Atti 7:59

La Bibbia dei Testimoni di Geova è davvero una traduzione fedele ed accurata delle Sacre Scritture?

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Karouomo
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Atti 7:59

Messaggio da Karouomo »

“pregare“ diventa “fare appello”

TRADUZIONE DEL NUOVO MONDO:
“E tiravano pietre a Stefano mentre faceva appello e diceva: “Signore Gesù, ricevi il mio spirito”.
Nella Interlineare del 1985 dei testimoni di Geova a pagina 556 nella colonna a destra si legge "…at Stephen as he made appeal and said…” tradotto “…a Stefano mentre faceva appello e diceva….” invece nella colonna a sinistra, leggiamo "…at the Stephen calling upon and saying… ” tradotto “…a Stefano mentre pregava e diceva…". Perché è stata usata l’espressione faceva appello invece di mentre pregava?

Cosa comporterebbe la presenza del verbo pregare rispetto a fare appello?
Il verbo del testo originale greco è έπικαλούμενον (epikaloùmenon) che in italiano è mentre pregava, mentre invocava. In italiano fare appello è diverso da invocare, pregare, in quanto quest'ultimo ha un'intensità espressiva sicuramente maggiore di fare appello. In Perspicacia volume 2 pagina 635, alla voce “Preghiera” non ci sono sinonimi relativi a “fare appello”: “[…] La preghiera implica devozione, fiducia, rispetto, e l’affidarsi a colui al quale è rivolta la preghiera. I vari termini ebraici e greci relativi alla preghiera hanno il significato di chiedere, implorare, supplicare, invocare, interrogare, e anche lodare, ringraziare e benedire.”.

Nota geovista
Nella nota della Watchtower Library 2009, come quella presente nella TNM, riguardo al verbo faceva appello, si afferma: "Faceva appello": o, "invocava; pregava". Perché i due termini sono sinonimi? In altri versetti il termine greco è reso coerente anche nella TNM. Di fatto il termine “epikalèo” può significare:
a) "invocare" (Atti 2:21, 9:14, 15:17, Rom.10:12, 13, 1 Corinti 1:2, Giacomo 2:7, 2 Timoteo 2:22, 1 Pietro 1:17), eccetto un caso in cui ha il senso di "chiamare a testimonio".
b) “appello, chiamare a testimonianza” in ambito giuridico-legale (Atti 25:11, 21, 2 Corinti 1:23).
c) "soprannominato" (Atti 1:23).
d) "chiamare" (Matteo 10:25, Ebrei 11:16).

La Torre di Guardia del 1/1/2005 a pagina 31 cita il Barnes’ Notes on the New Testament affermando che “La parola Dio non è nell’originale e non avrebbe dovuto essere neanche nella traduzione. Non è in nessuno degli antichi [manoscritti] o versioni”. Il manoscritto però segue dicendo a pagina 135 che il versetto dovrebbe essere reso “It should have been rendered, They stoned Stephen, invoking, or calling upon, and saying, Lord Jesus, etc”, qui l’autore Albert Barnes conferma che Stefano stesse invocando il Signore Gesù.

Sempre nella stessa pubblicazione geovista si afferma: “Un dizionario biblico spiega che in questo contesto l’originale parola greca epikalèo significa “Invocare; . . . fare appello a un’autorità”. (Vine’s Expository Dictionary of Old and New Testament Words)”. Secondo la WTS “Invocare” e il “fare appello (a un’autorità)” sono, senza alcuna distinzione, accettabili per tradurre “epikalèo”. Ma così non risulta, infatti tra i puntini di omissione la nota d del Vine’s Expository applica il “fare appello a un’autorità” principalmente a 2 Corinti 1:23 e Atti 25:11 non a Atti 7:59.

L’interlineare dell’Emphatic Diaglott è preso in considerazione varie volte dalla WTS (per esempio nella Svegliatevi! del 22/4/1980 pagina 16) e in Atti 7:59 traduce il testo greco con “invocare”.

Il Dizionario illustrato greco-italiano di Liddell e Scott è preso in considerazione varie volte dalla WTS (per esempio nella Torre di Guardia del 1/6/1987 pagina 9 paragrafo 5) a pagina 635 alla parola “epikalèo” precisa che in Atti 7:59 significa “invocare”.

Il Thayer, Greek English Lexicon of the New Testament è preso in considerazione varie volte dalla WTS (per esempio in Perspicacia volume 1 pagina 320) a pagina 238 applica a Atti 7:59 il termine “invocare”.

Il The New Testament in an Improved Version è preso in considerazione varie volte dalla WTS, (per esempio nell’opuscolo Trinità pagina 27) e in Atti 7:59 troviamo il termine “invocare”.

Stefano ha una visione del Padre (assieme a Gesù) e in seguito invoca solo Gesù.
Stefano non fa appello, ma una richiesta, invoca Gesù chiedendogli di ricevere il suo spirito perché venne arrestato e condannato a morte tramite lapidazione. Stefano era cristiano e quindi “invocava” Gesù.

I cristiani, infatti, sono coloro

TRADUZIONE DEL NUOVO MONDO:
“...che in ogni luogo invocano il nome del nostro Signore, Gesù Cristo…”
(1 Corinti 1:2, Atti 9:21, Ebrei 1:6), ed allo stesso modo invocano il Padre (Salmo 86:5) o invocano il nome di Dio (Gioele 2:32). Anche in Rivelazione 5:13, 14 Gesù viene pregato e adorato insieme al Padre ed in Marco 2:5-7 aveva il potere di rimettere i peccati.

Da precisare che in Atti 7:55 Stefano stava avendo una visione di Gesù e di Dio nel Sinedrio (Atti 6:12) in seguito venne portato fuori città (Atti 7:58) e lì fece l’invocazione solo a Gesù. La visione nel Sinedrio e l’invocazione sono due fatti separati accaduti in luoghi differenti e non sono un’unica visione continuata come asserito dalla WTS.

Possibile conclusione
Le scritture greche confermano che Stefano stava rivolgendo una preghiera a Gesù, sebbene la dottrina geovista affermi che a Cristo non si possano rivolgere le nostre preghiere in quanto per loro non è Dio.

[Vedi Ebrei 1:6]

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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Mi sono sempre chiesto cosa vuol dire "fare appello"...
Esiste un fare appello che non sia un invocare qualcuno? E invocare qualcuno, non è pregarlo? QUi Stefano fa una preghiera a Gesù, gli chiede di ricevere il suo spirito. Se pregare significa chiedere qualcosa a qualcuno, allora qui Stefano chiede qualcosa, nella sua invocazione al Signore. Conclusione: Stefano prega Gesù, sia che la traduzione sia quella dei TdG, sia che la traduzione sia la CEI.
In caso contrario mi dicano cosa intendono con quel "fare appello".

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Gabriella Prosperi
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Messaggio da Gabriella Prosperi »

polymetis ha scritto:In caso contrario mi dicano cosa intendono con quel "fare appello".
Molto semplice, per loro si può legittimamente pregare solo Geova, quindi, fare appello ha il significato di chiedere aiuto ad un intermediario che, però, come tale, non può esser pregato.
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Mario70
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Messaggio da Mario70 »

Gabriella Prosperi ha scritto:
polymetis ha scritto:In caso contrario mi dicano cosa intendono con quel "fare appello".
Molto semplice, per loro si può legittimamente pregare solo Geova, quindi, fare appello ha il significato di chiedere aiuto ad un intermediario che, però, come tale, non può esser pregato.
Gabriella
Peccato solo che in questo caso Gesù non è intermediario di nessuno in quanto è lui ad essere pregato e a ricevere lo spirito di Stefano, probabilmente Stefano ricordava il salmo:
salmo 31:5 "nelle tue mani affido il mio spirito; riscattami, o Signore, Dio fedele."

E ancor di più ricordava le parole dello stesso suo Signore il quale prima di morire (esattamente come Stefano) disse:

Luca 23:46 "E Gesù, gridando con gran voce, disse: "Padre, nelle tue mani rimetto il mio spirito". E detto questo, rese lo spirito."

Ciao
"La cosa più triste è che molto spesso chi viene ingannato, o illuso, tende a rimanere strettamente ancorato a quello in cui crede nonostante le evidenze indichino chiaramente che la realtà è diversa. Forse è talmente affezionato alle sue credenze che preferisce chiudersi gli occhi e tapparsi le orecchie di fronte a qualunque cosa possa farle vacillare."
(Torre di Guardia 1/9/2010 p 10)
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Molto semplice, per loro si può legittimamente pregare solo Geova, quindi, fare appello ha il significato di chiedere aiuto ad un intermediario che, però, come tale, non può esser pregato.
Ma è proprio questo chiedere aiuto a Gesù che in sé costituisce una preghiera...
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Gabriella Prosperi
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Messaggio da Gabriella Prosperi »

In romanesco si potrebbe commentare: Intorcinano tanto le cose pè nun falle capì :mrgreen:
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shanina
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Messaggio da shanina »

Stefano ,mentre lo stavano lapidando e quindi stava MORENDO,si sarebbe appellato a Gesù(che non sarebbe preghiera),come Paolo si sarebbe appellato a Cesare quando volevano giudicarlo.

Questa è la spiegazione che mi hanno dato due tdg. :boh:

Il contesto dei due casi,però è totalmente differente,perchè Stefano stava morendo e quindi quella che diceva era l'ultima cosa che avrebbe detto ancora in vita e "stranamente",non si rivolge a Geova,ma a Gesù,mica per pregarlo,ma per fare appello a Lui.Che poi,questo fare appello,non si capisce mica cosa sarebbe! :triste:
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polymetis
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Messaggio da polymetis »

Ma appellarsi a qualcuno, da capo, vuol dire invocarlo, perché "appello" in latino vuol dire "chiamo\invoco", esattamente come "epi-kaleo" è composto con kaleo, che ha il medesimo significato di chiamare. Appellarsi a qualcuno vuol dire chiamarlo a difesa nel linguaggio giuridico romano...
E comunque il testo di questo "appello" di Stefano contiene una precisa preghiera, cioè di accogliere il suo spirito.

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Messaggio da giuseppelipera46@yahoo.it »

Fare appello sa più di richiesta legale. Di solito i condannati fanno appello perché il loro processo venga rifatto. Quindi c'è un condannato ed un giudice. Se questo è vero non ha senso il "fare appello perché Gesù accolga lo spirito". Che senso avrebbe? E' chiarissimo il fatto che Stefano prega Gesù perché il Signore accolga il suo spirito che sta per uscire dal corpo in quanto stanno per ucciderlo!E' chiarissimo. Almeno lo è per quelli che sono onesti studiosi della Parola di Dio. ciao a tutti.
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