Giovane TdG rifiuta trasfusioni

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Un giovane Testimone di Geova, in condizioni critiche per aver rifiutato nel suo testamento biologico una trasfusione.

Il giudice di servizio respinge la causa intentata dalla sua famiglia per ricevere un trattamento basato sulla decisione del paziente.

AGGIORNAMENTO 21/3/2019 AT 09:16
MARÍA JOSÉ VILLANUEVA

Ospedale di Huesca. 20/01 / 2017. Foto di Javier Broto Rafael Gobantes

Che cosa dovrebbe prevalere, la volontà del paziente, portata alle sue ultime conseguenze, o l'etica medica di tenerlo in vita? L'eterno dilemma riaffiora seguendo il caso di una giovane donna di vent'anni che è combattuta tra la vita e la morte all'ospedale San Jorge di Huesca. La ragazza ha bisogno di una trasfusione di sangue, ma nel suo testamento di vita ha rifiutato questo trattamento per motivi religiosi, qualcosa che i sanitari devono rispettare. In realtà, un giudice ha emesso una risoluzione in cui opta per il diritto del paziente a decidere.

La giovane donna è nell'unità di terapia intensiva ed è in coma indotto. Questa situazione è andata avanti per diversi giorni. Apparentemente, ha dovuto subire un intervento chirurgico e la sua situazione è peggiorata dalla peritonite. Sono sorte delle complicazioni che suggerivano di causare il coma.

Le sue condizioni cliniche richiedevano una trasfusione di sangue. Dal momento che è incosciente, non può essere consultata. Tuttavia, il trattamento ha incontrato un ostacolo che sembra insormontabile: il paziente, che è testimone di Geova, reso volontà vivente e, seguendo i precetti della loro religione, ha dato istruzioni precise per quanto riguarda le trasfusioni. Il documento appare nei registri delle volontà anticipate che il team sanitario è obbligato a consultare.

Sebbene apparentemente abbia sottoscritto il testamento biologico solo pochi mesi fa, era maggiorenne e considerato una persona capace. La sua famiglia ha cercato di invertire la situazione per salvargli la vita, al punto che è andato in tribunale, ma la richiesta è stata respinta.

La decisione del giudice

Il tribunale di polizia Huesca ha emesso un decreto in cui considera che non ha commesso alcun reato, perché la Legge di autonomia del paziente riconosce il diritto del paziente alla loro vita e il testamento il rifiuto rispetto a subire alcune procedure mediche, Secondo fonti giudiziarie. La procura ha dato la sua approvazione alla risoluzione e non ha fatto appello.

Aragona ha più di 8.328 documenti di volontà anticipata. Dal 2003 è attivo il registro delle direttive anticipate, che nel 2007 è stato sincronizzato con il registro nazionale delle istruzioni preliminari. Il 7,5% ha motivazioni religiose e rifiuta espressamente trattamenti emoterapici.

Serve in modo che quando una persona non è in grado di esprimere la sua volontà, il team sanitario soddisfa la sua volontà. Il testamento biologico può fare chiunque sopra i 18 anni, completando un modello disponibile sul sito web della Salute, davanti a un notaio o due testimoni (uno alcuna relazione o legame patrimoniale).

HIGHLIGHT
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Nel 2008, un Testimone di Geova è morto all'ospedale Clínico di Saragozza per aver rifiutato una trasfusione. Era maggiorenne e in questo caso era cosciente, ma aveva fatto testamento biologico, come la giovane donna di Huesca, specificando che non voleva ricevere trattamenti ematerapeutici.

Il rifiuto dei testimoni di Geova di ricevere trasfusioni è uno dei principali punti di conflitto tra il dovere dei medici di preservare la vita e la libertà religiosa, ed è stata fonte di controversie. I suoi fedeli rivendicano ragioni religiose, facendo appello sia all'Antico che al Nuovo Testamento per astenersi dal sangue.

"Abbiamo avuto diversi casi e prevarrà la previsione"
Il caso della giovane donna che è in coma all'ospedale San Jorge di Huesca non è eccezionale. "Ne abbiamo avuto di simili nell'ultimo anno", hanno detto fonti mediche al centro, aggiungendo che "quando c'è una volontà viva, il giudice impone sempre che la volontà del paziente prevalga".

È anche comune, ha aggiunto le stesse fonti, che non sempre la famiglia è d'accordo con la volontà espressa dal paziente. "Ma se i più vicini pensano in modo diverso, alcuni pazienti si rivolgono a un tutore, per evitare problemi, che è quello che decide".

Secondo la legge, quando uno non può esprimersi o ci sono dubbi nell'interpretazione del documento di volontà anticipata, il rappresentante designato dal paziente è l'interlocutore valido per parlare con l'equipe medica e colui che prende le decisioni a suo nome, tenendo conto dei desideri espressi.

La trasfusione di sangue non è sempre urgente e vitale, ma prima di una condizione settica come quella che può causare la peritonite, appare un'anemia che consiglia un trattamento emoterapico. Se le condizioni del paziente non vengono applicate, peggiora.

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Anche la stampa italiana si occupa di questo caso:

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Le condizioni della ragazza rimangono critiche: https://www.elespanol.com/reportajes/20 ... 963_0.html" onclick="window.open(this.href);return false;