Elie Wiesel, Celebrazione talmudica. Ritratti e leggende, Milano, 2002, Lulav Editrice, pp. 369-397Ta shemà’, avvicinatevi e ascoltate. Ascoltate i racconti e le leggende dei vecchi Maestri e le loro immortali lezioni. Ascoltate la loro lingua, forgiata nel fuoco e alla luce della lampada, queste parole che hanno ricevuto e trasmesso attraverso secoli di esilio e di nostalgia. Per comprenderle bisogna ascoltarle attentamente — e allora saprete da dove vengono; da dove venite. Ta shemà’, avvicinatevi e ascoltate. Ascoltate prima questa storia semplice e bizzarra di due illustri stranieri che si legarono in amicizia, di due amici che si opposero, senza per altro divenire nemici, di due avversari che restarono amici finché la morte non li separò per riunirli.
Tutto ha inizio con un matrimonio organizzato secondo antichi costumi, ovvero in modo che sembrasse inatteso, quasi imprevisto. Per come lo racconta il Talmud, la questione mette in scena il grande sapiente rabbi Yochannan e Resh Laqish, un noto avventuriero. Rabbi Yochannan si bagnava nelle acque del fiume Giordano quando Resh Laqish lo vide dalla sponda del fiume. Tanta era la sua bellezza che l'avventuriero si gettò in acqua e nuotava verso di lui. E per quanto vigore metteva nelle bracciate, rabbi Yochannan finì per notarlo. Si accontentarono di scambiare qualche parola, parole avrebbero sconvolto la loro vita e avrebbero risuonato in tutto il Talmud. È rabbi Yochannan che avvia la conversazione, in modo lapidario e pungente: «Kochacha letorà, metti la tua forza al servizio della Torà». La risposta di Resh Laqish fu altrettanto breve e piccante: «Yofyecha lenashim, tu hai la bellezza di una donna». Al che rabbi Yochannan replicò: «Se accetti di pentirti ti donerò in sposa mia sorella; è molto più bella di me». Resh Laqish accettò e nello stesso istante tutte le sue forze lo abbandonarono al punto che non riusciva a recuperare la riva e a rivestirsi. Così rabbi Yochannan iniziò a insegnargli la Torà e la Mishnà, e così Resh Laqish mosse i primi passi che lo condussero alla saggezza e alla gloria.
Questa leggenda ci rivela qualche dettaglio su questi due giganti del Talmud. Apprendiamo che rabbi Yochanaan aveva una sorella che cercava marito. Inoltre notiamo che non le viene affatto chiesto di approvare o meno la scelta. Cosa sarebbe accaduto se lei avesse rifiutato? E se Resh Laqish l'avesse disprezzata? Come potevano sposarsi senza essersi mai incontrati? Entrambi davano fiducia alla saggezza di rabbi Yochannan. Il matrimonio fu celebrato e Resh Laqish, l'invincibile gladiatore, si immerse nello studio della Torà. Conclusione: non è mai troppo tardi per cominciare a studiare. Un'altra conclusione: forza fisica e spiritualità non vanno bene insieme e in generale una si esercita a scapito dell'altra. Se Resh Laqish voleva diventare rabbi Shimeon ben Laqish, collega di rabbi Yochannan, doveva cessare di essere Resh Laqish. Ma ecco la lezione principale che traiamo dal loro in-contro: l'universo talmudico è un luogo in cui conflitti e contraddizioni si incontrano... senza mai essere risolti. Rabbi Yochannan e Resh Laqish erano diversi: uno è un insegnante di Torà poco atletico, l'altro uno sportivo avido di tutti i piaceri del corpo. Eppure formarono una coppia di amici molto unita e collaborativa, benché i loro disaccordi costanti abbiano profondamente inciso sul Talmud; entranti giocarono un ruolo importante se non essenziale nel suo sviluppo e nel suo dinamismo intellettuale. Ma perché mettere l'accento sul fatto che erano inseparabili? Impossibile rispondere a questa domanda senza farsene un'altra: se comprendiamo senza fatica perché Resh Laqish cercò l'amicizia di rabbi Yochannan, l'uomo che gli procurò la sposa, l'onore e il sapere, quest'ultimo, cosa aveva da guadagnarci da quell'affetto? Un marito per sua sorella? Con la sua bellezza non le saranno certo mancate le richieste di matrimonio: rabbi Yochannan aveva senza dubbio molti pensieri, ma non riguardo a lei. Allora perché farlo venire al suo fianco? Forse per avere qualcuno con cui discutere? Aveva bisogno di Resh Laqish nella misura in cui questi aveva bisogno di lui. Senza il sapiente, l'avventuriero non sarebbe sfuggito al suo splendore solitario. Per vivere, entrambi avevano bisogno di opporsi. Rabbi Yochannan diceva: «Senza Resh Laqish, io sono come un uomo che cerca di applaudire con una sola mano». […] Rabbi Yochannan era una bellezza nota, celebre per questo più del suo ingegno. Il Talmud lo rileva: “Di dieci misure di bellezza date al mondo, rabbi Yochannan ne possiede nove”. […] Molti aneddoti ricordano la sua sbalorditiva bellezza. Ecco la descrizione che ne fa il Talmud: “chi si voglia fare un’idea della bellezza di rabbi Yochannan, prenda una coppia di argento nuova e finemente lavorata, la riempia di granato scuro, guarnisca i bordi con una ghirlanda di rose secche e la ponga tra l’ombra e la luce: i suoi strani riflessi daranno una percezione della gloria abbagliante della bellezza di rabbi Yochannan”.
Altri testi però rilevano la sua mancanza di virilità: non portava barba e le sue ciglia erano così lunghe da nascondere gli occhi. […]
Una storia: rabbi El’azar ben Pedat si ammalò e rabbi Yochannan gli fece visita.
La camera era scusa e rabbi El’azar piangeva in silenzio. “Perché piangi? – chiese rabbi Yochannan – Perché non hai studiato abbastanza? Le tue intenzioni erano buone e quelle contano più di tutto il resto. Perché non sei ricco? La ricchezza è nella Torà. Perché non hai figli? Io ne ho avuti dieci [morti] e non piango.”. “No – risposte rabbi El’azar ben Pedat – piango per te, non per me. Vedo la tua bellezza e so che un giorno morirà e non sarà che polvere”. “Su questo hai ragione”, rispose il vecchio Maestro. […]
Guardiamoli insieme un'ultima volta: sono due vecchi Maestri, due destini, due personaggi di un dramma a molti atti, dei visionari pieni di dolore. Qual è il più vicino a noi? Quale ci attira di più? Per un certo tempo ho provato della simpatia per rabbi Yochannan. Amavo i suoi modi raffinati, la sua nobiltà. Amavo il suo modo di non esibire l'angoscia ma di attirare l'attenzione sul dolore altrui. Amavo il suo sorriso e la sua memoria. Resh Laqish? Amavo anche lui, ma in un modo diverso. Per lui tutto era urgente e questo mi impressionava, come il suo gusto della solitudine e la sua sottomissione fanatica alla verità, alla verità assoluta.
Ecco perché compiangevo rabbi Yochannan: Resh Laqish non era un amico facile. Litigioso, contestatore, diceva sempre no, discuteva all’infinito… Eppure rabbi Yochannan andava raramente in collera contro di lui. Lo ascoltava, sorrideva e gli capitava anche di adottare il suo punto di vista «Che posso fare - diceva allora --- è mio pari, e ha ragione...».
Come non essere impressionato da tanta eleganza? Eppure, alla fine della loro vita, rabbi Yochannan girandosi direttamente verso di lui, pronunciò alcune parole che avrebbero scatenato l'ultima, tragica discussione. Ascoltiamo: era in atto un dibattito nella casa di studio, sulla purezza o meno delle armi. Rabbi Yochannan diede la sua opinione e, naturalmente, Resh Laqish lo contraddisse. Quel giorno era Resh Laqish ad avere ragione, ma il vecchio Maestro non lo sopportò: «Ebbene - disse - il ladro conosce dunque la questione». Ovvero: è grazie al suo passato dubbio che Resh Laqish parla di armi con competenza. L'amico arrossì e possiamo immaginare la tristezza della sua voce nel rispondere: “Perché mi hai incoraggiato a studiare la Torà? Per ricordarmi il mio passato? Non sono dunque cambiato? Ma allora, a cosa è servito?». Resh Laqish era talmente sconvolto che morì: morì di dolore, letteralmente. Quanto a rabbi Yochannan, neanche lui riuscì a superare il dolore. Lui e il suo amico avevano vissuto tanti anni insieme e ora lo aveva perduto. Da allora fu incapace di riprendere l'insegnamento. Discepoli e colleghi fecero del loro meglio per sollevare la sua solitudine ma invano. Portava il lutto ogni giorno e lo si sentiva urlare: “Dove sei Resh Laqish? Dimmi dove sei?”.
Qualcosa in lui si era definitivamente spezzato e i Maestri pregarono per lui — così, infine, morì. Morì di tristezza e nella tristezza. Stranamente, era Resh Laqish ad affermare, molti anni prima, che la differenza tra un Giusto e un malfattore stava in una parola, una sola parola... Questa parola, fu rabbi Yochannan a pronunciarla, ma perché la collera esplose così improvvisamente? Che cosa era successo perché perdesse il controllo? Sapeva che il suo rimprovero avrebbe fatto dispiacere all'amico: perché non lo aveva evitato? Noi non abbiamo risposte, ma lui, le aveva? È forse perché conosceva le sue ragioni, che ne fu così turbato? Per quel che ci riguarda non prenderemo partito, non discuteremo chi dei due era un eroe e chi invece l'anti-eroe. La cosa certa è che la tragedia li rende entrambi più umani, ovvero più vulnerabili. La reazione di Resh Laqish al rimprovero di rabbi Yochannan e quella di rabbi Yochannan al dolore di Resh Laqish, sono la prova che rimasero amici, amici intimi, sino alla fine, sino alla fine di tutto. Chi siamo noi per separarli oggi?
I due poveretti erano evidentemente gay, e temo che a causa dell'indottrinamento cui erano sottoposti non abbiano mai consumato. Come stupirsi dunque che siano diventati depressi e poi matti?
Certo che il brano deve creare parecchi imbarazzi perché in rete ho trovato ben due spiegazioni: 1)Resh Laqish nuota a grandi bracciate verso rabbi Yochannan perché l'aveva scambiato per una donna. 2) Resh Laqish nuota a grandi bracciate verso rabbi Yochannan perché essendo un bandito vuole assalirlo. Ovviamente nessuna di queste due sciocchezze è minimamente probabile.
Nel prossimo post riporterò, in inglese, la pagina del Talmud da cui è tratto l'episodio. Infatti ci sono dei particolari drammatici, da amante tradito, su cui Elie Wiesel sorvola, ad esempio il rifiuto di rabbi Yochannan di pregare per Resh Laqish che era caduto a letto malato.
Ora mi manca solo una cosa per completare la gioia di questa giornata. Andare in un forum di ebrei ultraortodossi e insinuare pesantemente che i loro preziosi Maestri fossero gay (cosa che ovviamente ai miei occhi è qualcosa di nobilitante), e riuscire a farmi bannare per la mia empietà nel minor tempo possibile.
E baci