Prima ti rispondo sulla devozione agli Dei, relativa ai popoli antichi...
Qui si parla di sacrifici umani, siamo nell'antica Roma, un pò dopo Babilonia, ma il senso di sacrificare verso la propria divinità, considerandola un atto di fede, rimane la stessa.
https://mediterraneoantico.it/articoli/ ... tica-roma/
Ma nota questo passaggio...
"Anche il console Decio Mure, durante la battaglia di Sentino che oppose i Romani ad una coalizione di Etruschi, Sanniti e Galli, fece ricorso al sacrificio ma in questo caso si trattò di un’offerta personale agli dei Mani e alla Terra. Dopo aver indossato per ordine del pontefice massimo la toga praetexta, il console Decio Mure avrebbe dovuto appoggiare un piede su una lancia ed invocare gli dei perché lo aiutassero a salvare la patria sconfiggendo il nemico, sia pure al prezzo della sua vita. E fu ciò che accadde: ce la racconta Tito Livio, descrivendoci nei suoi Ab urbe condita libri l’atto della devotio ducis, ossia del sacrificio personale e volontario agli dei da parte del condottiero. Non era la prima volta che un rappresentante della famiglia dei Deci (famiglia, tra l’altro, di origine plebea e di nobiltà recente, che suppliva alle sue oscure origini con una devozione indefessa allo stato romano) si sacrificava per la salvezza di Roma, poiché era già avvenuto a tre generazioni diverse (un padre, un figlio e un nipote):
Si consacrò in voto recitando la stessa preghiera, indossando lo stesso abbigliamento con cui presso il fiume Veseri si era consacrato il padre Publio Decio durante la guerra contro i Latini, e avendo aggiunto alla formula di rito la propria intenzione di gettare di fronte a sé la paura, la fuga, il massacro, il sangue, il risentimento degli dèi celesti e di quelli infernali, e quella di funestare con imprecazioni di morte le insegne, le armi e le difese dei nemici, e aggiungendo ancora che lo stesso luogo avrebbe unito la sua rovina e quella di Galli e Sanniti – lanciate dunque tutte queste maledizioni sulla propria persona e sui nemici, spronò il cavallo là dove vedeva che le schiere dei Galli erano più compatte, e trovò la morte offrendo il proprio corpo alle frecce nemiche."
Secondo te, uno che raggiunge un livello di convinzione tale da dare la propria vita in battaglia, non crede alle divinità in cui si offre egli stesso in sacrificio?
Quindi, penso che gli antichi, i fedeli per lo meno, credessero veramente negli dei, tanto che, gli scontri tra pagani e cristiani si protrassero per diversi secoli dopo la morte di Cristo.
Ma la rivista, che tu hai citato caro Romagnolo, ha un retrogusto amaro per la WTS.
Hai notato la storia di sottofondo che gli scrittori della rivista hanno inserito in tale contesto biblico?
Ovvero quella dell'ebreo fedele che legge Ezechiele e spera nella prossima liberazione del popolo d'Israele da parte di Geova, mentre ci sono gli israeliti apostati che invece non credono in tutto questo?
Non ti sembra una stoccata nei confronti dei tempi moderni, dove forse, con il revisited relativo al nuovo intendimento sulla generazione, quello del 2008, e visti gli scandali di pedofilia ed altre problematiche economiche che hanno interessato la WTS, in giro, nel mondo dei TDG siano veramente iniziati dei movimenti interni di dissenso, di protesta o di dubbio, che devono essere arginati?
Io ho percepito questo clima in tale argomentazione.
Ed in molte riviste e pubblicazioni degli ultimi anni, si nota molto questo.
E' vero che il problema dell'apostasia c'era anche 20 anni fa, ma oggi, dopo l'ennesimo revisited sugli unti, poi sulla generazione e via dicendo, la credibilità del Corpo Direttivo inizia a cedere.
L'attesa della fine si protrae da 150 anni.
Anche perchè, se andiamo ad analizzare il libro di Ezechiele in chiave profetica, questo risulta essere l'ennesima tegola che cade in testa alla WTS.
https://wol.jw.org/it/wol/d/r6/lp-i/120 ... iele&p=par
Nota come inizia "Libro straordinario che porta il nome del profeta che lo scrisse.
"Ezechiele, figlio del sacerdote Buzi, potrebbe aver terminato di scriverlo in Babilonia verso il 591 a.E.V. Il libro abbraccia un periodo di circa 22 anni, dal 613 al 591 a.E.V. circa. — Ez 1:1-3; 29:17."
Quindi, se consideri che sempre secondo la WTS la fine della cattività israelita sarebbe terminata nel 537 A.E.V. Ezechiele, fini di scrivere tale libro profetico nel 591, questo ci porta a dire che egli completò tale opera 54 anni prima che il popolo d'Israele venisse liberato da Geova tramite Ciro.
Quindi, se vogliamo fare l'ennesimo parallelismo moderno, dal 1914 anno profetico per la WTS ed i TDG dove dicono che siano iniziati gli ultimi giorni, sono passati 106 anni....
Altro che 54.
Ecco perchè è meglio non ascoltare gli apostati, che poi scoprono gli altarini della WTS.