Naaman ha scritto:Mario70 ha scritto:con l'incarnazione egli si fa ANCHE carne, aggiungendo la natura umana a quella divina
Questa ipotetica "aggiunta" contraddice un "postulato fondamentale": D-o è immutabile. Con l' "aggiunta" di una natura "altra" il postulato di immutabilità cade inesorabilmente.
Ciao carissimo,
In questo post volevo parlare di altro ma le tue riflessioni meritano una risposta.
Comincio con il consigliarti di non sottovalutare l'ortodossia della grande chiesa, perché ogni iota è stato soppesato, compresa l'imprescindibilità dell'immutabilità di Dio.
È la persona o la natura a essere immutabile?
Con l'incarnazione la natura divina muta?
Tieni a mente queste domande quando leggerai le risposte.
Cito dal mio trattato il punto dove trovi la risposta alla tua domanda, considerando prima cosa NON significa l'unione delle due nsture:
" 1) Apollinare di Laodicea il quale credeva che Cristo era composto dallo spirito divino e dalla carne
2) Cirillo Alessandrino il quale credeva che il Cristo era composto di spirito o logos unito ipostaticamente e fisicamente alla carne
3) Nestorio il quale credeva che il logos fosse congiunto moralmente con l’umanità assunta, egli era infatti convinto che esistessero due persone separate nel Cristo incarnato, l'uno Divino e l'altro umano, cioè le due nature erano solo congiunte, mentre negò che ci fosse una unione ipostatica fra le due nature, come affermato dalla scuola alessandrina.
4) Eutiche il quale negava l'attribuzione a Cristo della natura umana, sostenendo che egli avesse solo quella divina: secondo la sua dottrina prima dell'incarnazione il Figlio aveva due nature, con l'incarnazione invece la natura umana di Gesù fu assorbita da quella divina.
Insomma bisognava far chiarezza e a questo scopo si tenne il concilio di Calcedonia.
Sappiamo bene che con il concilio di Calcedonia (451 D.C.) venne a definirsi la duplice natura del figlio, ovvero mentre egli era sulla terra come uomo, "Dio il figlio" non perse la sua immutabilità come Dio:
"Seguendo, quindi, i santi Padri, all'unanimità noi insegniamo a confessare un solo e medesimo Figlio: il signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità, vero Dio e vero uomo, [composto] di anima razionale e del corpo, consostanziale al Padre per la divinità, e consostanziale a noi per l'umanità, simile in tutto a noi, fuorché nel peccato, generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, e in questi ultimi tempi per noi e per la nostra salvezza da Maria vergine e madre di Dio, secondo l'umanità, uno e medesimo Cristo signore unigenito; da riconoscersi in due nature, senza confusione, immutabili, indivise, inseparabili, non essendo venuta meno la differenza delle nature a causa della loro unione, ma essendo stata, anzi, salvaguardata la proprietà di ciascuna natura, e concorrendo a formare una sola persona e ipostasi; Egli non è diviso o separato in due persone, ma è un unico e medesimo Figlio, unigenito, Dio, verbo e signore Gesù Cristo, come prima i profeti e poi lo stesso Gesù Cristo ci hanno insegnato di lui, e come ci ha trasmesso il simbolo dei padri."
Abbiamo quindi letto che la natura divina del figlio partecipava in quella umana, senza per questo mescolarsi con essa, ma rimangono intatte le rispettive qualità delle due nature.
La natura divina rimane sempre e comunque immutabile.
Ricordiamo però i limiti che la natura umana del Cristo, "identica alla nostra fuorché nel peccato", aveva per essere appunto circoscritta allo spazio e al tempo come noi, in "incarnazione e umanità di Dio" il Dott. Mazza afferma:
"In questo senso, durante la vita terrena del Cristo, accade che alcune proprietà divine non sono accessibili alla natura umana: non vengono rimosse, non vengono disattivate temporaneamente, ma sono semplicemente inaccessibili. Esiste dunque una sorta di asimmetria di accesso alle facoltà divino-umane: mentre la natura divina ha pieno accesso alle facoltà umane, la natura umana non lo ha in rapporto a quelle divine. Sostanzialmente la natura divina non subisce alcuna restrizione, è solo la natura umana ad averne, costitutivamente"
Mario70 ha scritto: per fare ciò D-o il Figlio si incarna nascendo come Gesù di Nazaret il figlio di Maria, figlio dotato come gli altri esseri umani di anima e di corpo, dalla sua nascita in poi le due nature comunicano tra loro
Due "nature comunicanti" o due persone comunicanti? Secondo le credenze cattoliche l'anima dell'uomo esprime l'essenza di una persona ovvero la sua "individualità". Allo stesso tempo però parli dell'incarnazione di una "seconda persona" di una ipotetica "trinità", parliamo dunque di due persone ovvero la seconda persona (prima "individualità" dell'uomo Gesù) della trinità e la persona/anima (seconda individualità) dell'uomo Gesù Cristo. Da cui la domanda: Gesù avrebbe una "doppia individualità"? Ovvero avrebbe una "individualità divina preesistente" (la seconda persona dell'ipotetica trinità) ed una "individualità umana" (l' "anima" dell'uomo Gesù)?
Per rispondere alla tua domanda bisogna chiarire cosa è l'unione ipostatica:
"L’UNIONE IPOSTATICA
L’UNIONE in genere può essere accidentale o sostanziale.
I - ACCIDENTALE è quando dalla unione non risulta una natura o una persona, ma un composto di cose che si uniscono restando quella natura (una o più) e quelle persone che c’erano prima. Per esempio una società è una unione di persone che non formano una nuova natura o persona fisica
II - SOSTANZIALE quando due o più sostanze formano un tutto sostanziale; per esempio l’anima e il corpo formano l’uomo; l’idrogeno e l’ossigeno, l’acqua.
Questa unione può essere:
a) Essenziale quando formano una essenza o natura specifica, come nell’esempio dell’uomo e dell’acqua.
b) Personale quando coll’unione danno un unico principio di operazione incomunicabile, cioè la persona, come avviene nell’uomo e non nell’acqua.
Questa ultima unione si suddivide a sua volta in due specie:
1 - PERSONALE SEMPLICEMENTE quando due sostanze incomplete, unendosi, formano una persona, come nel solito esempio dell’anima e del corpo che formano l’uomo.
2 - PERSONALE IPOSTATICA, quando due nature già complete, rimanendo integre sono unite in unica persona, la quale non è costituita da questa unione nella quale rimane senza nessun cambiamento. Questo avviene unicamente nel mistero della Incarnazione.
L’UNIONE IPOSTATICA si può perciò definire: l’ammirabile unione della natura divina e della natura umana, nell’unica Persona del Verbo.
Contro gli errori già esposti, poniamo la seguente riflessione:
In Gesù Cristo la natura divina e la natura umana sono unite nell’unica Persona del Verbo già preesistente; e perciò non una unione morale-accidentale, ma fisico-sostanziale, fatta nella persona.
DALLA SCRITTURA: Dagli stessi scritti del NT, si rivela come al medesimo Gesù sono attribuite le azioni proprie della natura divina come quelle proprie della natura umana. Ad esempio come Uomo è concepito, nasce, cresce, fatica, dorme, ha fame, si rattrista, sanguina, muore;
come Dio è concepito da Maria Vergine per opera dello Spirito Santo, il padre “prepara un corpo” al figlio, il figlio “si fa carne”; è chiamato “Figlio di Dio”, "unigenito Dio", sana gli infermi, risuscita i morti, cammina sulle acque, lo servono gli Angeli, lo proclama il Padre come suo Figlio nel Battesimo e nella Trasfigurazione, risuscita glorioso, sale al cielo, è chiamato “Dio” nel prologo di Giovanni, nella prima lettera di Giovanni è chiamato “vero Dio” e Tommaso lo chiama “mio Signore e mio Dio”, “tutto quello che fa il padre, lo fa il figlio ugualmente”…
IEP Romani 9:5 "da loro proviene Cristo secondo la sua natura umana, egli che domina tutto, è Dio, benedetto nei secoli, amen! "
Colossesi 2:9 dice:
" 9 poiché è in lui che dimora corporalmente tutta la pienezza della deità, 10 e voi siete stati riempiti in lui, che è il capo di ogni principio e potenza; "
Nella sua unica persona, e dunque anche nella sua corporalità, dimora tanto il suo essere uomo, quanto il suo essere Dio, nella sua pienezza e totalità.
Filippesi 2:6-8:
“EGLI
"essendo per natura Dio" IBE, NVP, NIV
“benché fosse chiaramente Dio” BLM
“benché lui era Dio” GL, LB
“sussistendo in natura di Dio” RI
“era come Dio” TILC
“essendo di natura divina” CEI, GCC, BG
“di condizione divina” TOB
non reputò “un furto, una usurpazione, una rapina” il suo essere come Dio,
(appunto perché ne era in legittimo possesso)
Oppure:
Non reputò di rubare il ruolo proprio del padre facendosi uguale a lui,
ma spogliò sé stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; 8 trovato esteriormente come un uomo, umiliò sé stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce." (NRV)
Dalla lettura di tutto il Vangelo, come dalle descrizioni che ne fa Paolo vediamo in Gesù queste due differenti qualità e azioni proprie ora dell’una e ora dell’altra natura; il soggetto che le compie è sempre il medesimo: Gesù.
Dunque le due nature: divina e umana, sono unite ma non confuse, nell’unica Persona del Verbo di Dio.
L’unione non viene fatta nella natura, come se una natura unita all’altra fosse sostenuta da una terza natura; ma viene fatto nella Persona, cosicché nessuna delle due nature viene diminuita o distrutta, ma l’una e l’altra rimangono integre e non confuse, l’una e l’altra possedute dalla Persona del Verbo di Dio. Quindi non è il Verbo che si è cambiato in un Uomo, o una natura Umana che è diventata natura divina, ma la natura umana che viene assunta dalla Persona del Verbo, il quale possiede già la Natura Divina. Se la natura umana fosse stata unita non alla Persona, ma alla natura del Verbo, allora dovremmo dire che anche il Padre e lo Spirito Santo si sono fatti uomo.
Logicamente questa Persona, essendo Dio e preesistente alla natura umana, è assunta nel tempo, esistendo dalla eternità. Ciò in modo particolare, ci viene espresso chiaramente, come abbiamo visto, nel primo capitolo di Giovanni, “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... Il Verbo di Dio si è fatto carne”.
da notare che l’unione del Verbo con la natura umana, non è una semplice unione morale e accidentale, l’unione ipostatica invece è fisico-sostanziale in quanto la natura umana viene assunta personalmente dal Verbo, in modo da appartenere alla stessa Persona e sostanzialmente, così che, una volta avvenuta, resta per sempre, la natura divina non subisce una mutazione dalla natura umana, esse rimangono separate e distinte, la loro unione e comunicazione è di tipo razionale.
Due volontà e due operazioni:
In Cristo ci sono due volontà distinte, ma concordi e due operazioni.
Ora la natura intellettuale non sarebbe integra se le mancasse la volontà e l’operazione. Dunque in Cristo ci sono due volontà e due operazioni.
Nella orazione del Getsemani, Gesù dice: “Non la MIA ma la TUA volontà si faccia” (Luca 22,42). “Non come voglio Io, ma come vuoi TU” (Matteo 26,39). In un altro testo Gesù dice: “Sono disceso dal Cielo non per fare la MIA volontà, ma la volontà DÌ COLUI, che mi ha mandato” (Giovanni 6,38).
In tutti questi passi è chiara la distinzione delle due volontà: la volontà umana di Gesù, alla quale ripugnano i patimenti, la morte, il calice del dolore e la volontà divina: identica a quella del Padre che il Verbo possiede col Padre e con lo Spirito Santo, che vuole il suo sacrificio per la Redenzione del mondo. Però in queste due volontà distinte, non c’è opposizione, e sempre la volontà umana si uniforma alla volontà divina, tanto che Egli può dire: “Faccio sempre quello che piace a Lui” (Giovanni 8,29).
Quantunque in Cristo vi siano distinte operazioni, a volte i Padri e i Teologi parlano di operazione teandrica cioè operazione divino-umana.
Le azioni sono della Persona, quindi è logico che di una operazione compiuta dalla natura Umana del Verbo, il merito, la dignità, l’efficacia risale alla Persona del Verbo, e in questo senso è una operazione teandrica, ma ciò non toglie che quella data operazione sia stata compiuta dalla Natura Umana. Per portare un esempio (soltanto per capir meglio, poiché non corrisponde esattamente alla spiegazione data in quanto qui si tratta della stessa natura e della stessa persona) se con la mia mano compio un’opera buona, è la mia persona che né ha il merito, ma l’operazione è stata compiuta dalla mia mano. "
Quanto me piace sta dottrina!
"La cosa più triste è che molto spesso chi viene ingannato, o illuso, tende a rimanere strettamente ancorato a quello in cui crede nonostante le evidenze indichino chiaramente che la realtà è diversa. Forse è talmente affezionato alle sue credenze che preferisce chiudersi gli occhi e tapparsi le orecchie di fronte a qualunque cosa possa farle vacillare."
(Torre di Guardia 1/9/2010 p 10)