Certo se poi il termine pseudoscienze lo si sostituisce con religioni il discorso stranamente sembra filare in modo perfetto.
Chissà perché.
Moderatore: Francesco Franco Coladarci
.Giovanni 9, 41
41 Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane»
Vieri ha scritto:…
Guardati allora intorno.....io ho in giardino un ciliegio fiorito .....e per me Dio esiste anche in quell'albero meraviglioso .....
…Giovanni 9, 41Entrate in un giardino di piante, d’erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente. Sia nella più mite stagione dell'anno. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna parte che voi non vi troviate del patimento. Tutta quella famiglia di vegetali è in istato di souffrance, qual individuo più, qual meno. Là quella rosa è offesa dal sole, che gli ha dato la vita; si corruga, langue, appassisce. Là quel giglio è succhiato crudelmente da un’ape, nelle sue parti più sensibili, più vitali. [4176] Il dolce mele non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone, virtuose api senza indicibili tormenti di quelle fibre delicatissime, senza strage spietata di teneri fiorellini. Quell’albero è infestato da un formicaio, quell'altro da bruchi, da mosche, da lumache, da zanzare; questo è ferito nella scorza e cruciato dall’aria o dal sole che penetra nella piaga; quello è offeso nel tronco, o nelle radici; quell’altro ha più foglie secche; quest'altro è roso, morsicato nei fiori; quello trafitto, punzecchiato nei frutti. Quella pianta ha troppo caldo, questa troppo fresco; troppa luce, troppa ombra; troppo umido, troppo secco. L’una patisce incomodo e trova ostacolo e ingombro nel crescere, nello stendersi; l’altra non trova dove appoggiarsi, o si affatica e stenta per arrivarvi. In tutto il giardino tu non trovi una pianticella sola in istato di sanità perfetta. Qua un ramicello è rotto o dal vento o dal suo proprio peso; là un zeffiretto va stracciando un fiore, vola con un brano, un filamento, una foglia, una parte viva di questa o quella pianta, staccata e strappata via. Intanto tu strazi le erbe co’ tuoi passi; le stritoli, le ammacchi, ne spremi il sangue, le rompi, le uccidi. Quella donzelletta sensibile e gentile, va dolcemente sterpando e infrangendo steli. Il giardiniere va saggiamente troncando, tagliando membra sensibili, colle unghie, col ferro. (Bologna. 19. Aprile. 1826). Certamente queste piante vivono; alcune perchè le loro infermità non sono mortali, altre perchè ancora con malattie mortali, le piante, e gli animali altresì, possono durare a vivere qualche poco di tempo. Lo spettacolo di tanta copia di vita all'entrare in questo giardino ci rallegra l’anima, e di qui è che questo ci pare essere un soggiorno di gioia. Ma in verità questa vita è trista e infelice, ogni giardino è quasi un vasto ospitale (luogo ben più deplorabile che un cemeterio), e se questi esseri [4177] sentono, o vogliamo dire, sentissero, certo è che il non essere sarebbe per loro assai meglio che l’essere. (Bologna. 22. Aprile 1826) [G. Leopardi, Zibaldone, 4175 ss.]
41 Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane»
… E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce. Giovanni, III, 19
[G. Leopardi, epifgrafe della Ginestra]
Una volta a Recanati ero stato anche a visitare il suo studio in mezzo alle case....brrrr ma che tristezza....sicuramente Leopardi non è mai stato il mio modello di vita e pace all'anima sua....Quixote ha scritto:Vieri ha scritto:…
Guardati allora intorno.....io ho in giardino un ciliegio fiorito .....e per me Dio esiste anche in quell'albero meraviglioso .....
…Giovanni 9, 41Entrate in un giardino di piante, d’erbe, di fiori. Sia pur quanto volete ridente. Sia nella più mite stagione dell'anno. Voi non potete volger lo sguardo in nessuna parte che voi non vi troviate del patimento. Tutta quella famiglia di vegetali è in istato di souffrance, qual individuo più, qual meno. Là quella rosa è offesa dal sole, che gli ha dato la vita; si corruga, langue, appassisce. Là quel giglio è succhiato crudelmente da un’ape, nelle sue parti più sensibili, più vitali. [4176] Il dolce mele non si fabbrica dalle industriose, pazienti, buone, virtuose api senza indicibili tormenti di quelle fibre delicatissime, senza strage spietata di teneri fiorellini. Quell’albero è infestato da un formicaio, quell'altro da bruchi, da mosche, da lumache, da zanzare; questo è ferito nella scorza e cruciato dall’aria o dal sole che penetra nella piaga; quello è offeso nel tronco, o nelle radici; quell’altro ha più foglie secche; quest'altro è roso, morsicato nei fiori; quello trafitto, punzecchiato nei frutti. Quella pianta ha troppo caldo, questa troppo fresco; troppa luce, troppa ombra; troppo umido, troppo secco. L’una patisce incomodo e trova ostacolo e ingombro nel crescere, nello stendersi; l’altra non trova dove appoggiarsi, o si affatica e stenta per arrivarvi. In tutto il giardino tu non trovi una pianticella sola in istato di sanità perfetta. Qua un ramicello è rotto o dal vento o dal suo proprio peso; là un zeffiretto va stracciando un fiore, vola con un brano, un filamento, una foglia, una parte viva di questa o quella pianta, staccata e strappata via. Intanto tu strazi le erbe co’ tuoi passi; le stritoli, le ammacchi, ne spremi il sangue, le rompi, le uccidi. Quella donzelletta sensibile e gentile, va dolcemente sterpando e infrangendo steli. Il giardiniere va saggiamente troncando, tagliando membra sensibili, colle unghie, col ferro. (Bologna. 19. Aprile. 1826). Certamente queste piante vivono; alcune perchè le loro infermità non sono mortali, altre perchè ancora con malattie mortali, le piante, e gli animali altresì, possono durare a vivere qualche poco di tempo. Lo spettacolo di tanta copia di vita all'entrare in questo giardino ci rallegra l’anima, e di qui è che questo ci pare essere un soggiorno di gioia. Ma in verità questa vita è trista e infelice, ogni giardino è quasi un vasto ospitale (luogo ben più deplorabile che un cemeterio), e se questi esseri [4177] sentono, o vogliamo dire, sentissero, certo è che il non essere sarebbe per loro assai meglio che l’essere. (Bologna. 22. Aprile 1826) [G. Leopardi, Zibaldone, 4175 ss.]
41 Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane»
… E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce. Giovanni, III, 19
[G. Leopardi, epifgrafe della Ginestra]
«Era tutto come l’avevo immaginato: Guardavo brillare le grandi stelle, sentivo il caldo alito del vento sul viso e respiravo profondo, mentre ogni parte di me mi diceva: «meraviglioso».
— Non è affatto meraviglioso.
— Mr. Holland! Voi mi leggete nel pensiero!
— È molto facile leggere il pensiero di chi è nuovo a questi spettacoli. Ogni cosa vi sembra bellissima perché non la conoscete. Quei pesci volanti non stan saltellando di gioia: sobbalzano di terrore, per sfuggire alla voracità dei pesci più grossi. Quell’acqua fosforescente deve il suo luccichio a milioni di minuscoli corpi senza più vita. Il loro scintillio è quello della putredine. Non vi è bellezza qui, solo morte e decomposizione.
— Non potete credere veramente a ciò che dite!
— Ogni cosa bella muore qui, anche le stelle».
(Jacques Tourneur, I walked with a zombie, USA, 1943, trad. mia).
memento moriQuixote ha scritto:Vieri è solito prendere abbagli, ma ha ben colto la connotazione leopardiana e mia della vita. Quello che non ha capito – e non capirà mai – è che la realtà non va vista in termini di ottimismo o pessimismo, ma nella sua concretezza: il suo bel ciliegio in fiore è gioia emozionale per gli occhi, ma risultato di una sofferenza e di una lotta darwiniana per la vita, e non differisce dal tragico giardino leopardiano. Un altro esempio, tratto stavolta da un regista meno sfigato di Leopardi, del secolo scorso: un dialogo a bordo di una nave nell’oceano:
«Era tutto come l’avevo immaginato: Guardavo brillare le grandi stelle, sentivo il caldo alito del vento sul viso e respiravo profondo, mentre ogni parte di me mi diceva: «meraviglioso».
— Non è affatto meraviglioso.
— Mr. Holland! Voi mi leggete nel pensiero!
— È molto facile leggere il pensiero di chi è nuovo a questi spettacoli. Ogni cosa vi sembra bellissima perché non la conoscete. Quei pesci volanti non stan saltellando di gioia: sobbalzano di terrore, per sfuggire alla voracità dei pesci più grossi. Quell’acqua fosforescente deve il suo luccichio a milioni di minuscoli corpi senza più vita. Il loro scintillio è quello della putredine. Non vi è bellezza qui, solo morte e decomposizione.
— Non potete credere veramente a ciò che dite!
— Ogni cosa bella muore qui, anche le stelle».
(Jacques Tourneur, I walked with a zombie, USA, 1943, trad. mia).
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