A ldi là della vignetta, che tale è e come tale deve venir considerata, senza sovraccaricarla di valori che non le competono, leggendo il catechismo confesso che a prima vista mi appare superficiale, e nemmeno tanto diverso dalle «Torri di guardia». La differenza è, naturalmente, che queste hanno dietro il nulla, mentre ciò non si può dire del catechismo, che è una sintesi di un pensiero ben più raffinato. Detto questo, però, il messaggio che effettivamente trasmette potrebbe cadere nell’illogicità manifestata dal titolo del thread; cito da quanto riportato da
Trianello:
846… Perciò non potrebbero salvarsi
quegli uomini, i quali, non ignorando che la Chiesa cattolica è stata da Dio per
mezzo di Gesù Cristo fondata come necessaria, non avessero tuttavia voluto
entrare in essa o in essa perseverare [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 14].
847 Questa affermazione non si riferisce a coloro che, senza loro colpa, ignorano
Cristo e la Chiesa:
Infatti, quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, e
tuttavia cercano sinceramente Dio, e sotto l'influsso della grazia si sforzano di
compiere con le opere la volontà di Dio, conosciuta attraverso il dettame della
coscienza, possono conseguire la salvezza eterna [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 14].
Solo il rifiuto esplicito del Vangelo di Cristo proposto dalla Chiesa, nella misura in cui se ne è compresa la verità, condanna alla perdizione. Fermo restando che anche in punto di morte è data ad ognuno la possibilità di redimersi.
Ora, mettiamo il caso di una persona (ogni riferimento personale è puramente casuale) che conosca grossomodo la Bibbia e i Vangeli, che conosca il messaggio cristiano, che magari da giovanissimo vi abbia istintivamente creduto, ma poi, senza crisi mistiche e acrimonie, l’abbia rigettato, nella sua parte teologica, ma ne abbia comunque conservato le valenze morali, pur negando, coerentemente, e l’esistenza di Dio e la divinità di Gesù: egli mi parebbe del tutto fuori da questo bel piano salvifico, anzi, mi parrebbe addirittura, negando Dio, imputabile di bestemmia, e ben più grave di quella colorita ed estemporanea di qualche romagnolo o toscano di mia conoscenza. Ne dedurrei, ma chiedo lumi, che questa persona sia per la Chiesa (la maiuscola è voluta) esclusa da un destino di beatificazione, anzi condannata a spalar carbone nelle fucine di Satanasso (anch’io ho letto Tex Willer…). Viceversa, altre persone, molto meno coscienti di valori etici e della loro necessità, al presunto Paradiso potrebbero invece pervenire, magari per un pentimento, mettiamo pure sincero, tipo
A Christmas Carol di Dickens, negli ultimi giorni di vita. La lettera di Giacomo è chiara: non solo la fede, ma anche le opere; e qui non stiamo parlando dell’Innominato manzoniano, ma di qualche povero cristo che venuto drammaticamente e improvvisamente a colloquio con l’eterno, subitaneamente si pente, dopo una vita di bagordi e di intrallazzi; che si sa, non costituivano un valore profondo, e che sempre lasciavano un qualcosa, alla fine, di deludente (solo Dio non delude) ma che erano comunque accettati e vissuti fino al momento estremo.
Erodoto, raccontando di Solone e Creso, affermava che l’uomo è
tutto eventi, e che la sua felicità non si può misurare, prima che la sua vita non sia trascorsa. Pensiero pagano, che rileggo in filigrana in questa tesi cristiana. La vita dell’uomo è storia, e non può essere misurata da un solo evento, sia pur l’ultimo. Certo l’ultimo pensiero influenza, ma il giudizio dell’uomo non è ad esso vincolato: la
Gerusalemme liberata è superiore alla
Conquistata, scritta in stato semi confusionale. L’amorosa assistenza di Ranieri a Leopardi vivo mi fa dimenticare che in vecchiaia egli abbia scritto un libello infame su di lui. Teodorico va giudicato per il suo tentativo di amalgama romano-barbarico o per la tardiva esecuzione di Boezio?
Et cetera.
Tutto ciò a me pare illogico, molto di più di un’eventuale
essenza divina (non l’
esistenza, che nego recisamente) che non mi sarebbe facile né negare né affermare. Ho già detto, e non mi ripeto, che per me il punto dolente del Cristianesimo è, quello che poi è anche la sua forza, l’ingresso di Dio nella storia, e quindi la difficoltà di conciliare il relativo e il transeunte (la storia, appunto) con l’Assoluto (l’eterno). Ma qui il volo è più basso: queste tesi, queste ipotesi (=
subpositio, supposizioni) mi appaiono non diverse, nella loro essenza, da quelle dei TdG, a prescindere dalla profondità del pensiero di chi le ha commentate, con immaginazioni a volte sublimi (Agostino, Dante, Bonaventura, Tommaso ecc.), ma che non riescono a velare, per me, l’illogicità di base.
Addendum — Quanto alla prima domanda (maggioranza o minoranza dei salvati) io ho risposto dicendo che Dio potrebbe essere amore, e quindi molto più generoso dei nostri giudizi così facili e accondiscendenti alla condanna; con un Gesù ben più carezzevole di noi, che non tien conto delle nostre matematiche, delle nostre statistiche e delle nostre percentuali. Per chi crede sinceramente in Dio, credo che questa sia una risposta più soddisfacente che non i sofismi e le sottili distinzioni che mi sembra di cogliere nel gesuitico magistero cattolico. Preferisco il Kempis (o chi per lui) e Pascal alle sottigliezze scolastiche. Se poi la mia mente non riesce ad escludere argomenti
more geometrico demonstrata, questo è altro discorso.