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Utero in affitto, ipocrisia all'italiana
Se in Italia «qualcuno promuove già la pratica dell’utero in affitto, nel momento in cui la legge arrivasse a riconoscere la legittimità delle unioni gay, l’incentivo per ricorrere a quella soluzione si moltiplicherebbe in modo esponenziale».
È questo l'assioma dell'associazione ProVita onlus, che da anni ha dichiarato guerra alla Gpa, gravidanza per altri.
MEDICO SOTTO ATTACCO. L'ultimo attacco è stato l'esposto alla procura della Repubblica per un incontro organizzato a Milano con il medico fondatore della Fertility Clinic, clinica basata negli Stati Uniti che si occupa di gravidanze surrogate, che avrebbe mostrato a un gruppo di italiani interessati alla pratica le modalità per diventare genitori.
L'ACCUSA DI ILLEGALITÀ. L'accusa dell'Onlus è quella di aver fatto qualcosa di illegale, perché secondo la legge 40 «chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600 mila euro a 1 milione di euro».
Ma l'obiettivo è mettere in luce come quella pratica «si moltiplicherebbe in modo esponenziale» se ci fosse «l’approvazione delle unioni gay», considerata «ingiusta e incostituzionale».
LA REPLICA: «È OMOFOBIA». Una vera ipocrisia, secondo la presidente dell'associazione Famiglie Arcobaleno Giuseppina La Delfa, ma soprattutto un atto di discriminazione: «È pura omofobia».
Basta infatti pensare che la Gpa è una pratica usata prima di tutto dalle coppie eterosessuali: «Sono loro i veri pionieri, che da 30 anni vanno all'estero per diventare genitori. Hanno iniziato andando in India», ricorda.
Insomma, la 'gravidanza per altri' è nata prima di tutto per aiutare le coppie etero: «Solo in seguito anche gli omosessuali hanno pensato di provare questa percorso, anche perché per i padri è l'unico modo per diventare genitori, non possono neanche adottare».
I GAY VANNO ALL'ESTERO. Oggi i gay italiani vanno negli Stati Uniti e in Canada, (in Gran Bretagna e Belgio solo se sono residenti), mentre le coppie etero possono volare anche in Russia, in Ucraina, in India, Paesi 'banditi' agli omosessuali.
Invece dalla denuncia di ProVita sembra che sia una pratica usata soprattutto dalle coppie omosessuali.
«OFFENDONO LE DONNE». Un'operazione legale e di comunicazione che testimonia il tipo di attacco omofobo e allo stesso tempo misogino, «con il termine 'utero in affitto' si vuole infatti prima di tutto offendere le donne», osserva La Delfa, «come se facessero la Gpa per vendere il proprio utero e basta, come se fossero degli oggetti, quando invece c'è sempre un accordo, una scelta fatta non solo con il proprio corpo, ma con la testa, con il cuore».
LA LEGGE 40 VIETA TUTTO. Una decisione, insomma, che non si fa solo per soldi, visto anche le cifre, ma per amore, perché si vuole dare un figlio a chi non lo può avere.
In Italia però secondo la legge 40 tutto questo è vietato.
Così si va all'estero, dove è legale. «Ma parlarne, dire che se vai all'estero c'è questa possibilità, non vuol dire commercializzare i gameti», sottolinea la presidente.
Si chiama informazione, ma il rischio di essere considerati 'fuorilegge' è alto.
Un'apertura sul tema in Italia? «Ci vorranno tre secoli...»
Anche per questo il 23 ottobre a Verona, l'università di Trento organizza un convegno sulla Gpa, dove medici e giuristi spiegano che cosa è legale e cosa no, dove si può fare e dove no, chi offre i servizi.
«In molti Stati vicini e nostri amici è legale», insomma non c'è bisogno di andare in America, «anche in Inghilterra e in Belgio, Paesi Ue, si può fare con condizioni di tutela garantite dallo stesso sistema sanitario nazionale».
«LINGUAGGIO ABERRANTE». Invece qui prima di vedere un'apertura sul tema «ci vorranno almeno tre secoli», ironizza La Delfa, «si usa ancora un linguaggio aberrante, che cancella la donna, la sua capacità di intendere e volere del proprio corpo».
Non si parla quasi mai delle donne, ma sono proprio loro le autrici fondamentali, che sono convinte e lo fanno perché hanno le loro motivazioni.
«FACCIAMO TUTTO LEGALMENTE». «Una volta una donna ci chiamò dandoci la sua disponibilità a fare la Gpa in Italia, ma noi facciamo tutto legalmente, le nostre coppie vanno all'estero anche perché nessuno di noi ha mai fatto qualcosa di cui vergognarsi davanti a propri figli, qualcosa di illegale».
Quando 'Famiglie Arcobaleno' è nata, 10 anni fa, «erano due, tre le coppie di padri ad aver fatto ricorso alla Gpa, oggi sono almeno un centinaio», si è creata una rete di solidarietà, dove queste famiglie raccontano la loro esperienza, spesso offrono testimonianza anche alle coppie etero, che oggi sono proprio quelle che si vergognano, si nascondono».
La paura è essere considerati genitori snaturati
l sentirsi discriminati o essere considerati genitori “snaturati” è la paura maggiore.
E la politica non fa nulla per risolvere un problema che riguarda centinaia di persone: «Non c'è nessuna apertura, i pochi politici larghi di vedute non hanno il coraggio per difendere la causa, di esporsi. C'è una grande ipocrisia e un ambiente omofobo irrespirabile». E c'è anche il Vaticano.
Secondo La Delfa «quelli di ProVita sono finanziati dalle alte sfere del clero».
«SIAMO IL PAESE DEL DECORO». Negli Usa e nei Paesi anglosassoni invece non è una questione etica né politica, «non è lo Stato che decide cosa fare del tuo corpo, vige la responsabilità personale, qui invece vai in prigione».
Il nostro, denuncia La Delfa, «è il Paese della forma, dell'apparenza, del decoro, dove puoi fare quello che vuoi basta che non ti fai vedere».
«NON BISOGNA VERGOGNARSI». Invece «le coppie Arcobaleno cercano di ribellarsi, dichiarano di aver fatto la Gpa e non si nascondono, non si vergognano perché è una cosa bella».
Insomma «i figli non sono solo quelli del sangue, non esiste soltanto una filiazione, che c'è un altro modo, e si è fieri, ma questo coraggio fa paura ai perbenisti che cercano di incasellare le persone».
UNA GRANDE IPOCRISIA. I tabù e giudizi negativi sono però ancora tanti, soprattutto quando si parla di commercializzazione: la grande ipocrisia è che ora per esempio l'eterologa è permessa anche in Italia, le coppie possono avere gameti e ovociti, ma il problema è che «le banche sono vuote, perché donare un ovocita è una pratica dolorosa, che richiede tempo e molte donne lo fanno se è per un proprio caro o se c'è un minimo contributo».
COSTRETTI AD ANDARE ALL'ESTERO. Così alla fine le coppie sono costrette comunque ad andare all'estero: vanno in Belgio o in Spagna e «pagano 900 euro». Che per una donazione di ovociti non è nulla, «serve giusto alla donna per ripagarsi il tempo e il dolore».
Mentre «qui lo puoi donare ma devi farlo gratis, una ipocrisia».
Caro Vieri, hai testualmente scritto: "Io ritengo, e ne sono convinto che solo il dialogo arricchisce". Potresti cominciare col dirci cos'hai fatto in questi ultimi 33 anni contro la pratica dell'utero in affitto, la mercificazione delle donne, e via dicendo.