarne, e solitamente solo biblisti o letterati di altre discipline lo fanno, non si userà quasi mai l’ibrido medievale Geova, perché ormai è passata l’informazione che è errato, e si userà invece il nome Yahweh (questa non è un’opinione: Google books docet). Geova è solo parte dell’idioletto dei TdG, gli italiani non lo usano, il che, se s’aggiunge al fatto che è una parola derivata da una vocalizzazione errata, fa ben capire perché sarebbe opportuno non continuare ad usarlo.

6)Dire che Geova sarebbe italiano perché sta su alcuni dizionari, è una cosa poco seria, sia perché in alcuni di questi dizionari c’è pure scritto che è una forma errata, sia perché su un dizionario ci sono tutti i termini attestati in un sistema linguistico diacronicamente, cioè lungo tutta l’estensione della storia della lingua. Su un dizionario potreste cioè trovare anche termini trecenteschi, ma ciò non vuol dire che siano in uso attualmente.

7) È priva di senso l’idea che anche Yahweh sia una forma congetturale, e dunque si rischi di sostituire il mostro filologico Geova ad un altro mostro. Ed è irrilevante perché se esiste un consenso sul fatto che Geova sia un sgorbio, e basta consultare qualsiasi enciclopedia per saperlo, non altrettanto vale per Yahweh, che è considerato attualmente dagli studiosi ancora la pronuncia più papabile. Anche in assenza di certezze, è bene tenersi a ciò che è più probabile.
Né ha senso dire che, se anche Yahweh è più probabile, non si dovrebbe abbandonare in nome della mera probabilità l’ormai consolidato in italiano “Geova”. E’ questo infatti che non pare entrarvi in testa, cari Testimoni: “Geova” non è affatto una forma diffusa in italiano, e pare che questa mummia sia tenuta in piedi solo da voi, e dai discorsi che vi riguardano, Al contrario la forma oggi prevalente, in letteratura ed in saggistica, così come nel parlato, è Yahweh, se dunque ci si vuole rifare all’uso per stabilire quale debba essere la forma italiana del nome di Dio, essa sarà senz’altro Yahweh, sulla base della già citata massima della linguistica secondo cui a rendere qualcosa parte di una lingua è il suo uso.
Né avrebbe senso invocare che Geova è la forma più antica attestata nella nostra letteratura, ciò non direbbe nulla sul fatto che sia la forma italiana del nome di Dio attuale, non più di quanto si possa dire che il nome del filosofo di Stagira autore dell’Etica Nicomachea si chiami in italiano “Aristotile” (con la “i”), perché questa era la forma ottocentesca. Il filosofo di Stagira in italiano si chiama Aristotele, e parlando di questo cadavere ottocentesco e portandolo in giro voi create non meno stupore di chi andasse in aula e si mettesse e a parlare di un certo Aristotile.
In conclusione: è falsa l’argomentazione che, per il solo fatto che una parola sia comprensibile dagli italiani, essa possa essere detta italiano. La lingua non è un ente avulso dai parlanti, ma sono i parlanti che determinano cosa è lingua: che qualcosa sia comprensibile ad un parlante italiano, come Aristotile, forma ottocentesca per Aristotele, non ci dice nulla sul fatto che Aristotile sarebbe la forma italiana di questo filosofo greco. Se un italiano vuole parlare del dio di Israele, o non usa affatto il nome, oppure si usa Yahweh, e basta dare un occhio alle occorrenze di Google books. Se dunque ad essi interessa rifarsi, pragmaticamente, alla parlata italiana, dovrebbero utilizzare Yahweh, che ha il doppio pregio di essere filologicamente più corretto e quello di essere usato dagli italiani.

8)La scappatoia secondo cui sarebbe irrilevante che Geova sia l’italianizzazione di un nome vocalizzato scorrettamente in epoca medievale, perché comunque a livello “semantico” trasmette il suo referente, cioè il Dio di Israele, pone dei seri problemi:

a)Resta comunque il fatto che non si possa paragonare equiparandoli le forme “Geova” e “Gesù”, come alcuni di voi hanno maldestramente tentato di fare, dicendo che tutte e due sono italianizzazioni che non rispettano l’originale pronuncia ebraica. Infatti, rispondere che Geova porta comunque correttamente al referente, non toglie il fatto che “Gesù” sia più corretto di Geova, perché non solo porta al referente, ma per di più è anche un’italianizzazione di un nome vocalizzato correttamente, e dunque, oltre al legame semantico che entrambi i termini hanno coi loro referenti, Gesù avrebbe in più anche una correttezza fonetica superiore in riferimento al suo nome d’origine, non perché ne ricalchi esattamente la fonetica come già spiegato, bensì perché la sua fonetica è la naturale evoluzione in italiano secondo leggi fonetiche articolatorie standard del termine ebraico vocalizzato correttamente, quando invece Geova parte da un nome vocalizzato scorrettamente. Riassumendo dunque: non è vero che “Gesù” sia equivalente per tasso di erroneità a “Geova”.

b)Non si vede come, nella mentalità iconoclasta verso le tradizioni dei TdG, debba essere di qualche rilevanza il fatto che un nome come Geova fosse storicamente attestato in italiano. I TdG si sono sempre distinti per voler correggere tutti gli errori storici della cristianità, perché dunque si tengono questo sgorbio medievale creato da qualche indotto monaco? Per di più, nella loro traduzione della Bibbia, se ne sono sovente infischiati di quali fossero i nomi consolidati nella tradizione italiana di determinati nomi, ed è così che ad esempio Cafarnao, conosciuta da tutti gli italiani con questo nome, è divenuta della TNM Capernaum.

c)L’idea che Geova sia la forma italiana consolidata del nome di Dio, oltre che una cosa falsa, confligge pure con la loro strategia più volte messa in atto di dichiarare che la Chiesa Cattolica avrebbe nascosto il nome di Dio ai suoi fedeli, creando un popolo ignorante che non conosce questo nome. Ma se il popolo non lo conosce, ed è una mosca bianca, come si fa a dire che allora questo nome sarebbe da tenere perché ormai consolidato? E perché, se il popolo non lo conosce perché il clero cattivo glielo ha risposto, esso dovrebbe essere tenuto in considerazione e non abbandonato come spesso hanno fatto i TdG con altre usante cristiane, più o meno diffuse, in nome di una maggiore correttezza storica che essi sbandierano? Geova è uno dei tanti errori secolari della cristianità, eppure voi lo difendente a spada tratta, cercando di dare a bere che il vero motivo sarebbe una questione di maggiora aderenza linguistica italiana, quando invece l’unico motivo per cui non vi separate dal mostro è perché è il marchio di fabbrica che vi identifica, e dunque non potete cambiarlo così come la coca cola non può diventare gialla, altrimenti non la riconoscerebbero.
Il motivo per cui non ve ne separate è questo, quello per cui invece l’avete adottato non è certo che sia la forma linguistica prevalente in Italia, ma solo perché dovevate fare un calco del nome americano del vostro culto, il quale vi ha calato dall’alto un nome e voi vi siete limitati a tradurlo, senza alcuna considerazione della realtà linguistica italiana.

d)L’idea che sia irrilevante il legame fonetico con l’originale, ma che conti trasmettere il referente, si rivela un pericoloso boomerang. Perché un nome sia significante di qualche realtà, occorre che il pubblico lo capisca, e che il pubblico chiami così quell’ente. Oltre al fatto che il vostro pubblico non usa affatto Geova, ma usa Yahweh oppure niente, e che dunque dal punto di vista della mera efficacia nel trasmettere il referente questa seconda opzione sarebbe più corretta, c’è da dire che simili dichiarazioni estremistiche sull’irrilevanza della correttezza fonetica sono un caso di cattiva liguistica. E’ una forma estrema, perché se diventa irrilevante la correttezza fonetica del nome, e ciò che conta è trasmettere un referente, allora qualsiasi nome scelto a caso potrebbe dirsi il nome di Dio, purché trasmetta quel referente. Se una tribù polinesiana di indigeni del Pacifico chiamasse Yhwh col nome Coballo, siccome questo è il loro modo per riferirsi a quella persona, automaticamente questo nome sarebbe giusto? Non credo che accetteremmo una cosa simile: la nostra logica vorrebbe un minimo di collegamento fonetico tra l’origine ebraico, e il nome trasformato secondo le leggi della fonetica locale polinesiana. Non è vero dunque è quello che noi chiamiamo in linguistica “significante”, cioè la veste esterna fonetica della parola”, sia irrilevante per determinare se un nome è corretto. Da questo punto di vista, è indubbio che Geova sia più prossimo a Yhwh di quanto lo sia Coballo, ma ciò non toglie il fatto che questo termine sia da epurare perché ha come punto di partenza non la parola ebraica vocalizzata correttamente, ma come ripeto un ibrido medievale, e dunque è da sostituire con Yahweh.
Non è vero infatti che Yahweh non sia italiano, perché, in quanto a rendere le parole italiane è il loro uso da parte degli italiani, Yahweh è più usato di Geova in italiano(Google docet), e dunque è più italiano di Geova.
Mi si permetta un apologo per spiegare l’insensatezza della vostra resistenza. Supponiamo che Cicerone fosse divenuto imperatore di Roma anziché restare un misero console, e che si fosse divinizzato, e che noi oggi seguissimo il suo culto. Com’è noto in latino Cicerone si dice “Cicero, Ciceronis”, all’ablativo è uguale all’italiano: “Cicerone”. Orbene, supponiamo che in latino si scrivessero solo le consonanti come in ebraico, e che dunque vi fosse scritto CCR, e che il vocalismo corretto si perse alla caduta dell’Impero Romano, col risultato che nel rinascimento qualche ignorante lo vocalizzò Cucora. In seguito, secoli dopo, quando in italiano si iniziò a far uso del nome di questo dio, lo si italianizzò Cucorano sulla base dell’idea errata di come fosse vocalizzato l’originale latino. Orbene, se in seguito a scoperte filologici venisse rilevato l’inghippo dell’errata vocalizzazione rinascimentale, e che dunque Cucora in realtà era Cicero, sarebbe sensato che qualche alfiere dell’assurdo continuasse a sbraitare che Cucora, dopo decenni di abbandono e disuso, è un modo corretto per riferirsi al console romano, e che è meglio tenersi Cucora piuttosto che sostituirlo con Cicerone? Perché si badi che è questo il vostro gioco.
Anzi, il vostro gioco è quello di chi ribatte, in maniera un po’ strabiliante, che ci si può ben tenere Cucorano, anche se non è Cicero, perché anche Marco è diverso da Marcus, e dunque, se noi non pronunciamo Marcus come i latini, che differenza c’è tra il tenersi Cucorano e il tenersi Marco?
Ma se lo vede anche un cieco, che non sa nulla di linguistica, che differenza c’è nel rapporto “Marcus > Marco” rispetto al rapporto tra “Cicero” e “Cucorano” . La prima è l’evoluzione fonetica che parte da una parola latina che esiste, e s’è italianizzata, la seconda è un’evoluzione di una parola che in latino non esiste, inventata nel Rinascimento, tale Cucora. E dunque, con che coraggio si può mai sostenere che Geova sarebbe equivalente a Gesù, se il primo parte da un nome che non esiste, il secondo da uno invece vocalizzato correttamente?

9)Alcuni ritengono che, se l’originale dei Vangeli fosse stato scritto in ebraico, probabilmente ivi sarebbe stato conservato il tetragramma. Osservazioni:

a) Il vostro testo sacro infallibile, è la traduzione greca dei Vangeli, o l’originale ebraico? Perché se è la traduzione greca, che ci fosse nell’originale ebraico è irrilevante. E se il vostro testo sacro è quello ebraico, allora la Parola di Dio è andata perduta, perché nessuna traduzione è mai equivalente ad un originale.

b) Viene da chiedersi perché, quando si discute coi testimoni, si abbia sempre a che fare con gente che prende ipotesi nel mondo accademico minoritarie, o addirittura singole, e pretende di discutere partendo da quelle. È come se voi viveste in una bolla di vetro per pesci rossi ignari di tutto ciò che avviene all’esterno, e così siete seriamente convinti che la gente che citate abbia una qualche ricezione, ignorando che le loro idee hanno credito tanto quanto quelle dei creazionisti le hanno tra i biologi, cioè un credito scarso o addirittura inesistente. L’idea che i Vangeli abbiano un originale ebraico è già stata discussa nel mondo accademico, e scartata, basta vedere la bibliografia più recente in merito. Questo non vuol dire che sia impossibile che i Vangeli abbiano un originale ebraico, vuol però dire che non si può mettersi a discutere partendo come presupposto da una tesi controversa e che francamente non ha tutto questo successo, per ottimi motivi. Idem per la questione del tetragramma nel testo originale dei LXX, dove la tesi di Howard è stata scalzata dalle critiche di Pietersma, e la bibliografia scientifica ha, dopo discussione, recepito la seconda tesi, non la prima. Ciò non vuol dire che Howard avesse torto, vuol solo dire che è inutile costruire castelli in aria partendo dalle sue tesi, perché fino a prova contraria restano rigettate.

10)L’idea che il nome Yhwh sia stato tolto dal NT ha una prospettiva distruttiva per chi abbia un’idea fondamentalistica delle Scritture. Se esso infatti è sparito dal testo greco del NT, allora potrebbe essere potenzialmente sparito anche altro, e qualcosa di importate, come lo è per i TdG il tetragramma. Sicché, se in una prospettiva figlia del Sola Scriptura, Dio ci parla solo tramite questo testo, com’è possibile che esso poi sia stato reso alterabile dai giochetti del diavolo?
Bart Ehrmam è diventato ateo proprio perché ha coerentemente dedotto che l’idea che il NT sia stato alterabile, ed infatti abbiamo bisogno di edizioni critiche, è incompatibile con l’approccio alle Scritture tipico dei TdG. La Scrittura secondo loro non ha errori, ma cosa me ne faccio di questa dichiarazione se la Scrittura non ce l’ho? Dove la trovo la Scrittura? Nel Nestle-Aland 28° edizione? Allora la Parola di Dio è cambiata in pochi anni, perché la 28esima edizione del Nestle-Aland è diversa dalla 27esima. Che me ne faccio della dichiarazione che la Bibbia non sbaglia, se la Bibbia non ce l’ho, ma ne ho solo una ricostruzione opera di uomini?

11)Alcune chiese mostrano il nome Jehova in affreschi, quindi secondo i TdG sarebbe corretto usarlo.
L’esistenza di parrocchie col mostro filologico Geova ovviamente non ha nulla da dire sul fatto che il nome sia da utilizzare in italiano oggi. Si tratta infatti di reperti storici di epoche passate, e non possono servire a dimostrare che Geova vada usato oggi, non più di quanto vedere lapidi marmoree con incisioni latine potrebbe dimostrare che oggi in Italia si parla latino. L’uso di Geova in quegli edifici ci può informare solo sulle credenze dei loro autori, nei secoli in cui vissero, e non sull’italiano attuale.
L’utilizzo del filmato di Indiana Jones e l’ultima crociata, solitamente tirato fuori dai Testimoni, cade in un errore simile: l’archeologo si muove su un pavimento creato dai templari nel medioevo, e pertanto la forma utilizzata è il latino Iehova, il che ci dice solo che gli autori del film non sono stati così stupidi da commettere l’errore storico che dei templari nel medioevo potessero fare un pavimento con scritto Yahweh, visto che la forma all’epoca era ignota.

12)Alcuni TdG in rete sono più realisti del re, e non hanno ben digerito l’ammissione della WTS che Yahweh è la pronuncia più probabile del tetragramma. Questa loro ritrosia nell’accettare il fatto che stanno usando un nome campato per aria è una prova evidente di quanto siano insensati i discorsi di quegli altri TdG che invece vogliono far passare l’idea che il vocalismo sia irrilevante. La mente del loro pubblico si ribella e pubblica qualche sparuto frammento ottocentesco o di decenni fa in cui qualche sconosciuto ha affermato che Jehova sarebbe la corretta pronuncia del nome. Ovviamente, non perdo tempo a dire che le citazioni accademiche che dicono il contrario superano esponenzialmente quelle citate da codesti TdG internettiani, refrattari ad accettare le ammissioni della WTS, ma soprattutto queste citazioni accademiche che squalificano “Geova” oltre che infinitamente più numerose sono pure infinitamente più recenti ed autorevoli.
In realtà è probabile che anche coloro che sostengono che le vocali siano irrilevanti dentro di loro sappiano benissimo che non è così, e tifino di nascosto per un esito della ricostruzione fonetica che dia un giorno ragione alla scelta operata dai TdG.

13)L’esistenza di nomi teofori in Yah, e di nomi teofori in Yeh-, viene usata rispettivamente dai sostenitori di Jehova ed Yahweh per sostenere le loro posizioni. Per un fenomeno noto come “apofonia”, le vocali all’interno di varie parole della stessa famiglia, possono cambiare: ad esempio nel verbo italiano “dovere” la prima persona del presente è “io devo”, dove il tema cui aggiungere la desinenza è “dev-“, ma alla seconda persona plurale diventa “voi dovete”, in cui il tema diventa “dov-“. Si ha cioè un’alternanza vocaliza, come avviene in ebraico nei nomi composti col tetragramma, alcuni sono vocalizzati Yah-, altri Yeh-. Come fare dunque a risalire a quale delle due vocalizzazioni fosse quella corretta all’interno del tetragramma?
Partiamo da una banale constatazione: noi quando pronunciamo delle parole non mettiamo la stessa intensità su ogni sillaba, alcune sillabe infatti sono accentate, altre no. Succede così che, con l’andare del tempo, col passare dei secoli, le sillabe con le vocali non accentate si sentano sempre di meno: prima le vocali in queste sillabe si indeboliscono, la “a” ad esempio diventa “e”, poi scompare del tutto.
Che dire del nostro caso? Siamo partiti con “Yeh”, ed è diventato “Yah-“, o siamo partiti con Yah-, ed è diventato “Yeh-“?
In realtà, se è del tutto normale che in sillaba atona (cioè non accentata) una vocale forte con il timbro “a” si riduca ad uno schwa (una “e” dal timbro indistinto) come nella batteria di nomi teofori citati dai Testimoni a sostegno di Geova, invece è assai meno spiegabile come uno schwa in sillaba atona sarebbe diventato un “a” nell’altra serie di nomi teofori, cioè la serie citata dai sostenitori di Yahweh.
A proposito di citazioni recenti e più autorevoli della letteratura scientifica infatti non si può che dare ragione al Grande Lessico dell’Antico Testamento:

“Sebbene la amorreo e l'ebraico siano due lingue diverse, i loro sistemi verbali hanno molto in comune. Non c'è ragione di dubitare che a un certo stadio di sviluppo dell'ebraico sia esistita una forma jahwī (senza il passaggio w > j) o jahwē. Poiché il sistema verbale ebraico richiede la finale ē, si può concludere che la pronuncia del tetragramma nel periodo biblico fosse jahwē. Le restanti forme possono essere spiegate con differenti mutazioni legate alle leggi fonetiche. Tale sviluppo dipende dal passaggio del tetragramma da verbo a nome proprio: questo passaggio indebolisce, per così dire, la funzione grammaticale della parola. Diverse forme possono dunque essere spiegate così: le sillabe chiuse si trasformano appena possibile in aperte; la vocale finale, che nelle forme verbali non può cadere, non è più essenziale una volta intervenuto il mutamento semantico; essa viene pertanto abbreviata e alla fine cadde, come tutte le vocali brevi infine parola. Il risultato è *jahw, una forma ritenuta impossibile: la w viene vocalizzata e può essere allungata, dando la forma jahū (Ble § 25 c’d’; cfr. Cross, Myth 61). Se la vocale non viene allungata deve cadere e si ottiene *jah, e dopo il regolare allungamento della vocale si ha jāh. Dalla forma jahū vengono derivate altre due forme brevi: a) mediante l'ampliamento della legge fonetica, secondo la quale la h cade alla fine del segmento formativo, da jahū origina la forma jaū che diventa facilmente jaw perché in ebraico successioni vocali che come quella di jaū sono instabili. B) la vocale finale ū può passare ad ō risultandone così jahō. Questo passaggio avvenne probabilmente dapprima nei nomi propri, venendo poi esteso al nome di Dio in altre posizioni. Il cambiamento potrebbe essere avvenuto per analogia con la terminazione arcaica -ō in, ad esempio, jərîḥô, šilôh.
Da queste forme discendono altre due: c) jahō > jəhō, mediante regolare e riduzione della vocale atona, e d) la contrazione jaw > jô.” (D. –N. Freedman, P. O’Connor, lemma jhwh in Grande Lessico dell'Antico Testamento, Brescia, 2003, Paideia, vol. III, p. 334)

Il pezzo che ci interessa è quel “Da queste forme discendono altre due: c) jahō > jəhō, mediante regolare e riduzione della vocale atona”, dove quella “e” rovesciata che vedete scritta, cioè “ə”, è lo schwa di cui si parla, che è presente nei nomi teofori in Yeho-. Mentre cioè le forme in Yah- non sono spiegabili partendo da un nome originario con schwa come quello ipotizzato dai Testimoni (Ye-), le forme con “e”(schwa) si spiegano invece anche con un nome di partenza in “a” (Ya-).

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Grazie, stragrazie, supergrazie!

Sono arrivata a leggere solo fino al punto 6. Quando avrò letto anche il resto manderò ulteriori ringraziamenti (ed eventuali domande).
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Messaggio da polymetis »

Cogitabonda ha scritto:Grazie, stragrazie, supergrazie!

Sono arrivata a leggere solo fino al punto 6. Quando avrò letto anche il resto manderò ulteriori ringraziamenti (ed eventuali domande).
Sono a disposizione per fornire qualsiasi chiarimento.

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Messaggio da Cogitabonda »

Sono arrivata fino in fondo. Nessuna domanda, solo un altro enorme GRAZIE!
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Messaggio da Amalia »

Caro Poly!
A dentoni sono arrivata in fondo al tuo polymetrico scritto! Ma con la soddisfazione di dire con te
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:bravo: :grazie:
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Malcico71
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Messaggio da Malcico71 »

polymetis ha scritto: ... 10)L’idea che il nome Yhwh sia stato tolto dal NT ha una prospettiva distruttiva per chi abbia un’idea fondamentalistica delle Scritture. Se esso infatti è sparito dal testo greco del NT, allora potrebbe essere potenzialmente sparito anche altro, e qualcosa di importate, come lo è per i TdG il tetragramma. Sicché, se in una prospettiva figlia del Sola Scriptura, Dio ci parla solo tramite questo testo, com’è possibile che esso poi sia stato reso alterabile dai giochetti del diavolo?
Bart Ehrmam è diventato ateo proprio perché ha coerentemente dedotto che l’idea che il NT sia stato alterabile, ed infatti abbiamo bisogno di edizioni critiche, è incompatibile con l’approccio alle Scritture tipico dei TdG. La Scrittura secondo loro non ha errori, ma cosa me ne faccio di questa dichiarazione se la Scrittura non ce l’ho? Dove la trovo la Scrittura? Nel Nestle-Aland 28° edizione? Allora la Parola di Dio è cambiata in pochi anni, perché la 28esima edizione del Nestle-Aland è diversa dalla 27esima. Che me ne faccio della dichiarazione che la Bibbia non sbaglia, se la Bibbia non ce l’ho, ma ne ho solo una ricostruzione opera di uomini? ...

Quod erat demonstrandum
Ad Maiorem Dei Gloriam
Molto interessante tutto ciò che hai scritto. Hai toccato molti punti dei quali, onestamente, non ho le conoscenze per esprimermi.

Ho quotato il punto 10 perchè il discorso "sola scriptura" che poi fosse alterato dai "giochetti del diavolo" fa riflettere molto.

Inoltre di recente ho letto il libro di Bart Ehrman "Gesù non l'ha mai detto", autore da te citato, ed in effetti la tua domanda sorge spontanea : "Che me ne faccio della dichiarazione che la Bibbia non sbaglia, se la Bibbia non ce l’ho, ma ne ho solo una ricostruzione opera di uomini?"

Vista la tua preparazione, vorrei chiederti una informazione, giusto per rimanere in tema di Bart Ehrman & co.
Qual'è il punto di vista della Chiesa Cattolica in merito alle differenze che vi sono fra le diverse edizioni critiche e traduzioni che sono state fatte negli anni?
Come viene vista la Guida di Dio nel preservare la Sua Parola?

E' una mia curiosità.
Grazie tante

Malcico
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Mario70
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Messaggio da Mario70 »

Per quanto riguarda il punto 13 la logica e il buon senso oltre alla grammatica da te enunciata, ci porta alla conclusione che l'inizio del nome non può che essere Yah:
Lo scopo primario dei masoreti che inserirono le vocali di Adonay nel tetragramma era quello di allontanare il lettore dalla pronuncia corretta, ovviamente non avrebbero mai messo le vocali giuste nel nome, neanche in parte, anche un bambino lo capirebbe, da questo sappiamo che e-o-a sono SICURAMENTE SBAGLIATE proprio per la motivazione di base certa (ammessa dalla stessa WT) che ha creato l'ibrido.

2) la forma Yah è sopravvissuta sia in ebraico che nella traslitterazione greca successiva, come nel nome "allelu-iah", c'è quindi poco da discutere sul fatto che l'inizio del nome fosse appunto Yah.
"La cosa più triste è che molto spesso chi viene ingannato, o illuso, tende a rimanere strettamente ancorato a quello in cui crede nonostante le evidenze indichino chiaramente che la realtà è diversa. Forse è talmente affezionato alle sue credenze che preferisce chiudersi gli occhi e tapparsi le orecchie di fronte a qualunque cosa possa farle vacillare."
(Torre di Guardia 1/9/2010 p 10)
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Malcico71 ha scritto:
polymetis ha scritto: ... 10)L’idea che il nome Yhwh sia stato tolto dal NT ha una prospettiva distruttiva per chi abbia un’idea fondamentalistica delle Scritture. Se esso infatti è sparito dal testo greco del NT, allora potrebbe essere potenzialmente sparito anche altro, e qualcosa di importate, come lo è per i TdG il tetragramma. Sicché, se in una prospettiva figlia del Sola Scriptura, Dio ci parla solo tramite questo testo, com’è possibile che esso poi sia stato reso alterabile dai giochetti del diavolo?
Bart Ehrmam è diventato ateo proprio perché ha coerentemente dedotto che l’idea che il NT sia stato alterabile, ed infatti abbiamo bisogno di edizioni critiche, è incompatibile con l’approccio alle Scritture tipico dei TdG. La Scrittura secondo loro non ha errori, ma cosa me ne faccio di questa dichiarazione se la Scrittura non ce l’ho? Dove la trovo la Scrittura? Nel Nestle-Aland 28° edizione? Allora la Parola di Dio è cambiata in pochi anni, perché la 28esima edizione del Nestle-Aland è diversa dalla 27esima. Che me ne faccio della dichiarazione che la Bibbia non sbaglia, se la Bibbia non ce l’ho, ma ne ho solo una ricostruzione opera di uomini? ...

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Molto interessante tutto ciò che hai scritto. Hai toccato molti punti dei quali, onestamente, non ho le conoscenze per esprimermi.

Ho quotato il punto 10 perchè il discorso "sola scriptura" che poi fosse alterato dai "giochetti del diavolo" fa riflettere molto.

Inoltre di recente ho letto il libro di Bart Ehrman "Gesù non l'ha mai detto", autore da te citato, ed in effetti la tua domanda sorge spontanea : "Che me ne faccio della dichiarazione che la Bibbia non sbaglia, se la Bibbia non ce l’ho, ma ne ho solo una ricostruzione opera di uomini?"

Vista la tua preparazione, vorrei chiederti una informazione, giusto per rimanere in tema di Bart Ehrman & co.
Qual'è il punto di vista della Chiesa Cattolica in merito alle differenze che vi sono fra le diverse edizioni critiche e traduzioni che sono state fatte negli anni?
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Malcico
Questi problemi esistono solo all'interno del protestantesimo, che si basa sul Sola Scriptura, e crede che la dottrina cristiana derivi dalla Bibbia. Nel cattolicesimo è il contrario: non è il cattolicesimo che si basa sulla Bibbia, ma la Bibbia che si basa sul cattolicesimo. Prima gli apostoli hanno predicato oralmente, e solo dopo è stato trascritto, ma la fede della Chiesa esiste a prescindere dal fatto che un testo la trascriva.
Il cristianesimo non dipende cioè dal NT, ma è il NT che dipende dal cristianesimo, è una sua fase storica, una trascrizione di quello che i cristiani credono e hanno creduto. Da ciò se ne evince un corollario molto interessante, vale a dire che, contro la bibliolatria protestante, si deve dire che sarebbe possibile l'esistenza del cristianesimo anche se non fosse mai esistito il NT.
In realtà non dovrei mettere la frase in forma ipotetica, non dovrei cioè dire “sarebbe possibile”, ma “è stato possibile”. La risposta è che il cristianesimo si basa sugli insegnamenti di Cristo, e il fatto che questi si siano sedimentati in quello che attualmente è il canone neotestamentario è solo un processo storico iniziato nel II secolo e conclusosi nel IV. Per 4 secoli è esistito un cristianesimo o esclusivamente orale(in certe zone dell’impero come tra i barbari del nord che non erano alfabetizzati), o un cristianesimo che per ogni zona geografica dell’impero aveva un suo canone differente. E tuttavia il cristianesimo esisteva anche allora, perché? Perché il contenuto della Rivelazione, quel contenuto sedimentato anche nello scritto, era pienamente accessibile comunque nella Traditio orale della Chiesa, tramandata di successore in successore degli apostoli nelle varie comunità.
Il fatto che, con grande scandalo dei protestanti, sia paradossalmente possibile un cristianesimo anche senza Scritture, ed anzi è stato possibile, per le ragioni sopra enumerate, è un pensiero attestato come parte della mentalità del cristianesimo primitivo da Ireneo stesso nel 180:

“Se gli Apostoli non avessero lasciato nulla di scritto, si dovrebbe egualmente seguire l'ordine della tradizione consegnata da loro ai capi della Chiesa. Questo metodo è seguito da molti popoli barbari che credono in Cristo. Senza carta e senza inchiostro essi hanno scritto nel loro cuori la salvezza per opera dello Spirito Santo: essi conservano accuratamente l'antica tradizione" (Contro le eresie III, 4, 2)

"Infatti, se le lingue nel mondo sono varie, il contenuto della Tradizione è però unico e identico. E non hanno altra fede o altra Tradizione né le Chiese che sono in Germania, né quelle che sono in Spagna, né quelle che sono presso i Celti (in Gallia), né quelle dell'Oriente, dell'Egitto, della Libia, né quelle che sono al centro del mondo" Adversus haereses, 1, 10, 2

Vale a dire che le varianti del NT sono irrilevanti, perché nel cattolicesimo il libro potrebbe anche non esserci, essendo quel libro solo una trascrizione della Traditio già creduta dalla Chiesa. Per chi creda all'ispirazione della Chiesa poi, il problema dello scegliere tra delle varianti con visioni teologiche diverse non esiste, perché automaticamente si crederà corretta la variante in accordo con la Traditio della Chiesa, in quanto i libri del NT sono una trascrizione di quella Tradizione e dunque non possono contraddirla.

Ad maiora
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Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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Messaggio da Leo »

Mi verrebbe da dire che per il cattolico è più importante il contenuto ( Dio, Gesu' e il suo messaggio ) e non il contenitore ( la Bibbia ).
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Malcico71
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Messaggio da Malcico71 »

polymetis ha scritto:
Malcico71 ha scritto:
polymetis ha scritto: ... 10)L’idea che il nome Yhwh sia stato tolto dal NT ha una prospettiva distruttiva per chi abbia un’idea fondamentalistica delle Scritture. Se esso infatti è sparito dal testo greco del NT, allora potrebbe essere potenzialmente sparito anche altro, e qualcosa di importate, come lo è per i TdG il tetragramma. Sicché, se in una prospettiva figlia del Sola Scriptura, Dio ci parla solo tramite questo testo, com’è possibile che esso poi sia stato reso alterabile dai giochetti del diavolo?
Bart Ehrmam è diventato ateo proprio perché ha coerentemente dedotto che l’idea che il NT sia stato alterabile, ed infatti abbiamo bisogno di edizioni critiche, è incompatibile con l’approccio alle Scritture tipico dei TdG. La Scrittura secondo loro non ha errori, ma cosa me ne faccio di questa dichiarazione se la Scrittura non ce l’ho? Dove la trovo la Scrittura? Nel Nestle-Aland 28° edizione? Allora la Parola di Dio è cambiata in pochi anni, perché la 28esima edizione del Nestle-Aland è diversa dalla 27esima. Che me ne faccio della dichiarazione che la Bibbia non sbaglia, se la Bibbia non ce l’ho, ma ne ho solo una ricostruzione opera di uomini? ...

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Ho quotato il punto 10 perchè il discorso "sola scriptura" che poi fosse alterato dai "giochetti del diavolo" fa riflettere molto.

Inoltre di recente ho letto il libro di Bart Ehrman "Gesù non l'ha mai detto", autore da te citato, ed in effetti la tua domanda sorge spontanea : "Che me ne faccio della dichiarazione che la Bibbia non sbaglia, se la Bibbia non ce l’ho, ma ne ho solo una ricostruzione opera di uomini?"

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Questi problemi esistono solo all'interno del protestantesimo, che si basa sul Sola Scriptura, e crede che la dottrina cristiana derivi dalla Bibbia. Nel cattolicesimo è il contrario: non è il cattolicesimo che si basa sulla Bibbia, ma la Bibbia che si basa sul cattolicesimo. Prima gli apostoli hanno predicato oralmente, e solo dopo è stato trascritto, ma la fede della Chiesa esiste a prescindere dal fatto che un testo la trascriva.
Il cristianesimo non dipende cioè dal NT, ma è il NT che dipende dal cristianesimo, è una sua fase storica, una trascrizione di quello che i cristiani credono e hanno creduto. Da ciò se ne evince un corollario molto interessante, vale a dire che, contro la bibliolatria protestante, si deve dire che sarebbe possibile l'esistenza del cristianesimo anche se non fosse mai esistito il NT.
In realtà non dovrei mettere la frase in forma ipotetica, non dovrei cioè dire “sarebbe possibile”, ma “è stato possibile”. La risposta è che il cristianesimo si basa sugli insegnamenti di Cristo, e il fatto che questi si siano sedimentati in quello che attualmente è il canone neotestamentario è solo un processo storico iniziato nel II secolo e conclusosi nel IV. Per 4 secoli è esistito un cristianesimo o esclusivamente orale(in certe zone dell’impero come tra i barbari del nord che non erano alfabetizzati), o un cristianesimo che per ogni zona geografica dell’impero aveva un suo canone differente. E tuttavia il cristianesimo esisteva anche allora, perché? Perché il contenuto della Rivelazione, quel contenuto sedimentato anche nello scritto, era pienamente accessibile comunque nella Traditio orale della Chiesa, tramandata di successore in successore degli apostoli nelle varie comunità.
Il fatto che, con grande scandalo dei protestanti, sia paradossalmente possibile un cristianesimo anche senza Scritture, ed anzi è stato possibile, per le ragioni sopra enumerate, è un pensiero attestato come parte della mentalità del cristianesimo primitivo da Ireneo stesso nel 180:

“Se gli Apostoli non avessero lasciato nulla di scritto, si dovrebbe egualmente seguire l'ordine della tradizione consegnata da loro ai capi della Chiesa. Questo metodo è seguito da molti popoli barbari che credono in Cristo. Senza carta e senza inchiostro essi hanno scritto nel loro cuori la salvezza per opera dello Spirito Santo: essi conservano accuratamente l'antica tradizione" (Contro le eresie III, 4, 2)

"Infatti, se le lingue nel mondo sono varie, il contenuto della Tradizione è però unico e identico. E non hanno altra fede o altra Tradizione né le Chiese che sono in Germania, né quelle che sono in Spagna, né quelle che sono presso i Celti (in Gallia), né quelle dell'Oriente, dell'Egitto, della Libia, né quelle che sono al centro del mondo" Adversus haereses, 1, 10, 2

Vale a dire che le varianti del NT sono irrilevanti, perché nel cattolicesimo il libro potrebbe anche non esserci, essendo quel libro solo una trascrizione della Traditio già creduta dalla Chiesa. Per chi creda all'ispirazione della Chiesa poi, il problema dello scegliere tra delle varianti con visioni teologiche diverse non esiste, perché automaticamente si crederà corretta la variante in accordo con la Traditio della Chiesa, in quanto i libri del NT sono una trascrizione di quella Tradizione e dunque non possono contraddirla.

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Grazie per il chiarimento
Buona giornata

Malcico
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SNORT!!
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Messaggio da SNORT!! »


Molte grazie Poly!
Poichè al punto 12 è citata l'ammissione della WT sulla pronuncia corretta del tetragramma,
è possibile avere l'indicazione di quale sia l'occasione in cui è stata fatta tale ammissione?
Grazie in anticipo
NON ABBIATE PAURA!! CHI HA PAURA MUORE TUTTI I GIORNI, CHI NON HA PAURA UNA VOLTA SOLA Presentazione viewtopic.php?f=7&t=12908" onclick="window.open(this.href);return false;
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arwen
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Messaggio da arwen »

Cogitabonda ha scritto:Grazie, stragrazie, supergrazie!

Sono arrivata a leggere solo fino al punto 6. Quando avrò letto anche il resto manderò ulteriori ringraziamenti (ed eventuali domande).
:quoto100: :quoto100: :quoto100: :quoto100: :quoto100: :quoto100: :quoto100: :fiori e bacio:
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" Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro si allontana.
Oh no !. Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
Amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio;
Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato. "
William Shakespeare
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Vittorino
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Messaggio da Vittorino »

Un grazie di cuore anche da parte mia all'ottimo e indispensabile Poly.
:bravo: :grazie:
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Vittorino
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Messaggio da Vittorino »

SNORT!! ha scritto:
Molte grazie Poly!
Poichè al punto 12 è citata l'ammissione della WT sulla pronuncia corretta del tetragramma,
è possibile avere l'indicazione di quale sia l'occasione in cui è stata fatta tale ammissione?
Grazie in anticipo
In tutta fretta, ho racimolato queste citazioni:
I TdG cercano di far passare come equivalenti i due termini Geova e Yahweh (o Jahve), minimizzando la preferenza per il primo a scapito del secondo. (vedi Il Nome Divino che durerà per sempre, pp. 8-9).
1°-- Comunque, è quasi certo che il nome di Dio fosse originalmente pronunciato “Yahweh”. The Encyclopaedia Britannica dice: “È ora generalmente ammesso che Jahwe (Yahwe) sia la vera pronuncia”. The Universal Jewish Encyclopedia dichiara: “Yahveh è la più probabile traslitterazione dell’antico nome di Dio”. Il traduttore biblico J. B. Rotherham disse: “Sembra che la vera pronuncia sia Yahwe”. The Catholic Encyclopedia dichiara : “Geova, il nome proprio di Dio nel Vecchio Testamento?...Inserendo la vocali di Jabe (pronuncia samaritana) nell’originale testo consonantico greco, otteniamo la forma Jahveh (Yahweh) che è stata generalmente accettata dagli studiosi moderni come la vera pronuncia del nome divino”. (t.d.g. 1/2/1961 pag. 95).
2°-- Molti studiosi pensano che il nome si pronunciasse “Yahweh” (La Verità che conduce alla vita eterna pag. 18.)
3°-- Mentre siamo inclini a considerare la pronuncia “Yahweh” come la più corretta. (The Kingdom Interlinear Translation of the Greek Scriptures pag. 23 , pubblic. dai TdG nel 1969, pag. 12 ediz. 1985)
4°-- Non si sa esattamente come fosse pronunciato, anche se alcuni studiosi pensano che la forma corretta sia “Yahweh”. (Potete vivere su di una terra paradisiaca pag. 43.)
5°-- Molti studiosi preferiscono la pronuncia “Yahweh”, ma vi è incertezza al riguardo e gli studiosi non sono concordi. (Ragioniamo facendo uso delle scritture pag. 158.)
6°-- Alcuni studiosi hanno avanzato l’ipotesi che il nome di Dio si pronunciasse “Yahweh”, ma non possono essere sicuri. (La Conoscenza che conduce alla vita eterna, pag. 24, pubblic. dai TdG nel 1995.)
7°-- Oggi la maggioranza degli studiosi sembra favorire il bisillabo “Yahweh”. (t.d.g. 1/2/1999 pag. 30.)
:ciao:
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

In effetti quella dei TdG è una battaglia persa. Non si rendono conto che le occorrenze di Geova in italiano sono così poche che essi possono farne una lista, ed ogni volta che lo sentono possono urlare come dei matti questa grande notizia mettendo i manifesti, tanto raramente si palesa quest’evento. Il fatto stesso che abbiano bisogno di creare queste liste, e che possano crearle, dimostra quanto sia obsoleto quel termine. Nessuno infatti potrebbe creare una lista di occorrenze di “Gesù” nell’italiano contemporaneo, verrebbe sepolto dai risultati, invece i TdG possono fare liste di occorrenze di Geova proprio perché sono attestazioni così rare da dover essere segnalate. Le loro liste poi sono fatte senza il minimo criterio, visto che citano spesso autori stranieri, o traduzioni di autori stranieri, che sono del tutto irrilevanti al fine di stabilire cosa sia frequente in italiano.
Ma poi, è forse il fatto che Geova stia in queste striminzite liste di occorrenze a renderlo italiano? Se così fosse, allora a maggior ragione perché non considerano italiano anche Yahweh, che compare in innumerevoli opere non solo di biblisti ma di scrittori italiani d’ogni genere? Non ci vorranno far credere che, nelle poche opere di cultura biblica da essi lette, hanno incontrato Geova più stesso che Yahweh….
S’è già visto che, se è l’uso di una parola a renderla italiana, allora i TdG in base a questo ragionamento dovrebbero ritenere che “Yahweh”, da essi etichettato come nome straniero, sia invece italianissimo, visto che è utilizzato dagli italiani con una frequenza esponenzialmente maggiore rispetto a Geova.
Se i TdG vogliono rifarsi ad un nome italiano, è certamente Yahweh il candidato che domina incontrastato.
Ma veniamo ad alcuni discorsi informativi in fatto di linguistica, e approfondiamo il perché il nome Gesù con Geova non abbia nulla a che fare, e sia assurdo paragonare l’italianizzazione del nome del Messia al mostro Geova. La ragione fondamentale è che, come abbiamo visto, il nome Gesù è la metamorfosi attraverso vari passaggi di un nome vocalizzato correttamente, cioè che non si aveva remora a pronunciare o a scrivere, e di cui dunque tutti conoscevano il vocalismo, mentre Geova è un’italianizzazione che parte da un nome vocalizzato scorrettamente nel medioevo.

A questa basilare verità, si possono porre due obiezioni, entrambe sciocche, ma che converrà esaminare:

1)Nomi ebraici simili, hanno subito nella nostra lingua d’arrivo esiti fonetici diversi, significa che non esiste una legge automatica ed universale per trasformare un nome ebraico in un nome italiano. Che superiorità avrebbe dunque Geova rispetto a Gesù?

2)Su che cosa ci basiamo quando diciamo che conosciamo il vocalismo esatto di Gesù? Il greco non ha un solo modo di pronunciarsi, e dunque neppure rifacendosi al testo greco del NT potremmo sapere come si pronunciava in greco il nome del Messia.

La risposta è che:

1)La prima obiezione è priva di senso. Quando si dice che le parole si trasformano da una lingua all’altra in base a leggi fonetiche, non si sta certo dicendo che questa legge è una sola, o che tale legge sia di una semplicità tanto meccanica che anche le persone a digiuno di linguistica storica la sappiano applicare. Nessuno ha detto ad esempio che queste evoluzioni funzionino nel senso che una lettera ebraica si evolva sempre e solo in una singola lettera greca: non è cioè possibile confutare leggi fonetiche che nessun linguistica s’è mai sognato di pronunciare. Le parole mutano, il più delle volte, perché il parlante nella lingua d’arrivo ha un sistema articolatorio diverso da quello del parlante nella lingua di partenza, e così certi suoni vengono persi. Ad esempio noi non abbiamo in italiano la consonante tedesca che suona nella parola “Reich”, motivo per cui parlando del nazismo e del “III Reich”, un italiano finisce di solito per pronunciare quella “ch” finale con una “c” di casa. Ovviamente, non è che esista una legge fissa nel modo in cui delle parole ebraiche passano in greco, perché il sistema articolatorio dei greci non era unitario, sicché certe parole sono entrate in greco in secoli diversi rispetto ad altre parole, o in aree geografiche diverse, caratterizzate da una parlata ellenica difforme. Le parole ebraiche hanno cioè subito modificazioni peculiari a seconda della lingua d’arrivo, che non è un’entità uniforme e astratta, ma qualcosa che variava localmente e cronologicamente.
In ogni caso, non è neppure interessante il fatto che noi contemporanei arriviamo a conoscere nella precisione i meccanismi di modificazione, per poterli descrivere dall’esterno, cioè che conta è che questi passaggi siano avvenuti naturalmente, partendo da una parola vocalizzata correttamente perché normalmente pronunciata, cioè Gesù, mentre nel caso di Geova si è partiti da una parola vocalizzata scorrettamente nel medioevo. Il fatto che tutti i mutamenti avvengano in base ad una logica, ad una legge, è del tutto indipendente dal fatto che noi conosciamo o meno tale legge, esattamente come l’acqua si trasformava in vapore acqueo secondo le leggi della chimica già ai tempi degli antichi greci, sebbene gli antichi greci non conoscessero le leggi della chimica moderna. Nessuno sano di mente dubita che all’epoca di Gesù, il suo nome si pronunciasse, ergo, quale che sia la regola inconscia in base alla quale i grecofoni hanno reso il suo nome, essi l’hanno fatto a partire da un nome vocalizzato correttamente. Non c’entra nulla il fatto che noi sappiamo o meno descrivere dall’esterno la legge fonetica che è intervenuta (sebbene sia chiaro che essa è ben conosciuta!), ciò che conta è che questi passaggi, di lingua in lingua, si sono fatti a partire da un nome vocalizzato correttamente perché parlato. Yhwh invece non veniva pronunciato, e così se ne perse la corretta vocalizzazione: si aggiunsero, secoli dopo, le vocali di Adonay, creando l’ibrido Geova, e qualche sventurato italianizzò questo nome, che dunque non si riallaccia attraverso mutamenti fonetici naturali ad un nome ebraico vocalizzato correttamente, ma parte da un termine inesistente. Si riallaccia al Cosura del mio esempio del mio precedente post, non a Cicero.

2)La seconda obiezione, quella che non sappiamo come si pronunciasse il greco all’epoca apostolica, è similmente irrilevante, oltre che in questo caso del tutto infondata. È vero che la “eta”, cioè la seconda lettera di Gesù, viene letta dai bizantini “i”, mentre nell’epoca periclea era una “e” aperta, ma nel nostro caso è del tutto irrilevante. Noi infatti sappiamo quale vocale ebraica traslittera, cioè uno schwa, e tale vocale non ha mai suonato “i” lunga (la ita bizantina) in ebraico, quindi siamo sicuri che in questo caso la “eta” vuole trasmettere un timbro “e”. Ma ciò è irrilevante, per gli stessi motivi visti sopra. Non c’entra nulla con la mia argomentazione il fatto che noi possiamo o meno ricostruire la pronuncia greca di “Iesous” nel I secolo… Non siamo noi il punto. Il punto è che la pronuncia la sapevano quelli che nel I secolo hanno scritto, ed è quella pronuncia che, di bocca in bocca, è passata al latino,trasformandosi, e poi è giunta fino a noi, trasformandosi ancora. Non c’entra nulla il fatto che noi sappiamo o meno come si pronunciasse il nome del Messia in tutti gli stati qui elencati, ciò che conta è che ogni stadio deriva dal precedente, a prescindere dal fatto che noi si sappia o meno in cosa quello stadio consistesse. Nel caso di Geova invece non c’è questa continuità… esso è l’evoluzione non della pronuncia del tetragramma, che era cessata da secoli quando Geova fu inventato, è l’evoluzione di un nome creato nel medioevo, tale Iehova. Mentre Geova risale cioè, nelle sue trasformazioni di bocca in bocca, solo al nome latino Iehova creato nel medioevo, il nome Gesù invece è la trasformazione lunga venti secoli che ha come nome di partenza il nome vocalizzato correttamente, perché correntemente pronunciato.


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Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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Messaggio da arwen »

Splendida idea questo post riassuntivo, di "pronto intervento". Potresti, per favore, quando avrai tempo e voglia , farne uno anche sulla formazione del canone del NT e sulla sua legittimità ?. :grazie: :coffee:
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" Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro si allontana.
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Messaggio da minstrel »

Concordo! Questi post di sunto sono una manna nel deserto. Sarebbe splendido tenerli in prima linea e aggiornati in base ad eventuali nuove (assurde) linee difensive.
A little bit of me, myself and I
«Chi è capace di una visione generale è dialettico, e chi non lo è, no», PLATONE, Repubblica VII,537 c.

Croce-via: un crocevia di croci.
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MILLE GRAZIE ANCHE A VITTORINO!!
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Gabriele Traggiai
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Messaggio da Gabriele Traggiai »

Poly:
1)Nomi ebraici simili, hanno subito nella nostra lingua d’arrivo esiti fonetici diversi, significa che non esiste una legge automatica ed universale per trasformare un nome ebraico in un nome italiano. Che superiorità avrebbe dunque Geova rispetto a Gesù?

2)Su che cosa ci basiamo quando diciamo che conosciamo il vocalismo esatto di Gesù? Il greco non ha un solo modo di pronunciarsi, e dunque neppure rifacendosi al testo greco del NT potremmo sapere come si pronunciava in greco il nome del Messia.
La risposta a queste domande è ineccepibile, bisogna fare anche un'altra semplice considerazione, in risposta all'affermato dei testimoni di Geova che sostiene la fonetizzazione "geova" in virtù della conoscenza di altri nomi ebraici.
Per quanto riguarda il Tetagramma, la fonetica di tale nome era caduta in disuso per la "superstizione" sull'uso di tale nome, quindi nomi come Gesù e/o altri erano conosciuti e tramandati tranquillamente mentre la vocalizzazione del Tetagramma no. Ci fosse uno scritto del 1° secolo che attesta la vocalizzazione del tetagramma potremmo anche fare delle supposizioni ma in assenza di ciò è assurdo affermare che siccome abbiamo la forma corretta di Gesù, Ezechiele o Daniele allora possiamo anche ricavare le vocali della traslitterazione del Tetagramma stesso.

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polymetis
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arwen ha scritto:Splendida idea questo post riassuntivo, di "pronto intervento". Potresti, per favore, quando avrai tempo e voglia , farne uno anche sulla formazione del canone del NT e sulla sua legittimità ?. :grazie: :coffee:
E chi lo sa? L'argomento è assai più lungo. Con "Geova" è facile liquidare l'errore dei testimoni: questa forma è scorretta perché, a differenza di Gesù, deriva da una forma scorretta. Il nome di Dio che essi pretendono di propagare, è il derivato di un falso. E non c'entra nulla il fatto che le persone capiscano di chi si parla sentendo quel nome, ciò infatti non basta a far sì che un nome possa esser detto corretto, altrimenti sarebbe corretto qualsiasi nome inventato, purché la gente convenzionalmente di chi si parla. C'è un lato del problema, e cioè il lato di Dio stesso, che secondo i TdG avrebbe un nome proprio, e non si può certo dire che propagandare un nome che la gente riferisce al Dio d'Israele equivalga a dire che quello è il nome con cui il Dio d'Israele s'è palesato. A rigor di termini, se volessimo essere rigorosi, neppure di Gesù si può dire che era il nome del messia, ma almeno questo termine è l'italianizzazione di un nome vocalizzato correttamente, cioè è l'evoluzione di un nome che esisteva, al contrario Geova è l'italianizzazione di un nome inventato nel medioevo. E si badi che questi sono motivi filologici seri, non facciamoci vender fumo da quelli che dicono che Geova non viene usato per meri motivi teologici, cioè per rispetto della tradizione ebraica (o forse sarebbe meglio dire "tradizione apostolica!"): Geova è proprio un errore, l'evoluzione di qualcosa che non è mai esistito in ebraico, a differenza di Gesù, che è l'evoluzione di qualcosa che esisteva.
Ciò detto, se è chiaro come il sole che Geova è aberrante, e non ha affatto i titoli logici per poter essere dichiarato il nome di Dio, non appena chiunque abbia un po' di discernimento si industri ad analizzare il problema, lo stesso non vale per la questione del canone, che richiede invece più battute. Comunque, di recente, avevo aperto una discussione intitolata "Il canone biblico è chiuso?", dove si dava un riassunto della tematica del canone:
https://forum.infotdgeova.it/viewtopic.p ... 863&hilit=" onclick="window.open(this.href);return false;

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Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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Quixote
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E bravo Poly; ora però, visto che Geova l’abbiamo demolito, che ne dici di aprire un 3d sul termine ‘Testimoni’? μάρτυς, υρος in greco, e martiri lo sono, senza saperlo ma credendo di saperlo. A proposito, a tempo perso mi diletto anch’io con ricerche internettiane: fatto da poco, su Google libri, quindi risultato più rappresentativo (e quasi ”accademico”) che non il generico Google. Geova: occorrenze quasi 24.000, e naturalmente la prima decina di pagine (sc. 10 x 10) — non ho guardato oltre — si riferisce esclusivamente ai TdG. Yahweh, quasi 3.000.000 di occorrenze. Vale a dire 1 vs 125.
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
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arwen
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Messaggio da arwen »

polymetis ha scritto:
arwen ha scritto:Splendida idea questo post riassuntivo, di "pronto intervento". Potresti, per favore, quando avrai tempo e voglia , farne uno anche sulla formazione del canone del NT e sulla sua legittimità ?. :grazie: :coffee:
E chi lo sa? L'argomento è assai più lungo. Con "Geova" è facile liquidare l'errore dei testimoni: questa forma è scorretta perché, a differenza di Gesù, deriva da una forma scorretta. Il nome di Dio che essi pretendono di propagare, è il derivato di un falso. E non c'entra nulla il fatto che le persone capiscano di chi si parla sentendo quel nome, ciò infatti non basta a far sì che un nome possa esser detto corretto, altrimenti sarebbe corretto qualsiasi nome inventato, purché la gente convenzionalmente di chi si parla. C'è un lato del problema, e cioè il lato di Dio stesso, che secondo i TdG avrebbe un nome proprio, e non si può certo dire che propagandare un nome che la gente riferisce al Dio d'Israele equivalga a dire che quello è il nome con cui il Dio d'Israele s'è palesato. A rigor di termini, se volessimo essere rigorosi, neppure di Gesù si può dire che era il nome del messia, ma almeno questo termine è l'italianizzazione di un nome vocalizzato correttamente, cioè è l'evoluzione di un nome che esisteva, al contrario Geova è l'italianizzazione di un nome inventato nel medioevo. E si badi che questi sono motivi filologici seri, non facciamoci vender fumo da quelli che dicono che Geova non viene usato per meri motivi teologici, cioè per rispetto della tradizione ebraica (o forse sarebbe meglio dire "tradizione apostolica!"): Geova è proprio un errore, l'evoluzione di qualcosa che non è mai esistito in ebraico, a differenza di Gesù, che è l'evoluzione di qualcosa che esisteva.
Ciò detto, se è chiaro come il sole che Geova è aberrante, e non ha affatto i titoli logici per poter essere dichiarato il nome di Dio, non appena chiunque abbia un po' di discernimento si industri ad analizzare il problema, lo stesso non vale per la questione del canone, che richiede invece più battute. Comunque, di recente, avevo aperto una discussione intitolata "Il canone biblico è chiuso?", dove si dava un riassunto della tematica del canone:
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" Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro si allontana.
Oh no !. Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai;
Amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio;
Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato. "
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beh .. complimenti

Messaggio da francescorassel »

Piu' che un riassunto .. potrebbe essere una tesi. Utile. grazie
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Bisognerebbe passare poi al II problema, e cioè: se il Dio d'Israele s'è fatto conoscere come Yahweh, ne deriva che i cristiani debbano utilizzare questo nome?
I TdG hanno la strana idea che i cattolici siano arrivati a bandire il nome Yhwh, cioè che vi sia una specie di complotto, in ossequio alla tradizione ebraica. In realtà, tutto ciò è falso, il nome di Dio si può usare, nel parlato come nello studio, semmai si pongono dei limiti al suo uso in ciò che riguarda il contesto liturgico. Sicché esistono traduzioni cattoliche non liturgiche come la Bible de Jérusalem che usano il tetragramma, mentre le traduzioni liturgiche non lo usano. Quanto alla liturgia, sarebbe cosa sensata evitarlo, sebbene personalmente ho sempre trovato Yahweh tanto sui miei libri di religione quanto nella liturgia cantata, basi pensare alla canzone "QUale gioia mi dissero", che è in assoluto una delle più amate dagli italiani, e suonata con più frequenza, nella quale ricorre Yahweh.
Ciò detto, sebbene Yahweh sia usato, non mi pare che sia necessario farlo, e forse non corrisponde neppure al sentimento dell'insegnamento gesuano che lo si faccia.
Se gli apostoli, come apprendiamo da qualsiasi edizione critica del NT, sostituivano Yhwh con kyrios (Signore), e si attenevano cioè alla tradizione ebraica che i TdG sembrano disprezzare, perché noi dovremmo fare diversamente?
Non risulta che Gesù, o gli apostoli, abbiano mai usato Yhwh, risulta anzi che Gesù lo sostituì ogni volta che doveva pronunciarlo. Evidentemente la tradizione ebraica della sostituzione del nome gli piaceva.
E a nulla valgono ovviamente le obiezioni di quei poveri TdG che ingenuamente citano versetti come "sia santificato il tuo nome", deducendone come dei veri dilettanti che Gesù riservasse una qualche considerazione al tetragramma. "Nome" nelle lingue semitiche è una metonimia per "persona", "sia santificato il tuo nome" è solo un modo per dire "sia santificata la tua persona", "sii tu santificato". Lo stesso dicasi per altre frasi del tipo "il nome del re sia benedetto", o simili, che vogliono solo dire "sia benedetto il re". E' qualcosa di simile a quando diciamo "siete in arresto, nel nome del Re!", dove la gente è in arresto non perché il re si chiami Giorgio o Luca, ma perché la frase vuol dire "in nome dei poteri che ha il re come persona". "In nome della legge" è un'altra formula simile.
Formule come "sia santificato il tuo nome", che infatti usano gli ebrei ancora oggi, non possono dimostrare in alcun modo un utilizzo del tetragramma da parte di Gesù, altrimenti ne potremmo per lo stesso motivo dedurre che tutti gli ebrei di oggi, che usano normalmente queste espressioni, usino il tetragramma. Una follia ovviamente...
Ciò detto, non mi pare sensato che i cristiani, i quali hanno imparato a chiamare Dio Padre, regrediscano e chiamino Dio col nome di Yahweh, che poi, tra l'altro, è solo il nome di una divinità etnica, probabilmente originaria del Sud. Yahweh è solo il nome di una divinità locale che ebbe successo, e sarebbe il caso di iniziare a chiamare Dio col nome di Padre, come Gesù ci insegnò.

Da ultimo, il tetragramma è da sostituirsi con kyrios perché così fa la LXX, che fu il libro liturgico adottato dalla Chiesa nascente e dagli apostoli ancor prima che ci fosse il NT. E non balbettino i TdG le ormai sorpassate ed isolate teorie di Howard, secondo cui nel testo originale della LXX ci sarebbe stato il tetragramma, come alcuni papiri attesterebbero, e che solo in un secondo tempo esso sarebbe stato sostituito con kyrios. E' noto infatti cosa pensi il mondo accademico, allineato con Pietersma, cioè che quei papiri col tetragramma non siano affatto esemplari della LXX, bensì versioni giudaizzanti, volte a dare un carattere più semitico all'originario testo septuagintico, e che dunque dev'essere tenuto fermo che il testo originale dei Septuaginta era privo di tetragramma.

Scrive giustamente un septugentista di vaglia come Natalio Fernández Marcos: "Molto probabilmente già i traduttori del Pentateuco utilizzarono Kyrios per tradurre il Tetragrammaton, ma forse molto presto e certamente nel primo secolo a.C. si attuò nel giudaismo palestinese un processo arcaizzante di correzione del nome sacro, che viene scritto in ebraico, in scrittura quadrata o paleoebraica oppure traslitterato in greco, mentre nei circoli cristiani si generalizza di nuovo l'uso di Kyrios" (Natalio Fernández Marcos, La Bibbia dei Settanta. Introduzione alle versioni greche della Bibbia, Brescia, Paideia, 2000, pp. 194-195).

Tra l'altro, non si consideri ingenuamente l'uso della scrittura paleo-ebraica al posto di quella quadrata, che era probabilmente un modo di scrittura volto a ricordare che quel nome non fosse da pronunziare, a differenza di tutto il resto del testo circostante.

Sul tetragramma nella liturgia cattolica, e il perché il nome Yhwh non sia affatto necessario al cristiano, si possono vedere i commenti che feci al documento "Sul nome di Dio (il tetragramma YHWH) nella liturgia" della Congregazione per il culto:

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Quixote
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Messaggio da Quixote »

Ovviamente, in linea generale, sono d’accordo con tutto quanto scritto da Polymetis. In particolare però mi sono sorti alcuni dubbi, e visto che nessuno qui ha offerto un contraddittorio, lo faccio io, non perché creda tanto a quello che dirò, ma perché, forse, alcuni punti necessitano di essere approfonditi. Va da sé che nell’uso linguistico italiano Geova è improponibile, per le ragioni sincroniche e diacroniche offerta dal Poly, ma mi chiedo: è la stessa cosa nel mondo anglosassone? In fin dei conti l’Italia non è, per la WTS, che una succursale, per cui vale veramente in toto il discorso fatto?

Mi spiego con un esempio fatto anche da Polymetis; Capernaum è inaccettabile nel sistema linguistico italiano, che possiede, sincronicamente l’alternativa ‘Cafarnao’, conosciuta da tutti noi, per cui la forma originale greco-latina (Capharnaum/Καφαρναοὺμ), recepita grossomodo simile in inglese, ha subito quelle leggi fonetiche cui Poly accenna, che fan sì, che nella sua evoluzione, si sia affermato oggi in Italia la forma universalmente nota. Per cui oggi in Italia la forma corrente, quindi da usare, è, e non può essere altro che ‘Cafarnao’, accettata dalla quasi universale totalità dei parlanti, e se non accettata — naturalmente dai TdG — ciò avviene per motivi speciosi. Lo stesso, a dire il vero, vale anche per l’inglese Capernaum, che, per le stesse leggi fonetiche, a prescindere dalla grafia, viene in realtà pronunciato Kepéeneiem (con le -e- che in realtà stanno per una ‘e‘ indistinta, lo schwa; in simboli fonetici sarebbe kə’pə:njəm). Quindi la TNM è doppiamente traditrice, in quanto inserisce nel sistema italiano un vocabolo che in realtà non è una traslitterazione dal latino, ma dall’inglese, di cui però non mantiene, né potrebbe farlo, la pronuncia. Insomma un altro mostro.

Detto questo, però, mi viene il dubbio che la forma Jehovah, in inglese, goda di un maggior credito, perché presente già nella Bibbia di Re Giacomo, e sulla sua scia in altre importanti traduzioni anglosassoni; per cui mi domando se nel sistema linguistico anglosassone Geova/Jehovah non sia più giustificato che nel nostro. E l’obiezione “accademica”, al riguardo, anche se di gran lunga minoritaria non mi pare del tutto pertinente, perchè resta da stabilire quale sia l’uso effettivo dei parlanti, che spesso e volentieri è in disaccordo con l’uso accademico, che non è in nessun modo quello che può stabilire la liceità di un espressione linguistica. Si parlava di Cicero? io lo leggo, conforme alla pronuncia classica, Kikero, così come leggo Gaetùli e Nùmidi (anche certi insegnanti universitari, nella dotta Bologna, in questi due ultimi casi scambiavano proparossitono per parossitono, ovvero leggevano erroneamente Gètuli e Numìdi); così come dico, in buon italiano, ‘edèma’ e ‘scleròsi’… (prima del greco, l’italiano privilegia il latino; ma qui conta anche il fatto che il parlante italiano tende a leggere sdrucciole le parole dotte che non conosce). Ma ciò che conta è l’uso, non la pronuncia dotta.

In sintesi, a prescindere che il tutto denota la dipendenza e l’insipienza dei traduttori italiani della NWT, mi domando fino a che punto il discorso del Poly possa essere esteso alla versione inglese, perché se ci limitiamo al caso italiano rischiamo di fare un discorso, tutto sommato, locale, e quindi relativo. Tanto più che certe traduzioni di marca cattolica mi lasciano il sospetto di un che di arbitrario. Non parlo, naturalmente del NT, su quello non ci piove: la tesi TdG di una congiura dei primi tempi, che avrebbe sostituito nei protovangeli il teragramma YHWH è insostenibile. Ma nel VT ci sono effettivamente dei casi che mi lasciano in dubbio; si prenda per es. Ps. 83, 19 (trad CEI):
sappiano che il tuo nome è «Signore»: tu solo l'Altissimo su tutta la terra.
Ora però nel testo ebraico c’è, invece di «Signore», יחוח, cioè Yahweh, per cui la traduzione non mi pare a prima vista perspicua, in quanto sembrerebbe che qui il nome proprio sia sottolineato ed abbia una sua ragion d’essere. E non mi soddisfa del tutto il pensare che i traduttori cattolici evitino, in omaggio a una tradizione, sia pur generalmente condivisibile, di evitare di nominare Dio invano: se il testo originale voleva esprimere il nome, il nome andrebbe espresso. Naturalmente so bene che la traduzione CEI non è una traduzione filologica ma mira a dare il senso del testo, e in questo è anni luce avanti alla TNM/NWT. Ma se le mia interpretazione fosse esatta (e, non essendo un biblista, ci metto fior di dubbi) rimarrebbe il fatto che qui tradirebbe platealmente il testo originale. Cioè, se nel testo, effettivamente Dio voleva nominarsi, togliere quel nome potrebbe essere, almeno in questo caso, un arbitrio.

La TNM traduce Ps. 83, 18;
Affinché conoscano che tu, il cui nome è Geova, Tu solo sei l’Altissimo su tutta la terra.
Lasciamo pur perdere quel Geova antistorico e antifilologico, però la necessità del nome proprio, si denomini esso Geova o Yahweh, in questo luogo, non mi sembra del tutto immotivata, a prescindere dalle fantasie interpretative geoviste. Vale a dire, a dispetto di tutte le corbellerie che vi leggo, e del fine chiaramente apologetico, dottrinale e ideologico, tutte, proprio tutte, le loro riflessioni, siano pure ingenue quanto si voglia, sono da scartare? Mi ricordo, quando ho iniziato a scrivere contro di loro: al processo di Gesù forse dissero veramente «al palo». D’accordo, intendevano materialmente una croce. Disquisizioni sottili, che lasciano il tempo che trovano; ma che non andrebbero, sic et simpliciter, respinte a priori sempre e in ogni caso.
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Complotto?

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I TdG hanno la strana idea che i cattolici siano arrivati a bandire il nome Yhwh, cioè che vi sia una specie di complotto
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Complotto?
Penso che tu abbia centrato il discorso.....vogliono passare per i soli che seguono i dettami della bibbia i soli che adorino il vero D-o,i soli che hanno ripristinato il nome divino,i soli che si salveranno,i soli.....e soli resteranno nell'ignoranza di un esegesi biblica,perché non hanno un confronto con altri,devono seguire "il solo" canale di D-o. Mi dispiace per loro....:fronte:
Ray

Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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Caro Quixote,

scusa se ti rispondo solo ora, ma in questi giorni sono stato assai impegnato a Venezia, e solo ieri sono rientrato a casa. Ti rispondo volentieri, infatti la mia lingua fluisce liberamente in un luogo come questo, dove posso dedicare alle questioni tutto lo spazio che meritano, a differenza di altri spazi virtuali dove se non riescono a contenerti ti censurano, imponendoti di trattare gli argomenti senza poter fare tutti gli appositi distinguo che richiedono, in quanto ti danno un limite di caratteri. Questo ovviamente a meno che tu non sia loro comprare, in quel caso puoi mettere in fila tutti i post che vuoi, violando così de facto il numero massimo di caratteri consentito. Non voglio però tediarti con questo preambolo sulla grande libertà d’espressione di questo forum, che non censura mai gli argomenti ma solo la maleducazione, entriamo perciò nel merito della tua questione.
Il problema che sollevi, sul fatto che le mie obiezioni non potrebbero valere per una realtà anglosassone, non mi pare siano rilevanti, per la banalissima ragione che io non ho mai preteso di parlare per la realtà anglosassone. Mi sono sempre riferito all’italiano, ed anzi, ho rimproverato ai TdG che, nella loro disperata ricerca col lanternino di autori contemporanei che usino Geova, essi sovente citino autori non italiani: li ho più volte messi in guardia dicendo che la tradizione linguistica di uno stato è diversa da quella di un altro, sicché il fatto che una forma sia più o meno attestata in inglese, non ci dice nulla sulla sua utilizzabilità in italiano. Non conosco la realtà anglosassone da madrelingua, e dunque non ho le competenze per esprimermi nella questione che tu sollevi, perché non mi interessa ai fini di questa discussione. Se anche avessi ragione, e Jehova fosse una forma ancora accettabile in inglese, ciò non cambierebbe nulla al nostro discorso sull’italiano.
A questo proposito se i TdG italiani la piantassero di nascondersi dietro inutili paraventi, e mi dicessero che usano “Geova” nel nostro idioma solo perché sono la succursale di un’azienda americana, e dunque hanno dovuto tradurre Geova in italiano per una questione di calco del loro nome inglese, per me la faccenda sarebbe anche finita lì. Quello che mi scoccia è che tentino di nascondere questo fatto, dando motivazioni nobili a quello che è semplicemente un fatto di marchio commerciale.

Ora però vorrei venire ad un’altra questione, sovente citata dai TdG, che in questo sono stati catalizzati dal libro di Gertoux. Anche questa risposta alle obiezioni può rientrare nel prontuario delle repliche da dare agli sprovveduti TdG.
In un noto passo Giuseppe Flavio scrive:
“La testa era coperta da una tiara di bisso, orlata di violetto, e attorno ad essa stava un’altra corona d’oro che portava sporgenti le sacre lettere: queste sono quattro vocali”. (Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica, V, 5, 7, 235-236)

Il testo è interessante: non perché Giuseppe Flavio fosse un madrelingua ebraico, visto che all’epoca la gente parlava aramaico, ed in tale lingua l’opera di Flavio fu originariamente composta, bensì perché facendo parte dell’intellighenzia ebraica del primo secolo probabilmente ne sapeva sulla pronuncia comunque più di quanto ne sappiamo noi.
Iniziamo a capirci su cosa vuol dire il testo: che significa che le lettere sacre “sono” 4 vocali?
Ci possono essere due ipotesi:
1)Sono davvero a livello di grafemi 4 vocali
2)Si leggono come 4 vocali.

Nel secondo caso, l’affermazione sarebbe simile a quella di chi dicesse oggi: “nella parola inglese “war”, nel prime due lettere sono vocali”.
Tra l’altro, quest’affermazione non è neppure imprecisa, dal punto di vista fonetico quella “w” è una semivocale, le semivocali sono suoni di tipo vocalico che, ad es. nei dittonghi, si combinano alle vocali propriamente dette.
Esploriamo invece la prima ipotesi, cioè che proprio graficamente siano vocali. Possiamo separare quest’ipotesi in due sottosezioni, cioè due sub-ipotesi:
1a) Si tratta di lettere nate come consonanti, in seguito usate per esprimere delle vocali. E’ il fenomeno noto in ebraico come “madri di lettura”. Per aiutare a ricordare la pronuncia delle parole, o per evitare la confusione di parole omografe se fossero state scritte solo le consonanti, e allorché la parlata dell’ebraico si perdeva rendendo di fatto più difficoltosa la lettura, furono aggiunge alle parole originarie delle consonanti che fungevano da suoni vocalici, onde aiutare il lettore a ricordare che vocale ci volesse.
1b)Si potrebbe ipotizzare invece che quelle consonanti non siano vocali nel senso che sarebbero madri di lettura (cioè consonanti usate in epoca tarda al posto di vocali), bensì fossero originariamente vocali. Questa ipotesi cozza con l’idea che l’ebraico sia una lingua sola consonantica, e che le vocali siano state aggiunge solo in seguito.

L’ipotesi corretta, lasciando perdere sia 1a che 1b che smonteremo in seguito, è la numero 2, cioè che Giuseppe Flavio ci stia banalmente dicendo che queste 4 lettere sono, a livello di pronunzia, 4 vocali.
Infatti se dicendo che il nome di Dio è composto da quattro vocali Giuseppe Flavio stesse davvero dicendo che le quattro lettere con cui è scritto sono proprio graficamente quattro vocali, allora starebbe automaticamente dicendo ai suoi lettori come leggerlo, perché starebbe dicendo che ad ogni segno va associata una vocale corrispondente. Ma questo è incompatibile con quanto dice nelle Antichità Giudaiche dove invece afferma di non avere il permesso di rivelare come il nome si pronunci (Antichità, II,12,4), il che implica che quando nella Guerra Giudaica dice che il nome di Dio è di quattro vocali intende dire che nel suono della pronuncia si sentono quattro vocali, e in questo modo non starebbe perciò dicendo quali vocali siano, serbando il segreto. Se invece si suppone che stia dicendo che quelle scritte sulla corona sono quattro segni vocalici a livello grafico, allora si starebbe contraddicendo, perché darebbe immediatamente indicazione di come leggerli, e il segreto che egli non si riteneva in diritto di rivelare sarebbe per l'appunto svelato, in modo assai plateale.
Su questa linea si schierano gli studiosi più noti. Ad esempio cito dal commento al brano di Giuseppe Ricciotti, che fu professore di ebraico all'università La Sapienza di Roma:

“In ebraico le lettere in questione non sono, in realtà, quattro vocali, bensì vere consonanti: tutt'al più la prima e la terza (Y W) perdano sovente il loro valore consonanti confondendosi con qualche vocale vicina, ma precisamente nel caso nostro ciò non avviene e tutte mantengono il loro valore consonantico, Y(a)hw(e)h. Qui però Giuseppe sembra dipendere, come spesso, dal greco e non dall'ebraico; ci sono infatti pervenute varie trascrizioni greche del nome divino, cioè Ἰαώ (Diodoro Siculo, I, 94, 2; Origene ecc.), Ἰαυό, Ἰευώ, Ἰαουέ, Ἰαουαί, Ἰαωουηέ, le quali sono tutte formate da quattro vocali; la stessa trascrizione Ἰαβέ trasmessaci da Teodoreto (Quaest. XV in Exod.), doveva suonare in lettura come totalmente vocalica (per la debolezza della labiale β posta fra due vocali) e pronunciarsi quasi iauè. Non sarebbe, del resto, il primo caso in cui Giuseppe, trattando di un vocabolo semitico, lo giudica dal punto di vista greco; vedi a IV, 5.” (Giuseppe Ricciotti, in Flavio Giuseppe, La Guerra Giudaica, Torino, 1963, Soc. Editr. internazionale-S.E.I, p. 161)
Identiche considerazioni si potranno trovare nell'edizione del Bellum Judaicum della Fondazione Valla.
L’ipotesi 1 invece, cioè quella che sostiene che graficamente fossero 4 vocali, o perché Madri di lettura, o perché originariamente vocali in una fase arcaica della lingua, non sembra sostenibile, e per vari motivi:
1)Non s’è mai sentita, in ebraico, una parola composta solo di vocali. L’ebraico è una lingua dove gran parte del significato è dato dalla radice consonantica, a cui poi le vocali aggiunte nel parlato danno una declinazione particolare, è impossibile parlare di una parola solo vocalica.
2)Allo stato più antico delle nostre attestazioni dell’ebraico, e del tetragramma in particolare, l’ebraico usava già queste lettere come consonanti, quindi non c’è attestazione alcuna, se non nella fantasia edenica dei fondamentalisti americani, di uno stadio arcaico della lingua dove queste lettere fossero vocali.
3)I TdG internettiani, poveretti, leggono troppo e male: il fatto che leggano spazzatura e non siano in grado di riconoscerla fa sì che producano pseudo-teorie, ma il solo fatto che leggano li spinge comunque a pensare da soli, il che è pericolosissimo all’interno di un culto fondamentalista come quello dei TdG, perché se si pensa da soli finiscono per scivolare nei nostri discorsi affermazioni mai sostenute dalla WTS ed anzi contraddette dalla medesima. La WTS non mi risulta abbia mai detto che queste lettere graficamente siano delle vocali, bensì ritiene che siano consonanti di cui la vocalizzazione è disputata, sicché chi afferma che siano vocali va fuori dai binari di mamma WTS. Comunque sia, vorrei far notare, che se fossero state vocali, in seguito diventate consonanti, dovremmo ipotizzare una fase della grafia ebraica in cui le parole sarebbero apparse assai diverse da come le leggiamo oggi. Si dovrebbe ipotizzare cioè un frase in cui queste vocali si poteva vederle scritte in tutte le parole, ed in mezzo a tutte consonanti, che attualmente non hanno in mezzo nulla, se non ovviamente la puntazione masoretica, qualora venga scritta.
Infatti se ipotizziamo che questa lingua arcaica avesse un alfabeto con una lettera in grado di esprimere il suono vocalico “e”, e che tale lettera fosse l’attuale consonante “he”, non si vede perché essa avrebbe dovuto essere impiegata solo nello scrivere il Nome di Dio: avrebbe dovuto invece comparire in tutte le parole in cui veniva pronunciata questa vocale. Sicché dovremmo ipotizzare che tutte le parole ebraiche che hanno al loro interno una “e” pronunciata, venissero una volta scritte con in mezzo una “he”, e che poi, per qualche miracolo, la “he” sia diventata una consonante, e dunque tutte le parole abbiano smesso di essere scritte con questa “he”, ed essa sia stata perciò tolta in massa dalla grafia delle parole, che infatti oggi non riportano le vocali. Lo stesso dicasi per le altre vocali: dovremmo cioè ipotizzare una fase scritta della lingua ebraica in cui se questi grafemi erano vocali, venivano utilizzati come vocali, e perciò dovremmo immaginarci una fase dell’ebraico scritto in cui tutte le parole, attualmente scritte con sole consonanti, fossero infarcite di queste lettere-vocali, poi fatte sparire in massa. Inutile dire che a livello epigrafico non c’è rimasta alcuna traccia di questa colossale fantasia, né tanto meno di una lingua edenica coincidente con l’ebraico, come si favoleggiava nei secoli scorsi, essendo Adamo ed Eva creature di fantasia.
Quello che è accaduto è l’inverso: l’ebraico scritto (non quello parlato ovviamente), nasce come lingua alfabetica di sole consonanti. Alcune lettere, in un secondo periodo storico, e per la precisione con sempre più maggior frequenza quanto più si perdeva la pratica dell’ebraico parlato, sono state utilizzate come vocali di appoggio alle consonanti, per ricordare al lettore ormai di madrelingua aramaica quale vocale andasse infilata in una parola ebraica. Questo fenomeno non fu totale, infatti vediamo parole scritte a volte con sole consonanti (la cosiddetta scrittura difettiva), a volte con l’aggiunta delle madri di lettura che ne facilitano la recitazione.

Sicché, per riassumere, tanto le lettere di Yhwh, quanto le lettere dei nomi composti con le lettere di Yhwh, sono consonanti, che possono perciò essere vocalizzate in maniera diversa a seconda della parola in cui si trovano inserite.


4)Nell’ipotesi di Gertoux, che cioè questi grafemi siano vocali, o perché madri di lettura o perché sopravvivenze di un arcaico sistema in cui erano originariamente vocali (la II ipotesi non è di Gertoux, la cito a titolo di cronaca), c’è poi un passaggio poco chiaro.
La falla è in questo punto: se anche fosse ipoteticamente possibile dire che si tratta di quattro madri di lettura, non si spiega perché la prima “he” dovrebbe essere letta ”e” e non invece “a”, come le testimonianze greche suggeriscono. Il grande studioso dell'ebraismo e del nome di Dio Gerschom Sholem sostiene ad esempio che la forma greca ΙΑΩ sia proprio un tentativo esoterico di far valere le tre consonanti del tetragramma col loro valore di vocali, il che ovviamente non implica che fossero davvero vocali, ma che all'interno di un esperimento esoterico leggerle come vocali creava un nuovo nome magico così collegato al tetragramma. Commentando il ruolo del nome di Dio nel Sefer Yeṣirah, il libro più importante della mistica ebraica composto nel II secolo d.C., Scholem scrive:

"Il secondo passo afferma poi che i numeri originari dal 5 al 10 corrispondono alle sei direzioni dello spazio, che Dio ha misurato, e sigillato con le sei permutazioni delle tre consonanti Y, H e W. Nella scrittura ebraica, però, questi tre segni indicano anche le tre vocali I, A e O, e vengono a formare sia la sillaba magica yao sia il nome Yaho, due espressioni che hanno un ruolo estremamente importante in tutta la magia tardoantica di derivazione ebraica.” (G. Scholem, Il nome di Dio e la teoria cabalistica del linguaggio, 1998, Milano, Adelphi, p. 31).


Non è dunque chiaro perché davanti a YHWH tutto vocalico io debba essere più incline a leggere IEOA (traslitterazione mai attestata con queste 4 vocali) piuttosto che fare come gli ebrei dell'età tardoantica, e dunque leggere la “he” come fosse accompagnata da una vocale “a”.

5)Esiste poi un’altra possibilità per interpretare la frase di Giuseppe Flavio secondo cui le 4 lettere sarebbero 4 vocali, ma l’ho scorporata dalla precedenti, e la tratto a parte, per non creare confusione. Esiste una pratica per occultare i nomi tale che, al fine di nasconderli agli occhi indiscreti, se ne riportano solo le vocali, occultando le consonanti. Se ad esempio una persona si chiama “Cesare”, si scriverà soltanto “eae”, tralasciando le consonanti, e solo chi sia al corrente della pratica, sa che deve reintegrare C-s-r. Se così fosse, il tetragramma sarebbe davvero composto da 4 vocali, ma le consonanti potrebbero essere qualunque cosa, e ad esempio B-Z-K-Z, sicché se le vocali sono iaue, il nome potrebbe essere Bazakuze (si tratta cioè ancora di un sistema di Kerì velo ktiv).
Quest’ipotesi si scontra però con gravi difficoltà. L’epigrafia infatti ci restituisce il tetragramma Yhwh che era scritto così pure in epoche in cui non è nota alcuna proibizione circa la sua pronuncia, e nessuna volontà di occultarlo, sin dall'epoca della stele di Mesha. Ora, in un periodo dove questo nome era semplicemente il nome del Dio nazionale di Israele, un nome usato, che motivo c'è di credere che il suo nome fosse già scritto così con 4 matres lectionis per occultare le consonanti?
Ritengo molto più probabile che Giuseppe Flavio, quando dice che il Nome di Dio è composto da quattro vocali, intenda dire che si pronunciava con 4 vocali, cioè che pensi ad una trascrizione greca del tipo "Iaue".
Comunque, anche secondo questa interpretazione delle vocali che nascondono le consonanti, il nome divino non sarebbe affatto composto da 4 vocali alla maniera in cui intende Gertoux, bensì 4 vocali sarebbero le sole cose scritte, ma esse celano delle consonanti non annotate.
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Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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Messaggio da Quixote »

Ciao Poly. Nulla da dire sulla vocalizzazione, non ne avrei le capacità. Ma in questi giorni, per curiosità, ho inveve approfondito il discorso traduzione, in particolare quelle anglosassoni. Per cui vi passo queste semplici riflessioni, tanto per esaurire il tema. Geova/Jehovah è forma respinta dall’uso italiano, ma frequente, sulla scia della King James in quelle di marca protestante, e specificatamente anglosassone, per cui non improprio ne è in questo ambito l’uso; pure mi sembra vi sia una controtendenza: nel passo da me citato dei Salmi New American Standard Bible (©1995) e GOD'S WORD® Translation (©1995) traducono «LORD» (giocando anche sulle quattro lettere), World English Bible «Yahweh». Bibbie francesi e tedesche evitano il nome proprio, quelle spagnole alternano Senhor a Jehovah. ‘Geova’ lo troviamo, in italiano, in Bibbie protestanti, Deodati e Riveduta.

Ora nemmeno io sono madrelingua inglese, ma per quegli scarni campioni analizzati, mi sentirei di dire che negli US la forma Jehovah sia tuttora accettabile (ma con riserve, che paiono in aumento), il che naturalmente non sposta di un iota il discorso sulla sua legittimità storica. Quanto all’italiano, è evidente che la forma è inaccettabile, e non estendibile, e rimane unicamente a connotare i TdG.

Discorso più divertente quello di ‘Cafarnao’; la forma generalizzata in tutte le lingue è di gran lunga Capernaum; in ingl., fr., sp., et cetera. La forma ‘Cafarnao’ deriva all’italiano, in maniera foneticamente corretta, dalla Vulgata (Capharnaum) e dal testo greco (καφαρναουμ). Credo che le altre lingue derivino dal textus receptus greco 1550 (καπερναουμ) o equivalenti, penso per evoluzioni fonetiche del greco moderno, di cui conosco solo il fenomeno dell’itacismo, di cui si è già parlato a proposito di Aristotile. Sta di fatto che, si fa per dire, dovremmo essere orgogliosi di conservare, quasi unici, il giusto vocalismo e l’aspirata (ph = f). E lasciare ai TdG nostrani la loro barbara traduzione dall’inglese. Ma in ottica internazionale Capernaum, conforme all’uso (già in Lutero e nei testi bizantini) il vocalismo mi sembra ineccepibile; comunque inaccettabile in italiano.
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
GIOVANNI, III, 19. (G. Leopardi, La ginestra, esergo)
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Messaggio da phoenix74 »

polymetis ha scritto:
Cogitabonda ha scritto:Grazie, stragrazie, supergrazie!

Sono arrivata a leggere solo fino al punto 6. Quando avrò letto anche il resto manderò ulteriori ringraziamenti (ed eventuali domande).
Sono a disposizione per fornire qualsiasi chiarimento.

Ad maiora
Molto utile. :ok:

L'insistenza dei Tdg è anche per via del significato che vogliono dare: cioè l'esclusività dell'uso del nome (sbagliato) di Dio, per distinguersi da altre Religioni (e sette) che si proclamano cristiani.

Comunque anche Tdg "molto spirituali", con decenni di "studio", nomine di Servitori ecc alla fine sono esseri umani...

Per questo alle volte di fronte a discussioni e osservazioni serie (anche costruttive) i Tdg chiudono bruscamente e vanno via, offesi (e quasi arrabbiati)... alla Dottrina hanno sacrificato parecchio, per questo DEVE essere corretta e giusta (altrimenti dovrebbe rimettere in discussione tutta la loro vita).

Controprova alle tue osservazioni la disposizione Tdg di non studiare (da anni e anni) con l'Interlineare... :blu: che non vorrei sbagliarmi ma non viene più stampata (almeno per i proclamatori semplici) ?!
"Ci sono prigioni senza sbarre, ne guardiani. in cui Guide spirituali comandano. Possibile?
La realtà la percepisci dalle informazioni, comportamento ed emozioni derivano dalle relazioni dell'ambiente sociale.
Se cambi questi quattro elementi modificherai la prospettiva in cui la persona vede sè stessa ed il mondo esterno."

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Messaggio da polymetis »

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