Per 2MBC
“Quello che intendevo dire è che non può esserci diversità così grande tra oralità e scrittura, quando la scrittura è ovvio che sia la trasposizione dell'oralità, e quindi, la fonte, in fin dei conti è la stessa. Quale logica poteva esserci, in chi metteva nero su bianco, annotando solo una parte di ciò che doveva essere saputo. Quale sarebbe il criterio usato?”
Non c’è nessun criterio. I testi del Nuovo Testamento sono quella che in gergo filologico si chiama “letteratura d’occasione”. Vale a dire che gli agiografi hanno scritto i loro testi non per volontà di stendere un catechismo sistematico, ma per risolvere singoli problemi che di volta in volta capitavano. Ad esempio lo scopo della scrittura dell’Apocalisse è stato il dover dare coraggio ai cristiani durante la persecuzione domizianea, assicurando loro che è Cristo il vero padrone della storia. Giovanni, o chiunque ne sia l’autore, non poteva girare ovunque a dare questo messaggio, e dunque s’è fatto circolare uno scritto.
Nessuno di coloro che hanno scritto testi in seguito finiti nel NT sapeva che stava scrivendo un testo che sarebbe finito nel NT, quindi è completamente da escludere che volessero scrivere qualcosa che da solo bastasse per l’istruzione. Per credere di stare scrivendo qualcosa che bastasse per l’istruzione, avrebbero dovuto sapere che il loro testo sarebbe finito nel canone, e per di più avrebbero dovuto sapere che esso sarebbe finito insieme proprio a quegli altri 26 testi, in modo da sapere cosa scrivere per completare quello che gli altri avevano mancato di menzionare. Per fare un esempio, se volessi compilare un manuale completo di storia romana, e affidassi il lavoro a vari specialisti, cosa dovrei fare? Direi ad una persona che deve fare i secoli di storia romana da x a y, ad un secondo che deve fare i secoli da y a z, ad un terzo i secoli da z ad a, ecc. Ma come si vede, in questo caso si può scrivere un manuale completo di storia romana che tratti tutta la materia solo perché ciascuno studioso sa cosa scriveranno gli altri colleghi, e dunque sa che parte deve trattare per colmare i vuoti e costruire un manuale completo. Nel caso del NT ciò non avviene. Ci sono 27 persone che hanno scritto testi singoli, e nessuno di essi s’è messo d’accordo con gli altri per dire “bene, io tratto l’argomento x, tu tratti l’argomento y, tu l’argomento z, così alla fine copriamo tutto”. E non possono aver fatto una cosa del genere perché nessuno di essi s’è mai sognato che i propri libri sarebbero finiti in un canone creato tra II e IV secolo, e dunque nessuno di essi ha mai pensato che il proprio testo, insieme agli altri 26, dovesse creare una guida completa al cristianesimo. Se nessuno ha scritto pensando di fornire una guida completa, ma ciascuno ha scritto solo una parte della rivelazione, spesso sovrapponendosi con altri quando agli argomenti, è ovvio che l’operazione che sta dietro alla stesura dei testi non è affatto trascrivere la tradizione orale per sostituirla con lo scritto, perché nessuno di essi sapeva che il proprio testo sarebbe finito in una raccolta chiamata NT, e dunque nessuno degli agiografi poteva certo sognarsi che il suo singolo testo, da solo, coprisse l’interezza della rivelazione. Dunque nessuno degli agiografi del NT ha scritto con l’idea che la propria opera dovesse costituire la norma scritta necessaria a sostituire l’oralità, perché nessuno di essi come ripeto ha scritto un trattato sistematico, e neppure sapevano che i loro testi sarebbero stati messi assieme ad altri. Ciò che li spinge a scrivere è solo il sistemare una situazione contingente presentatasi, ad esempio Paolo che deve sistemare una bega locale in una comunità dove non può essere presente. La mentalità del Sola Scriptura è del tutto assente dal cristianesimo primitivo.
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Tu dici che nel mondo antico c'era sfiducia nello scritto, noi però stiamo parlando di ebraismo, una cultura per molti versi unica. “
Veramente anche qui tu parli di ebraismo da un punto di vista protestante. Il giudaismo attuale ad esempio non crede ad un Sola Scriptura, ma crede alla coesistenza tra la Torah scritta e la Torah orale, quest’ultima indispensabile per comprendere la prima. Sicché, anche all’epoca di Gesù, il giudaismo non credeva al sola scriptura, ed anzi, i farisei ritenevano le due Torah (non metto al plurale) fossero entrambe state rivelate sul Sinai. E non c’entra niente, col nostro problema, il fatto che Gesù condanni la Tradizione dei farisei esplicitamente, perché il fatto che condanni la tradizione farisaica non implica che rigettasse qualsiasi tradizione, né che rigettasse il concetto di tradizione in sé. Gesù infatti non dà istruzioni ai discepoli affinché compilino scritti, ma, al contrario, si comporta come un qualsiasi rabbino che ha una scuola con dei discepoli, ed ingiunge ai suoi discepoli di imparare a memoria gli insegnamenti del maestro. Gesù NON disse ai suoi discepoli “andate e scrivete!” ma “andate e predicate!”, dunque s’è lui stesso posto come fonte di una nuova tradizione che i discepoli dovevano diffondere. Nel Nuovo Testamento vediamo infatti che i discepoli parlano spesso della tradizione orale che tutti si tramandavano.
Di tradizione, paradosis in greco, parla già Paolo, perché Tradizione è ciò che è “tràdito”, cioè trasmesso. La tradizione nasce dunque con lo stesso insegnamento orale degli apostoli, nel momento in cui esso è stato ripetuto:
“State saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso sia dalla nostra parola che dalla nostra lettera." (2Ts 2,15)
Si noti che la parola, la predicazione orale, viene prima della lettera, che è solo un surrogato per coprire le distanze qualora l'apostolo non possa essere presente.
Vari versetti neotestamentari attestano la necessità di far riferimento all’insegnamento delle persone autorizzate per la buona comprensione del messaggio divino:
1Tes.2.13: “Avendo ricevuto da noi la parola della predicazione, l’avete accolta non come parola di uomini, ma di Dio.”
2Tim.2.1:“Le cose che hai udito da me…trasmettile a persone fidate che siano in grado di ammaestrare anche gli altri.”
2Tim.3.14: “Tu rimani saldo in quello che hai imparato sapendo da chi l’hai appreso. “
Rm 16.17 “Guardatevi da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso"
"Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono in Cristo Gesù. Custodisci il buon deposito con l'aiuto dello Spirito Santo che abita in noi." 2Tm 1,13
Qui si parla di cose udite e apprese a voce, ed infatti il cristianesimo primitivo evangelizzava a voce, e il NT neppure esisteva, gli apostoli non lo consideravo proprio non sapendo cosa fosse.
Quanto Paolo urla che se anche un angelo del cielo annunziasse un vangelo diverso dovrebbe essere anatema, si riferiva appunto al fatto che la dottrina apostolica era una soltanto, ed era, nei limiti del possibile, controllata. Paolo dice ai Corinzi: "Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto" (1Cor 15,3), e poi inizia a dire della vita, morte e resurrezione di Cristo, e ovviamente parla di una ricezione che ha avuto oralmente, e di un insegnamento che ha fatto altrettanto oralmente. Il primo secolo infatti è tutto un fiorire di comunità cristiane, che non si riducono certe a quelle che sono le destinatarie dell’epistolario paolino. E tutte le comunità erano state evangelizzate oralmente. Paolo stesso quando scrive ai Romani o ai Corinzi non lo fa per catechizzare da zero, ma presuppone una catechesi già fatta oralmente.
“Continui poi dicendo che solo la chiesa poteva avallare il contenuto dei libri come autentico. Non l'ho mai messo in dubbio, sostengo che la chiesa che formato il canone abbia avuto tutta l'autorità di farlo, non solo ma che il suo lavoro abbia goduto del pieno appoggio divino.
Quello di cui non possiamo essere certi, secondo me, è che la chiesa cattolica attuale sia la diretta discendente di quella di allora”
Il punto mio caso è proprio questo. Come fai a dire che quella Chiesa nel IV secolo, quando stabilì il canone, era assistita da Dio? Perché vedi:
1)Tale chiesa aveva già tutte le dottrine che voi protestanti considerate apostate, e quindi non si vede proprio perché, se una Chiesa fino al giorno prima partoriva dottrine eretiche, solo quando fa il canone ci azzecchi. Non si può dire seriamente che la Chiesa fosse infallibile solo quando creò il canone, perché viene da chiedersi come si faccia a stabilire che era infallibile solo in quel momento, se dal punto di vista protestante era eretica sia prima che dopo la creazione del canone. Ed era eretica prima perché dottrine come il culto dei santi, o la presenza reale nell’eucaristia, sono ben più antiche nella Chiesa della dottrina del canone, ed era eretica dopo ovviamente.
2)La Chiesa del IV secolo era già la Grande Chiesa dei vescovi, e diceva di sé che ad identificarla come vera Chiesa di Cristo era la successione apostolica di vescovo in vescovo. Ma i protestanti, che una successione apostolica non ce l’hanno, rigettano questo criterio, perché altrimenti dovrebbero dire di se stessi che non sono una vera Chiesa. Il problema è che rigettando il criterio della successione apostolica, allora tolgono anche la maniera in cui la Chiesa del IV secolo identificava e legittimava se stessa, sicché viene da chiedersi perché rifarsi per sapere qual è il canone proprio a quella Chiesa. Infatti nel IV secolo c’erano varie correnti, ad esempio vari movimenti gnostici, che ovviamente non usavano il nostro attuale canone, ma altri testi, come il Vangelo di Filippo e compagnia cantante. Quello che non mi spiegano dunque i protestanti è perché, per sapere qual è il canone, si rifacciano al canone in uso nella mia Chiesa nel IV secolo, e non ad altre Chiese del IV secolo, che pure esistevano. Se infatti i protestanti rigettano la successione apostolica, che veniva usata dalla mia Chiesa per legittimarsi e distinguersi dalle altre correnti, allora si rigetta il criterio che distingue la mia Chiesa dalle altre correnti, che a questo punto dovrebbero diventare tutte paritarie. Ma se sono paritarie, perché il criterio distintivo che legittimava la Chiesa dei vescovi è saltato, perché i protestanti si rifanno proprio al canone della Chiesa dei vescovi, considerato che l’hanno appena resa illegittima al pari delle altre correnti? Perché cioè dovrei rifarsi al canone della Grande Chiesa del IV secolo, e non al canone di un’altra corrente gnostica o giudeo-cristiana? Questo i protestanti non lo spiegano, perché non spiegano in base a cosa a)si rifanno ad una Chiesa, e non ad altre b)in base a che cosa quella chiesa, proprio in quel momento di creazione del canone, era infallibile, mentre non lo era in altri momenti.
Se i protestanti vogliono porre l’autorità solo nella Bibbia, non possono cioè spiegare che autorità avessero gli uomini che l’hanno scelta. E così, sono costretti a dover ammettere che anche la Chiesa selezionatrice del canone era infallibile. Ma una volta ammesso che la Chiesa selezionatrice del canone era infallibile, non possono spiegare come fanno a sapere che fosse infallibile solo quando selezionò il canone, visto che dal loro punto di vista non lo era prima, né lo sarà dopo. E’ ovvio dunque che chiunque voglia tenersi il canone del NT debba credere che la Chiesa sia SEMPRE infallibile, perché se si accetta che la Chiesa possa sbagliare, allora non ci sarà alcun criterio per poter determinare che fosse infallibile quando creò il canone.
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Se si dice che è per una successione apostolica che possiamo esserne certi, allora sottoponiamo questa successione agli stessi test cui sottoponiamo le scritture, e vediamo come ne esce.”
Ne esce, carissimo, che sei costretto ad accettare tale successione, e non ti conviene affatto invalidarla. Perché, come già detto, se la invalidi togli il titolo di legittimità alla Chiesa del IV secolo che t’ha creato il canone. Se infatti rigetti l’idea che la Chiesa del IV secolo discenda dalla Chiesa del I, non puoi più spiegare perché ti rifai al canone del IV secolo di quella Chiesa, e non al canone di altre chiese coeve, che a questo punto diventano altrettanto legittime rivali.
“ Secondo me le scritture godono di una sicurezza di gran lunga maggiore.”
La sicurezza delle Scritture invece riposa proprio sul fatto che sia sicura la successione, perché se non fosse sicura la successione, allora la Chiesa che le ha selezionate non aveva alcuna legittimità per farlo, non essendo la Chiesa apostolica, e dunque questo canone sarebbe un canone del tutto umano, creato da una delle tante chiese eretiche del IV secolo. Ma a questo punto, il protestante non spiega perché si rifaccia al canone della mia Chiesa eretica, e non al canone di altre chiese eretiche coeve.
“Lo stesso concetto di chiesa è molto diverso nella concezione romana, da quello che traspare dagli scritti.
”
Ovviamente l’affermazione è gratuita, e si dovrebbe aprire una discussione in merito, per vedere se sia più corrispondente ai testi l’ecclesiologia cattolica o quella protestante.
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Perciò, ancora secondo me, nessuno mi conferma che le dottrine che non sono contenute negli scritti siano autentich”
Le dottrine non contenute negli scritte, sono quelle che erano patrimonio di coloro che quegli scritti li hanno selezionati. Sicché, se la tradizione orale dei Padri della Chiesa del IV secolo aveva delle eresie, allora i testi scritti sono stati selezionati da degli eretici.
Inoltre, il punto non è separare le dottrine contenute negli scritti da quelle non contenute negli scritti, quello che ancora non spieghi è come fai a sapere quali sarebbero questi scritti. E’ inutile usare come metro di riferimento il NT, se questo è solo un prodotto della Chiesa del IV secolo, e prima non mi spieghi come fai a sapere quali sono gli scritti del NT.
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visto che non c'è prova se non la pretesa che circolassero già prima del canone”
Non è affatto una pretesa. Se mi citi una dottrina cattolica sulla quale c’è stata frizione coi protestanti nel ‘600, sarò ben lieto di documentartela nella patristica pre-chiusura del canone.
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che la pretesa successione apostolica abbia avuto un corso dimostrabile (c'è differenza anche tra cattolici ed ortodossi)”
Guarda che ti sbagli. I cattolici riconoscono piena validità alla successione apostolica ortodossa, che dunque è considerata una vera Chiesa, tant’è che il codice di diritto canonico stabilisce pure che, se non c’è un ministro cattolico, si possono prendere i sacramenti anche da un prete ortodosso.
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Che lo siano le lettere di Paolo è ovvio, ma che nel loro insieme, sia le lettere più il resto della scrittura siano compatibili con alcune dottrine che oggi troviamo nel cattolicesimo lo escludo totalmente.”
Schiere di teologi cattolici credono l’esatto contrario, così come schiere di Padri della Chiesa che i Vangeli li leggevano nella loro lingua madre, il greco. Sai leggere solo tu?
“Non è possibile che due tradizioni siano andate avanti insieme per anni ed anni, senza che vi fosse nessuna contaminazione tra loro”
Ma di che “due tradizioni parli”? La tradizione è solo una, quella della Chiesa, e sua parziale trascrizione è il nuovo Testamento, che a questo punto non diventa altro rispetto alla tradizione, ma al contrario è parte della tradizione, è un suo sottoinsieme.
“ La cultura ebraica è la culla del nuovo testamento ed il suo rapporto con lo scritto era sicuramente molto importante, soprattutto in campo religioso.”
La cultura ebraica invece, ancora oggi, predica che una tradizione orale viaggi accanto alla Torah scritta. Quindi, come vedi, quello che dici è infondato. Il fatto che lo scritto sia importante, non esclude, ma anzi include, l’importanza di una tradizione orale parallela.
“Inoltre, tale separazione sembra proprio che Luca nel suo incipit la neghi del tutto poiché, da ciò che scrive, il suo vangelo non è altro che la puntuale scrittura, con ulteriori notevoli ragguagli, di ciò che Teofilo aveva ricevuto sommariamente attraverso la testimonianza orale. Non c'è nulla che autorizzi a pensare che l'oralità abbia avuto contenuti diversi o più ampi.”
Questa affermazione non ha senso. Se Luca avesse voluto trascrivere l’interezza della dottrina cristiana, dovresti trovare nel solo Luca tutto quello che trovi negli altri 4 Vangeli, ma ovviamente non è così, ad esempio l’episodio della samaritana al pozzo, che certo insegna cose grandissime, non è presente in Luca. E ovviamente, per determinare le intenzioni di Luca, non serve replicare che tanto a raccontare l’episodio ci avrebbe pensato Giovanni, perché Luca non sapeva che Giovanni decenni dopo avrebbe scritto il suo Vangelo, né Luca sapeva che il proprio Vangelo insieme a quello di Giovanni sarebbero stati messi in una raccolta chiamata Nuovo Testamento, e dunque Luca non poteva pensare di voler omettere episodi ritenendo che Giovanni li avrebbe raccontati. La conclusione inevitabile è che Luca, come qualsiasi altro autore del NT, non voleva affatto trascrivere tutta la rivelazione, né sostituire la catechesi orale, semplicemente in questo caso voleva scrivere una biografia, seppure parziale, di Cristo. Ma la biografia di Cristo, incompleta per giunta come abbiamo visto, non è certo una sufficiente spiegazione della rilevazione cristiana, perché un conto è la storia, altro è il commento, che è ad esempio ciò che fa Paolo.
Sicché si dovrà considerare infondata la tua idea di attribuire a Luca la volontà di trascrivere l’intera tradizione orale.
“Non c'è nulla che autorizzi a pensare che l'oralità abbia avuto contenuti diversi o più ampi.”
Oltre a quanto già detto sopra, versetti come questo dovrebbero dire tutto: “Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.” (Gv 21,25)
L’ultimo capitolo del Vangelo di Giovanni ci informa che il materiale su Gesù è sterminato, e che non basta nessun libro per contenerlo, quindi è ovvio che la Tradizione orale è più estesa dello scritto.
“Anche Paolo nei suoi scritti si sofferma molte volte su aspetti dottrinali importanti; se esaminiamo tutte le lettere, sue o di altri, si nota subito l'assenza di cose che oggi vengono insegnate e praticate nel cattolicesimo. Possibile che a qualcuno non sia mai "scappata la penna" e non abbia mai scritto nulla in proposito? Definirlo assurdo è poco.”
Non è per nulla assurdo, perché nessuno di quelli che hanno scritto quei testi s’è mai sognato che qualcuno nel 1600 avrebbe preteso che fossero solo essi la base del cristianesimo, e dunque nessuno degli autori di quei testi ha mai inteso fare un catechismo sistematico. Anzi, le cose più importanti sono certamente date per scontate in quanto già predicate a voce: le lettere di Paolo dunque correggono sfumature, e se parlano di cose importanti lo fanno en passant.
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Anche il simbolo Niceno (325), nella sua essenzialità è fedele alle scritture, ma tace su aspetti che oggi sono ritenuti importanti nella chiesa romana. Il riferimento che generalmente vi troviamo alla chiesa cattolica andrebbe inteso come universale, quindi con un significato ben diverso a quello che suggerisce a noi il termine non tradotto. “
E’ la Chiesa stessa a ricordare nel suo catechismo che “cattolica” vuol dire “universale”, la Chiesa si ritiene infatti universale.
Non si vede poi donde giunga quest’altra idea, estranea ai Padri niceni, che tutto ciò che essi credevano debba stare nel testo del Concilio di Nicea, o nello Scritture. Il fatto è che il Concilio Nicea ha un agenda ben precisa, perché deve affrontare determinati problemi, come l’arianesimo o le giurisdizioni dei vescovi metropoliti sugli altri vescovi, quindi è del tutto ovvio che si parli solo di quanto è in programma, e non di altro.
Ciò che dovrebbe preoccupare il protestante semmai è che questo Concilio, che precede la chiusura del canone avvenuta circa mezzo secolo dopo, presenta dottrine che dal punto di vista protestante sono eretiche, come l’esistenza del sistema episcopale e dei vescovi metropoliti, ed anzi, il Santo Concilio dice pure esplicitamente di rifarsi alle antiche tradizioni. Citerò tra poco i passi, ma prima vorrei far riflettere che, alla luce di ciò, i protestanti non possono affatto tenersi il canone del NT, perché sarebbe stata una Chiesa eretica a formarlo, una Chiesa che prescriveva di attenersi alle tradizioni antiche. Sicché, secondo i criteri di coloro che creano il canone, i protestanti tutti sono eretici. Vediamo alcuni passi sui diritti dei vescovi, ove si menziona l’obbligo di rifarsi alle antiche tradizioni (e dunque bye bye Sola Scriptura):
al can. 6 ad esempio, in riferimento al potere dei vescovi metropoliti sulla loro regione, si scrive: "In Egitto, nella Libia e nella Pentapoli siano mantenute le
antiche consuetudini per cui il vescovo di Alessandria abbia autorità su tutte queste province". Al can. 7 "Poiché è invalsa la
consuetudine e l'antica tradizione che il vescovo di Gerusalemme riceva particolare onore, abbia quanto questo onore comporta". Al can. 13 "Con quelli che sono in, fin di vita, si osservi ancora
l'antica norma per cui in caso di morte nessuno sia privato dell'ultimo, indispensabile viatico." Oppure ancora: "Questo grande e santo concilio è venuto a conoscenza che in alcuni luoghi e città i diaconi danno la comunione ai presbiteri:
cosa che né i sacri canoni, né la consuetudine permettono: che, cioè, quelli che non hanno il potere di consacrare diano il corpo di Cristo a coloro che possono offrirlo." (can. XVIII)
Mi fermo perché è inutile andare avanti a dimostrare l'ovvio. Non solo a Nicea, nella cristologia del simbolo, non c'è nessuna citazione biblica, ma per di più il Concilio in questione non sembra affatto intenzionato a basarsi su un fantomatico "Sola Scriptura" visto che si rifà alle consuetudini ogni piè sospinto.
Come si vede dunque in base alle idee della Chiesa creatrice del canone i protestanti attuali sarebbero eretici. Come possono dunque questi ultimi pretendere che neppure 50 anni dopo, quando si fisserà definitivamente il canone, questa stessa Chiesa fosse invece infallibilmente ispirata da Dio? Come fanno a saperlo visto che fino a due minuti prima sfornava eresie?
“Dio non abbandona mai la chiesa, è lei a scegliere altre vie ed a staccarsi da lui. E' accaduto anche con Israele, ha scelto altre strade ed è stato abbandonato. “
Guarda che se paragoni Israele alla Chiesa, dicendo che Dio non abbandona la Chiesa, allora neppure puoi dire che Dio abbandona Israele. Se affermi infatti che Dio non lascia, ma che sono gli altri a lasciare, e che questo vale per la Chiesa come per Israele, allora non è Israele che è “stato abbandonato”, perché così fai sembrare che Dio lo abbandoni, bensì semmai è Israele che se ne è andato, sebbene Dio continui a ritenere il patto valido.
Il brano di Paolo che citi infatti non parla del rigetto di Israele, ma solo del rigetto di alcuni rami di Israele, cioè singole persone, pensiamo ad esempio ai sinedriti che fecero uccidere Gesù. Non si può dunque ricavare da quel brano che Dio abbia abbandonato Israele. Infatti i cattolici ritengono UN ERRORE la teologia della sostituzione, cioè che il Nuovo Patto abbia cancellato il Vecchio. Semplicemente il patto con Israele resta valido, ma ad esso si affianca quello con la Chiesa, che è il gradino successivo della rivelazione divina.
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Che la chiesa di quei giorni avesse tali caratteristiche ho già detto che ritengo sia vero. Tu affermi che la prova che la chiesa di adesso sia nella verità assoluta sta nel fatto che è assistita dallo S. S”
Veramente l’argomentazione messa così sarebbe alquanto auto-referenziale, infatti prima bisogna spiegate perché la Chiesa è sempre assistita dallo Spirito Santo. E la motivazione è che, se non ammettiamo preliminarmente che è SEMPRE assistita, non abbiamo nessuna argomentazione che ci permetta di dire perché fosse assistita nel momento in cui creò il canone. Vale a dire che o si ammette che lo è sempre, oppure si perde la certezza che fosse infallibile allorché emise quella dottrina che anche i protestanti accettano chiamata canone del NT.
“ Ma qual è allora la prova che le chiese evangeliche di oggi non lo sono?”
Veramente a me non serve dimostrare che le Chiese evangeliche non sono ispirate, perché le prove deve darle chi afferma, e dunque semmai è il membri della Chiesa evangelica a dover dimostrare la guida dello Spirito Santo, e non devo essere certo io quello che dimostra il contrario.
Quanto ai cattolici infatti, siccome affermiamo che la Chiesa è guidata dallo Spirito Santo, dobbiamo dimostrarlo, e l’abbiamo fatto con l’argomentazione riportata sopra. Tale argomentazione come ripeto dice che per poter dire che la Chiesa era ispirata quando fissò il canone, occorre ammettere che lo sia sempre, perché se non è ispirata sempre, allora nessuna garanzia c’è che lo fosse quando furono scelti i libri del NT. Tanto più che è veramente assurdo il fatto che i protestanti ritengano quella Chiesa piena di eresie già prima del IV secolo, poi accettano un solo prodotto del IV secolo chiamato canone, e in seguito la ritengono nuovamente sprofondata nell’apostasia. Come faccia la loro ragione ad isolare solo il segmento temporale in cui venne prodotto il canone, e a ritenere solo esso ispirato da Dio, è un mistero.
L’affidabilità del canone del NT discende dall’infallibilità della Chiesa, e infatti Agostino, che in quell’epoca ci viveva, dice giustamente: “Non crederei al vangelo se non mi spingesse l'autorità della Chiesa cattolica” (Epistola contro i manichei, 5, 6)
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Quindi l'unica discriminante sarebbe ancora la successione, con tutti i suoi dubbi.”
Come già detto, nessun protestante può dubitare della successione, perché se cade la successione cade il collegamento tra la chiesa del I secolo e quella del IV che creò il canone, e se cade tale collegamento, non si vede perché rifarsi al canone di quella Chiesa e non di altre chiese coeve, anch’esse esistenti nel IV secolo, e che avevano un canone diverso dal nostro, ad es. vari movimenti cristiano gnostici, che ovviamente dipingevano un altro Gesù.
“Ma allora, visto che la guida celeste è onnisciente, e sapeva per certo che saremmo arrivati a questo punto, perché non ha fatto in modo che anche ciò che fino allora era solo orale non fosse stato fissato diversamente eliminando ogni dubbio”
Questa frase presuppone ancora che le cose scritte diano meno problemi di quelle orali, e dunque ancora una volta argomenti partendo dal presupposto errato che se Dio avesse voluto farci arrivare il suo pensiero per vie sicure, l’avrebbe scritto. Ma questo punto come già detto è ciò che contestiamo: noi affermiamo infatti che mettere per iscritto tutta la tradizione orale avrebbe semplicemente esposto questi scritti allo stesso problema che ha la Bibbia oggi, cioè che lo scritto ognuno lo interpreta come vuole, col risultato che TdG ed evangelici leggono lo stesso testo, ma capiscono cose diverse. Sicché non vedo perché mai Dio per garantire la trasmissione della sua Parola avrebbe mai dovuto pensare che essa dovesse stare tutta nella Bibbia. Questo come ripeto è un pregiudizio moderno, protestante, e figlio dell’età della stampa, ed è anche piuttosto ingenuo, perché crede che i testi chiariscano i dubbi, quando invece li creano, come dimostra che davanti al prologo del Vangelo di Giovanni io ed un TdG capiamo cose diverse. Sicché la soluzione trovata da Dio è stata non limitarsi a darci lo scritto, bensì anche la Chiesa con l’autorità di interpretarlo, col risultato che quale che fosse la controversia dottrinale sorta, ci fosse un magistero vivente, quello della Chiesa, con cui poter interagire per avere delle risposte a domande dettagliate.
Non si tratta dunque della mera oralità trasmessa, ma dall’idea che il magistero sia una cosa viva in quanto incarnata dai vescovi riuniti in un Concilio Ecumenico dove sono assistiti da Dio.
“E' della sua chiesa che si tratta, la sua sposa, e non c'è niente di più importante. Gesù stesso ha promesso assistenza fino alla fine. “
Proprio perché ha promesso assistenza alla Chiesa fino alla fine dei tempi esiste un magistero vivente che se interpellato ti può rispondere. L’assistenza della Chiesa fino alla fine del mondo non ha dunque bisogno di alcun testo, che, da solo, creerebbe solo il problema di dover essere interpretato da chiunque lo legga in base ai propri pre-giudizi e alle proprie pre-comprensioni.
Piuttosto i protestanti dovrebbero dirmi, visto che tu affermi che Dio non avrebbe mai abbandonato la sua Chiesa, dov’erano i seguaci del protestantesimo sino al XVI secolo, o, se lo chiedessi ai TdG, dov’erano i TdG fino all’epoca di Russel. Dire che Dio non abbandona la sua Chiesa è una frase cattolica, ma che poco s’adatta al protestante, perché se il protestante, che ritiene le proprie idee corrette, non riesce a rintracciare l’esistenza di qualcuno che avesse quelle stesse idee nei primi 16 secoli del cristianesimo, allora di fatto la Chiesa s’è estinta per 16 secoli! Cristo avrebbe fallito la sua promessa, perché per 16 secoli sarebbero esistiti solo cristiani apostati, e l’errore avrebbe prevalso. Ma allora, dov’era l’assistenza di Cristo?
“Non cambierebbe nulla se anche la chiesa cattolica ammettesse di essere come le altre, una delle "sette chiese" di cui racconta Giovanni”
Cambierebbe eccome, perché essendo il canone del NT opera nostra, se dicessimo di essere fallibili allora anche quel nostro prodotto chiamato canone diverrebbe un’opera umana e dunque fallibile.
“A tale proposito si notano differenze importanti tra il concetto di chiesa neotestamentario e quello cattolico. Il primo parla di chiese sparse nel territorio, con un unico capo celeste.”
Conosci poco il cattolicesimo. In primis, se ekklesia vuol dire comunità, allora non c’è nulla di strano nel dire che ci sono tante chiese cattoliche, cioè tante comunità cattoliche, ed ogni parrocchia è una chiesa cattolica perché lì si riunisce un gruppo di cattolici. Ma che ci siano tante chiese, non impedisce che tutte facciano parte di una chiesa più grande, quella che Paolo chiama il corpo mistico di Cristo.
Quanto alla dottrina su chi sia il capo della Chiesa, anche i cattolici dicono che l’unico capo è Cristo. Come dice il Catechismo: “La Chiesa è questo corpo, di cui Cristo è il Capo: essa vive di lui, in lui e per lui; egli vive con essa e in essa.”(art. 807)
Ma come in ogni gruppo, nulla esclude che un capo abbia degli aiutanti che lo aiutino a tenere compatto il gruppo. Il vescovo di Roma e tutti i vescovi sono vicari di Cristo, cioè rappresentanti terreni subordinati a Cristo.
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loro membri hanno funzioni diverse ma senza strutture gerarchiche, tra loro il sacerdozio è universale. “
Di grazia dove avresti escluso che esista una gerarchia? Gesù non dice “nessuno comandi”, ma “CHI comanda sia come colui che serve”. Quindi c’è qualcuno che comanda, ma il suo potere dev’essere al servizio dell’unità della Chiesa. Ciò che critica Cristo non è il potere e l’autorità, ma l’uso si queste dimensioni per scopi egoistici anziché di servizio.
Quanto al sacerdozio universale, è anche una dottrina cattolica, ma non nello stesso senso che i protestanti danno al termine. Cito ancora una volta dal Catechismo della Chiesa Cattolica:
1546 Cristo, Sommo Sacerdote e unico mediatore, ha fatto della Chiesa un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre. Tutta la comunità dei credenti è, come tale, sacerdotale. I fedeli esercitano il loro sacerdozio battesimale attraverso la partecipazione, ciascuno secondo la vocazione sua propria, alla missione di Cristo, Sacerdote, Profeta e Re. È per mezzo dei sacramenti del Battesimo e della Confermazione che i fedeli « vengono consacrati a formare [...] un sacerdozio santo ».
1547 Il sacerdozio ministeriale o gerarchico dei Vescovi e dei sacerdoti e il sacerdozio comune di tutti i fedeli, anche se « l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano all'unico sacerdozio di Cristo », 157 differiscono tuttavia essenzialmente, pur essendo « ordinati l'uno all'altro ». In che senso? Mentre il sacerdozio comune dei fedeli si realizza nello sviluppo della grazia battesimale – vita di fede, di speranza e di carità, vita secondo lo Spirito –, il sacerdozio ministeriale è al servizio del sacerdozio comune, è relativo allo sviluppo della grazia battesimale di tutti i cristiani. È uno dei mezzi con i quali Cristo continua a costruire e a guidare la sua Chiesa. Proprio per questo motivo viene trasmesso mediante un sacramento specifico, il sacramento dell'Ordine.
Come si vede la dottrina cattolica conosce la dottrina del sacerdozio universale dei credenti, e già la ingloba, non si potrà dunque accusarla di essere in contraddizione col Nuovo Testamento. Semmai il protestante potrà accusare la Chiesa, dal proprio punto di vista, di aver aggiunto delle specificazioni a questo sacerdozio di cui il Nuovo Testamento non parla.
Anche ammettendo per ipotesi che sia così, questa replica protestante non dimostrerebbe una contraddizione tra Chiesa Cattolica e Bibbia, ma solo che la Chiesa aggiunge cose rispetto alla Bibbia, e cioè che esista sial il sacerdozio universale dei credenti, sia un altro sacerdozio di cui per ipotesi la Bibbia non parlerebbe. Al cattolico ovviamente questa replica risulterebbe irrilevante, perché essa presuppone la dottrina del Sola Scriptura, di cui s’è già vista l’inconsistenza. Siccome non sta scritto da nessuna parte nella Bibbia che tutto ciò che serve sapere alla Chiesa sia nella Bibbia, il cattolico potrà ben replicare che l’altro sacerdozio proviene dalla tradizione orale, e che quest’ultimo non ha nessuna contraddizione col sacerdozio di cui parla il NT, visto che viene ad aggiungersi ad esso, non a contraddirlo o ad annullarlo, visto che la dottrina del sacerdozio universale dei credenti fa parte del patrimonio della Chiesa. Sicché non si può provare una contraddizione tra Chiesa Cattolica e Bibbia, in quanto nella Bibbia non sta scritto che il sacerdozio universale dei credenti sia l’unico tipo di sacerdozio che esista. Solo in quel caso si creerebbe una contraddizione tra Traditio e Scrittura. Ma non è così, perché la Scrittura è solo una trascrizione parziale ed occasionale della Traditio. La Chiesa ordinava vescovi ed aveva una concezione sacrale dell’Ordine dasecoli e secoli prima che avesse il Nuovo Testamento in base al quale i cosiddetti evangelici vorrebbero criticarla.
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Mai nelle scritture viene presentato qualcosa di simile, per quanto riguarda il nuovo patto. “
Ciò è irrilevante, visto che quando furono scritti questi testi del Nuovo Testamento non c’era ancora alcuna successione apostolica, né bisogno di alcuna successione, visto che gli apostoli erano ancora vivi. La successione apostolica inizia ad esistere quando non ci sono più apostoli, e bisogna chiedersi chi sono i loro successori, ma ciò non avviene in un’epoca coperta dai nostri scritti neotestamentari, che sono stati redatti in un’epoca in cui gli apostoli erano ancora in vita, e dunque sarebbe vano cercare in essi tale dottrina.
Però possiamo trovare in essi una dottrina collegata, cioè il fatto che, siccome gli apostoli erano solo 12 e non potevano sovraintendere personalmente a tutte le chiese, essi delegavano qualcuno a succedere loro come capi di una comunità quando non potevano essere presenti, e davano quest’incarico di delega tramite l’imposizione delle mani. I passi sono molteplici. E’ vero che l’imposizione della mani può avere molti significati, e non necessariamente solo quello di consacrare qualcuno, tuttavia sarebbe una lettura parziale della Bibbia credere che l’imposizione delle mani si riferisca solo a guarigioni, quando ci sono passi dove è palese che si tratta di consacrare qualcuno.
V’è c’è il caso dell’imposizione delle mani col quale la Chiesa nel NT trasmette una missione precisa consacrando un individuo. Così avvenne per l’istituzione dei sette investiti dagli apostoli: “Li presentarono quindi agli apostoli i quali, dopo aver pregato, imposero loro le mani.” (At 6,6), o per la missione di Paolo e Barnaba: “Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero loro le mani e li accomiatarono.” (At 13,3)
Paolo, o chiunque sia l’autore, a sua volta impone le mani a Timoteo: “Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te per l'imposizione delle mie mani.”(2Tm 1,6 ss.) cf. 1Tm 4,14: “Non trascurare il dono spirituale che è in te e che ti è stato conferito, per indicazioni di profeti, con l'imposizione delle mani da parte del collegio dei presbiteri.”
E Timoteo ripeterà questo gesto su coloro che aveva prescelti per il ministero: “Non aver fretta di imporre le mani ad alcuno, per non farti complice dei peccati altrui.”(1Tm 5,22) Da questo versetto si evincere chiaramente come l’imposizione delle mani conferisse incarichi ed avesse un carattere ufficiale.
Allo stesso modo la Chiesa continua ancora oggi ad imporre le mani, di volta in volta dando significati diversi al gesto, ma anche col gesto di conferire un incarico di direzione che si vede da questi versetti. L’anarchia dunque di alcune chiese deriva ad una smania sessantottina di allergia all’autorità, ma non ha certo basi.
Nella lettera agli Ebrei sappiamo addirittura che l’imposizione delle mani veniva fatta oggetto di dottrina e speculazione: "... passiamo a ciò che è più completo, ..., della dottrina dei battesimi, della imposizione delle mani, della risurrezione dei morti e del giudizio eterno" (Eb 6, 2)
Paolo stesso, che non è uno dei 12, non si vede che autorità dovrebbe mai avere, se non fosse per il fatto che anche lui, che dice d’essere apostolo per chiamata divina diretta, è stato investito tramite l’imposizione delle mani dagli altri apostoli. Altrimenti non si vede cosa ci sarebbe di diverso tra San Paolo e qualunque pentecostale moderno che sostenga che Dio gli parli. Eppure Paolo sostiene chiaramente d’avere un potere sulle comunità cristiane: “Per questo vi scrivo queste cose da lontano: per non dover poi, di presenza, agire severamente con il potere che il Signore mi ha dato per edificare e non per distruggere" (2 Cor. 13,10).
Se questo potere gli venisse dal semplice fatto che lo Spirito Santo gli ha parlato, allora i protestanti dovrebbero avere la dottrina che tutti quelli che si ritengono ispirati dallo Sprito Santo hanno lo stesso potere di Paolo…
L’episodio di Paolo viene spesso mal interpretato dai protestanti, specie da quelli che pensano di avere rivelazioni private ogni piè sospinto, e che dunque pensano di poter saltare la mediazione della gerarchia ecclesiastica cattolica e di poter accedere direttamente al divino come, sostengono, avrebbe fatto Paolo, reso apostolo direttamente dal Signore che gli apparve sulla via di Damaso. Ma tutto ciò è falso, ed è un modo incompleto di leggere le Scritture. Non ti sei mai chiesto perché dopo la conversione Paolo deve ottenere l'imposizione delle mani di Anania(At 9,12), un discepolo (=uno della gerarchia apostolica), che gli fa riacquistare la vista e gli impone le mani per effondergli lo Spirito? E perché poi viene da loro battezzato? Non gli bastava quello che Cristo gli aveva rivelato? Nessuno ha mai detto che per ottenere carismi ci deve essere la mediazione di Pietro o del papa; ma il tutto avviene lo stesso all'interno della Chiesa, nella quale Paolo entra tramite il battesimo, e diventa "apostolo" coll'imposizione delle mani di un altro discepolo già membro della gerarchia ecclesiastica. Paolo stesso poi, per accertarsi di non avere avuto un’allucinazione, scrive ai Galati che va a Gerusalemme per farsi confermare la propria dottrina da Pietro. “In seguito, dopo tre anni andai a Gerusalemme per consultare Cefa, e rimasi presso di lui quindici giorni; degli apostoli non vidi nessun altro, se non Giacomo, il fratello del Signore. […]Dopo quattordici anni, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Barnaba, portando con me anche Tito:vi andai però in seguito ad una rivelazione. Esposi loro il vangelo che io predico tra i pagani, ma lo esposi privatamente alle persone più ragguardevoli, per non trovarmi nel rischio di correre o di aver corso invano.” (Gal 1,18; 2,1-2)
Sicché, coloro che pensano di poter scavalcare la gerarchia e di farne a meno,hanno un’errata comprensione del cristianesimo.
“Nemmeno potrebbe, poiché la scrittura giunta fino a noi è manomessa in mille modi e non può godere di una stima tanto alta quanto l'oralità”
Non si tratta di una contrapposizione tra il sola Scriptura e l’oralità, ma tra il Sola Scriptura e il magistero vivente, cioè delle persone, sulla bocca delle quali trovi la Tradizione. Non è che “l’oralità” esista da sola, la Tradizione è l’insieme sia della catechesi orale, sia degli scritti dei Padri, sia della liturgia, ecc. Ma dove puoi attingere a tale Tradizione? Il punto è questo. La teologia cattolica dice che è la Chiesa, cioè le persone, che, in Concilio Ecumenico, in quanto riportano l’antica tradizione e sono assistite da Dio, possono dirimere le controversie. La contrapposizione due non è tra oralità e scrittura, ma tra Sola Scriptura (protestanti), e Scrittura+magistero vivente della Chiesa tra i cattolici.
Ad maiora