Un po' di Teologia per i nostri fratelli TdG e non solo.

Tutto ciò che riguarda la dottrina dei Testimoni di Geova.

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Francesco Franco Coladarci
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Un po' di Teologia per i nostri fratelli TdG e non solo.

Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

Premettendo che la comprensione della prima alleanza la si ha alla luce della seconda e che il Kerygma gesuano lo si comprende alla luce della prima rivelazione ci si interroga quale sia la comprensione dei TdG su dei argomenti fondamentali.

Una scrittura a loro molto cara(loro cavallo di battaglia) nella quale evidenziano come l'uomo una volta morto cessa di esistere è questa.
"Ecclesiaste 9
3 Questo è il male in tutto ciò che avviene sotto il sole: una medesima sorte tocca a tutti e anche il cuore degli uomini è pieno di male e la stoltezza alberga nel loro cuore mentre sono in vita, poi se ne vanno fra i morti. 4 Certo, finché si resta uniti alla società dei viventi c'è speranza: meglio un cane vivo che un leone morto. 5 I vivi sanno che moriranno, ma i morti non sanno nulla; non c'è più salario per loro, perché il loro ricordo svanisce. 6 Il loro amore, il loro odio e la loro invidia, tutto è ormai finito, non avranno più alcuna parte in tutto ciò che accade sotto il sole."
Allora chiedo, come conciliare questa scrittura con ciò che afferma l'apostolo San Paolo?
"2° Corinzi
1 Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli. 2 Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste: 3 a condizione però di esser trovati già vestiti, non nudi. 4 In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. 5 È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito.
6 Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, 7 camminiamo nella fede e non ancora in visione. 8 Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore. 9 Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi. 10 Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.
11 Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze. 12 Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore. 13 Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi.

14 Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. 15 Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. 16 Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. 17 Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
18 Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. 19 È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. 20 Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. 21 Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.
Avrei piacere di conoscere il pensiero sia dai TdG che ex.
Franco
“Al di sopra del Papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica.”
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nastrigennaro
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Messaggio da nastrigennaro »

Franco Coladarci ha scritto:Premettendo che la comprensione della prima alleanza la si ha alla luce della seconda e che il Kerigma gesuano lo si comprende alla luce della prima rivelazione ci si interroga quale sia la comprensione dei TdG su dei argomenti fondamentali.

Una scrittura a loro molto cara(loro cavallo di battaglia) nella quale evidenziano come l'uomo una volta morto cessa di esistere è questa.
"Ecclesiaste 9
3 Questo è il male in tutto ciò che avviene sotto il sole: una medesima sorte tocca a tutti e anche il cuore degli uomini è pieno di male e la stoltezza alberga nel loro cuore mentre sono in vita, poi se ne vanno fra i morti. 4 Certo, finché si resta uniti alla società dei viventi c'è speranza: meglio un cane vivo che un leone morto. 5 I vivi sanno che moriranno, ma i morti non sanno nulla; non c'è più salario per loro, perché il loro ricordo svanisce. 6 Il loro amore, il loro odio e la loro invidia, tutto è ormai finito, non avranno più alcuna parte in tutto ciò che accade sotto il sole."
Allora chiedo, come conciliare questa scrittura con ciò che afferma l'apostolo San Paolo?
"2° Corinzi
1 Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un'abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli. 2 Perciò sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste: 3 a condizione però di esser trovati già vestiti, non nudi. 4 In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. 5 È Dio che ci ha fatti per questo e ci ha dato la caparra dello Spirito.
6 Così, dunque, siamo sempre pieni di fiducia e sapendo che finché abitiamo nel corpo siamo in esilio lontano dal Signore, 7 camminiamo nella fede e non ancora in visione. 8 Siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore. 9 Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi. 10 Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.
11 Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini; per quanto invece riguarda Dio, gli siamo ben noti. E spero di esserlo anche davanti alle vostre coscienze. 12 Non ricominciamo a raccomandarci a voi, ma è solo per darvi occasione di vanto a nostro riguardo, perché abbiate di che rispondere a coloro il cui vanto è esteriore e non nel cuore. 13 Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi.

14 Poiché l'amore del Cristo ci spinge, al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. 15 Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. 16 Cosicché ormai noi non conosciamo più nessuno secondo la carne; e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così. 17 Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove.
18 Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione. 19 È stato Dio infatti a riconciliare a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione. 20 Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. 21 Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio.
Avrei piacere di conoscere il pensiero sia dai TdG che ex.
Franco
Aspetta Franco ...perchè i tdg hanno inviato richiesta a brooklyn per sapere la risposta...mentre gli ex....ormai non gliene può fregar di più...e sono tutti a godersi la vita...Hi hi hi Ciao e buone vacanze.. :test: :test: :test: :test: :quoto100:
enkidu
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Messaggio da enkidu »

Franco, la riposta che danno è che l apostolo Paolo si riferisce alla fine dei tempi, opure in laternativa, parla degli unit che dopo il 1914 hano suito una vita dopo la morte. Loro tra altro traducono in modo diverso il passo. IL qunado nella loro interpretazione diventa dopo chde e l apostolo non dice "dopo quanto" si avrà l altra vita".

diversa traduzione anche per "esulando da esso".
TRa parentesi l intero paso nella loro versione è del tutto privo di senso, tra i più contorti della TNM
enkidu
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Messaggio da enkidu »

ecco dalla loro traduzione dei versi 6 e sgg

Noi perciò abbiamo sempre coraggio e sappiamo che, mentre abbiamo la nostra casa nel corpo, siamo assenti dal Signore, 7poiché camminiamo per fede, non per visione. 8Ma abbiamo coraggio e preferiamo piuttosto essere assenti dal corpo e fare la nostra casa presso il Signore. 9Perciò abbiamo anche la mira, sia che abbiamo la nostra casa presso di lui o che siamo assenti da lui, di essergli graditi. 10Poiché dobbiamo tutti essere resi manifesti dinanzi al tribunale del Cristo, affinché ciascuno riceva il suo giudizio per le cose fatte mediante il corpo, secondo le cose che ha praticato, sia cosa buona che vile.
vitale
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Messaggio da vitale »

Ehm!
Necessariamente é sapere da essi, se viene prima la Teologia o l'Esegesi: su quali piani si evolvono, ecc, ecc,.
Quanti tdG (non solo italiani) datati d'esperienza sono all'altezza :cer: non scopiazzando all'ultimo momento prima dell'interrogazione :saggio:
La famiglia, i figli, la religione, la politica, non hanno più spina dorsale
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Messaggio da afterlife_taste »

io da ex tdg non capisco ancora una cosa....perchè credere all'aldilà
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Francesco Franco Coladarci
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Messaggio da Francesco Franco Coladarci »

Prima di inoltrarci sul tema della discussione è necessario fare un breve excursus su cosa credeva il fondatore di quel movimento il quale avrebbe preso in seguito il nome “Testimoni di Geova”.
Agli albori del XIX secolo emersero dei vari movimenti a radice cristiana come la “Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli ultimi giorni” nota come “Mormoni”, “Avventisti del settimo giorno”, “ Pentecostalismo”.

Charles Taze Russell aderì con tutta la famiglia alla chiesa Presbiteriana per poi confluire nella chiesa Congregazionalista, conobbe e ne fu influenzato dal millenarista avventista Jonas Wendell il quale convinse Russell della non esistenza dell’Inferno e che la “Vera” data della parusia del Cristo sarebbe dovuta ancora avvenire dopo la falsa data del 1844(la grande delusione), secondo questo nuovo “intendimento” tale data era collocata nel 1874 la quale fece la fine della prima.

Nel frattempo Russell aderì al pensiero “Condizionalista” del teologo avventista George Storrs, costui ipotizzò la dottrina dell’anima condizionata, la quale si può riassumere in due parole, l’anima immortale nel momento che si disincarna rimane nella condizione di stasi, cioè di sonno il quale cesserà al momento della parusia del Cristo ma questo si applica solo alle anime dei giusti, mentre i malvagi verranno risorti dopo il regno millenario e distrutti insieme a Satana.
Possiamo dunque evidenziare come il fondatore dei TdG credeva all’immortalità dell’anima seppur in modo distorto, condivideva con gli avventisti quel chiodo fisso sulle date della parusia le quali risultarono essere regolarmente errate.

Se dunque Russell è stato il fondatore degli allora “Studenti Biblici” il giudice Rutherford ne è stato il “ri-fondatore” in quanto dalle sue mani nacque un movimento quasi ex novo.
Rutherford scardinò gli insegnamenti e le usanze dei “Russelliti” , da non dimenticare che Russell celebrava le feste comuni come il Natale la Pasqua i compleanni e portava sia lui che i suoi seguaci una spilla a forma di croce appuntata sulla giacca, Rutherford con un colpo di mano eliminò sia gli insegnamenti di Russell che le disposizioni lasciate da quest’ultimo in merito alla sua successione.

L’ideologia di Rutherford era quella di creare dalle “ceneri” degli studenti biblici una nuova organizzazione la quale doveva essere più chiusa, più totalitaria, egli voleva distinguersi tra le molteplici organizzazioni religiose, tagliare ogni insegnamento, usanze, le quali potevano essere un patrimonio comune con le altre religioni, egli non si conformò alle Sacre Scritture ma “piegò” le medesime affinché sostenessero le sue dottrine, di conseguenza il suo nuovo movimento il quale portava ancora la dicitura” Studenti Biblici” aveva bisogno di nuove dottrine le quali avrebbero non solo sostituito quelle Russelliane ma avrebbero tenuto il gruppo più coeso e contemporaneamente separato da ogni altro gruppo, per far questo Rutherford dovette fornire due motivazioni, la prima, essere considerato un prescelto da Dio il quale a suo tempo lo avrebbe illuminato sulla sua volontà, il secondo dare un nemico da odiare, su questo punto non dovette faticare molto poiché avendo le radici protestanti era più che naturale odiare la Chiesa Cattolica come un nemico.
Rutherford eliminò tutte le usanze fino allora celebrate, come il Natale, Pasqua, compleanni e ricorrenze varie, adducendo che tali usanze non sono “scritte” nella Bibbia e che se non ne parlava vuol dire che non erano in uso tra i cristiani.

La “Croce” un simbolo, il quale è patrimonio di tutti i cristiani, fu tolta di mezzo e sostituita con il “palo”.
L’Anima immortale, creduta da Russell anche se in un modo distorto fu da Rutherford eliminata, l’uomo non ha un’anima è un’anima come tutti gli animali, egli mantenne come Russell alcuni rifiuti dottrinali come l’Inferno, la Trinità, lo Spirito Santo, nel suo estremismo andò oltre le affermazioni di Lutero il quale riconobbe alcuni sacramenti mentre furono rifiutati in blocco da Rutherford, egli era “padre/padrone” della sua creatura la quale fu da lui chiamata nel 1931 “Testimoni di Geova”, e non esitava a cacciare i suoi collaboratori che non ubbidivano alle sue direttive, ogni “nuovo intendimento” ogni “verità” la quale sostituiva quella precedente provenivano esclusivamente da un uomo solo e questo fino al secondo presidente Knorr.

Le “verità” che Rutherford emanava le faceva sostenere dalla Bibbia con le buone o con le cattive, con le buone, leggendo in modo letterale il versetto il quale estrapolato dal suo contesto sembrava sostenere le sue affermazioni, ma quando non c’era possibilità di tale supporto allora si passava a quelle cattive, e quale modo migliore se non quello di farsi una traduzione a uso e consumo?, ma anche in questo sia Rutherford che altri presidenti si dovettero distinguere dalla “massa” titolando la loro traduzione in “Traduzione del Nuovo Mondo delle Sacre Scritture”, poiché il termine “Bibbia” li avrebbero accomunati con le altre denominazioni religiose, con questo nuovo mezzo si è potuto far dire alla scrittura tutto quello che volevano, manipolandola con aggiunte, alterazioni, omissioni, purché sostenesse le loro dottrine, e di esempi ve ne sono molti, alla luce di ciò la “Bibbia” dei TdG non viene considerata attendibile.

Fatta questa breve premessa, possiamo ritornare al tema della discussione, del perché della Teologia per i TdG e non solo, diciamo che la teologia è il discorso su Dio, la ragione che penetra nella rivelazione di Dio e che la fede ha già accettato, per questo bisogna stare attenti a non fare una lettura ne letteralista(anche se vi sono espressioni letterali) ne superficiale, fermarsi al “è scritto” vuol dire cogliere le parole dell’uomo e non quelle di Dio, fermarsi all’apparenza porta a non carpire il vero significato di tale scrittura.

In merito dunque all’immortalità dell’anima o meglio se l’uomo “Ha” un’anima immortale i TdG citano sempre la scrittura di Ecclesiaste 9, 5 che dice “ I vivi sanno che moriranno, ma i morti non sanno nulla; non c'è più salario per loro, perché il loro ricordo svanisce. 6 Il loro amore, il loro odio e la loro invidia, tutto è ormai finito, non avranno più alcuna parte in tutto ciò che accade sotto il sole."
Tale scrittura attesta l’universalità della morte, essa è sovrana, domina su ogni essere vivente sia animale che vegetale, nascita – vita – morte è un ciclo naturale nel quale tutti devono sottostare, tale scrittura non ci dice nulla dell’anima immortale ne se esiste ne se non esiste, non la si può prendere ne per negarla ne per confermarla, da questo punto di vista, la sorte di tutti i viventi è, comune, tutti sono diretti verso la terra o polvere, che è per tutti la medesima dimora, ma da ciò non segue che dopo la morte vi sia per tutti il medesimo destino, perché dunque i TdG la usano solo allo scopo di negazione quando in se stessa non lo dice?, inoltre a sostegno della loro negazione usano l’altra scrittura di Ecclesiaste 9,10 “Tutto ciò che la tua mano è in grado di fare, fallo con tutta la tua forza, perché non ci sarà né attività né calcolo né scienza né sapienza nel regno dei morti, dove stai per andare.”

Anche questa scrittura, cosa ci vuol dire, che tutte le attività proprie della vita cesseranno, cessano tutti quegli atti che hanno relazione con la materia, come il calcolo per costruire, la sapienza per relazionarsi con gli altri, l’amore per una persona cara ecc, sono tutti aspetti che solo fisicamente possono trovare compimento, ma anche qui non ci dice nulla riguardo all’anima immortale.
Anche Giobbe afferma al cap 3, 17 “Là i malvagi cessano di agitarsi,
e chi è sfinito trova riposo".

Sembrerebbe che queste scritture non dicano nulla in merito all’immortalità dell’anima, ma qualcosa invece accennano, vediamolo meglio in quest’altra scrittura.
Salmo 88
11 Compi forse prodigi per i morti?
O si alzano le ombre a darti lode?

12 Si narra forse la tua bontà nel sepolcro,
la tua fedeltà nel regno della morte?

13 Si conoscono forse nelle tenebre i tuoi prodigi,
la tua giustizia nella terra dell'oblio?

Ancora.
1Samuele 28
19Il Signore metterà Israele insieme con te nelle mani dei Filistei. Domani tu e i tuoi figli sarete con me; il Signore metterà anche le schiere d'Israele in mano ai Filistei".

Come in quasi tutto l’AT, l’esistenza che attende l’uomo dopo la morte non è vita, è un’esistenza di ombre, dove buoni e cattivi stanno insieme, senza affetti né speranze, Dio non è invocato e non interviene, l’ambito in cui Dio manifesta la sua giustizia è ristretto alla vita presente.

Da ciò possiamo affermare, è vero le scritture veterotestamentarie non accennano in modo esplicito all’immortalità dell’anima ma si inizia a coglierne i vari accenni anche se in un modo embrionale della sua esistenza, da non dimenticare che la comprensione della prima Alleanza la si può solo alla luce della seconda.
Vediamo dunque come comprende quelle antiche scritture attingendo alle lettere apostoliche.

Dobbiamo dire che solo con la morte e risurrezione di Cristo si sono aperte le porte del cielo, tutto l’insegnamento di Gesù verteva sul regno dei cieli, come meta a cui il discepolo aspirava, ecco dunque che la vita del cristiano era imperniata alla sequela del Cristo, imitare Cristo significava mettere il proprio piede nell’orma di lui, gli atti e le virtù potevano essere conseguiti ora, proprio quando si era in vita, perché solo in questa vita si poteva e si può percorrere la via della Vita, e cos’è il mondo se non una palestra dove esercitare quelle qualità innate nell’uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio ma bisognose di linfa vitale affinché potessero essere innalzate a virtù, tramite il sacrificio di Cristo e per mezzo suo essere chiamati figli di Dio affinché un giorno dopo la morte fisica poter vedere il Padre “faccia a faccia”.

Alla luce di ciò a senso la scrittura di Ecclesiaste 9,10 “Tutto ciò che la tua mano è in grado di fare, fallo con tutta la tua forza, perché non ci sarà né attività né calcolo né scienza né sapienza nel regno dei morti, dove stai per andare.”
Solo quando la persona è in vita è in grado di fare, con la morte non ha più nessuna possibilità di rimediare gli errori commessi, per questo l’apostolo Paolo afferma in 2Corinzi 5, “9 Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi. 10 Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, ciascuno per ricevere la ricompensa delle opere compiute finché era nel corpo, sia in bene che in male.”

Le opere sono le cose sole che la persona si porterà dopo morta, ma sono quelle stesse opere che la giudicheranno come meritevole di beatitudine o di dannazione, ciò che nell’antico testamento era appena intuibile nel nuovo è fulgido, è vero che l’uomo materiale è destinato alla corruzione, ma l’essenza, l’Io la persona pensante, l’essere in quanto essere (risulta alquanto difficile dare una definizione dell’anima) non è di materia è spirituale e la sua destinazione è nei cieli, vediamo qualche scrittura dove c’è questa separazione tra corpo e anima.
Filippesi cap.1
20secondo la mia ardente attesa e la speranza che in nulla rimarrò deluso; anzi nella piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia.
21Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. 22Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. 23Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; 24ma per voi è più necessario che io rimanga nel corpo. 25Persuaso di questo, so che rimarrò e continuerò a rimanere in mezzo a tutti voi per il progresso e la gioia della vostra fede.

2Pietro 1
10Quindi, fratelli, cercate di rendere sempre più salda la vostra chiamata e la scelta che Dio ha fatto di voi. Se farete questo non cadrete mai. 11Così infatti vi sarà ampiamente aperto l'ingresso nel regno eterno del Signore nostro e salvatore Gesù Cristo.
12Penso perciò di rammentarvi sempre queste cose, benché le sappiate e siate stabili nella verità che possedete. 13Io credo giusto, finché vivo in questa tenda, di tenervi desti con le mie esortazioni, 14sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda, come mi ha fatto intendere anche il Signore nostro Gesù Cristo. 15E procurerò che anche dopo la mia partenza voi abbiate a ricordarvi di queste cose.

Capitolo VI della lettera a Diogeneto (metà del II secolo) possiamo leggere” A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. L'anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. L'anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo. L'anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile; i cristiani si vedono nel mondo, ma la loro religione è invisibile. La carne odia l'anima e la combatte pur non avendo ricevuto ingiuria, perché impedisce di prendersi dei piaceri; il mondo che pur non ha avuto ingiustizia dai cristiani li odia perché si oppongono ai piaceri. L'anima ama la carne che la odia e le membra; anche i cristiani amano coloro che li odiano. L'anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono nel mondo come in una prigione, ma essi sostengono il mondo. L'anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l'incorruttibilità nei cieli. Maltrattata nei cibi e nelle bevande l'anima si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare”.

Nella Storia Ecclesiastica di Eusebio al cap.VI (circa la metà del IV secolo) si legge” All’epoca di cui stiamo parlando, in Arabia, altre persone divulgarono un insegnamento estraneo alla verità: costoro sostenevano che, nel tempo presente, al momento della morte, l’anima dell’uomo muore con il corpo e provvisoriamente si corrompe, ma che un giorno, al momento della resurrezione, tornerà di nuovo a vivere con esso”.

Nella Prima Apologia di Giustino (metà del II secolo) si legge” Ma poiché a tutti coloro che sono vissuti rimane la sensibilità ed è apprestata una punizione eterna, non trascurate di persuadervi e di credere che queste sono cose vere. La negromanzia, infatti, e le osservazioni di fanciulli incontaminati e le evocazioni di anime umane e gli spiriti che, presso i maghi, sono detti evocatori di sogni e loro assistenti e tutti i fenomeni che avvengono per opera dei conoscitori di scienze occulte, vi persuadano che anche dopo la morte le anime mantengono le facoltà sensitive”.

Nel II capitolo del libro Contro le Eresie, Ireneo (metà del II secolo) afferma” Il Signore ha insegnato chiaramente non solo che le anime continuano a vivere e non passano di corpo in corpo, ma conservano la medesima impronta del corpo al quale sono collegate e ricordano le opere che hanno compiuto qui e che poi hanno cessato di compiere, nel racconto in cui si scrive del ricco e di quel Lazzaro, che godeva di riposo nel seno di Abramo”.

Nel V capitolo del libro Contro le Eresie, Ireneo (metà del II secolo) dice” Poiché, se il Signore se ne è andato in mezzo all'ombra della morte, dove erano le anime dei morti, poi è risorto corporalmente e dopo la resurrezione è stato elevato in cielo, è chiaro che anche le anime dei suoi discepoli, per i quali il Signore ha fatto queste cose, andranno nella regione invisibile, assegnata loro da Dio e lì dimoreranno fino alla resurrezione

Nel XIII capitolo del libro La Resurrezione dei Morti, Atenagora (II secolo d.C) scrive” Abbiamo fiducia in un garante infallibile, nel disegno di colui che ci ha creato e secondo il quale egli creò l’uomo di anima immortale e di corpo, procurò a lui l’intelligenza e una legge dentro di lui per la salvezza e la custodia di quello che era stato da lui donato, conveniente ad una vita saggia e ad un’esistenza guidata dalla ragione”.

Nel II libro Ad Autolico, Teofilo (metà del II secolo), afferma” Per questo anche l’anima è definita immortale dalla maggior parte degli uomini.

Da questa considerazione si è potuto comprendere come non si può prendere una scrittura in qualsiasi parte della Bibbia estrapolandola dal suo contesto per fargli sostenere una certa posizione, a volte la comprensione di alcune verità richiedono una incastonatura complessa, ma solo così si possono carpire anche se con un limite le “cose profonde di Dio”
Franco
“Al di sopra del Papa, come espressione della pretesa vincolante dell’autorità ecclesiastica, resta comunque la coscienza di ciascuno, che deve essere obbedita prima di ogni altra cosa, se necessario anche contro le richieste dell’autorità ecclesiastica.”
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