Ho contemplato dalla luna, o quasi,
il modesto pianeta che contiene
filosofia, teologia, politica,
pornografia, letteratura, scienze
palesi o arcane. Dentro c’è anche l’uomo,
ed io tra questi. E tutto è molto strano.
Tra poche ore sarà notte e l’anno
finirà tra esplosioni di spumanti
e di petardi. Forse di bombe o peggio,
ma non qui dove sto. Se uno muore
non importa a nessuno purché sia
sconosciuto e lontano.
Fine del ’68 è il titolo di una poesia di Eugenio Montale (1896-1981, Nobel per la letteratura
Moderatore: Francesco Franco Coladarci
- Giovanni64
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Persino il progresso, che pure sembra così utile, a differenza di tante altre cose che percepiamo più chiaramente come inutili o dannose, potrebbe non avere tutta quella positività che gli si attribuisce. Se la terra è in pericolo come non mai, in effetti lo dobbiamo anche e soprattutto al progresso. Però, come ho detto altre volte, io non sono capace di essere contro il progresso. Il progresso è bello anche se fa male, fa parte della insopprimibile natura umana cercare di conoscere sempre meglio e di avanzare nella tecnologia.
Se Montale si sente uomo fra gli uomini ma poi mica tanto, figuriamoci io che non sono stato parlamentare e non ho vinto il premio Nobel, anzi ho un reddito molto esiguo e senza certezze...Capisco però che si può osservare la terra dalla luna, in più di qualche senso, anche se praticamente si è ottimamente inseriti nel miglior contesto terreno.
E' tutto molto strano e tutto però così normale. Se uno muore non importa a nessuno, e questo è più che normale perché se ogni uomo dovesse piangere per ognuno che muore nel mondo, piangerebbe sempre. E' normale che ciascuno cerchi di vivere la propria vita ed è normale che ciascuno pianga per le persone più care o anche per un qualsiasi sconosciuto da cui si può essere colpiti. Manca la libertà di essere naturalmente e personalmente sensibili, perché i media impongono in maniera ipocrita e strumentale anche quando, verso chi e come essere sensibili. Se uno muore non importa a nessuno, soprattutto quando questo qualcuno non è un po' lontano e un po' esotico.
Se Montale si sente uomo fra gli uomini ma poi mica tanto, figuriamoci io che non sono stato parlamentare e non ho vinto il premio Nobel, anzi ho un reddito molto esiguo e senza certezze...Capisco però che si può osservare la terra dalla luna, in più di qualche senso, anche se praticamente si è ottimamente inseriti nel miglior contesto terreno.
E' tutto molto strano e tutto però così normale. Se uno muore non importa a nessuno, e questo è più che normale perché se ogni uomo dovesse piangere per ognuno che muore nel mondo, piangerebbe sempre. E' normale che ciascuno cerchi di vivere la propria vita ed è normale che ciascuno pianga per le persone più care o anche per un qualsiasi sconosciuto da cui si può essere colpiti. Manca la libertà di essere naturalmente e personalmente sensibili, perché i media impongono in maniera ipocrita e strumentale anche quando, verso chi e come essere sensibili. Se uno muore non importa a nessuno, soprattutto quando questo qualcuno non è un po' lontano e un po' esotico.
Montale ha scritto anche sui TdG. Per non dimenticarcene (particolarmente pregevole il commento di Dingus):
https://forum.infotdgeova.it/viewtopic.p ... it=Montale" onclick="window.open(this.href);return false;
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Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
GIOVANNI, III, 19. (G. Leopardi, La ginestra, esergo)
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Primo post — Presentazione — Staurós: palo o croce? (link esterno)
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
GIOVANNI, III, 19. (G. Leopardi, La ginestra, esergo)
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