UN MONDO SENZA FEDE
Moderatore: Quixote
UN MONDO SENZA FEDE
In seguito ad una domanda fatta in un 3d e altre volte ribadita in altri post,
chiederei di sviluppare delle riflessioni sui vantaggi e svantaggi che si potrebbero avere se
finalmente gli scienziati con certezza assoluta affermerebbero l'inesistenza di Dio.
Se cade la fede religiosa,
può in qualche modo condizionare la buona fede nel prossimo?
chiederei di sviluppare delle riflessioni sui vantaggi e svantaggi che si potrebbero avere se
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- Mauro1971
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Ci aveva già provato ad immaginarlo qualcuno un po' di anni fa.
Il BBCode [youtube2] viene disattivato in quanto non più necessario per incorporare i filmati di YouTube. URL del filmato: http://youtu.be/X-asa07vXOU
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In quale modo? Suicidio di massa? Non credo che atei e agnostici avrebbero un grosso shock.magnex4 ha scritto:Credo che se gli scienziati potessero dimostrare al 100% l'inesistenza di Dio, il mondo crollerebbe dopo due secondi.
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Sarebbe meglio una bella bugia, o un'amara verità?
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Molti di loro si aggrapperebbero comunque al loro credo e sosterrebbero che gli scienziati sono dei mentitori spinti da Satana. In molti lo fanno già, per loro si tratterebbe solo di continuare un'abitudine già consolidata.
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Grazie per la condivisione di una delle più belle canzoni del secolo passato.Mauro1971 ha scritto:Ci aveva già provato ad immaginarlo qualcuno un po' di anni fa.
Ma non ha nessuna attinenza con la domanda.
Con l'immaginazione possiamo fare tante cose
però bisogna cercare di evitare di entrare nell'utopistico ed essere più razionali possibili.
Infatti nessuno ti garantisce che l'uomo si ama l'un laltro perchè non c'è fede religiosa anzi è più probabile il contrario,
allo stesso modo magari non ci sarebbero guerre di stampo religioso ma ce ne sarebbero di altre di natura finanziaria.
Il senso del pudore sarebbe lo stesso?
Il senso della carità sarebbe lo stesso?
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Mi sembra alquanto incoerente invitare a lasciar perdere l'utopia quando hai appena posto una domanda che di per sè è utopica. Non si può realisticamente immaginare che l'umanità intera accetti una dimostrazione scientifica che va contro le convinzioni delle masse. Per chi accetta di entrare in questa conversazione è indispensabile pensare in modo puramente teorico, altrimenti crollano subito le basi del discorso.Dnick ha scritto:Grazie per la condivisione di una delle più belle canzoni del secolo passato.
Ma non ha nessuna attinenza con la domanda.
Con l'immaginazione possiamo fare tante cose
però bisogna cercare di evitare di entrare nell'utopistico ed essere più razionali possibili.
Infatti nessuno ti garantisce che l'uomo si ama l'un laltro perchè non c'è fede religiosa anzi è più probabile il contrario,
allo stesso modo magari non ci sarebbero guerre di stampo religioso ma ce ne sarebbero di altre di natura finanziaria.
Il senso del pudore sarebbe lo stesso?
Il senso della carità sarebbe lo stesso?
A me Lennon sembra del tutto in tema: "Immagina che non ci sia un paradiso, è facile se ci provi, nessun inferno sotto di noi, sopra di noi solo il cielo. Immagina tutti che vivono per l'oggi. Immagina che non ci siano patrie, non è difficile, niente per cui uccidere o morire, e nessuna religione". A differenza di Lennon io non credo che l'assenza di religioni e nazioni garantirebbe la pace. Come dici tu, le guerre non avrebbero uno stampo religioso, ma ne avrebbero altri. Anzi, io penso che le famigerate guerre di religione usassero questa solo come pretesto, e le basi fossero altre. Religione e violenza di solito vanno a braccetto solo se la religione si presta ad essere usata come vessillo per affermare un'identità, o una rivalsa, o una pretesa superiorità.
Chiedi del pudore. Secondo me nasce da un senso di vulnerabilità dell'individuo, presente in credenti e non, perciò non credo che cambierebbe.
Quanto alla carità, essendo stata atea per molti anni prima di essere toccata dalla fede, posso dire tranquillamente che il mio amore per il prossimo non era affatto inferiore. Credere di avere solo questa vita può essere un ottimo motivo per volerla vivere nel modo più armonioso possibile, armonioso anche nei rapporti umani.
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Stavo per rispondere ma ci ha già pensato Cogi.
Aggiungo solo questo:
La cosa carina è che il Buddhismo Theravada sarebbe una delle pochissime forme di "religione" a rimanere in piedi, visto che non ha alcuna forma di "Divinità". Anche lo Zen sicuramente.
Aggiungo solo questo:
La cosa carina è che il Buddhismo Theravada sarebbe una delle pochissime forme di "religione" a rimanere in piedi, visto che non ha alcuna forma di "Divinità". Anche lo Zen sicuramente.
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Salve
senza fede ? non esiste . essere ateo non significa essere senza fede ,ma un ateo ha una religiosità laica .Anche lo Stato è laico ,ma ha le sue leggi che diffendono i valori umani che sono la pace,giustizia ,ugualianza,ecc... praticamente gli stessi valori della religione che essa ciama fede . Il credere in Dio o non crederci non riguarda il credere nei valori umani come l'amore per la famiglia,la persona amata ecc.. Il bene poi si fà non per una ricompensa in un aldilà o per una imposizione,ma si fà per il bene stesso fine a se stesso come una madre che ama il propio figlio lo ama e basta . Essere enza una fede intesa come non credere a un Dio non ha a che fare con la moralità .Persone religiose hanno commesso crimini disumani ,vedi gli scandali persone religiose. anche i non religiosi pure commettono crimini,ma questo non significa fare di tutta un'erba un fascio . Lavoro nel volontariato e la maggioranza dei miei colleghi non sono credenti come lo sono io. Ricordo figure di uomini che sono morti per la libertà e giustizia come giudici,giornalisti,dottori ,sindacalisti ,uomini di stato che erano atei ,ma avevano una moralità infinita cui hanno sacrificato la loro vita.
senza fede ? non esiste . essere ateo non significa essere senza fede ,ma un ateo ha una religiosità laica .Anche lo Stato è laico ,ma ha le sue leggi che diffendono i valori umani che sono la pace,giustizia ,ugualianza,ecc... praticamente gli stessi valori della religione che essa ciama fede . Il credere in Dio o non crederci non riguarda il credere nei valori umani come l'amore per la famiglia,la persona amata ecc.. Il bene poi si fà non per una ricompensa in un aldilà o per una imposizione,ma si fà per il bene stesso fine a se stesso come una madre che ama il propio figlio lo ama e basta . Essere enza una fede intesa come non credere a un Dio non ha a che fare con la moralità .Persone religiose hanno commesso crimini disumani ,vedi gli scandali persone religiose. anche i non religiosi pure commettono crimini,ma questo non significa fare di tutta un'erba un fascio . Lavoro nel volontariato e la maggioranza dei miei colleghi non sono credenti come lo sono io. Ricordo figure di uomini che sono morti per la libertà e giustizia come giudici,giornalisti,dottori ,sindacalisti ,uomini di stato che erano atei ,ma avevano una moralità infinita cui hanno sacrificato la loro vita.
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Per risolvere le tue perplessità, mr-shadow, puoi fare riferimento al vocabolario Treccani, la prima definizione della parola "religione" dice:mr-shadow ha scritto:renato-c ha scritto:Salve ... un ateo ha una religiosità laica...
Complesso di credenze, sentimenti, riti che legano un individuo o un gruppo umano con ciò che esso ritiene sacro, in particolare con la divinità
Come vedi la divinità è il principale, ma non unico, caso a cui si applica la religione.
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Si, in effetti è ancora un po' confuso il nostro amico Roberto. Ho come l'impressione che sia approdato al suo "non credere" molto recentemente.renato-c ha scritto:Salve
senza fede ? non esiste . essere ateo non significa essere senza fede ,ma un ateo ha una religiosità laica .
Però sono sincero, faccio un po' fatica a vedere Renato come ateo, non mi sembra molto nelle sue corde. Forse potrebbe essere più una fase di transizione magari verso altre forme di religiosità. Vedremo.
Spero per lui che in qualsiasi caso riescasempre ad essere sereno
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- Giovanni64
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C'è una fede media comune che suggerisce che è meglio un'amara verità di una bella bugia. Tuttavia per chi non crede in certi principi, non vedo problemi di sorta. Se qualcuno, cioè, dovesse preferire una bella bugia all'amara verità non vedo dove sta lo scandalo morale. Anch'io, però sia chiaro, preferisco un'amara verità ad una bella bugia. Ad esempio, se qualcuno mi dicesse "preferisci vivere contento per tutta la vita sulla base di una bella bugia o vivere non tanto bene sulla base di un'amara verità?", io risponderei che preferisco la seconda ma solo perché ho fede in certi principi e né voglio né riesco a liberarmene.Mauro1971 ha scritto:Sarebbe meglio una bella bugia, o un'amara verità?
In linea di massima penso che un mondo senza fede assomiglierebbe molto al mondo animale, sia nel "bene" che nel "male".
Il fatto che la fede sia una fede con Dio o senza Dio, non penso che faccia molta differenza: si può uccidere in nome di Dio o in nome di ideali, per esempio, ma la sostanza non cambia e gli effetti collaterali della fede (guerre, potere,...) in ogni caso ci sono.
Il cristianesimo ha portato ideali positivi ma sul cristianesimo si sono poggiati il potere, la ricchezza, la guerra, l'ipocrisia. L'illuminismo ha portato ideali ancora migliori ma su di esso si sono poggiati e poggiano...il potere, la ricchezza, la guerra, l'ipocrisia. La fede è necessaria (forse) ma ha pesanti effetti collaterali.
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Infatti non trovo nessuno scandalo morale in chi vive la propria vita secondo una bella bugia. Lo scandalo morale è quando qualcuno costruisce una bella bugia e la spaccia ad altri come verità, perchè su essa basino le loro vite.Giovanni64 ha scritto:C'è una fede media comune che suggerisce che è meglio un'amara verità di una bella bugia. Tuttavia per chi non crede in certi principi, non vedo problemi di sorta. Se qualcuno, cioè, dovesse preferire una bella bugia all'amara verità non vedo dove sta lo scandalo morale. Anch'io, però sia chiaro, preferisco un'amara verità ad una bella bugia. Ad esempio, se qualcuno mi dicesse "preferisci vivere contento per tutta la vita sulla base di una bella bugia o vivere non tanto bene sulla base di un'amara verità?", io risponderei che preferisco la seconda ma solo perché ho fede in certi principi e né voglio né riesco a liberarmene.
In linea di massima penso che un mondo senza fede assomiglierebbe molto al mondo animale, sia nel "bene" che nel "male".
Il fatto che la fede sia una fede con Dio o senza Dio, non penso che faccia molta differenza: si può uccidere in nome di Dio o in nome di ideali, per esempio, ma la sostanza non cambia e gli effetti collaterali della fede (guerre, potere,...) in ogni caso ci sono.
Il cristianesimo ha portato ideali positivi ma sul cristianesimo si sono poggiati il potere, la ricchezza, la guerra, l'ipocrisia. L'illuminismo ha portato ideali ancora migliori ma su di esso si sono poggiati e poggiano...il potere, la ricchezza, la guerra, l'ipocrisia. La fede è necessaria (forse) ma ha pesanti effetti collaterali.
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se uno crede in Dio e' convinto non penso creda alle scoperte degli scienziati che gli dicono il contrarioDnick ha scritto:In seguito ad una domanda fatta in un 3d e altre volte ribadita in altri post,
chiederei di sviluppare delle riflessioni sui vantaggi e svantaggi che si potrebbero avere se
finalmente gli scienziati con certezza assoluta affermerebbero l'inesistenza di Dio.
Se cade la fede religiosa,
può in qualche modo condizionare la buona fede nel prossimo?
poi molti frequentano la loro religione per abitudine,stanno male e l'idea di avere una speranza futura li rassicura,anche se gli venisse dimostrato che e' tutto falso
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Sono d'accordo con te, anche se io non dico che è uno scandalo morale spacciare una fede per verità ma dico solo che a me sembra che tale comportamento aumenti a dismisura gli effetti collaterali negativi della fede stessa. Di solito però è proprio quello che si fa ed i "fedeli" non sono coscienti di aderire, in un determinato momento storico, ad un insieme di ideali propri di un certo periodo e di un certo luogo, ma pensano di aderire a degli ideali in assoluto veri e giusti.Cogitabonda ha scritto:Infatti non trovo nessuno scandalo morale in chi vive la propria vita secondo una bella bugia. Lo scandalo morale è quando qualcuno costruisce una bella bugia e la spaccia ad altri come verità, perchè su essa basino le loro vite.Giovanni64 ha scritto:C'è una fede media comune che suggerisce che è meglio un'amara verità di una bella bugia. Tuttavia per chi non crede in certi principi, non vedo problemi di sorta. Se qualcuno, cioè, dovesse preferire una bella bugia all'amara verità non vedo dove sta lo scandalo morale. Anch'io, però sia chiaro, preferisco un'amara verità ad una bella bugia. Ad esempio, se qualcuno mi dicesse "preferisci vivere contento per tutta la vita sulla base di una bella bugia o vivere non tanto bene sulla base di un'amara verità?", io risponderei che preferisco la seconda ma solo perché ho fede in certi principi e né voglio né riesco a liberarmene.
In linea di massima penso che un mondo senza fede assomiglierebbe molto al mondo animale, sia nel "bene" che nel "male".
Il fatto che la fede sia una fede con Dio o senza Dio, non penso che faccia molta differenza: si può uccidere in nome di Dio o in nome di ideali, per esempio, ma la sostanza non cambia e gli effetti collaterali della fede (guerre, potere,...) in ogni caso ci sono.
Il cristianesimo ha portato ideali positivi ma sul cristianesimo si sono poggiati il potere, la ricchezza, la guerra, l'ipocrisia. L'illuminismo ha portato ideali ancora migliori ma su di esso si sono poggiati e poggiano...il potere, la ricchezza, la guerra, l'ipocrisia. La fede è necessaria (forse) ma ha pesanti effetti collaterali.
Io penso che sia umano e naturale credere ad un certo sistema di ideali in cui ci si trova a vivere ma forse conviene farlo non dimenticando mai che si tratta di una fede e non della verità.
Cosa intendo per religione ?
La religione è un sistema di pensiero e azione condiviso da un gruppo
La religione offre agli individui un orientamento e un oggetto di devozione..
Perciò il comportamento dell’orientamento dell’oggetto’ verso cui si dimostra devozione , perseguendolo come meta come orientamento , in effetti dimostra cosa si crede davvero.
Succede perciò che un. dice di essere questo o quello , cristiano o non , ma poi dimostra invece dal comportamento che la sua meta o l’oggetto di devozione è qualcos’altro, per esempio persegue potere ,denaro, ideologia politica uomini, successo o organizzazioni ecc.
Infatti spesso la gente ha una ideologia per esempio cristiana , ma in effetti è tutto fuorché cristiano.
Anche Dio o la religione può diventare una ideologia ma in effetti non essere l’oggetto di devozione proposto .
Se ne conclude che una religione dice di essere religione dell ’ Amore ma in effetti come disse Gesù si sarebbero riconosciuto dai frutti (Mat..7:I5—20 )
Per religione desidererei distinguere quella autoritaria e quello non autoritaria .
Cosa intendo per religione Non autoritaria ?
Religione non autoritaria..
Nella religione NON autoritaria Dio non è simbolo di forza e potere anche se possiede tali forze ma è il simbolo della Amore e rappresenta il più alto valore dei beni morali..
L’uomo secondo questa modalità e concepito come un figlio e come tale è amato da Dio perché Dio è Amore e Dio ama tutti i suoi figli e per Lui i figli sono tutti uguali
Quello che l’uomo fa non può condizionare l’amore di Dio in quanto Dio è Amore e ama tutti i suoi figli per Grazia e non per merito ,il buon comportamento lo può solo . rallegrare , ma capisce che siamo polvere , perciò come una madre ama i suoi figli incondizionatamente e non può amare più uno e meno un alto , perché l’amore o non esiste, o è e basta , non c’è altro .
La sottomissione non ‘e costrizione , ma volontaria umiltà vera , dovuta alla consapevolezza che Dio è amore ,misericordia ecc..
La vita è concepita ,sempre in questa modalità , non come un problema o come una domanda , o un mezzo per raggiungere l’aldilà o fini o scopi , ma egli concepisce la vita come una cosa bella e l ’ ama , la vive e ne acquista conoscenza e diviene una vita produttiva e perciò Ama .
Nella religione non autoritaria l’uomo non si svuota , ma si realizza è gioioso e sviluppa in se e negli altri Amore ,gioia , fede , giustizia ,pace ,ecc.
Nella religione invece Autoritaria le cose cambiano
Religione autoritaria
La definizione autoritaria della religione è :
Riconoscimento da parte dell’uomo di un potere superiore e invisibile da cui dipende il suo destino e che ha diritto di essere obbedito riverito adorato
Chiaro perciò il concetto che l’adorazione non risiede negli attributi morali del dio ma sulla sua superiorità e che il destino dipende dal forte dio
L’uomo è concepito come creatura meschina e davanti a dio è nullità..
Questa sottomissione non è umiltà ma costrizione sopraffatta dalla propria miseria .
L’uomo con questa religione proietta tutte se stesso e tutto ciò che ha di meglio su il suo dio
e così si trova alienato da se stesso e deve per forza cercare il suo dio per ritrovare la virtù persa e pregarlo di ridargli un. Po di quel che era suo . in quanto peccatore e come prova deve solo ubbidire chiedere perdono chiedere la sua guida mettersi nelle sue mani
Diventa succube.
Sofismi ( argomentazioni deduttive) che queste religioni adottano
1° Non si può criticare la religione perché sottolinea questa soggezione dell’uomo verso Dio in quanto l’uomo è conscio di una forza superiore trascendente o forze estranee che l’uomo non comprende ne controlla .
Risposta:
Che l’uomo sia soggetto a tali forze nessun lo nega. . Morte malattie ,vecchiaia ecc.
Ma un conto è sottomettersi in maniera masochista a queste forze e adorarle e un. conto e invece cercare di capirle e controllarle. Un conto è cedere alla disperazione e un conto é analizzare le motivazioni cercando di comprenderle .
2° Ci deve pur essere una potenza trascendentale in quanto l’uomo ha in se questo bisogno di mettersi in relazione.
Risposta .
Nessuno lo nega , ma come dedurre da un bisogno che esista un essere ?
Amore è un. Bisogno e non un essere
Il bisogno di comunicare c’è ma chi dice che è un essere capace di. soddisfare questa necessità ?
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La religione offre agli individui un orientamento e un oggetto di devozione..
Perciò il comportamento dell’orientamento dell’oggetto’ verso cui si dimostra devozione , perseguendolo come meta come orientamento , in effetti dimostra cosa si crede davvero.
Succede perciò che un. dice di essere questo o quello , cristiano o non , ma poi dimostra invece dal comportamento che la sua meta o l’oggetto di devozione è qualcos’altro, per esempio persegue potere ,denaro, ideologia politica uomini, successo o organizzazioni ecc.
Infatti spesso la gente ha una ideologia per esempio cristiana , ma in effetti è tutto fuorché cristiano.
Anche Dio o la religione può diventare una ideologia ma in effetti non essere l’oggetto di devozione proposto .
Se ne conclude che una religione dice di essere religione dell ’ Amore ma in effetti come disse Gesù si sarebbero riconosciuto dai frutti (Mat..7:I5—20 )
Per religione desidererei distinguere quella autoritaria e quello non autoritaria .
Cosa intendo per religione Non autoritaria ?
Religione non autoritaria..
Nella religione NON autoritaria Dio non è simbolo di forza e potere anche se possiede tali forze ma è il simbolo della Amore e rappresenta il più alto valore dei beni morali..
L’uomo secondo questa modalità e concepito come un figlio e come tale è amato da Dio perché Dio è Amore e Dio ama tutti i suoi figli e per Lui i figli sono tutti uguali
Quello che l’uomo fa non può condizionare l’amore di Dio in quanto Dio è Amore e ama tutti i suoi figli per Grazia e non per merito ,il buon comportamento lo può solo . rallegrare , ma capisce che siamo polvere , perciò come una madre ama i suoi figli incondizionatamente e non può amare più uno e meno un alto , perché l’amore o non esiste, o è e basta , non c’è altro .
La sottomissione non ‘e costrizione , ma volontaria umiltà vera , dovuta alla consapevolezza che Dio è amore ,misericordia ecc..
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Nella religione non autoritaria l’uomo non si svuota , ma si realizza è gioioso e sviluppa in se e negli altri Amore ,gioia , fede , giustizia ,pace ,ecc.
Nella religione invece Autoritaria le cose cambiano
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Riconoscimento da parte dell’uomo di un potere superiore e invisibile da cui dipende il suo destino e che ha diritto di essere obbedito riverito adorato
Chiaro perciò il concetto che l’adorazione non risiede negli attributi morali del dio ma sulla sua superiorità e che il destino dipende dal forte dio
L’uomo è concepito come creatura meschina e davanti a dio è nullità..
Questa sottomissione non è umiltà ma costrizione sopraffatta dalla propria miseria .
L’uomo con questa religione proietta tutte se stesso e tutto ciò che ha di meglio su il suo dio
e così si trova alienato da se stesso e deve per forza cercare il suo dio per ritrovare la virtù persa e pregarlo di ridargli un. Po di quel che era suo . in quanto peccatore e come prova deve solo ubbidire chiedere perdono chiedere la sua guida mettersi nelle sue mani
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Sofismi ( argomentazioni deduttive) che queste religioni adottano
1° Non si può criticare la religione perché sottolinea questa soggezione dell’uomo verso Dio in quanto l’uomo è conscio di una forza superiore trascendente o forze estranee che l’uomo non comprende ne controlla .
Risposta:
Che l’uomo sia soggetto a tali forze nessun lo nega. . Morte malattie ,vecchiaia ecc.
Ma un conto è sottomettersi in maniera masochista a queste forze e adorarle e un. conto e invece cercare di capirle e controllarle. Un conto è cedere alla disperazione e un conto é analizzare le motivazioni cercando di comprenderle .
2° Ci deve pur essere una potenza trascendentale in quanto l’uomo ha in se questo bisogno di mettersi in relazione.
Risposta .
Nessuno lo nega , ma come dedurre da un bisogno che esista un essere ?
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Uno stomaco-pancia, sazia, con il trascorrere del tempo cerca nuovi valori che soddisfino.Dnick ha scritto:In seguito ad una domanda fatta in un 3d e altre volte ribadita in altri post,
chiederei di sviluppare delle riflessioni sui vantaggi e svantaggi che si potrebbero avere se
finalmente gli scienziati con certezza assoluta affermerebbero l'inesistenza di Dio.
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Uno stomaco-pancia, vuota, si patisce di più. Dalla conversazione al classico freddo.
La Fede può saziare a iosa, non quando c'accorgiamo che attorno c'è il vuoto che non pensavamo.
É allora che t'accorgi che la fede non è Fede ed arriva il classico "crampo" allo stomaco-pancia.
La Fede tende a far sbarcare il lunario?
La famiglia, i figli, la religione, la politica, non hanno più spina dorsale
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“Se noi arrivassimo a riconoscere nella dimensione “di fede” una dimensione strutturale dell’essere umano, saremmo motivati ad intervenire su di noi e sui nostri figli per fare in modo che anche questa dimensione possa prendere forma come tutte le altre dimensioni che noi riteniamo siano importanti. Leggiamo cosa dice un Padre della Chiesa: «C’è nella vita un’azione o un affare d’importanza che non lo si promuova o lo si intraprenda o lo si inizi senza che preceda la fede? Viaggiate, navigate: non credete di ritornare a casa, dopo aver risolto gli affari in sospeso? Spaccate la terra con l’aratro e la riempite completamente con i vari semi: non credete di raccogliere le messi coll’avvicendarsi delle stagioni? Vi unite in matrimonio con patti coniugali: non credete che rimarranno puri e che saranno un’alleanza legittima per i coniugi? Accettate la prole dei figli: non sperate che si mantengano in buona salute e attraverso le tappe dell’età raggiungano il traguardo della vecchiaia?» (Arnobio il Vecchio [255-327], Difesa della vera religione , II, 8)
Cosa ci vuol dire Arnobio? Ci dice che noi continuamente viviamo in una dimensione di fede perché noi continuamente facciamo progetti sull’avvenire, continuamente noi ci sporgiamo verso il futuro e questi sono tutti atti di fede. Perché in realtà nessuno di noi ha la minima certezza di quello che ci possa capitare fra un secondo. Nessuno. Perché la vita umana è tutta nella più totale contingenza, cioè è tutta nella condizione di una costante esposizione a qualunque situazione, ma la nostra vita concretamente, in ogni momento, si sporge sull’avvenire e quindi pratica un tipo di proiezione che ha a che fare con la fede. Allora a questo punto la dimensione di fede non è una dimensione estranea all’essere umano. Al contrario a questo punto la dimensione di fede è una dimensione che è dentro la vita umana e credo che se noi torniamo con la mente alle generazioni che ci precedono e osserviamo quanto queste generazioni hanno scommesso sul futuro, e noi siamo la prova di questa scommessa, ebbene noi troviamo che quelle generazioni vivevano questo aspetto di fede in maniera molto più tonica di quanto si fa ora da noi. Sia la fede religiosa che la fede laica. Perché quelle generazioni guardavano al proprio futuro con propensione ad affermare sé stesse, ad impegnarsi, a costruire qualcosa, a mettere al mondo figli. Perché erano cristiani, ma anche perché coltivavano altre prospettive di fede laica. Attenzione, non sto dicendo che il cristianesimo sia l’unica religione possibile, ma che occorre piuttosto riconsiderare la dimensione della fede laica nella vita quotidiana.[...] Essenziale infatti per aprirsi ad una dimensione religiosa è riconoscere che la fede è fondamentale, infatti se riconosciamo questo il problema non è più se credere o non credere che è scontato, ma in chi o in cosa credere. Ed è già un bel salto, perché significa avere riconosciuto che questo capitolo non può essere trascurato senza un grave impoverimento, diminuzione, di quella che è la vita. Nostra e dei nostri figli.
E qui arriviamo all’ultimo passaggio: il confronto con la scienza. La scienza è stata l’elemento che negli ultimi due secoli è calato nella dimensione della fede per azzerare la prospettiva religiosa. Come a dire: fino ad ora si sono credute certe cose perché eravamo ignoranti. Adesso che finalmente abbiamo capito come stanno le cose, noi possiamo disfarci delle mitologie religiose e finalmente abbracciare un tipo di vita scientifico, ossia certo. E allora leggiamo cosa dice Karl Popper, epistemologo, circa come si sviluppa una scoperta scientifica. Egli capisce che le scoperte scientifiche non avvengono perché si mettano uno dopo l’altro fatti certi, ma perché ad un certo punto si scopre che una cosa che si riteneva vera in realtà non è più vera e quindi questo determina un avanzamento della conoscenza: «“È (…) logicamente inammissibile l’inferenza da asserzioni singolari ‘verificate dall’esperienza’ (qualunque cosa ciò possa significare) a teorie.»
Cioè dice lui: è impossibile passare da verifiche sperimentali a teorie definitive.
«(…) le teorie non sono mai verificabili empiricamente. (…) Queste considerazioni suggeriscono che, come criterio di demarcazione fra ciò che è scientifico e quello che non lo è, non si deve prendere la verificabilità , ma la falsificabilità di un sistema. In altre parole: da un sistema scientifico non esigerò che sia capace di essere scelto in senso positivo, una volta per tutte; ma esigerò che la sua forma logica sia tale che possa essere messo in evidenza, per mezzo di controlli empirici, in senso negativo: un sistema empirico deve poter essere confutato dall’esperienza» (Karl Popper [1902-1994], La logica della scoperta scientifica [1959], Torino, Einaudi, 1970, pp. 21-22 ).
Noi oggi riteniamo che quello che ci dice la scienza sia vero fino a prova contraria. Cioè fino a quando non si farà un esperimento che facendo riconoscere che le cose stanno diversamente, produrrà un avanzamento delle conoscenze scientifiche. Perché è importante questo passaggio? Perchè la giustificazione che si era portata per cancellare la dimensione religiosa/fede laica e sostituirci la conoscenza scientifica era precisamente che la scienza desse accesso ad un sapere definitivo. Si dice(va): la fede da una conoscenza incerta – tant’è che nella fede si parla di mistero, che significa soltanto che ciò che noi conosciamo di Dio, non esaurisce quello che Dio è – invece la scienza ci da una conoscenza certa, definitiva. Quindi, si conclude(va), scommettiamo su ciò che è certo. Ma oggi questa affermazione non può più essere fatta. Perché finalmente si è capito che anche la scienza dà conoscenze temporanee, dà conoscenze che valgono fino a prova contraria. Quindi a questo punto la scienza non ha alcuna certezza da vantare rispetto alla fede; la scienza come la fede sono modalità per affrontare la realtà, la datità del reale, sapendo che rimane sempre un margine di mistero che non può essere esaurito.”
Mari, Giuseppe, Santuario del Carmine 13/5/2012, Conferenza “Perché educare alla fede?”, Accademia del Redentore.
Cosa ci vuol dire Arnobio? Ci dice che noi continuamente viviamo in una dimensione di fede perché noi continuamente facciamo progetti sull’avvenire, continuamente noi ci sporgiamo verso il futuro e questi sono tutti atti di fede. Perché in realtà nessuno di noi ha la minima certezza di quello che ci possa capitare fra un secondo. Nessuno. Perché la vita umana è tutta nella più totale contingenza, cioè è tutta nella condizione di una costante esposizione a qualunque situazione, ma la nostra vita concretamente, in ogni momento, si sporge sull’avvenire e quindi pratica un tipo di proiezione che ha a che fare con la fede. Allora a questo punto la dimensione di fede non è una dimensione estranea all’essere umano. Al contrario a questo punto la dimensione di fede è una dimensione che è dentro la vita umana e credo che se noi torniamo con la mente alle generazioni che ci precedono e osserviamo quanto queste generazioni hanno scommesso sul futuro, e noi siamo la prova di questa scommessa, ebbene noi troviamo che quelle generazioni vivevano questo aspetto di fede in maniera molto più tonica di quanto si fa ora da noi. Sia la fede religiosa che la fede laica. Perché quelle generazioni guardavano al proprio futuro con propensione ad affermare sé stesse, ad impegnarsi, a costruire qualcosa, a mettere al mondo figli. Perché erano cristiani, ma anche perché coltivavano altre prospettive di fede laica. Attenzione, non sto dicendo che il cristianesimo sia l’unica religione possibile, ma che occorre piuttosto riconsiderare la dimensione della fede laica nella vita quotidiana.[...] Essenziale infatti per aprirsi ad una dimensione religiosa è riconoscere che la fede è fondamentale, infatti se riconosciamo questo il problema non è più se credere o non credere che è scontato, ma in chi o in cosa credere. Ed è già un bel salto, perché significa avere riconosciuto che questo capitolo non può essere trascurato senza un grave impoverimento, diminuzione, di quella che è la vita. Nostra e dei nostri figli.
E qui arriviamo all’ultimo passaggio: il confronto con la scienza. La scienza è stata l’elemento che negli ultimi due secoli è calato nella dimensione della fede per azzerare la prospettiva religiosa. Come a dire: fino ad ora si sono credute certe cose perché eravamo ignoranti. Adesso che finalmente abbiamo capito come stanno le cose, noi possiamo disfarci delle mitologie religiose e finalmente abbracciare un tipo di vita scientifico, ossia certo. E allora leggiamo cosa dice Karl Popper, epistemologo, circa come si sviluppa una scoperta scientifica. Egli capisce che le scoperte scientifiche non avvengono perché si mettano uno dopo l’altro fatti certi, ma perché ad un certo punto si scopre che una cosa che si riteneva vera in realtà non è più vera e quindi questo determina un avanzamento della conoscenza: «“È (…) logicamente inammissibile l’inferenza da asserzioni singolari ‘verificate dall’esperienza’ (qualunque cosa ciò possa significare) a teorie.»
Cioè dice lui: è impossibile passare da verifiche sperimentali a teorie definitive.
«(…) le teorie non sono mai verificabili empiricamente. (…) Queste considerazioni suggeriscono che, come criterio di demarcazione fra ciò che è scientifico e quello che non lo è, non si deve prendere la verificabilità , ma la falsificabilità di un sistema. In altre parole: da un sistema scientifico non esigerò che sia capace di essere scelto in senso positivo, una volta per tutte; ma esigerò che la sua forma logica sia tale che possa essere messo in evidenza, per mezzo di controlli empirici, in senso negativo: un sistema empirico deve poter essere confutato dall’esperienza» (Karl Popper [1902-1994], La logica della scoperta scientifica [1959], Torino, Einaudi, 1970, pp. 21-22 ).
Noi oggi riteniamo che quello che ci dice la scienza sia vero fino a prova contraria. Cioè fino a quando non si farà un esperimento che facendo riconoscere che le cose stanno diversamente, produrrà un avanzamento delle conoscenze scientifiche. Perché è importante questo passaggio? Perchè la giustificazione che si era portata per cancellare la dimensione religiosa/fede laica e sostituirci la conoscenza scientifica era precisamente che la scienza desse accesso ad un sapere definitivo. Si dice(va): la fede da una conoscenza incerta – tant’è che nella fede si parla di mistero, che significa soltanto che ciò che noi conosciamo di Dio, non esaurisce quello che Dio è – invece la scienza ci da una conoscenza certa, definitiva. Quindi, si conclude(va), scommettiamo su ciò che è certo. Ma oggi questa affermazione non può più essere fatta. Perché finalmente si è capito che anche la scienza dà conoscenze temporanee, dà conoscenze che valgono fino a prova contraria. Quindi a questo punto la scienza non ha alcuna certezza da vantare rispetto alla fede; la scienza come la fede sono modalità per affrontare la realtà, la datità del reale, sapendo che rimane sempre un margine di mistero che non può essere esaurito.”
Mari, Giuseppe, Santuario del Carmine 13/5/2012, Conferenza “Perché educare alla fede?”, Accademia del Redentore.
A little bit of me, myself and I
«Chi è capace di una visione generale è dialettico, e chi non lo è, no», PLATONE, Repubblica VII,537 c.
Croce-via: un crocevia di croci.
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- Cogitabonda
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Minstrel, io qui vedo un problema di definizioni.
Ciò che nella prima parte della tua citazione vedo indicato come "fede" lo chiamerei invece "ragionevole speranza". Sto lavorando ora (cioè quando non mi distraggo venendo a curiosare sul forum) su una cosa che farà risparmiare al mio cliente quasi mezzo milione di euro ... nel 2018. Ovviamente devo avere una ragionevole speranza che nel 2018 il mio cliente sarà ancora in attività, che esisterà ancora la Danimarca (l'affare in questione si svolge là), che esisterà ancora il genere di attività in cui il mio cliente opera. Di ragionevole, in questa speranza, c'è il fatto di basare le ipotesi per il futuro su una serie di elementi noti, lasciando un abbondante margine agli imponderabili.
Quanto alla scienza, sapendo qualcosa di quel che succede nel mondo delle pubblicazioni scientifiche, ho imparato a esercitare una "ragionevole sfiducia" verso tutto ciò che di nuovo si pubblica, e prima di dedicare molta attenzione a ogni nuova "scoperta" aspetto la pubblicazione di studi ulteriori. Intendiamoci, la mia non è sfiducia nella scienza, ma sugli scienziati e sul funzionamento attuale del mondo accademico, improntato al "publish or perish".
Forse i nostri antenati agivano "per fede" molto più di noi, poichè non avevano la scienza a rassicurarli che, per esempio, dopo una certa data le notti avrebbero smesso di allungarsi e che la luce del giorno non sarebbe sparita del tutto. Però non ne sono del tutto convinta, poichè avevano le esperienze passate su cui basare, anche loro, ragionevoli speranze.
In sostanza, ho l'impressione che ciò di cui hai parlato tocchi solo tangenzialmente il concetto di fede. La parola fede la uso invece per altre cose, che pure fanno parte della nostra vita, ma in astratto: fede in un ideale, in un sistema di valori, in Dio.
Ciò che nella prima parte della tua citazione vedo indicato come "fede" lo chiamerei invece "ragionevole speranza". Sto lavorando ora (cioè quando non mi distraggo venendo a curiosare sul forum) su una cosa che farà risparmiare al mio cliente quasi mezzo milione di euro ... nel 2018. Ovviamente devo avere una ragionevole speranza che nel 2018 il mio cliente sarà ancora in attività, che esisterà ancora la Danimarca (l'affare in questione si svolge là), che esisterà ancora il genere di attività in cui il mio cliente opera. Di ragionevole, in questa speranza, c'è il fatto di basare le ipotesi per il futuro su una serie di elementi noti, lasciando un abbondante margine agli imponderabili.
Quanto alla scienza, sapendo qualcosa di quel che succede nel mondo delle pubblicazioni scientifiche, ho imparato a esercitare una "ragionevole sfiducia" verso tutto ciò che di nuovo si pubblica, e prima di dedicare molta attenzione a ogni nuova "scoperta" aspetto la pubblicazione di studi ulteriori. Intendiamoci, la mia non è sfiducia nella scienza, ma sugli scienziati e sul funzionamento attuale del mondo accademico, improntato al "publish or perish".
Forse i nostri antenati agivano "per fede" molto più di noi, poichè non avevano la scienza a rassicurarli che, per esempio, dopo una certa data le notti avrebbero smesso di allungarsi e che la luce del giorno non sarebbe sparita del tutto. Però non ne sono del tutto convinta, poichè avevano le esperienze passate su cui basare, anche loro, ragionevoli speranze.
In sostanza, ho l'impressione che ciò di cui hai parlato tocchi solo tangenzialmente il concetto di fede. La parola fede la uso invece per altre cose, che pure fanno parte della nostra vita, ma in astratto: fede in un ideale, in un sistema di valori, in Dio.
Compiacersi di aver ragione è sgradevole - Avere troppa coscienza di sé è odioso - Commiserarsi è infame
- Mauro1971
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Fede = Grazia
oppure
Fede = Fiducia?
Bel dilemma Cogi, mi sa che mi diventi eretica tu però così
oppure
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ATTENZIONE: ALTA POSSIBILITA' DI CONTENUTI FORTEMENTE DISSACRANTI.
"Sradica le tue domande dal loro terreno, e ne vedrai penzolare le radici. Altre domande!" (F. Herbert)
"Io riconosco di essere un dilettante nella misura in cui io cerco ricavare diletto da tutto ciò che faccio" (Philo Vance)
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- Mauro1971
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Nessuno scandalo morale. Alla fine ci si muove per motivi diversi, e fare determinate scelte mossi dal "fai ciò che ti fa stare bene" non è certo deprecabile.Giovanni64 ha scritto:C'è una fede media comune che suggerisce che è meglio un'amara verità di una bella bugia. Tuttavia per chi non crede in certi principi, non vedo problemi di sorta. Se qualcuno, cioè, dovesse preferire una bella bugia all'amara verità non vedo dove sta lo scandalo morale. Anch'io, però sia chiaro, preferisco un'amara verità ad una bella bugia. Ad esempio, se qualcuno mi dicesse "preferisci vivere contento per tutta la vita sulla base di una bella bugia o vivere non tanto bene sulla base di un'amara verità?", io risponderei che preferisco la seconda ma solo perché ho fede in certi principi e né voglio né riesco a liberarmene.Mauro1971 ha scritto:Sarebbe meglio una bella bugia, o un'amara verità?
In linea di massima penso che un mondo senza fede assomiglierebbe molto al mondo animale, sia nel "bene" che nel "male".
Il fatto che la fede sia una fede con Dio o senza Dio, non penso che faccia molta differenza: si può uccidere in nome di Dio o in nome di ideali, per esempio, ma la sostanza non cambia e gli effetti collaterali della fede (guerre, potere,...) in ogni caso ci sono.
Il cristianesimo ha portato ideali positivi ma sul cristianesimo si sono poggiati il potere, la ricchezza, la guerra, l'ipocrisia. L'illuminismo ha portato ideali ancora migliori ma su di esso si sono poggiati e poggiano...il potere, la ricchezza, la guerra, l'ipocrisia. La fede è necessaria (forse) ma ha pesanti effetti collaterali.
A volte semplicemente vedi vedi la "bella bugia" per ciò che è, ed a quel punto non hai più scelta, ti resta solo l'amara realtà con la quale non puoi fare altro che convivere ed accettarla.
Se però tutta la tua vita è stata una ricerca e ti ha portato ad una determinata consapevolezza, non è male.
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- Ray
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La fede ...ma cosa è la fede ?
Potrei citare ebrei..ma chi non crede nelle scritture o in un creatore poco importerebbe,e allora cosa è realmente la fede ?
E come dicono religione=fede= oppio dei popoli o e dei poveri ?
In pratica meglio una bugia che la verità ?
Ma quale è la verità ? Quella degli atei o quella degli agnostici o o quella degli gnostici o quella dei creazionisti ...?Quelle orientali ?
E la più grande megagalattica fregatura/invenzione che ci hanno fatto credere ?
Ma avere fede in che cosa ,nelle filosofie religiose fatte e scritte dagli uomini ?
Personalmente non mi faccio tutte queste elucubrazioni viste come meditazioni spirituali no in modo dispregiativo o alla tdg ,sono un po vicino al pensiero deista e ne condivido qualcosina...
...penso..qualcuno pure avrà fatto tutto questo o no ?
http://it.wikipedia.org/wiki/Deismo" onclick="window.open(this.href);return false;
Ma quanti sono ...diciamo deisti e non lo ammettono?
Potrei citare ebrei..ma chi non crede nelle scritture o in un creatore poco importerebbe,e allora cosa è realmente la fede ?
E come dicono religione=fede= oppio dei popoli o e dei poveri ?
In pratica meglio una bugia che la verità ?
Ma quale è la verità ? Quella degli atei o quella degli agnostici o o quella degli gnostici o quella dei creazionisti ...?Quelle orientali ?
E la più grande megagalattica fregatura/invenzione che ci hanno fatto credere ?
Ma avere fede in che cosa ,nelle filosofie religiose fatte e scritte dagli uomini ?
Personalmente non mi faccio tutte queste elucubrazioni viste come meditazioni spirituali no in modo dispregiativo o alla tdg ,sono un po vicino al pensiero deista e ne condivido qualcosina...
...penso..qualcuno pure avrà fatto tutto questo o no ?
Tuttavia assume a priori l'esistenza di una divinità, come base indispensabile per spiegare l'ordine, l'armonia e la regolarità nell'universo
http://it.wikipedia.org/wiki/Deismo" onclick="window.open(this.href);return false;
Ma quanti sono ...diciamo deisti e non lo ammettono?
Ray
Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
Genesi
Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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Avere fede in Dio E' una "speranza" necessariamente "ragionevole", cioè derivante dall'utilizzo della ragione. Hai perfettamente inquadrato i termini della questione carissima.Cogitabonda ha scritto:Ciò che nella prima parte della tua citazione vedo indicato come "fede" lo chiamerei invece "ragionevole speranza".
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«Chi è capace di una visione generale è dialettico, e chi non lo è, no», PLATONE, Repubblica VII,537 c.
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Penso di dover inquadrare quel "necessariamente".minstrel ha scritto:Avere fede in Dio E' una "speranza" necessariamente "ragionevole", cioè derivante dall'utilizzo della ragione. Hai perfettamente inquadrato i termini della questione carissima.Cogitabonda ha scritto:Ciò che nella prima parte della tua citazione vedo indicato come "fede" lo chiamerei invece "ragionevole speranza".
Se intendi dire che l'approdo alla fede deve necessariamente passare anche per la ragione sono d'accordo.
Se invece intendi implicare che l'uso della ragione debba giungere necessariamente alla fede in Dio, allora non sono d'accordo.
Per esempio mi sono resa conto che su Dio e sull'anima Quixote ed io abbiamo idee che coincidono. Però lui le pensa soltanto, mentre io ci credo anche. Infatti lui è agnostico (tendenzialmente ateo) e io deista (tendenzialmente cristiana). Forse a te sembra probabile che Quixote possa fare facilmente quel passo in più che lo faccia approdare alla fede. Ma i percorsi della ragione possono prendere qualunque direzione che, in un dato momento, si presenti più razionale rispetto alle altre, e questa potrebbe anche essere una virata a 180°, perciò entrambi potremmo cambiare, non necessariamente in una certa direzione. Però io credo che la mia fede sia un dono divino, non penso che ci sarei arrivata con la sola ragione, e per questo non temo le strade su cui la ragione mi può portare.
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