Al contrario. Le parole danno il contenuto di una fede, i fatti riguardano la vita di singoli individui. E poi, da capo: i fatti e le parole di chi devo giudicare? Non si può giudicare la giustezza di una dottrina sulla base di chi la pronuncia, perché in questo caso una stessa dottrina potrebbe essere vera o falsa a seconda di chi la sta diffondendo. Se San Francesco o un qualsiasi altro sant'uomo mi dicono che nell'eucaristia c'è veramente il corpo di Cristo, quella dottrina sarebbe vera, mentre se dopo due minuti un prete simoniaco mi dice la stessa dottrina, essa sarebbe diventata falsa? Che ridicolaggine. La verità è data dalla corrispondenza tra le parole e l'essere, e non dalla vita privata di chi pronuncia le parole."I fatti contano più delle parole.
Che noia, che tedio, che noia. Sei il decimillesimo su questo forum a cui faccio questo discorso, e tu, puntualmente, come tutti gli altri diecimila, mi citi questo versetto. Vorrà dire che mi limiterò ad incollare la demolizione che faccio sempre da altre discussioni che ho condotto in passato. E' proprio vero che le sette americane trasformano tutti col lo stampino, trasmettendo la falsa idea che bisogna basarsi sulla santità dei componenti di un'organizzazione per giudicarla (da questo punto di vista l'uso di versetti scritturali abusati si spreca, dal classico "li riconoscerete dai loro frutti", all'immancabile "da questo riconosceranno che siete miei seguaci, se vi amerete gli uni, gli altri"."Un albero si giudica dai frutti". Se i frutti più alti, sono già di per se marci... l'albero non sta messo molto bene."
Riporto quello che risposi allora ad uno dei tanti, cioè ad Agabo:
"Veniamo al discorso dell'albero e dei frutti. Solitamente gli anticlericali insistono molto sul discorso dei frutti, “li riconoscerete dai loro frutti”, e parte il solito rosario di colpe anticattolico.
Gesù in quel contesto parla di falsi profeti, cioè di singoli: in quel caso avrebbe effettivamente senso affermare che, se qualcuno proclama della sue personali dottrine su Cristo, ma poi vedi che non gli hanno davvero cambiato la vita, allora forse di Cristo ha capito poco. Ma quando un cattolico ti dice una sua dottrina, ad esempio “Cristo ha realizzato l’incarnazione senza lasciare il seno del Padre”, non sta dicendo una dottrina “sua”, bensì una dottrina che appartiene alla Chiesa di cui è membro da secoli, e dunque per giudicare se è corretta non dovresti sondare quale sia la moralità del suo ultimo ripetitore, perché quella frase non è per l’appunto sua ma di un grande papa del passato, San Leone Magno, e sarebbe insensato giudicare le dottrine di qualcuno sulla base del comportamento di qualcun altro.
Ma c’è di più: come è possibile dire che i cattivi frutti che tu vedi manifestarsi in qualcuno siano il risultato della sua religione, e non invece del resto del mondo? Perché se un cattolico sbaglia la colpa dev'essere del cattolicesimo, e non delle mille altre influenze che quella persona ha avuto nella vita?
Mi spiego: io cattolico "vedo" la mia religione un’ora a settimana quando vado a messa, ha molta più influenza su di me la televisione, il cinema, la scuola che ho frequentato, ecc.
Se dunque una persona ammazza qualcuno, ciò sarebbe il frutto della sua religione, che invece gli insegnava il contrario, ma che purtroppo egli non ha saputo ascoltare, o piuttosto sarà colpa delle altre infinite influenze di cui siamo bombardati? Per dirla in modo sintetico: non è detto che i frutti che tu hai visto sugli alberi dei cattolici fossero frutti cattivi perché era marcio il ramo della loro religione, quei frutti forse pendevano da un altro albero, magari la sua situazione famigliare, i libri che leggono, ecc. Similmente, se la storia parla di un prelato corrotto, perché far dipendere tale corruzione dall'albero della sua religione, e non dai mille altri alberi da cui dipese la sua vita e la sua educazione?
Non è cioè detto che quei frutti negativi dipendessero dal cattolicesimo, potevano dipendere da una delle mille influenze cui siamo sottoposti nella vita. Vedendo un cattolico che si comporta male tu puoi riconoscere se quel tuo amico sia davvero seguace di Cristo, ma non se il cattolicesimo in sé sia giusto o sbagliato. Ciò vorrà semplicemente dire che ci sono cattolici che non sono seguaci di Cristo (perché ipocriti) mentre altri che lo sono, proprio perché si amano gli uni gli altri. Non ha senso buttare via la fede in una religione solo per alcune mele marce.
Per di più, è spaventosamente presuntuoso pretendere di giudicare duemila anni di papato (perché ingenuamente la Chiesa viene intesa come coincidente col papato). Probabilmente Agabo non ha in mente neppure i nomi di una trentina di papi, eppure essi sono stati 265. Agabo conosce forse le biografie di 133 papi (cioè il 50%+1 del totale), al fine di potersi permettere un bilancio sull'istituzione? Ma non fatemi ridere. E se anche conoscesse davvero la biografia di 133 papi, in che misura la conosce? Ha forse dedicato anni di studio alla vita di ciascuna di queste persone vissute spesso secoli fa al fine di potersi permettere un giudizio? Ma non è forse Cristo che insegnava a non giudicare, ben sapendo che solo Dio conosce veramente i cuori delle persone? Ebbene dunque, Agabo con che coraggio, o che che megalomania storiografia sfrontata, crede di avere le conoscenze storiche per poter valutare la vita di 265 persone e dunque fare un bilancio sensato su un'istituzione plurimillenaria che ha avuto intrecci con infiniti ambiti della storia mondiale? "
Come sempre, le obiezioni sono si ripetono identiche.
Cosa me ne frega del volgo e della plebe e di cosa possano pensare gli ignoranti? Io mi riferisco al senso del termine corretto, perché mi sembra ovvio che sia la Chiesa quella che, proprio perché è Chiesa, possa dirci cosa significa il suo nome. Le deficienze in greco del parlante italiano medio non sono un mio problema."Poi, al di la dell'etimologia o del significato interno al credo della parola "Chiesa", siccome non sono i fedeli a comandare, a scrivere credo, catechismi e pubblicazioni ufficiali nei quali viene esplicato l'intendimento della "Chiesa", nella parlata comune il termine identifica proprio il clero, con le sue gerarchie."
Veramente è assai palese che vorresti, ma non puoi, perché non conoscendo cosa pensano i cattolici, è ben difficile che tu possa attaccarli. In questo caso attacchi una nozione di Chiesa che al cattolico non interessa difendere, perché alla Chiesa che hai in mente tu nessun cattolico è obbligato a credere."Non basta rigirare le parole per cambiare i fatti. Poi la tua fede privata nessuno vuole metterla in discussione
Sarebbe illecita anche intendendo "Chiesa" con "clero", perché il clero è un soggetto composito formato da migliaia di persone, e non coincide col Vaticano., ma un'analisi obbiettiva di ciò che è la "Chiesa" (intesa nella sua accezione comune di cui sopra) è un'operazione lecita"
Ad maiora