No CE, in sé e per sé non è razzismo, al piú sarebbe solo un’imprecisione; che del resto commettiamo tutti i giorni, perché mica sempre ti viene a fagiolo il vocabolo adeguato, e poi l’importante è capirci, non sottilizzare sulle imprecisioni altrui, quando siano neutre, e non connotate in maniera offensiva. Tu non te ne rendi conto ma stai ancora ragionando da TdG: dai alla parola razza la stessa aura di sacralità che i TdG danno alla parola geova, e piú o meno lo stesso fai con il Diritto, come se fosse il Diritto l’unico giudice della proprietà di un vocabolo, quando è chiaro che un giudizio competente sulle sue connotazioni potrà e dovrà darlo prima di tutto il linguista. Infine mescoli il tutto col tuo solito gretto moralismo, senza nemmeno accorgerti dei salti logici che fai da un piano all’altro.cattivo esempio ha scritto: ma chi..... crede........ nella esistenza delle... razze... avrebbe scritto sicuramente:
"ho visto due neri(negri) di RAZZA africana"
questo è razzismo?
si
Ad ogni modo io non sono per il politically correct: uso indifferentemente le parole handicappato, portatore di handicap, disabile. Non uso ‘diversamente abile’ perchè considero l’espressione un’ipocrisia. È il contesto e la situazione che mi dicono quale dei vocaboli usare. Allo stesso modo non darei certo della checca a dei gay che non conosco, ma non avrei difficoltà a dire, ovviamente per ischerzo, «sei proprio una checca» a un amico gay che si stia comportando da femminetta isterica, e che mi risponderebbe con una risata, perché sa benissimo che se avessi ancora vent’anni sfilerei travestito al gay pride assieme a lui, e che mi sono sempre battuto e mi batto per i loro diritti. Infine, se mi va di dire razza nera o gialla o bianca lo faccio (e l’ho fatto) tranquillamente, non parlo con libri di scienza alla mano, e se in un determinato contesto mi vien naturale parlare o scrivere in un determinato modo, parlo e scrivo in quel determinato modo, perché il linguaggio, non mi stancherò mai di ripeterlo, è convenzionale, e io non ho paura delle parole, me ne servo, non sono loro servo. Detto questo ti autorizzo non solo a pensare, che certo non ti potrei impedire, ma anche a dire pubblicamente che sono un razzista. Mi farebbe sol che piacere perché, se viceversa mi dessi ragione, mi domanderei dove ho sbagliato.