Il primo matrimonio gay legalmente riconosciuto in Italia

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siculo ha scritto: Premesso che non conosco la tua storia, ma se da piccolo avresti avuto la possibilità di scegliere se stare con i nonni o i tuoi genitori, tu cosa avresti risposto, che è uguale l’importante è avere una famiglia in senso lato che ti vuole bene?
Io ho un bimbo di 3 anni e mezzo e quando torno a casa dal lavoro tardi mi fa pesare il fatto che l’ho lasciato a casa da solo con la mamma. Oppure quando lo lasciamo in estate dai nonni, nonostante le mille attenzioni che gli rivolgo, perché la notte a volte si sveglia cercando il papà e la mamma? Quando invece sta con noi non si sveglia mai la notte per cercare il nonno e la nonna.
Io sono convinto che un bambino ha bisogno dei genitori biologici e quando questo non accade in qualche modo ne risente, nulla togliendo all’amore incondizionato che possono elargire i nonni o gli zii. Certo, crescerà uguale, ma non è lo stesso. Ma un conto, dal punto di vista morale, è quello di trovarsi in queste situazioni per le necessità avverse della vita e un conto è andarle a cercare volutamente e deliberatamente.
La mia storia era solo un exemplum fra gli altri, e non ha nulla di rilevante, se non quello di mostrare uno dei tanti casi possibili. Caso possibile è quello di una famiglia gay che ha avuto in affido un bimbo, in quanto amici fraterni dei genitori, venuti a mancare. Anch’esso un caso fra tanti. Quindi nulla di personale.

Viceversa il tuo lo è: che esempio è? ci saranno i nonni, ma ci sono anche i genitori! Biologici. Non fa testo. Quello che fa testo è quando questo non avviene. E nell’adozione non avviene mai, a prescindere dalla composizione della famiglia che adotta, eterosessuale o omosessuale, con tutte le possibili varianti. La famiglia può anche essere uni–genitoriale: in Francia, se non vado errato, un single può adottare. Quindi nonni e zii non sono che un’altra variabile. «crescerà uguale, ma non è lo stesso», scrivi; certo, potrebbe essere peggio, ma potrebbe essere anche meglio, che ne sai? Dal punto di vista morale? quale morale? la tua? la mia? o di chi? Non sai che quello che oggi è morale era immorale cent’anni fa, e magari fra cent’anni tornerà ad esserlo? Non è mica un concetto assoluto. Fra l’altro, in caso di coppie gay, capita anche che uno dei due partner sia il genitore biologico del bambino. Che fai, glie lo togli?

In concreto, la legge italiana è molto restrittiva in materia di adozione; il problema che ora si pone è che riconoscendo parità di diritti, ove ne sussistano i termini, va da sé che va riconosciuta anche la parità di potere adottare. Ma se inserisci la clausola lo possono fare solo maschio + femmina, introdurresti di fatto una discriminazione. Questo è il dilemma giuridico, prettamente laico. E la religione dovrebbe star fuori da tutto questo.
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
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Giovanni64
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Messaggio da Giovanni64 »

Mi sono già espresso in passato e in vari modi, anche suggestivi, sull'argomento. Volendo riassumere qualche mio pensiero dico questo: le faccende amorose sono faccende personali, mobili qual piuma al vento, e lo Stato in tale materia non dovrebbe entrarci per niente. Coloro che si amano hanno ovviamente il diritto di farlo, gay, etero o altro che siano, ma la comunità non deve essere disturbata da questo tipo di faccende. Nessuno poi peraltro può impegnarsi davvero nel campo amoroso: certo un innamorato può giurare amore eterno ma questo ha solo un significato molto relativo, non è un impegno da prendere sul serio, non è un vero e proprio impegno "contrattualizzabile" e sul quale lo Stato può metterci il timbro. Insomma è proprio ridicolo il fatto che uno Stato debba o possa appunto essere chiamato per fornire un contratto che regoli questo tipo di faccende.
Il Matrimonio, così come è tradizionalmente inteso, andrebbe semplicemente abolito, per tutti. Altra faccenda è la possibilità da parte dello Stato, ad esempio, di tutelare, anche con strumenti giuridici appositi, eventuali figli o di contrattualizzare impegni, unioni o sodalizi che nascono su basi molto più solide di quelle amorose e in cui, certo, le eventuali relazioni amorose, di qualsiasi genere, non sono escluse. Certamente non deve essere compito dello Stato andare a sindacare sul tipo di relazione amorosa e sulla sua effettiva realizzazione o durata. Se alcuni cittadini tengono alla tradizione, alla festa, al rito, o addirittura vogliono veramente giurare amore eterno allora possono rivolgersi alla Chiesa o ad altri enti privati per celebrare il tutto, ma lo Stato che c'entra?

Avrei molto altro da puntualizzare ma per ora mi fermo qui.
Ultima modifica di Giovanni64 il 11/04/2014, 18:01, modificato 1 volta in totale.
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mario ha scritto:Io voglio sposarmi con una pecora e voglio che lo stato riconosca il mio matrimonio.
Non sai che l’erba ‘voglio’ cresce solo nel giardino del re? Perdonerai la risposta infantile, ma a quesito infantile non ne trovo una migliore.
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mario
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Messaggio da mario »

la mia era una provocazione sul matrimonio con un animale, anche se al mondo comunque esistono le cose più impensabili e assurde non mi meraviglierei più di niente.
a questo punto perchè non dare i figli in adozione ai pedofili e anche agli zingari? forse meglio a loro che in uno istituto.
Diciamo che ci sono casi e casi la perfezione non c'è neanche nella migliore delle famiglie. Vogliamo essere liberi di fare come ci pare, abbiamo il libero arbitrio ma ci devono essere delle regole che devono tutelare sempre nel miglior modo possibile la parte più debole in questo caso un bambino. E lo stato deve fare delle leggi adeguate che garantiscono la cosa migliore per tutti.
È difficile sapere cosa sia la verità, ma a volte è molto facile riconoscere una falsità.
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siculo
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Messaggio da siculo »

Quixote ha scritto:
siculo ha scritto: Premesso che non conosco la tua storia, ma se da piccolo avresti avuto la possibilità di scegliere se stare con i nonni o i tuoi genitori, tu cosa avresti risposto, che è uguale l’importante è avere una famiglia in senso lato che ti vuole bene?
Io ho un bimbo di 3 anni e mezzo e quando torno a casa dal lavoro tardi mi fa pesare il fatto che l’ho lasciato a casa da solo con la mamma. Oppure quando lo lasciamo in estate dai nonni, nonostante le mille attenzioni che gli rivolgo, perché la notte a volte si sveglia cercando il papà e la mamma? Quando invece sta con noi non si sveglia mai la notte per cercare il nonno e la nonna.
Io sono convinto che un bambino ha bisogno dei genitori biologici e quando questo non accade in qualche modo ne risente, nulla togliendo all’amore incondizionato che possono elargire i nonni o gli zii. Certo, crescerà uguale, ma non è lo stesso. Ma un conto, dal punto di vista morale, è quello di trovarsi in queste situazioni per le necessità avverse della vita e un conto è andarle a cercare volutamente e deliberatamente.
La mia storia era solo un exemplum fra gli altri, e non ha nulla di rilevante, se non quello di mostrare uno dei tanti casi possibili. Caso possibile è quello di una famiglia gay che ha avuto in affido un bimbo, in quanto amici fraterni dei genitori, venuti a mancare. Anch’esso un caso fra tanti. Quindi nulla di personale.

Viceversa il tuo lo è: che esempio è? ci saranno i nonni, ma ci sono anche i genitori! Biologici. Non fa testo. Quello che fa testo è quando questo non avviene. E nell’adozione non avviene mai, a prescindere dalla composizione della famiglia che adotta, eterosessuale o omosessuale, con tutte le possibili varianti. La famiglia può anche essere uni–genitoriale: in Francia, se non vado errato, un single può adottare. Quindi nonni e zii non sono che un’altra variabile. «crescerà uguale, ma non è lo stesso», scrivi; certo, potrebbe essere peggio, ma potrebbe essere anche meglio, che ne sai? Dal punto di vista morale? quale morale? la tua? la mia? o di chi? Non sai che quello che oggi è morale era immorale cent’anni fa, e magari fra cent’anni tornerà ad esserlo? Non è mica un concetto assoluto. Fra l’altro, in caso di coppie gay, capita anche che uno dei due partner sia il genitore biologico del bambino. Che fai, glie lo togli?

In concreto, la legge italiana è molto restrittiva in materia di adozione; il problema che ora si pone è che riconoscendo parità di diritti, ove ne sussistano i termini, va da sé che va riconosciuta anche la parità di potere adottare. Ma se inserisci la clausola lo possono fare solo maschio + femmina, introdurresti di fatto una discriminazione. Questo è il dilemma giuridico, prettamente laico. E la religione dovrebbe star fuori da tutto questo.
Perdonami ma non riesco a capire bene qual è il tuo pensiero. Correggimi se ho frainteso. Tu credi che il concetto di famiglia sia da applicare all’unione di almeno due persone che si vogliono bene, giusto? Mi pare di capire che due genitori sono a tutti gli effetti tali indipendentemente dalla relazione biologica con la prole.
Se il tuo pensiero è questo, io non lo condivido e i motivi li ho ampiamente esposti prima, quindi non mi ripeto. Poi ognuno e libero di pensarla come meglio crede.
Sul concetto della morale credo che il tuo ragionamento sia fortemente intriso da un marcato pensiero relativistico che, a mio parere, sta uccidendo la società odierna; oggi non ci sono più regole e principi dato che tutto va bene. Io credo che dei paletti fissi ci devono essere a prescindere dalla morale religiosa. Del resto se così non fosse un giorno qualcuno potrebbe pensare che uccidere sia moralmente corretto. Non credi quindi che sia utile pare una riflessione su quello che deve essere il fondamento della morale civile di una società?
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Messaggio da Quixote »

mario ha scritto:la mia era una provocazione sul matrimonio con un animale, anche se al mondo comunque esistono le cose più impensabili e assurde non mi meraviglierei più di niente.
No. La tua era mancanza di rispetto verso chi scrive in questo forum, e perchè hai voluto buttar sul ridicolo una questione terribilmente seria, e perché hai bellamente ignorato che in questo thread hanno scritto anche degli omosessuali, sbattendogli in faccia tutta la tua omofobia.
Ultima modifica di Quixote il 11/04/2014, 18:16, modificato 1 volta in totale.
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Cogitabonda
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Messaggio da Cogitabonda »

Mario, se davvero consideri essenziali le regole, perché trascuri proprio quelle del comune buon senso?
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Cogitabonda
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Messaggio da Cogitabonda »

siculo ha scritto:Mi pare di capire che due genitori sono a tutti gli effetti tali indipendentemente dalla relazione biologica con la prole.
Se il tuo pensiero è questo, io non lo condivido e i motivi li ho ampiamente esposti prima, quindi non mi ripeto.
Allora tu sei convinto che due genitori adottivi non potranno mai essere all'altezza di due genitori biologici?
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deliverance1979
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Messaggio da deliverance1979 »

Scusate la mia brutalità....Quando parliamo di adozioni, parliamo di bambini inquadrati in delle strutture, ovvero abituati a non avere mamma e papà, al massimo degli istitutori che gli vogliono bene e nel migliore dei casi quando sono pochi, a dare loro maggiori attenzioni.
Ora come diceva Quixote, in Italia l'iter delle adozioni è molto serrato, ed io conoscendo una ragazza che per motivi personali ha dovuto dare in adozione i suoi figli, nè sò qualcosina....

Di conseguenza un bambino che viene adottato, innanzi tutto dovrà superare quel processo di inserimento dalla comunità nella quale è cresciuto o era stato parcheggiato, con la nuova famiglia.

Poi accade di tutto, anche che in una famiglia etero i caratteri dei genitori con il figlio adottivo non si prendono e per questo motivo il bambino torna indietro in attesa di un'altra adozione.

Ora se in tutto questo percorso ci sono delle coppie gay che possono dare un futuro felice e spensierato a questa persona, perchè è cosi scandaloso immaginarsi questo.

Perchè forse lo faranno diventare gay o bisex?
mah....bisognerebbe dimostrarlo.....ma per dimostrarlo occorrono campioni di coppie gay con prole al seguito, altrimenti è solo una supposizione....

Lo sò che a detta di molti la cosa è innaturale, ma è innaturale anche la fecondazione assistita, poichè tecnicamente senza cure ormonali e prodigi della scienza, una donna con problemi di concepimento non potrebbe avere figli....
anche questo è innaturale se andiamo a stringere....
Come è innaturale una protesi, un bypass per il cuore, la dialisi e via dicendo.... :ok: :strettamano:
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mr-shadow

Messaggio da mr-shadow »

Vogliamo essere liberi di fare come ci pare, abbiamo il libero arbitrio ma ci devono essere delle regole
E chi le decide? In base a quale principio, poi?
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Quixote
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Messaggio da Quixote »

siculo ha scritto: Perdonami ma non riesco a capire bene qual è il tuo pensiero. Correggimi se ho frainteso. Tu credi che il concetto di famiglia sia da applicare all’unione di almeno due persone che si vogliono bene, giusto? Mi pare di capire che due genitori sono a tutti gli effetti tali indipendentemente dalla relazione biologica con la prole.
Se il tuo pensiero è questo, io non lo condivido e i motivi li ho ampiamente esposti prima, quindi non mi ripeto. Poi ognuno e libero di pensarla come meglio crede.
Sul concetto della morale credo che il tuo ragionamento sia fortemente intriso da un marcato pensiero relativistico che, a mio parere, sta uccidendo la società odierna; oggi non ci sono più regole e principi dato che tutto va bene. Io credo che dei paletti fissi ci devono essere a prescindere dalla morale religiosa. Del resto se così non fosse un giorno qualcuno potrebbe pensare che uccidere sia moralmente corretto. Non credi quindi che sia utile pare una riflessione su quello che deve essere il fondamento della morale civile di una società?
Io non credo nulla; la famiglia è di fatto eterogenea; è famiglia quella di fratelli che vivono assieme, di sorelle, zii, nipoti, anche di semplici amici che vivono assieme, senza che debbano essere necessariamente gay; e giuridicamente è famiglia anche quella di un single. Eccetera. La domanda rimane: che valore etico superiore rappresenta il tipo “sacra famiglia”?

Che tu non condivida il mio pensiero è irrilevante, perché di fatto devi confrontarti con questa realtà. E lo stesso dovrai fare col mio presunto relativismo, anch‘esso nei fatti, piú che nella mia testa. Perché dici: un giorno qualcuno ecc.? Non lo si è sempre fatto dalla notte dei tempi? Che mi dici di Hiroshima, lo trovi morale? Come lo giustifichi?

Certo che una riflessione sui fondamenti morali va fatta, non è forse quello che stiamo facendo anche adesso? Ma con la coscienza che i valori morali umani sono relativi. Assoluti lo sono quelli religiosi. E i religiosi seri conoscono la distinzione, a prescindere che io non la condivida, perché religioso non sono.
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Messaggio da Cogitabonda »

deliverance1979 ha scritto:Scusate la mia brutalità....Quando parliamo di adozioni, parliamo di bambini inquadrati in delle strutture, ovvero abituati a non avere mamma e papà,
Oppure parliamo di bambini che per una tragica fatalità rimangono orfani, però hanno intorno dei parenti che li amano. Poniamo il caso che la persona più vicina affettivamente, a cui vogliono bene da sempre, sia uno zio gay, è logico scegliere come loro tutore qualcun altro, solo a causa dell'orientamento sessuale di quello zio?
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deliverance1979
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Messaggio da deliverance1979 »

Cogitabonda ha scritto:Oppure parliamo di bambini che per una tragica fatalità rimangono orfani, però hanno intorno dei parenti che li amano. Poniamo il caso che la persona più vicina affettivamente, a cui vogliono bene da sempre, sia uno zio gay, è logico scegliere come loro tutore qualcun altro, solo a causa dell'orientamento sessuale di quello zio?
La risposta logica sarebbe NO......
Ma è bello complicare la vita degli altri...... :fronte:
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Messaggio da mario »

io credo che ci possono senz'altro essere dei casi di bambini cresciuti da coppie gay benissimo dove non fanno mancare amore e possibilità allo sfortunato bambino.
Ma credo che ci vogliono anche delle buone leggi con degli assistenti che seguano il percorso di questi bambini adottati che li seguano e valutino non solo il benessere fisico ma anche emotivo se tutto va bene che ben venga che un bambino venga adottato da una coppia gay o non gay ma se un bambino a 13 anni dice io non voglio stare con due papà sia anche tutelato in tal senzo .


''Siete un pò troppo suscettibbili e vi alterate facilmente ognuno dice il suo pensiero ed è libero di esprimersi senza offendere oviamente come meglio crede.''
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Messaggio da Quixote »

mario ha scritto:io credo che ci possono senz'altro essere dei casi di bambini cresciuti da coppie gay benissimo dove non fanno mancare amore e possibilità allo sfortunato bambino.
Ma credo che ci vogliono anche delle buone leggi con degli assistenti che seguano il percorso di questi bambini adottati che li seguano e valutino non solo il benessere fisico ma anche emotivo se tutto va bene che ben venga che un bambino venga adottato da una coppia gay o non gay ma se un bambino a 13 anni dice io non voglio stare con due papà sia anche tutelato in tal senzo .


''Siete un pò troppo suscettibbili e vi alterate facilmente ognuno dice il suo pensiero ed è libero di esprimersi senza offendere oviamente come meglio crede.''
Già, e se poi il bambino a 13 anni dice: non voglio piú stare con papà e mamma – e capita, eccome se capita – che cavolo dici? Ma fammi il piacere…
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Messaggio da Cogitabonda »

mario ha scritto:''Siete un pò troppo suscettibbili e vi alterate facilmente ognuno dice il suo pensiero ed è libero di esprimersi senza offendere oviamente come meglio crede.''
La suscettibilità non c'entra, io e altri abbiamo l'abitudine di andare a caccia di frasi che sembrano senza senso, così come andiamo a smascherare bufale, a correggere notizie imprecise ... è un "far pulizia" da quelle cose che "sporcano" il forum. Lasciarle accumulare senza dir nulla potrebbe far peggiorare l'ambiente.
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Messaggio da Giovanni64 »

In relazione alla questione adozioni, penso che due o più uomini (o donne o di qualsiasi altro genere) debbano avere la possibilità di adottare dei figli. Questa possibilità non deve essere subordinata, anche solo implicitamente, al fatto di essere lesbiche o gay. Gli strumenti giuridici che regolano diritti e doveri di un gruppo che vuole prendersi cura di bambini, adottati oppure no, non devono fare differenza tra coloro che si mettono insieme, per esempio, per andare anche a letto insieme e coloro che basano il sodalizio su altro, magari sulla meravigliosa volontà di crescere dei figli.
Per fare ciò appunto bisognerebbe abolire il Matrimonio come è tradizionalmente inteso e offrire forme contrattuali nuove, senza discriminare tra famiglie di serie A e famiglie di serie B.

Volevo anche ribadire un concetto che mi pare di aver espresso anche altre volte. L'esistenza del matrimonio è fonte di profondo disagio e discriminazione. Ci sono, infatti coloro che, a torto o a ragione, secondo me a torto, considerano il matrimonio come qualcosa da raggiungere. Ora, per varie ragioni, capita spesso che non tutti, ci riescono. Sono milioni le persone che soffrono per il fatto di non potersi sposare (difficoltà a trovare l'anima gemella, non abbastanza ricchi/attraenti, ecc, ecc.). Eliminare il Matrimonio servirebbe anche a alleviare la sofferenza di queste persone. Eliminare il Matrimonio servirebbe anche a alleviare il dolore di tutte quelle persone che, non rendendosi conto della sua pericolosità, lo maneggiano con troppa disinvoltura.
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Molto bella questa discussione

Messaggio da mara »

Quixote ha scritto:
In concreto, la legge italiana è molto restrittiva in materia di adozione; il problema che ora si pone è che riconoscendo parità di diritti, ove ne sussistano i termini, va da sé che va riconosciuta anche la parità di potere adottare. Ma se inserisci la clausola lo possono fare solo maschio + femmina, introdurresti di fatto una discriminazione. Questo è il dilemma giuridico, prettamente laico. E la religione dovrebbe star fuori da tutto questo.
La mia obiezione era basata su una ipocrisia di base ,,,,,,perché non so se si è capito. che non ho pregiudizi , ne sui gay ne su le adozioni ,ne sul credo di ognuno , ...... perché tutto va in conseguenza della persona e dei suoi valori personali e del senso di responsabilità .......purtroppo non e garantito niente nella vita , proprio perché ci sono troppe variabili nei diritti e doveri .....legali
Quante volte capita , che le responsabilità attribuite giuridicamente , vengono disattese ,,,,,quante situazioni ci sono in cui una madre
sarebbe stato meglio non averla ..... .....Dunque , io non prendo una posizione di disaccordo sto solo dicendo che il diritto di vivere
,di amare di adottare , glielo riconosco tutto , LA mia obiezione era solo sul .......far pesare questo diritto di vivere con chi voglio ,
facendo leva sul sentimento !!!!! perché tutte le scelte della vita comportano dei rischi delle incognite che ognuno di noi , senza distinzioni di sesso , accettano ..... non si possono su tutto fare leggi e leggine ,,,,ognuno si deve assumere la responsabilità delle sue azioni , affrontarle e risolverle come può ....... con le leggi ,i diritti i doveri si generalizzano e disumanizzano troppo ..... Ti sembra giusto che un invalido qualunque ,prenda dallo stato un sussidio , se ha soldi da buttare via ......??? ed un altro che deve affrontare tante difficolta per un figlio da assistere ,ed è rimasto solo ......non gli riconoscono il diritto perché , risulta sposata con un tipo che si è allontanato da quelle responsabilità ......... con questo che voglio dire che TUTTI non si possono tutelare in ogni cosa ...... Non con una legge .........Ogni situazione avrà il modo di essere risolta con le SUE PROPRIE E PARTICOLARI soluzioni......altrimenti davvero vogliamo tutto da mammona ...
E' interessante ogni opinione ., e forse vi sembrerà impossibile , ma tutte hanno ragionamenti che condivido , davvero .....ma quello che non condivido che si debba fare una legge ad ok.....per ogni desiderio ...personalissimo .....
Poi il discorso sul matrimonio , ...se pensi che sono sposata da quasi 50 anni , qualcosa dimostrerà del mio punto di vista !!!!
IO vorrei solo che quello che voglio dire , lo scrivesse Mauro o Angelo ....perché sono convinta che mi hanno capito ...
Ciao ragazzi e grazie a tutti per le sfaccettature del problema .......e visto che qui si DOVREBBE parlare dei problemi inerenti ai
T d G ....... vi faccio una domanda ......un bambino in adozione lo affidereste più volentieri ad una coppia Gay ....o etero TdG ??
la vogliamo buttare in una risata ???? :ciao: :timido2: :cer: :timido2: :bleah: :timido2:
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Messaggio da mario »

forse non hai letto bene ma te lo ripeto
ho detto buone leggi con un assistenza continua da parte di assistenti sociali, seguito dagli insegnanti a scuola ecc. Insomma gente competente ,psicologhi e che tuteli il minore e valuti il tutto ma non solo dalle coppie gay anche da quelle etero.
Per quanto riguarda il matrimonio fra gay per acquisire dei diritti è un discorso, ma se ci mettiamo dimezzo un minore il discorso diventa complicato. Comunque se madre natura a stabilito un uomo e una donna x avere un figlio forse un motivo ci sarà, soprattutto per lo sviluppo psicologgico del bambino che a bisogno della figura materna e paterna come linea di principio.
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Messaggio da Quixote »

mario ha scritto:forse non hai letto bene ma te lo ripeto
Tu hai scritto «coppia gay o non gay», ma poi hai specificato ‘due papà’. Ora non rigirare la frittata con me, perché dovresti sapere che non è cosí facile.
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Messaggio da deliverance1979 »

Bè, per quel poco che sò io ma potrei dire una vaccata, quando si mandano in adozione dei bambini, l'assistente sociale per un periodo di almeno un anno monitorizza la situazione con visite settimanali se non erro....
e poi la cosa prosegue fino ad adozione conclusa.
Se in questo periodo finestra ci sono incompatibilità caratteriali o problemi di altro genere che potrebbero minare sia il rapporto di coppia che anche lo sviluppo e la tranquillità del bambino (cose accadute) l'adozione viene interrotta.
Quindi penso che per una coppia omosessuale potrebbe valere lo stesso.

Ora io qui farei una piccola postilla che ad alcuni potrebbe apparire discriminatoria, ma io guardo in faccia alla realtà.
Una sperimentazione pilota di coppie gay e bambini dovrebbe iniziare su una grande città, dove il fenomeno di per se è sdoganato, o più accettato.
Forse in un paese provincialotto, l'esperimento potrebbe avere delle ripercussioni negative sul bambino e famiglia, a causa degli indigeni un pò conservatori.... :ironico:
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La cosa che mi meraviglia di alcuni e che parlano tanto di amore di D-o di Gesù ,ma poi vogliono il monopolio su questo "amore" .

Il problema non è che una coppia gay si debba sposare per forza in chiesa,il problema e avere gli stessi diritti degli altri.

Ma un gay ha lo stesso tuo sangue,carne è frattaglie ? E allora perché non gli stessi diritti.

Cosa lo farebbe essere diverso da te ,perché a dirlo è un libro,allora non deve avere gli stessi diritti ?

E allora non diamo i diritti anche a chi non ha gli stessi gusti musicali,o gli stessi gusti dei films ,o gli stessi gusti di gelato.

Non arrampicatevi sugli specchi della biologia e della bibbia ,ma quando siete nell'intimità chi chi vi dice come comportarvi sull'amore o sui vostri gusti ? E allora vivi e lascia vivere.
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Ray

Le falsificazioni e le varianti involontarie si accumulano man mano che un testo è ricopiato attraverso i secoli. Ogni scriba riproduce gli errori degli scribi precedenti e ne aggiunge di propri. Non possediamo alcun originale dei libri del nuovo testamento, ma neppure copie eseguite direttamente sugli originali, né copie di copie...Bart D. Ehrman
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Cogitabonda
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Messaggio da Cogitabonda »

deliverance1979 ha scritto:Bè, per quel poco che sò io ma potrei dire una vaccata, quando si mandano in adozione dei bambini, l'assistente sociale per un periodo di almeno un anno monitorizza la situazione con visite settimanali se non erro....
Non so dirti se le visite fossero settimanali, ma di certo quando mio cugino e la moglie avevano adottato i loro figli (due contemporaneamente) ci volle un anno di convivenza prima che l'adozione diventasse definitiva.
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diego.1966
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Messaggio da diego.1966 »

Carissimi,
una serena serata a tutti voi.
Una piccola premessa: non tutti gli omosessuali rivendicano il diritto al "matrimonio" ed anche questo va detto.
Restando poi all’etimologia della parola matrimonio (matris munio che tradotto sta a rendere madre) pare sia un po' complicato realizzare questo con persone dello stesso sesso. Tra gli stessi non si potrà mai nemmeno tentare di rendere alcuno madre.
Detto questo, credo che già "oggi", in tutta onestà, ai gay non viene negato nessun diritto. Tutti i diritti di cui una coppia ha bisogno sono già disponibili o possono esserlo grazie al DIRITTO PRIVATO e questo credo sia noto ai più.

Ecco una pagina web, credo interessante, per approfondire alcuni concetti fondamentali:

//// Il nostro ordinamento, ad oggi, non contempla nessun riconoscimento GIURIDICO PUBBLICO alle unioni tra persone dello stesso sesso, in quanto tale forma di convivenza non appare idonea a creare quella «famiglia naturale» cui si riferisce espressamente l’art. 29 della Carta Costituzionale. Ne rappresenta un impedimento insormontabile la sua oggettiva sterilità e la sua inconfutabile impossibilità procreativa. Del resto, la società in ogni tempo e in ogni cultura tutela il matrimonio tra un uomo ed una donna, perché esso, ed esso soltanto, fondando la famiglia è in grado di garantire l’«ordo succedentium generationum».


Un documento redatto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 3 giugno 2003 – a firma dell’allora Prefetto cardinal Joseph Ratzinger – intitolato Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persona omosessuali, contiene un’interessante osservazione sul punto. Affrontando il tema delle argomentazioni di carattere giuridico, in quel documento si sottolinea:

«Non è vera l’argomentazione secondo la quale il riconoscimento legale delle unioni omosessuali sarebbe necessario per evitare che i conviventi omosessuali perdano, per il semplice fatto della loro convivenza, l'effettivo riconoscimento dei diritti comuni che essi hanno in quanto persone e in quanto cittadini. In realtà, essi possono sempre ricorrere – come tutti i cittadini e a partire dalla loro autonomia privata – al diritto comune per tutelare situazioni giuridiche di reciproco interesse. Costituisce invece una grave ingiustizia sacrificare il bene comune e il retto diritto di famiglia allo scopo di ottenere dei beni che possono e debbono essere garantiti per vie non nocive per la generalità del corpo sociale».

Proprio qui sta il punto nevralgico della questione: i rapporti tra i conviventi omosessuali possono e devono trovare la propria regolazione nell’ambito delle possibilità concesse dal DIRITTO PRIVATO. I giuristi sanno bene, peraltro, che praticamente tutti quei diritti generalmente invocati dai partner di una unione di fatto possono essere attivati tramite il diritto volontario e senza alcuna necessità di introdurre per via legislativa nuovi istituti.

E’ un falso problema, ad esempio, la questione successoria, in quanto attraverso il testamento è possibile trasmettere il proprio patrimonio a chi non avendo vincoli legali e/o familiari col testatore sarebbe escluso dalla successione legittima. Oggi nulla vieta, peraltro, al convivente omosessuale di ricorrere agli strumenti del diritto volontario stipulando una polizza assicurativa o una pensione integrativa a beneficio del partner, o stipulando un contratto di comodato d’uso vita natural durante, ovvero costituendo un usufrutto d’immobile.

E’ un falso problema il subentro nel contratto di locazione della casa di comune residenza, in quanto tale contratto può ben essere stipulato congiuntamente dai due partner, e in ogni caso già la giurisprudenza costituzionale è intervenuta riconoscendo il diritto di successione nel contratto di locazione a seguito della morte del titolare a favore del convivente (Corte Costituzionale sent. n. 404/1988). Così come è un falso problema la possibilità di visita in carcere del partner, oggi concessa anche ai conviventi grazie ad espresse disposizioni dell’ordinamento penitenziario (art. 18 della legge 26 luglio 1975, n.354, e art. 37 del regolamento di esecuzione D.P.R 30 giugno 2000, n. 230).

Per quanto riguarda le visite in ospedale oggi già quasi tutti i regolamenti interni dei nosocomi contemplano la possibilità di accesso ai conviventi. E’ un falso problema, inoltre, la risarcibilità del convivente omosessuale per fatto illecito del terzo (ad esempio in un incidente stradale), poiché la giurisprudenza ha ormai pacificamente riconosciuto tale diritto (Tribunale di Milano 12 settembre 2011, n. 9965), secondo il consolidato orientamento della Suprema Corte di Cassazione (Cass., sez. unite Civ., sentenza 26972/08, Cass. III sez. pen. n. 23725/08).

Numerose sono, del resto, le disposizioni normative che attribuiscono diritti specifici alle «persone stabilmente conviventi».

Basti citare, ad esempio, la possibilità di richiedere la nomina di un amministratore di sostegno (art. 408 e 417 c.c.), la facoltà di astensione dalla testimonianza in sede penale (art. 199, terzo comma, c.p.p.), la possibilità di proporre domanda di grazia (art. 680 c.p.), e così proseguendo.

La giurisprudenza riconosce, infine, la possibilità a conviventi omosessuali di stipulare, nell’ambito dell’autonomia negoziale disponibile, accordi o contratti di convivenza, purché siano diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico (art. 1322 del Codice civile) e non contrastino con norme pubbliche, l’ordine pubblico o con il buon costume. Si tratta in genere di accordi di natura patrimoniale che rientrano nella disponibilità delle parti (ad esempio la scelta e le spese per l'abitazione comune; la disciplina dei doni e delle altre liberalità; l’inventario, il godimento, la disponibilità e l'amministrazione dei beni comuni; i diritti acquistati in regime di convivenza, ecc.).

A nulla vale, del resto, l’obiezione secondo cui limitare l’ambito di regolazione dei rapporti giuridici al solo diritto privato implicherebbe un onere di attivazione da parte dei conviventi omosessuali, che verrebbero così discriminati rispetto alle persone unite in matrimonio. A prescindere da quanto già evidenziato sul riconoscimento pubblico delle unioni omosessuali, ciò che fa specie è constatare come proprio i cultori dell’autodeterminazione e dell’autonomia della persona – fondamento del pensiero cosiddetto “laico” – siano i più accaniti sostenitori di tale obiezione. Per questo appare davvero paradossale che i propugnatori di una visione liberal del comportamento umano arrivino a chiedere insistentemente l’intervento dello Stato nella gestione dei rapporti privati, anziché invocare tutti quegli strumenti che consentono l’espressione della piena autonomia e della responsabilità dei singoli.

Concludo citando un libro. Lo scorso marzo la Casa Editrice Nuovi Equilibri ha pubblicato un interessante testo intitolato Certi diritti che le coppie conviventi non sanno di avere. Gli autori (insospettabili) sono Bruno de Filippis (giurista ed esperto di diritto di famiglia), Gian Mario Felicetti (autore di La famiglia fantasma, e membro del Direttivo dell’Associazione radicale “Certi Diritti”), Gabriella Friso (responsabile dell’Ufficio Diritti dell’associazione “Les Cultures” di Lecco, membro del gruppo IO Immigrazione e Omosessualità di Milano e del Direttivo dell’Associazione radicale “Certi Diritti”), e Filomena Gallo (avvocato e segretaria dell’associazione radicale “Luca Coscioni” per la libertà di ricerca scientifica). Pur essendo tutti sostenitori del riconoscimento pubblico e normativo dei diritti delle coppie omosessuali, hanno scritto il citato saggio concependolo come «un manuale di sopravvivenza», attraverso il quale indicare ai conviventi «il modo di tutelarsi per restare insieme nel caso la vita conduca uno dei due in ospedale o in carcere, per conservare la casa, ottenere risarcimenti o congedi, stipulare convenzioni e assicurazioni, garantire che i figli non subiscano danni e discriminazioni». Indicazioni davvero utili per l’esercizio di diritti già esistenti. Non amo recensire simili autori, ma in questo caso è opportuno fare un’eccezione. Quantomeno per dimostrare come sia, in realtà, pretestuosa, strumentale e inesistente la polemica sulla necessità di un RICONOSCIMENTO PUBBLICO di diritti per le coppie omosessuali.

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Un abbraccio.
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Sappiamo bene che ciò che facciamo non è che una goccia nell'oceano. Ma se questa goccia non ci fosse, all'oceano mancherebbe.
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Messaggio da Cogitabonda »

diego.1966 ha scritto:Tutti i diritti di cui una coppia ha bisogno sono già disponibili o possono esserlo grazie al DIRITTO PRIVATO e questo credo sia noto ai più.
Bene! Allora aboliamo i matrimoni civili! Tanto a che servono? Il matrimonio, per i cattolici, resti un sacramento, senza effetti civili. Per tutto il resto basta il diritto privato. Perché quelli che ci governano non ci hanno pensato prima?
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Quixote
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Messaggio da Quixote »

diego.1966 ha scritto: Una piccola premessa: non tutti gli omosessuali rivendicano il diritto al "matrimonio" ed anche questo va detto.
Irrilevante. Rilevante è cosa rispondere a chi lo richiede.
Restando poi all’etimologia della parola matrimonio (matris munio che tradotto sta a rendere madre) pare sia un po' complicato realizzare questo con persone dello stesso sesso. Tra gli stessi non si potrà mai nemmeno tentare di rendere alcuno madre.
L’etimologia della parola ‘matrimonio’ – a parte che non è quella menzionata – è irrilevante, perché non implica le successive modifiche semantiche del termine. Cosí l’inglese car deriva dal celtico ma oggi significa ‘automobile’ e non ‘carro’. Cosí stauros in origine significava ‘palo’ ed è passato a significare ‘croce’, come l’equivalente inglese stake ha finito per significare rogo o fucilazione. Potrei stancarvi con l’esemplificazione.
Detto questo, credo che già "oggi", in tutta onestà, ai gay non viene negato nessun diritto. Tutti i diritti di cui una coppia ha bisogno sono già disponibili o possono esserlo grazie al DIRITTO PRIVATO e questo credo sia noto ai più.
???
Ecco una pagina web, credo interessante, per approfondire alcuni concetti fondamentali:

//// Il nostro ordinamento, ad oggi, non contempla nessun riconoscimento GIURIDICO PUBBLICO alle unioni tra persone dello stesso sesso, in quanto tale forma di convivenza non appare idonea a creare quella «famiglia naturale» cui si riferisce espressamente l’art. 29 della Carta Costituzionale. Ne rappresenta un impedimento insormontabile la sua oggettiva sterilità e la sua inconfutabile impossibilità procreativa. Del resto, la società in ogni tempo e in ogni cultura tutela il matrimonio tra un uomo ed una donna, perché esso, ed esso soltanto, fondando la famiglia è in grado di garantire l’«ordo succedentium generationum».
Che il nostro ordinamento sia obsoleto è appunto il problema da sanare: renderlo attuale e adeguato ai tempi: una norma giuridica non confacente al tempo costituisce ostacolo al rinnovamento, se motivato, e motivato il problema gay lo è, perché di fatto, se non di diritto, ha già travalicato la norma stessa. Detto questo chi ha scritto quanto sopra ha visto un altro film perché di questo l’art. 29 non parla. A meno che non si voglia far dire a detto articolo, quando parla di «famiglia naturale», cio che esso, esplicitamente non dice. Ergo è soggetto a interpretazione, in quanto si è già rilevato che ‘naturale’ è termine molto ambiguo e passibile di interpretazioni non univoche.
Un documento redatto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 3 giugno 2003 – a firma dell’allora Prefetto cardinal Joseph Ratzinger – intitolato Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persona omosessuali, contiene un’interessante osservazione sul punto. Affrontando il tema delle argomentazioni di carattere giuridico, in quel documento si sottolinea:

«Non è vera l’argomentazione secondo la quale il riconoscimento legale delle unioni omosessuali sarebbe necessario per evitare che i conviventi omosessuali perdano, per il semplice fatto della loro convivenza, l'effettivo riconoscimento dei diritti comuni che essi hanno in quanto persone e in quanto cittadini. In realtà, essi possono sempre ricorrere – come tutti i cittadini e a partire dalla loro autonomia privata – al diritto comune per tutelare situazioni giuridiche di reciproco interesse. Costituisce invece una grave ingiustizia sacrificare il bene comune e il retto diritto di famiglia allo scopo di ottenere dei beni che possono e debbono essere garantiti per vie non nocive per la generalità del corpo sociale».
Il documento citato, a firma Ratzinger, è redatto da istituzione religiosa che non ha voce in capitolo per decidere di una competenza laica, quindi è del tutto irrilevante.
Proprio qui sta il punto nevralgico della questione: i rapporti tra i conviventi omosessuali possono e devono trovare la propria regolazione nell’ambito delle possibilità concesse dal DIRITTO PRIVATO. I giuristi sanno bene, peraltro, che praticamente tutti quei diritti generalmente invocati dai partner di una unione di fatto possono essere attivati tramite il diritto volontario e senza alcuna necessità di introdurre per via legislativa nuovi istituti.
Pura tautologia: il diritto di famiglia, come quello commerciale, fa parte del Diritto Privato.
E’ un falso problema, ad esempio, la questione successoria, in quanto attraverso il testamento è possibile trasmettere il proprio patrimonio a chi non avendo vincoli legali e/o familiari col testatore sarebbe escluso dalla successione legittima. Oggi nulla vieta, peraltro, al convivente omosessuale di ricorrere agli strumenti del diritto volontario stipulando una polizza assicurativa o una pensione integrativa a beneficio del partner, o stipulando un contratto di comodato d’uso vita natural durante, ovvero costituendo un usufrutto d’immobile.
Già, ma in quale percentuale, con quali vincoli e quali balzelli? sempre che un altro erede legittimo non impugni la successione e poi stiamo a vedere quello che rimane al convivente, etero o omo che sia. Certo il convivente oggi ha dei diritti che in passato non venivano tutelati, ma, a parte le penalizzazioni cui questa categoria è soggetta, altro che falso problema, anzi that is the question: finché esisterà una discriminazione fra marito e moglie da una parte, e conviventi dall’altra, non importa il sesso, essa rimarrà appunto una discriminazione. Naturalmente può star bene, e io l’ho accettata per anni; ma ero libero di sposarmi con la mia compagna quando volevo, e non subire piú le limitazioni del mio rapporto irregolare. Una fra le tante: gli assegni familiari. Et cetera. È mi fermo qui, perchè il resto è troppo tecnico e nessuno lo leggerebbe. Ma aggiungo che «pretestuoso, strumentale, inesistente» è l’infantilismo di non riconoscere un sacrosanto Riconoscimento Pubblico alla coppia omosessuale, oltre che discriminatorio: spetta a questa coppia, e non ad altri, la libertà di decidere se richiederlo o meno.
Ultima modifica di Quixote il 11/04/2014, 22:23, modificato 1 volta in totale.
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E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
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Primo postPresentazioneStaurós: palo o croce? (link esterno)
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Messaggio da deliverance1979 »

Caro diego, hai giustamente citato tutti figuri radicali, che io da circa 10 anni seguo ogni santo giorno alla radio.
Queste persone oltre che preparare dei prontuari di sopravvivenza per delle scene grottesche che si verificano solo in Italia, e qui cito solo il caso del caso di coscienza dei medici nel non dare la famosa pillola del giorno dopo.
Dove i radicali dicono di chiedere matricola del medico, nome e cognome e via dicendo.....essi lottano per un riconoscimento giuridico, dove non serve un libro o chissà che cosa per tutelare i propri diritti, ma bensì dovrebbe essere la legge che tutela di default tali questioni, senza imbeccate da azzeccagarbugli....

poi i radicali essendo molto tecnici in moltissimi argomenti e capendo in che sistema vergognoso viviamo, creano ad hoc dei prontuari dove dicono su quale tipo di legge o leggi far leva per uscire dal pantano Italia....

E' una vita che i radicali lottano su questioni che in Europa....ah si il continente dove siamo anche noi, toh che sorpresa, ma pensa, non immaginavo....(scusa il sarcasmo non era per te) sono di vita quotidiana da anni e per la quale siamo appunto condannati dall'Europa ogni anno....

Quando sento radio radicale, e molto spesso quando si parla di omosessuali si citano situazione dove comunque molti compagni di coppie gay vengono messi alla porta dai famigliari quando il loro compagno si ammala o muore.
Va poi detto che non tutti hanno le possibilità economiche o la voglia di combattere per ribadire i propri diritti su di una famiglia ostile che li sta cacciando di casa o allontanando dal letto di malattia del proprio amato/a.
Ed in questo caso dovrebbe essere la legge che di default tutela certe situazioni, senza ogni volta iniziare una guerra giuridica a suon di avvocati e tribunali, all'italica maniera.... :strettamano:
« Senza aver visto la Cappella Sistina non è possibile formare un'idea apprezzabile di cosa un uomo solo sia in grado di ottenere. »
Johann Wolfgang von Goethe

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Intermezzo umoristico

Messaggio da Cogitabonda »

Come complicarsi la vita (in nome di un principio)

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Chiedo scusa per l'interruzione, adesso il dibattito può riprendere.
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mr-shadow

Messaggio da mr-shadow »

diego.1966 ha scritto: Una piccola premessa: non tutti gli omosessuali rivendicano il diritto al "matrimonio" ed anche questo va detto.
In un certo senso è vero. I gay con un po' di sale in zucca, quelli che i Vladimir Luxuria e i Franco Grillini li brucerebbero vivi, chiedono forme di tutela dei rapporti di coppia. Diritti, ma anche doveri.
diego.1966 ha scritto: Detto questo, credo che già "oggi", in tutta onestà, ai gay non viene negato nessun diritto.
Dimmene almeno tre tutelati.
diego.1966 ha scritto: Tutti i diritti di cui una coppia ha bisogno sono già disponibili o possono esserlo grazie al DIRITTO PRIVATO
Questa è una stronzata detta del cardinale Bagnasco in preda al panico per l'approvazione dei PACS alla Camera (furono poi bocciati, ma tanto bastò...). I diritti li ha soltanto la coppia sposata.
diego.1966 ha scritto: Per quanto riguarda le visite in ospedale oggi già quasi tutti i regolamenti interni dei nosocomi contemplano la possibilità di accesso ai conviventi.
Ma gli stessi regolamenti ancora consentono ai congiunti di impedirle.
diego.1966 ha scritto: E’ un falso problema il subentro nel contratto di locazione della casa di comune residenza, in quanto tale contratto può ben essere stipulato congiuntamente dai due partner, e in ogni caso già la giurisprudenza costituzionale è intervenuta riconoscendo il diritto di successione nel contratto di locazione a seguito della morte del titolare a favore del convivente
In presenza di un erede legittimario la sentenza della Consulta te la stoppi. Ergo, il problema esiste, ed è vero.
diego.1966 ha scritto: La giurisprudenza riconosce, infine, la possibilità a conviventi omosessuali di stipulare, nell’ambito dell’autonomia negoziale disponibile, accordi o contratti di convivenza, purché siano diretti a realizzare interessi meritevoli di tutela secondo l’ordinamento giuridico (art. 1322 del Codice civile) e non contrastino con norme pubbliche, l’ordine pubblico o con il buon costume.
Di fatto qui si sottintende che l'unione omosessuale contrasta con le norme pubbliche, l'ordine pubblico e il buon costume (non è detto ma lo aggiungo io... cattolicista) Comunque qui l'ipocrisia di voi cattolicisti raggiunge livelli stratosferici. Gli accordi di natura patrimoniale sono già richiesti dalle leggi in materia finanziaria: spese per l'abitazione comune, disciplina dei doni e delle altre liberalità, l'inventario, il godimento, la disponibilità e l'amministrazione dei beni comuni, sono tutte cose che rientrano nelle forme di dichiarazione prescritte dalla legge. Certo ci vuole un grande spirito di bontà e carità per riconoscere a noi gay cose a cui siamo già tenuti...
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Messaggio da polymetis »

Per Trianello
“Il problema è che le unioni gay non sono equiparabili in tutto e per tutto alle unioni eterosessuali, non implicando quella complementarietà sessuale e quella naturale apertura alla vita che per i benpensanti pro-tutto potrà essere anche una sciocchezza, ma che da un punto di vista oggettivo fa invece una grossa differenza. Questo significa forse che le unioni tra persone dello stesso sesso sono inferiori rispetto alle unioni eterosessuali? No. Così come una zebra non è inferiore ad un'antilope: sono solo due cose diverse. Cosa dovrebbe fare allora il legislatore? Non lo so: io non faccio il legislatore. Quello che so è che la soluzione che si va sempre più imponendo è sbagliata nella sua radice in quanto propone di trasformare magicamente le zebre in antilopi semplicemente appiccicandoci sopra un cartello con su scritto "antilope".”
Sono del tutto d’accordo col ragionamento, ma ne rigetto la premessa. E’ verissimo che non ha senso chiamare una zebra col nome di antilope, e dunque, data la definizione di zebra, questa non sarà applicabile alle antilopi. Se dunque il matrimonio fosse l’unione di un uomo e di una donna finalizzato alla procreazione, allora effettivamente sarei d’accordo che applicarlo ad una coppia gay sarebbe come appiccicare l’etichetta di antilope ad una zebra. Ma è la premessa quella che non è stata dimostrata, cioè che il matrimonio sia l’unione di un uomo e di una donna finalizzato alla procreazione, e che dunque, se così è, non si può chiamare matrimonio qualcosa diverso da tutto ciò.
Dunque il problema, per sapere se il matrimonio includa anche le coppie gay, è qual è la definizione di matrimonio. A questo proposito siamo fortunati: non stiamo infatti chiedendo di estendere il matrimonio religioso cattolico ai gay, ma il matrimonio civile italiano, e dunque quello che ci interessa sapere per sapere se il matrimonio civile italiano sia estendibile ai gay è semplicemente quale sia la definizione di matrimonio civile italiano (visto che è di quest’istituto che si chiede l’estensione, e non del matrimonio canonico cattolico). L’idea che il matrimonio sia l’unione di un uomo e di una donna finalizzato alla procreazione è per l’appunto la definizione del matrimonio cattolico, ma essa non è applicabile al matrimonio civile italiano. In primis nel matrimonio italiano, come vi confermerà qualsiasi studente al II anno di giurisprudenza, né la volontà né la possibilità di fare figli sono condizioni necessarie per poter contrarre il negozio del matrimonio. Prova ne sia che lo Stato italiano sposa persone impotenti, persone sterili, persone novantenni, senza che queste abbiano alcuna possibilità di procreare. E si badi bene, che neppure viene loro richiesto: non è che le sposino purché procreino, ma poi, quando si presenta la coppia di novantenni, si chiude un occhio. No. E’ proprio una faccenda diversa: non è loro richiesto in alcun modo di fare figli.
A questo punto Trianello mi aveva replicato che queste coppie di sterili lo sono per accidente, e non per essenza. Al che io gli avevo detto che, oltre al fatto che nessuno sa cosa voglia dire “per accidente”, non occorreva comunque impelagarsi sulla validità nel 2014 dell’epistemologia aristotelica perché altri esempi di che cosa sia lecito nel matrimonio civile italiano tagliano decisamente la testa al toro. Nel nostro ordinamento infatti una persona che cambi sesso, ad esempio un uomo che divenga donna, può sposare un uomo. Ma costei ovviamente è sterile, e non dispone di utero. Vediamo dunque che per l’ordinamento del matrimonio civile italiano, che è quello di cui si chiede l’estensione, i figli non rientrano nella definizione. Non ha nessuna rilevanza se il matrimonio civile italiano sia perfetto, non perfetto, o cose simili: fatto sta che è questo, e di questo si chiede l’estensione.
A mio avviso un cattolico non dovrebbe aver nulla da dire su qualsivoglia matrimonio civile, visto che i matrimoni civili per la Chiesa non esistono comunque, al punto che in passato ci si batté contro la loro introduzione, considerando pubblici concubini coloro che andavano a convivere dopo averli contratti, come se non fossero affatto sposati.
Abbiamo dunque compreso che, per quanto concerne il matrimonio civile italiano, la filiazione non è richiesta né come possibilità né come scopo da prefiggersi.
Quanto alla seconda caratteristica della definizione di matrimonio canonico, cioè l’unione di un uomo e di una donna, anch’essa non si applica al matrimonio civile italiano, come ha giustamente evidenziato questo giudice di Grossetto. Ciò si deve al fatto che tra i requisiti per poter contrarre matrimonio la differenza sessuale non è elencata. Ovviamente, non sono così ingenuo da ignorare che non è stata elencata perché all’epoca il legislatore la riteneva ovvia, e dunque pleonastica da specificare. Ma questa dimenticanza si può dire a dir poco provvidenziale.
Possiamo però ribaltare l’argomentazione, e cioè assumere per ipotesi che davvero il matrimonio sia per definizione l’unione di un uomo e di una donna. Se così fosse, allora per estendere il matrimonio ai gay occorre utilizzare un’altra strategia argomentativa. E cioè: se davvero esiste un istituto del genere che per definizione è riservato solo alle coppie etero, e che comporta com’è noto dei privilegi, è giusto riservarlo solo alle coppie etero? In sintesi: che cosa fanno le coppie etero per meritare privilegi e tutele maggiori rispetto alle coppie gay? Abbiamo già visto che la risposta non può essere: “fanno figli”, perché lo Stato sposa coppie etero a prescindere dal fatto che vogliano o possano figliare, e dunque pare che il solo fatto di essere etero per lo Stato sia una condizione sufficiente per potersi sposare a prescindere dalla possibilità della prole.
Questa argomentazione dunque è equivale a mostrare che lo Stato imbandisce un concorso di bellezza per sole ragazze bionde, concorso nel quale dà ad ogni partecipante un regalo. A questo punto la strategia delle ragazze brune non consiste nel negare che nel bando del concorso ci sia effettivamente scritto che esso è solo per ragazze bionde, bensì consiste nel chiedere allo Stato perché dia privilegi alle sole ragazze bionde per il solo fatto di essere bionde, visto che allo stato non danno alcun servigio maggiore di quanto ne diano le more. Fuori di metafora: questa strategia non negherebbe che la definizione di matrimonio sia l’unione di un uomo e di una donna, bensì si chiederebbe se questo istituto giuridico sia equo, visto che premia solo una parte della popolazione che non si capisce esattamente che cosa faccia di più dell’altra parte, esattamente come nel concorso per bionde si premiano solo le bionde senza che si capisca che cosa diano allo stato più delle more.
Possiamo dunque riassumere i due corni dell’argomentazione in questa maniera:
1)La tesi è che il matrimonio sia l’unione di un uomo e di una donna finalizzata alla procreazione, e che dunque chiamare le coppie gay “matrimonio” è come chiamare le zebre col nome di antilopi.
Risposta:
1)La definizione sopra riportata è quella del matrimonio canonico. La definizione di matrimonio civile italiano (del quale si chiedere l’estensione) non ha nulla a che fare né con a)la finalità procreativa né con b)la complementarietà dei sessi.
Infatti
a)Si possono sposare gli sterili (ad esempio una persona che ha cambiato sesso)
b)Come nota il giudice di Grossetto, da nessun parte ci elenca tra i requisiti per contrarre matrimonio la diversità dei sessi.
Dunque la parola “matrimonio” non equivale alla parola “antilope” applicata ad una “zebra”, ma semmai alla parola “mammifero”, un termine che, poiché non contiene in sé un riferimento alle peculiarità dell’antilope, si applica anche alla zebra.
2)Strategia inversa: se il matrimonio fosse davvero per definizione l’unione di un uomo e di una donna, così come un concorso per bionde è solo per bionde, allora:
a)Perché l’unione di un uomo e di una donna dovrebbe avere privilegi statali?
Alla risposta: “perché fanno figli”, si replicherà che il legislatore non dà affatto privilegi alla coppia eterosessuale perché può far figli (infatti possono sposarsi gli sterili, es. chi cambia sesso), dunque il legislatore sembra dare privilegi alla coppia etero per il solo fatto che è etero, e questo è discriminatorio perché queste coppie non danno alcun servigio in più allo stato di quanto farebbe una coppia gay.


Siamo così arrivati alla conclusione che: l’unione di un uomo e di una donna è ovviamente diversa da un’unione omosessuale, ma questa diversità non è rilevante rispetto all’oggetto “matrimonio”. Non absta infatti che due cose siano differenti per dire che esse non debbono accedere agli stessi diritti, occorre che queste differenze abbiano qualcosa a che fare con l’oggetto del contendere. Ad esempio i biondi sono diversi dai mori, ma questa differenza oggettiva non ha nulla a che vedere con l’idoneità per arruolarsi nell’esercito. Per arruolarsi nell’esercito serve essere di sana e robusta costituzione, il colore dei capelli, pur diverso nei soggetti che fanno richiesta di arruolamento, è irrilevante. Lo stesso vale per le coppie omo o etero in relazione al matrimonio: nessuno nega che siano diverse, si sta solo dicendo che questa diversità non ha nulla di precludente rispetto al matrimonio, e questo per le ragioni viste sopra.
“La biologia.”
Ma la biologia non sa nulla di matrimoni. Gli animali non si sposano: il matrimonio è un’istituzione umana, e dunque la biologia non ci dice alcunché riguardo al matrimonio se prima non decidiamo che il matrimonio richieda differenza sessuale. Ma questa è la premessa da dimostrare, non certo la conclusione.
“Ed il problema non si risolve con il copia/incolla. Non si può prendere un istituto giuridico nato in funzione delle coppie etero e semplicemente applicarlo alle coppie omosessuali, le quali hanno caratteristiche differenti dalle coppie etero.”
Non si capisce che cosa c’entri che un istituto sia nato in una maniera col fatto che debba sempre restare in quella maniera. Perché mai? Gli istituti cambiano continuamente in funzione delle nuove esigenze.
La democrazia ad esempio è nata per i maschi liberi, unici titolari di voto ad Atene. Perché la si è estesa alle donne oggigiorno se era nata solo come maschile? Perché c’è rilevato che la diversità sessuale non ha nulla a che fare col voto… Lo stesso sta avvenendo col matrimonio.
“So che questo mio argomentare susciterà l 'ira funesta di Polymetis, il quale mi sommergerà con una pioggia di nichilistici strali, ma che ci vogliamo fare? Io preferisco rimanere fedele alla terra”
Una battutona… Dare a me del nichilista, e dirmi che vuoi rimanere “fedele alla terra”, un’espressione che a tutti ricorda il principe dei nichilisti, Nietzsche.
Ebbene, non capisco che cosa c’entri la contrarietà al matrimonio gay col rimanere fedeli alla terra, visto che in natura non esiste alcun matrimonio, essendo questa un’istituzione culturale umana. Se vogliamo rimanere fedeli alla terra possiamo limitarci a constatare cosa avviene in natura, e troviamo che l’omosessualità esiste anche tra gli animali, che essi a volte ed in alcune specie, come i pinguini, oltre ad essere omosessuali sono pure monogami e fedeli tutta la vita, e che coppie omosessuali nel regno animale allevano figli. Tra queste specie che includono coppie omosessuali che fanno tutte queste cose c’è anche… l’essere umano. Dunque di che infedeltà alla terra parliamo? Siamo una delle tante specie dove l’omosessualità esiste, dove esistono coppie omosessuali anche monogame e fedeli, e nelle quali le coppie omosessuali allevano figli. Semplicemente a lungo la tabuizzazione dell’omosessualità ha portato a celare a noi esseri umani questo aspetto delle nostre società che invece condividiamo con molte altre specie di mammiferi.
Questo ovviamente non vuol dire che, siccome una cosa esiste anche nel regno animale, per noi sarebbe automaticamente lecita, infatti non è che poiché la vedova nera uccide il compagno allora noi esseri umani possiamo sentirci legittimati all’uxoricidio. Semplicemente, però, si dovranno portare delle ragioni che spieghino perché alcuni comportamenti, come l’uxoricidio, vadano scartati, e altri invece che condividiamo con gli altri animali siano da ritenersi buoni. E questa ragione per valutare il comportamento omosessuale ed eventualmente scartarlo non potrà certo essere quella di essere “fedeli alla terra”, perché la terra, nella nostra specie come nelle altre, ci mostra il comportamento omosessuale. Un matrimonio che si fondi sulla biologia potrebbe cioè fondarsi sia su coppie etero che su coppie omosessuali, visto che la natura ce le presenta entrambe. E se qualcuno dicesse che il matrimonio etero si fonda sulla biologia nel senso che le coppie etero sono le uniche a procreare, lo rimandiamo a quanto detto sopra, e cioè: visto che lo scopo del matrimonio civile italiano non è la procreazione, che senso ha dire che i gay non possono sposarsi perché il loro matrimonio non è “biologico”(con biologico nel senso di procreativo)?
Sono problemi immensi, perché mi rendo conto che su ciascuna delle mie frasi ci sarebbero da aprire mille parentesi per precisare cosa intendo, in particolare bisogna gestir bene la problematica del rapporto “natura” “cultura”, se si tratti di termini antitetici o la cultura non sia altro che la natura dell’uomo.

Per Panza

“Altro che stappare lo champagne, qui abbiamo finito di leccarci le lacrime. Una legge incivile come il matrimonio omosessuale sta per essere ratificata. E i fondatori della nostra civiltà (i romani) non l'avevano mai ratificata. Perchè? “
Gli antichi romani non hanno mai ratificato il voto alle donne. Perché??
“Perchè? perchè sapevano che omosessuali non si nasce.”
Non credo che un romano sapesse che cos’è un omosessuale. Naturalmente gli antichi romani sapevano che esistevano uomini che andavano con altri uomini, ma, come insegna M. Foucault, questo non equivale a sapere che esistono degli omosessuali. L’omosessualità infatti è un concetto che non parla degli atti, ma dell’orientamento psichico di una persona. Essa è un concetto figlio della psichiatria ottocentesca, la quale ha la categoria di psiche, e la categoria di “orientamento sessuale”, etero od omo che sia. Bisogna dunque stare attenti a non fare confusione: esistono termini latini volti ad indicare quelli che probabilmente, ai nostri occhi, erano omosessuali, ma quei termini non indicano l’orientamento sessuale delle persone, ma gli atti che compivano.
“ Difatti greci e romani con un certo tenore di vita (e non solo) avevano come divertimento perverso non solo il ragazzetto dello stesso sesso, ma anche volentieri quello molto giovane (pedofilia). Erano tutti Gay e pedofili? No, semplicemente cercavano nella perversione una soddisfazione od uno svago che non fosse il solito amore sponsale.”
Non so se fossero gay, o dei viziosi perversi che pur essendo eterosessuali si divertivano a variare la minestra serale. Suppongo che il campione sia del tutto misto. Quello che mi chiedo invece è come fai tu ad affermare che cosa fossero, e soprattutto mi chiedo che cosa c’entra cosa pensassero gli antichi romani col problema attuale se si nasca omosessuali o meno.
“Ma un vizio perverso non può essere ratificato e fatto oggetto di diritti. Forse ho letto in questo forum che Sodoma e Gomorra furono distrutte per motivi che non c'entrano con la sodomia. Ma i poveri di spirito (cioè noi non intellettuali) sappiamo che è un' emerita boiata.”
La faccenda è molto semplice: gli abitanti di Sodoma cercano di stuprare gli ospiti di Lot (in realtà messaggeri di Dio). Dunque non è possibile sapere dal racconto se Sodoma sia stata punita perché si trattava di uno stupro omosessuale, o banalmente perché si trattava di uno stupro, cioè di una violazione del dovere di ospitalità. Anche oggi se un uomo stupra un gay, va in galera, ma la legge non lo condanna perché lo stupro era di tipo omosessuale, lo condanna per il mero fatto che si tratti di uno stupro. Quindi dal racconto di Sodoma non è possibile sapere esattamente per quale motivo Dio punisca gli abitanti della città.
“ Preghiamo affinchè Dio illumini coloro che si credono omosessuali, che si trovino una donna (vorrei vederli chiusi in una stanza con una pornostar”
Ma Panza, sei vero?

Per Mara
“.Quello che a me da fastidio ....si fastidio .....è che rivendicando il sacrosanto diritto .di amarsi , di passare tutta la vita insieme ..... cosa c'entra il matrimonio ,,!”
E allora che cosa c’entra il matrimonio con le unioni eterosessuali?
“! Le coppie etero si amano e stanno insieme perché si amano ....non si sposa più nessuno ,, convivono .....perché quando ci si ama ,si vuole stare insieme a l'altro ..... non si sposa più nessuno perché poi ,per separarsi si rischia di sacrificare uno dei due .con i figli con gli alimenti .....e dunque vedete , che le difficolta , specialmente quando non si è ricchi ,ci sono sempre tutti .....”
Una volta sentii una giornalista intervistare un gay al Pride, e questa giornalista chiese più o meno quello che stai chiedendo tu: “perché voi gay volete il matrimonio, quando questa istituzione presso il mondo eterosessuale è screditata e nessuno ci crede più?” La risposta fu: vogliamo il diritto di poter fallire come gli altri.
E’ questo il punto: gli eterosessuali possono sposarsi, e correre il rischio di assumersi questa responsabilità, correre il rischio che gli vada bene, e che vivano felici e contenti finché morti non li separi. Ai gay la possibilità di correre questo rischio non è concessa.
Mi pare che tu non creda al matrimonio cara Mara, ma la faccenda è irrilevante. Il problema non è se tu, che non ci credi a quest’istituzione, usufruirai o meno del matrimonio, il problema è perché mai altri che ci credano non possano farlo. Nessuno ti obbliga a sposarti, ma non puoi dare per scontato che gli altri condividano il tuo scetticismo, e che dunque sia loro precluso di sposarsi solo perché tu credi che il matrimonio ormai sia un’istituzione in crisi.
“ma il matrimonio mi sembra proprio una cosa patetica ed anche ipocrita ,,,,,,perché non è l'amore , ma i diritti economici delle famiglie etero che cercano ..”
Non so come tu faccia a pretendere di saperlo, ma soprattutto, se anche fosse, che ci sarebbe di male? Se le famiglie eterosessuali hanno tutele economiche, perché dovrebbe essere sbagliato o insano pretenderle anche per sé? Abbiamo già visto infatti che lo stato dà diritti economici a famiglie eterosessuali che non danno allo Stato più di quanto darebbe una coppia gay, e che lo Stato non richiede in alcun modo né la possibilità né la disponibilità a far figli per accedere a quest’istituzione, dunque perché lo stato dovrebbe trattare una coppia uomo\donna in maniera differente da una coppia donna\donna?
“nsieme si sta per tutto quello che ci ha unito nel bene e nel male durante la vita ,,, non per i vantaggi che ci possono essere ..... SICCOME sembra che sia una lotta per il diritto di amare è questo che mi fa rabbia ,,,,”
Il diritto di amare in effetti c’è già, ma non capisco quale sia il problema nel chiedere le agevolazioni economiche che lo stato dà alle coppie, e che, de facto, rendono anche più agevole amarsi. Il riconoscimento statale del matrimonio gay infatti è un potente segnale lanciato a tutti che le coppie gay col loro amore sono uguali a tutte le altre, e dunque, forse, forti di una legittimazione statale, i gay avrebbero meno problemi a vivere il loro amore anche pubblicamente. Supponiamo di vedere una coppia gay che cammina per strada: non è forse vero che in uno stato dove io so che i matrimoni gay esistono, questa scena mi suonerebbe meno strana, e dunque susciterebbe meno reazioni, della stessa coppia che cammina tenendosi per mano in Siria?

Per Siculo
“Caro polymetis, come fai a conciliare queste tue idee con il tuo credo religioso cattolico? La Bibbia parla chiaro sulla omosessualità.”
La Bibbia sull’omosessualità non dice nulla. Nessuno dei passi normalmente citati su questo tema( e cioè Gn 19, 1-13; Lv 18,22; Lv 20,13; 1Cor 6,9; Rm 1,26-27, 1 Tm 1,10) ha qualcosa a che fare con l’omosessualità. Ma per sapere queste cose occorrerebbe aver studiato seriamente.
Comunque nella tua domanda ci sono due parti: una mi chiede come faccio a conciliare col credo religioso cattolico, l’altra come faccio a conciliare con la Bibbia che a tuo avviso parlerebbe chiaro. Le due faccende non sono identiche, perché i cattolici non credono al Sola Scriptura, e dunque la Chiesa potrebbe benissimo condannare una cosa non condannata nella Bibbia, e tale condanna renderebbe la pratica in oggetto non cattolica, a prescindere dal fatto che la Bibbia ne parli o meno.
Io sono in totale accordo col magistero ordinario cattolico, solo che sono in accordo col magistero del 2100, così come le idee sul valore scientifico della Bibbia di Galileo erano in accordo con quelle dei cardinali che redassero la Dei Verbum nel 1965, ma non con le idee del Sant’Uffizio del 1633. Infatti nel 1633 stando al Sant’Uffizio non era cattolico l’eliocentrismo, in quanto come dice il decreto di condanna “che il Sole sia centro del mondo e imobile di moto locale, è proposizione assurda e falsa in filosofia, e formalmente eretica, per essere espressamente contraria alla Sacra Scrittura; Che la Terra non sia centro del mondo né imobile, ma che si muova eziandio di moto diurno, è parimente proposizione assurda e falsa nella filosofia, e considerata in teologia ad minus erronea in Fide.”
Il tribunale esigette dal pisano che con “cuor sincero e fede non finta, avanti di noi abiuri, maledichi e detesti li sudetti errori e eresie, e qualunque altro errore e eresia contraria alla Cattolica e Apostolica Chiesa, nel modo e forma da noi ti sarà data.”
Che dire dunque? La Chiesa, com’è noto, non può errare, essendo infallibile. La soluzione per uscire dall’impasse è che dunque non tutto quello che esce dalle labbra del clero può considerarsi dottrina della Chiesa, altrimenti la Chiesa si sarebbe contraddetta. Infatti non tutto il magistero è infallibile, e benché sia definito “temerario” chi contesta contenuti non infallibili del magistero, non li si può dire eretico, proprio perché la teologia cattolica sa benissimo che non tutto quello che sta scritto nel catechismo è coperto da infallibilità.
La domanda dunque è: la condanna dell’omosessualità, fa parte della dottrina tradizionale della Chiesa, ed è dunque infallibile in quanto fa parte di ciò che è stato creduto sempre, ovunque e da tutti? Io credo di no, e per i motivi già spiegati:
1)Non può esserci una dottrina tradizionale sull’omosessualità perché il concetto di omosessualità ha solo due secoli. Prima del 1800 l’omosessualità non si sapeva neppure cosa fosse, dunque non confondiamo le condanne della sodomia (che erano atti compiuti da gente creduta “eterosessuale”) con quella che noi chiamiamo omosessualità.
2)I rapporti tra persone gay nel passato, oltre a non essere percepiti come compiuti da persone gay, avevano inoltre la caratteristica di non avere nulla a che fare coi rapporti omosessuali odierni. Nel passato non c’era l’esigenza di valutare la richiesta di una coppia gay di avere un rapporto stabile e duraturo fatto di amore. Nel mondo antico i rapporti dei sodomiti erano il maestro che abusava degli allievi, l’imperatore che tradiva la moglie col suo ciambellano preferito, il padrone che sodomizzava lo schiavo… Pensando che i rapporti tra persone dello stesso sesso si limitassero a questi, non c’è da stupirsi che li si condannasse in blocco, visto che si conosceva solo questi. Ma la dottrina tradizionale su rapporti tra due maschi non ha nulla da dire a proposito di due maschi che chiedono di vivere insieme e di costruirsi una famiglia, e non ha nulla da dire perché questo caso non s’è neppure mai lontanamente palesato nelle menti dei Padri della Chiesa, i quali dunque, quando scrivano di rapporti tra sodomiti, non avevano in mente le attuali coppie gay con le loro richieste di formare una famiglia stabile.

Tutto quello che vi sto dicendo, cioè che non esiste un parere tradizionale cattolico sull’omosessualità, si basa sull’idea foucaultiana che l’omosessualità non esistesse prima del XIX secolo, o per meglio dire che non venisse percepita come tale. Questo discorso, da me testé fatto, è in espressa contraddizione con quanto trovate nel catechismo, dove si dice che invece esiste un parere tradizionale della Chiesa sull’omosessualità e che esiste un parere della Bibbia sull’omosessualità. Leggiamo infatti:

“L'omosessualità designa le relazioni tra uomini o donne che provano un'attrattiva sessuale, esclusiva o predominante, verso persone del medesimo sesso. Si manifesta in forme molto varie lungo i secoli e nelle differenti culture. La sua genesi psichica rimane in gran parte inspiegabile. Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che « gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati ». Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approva” (n. 2357)

Orbene, si potrebbe aprire una parentesi esegetica anche su che cosa significhi davvero questo testo, perché alcuni punti sono oscuri, ma per un attimo assumiamo che il testo dica che esista davvero una condanna della pratica omosessuale nella Bibbia e nella Tradizione. Che fare? Beh, ovviamente, se esistesse una condanna dell’omosessualità nella dottrina tradizione della Chiesa, questa condanna sarebbe infallibile. Se non fosse che, esattamente come il testo del Sant’Uffizio che condannava Galileo, anche il testo del Catechismo non rientra nel novero dei testi infallibili, quindi se un testo non infallibile dice che la Bibbia insegna in maniera sicura qualcosa, noi non sappiamo se questa affermazione sulla Bibbia è corretta. Vale a dire che se un testo fallibile dice che la Bibbia\Tradizione insegna infallibilmente qualcosa, questa diventa un parere fallibile a proposito di cosa sia infallibile. Per essere certi che qualcosa faccia parte della dottrina della Chiesa in maniera infallibile servirebbe un documento di tipologia infallibile che dica che qualcosa è insegnato infallibilmente dalla Chiesa. In tale tipologia di documenti rientrano ad esempio le definizioni dogmatiche dei Concili Ecumenici o quelle formulate ex cathedra dai pontefici.
Il Catechismo del 1992 non rientra in questa tipologia, e dunque non si può dare come infallibilmente assodato che esista un parere tradizionale della Chiesa sull’omosessualità solo perché il Catechismo lo dice. Il Catechismo può sbagliarsi, e si sbaglia precisamente nel proiettare retrospettivamente la categoria psichiatrica di omosessualità ad epoche in cui l’omosessualità non si sapeva cosa fosse.
Ora veniamo al secondo punto: il testo del catechismo dice davvero che esiste un parere tradizionale della Chiesa sull’omosessualità?
In un primo momento pensavo che il redattore del Catechismo fosse stato finissimo, infatti nelle prime righe non si legge che gli omosessuali sono intrinsecamente disordinati, ma che gli “atti” omosessuali sono intrinsecamente disordinati. Il redattore del catechismo aveva forse letto Foucault? Sapeva cioè che esiste un parere della tradizione su atti tra uomini, ma non sull’omosessualità?
Questa mia prima impressione del testo del catechismo si rivelò però debole. Mi pare evidente infatti che quando si dice che le relazioni omosessuali sono intrinsecamente disordinate con “relazioni omosessuali” si voglia intendere “relazioni tra omosessuali”, e non semplicemente “relazioni tra persone dello stesso sesso”. E se così è, il Catechismo confonde i piani.
C’è però un’altra via attraverso la quale si potrebbe arrivare a concepire che esista una condanna della Chiesa dell’omosessualità, a prescindere dal fatto che qualcuno sapesse cosa fosse l’omosessualità. Questa via è mostrare che esiste un parere tradizionale nella dottrina della Chiesa secondo cui la sessualità è buona solo se finalizzata alla riproduzione, e dunque, se questo è il parere tradizione della Chiesa, il fatto che prima dell’ottocento non si conoscesse il concetto di “orientamento sessuale” diviene irrilevante. Ipso facto qualsiasi rapporto, etero od omosessuale che sia, diviene illecito, se non aperto alla procreazione, ma gli atti omosessuali non sono aperti alla procreazione, e dunque sono illeciti.
Esistono vari modi per risolvere questo problema, ma essendo l’una di notte, penso che ti scriverò le 10 pagine che richiede questo argomento solo se me lo chiederai.
“Capisco che è giustissimo garantire i diritti delle unioni di qualsiasi tipo, ma ci sono dei limiti che comunque non dovrebbero essere valicati e, a prescindere da una discordo meramente religioso, credo che la natura insegni tante cose. Infatti sia che si sia credenti, sia che non lo si sia, tutti costatano che i bambini nascono dall’unione di un uomo ed una donna, perché quindi forzare le leggi naturali?”
Mi pare che stiamo parlando di cose diverse al medesimo tempo. Che la natura insegni qualcosa dal punto di vista etico è alquanto problematico da sostenere (vedasi divieto di Hume), ma se anche insegnasse qualcosa, che cosa insegna?
Tu stai confondendo due problemi. È vero che ci vogliono, almeno nella specie umana, un maschio e una femmina per generare la prole, ma questo non ci dice alcunché sul problema di che cosa sia adeguato per allevare la prole. Mi spieghi come passi dal fatto che servano un maschio ed una femmina a generare la prole al fatto che servano un maschio ed una femmina per educare la prole? La generazione si fa coi genitali, l’educazione con la parola, il pensiero, l’esempio. Non vedo alcuna correlazione tra il fatto che servano il maschio e la femmina per generare e il fatto che allora dovrebbero servire anche per educare. Le due cose non vanno necessariamente insieme ed infatti in natura, così come in molte culture umane, procedono separate. Ad esempio tra i leoni il maschio serve certo per generare i cuccioli, ma poi non ha alcun ruolo educativo nella loro crescita, ed anzi, può pure mangiarseli se la leonessa non li difende. Come vedi dunque essere necessari per generare non implica essere necessari per allevare. E che dire dell’uomo? Tu sei troppo eurocentrico: non devi avere l’ingenuità di credere che siccome nella tua cultura il figlio viene allevato dai genitori assieme allora sia così dappertutto ed in tutti i popoli. Gli antropologi hanno fornito vari esempi: vi sono culture dove esiste una totale separazione dei sessi, e dunque fino ad una certa età in figlio viene cresciuto da solo uno dei genitori. Vi sono culture dove il figlio non viene cresciuto da nessuno dei due genitori perché va dalla nonna materna. VI sono culture dove la famiglia nucleare non esiste, così come non esiste il matrimonio, e il padre dopo aver reso gravida la donna non forma una famiglia con lei, restando la madre nella propria casa d’origine con madre e fratelli che la aiutano a crescere il piccolo. Potrai trovare una carrellata istruttiva di tutti questi esempi nel libro “Contro natura” del prof. Remotti edito da Laterza, che è di agile lettura.
Naturalmente, il fatto che esistano tutti questi modelli, non deve farci cadere nel relativismo, e cioè nel sostenere che tutti questi modelli sarebbero equivalenti per il solo fatto di esistere. Nulla impedisce infatti di sostenere che, pur esistendo diversissimi tipi di organizzazione famigliare, la nostra Europea sia la migliore. Il problema però è che a questo punto si richiede che questa posizione vada argomentata, cioè non la si può assumere ingenuamente come hai fatto tu, ignaro dell’esistenza di altri modelli familiari. Aspetto dunque, se ne avrai l’arroganza e la megalomania, argomentazioni che dimostrino che i nostri figli europei crescano meglio ad esempio di quelli dei Nayar, dove la coppia accuditrice “maschio-femmina” non esiste.
Riassunto: Le società umane conoscono molti casi in cui la generazione è ovviamente maschio-femminale, ma non lo è l’accudimento della prole. Per essere precisi ci sono società dove, ad esempio, non esiste il matrimonio ma solo la “visita notturna”, cioè un uomo fa visita a casa di una giovane, la feconda, e poi il figlio non avrà più alcun rapporto col padre, né il padre e la madre andranno a vivere assieme, infatti la madre resta nella sua famiglia d’origine, e là cresce il figlio, senza che quest’ultimo sia cresciuto da quella che noi chiameremmo la sua famiglia biologica. Esistono cioè società in cui non ci sono mariti per le donne né padri per i bambini, perché tutto ciò che esiste è la famiglia d’origine dei tuoi consanguinei (ne sono esempi i leh dei Na e i taravad dei Nayar). Ci sono poi società dove c’è l’eduzione del padre e della madre, ma i padri e le madri sono più d’uno: nei gruppi poliandrici il bambino, pur avendo un padre biologico, cresce con più genitori maschi, perché la donna ha più mariti. Ed è inutile dire che, essendo le tecniche per verificare la paternità geneticamente un’innovazione, in questi gruppi dove la donna giace con più maschi non è possibile sapere veramente chi sia il padre biologico, sicché il figlio viene davvero cresciuto da tutti i padri come se fosse figlio loro. E, se anche lo sapessero qual è il loro figlio biologico, è una caratteristica della nostra cultura occidentale il pensare che ci sarebbe un rapporto privilegiato tra il padre carnale e il bambino, questo perché noi abbiamo una precisa struttura genealogica basata sui legami di sangue ben impressa nella nostra testa, ma ciò non implica che sia così anche in altre culture.
Famiglie poliandriche (una donna più mariti) che crescono i figli, famiglie poliginiche (un uomo, più donne che si dividono il ruolo di madre), famiglie dove i padri non ci sono affatto (i Na e i Nayar), e addirittura popoli in cui, dopo lo svezzamento, nessuno dei genitori biologici cresce il figlio, ad esempio tra i Wahele della Tanzania, dove è la sola nonna materna che si prende l’onere di crescere il figlio, e lo fa lasciando sia la propria casa d’origine poliginica, dov’era vissuta come co-moglie, per dedicarsi alla crescita del bambino. Nessuna prova è stata prodotta che questi modelli crescano figli peggio dei nostri figli europei, quindi questa eventualità, benché teoricamente possibile, non può essere sostenuta come fosse un assunto.
“Quindi, ritornando al concetto dei figli nelle coppie gay, se sembra legittimo il desiderio di paternità da parte dei coniugi, mi sembra altrettanto legittimo il desiderio dei bambini di avere un padre di sesso maschile e una madre di sesso femminile. “
Mi pare del tutto ovvio che questa sia una fallacia. Infatti assumi che esista un desiderio dei bambini di avere una madre ed un padre, ed assumi che questa combinazione per loro sarebbe la migliore, ma si tratta in ambo i casi di affermazioni indimostrate. Io ad esempio desidero sia mia madre sia mio padre, ma questo deriva dal fatto che sono stati loro due ad educarmi. Se mi avessero educato due padri, non ho nessuna prova che sentirei la mancanza di una madre. E se anche per ipotesi la sentissi, non sappiamo se questo sentimento dipenda da una reale necessità della natura umana o semplicemente da un bisogno instillato culturalmente grazie al bombardamento mediatico che dipinge come normali le coppie madre&padre, facendomi sentire in qualche maniera diverso.
“Diciamocelo chiaramente, non è questione solo di biologia, ma sappiamo tutti benissimo che il marito e la moglie, nella normalità dei casi, si completano e nella loro diversità riescono a dare un modello completo ed armonico ai propri figli”
No, io non lo so, anche perché mi pare evidente che nella tua fissità mentale tu pensi che esistano un’identità maschile ed una femminile fisse, e che esse si completino a vicenda dando ciascuna qualcosa di diverso ai figli. Ma questo ragionamento si basa su una serie di assunti indimostrati:
1)Che esistano un’identità psichica di genere maschile e femminile
2)Che tali identità di genere siano legate al sesso biologico
3)Che tali identità di genere siano complementari
4)Che la felicità di una coppia stia nella complementarietà
5)Che la complementarietà dei genitori, se esiste, sia quello che serve al bambino.
Ognuno di questi punti è suscettibile di critica. Non credo a psicanalisti balzani, i quali ci dipingono la figura del padre come la roccia in cui il figlio deve trovare le regole, mentre la madre come il luogo in cui deve trovare la cura e i sentimenti. Queste complementarietà non funzionano neppure più nel mondo eterosessuale, dove i generi si stanno liquefando, perché la gente s’è banalmente resa conto molte delle rispettive competenze emotive in passato attribuite solo ad uno dei due sessi sono attribuibili ad entrambi, ed è solo per convenzione che ci immaginiamo diversamente.
La comunità scientifica non ha trovato alcuna prova che per crescere bene ai figli serva una complementarietà maschile e femminile nell’educazione, anche perché questa complementarietà nessuno sa che cosa sia, e ciascuno dei due membri può invadere agevolmente il campo dei sentimenti una volta appannaggio del sesso opposto.
Quanto alle coppie gay, essa non manca di nulla, perché non è composta di due individui con l’identità di genere maschile che ha in mente Siculo, ai quali dunque mancherebbe l’altra metà del cielo per dirsi completi, cioè il genere femminile. I ruoli di genere maschili e femminili, in via di scomparsa nelle coppie etero, subiscono nelle coppie gay una radicale trasformazione che rendono insensato dire che si tratti di identità di genere maschile come quelle della borghesia ottocentesca, le quali sarebbero perciò mancanti di qualcosa. Nelle coppie gay vi è cioè un laboratorio dei “generi”: per dirla in modo banalizzato, tutti e due lavano i piatti. Tutti e due assumono scambievolmente ruoli e sentimenti che una tradizione senza fondamento in passato attribuiva ai soli uomini o alle sole donne. Quindi non c’è più alcuna identità di genere maschile che attenda un completamento femminile. Questo è ciò che sarebbe ciò che rende completo un etero, ed è una via sacrosanta. Ma nei gay si riesce invece ad avere lo stesso universo di sentimenti variegati pur essendo le persone dello stesso sesso, proprio perché ciascuno dei membri della coppia assumere su di sé ruoli che la tradizione relegava ad uno solo dei due generi. La complementarietà di una coppia gay sta dunque in altro.
Mi pare che in un recente articolo, dove si leggono le dichiarazioni di uno dei due membri della coppia gay il cui matrimonio è stato appena trascritto al comune di Grosseto, tutto questo si possa leggere con cristallina chiarezza. Oltre a notare l’assoluta normalità di questo amore, vorrei che prestaste attenzione al fatto di come queste due persone parlino con tutta naturalezza del modo in cui si completano a vicenda. Dopo aver letto ciò, vorrei che faceste un esame di coscienza alla vostra megalomania giudicante, e che vi rendeste conto di quanto siete ridicoli nel credere di poter sindacare la vita delle coppie gay tentando di sostenere, non si sa in base a quale onniscienza telepatica in grado di leggere la mente altrui, che queste unioni non sarebbero un vero esempio di complementarietà affettiva.
Io e Giuseppe sposati dopo 27 anni

Storia di una coppia e di una vita normali

di Stefano Bucci

Una storia normale: mi piace pensare che quella mia e di Giuseppe sia prima di tutto questo. Capisco che per qualcuno non sia facile accettarlo, ma giuro che è proprio così, da ventisette anni. Da quando, a Firenze ci siamo incontrati per strada (in via Maggio, alle dieci del mattino, doveva essere la fine di febbraio) davanti al negozio di un comune amico antiquario («io che sto sempre sulla porta, non me ne sono accorto»).
Uno sguardo, un saluto: «Pensavo che fossi americano» mi avrebbe poi confessato e invece venivo da Fiesole. Poi l’invito a accompagnarlo su un cantiere: invito accettato senza tentennamenti, sarà stata la mia passione per l’architettura. Certo la testata contro lo stipite della porta, in quella casa in costruzione, avrebbe dovuto mettermi in allarme, così almeno dicevano gli amici (invece era solo la mia innata goffaggine), ma così non è stato: dopo il cantiere, la trattoria e infine l’invito a raggiungerlo a Milano nel fine settimana. Detto fatto. E tutto è cominciato.
Normale, dunque, ma non certo facile. Ognuno di noi ha portato in questa storia un passato complesso. Giuseppe dopo la laurea in architettura si era stabilito a Chicago, già lavorava e insegnava, ma la morte del fratello l’aveva riportato a Grosseto, a occuparsi dell’azienda di famiglia: Firenze era in fondo solo una tappa, l’inizio della sua carriera accademica come assistente di Giovanni Klaus Koenig (poi sarebbe venuto il Politecnico di Milano), l’apertura del primo studio. Io stavo cercando ancora la mia strada mentre mia madre continuava a ripetermi «per me giornalista o giornalaio sono la stessa cosa».
Più volte ci siamo detti: siamo stati fortunati, erano gli anni della promiscuità, quelli che avrebbero anticipato il triste momento dell’Aids. Invece sono stati gli anni della stabilità, inseguita a tutti i costi: una casa da dividere e due mondi lavorativi per fortuna lontanissimi, l’architetto con il suo studio e io che finalmente ero stato ammesso alla Scuola di giornalismo della Luiss (due anni, cinque giorni su sette, in treno da Firenze a Roma e ritorno, per non perdere un giorno di corso). A fare da collante ci sono stati (fin da allora) gli amici. Sono loro, i milanesi come i grossetani, i veneziani, i genovesi che in qualche modo ci hanno insegnato il valore della (nostra) normalità: Alessandro, Paolo, Piccia, Sandro, Titta, Nicoletta come Stefano, Andrea, Giuliana, Stefano, Roberta, Sergio come Cristina, Gianni, Stefania, Piero, Antonio, Marco. Nessuno ci ha mai chiesto conto della nostra storia, per loro siamo stati sempre Giuseppe e Stefano (o viceversa dipende dalla confidenza) facendoci diventare parte di un universo fatto anche di matrimoni, di battesimi (i loro figli sono un po’ tutti nostri nipoti, da Bianca la figlia di mio fratello Luigi ad Andrea, Virginia, Caterina e Maria Giulia fino ai suoi assistenti di studio), di vacanze condivise.
Come in tutte le storie, tante cose ci dividono: io amo la tv, Giuseppe l’opera; io non so cucinare, Giuseppe spadella in continuazione; io amo il dolce, Giuseppe il salato. E anche il nostro reciproco lavoro continua a tenerci per fortuna distanti. Due mondi separati che nel 2012, Giuseppe mi ha chiesto a freddo di riunire (guarda caso eravamo ancora una volta a Firenze) con questo «matrimonio» (che metto tra virgolette per rispetto di chi non la pensa come me). Ho detto di sì subito, senza pensare. Perché era giusto, come credo che sia giusto che ogni coppia (etero, gay o altro che sia) abbia il diritto di condividere in pieno il proprio destino.
Come hanno detto subito di sì i trenta amici che ci hanno seguito a New York per la cerimonia: è stato «normalmente» bellissimo (c’era persino la statuina degli sposi, in versione riveduta e corretta, in cima alla torta) con repliche a Milano e in Maremma. Certo che l’ordinanza di Grosseto (grazie prima di tutto al nostro avvocato Claudio Boccini) sta sconvolgendo la nostra normalità: ne siamo felici (ieri il sindaco di Grosseto ha ordinato la registrazione dell’atto) ma ora vorremmo davvero un po’ di calma (c’è tempo per i ricorsi, noi siamo pronti a dare battaglia). Se penso però che, qualche anno fa, dopo un incidente stradale non mi hanno permesso di assistere Giuseppe perché «non facevo parte della sua famiglia», quella calma e quella normalità sono disposto a perderle. Da subito.

“ Se c’è qualcuno che ha esperienza di insegnamento in questo forum, sa benissimo che oggi le classi sono molto più problematiche rispetto a quelle di una volta. Sa anche che i ragazzi con più problemi, dal punto di vista statistico, sono i figli dei divorziati. E’ giusto anteporre quindi la libertà di rifarsi una vita da parte dei coniugi alla serenità e felicità dei figli?”
Sì è vero, i figli dei divorziati hanno più problemi a scuola, ma questo in realtà non prova nulla. E’ vero che sarebbero stati meglio con una coppia di genitori unita e felice, ma ciò non implica che sarebbero stati meglio con una coppia disunita ed infelice a cui per legge non viete permesso di divorziare. Vale a dire che vivere in una casa dove due genitori si odiano, litigano continuamente, magari pure si menano, potrebbe essere assai peggio del vivere con due genitori divorziati, ma ciascuno dei due sereno a casa propria. Sicché non permettere il divorzio dei genitori, per i figli potrebbe essere peggio che permetterlo, se questo creasse un clima casalingo invivibile.
“ Tu giustamente parli dell’apertura di questo Papa, ma allo stesso tempo è il primo a dire che esistono dei principi che per un cristiano non sono negoziabili. Io credo che il matrimonio e il senso della famiglia rientrino in questi principi sacri ed inviolabili.”
Può darsi che il matrimonio cattolico e il suo senso siano qualcosa di irrinunciabili per il papa, ma tardo a capire perché mai sarebbe irrinunciabile per un cattolico il senso eterosessuale del matrimonio civile, visto che per la Chiesa il matrimonio civile non esiste e chi lo contrae è nella condizione di pubblico concubino. Quanto alla famiglia, è ovvio che non occorre avere una madre ed un padre per essere una famiglia: è famiglia pure un’insieme di preti che vivono assieme. E se questo fosse preso come un significato per estensione, non c’è dubbio invece che siano famiglia nel senso pieno del termine anche per la Chiesa pure le famiglie che abbiano un solo genitore (perché magari l’altro è morto), o famiglie composte da nonni e nipoti (dove tutti i genitori sono morti o assenti). Se così è, la definizione di famiglia non può includere nella sua essenza il vivere con una madre ed un padre. Famiglia è dove c’è amore, rispetto e cura reciproca. Nessuno di noi che scriviamo in questo forum, mi auguro, è nato sotto un cavolo, tutti siamo nati e cresciuti in famiglie, e dunque sappiamo bene che cos’è una famiglia, e poiché lo sappiamo, non abbiamo nessuna difficoltà a capire che due persone dello stesso sesso che crescono un bambino dagli 0 ai 18 anni formano con lui una famiglia.
“La felicità dei bambini va rispettata o no? Io penso che un bambino che cresce in una coppia gay non crescerà in maniera armonica e completa come in una coppia normale e serena. Mi sbaglio”
Sono d’accordo con te nel dire che l’interesse primario sia quello del bambino, e che dunque, se esistessero prove che i figli delle coppie omosessuali crescono peggio dei figli delle coppie eterosessuali, si dovrebbe tutelarli vietando l’adozione alle coppie gay. Ma è un mero pregiudizio che i figli delle coppie gay non crescano bene come quelli delle coppie eterosessuali. Si sono espresse a favore dell’adozione omosessuale tutte le più importanti associazioni di pedagogia e psicologia del mondo. Ti invito a leggere questo articolo, di cui ti riporto solamente l’incipit:

«Non esistono motivazioni scientifiche valide per proibire i matrimoni omosessuali». Più chiaro di così. È la dichiarazione resa dalla Apa, l’American psychological association, la più importante associazione di psicologi Usa, di fronte alla Corte Suprema, interpellata per giudicare, entro giugno, due casi fondamentali per i diritti omosessuali.”

http://www.lastampa.it/2013/05/01/scien ... agina.html" onclick="window.open(this.href);return false;
“Come detto negli altri posts in questo caso è la natura che prima di tutto ci insegna questo, dato che i bambini nascono dall'unione di un uomo e una donna e se accade questo un motivo ci sarà.”
Come già spiegato, che servano un uomo e una donna per generare (per ora almeno), non ci dice alcunché sul fatto che servano un uomo ed una donna per allevare. La natura ci presenta infiniti casi in cui le due cose vanno separate, e con natura intendo sia le altre specie animali, sia culture umane diverse dalla nostra.

Lo deduco dal fatto che per natura un bambino nasce dall'unione di un uomo ed una donna. Pensi che milioni di anni di evoluzione non contino nulla?”
E che cosa c’entra l’evoluzione? L’evoluzione ha semplicemente portato all’attuale polarità maschio-femmina (nella specie umana) per la generazione, ma non ci dice nulla su come i figli vadano educati.
“Io ho un bimbo di 3 anni e mezzo e quando torno a casa dal lavoro tardi mi fa pesare il fatto che l’ho lasciato a casa da solo con la mamma. Oppure quando lo lasciamo in estate dai nonni, nonostante le mille attenzioni che gli rivolgo, perché la notte a volte si sveglia cercando il papà e la mamma? Quando invece sta con noi non si sveglia mai la notte per cercare il nonno e la nonna.”
Tuo figlio si veglia di notte e chiede il papà e la mamma perché è cresciuto col papà e la mamma, e dunque sono i suoi punti di riferimento. Ma questo non prova che li cercherebbe anche un bambino cresciuto sin da neonato in una coppia gay. Il figlio cresciuto in una coppia gay che ha due madri, se si sveglia di notte chiede delle sue due madri. Il figlio cresciuto coi nonni similmente, se non ha mai conosciuto i genitori perché sono morti quand’era neonato, se si sveglia la notte cerca i nonni, e non i genitori che non gli hanno mai dato amore. A creare una relazione di genitorialità non è il sangue, ma l’amore che dai. Dunque, quali siano i desideri di tuo figlio, è del tutto irrilevante, perché questa prova solo che essendo cresciuto con due genitori di un certo tipo, ovviamente vuole i genitori cui è abituato. Ma ciò non dimostra che gente cresciuta con genitori di altro tipo bramerebbe gli stessi genitori di tuo figlio.
Per questo motivo ho trovato veramente triste la testimonianza di un noto antropologo statunitense, che s’è messo a fare campagna contro le adozioni gay, dicendo che lui era cresciuto in una coppia lesbica con la madre e la compagna di lei. Quel bambino era però nato e cresciuto in una coppia madre-padre, e dunque il suo trauma deriva dal fatto che nacque con un modello familiare, e poi lo perse. Allo stesso modo i bambini che crescono con un solo genitore, sono in media più infelici, se un genitore lo hanno perso per strada. Al contrario se questi bambini sono cresciuti sin da neonati con un solo genitore, sono identici agli altri.
“Io credo che dei paletti fissi ci devono essere a prescindere dalla morale religiosa. Del resto se così non fosse un giorno qualcuno potrebbe pensare che uccidere sia moralmente corretto. Non credi quindi che sia utile pare una riflessione su quello che deve essere il fondamento della morale civile di una società?”
Possiamo certo ipotizzare che ci siano dei paletti, purché derivino da un ragionamento razionale che riesca ad imporsi alla società in virtù della sua persuasività, com’è avvenuto con tutte le altre conquiste della società civile.

Per Mario
“Io voglio sposarmi con una pecora e voglio che lo stato riconosca il mio matrimonio.”
Il caro Mario è stato sobillato da alcuni discorsi che ha letto in rete, secondo cui la civiltà cobtemnporanea sarebbe drogata da una cultura soggettivistica in cui i desideri diventano automaticamente diritti, e dunque ci chiede provocatoriamente, qualora ogni desiderio fosse un diritto, se lo stato allora debba consentire anche ad un matrimonio con una pecora da me desiderato. Ebbene, la risposta è che il matrimonio è un atto che ha come minimo due contraenti, e dunque necessita non solo del suo desiderio per essere stipulato, ma anche del desiderio dell’altra parte contraente. Il problema è che nel tuo esempio l’altro coniuge è un animale, il quale, non essendo dotato di pensiero umano, non può acconsentire alla tua volontà di sposarlo perché non sa che cosa sia il matrimonio. Ben diverso è il caso del matrimonio gay, che è un atto contratto tra due adulti liberi e consenzienti.
Se la pecora è consenziente ed ottieni il suo consenso, non vedo perché non dovresti sposarla, visto che non fate del male né a voi stessi né a terzi. Purtroppo però ciò non avverrà mai perché quella pecora per darti un consenso dovrebbe avere un cervello umano che gli permettesse di capire cosa sia il matrimonio, e fino ad allora la tua sarebbe violenza e sopruso verso la povera pecora, che si vedrebbe addobbata di un abito bianco senza capire che cosa stia facendo. Il tuo matrimonio con la pecora è dunque irricevibile, perché non hai il suo consenso.

Per Diego
“Una piccola premessa: non tutti gli omosessuali rivendicano il diritto al "matrimonio" ed anche questo va detto.
Restando poi all’etimologia della parola matrimonio (matris munio che tradotto sta a rendere madre) pare sia un po' complicato realizzare questo con persone dello stesso sesso. Tra gli stessi non si potrà mai nemmeno tentare di rendere alcuno madre.”
Un’argomentazione priva di senso. In primis perché, se il matrimonio comportasse, per via dell’etimologia, il diventare madri, allora la parola non escluderebbe il matrimonio lesbico. Escluderebbe invece dal matrimonio i vecchi, gli sterili, e coloro che hanno cambiato sesso e si sono poi sposati: ma siccome tutte queste categorie in Italia si possono sposare, allora automaticamente la definizione etimologica di matrimonio non si applica all’attuale significato di matrimonio civile italiano.
In secondo luogo, il significato di una parola non è quello della sua etimologia: L’esatto corrispettivo maschile di “matri-monio” è “patri-monio”, perché ovviamente nella società romana arcaica la gestione dei beni della famiglia spettava al pater familias. E dunque che facciamo: impediamo alle donne di gestire patri-moni perché non sono dei padri?
E che dire del “salario” degli operai? Questa parola deriva dal fatto che il sale un tempo era così prezioso che poteva essere usato per stipendiare. Ma il salario degli operai della Fiat oggi non viene pagato in sale.

“Il nostro ordinamento, ad oggi, non contempla nessun riconoscimento GIURIDICO PUBBLICO alle unioni tra persone dello stesso sesso, in quanto tale forma di convivenza non appare idonea a creare quella «famiglia naturale» cui si riferisce espressamente l’art. 29 della Carta Costituzionale. “
Non è dato sapere che cosa si intenda all’art. 29 della Costituzione con “famiglia naturale”, essendo “naturale” un termine ambiguo. Se ad esempio con naturale si intende ciò che è attestato in natura, allora l’omosessualità è attestata in centinaia di specie, tra cui appunto l’uomo.
L’interpretazione più corretta dell’art. 29 è che definire la famiglia “naturale” sia un argomento anti-hegeliano, vale a dire che si sostiene come la famiglia esista prima dello Stato e a prescindere dallo Stato. Non è cioè una formazione creata dalle leggi statali, ma pre-esiste ad esse.
Comunque la Corte Costituzionale su questa faccenda dell’art. 29 ha detto una cosa assai condivisibile: è probabile che nella mente dei Padri Costituenti, visto che eravamo negli anni ’40, la famiglia fosse solo quella formata da un uomo e da una donna, e questo non perché negli anni ’40 i gay non esistessero, ma perché banalmente non avevano ancora levato alta la voce invocando il loro diritto ad avere una vita familiare, e dunque nella mente del legislatore non passava neppure per la mente l’idea di una “famiglia gay” in quanto, a causa dello stigma sociale imperante, nessuno la rivendicava. Lo Stato infatti si rende conto dei bisogni altrui quando qualcuno li rivendica. Ma non è questo passo del parere della Corte Costituzionale sull’art. 29 che mi interessa: quella che la Corte dice è che se anche l’art. 29 parlasse della famiglia eterosessuale, tuttavia la Costituzione non vieterebbe altre forme di famiglia. Dire cioè che lo esiste la famiglia eterosessuale, non preclude l’esistenza di altri nuclei. Sicché la Corte decretò che se il legislatore in futuro avesse voluto introdurre i matrimoni gay nell’ordinamento italiano, questi non sarebbero stati contro la Costituzione. La sentenza fu definita “pilatesca” perché se la Corte diceva che i matrimoni gay non sono incostituzionali, e che dunque il legislatore poteva introdurli, non diceva però che fosse obbligato a farlo.
“Ne rappresenta un impedimento insormontabile la sua oggettiva sterilità e la sua inconfutabile impossibilità procreativa. Del resto, la società in ogni tempo e in ogni cultura tutela il matrimonio tra un uomo ed una donna, perché esso, ed esso soltanto, fondando la famiglia è in grado di garantire l’«ordo succedentium generationum». “
Il che, da capo, non è applicabile all’ordinamento italiano, visto che né la possibilità né la volontà di fare figli sono necessari per contrarre il negozio del matrimonio. Lo Stato infatti sposa anche coppie eterosessuali sterili.
“Proprio qui sta il punto nevralgico della questione: i rapporti tra i conviventi omosessuali possono e devono trovare la propria regolazione nell’ambito delle possibilità concesse dal DIRITTO PRIVATO. I giuristi sanno bene, peraltro, che praticamente tutti quei diritti generalmente invocati dai partner di una unione di fatto possono essere attivati tramite il diritto volontario e senza alcuna necessità di introdurre per via legislativa nuovi istituti.”
Oltre ad essere falso, sarebbe comunque discriminatorio. Innanzitutto non tutto si può regolare col diritto privato andando dal notaio, ad esempio la reversibilità della pensione, inoltre viene da chiedersi perché i gay debbano ogni volta passare per avvocati e notai, spendendo chissà quante migliaia di euro, per avere ciascuna delle singole tutele che invece lo Stato garantisce in un solo colpo alle coppie eterosessuali col matrimonio. Perché cioè per lasciare i miei beni a mio marito dovrei spendere migliaia di euro per andare a far testamento da notaio, quando se fossi sposato potrei non spenderli e il mio coniuge sarebbe il successore automatico? E i gay poveri che non possono permettersi un notaio perché dovrebbero essere discriminati?
“E’ un falso problema, ad esempio, la questione successoria, in quanto attraverso il testamento è possibile trasmettere il proprio patrimonio a chi non avendo vincoli legali e/o familiari col testatore sarebbe escluso dalla successione legittima. Oggi nulla vieta, peraltro, al convivente omosessuale di ricorrere agli strumenti del diritto volontario stipulando una polizza assicurativa o una pensione integrativa a beneficio del partner, o stipulando un contratto di comodato d’uso vita natural durante, ovvero costituendo un usufrutto d’immobile. “
Oltre a quanto già detto, cioè che è discriminatorio il fatto che le coppie dei debbano andare per notai mentre le coppie etero no, si tratta comunque di situazioni diverse. Ad esempio che cosa c’entra la stipula di una poliza assicurativa o di una pensione integrativa con la reversibilià della pensione che esiste tra i coniugi eterosessuali? Perché mai la coppia gay dovrebbe spendere soldi ulteriori, e creare una pensione di reversibilità privata per il proprio convivente, mentre le coppie etero possono contare che la pensione del defunto vada al coniuge superstite senza spendere una lira di più per pensioni integrative private?
Inoltre, come già è stato detto, la trasmissione di beni che si possono lasciare per testamento ad un privato che non sia tuo parente è diversa da quelli che puoi lasciare al tuo coniuge, e questo perché in assenza del coniuge i parenti del defunto hanno comunque più diritti, sempre che non vogliano impugnare il testamento e crearti problemi.
“Per quanto riguarda le visite in ospedale oggi già quasi tutti i regolamenti interni dei nosocomi contemplano la possibilità di accesso ai conviventi. E’ un falso problema, inoltre, la risarcibilità del convivente omosessuale per fatto illecito del terzo (ad esempio in un incidente stradale), poiché la giurisprudenza ha ormai pacificamente riconosciuto tale diritto (Tribunale di Milano 12 settembre 2011, n. 9965), secondo il consolidato orientamento della Suprema Corte di Cassazione (Cass., sez. unite Civ., sentenza 26972/08, Cass. III sez. pen. n. 23725/08). “
Le visite in ospedale del coniuge sono cosa diversa dalla possibilità di poter decidere i suoi trattamenti medici. Inoltre, da capo: perché mai un gay ogni volta che il convivente sta male dovrebbe perdere giorni, in queste situazioni di malattia grave dove poche ore possono essere cruciali per prendere una decisione, interpellare avvocati, e via di seguito, per spiegare all’ospedale che lui in quanto convivente è da interpellare, quando invece agli sposarsi basta dire “è il mio coniuge” per avere tutti i diritti?
“A nulla vale, del resto, l’obiezione secondo cui limitare l’ambito di regolazione dei rapporti giuridici al solo diritto privato implicherebbe un onere di attivazione da parte dei conviventi omosessuali, che verrebbero così discriminati rispetto alle persone unite in matrimonio. A prescindere da quanto già evidenziato sul riconoscimento pubblico delle unioni omosessuali, ciò che fa specie è constatare come proprio i cultori dell’autodeterminazione e dell’autonomia della persona – fondamento del pensiero cosiddetto “laico” – siano i più accaniti sostenitori di tale obiezione. Per questo appare davvero paradossale che i propugnatori di una visione liberal del comportamento umano arrivino a chiedere insistentemente l’intervento dello Stato nella gestione dei rapporti privati, anziché invocare tutti quegli strumenti che consentono l’espressione della piena autonomia e della responsabilità dei singoli. “
Ho letto queste righe due volte, e giuro che non trovo la risposta all’obiezione che l’autore stesso si fa nella prima riga. Sostanzialmente si dice che è vero che gli eterosessuali sposati, a differenza dei gay, possono avere dei diritti senza andare per notai, ma poi si dice che ciò non è un’obiezione valida. E perché? Boh. Perché, a quanto s’è detto sopra, i matrimoni gay non sarebbero validi in quanto non procreativi. Ma questa obiezione, oltre che falsa visto che la procrazione non è richiesta ai coniugi, non si vede che cosa c’entri con l’obiezione sollevata, cioè che i gay effettivamente devono ricorrere a mille notai ed avvocati, sperando sempre nell’accondiscendenza di un giudice benevolo, quando invece le coppie etero hanno questi diritti in automatico. Viene poi da chiedersi che cosa significhi la chiosa finale: si dice cioè che è ipocrita che i sostenitori di una visione liberal del comportamento umano chiedano le tutele dello Stato. Ma perché? Perché probabilmente nelle idee dell’autore coloro che vogliano i matrimoni gay sono tutti degli anarchici libertini, insofferenti a qualsiasi legge, e dunque, ipocritamente, chiedono più leggi dello Stato solo quando fa comodo loro. Tuttavia non si vede in base a che cosa l’articolista attribuisca alle totalità delle coppie gay siffatta politica. Perché mai essere a favore delle coppie gay dovrebbe significare essere un nemico dell’intervento statale nella vita privata? Non è dato saperlo. Ma soprattutto è irrilevante.

Ad maiora
Presentazione


Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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