“Scusate ancora il ritardo, io faccio tante altre cose e queste questioni non sono in cima ai miei pensieri. Però, visto il trattamento che Polymetis mi ha riservato, facciamo il punto sulla questione Nazareth.”
Io invece non ho granché da fare, ma ancora una volta non avevo notato la tua risposta prima di domenica scorsa. E solo oggi mi decido a pubblicare una replica dopo aver lasciato passare una settimana perché francamente le sere dei giorni feriali ho poca voglia di scrivere. In ogni caso siccome è già la seconda volta che mi accorgo di una tua risposta con una settimana di ritardo, e poiché non ho l’attenzione sufficiente per ricordarmi di monitorare questa discussione, do mandato a Vieri, che sembra tanto interessato alla faccenda, di segnalarmi eventuali nuove risposte di Virtesto in MP. Anche questa volta vorreste scusare gli eventuali refusi di questa mia replica, ma essendo il testo di nove pagine non ho la benché minima intenzione di rileggerlo.
““Repetita iuvant”, quindi riassumiamo. Anzitutto qui non stiamo cercando la Nazareth dei Vangeli perché quella non esiste. Secondo i Vangeli avrebbe dovuto essere “in cima ad un monte”, invece è in amena collina, essere una “Polis” , cioè una città e non un villaggio, ed avere una bella Sinagoga dove Gesù andava ad insegnare. Non c’è niente di tutto questo, per cui cerchiamo invece solamente di sapere se esisteva nel 1° secolo un posto qualsiasi che si chiamasse Nazareth.”
Tocca a me ripetermi invece. Non esiste alcun archeologo che ritenga che Nazareth non esistesse ai tempi di Gesù, né alcun archeologo che dubiti che i Vangeli parlino della Nazaret attuale. Tutto ciò di cui si parla è se i reperti trovati siano di matrice cristiana, e, se sì, quanto antichi. Nessuno sostiene folli e folgorate teorie secondo cui i cristiani si sarebbero inventati, non si sa bene come tra l’altro, una città.Se dovessi fare un parallelo è la stessa tipologia di discussione in corso per Roma arcaica, dove Carandini e la sua scuola sostengono di aver trovato la reggia di Romolo mentre altri archeologi diffidano. Ma il fatto che non ci siano fonti letterarie che parlano di Roma del periodo monarchico non ha mai portato nessuno a sospettare, che siano veri o meno i ritrovamenti di Carandini, che Roma esistesse e stesse lì.
Quanto a quello che scrivi, mostri di avere una comprensione del lavoro storico scarsa e priva delle sfumature necessarie per comprendere che i popoli antichi sfuggono alle griglie che noi cerchiamo di porre su di loro per incasellarli. Lo si vede bene quando scrivi che Nazaret non poteva essere chiamata polis, perché era un villaggio e non una città. Ma non esisteva mica una legge che dicesse quant’era il numero di persone minimo perché un luogo venisse definito “polis”. Chi è abituato a tradurre greco invece, e sa che per ogni lemma dei dizionario ci sono decine di significati, non si illude di poter edificare una teoria cospirativa su basi tanto tenuti. L’uso dei termini polis 8città) e kome (villaggio) nel Nuovo Testamento sfumano uno nell’altro, perché in genere in greco non è la dimensione o il numero degli abitanti a fare di una località una polis, bensì la sua indipendenza amministrativa, ossia il non essere un villaggio-sobborgo di una città più grande. Ma anche questo criterio, che certamente funziona più in greco di quello da te proposto della dimensione, non funziona sempre. Vediamo che il Nuovo Testamento chiama città (polis) dei villaggi che per dimensioni dovevano essere pari alla Nazaret dell’epoca, ossia Cafarnao (Mt 9,1; Mc 1,21.33; Lc 4,31.43), Chorazin (Mt 11,20-21; Lc 10,13), Nain (Lc 7,11-12). Che poi un termine possa sfumare nell’altro lo attesta sempre il Nuovo Testamento, infatti Betlemme è chiamata
kome (villaggio) in Gv 7,42 ma diventa una
polis in Lc 2, 3-4, Bethsaida è chiamata
kome in (Mc 8,23.26), ma
polis in Lc 9,10 e Gv 1,44. Insomma, stai presumendo degli steccati tra due termini che invece sono ambigui e sfumano uno nell’altro.
Similmente il termine
oros (monte), sul quale tu fantastichi, è un termine generico che si può riferire anche a delle colline. Quale sarebbe il limite oltre il quale una collina diviene necessariamente monte? Una simile demarcazione non esiste con nettezza in greco, e, se anche esistesse, non sarebbe uguale in tutte le aree grecofone. Il termine
oros ad esempio è usato dal Nuovo Testamento per parlare del “monte degli ulivi” (Lc 19, 29, così definito anche da Giuseppe Flavio Bell. 2,262), che è solo una collinetta visto che il suo punto più alto sta a 826 metri sul livello del mare e Gerusalemme è a 754 metri sul livello del mare, quindi si alza ben poco dalla città.
Quanto alla sinagoga, come già detto, tu hai la strana idea che tutto ciò che è stato edificato nel passato ci si debba conservare, per fare un piacere a noi e alla nostra curiosità. Ma non c’è alcuna necessità in tutto ciò: molto spesso le opere vanno interamente distrutte, o vengono trasformate in altri edifici, o ancora viene loro costruito sopra in una zona dove non si può più scavare. L’assenza di una sinagoga rintracciabile archeologicamente non fa alcun problema, visto che sono infiniti gli edifici di cui ci parla la storiografia antica che non siamo stati in grado di trovare, anche meraviglie del mondo antico, come i giardini pensili di Babilonia ad esempio. Figurarsi dunque una sinagoga di un villaggio. Ma su questo discorrerò più in basso, perché mi pare il fulcro della tua illusione, e dunque dovrò adoprarmi per toglierti dalla mente la ridicola illusione che qualsiasi edificio edificato nell’antichità ci si sia conservato.
“Nell’Antico Testamento non si accenna a Nazareth, anche se nel cap.19 di Giosuè ,che indica che quella parte di territorio ove dovrebbe essere ,venne assegnata alla tribù di Zabulon, vengono indicate molte località ma non Nazareth. Non ne parla il Talmud ,che però cita ben 63 città della Galilea né Giuseppe Flavio il quale, fra l’altro, fu comandante militare in Galilea, cita 45 località, ma non Nazareth. Non la conoscono nemmeno i Padri Apostolici cioè Ireneo , Clemente ecc.”
Come già spiegato non solo Nazaret ma anche altre località di cui sappiamo per via archeologica l’esistenza all’epoca non sono citate dalle fonti antiche, questo perché gli storici citano quello che interessa a loro, e non che interessa a noi. Bagatti ad esempio meditando su Giuseppe Flavio spiega con alcune semplici osservazioni topografiche perché il comandante non aveva interessi a passare per Nazaret con le proprie truppe:
“
In occasione del pellegrinaggio nell’estate del 1955, il padrone della casa posta a est della via asfaltata per Nazaret, alla curva di fronte al villaggio, ci ha invitati a vedere una camera scavata nella roccia di fronte alla sua casa. Egli conservava una lucerna di terracotta di forma rotonda ed una moneta di Massimino trovate ivi. È l’attestazione della vita nel villaggio anche dopo la guerra giudaica. Più che il versante est a noi premeva di vedere quello opposto che divenne lo scopo di un’altra visita al posto nel novembre dello stesso anno. Giuseppe Flavio descrivendo la guerra non ricordò Nazaret e ci si domandava se era possibile lo svolgersi della guerra lasciando indisturbata la città del Signore. Ora abbiamo constatato che nella valle posta a ovest del villaggio vi è un sentiero che conduce al costolone del monte e di lì continua diritto per Seforis. Subito dopo le ultime case, nella valle, vi è l’antico pozzo attualmente murato ma sempre utile come lo dimostra la serie di abbeveratoi per le pecore posti nel piazzale antistante. Sono rozze pietre di diversa fattura messe in linea. Tutto il piazzaletto è recinto da muro a secco in modo da impedire agli animali di andare nei terreni coltivati della valle. Troviamo, poi, una fornace per fare la calce con molta ceramica bizantina, quindi un bell’oliveto e infine la fontana della ‘Ain Sufsafeh dove le donne vengono a prendere acqua al serbatoio. Si arriva così alla località detta el-Mabay e presto alla cresta del colle dove passa la via che conduce a Ailut. Da questo punto si scorge Seforis ed un sentiero che vi conduce in continuazione di quello percorso. La constatazione di questo fatto ci ha lasciato intravedere lo svolgimento della guerra e perché Nazaret sia rimasto fuori essendo situato più a est ed in basso. I soldati non avevano alcuno scopo particolare di passare di là. D’altra parte sappiamo che i cristiani non presero particolare parte alle guerre d’indipendenza per il carattere religioso che esse presero. Essi avevano già un messia che veneravano»: B. BAGATTI, Antichi villaggi cristiani della Galilea, pp. 101-102).
“Non ne parla il Talmud ,che però cita ben 63 città della Galilea né Giuseppe Flavio il quale, fra l’altro, fu comandante militare in Galilea, cita 45 località, ma non Nazareth”
Anche senza controllare questi dati, se dovessi usare la tua logica perversa allora dovrei dedurne che almeno (!) 18 località citate nel Talmud non devono essere mai esistite, visto che le cita il Talmud
, ma non Giuseppe Flavio!
Tu mi risponderai “ma le cita il Talmud!”, e io ti rispondo “e Nazaret la citano i Vangeli!”, e visto che il Talmud è del IV-V secolo, mentre i Vangeli del I, e che la situazione quanto a manoscritti del Vangelo è immensamente migliore dei manoscritti del Talmud, le citazioni dei Vangeli sono immensamente superiori in valore a quelle del Talmud sia per antichità della fonte sia per attestazione manoscritta della medesima.
La banalissima verità è che abbiamo molte più località
archeologicamente attestate di quelle che sono menzionate da Flavio, dal Talmud, o da entrambi, perché le fonti sono carenti e soprattutto non sono calibrate sulle nostre curiosità-
La verità è che tu continui a commettere la fallacia dell’argumentum ex silentio, cioè credere che se le fonti non citano qualcosa questo abbia un qualche recondito significato. Ma non è così. Semplicemente alle fonti interessano i propri discorsi, ed è solo per caso se parlano anche di ciò che interessa a noi.
“Nel Nuovo Testamento, finalmente, è citata solamente nei 4 Vangeli+ Atti. E qui, come ho già spiegato precedentemente, esiste questa particolarità: si è appurato, e nessuno lo ha smentito, che questi 4+1 , visti i madornali errori geografici, furono scritti lontano dalla Palestina da gente che non conosceva la Palestina”
Dipende dagli errori cui ti riferisci, spero non siano le solite vecchie chiacchiere di Cascioli, Craveri e Donnini sulla posizione di Nazareth rispetto al lago di Tiberiade, o le altrettanto vecchie corbellerie su Genesaret, da tempo risolte. In ogni caso, io non ho alcun problema con la teoria che possano esserci errori geografici nel Nuovo Testamento, proprio perché non ho alcun problema con l’ipotesi che gli evangelisti possano non essere originari della Palestina. Non sposo la teoria dell’inerranza biblica, né ritengo fondamentale al cristianesimo l’idea che i Vangeli siano stati scritti dagli autori che la tradizione attribuisce loro, né del resto i biblisti cattolici sono per lo più di parere diverso dal mio. Vorrei solo farti notare che, nell’ipotesi che i Vangeli siano stati scritti da persone che non conoscevano la Palestina, ciò non implica che i fatti di cui parlano siano inventati, ed anzi, ciò ci permette di fornire una giustificazione di alcune presunte discrepanze ed imprecisioni, qualora ve ne fossero. Infatti è normale che persone che non conoscano i luoghi, pur riportando episodi che sono stati a loro riferiti in tutta sincerità, possano commettere involontarie imprecisioni nel riferirli. È un po’ l’effetto distorsore del “telefono senza fili”. Ciò non implica che gli episodi raccontati siano inventati, implica solo che non è ragionevole pretendere una cura maniacale dei particolari. Prendiamo la questione da te sollevata del problema se Nazaret sia in collina o su un monte, che, come abbiamo visto, non è un problema perché il termine “oros” in greco è ambiguo. Ma, se anche davvero fosse stato un problema, e ci fosse stata una regola grammaticale che dicesse che oros non si applica ad alture di meno di 1500 metri, sarebbe stato sensato escludere la veridicità di quest’episodio o l’esistenza di Nazaret se teniamo conto che abbiamo appunto a che fare, per ipotesi, con persone che non hanno visto il luogo coi propri occhi? Non sarebbe forse una distrazione minore, e del tutto scusabile, che riferendo l’episodio di bocca in bocca una collina possa essere diventata un monte, senza dover andare a pescare nella mente l’ipotesi, ben più dispendiosa, di un’invenzione completa dell’episodio e della città?
“Quindi abbiamo questa singolarità: Paolo, Pietro, Giovanni, Giacomo e Giuda , che dobbiamo per forza presumere che abitassero in Palestina, nelle loro Lettere mostrano di non conoscere Nazareth, mentre invece quelli che abitano lontani la conoscono. Non lo trovate strano? Incredibile?”
Come già detto ciò si spiega col fatto che le lettere non hanno di mira la descrizione della biografia di Gesù, perché tutti la conoscevano già, e semplicemente questi scritti parlano d’altro. Non è che parlino della vita di Gesù e non nominino Nazaret, bensì non parlano proprio della vita di Gesù, visto che veniva trasmessa oralmente, e si concentrano solo su quello che interessa loro in quella singola lettera, ad esempio la resurrezione di Gesù. Inoltre non bisogna dimenticare un fatto di pudore, ossia di riguardo. I primi scritti non nominano Nazaret perché il luogo faceva loro difficoltà ed era scandaloso vista la sua insignificanza. Ricordiamo l’esclamazione di Natanaèle “
Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?” (Gv 1,46) Non è dunque così strano che Nazaret non venga citata: 1)Non era l’argomento di quelle lettere. 2)Era un argomento imbarazzante.
Infatti una cosa manca alle teorie del complottisti, ossia la produzione di un qualsiasi movente sensato per inventarsi la città di Nazaret. Ciò era di una scomodità suprema, visto che il messia doveva nascere a Betlemme per rispettare le profezie, e dunque collocare Gesù a Nazaret ha impegnato gli evangelisti a spiegare un trasferimento da Nazareth a Betlemme, ma soprattutto la città era insignificante, oscura, e motivo di biasimo.
“Perché qui si parla dell ’attività missionaria di Paolo; lui ad ogni tappa entrava subito in sinagoga, le considerava come i nostri “Autogrill”… Ma erano troppe. Ne ho controllate qualcuna, non tutte; Ad Efeso non sono stati ritrovati resti di una Sinagoga, a Corinto fu costruita nel V° secolo d.C., ad Antiochia nel IV° secolo d.C., dubbi su quella di Tessalonica; per mancanza di tempo non ho controllato le altre. Ecco, ad Apamea c’era una bella sinagoga ma lì, chissà perché, Paolo non è passato.
Insomma Paolo , apparentemente, viaggiava verso il 50 d.C., non c’era ancora stata la Diaspora, per cui è logico che non c’erano tutte quelle Sinagoghe. Poi, il Paolo delle Lettere, mai una volta che mandando i saluti nel finale, dica: “…e saluto quelli della Sinagoga Tal dei Tali che mi furono tanto di aiuto…” Le Sinagoghe sono tutte sparite.”
Eppure il testo da citato l’altra volta ti dava già risposta a questa faccenda. Spiegandoti che delle molte sinagoghe citate nel Talmud tante non sono state rinvenute.
“Nei luoghi della diaspora sono stati ritrovati i resti archeologi di oltre 200 sinagoghe. Prove archeologiche sono state scoperte anche in Mesopotamia (ad esempio a Dura Europos), ma dai molti riferimenti che se ne rinvengono nel Talmud babilonese si può dedurre che vi esistessero molte altre sinagoghe” (Maristella Botticini,Zvi Eckstein, I pochi eletti: Il ruolo dell'istruzione nella storia degli ebrei, 70-1492)
Ma ti do anche altri esempi, sperando che il concetto ti entri in testa. Giuseppe Flavio ad esempio cita alcune sinagoghe in cui pone alcuni episodi della sue opere a Tiberiade (Vita, 54), a Dora (Ant., 19:300) e Cesarea Marittima (Bell. 2:285 e 2:289), ma non sono state trovate le sinagoghe di cui l’autore parla. Cesarea Marittima è un caso emblematico perché il sito oggi non è più abitato e dunque s’è potuto scavare per intero la località, eppure la sinagoga più antica trovata è del IV secolo, ossia non quella di cui parla Giuseppe Flavio. Se dovessimo adottare i criteri che Virtesto suggerisce di applicare ai Vangeli dovremmo dire che Flavio s’è inventato tutto. Ma la soluzione è assai più semplice: alla storia non importa un bel niente delle nostre curiosità, e quello che si conserva è non solo un millesimo di quello che fu costruito, ma per di più il criterio della selezione di ciò che si conserva è completamente casuale e ignaro delle nostre priorità.
“Ad Efeso non sono stati ritrovati resti di una Sinagoga, a Corinto fu costruita nel V° secolo d.C., ad Antiochia nel IV° secolo d.C., dubbi su quella di Tessalonica; per mancanza di tempo non ho controllato le altre.”
Continui a commettere il tuo errore. Non puoi scrivere che a Corinto la sinagoga fu costruita nel V secolo, ma solo che la sinagoga trovata a Corinto è del V secolo, senza che ciò ci dica alcunché su altre sinagoghe che potevano esserci prima e che, come la maggior parte degli edifici antichi, non ci si è affatto conservata. Comunque è a dir poco implausibile che a Efeso, Corinto e addirittura Antiochia non ci fossero sinagoghe, per la banalissima ragione che in ciascuna di queste ricche città c’era una comunità ebraica, dunque è del tutto improbabile che non si fossero costruiti una sinagoga per le proprie esigenze. Queste città semmai
sono l’ennesima prova che anche di altre sinagoghe oltre a quella di Nazaret non sono rimasti reperti. Invece di pensare alla cosa più ovvia per un archeologo, ossia che solo un millesimo di quello che era costruito ci è conservato, tu vai subito a pensare ad ipotesi improbabili, ossia che le sinagoghe di cui si parla per i viaggi di Paolo non siano mai esistite. Viene da chiedersi come facessero le comunità ebraiche locali a pregare. Filone (morto nel 45 d.C.) infatti nella
Legatio ad Gaium, 281 menziona proprio Corinto:
“
Per la mia patria, la Città Santa , io devo dire le cose come si convengono. Essa, come ho già detto, è la metropoli non solo della regione giudea ma anche di molte altre per le colonie che da essa un tempo da lì furono inviate, e più precisamente nel confinante Egitto, In Fenicia, in Siria, e nell’altra, quella detta Celesiria, e nelle regioni abitate più lontano, come Panfilia, Cilicia, in tutte le altre parti dell’Asia fino alla Bitinia e agli estremi golfi del Ponto, e in pari modo in Europa, in Tessagia, in Beozia, in Macedonia, Etolia, Attica, Argo, a Corinto e nelle parti più importanti del Peloponneso. Non soltanto le province del continente sono piene di colonie giudaiche ma anche le isole più famose, Eubea, Cipro, Creta. Potrei tacere di quelle transeufratee! Tutte, ad eccezione di una piccola parte, Babilonia, e le altre satrapie, quelle che hanno un buon territorio all’interno, sono abitate da giudei”.
Tra l’altro, come se non fosse abbastanza ovvio che una comunità importante come quella giudaica di Corinto avesse una sinagoga, abbiamo pure trovato un’iscrizione che forse ne parla, visto che c’è scritto
[SΥΝΑ]ΓΩΓΗ ΕΒΡ[ΑΙΩΝ] (La sinagoga degli Ebrei) (Benjamin Dean Merrith,
Corinth VIII, 3, Greek Inscription, 1896-1927, Cambdridge, Mass.: Harvard University Press, 1931, n. 111). Purtroppo, come d’abitudine, questa sinagoga esattamente come quella di Nazaret non ci si è conservata.
A Efeso da te citata c’era ugualmente una folta comunità ebraica, che pure aveva ottenuto dei privilegi imperiali, e ciò dunque, anziché confermare le tue tesi complottistiche, conferma quanto io ti sto dicendo da un pezzo, ossia ch
e se persino per una comunità vasta come Efeso non si è conservata una sinagoga, tanto più poco possiamo aspettarci da Nazaret. Della comunità di giudei residenti a Efeso ci parlano varie fonti. Flavio ad esempio riporta il discorso del console Lucio Lentulo che li esentò dal servizio militare:
“
I Giudei che sono cittadini romani, osservano i riti giudaici e praticano a Efeso, a motivo del loro scrupolo religioso li ho esentati, davanti al tribunale, dal servizio militare” (Ant. xiv. 10, § 13).
Notate che si dice che a Efeso praticano i loro riti. Come immaginare ciò senza una sinagoga? Simile esenzione l’aveva già garantita Dolabella sempre agli efesini:
“
Infatti Dolabella, ricevuta la lettera di Ircano, senza neppure essersi consultato con consiglio, dette ordine a tutti i magistrati dell’Asia e scrisse a Efeso, capitale dell’Asia, riguardo ai Giudei in questi termini: “Sotto la presidenza di Artemone, nel primo giorno del mese Leneo, Dolabella imperatore, saluta i magistrati, il consiglio e il popolo di Efeso. Alessadro, figlio di Teodoro, inviato da Ircano, figlio di Alessandro, sommo sacerdote ed etnarca dei Giudei, mi ha dichiarato che i suoi connazionali non possono prestare servizio militare perché non possono portare armi né marciare nel giorno di sanato né possono fare uso dei cibi che sono loro tradizionali e usuali. Perciò, come i governatori prima di me, io concedo loro l’esenzione dal servizio militare, e permetto loro di far uso delle usanze tradizionali e di riunirsi, per le loro celebrazioni sacre, secondo le loro leggi” (Ant. xiv. 10, § 12)
Anche in questo caso la menzione al riunirsi per le loro celebrazioni sacre dà per scontato che esistesse una sinagoga ad Efeso. Dov’è questa sinagoga? Quindi come vedi, e come ripeto per l’ennesima volta, il non trovare una sinagoga di cui ci parlano le fonti letterarie, a Corinto come pure ad Efeso o a Nazareth non ha nulla di strano, perché la maggioranza degli edifici antichi non ci si è conservata, come del resto la maggioranza dei codici e dei papiri vergati nell’antichità. Ciò è ovvio a chiunque tranne che al complottista.
Quanto ad Antiochia da te citata sempre Giuseppe Flavio ci dice che vi risiedeva una folta comunità giudaica sin dalla fondazione della città e nomina pure una loro sinagoga:
”
In quei tempi accadde che anche i superstiti giudei di Antiochia vennero incolpati e corsero pericolo di essere sterminati, essendo la città degli Antiocheni rivoltata contro di essi sia per le accuse mosse loro in quel momento, sia a causa degli episodi verificatesi poco tempo prima. A questi debbo accettare brevemente per far meglio intendere il racconto degli avvenimenti successivi. La stirpe dei giudei è fittamente mescolata con gli indigeni di tutto il mondo, ma lo è massimamente nella Siria per la vicinanza del paese, e soprattutto in Antiochia per la grandezza di tale città. Furono specialmente i re che successero ad Antioco quelli che permisero a loro di risiedervi senza timore. È pur vero che Antioco soprannominato Epifane saccheggiò Gerusalemme e spogliò il tempio, ma i suoi successori restituirono ai giudei di Antiochia tutti i doni votivi fatti di bronzo collocandoli nella loro sinagoga e concessero a loro di godere i diritti di cittadinanza in parità con i greci” (Giuseppe, Bell. VII, 2, 2-3).
DOv’è questa sinagoga di cui parla Giuseppe Flavio nel I secolo se a tuo dire la prima sinagoga sarebbe stata costruita solo nel IV secolo? La risposta è molto semplice, non s’è conservata. Quindi ora sappiamo da vari autori che a Corinto, Efeso, Antiochia c'erano sinagoghe nel I secolo, eppure, come tu stesso scrivi non si sono conservate sinagoghe del I secolo in questi luoghi. Se dunque non si sono conservate in città con un gran numero di giudei con Corinto, Efeso, Antiochia, perché dovrebbe necessariamente essersi conservata nel villaggio di Nazaret?
Possiamo dunque concludere che non c’è alcun motivo per ipotizzare che le visite fatte da Paolo a queste sinagoghe siano inventate, visto che c’erano folte comunità nelle città che citi e ce lo dicono Flavio e Filone, e che, esattamente come queste sinagoghe non ci sono giunte, similmente possa avvenire per la ben più insignificante e meno ricca città di Nazaret
“Insomma Paolo , apparentemente, viaggiava verso il 50 d.C., non c’era ancora stata la Diaspora, per cui è logico che non c’erano tutte quelle Sinagoghe. Poi, il Paolo delle Lettere, mai una volta che mandando i saluti nel finale, dica: “…e saluto quelli della Sinagoga Tal dei Tali che mi furono tanto di aiuto…” Le Sinagoghe sono tutte sparite”
Questa osservazione è insensata. Gli ebrei avevano colonizzato l’Asia e l’Europa da secoli, senza alcun bisogno di attendere la diaspora del 70 e del 135. Come s’è visto sopra a Efeso e a Corinto c’erano fiorenti comunità giudaiche, è abbastanza ridicolo pretendere che non avessero sinagoghe e dunque le peregrinazioni paoline siano inventate solo perché, come invece è ovvio che accada, non ci si è conservata una sinagoga.
“Ma torniamo alle testimonianze su Nazareth. Polymetis insiste nell’indicare come prova quanto scrive Giulio Africano nel III° secolo che, secondo lui , cita Nazareth. Questa è una mezza verità; anche la WTS ,quando è in difficoltà, usa questa tecnica della mezza verità .Giulio Africano pare che abbia scritto una “Cronografia” ma non ci è pervenuta. Pare che esistano dei frammenti di questa opera che sono stati ripresi dal solito “grandissimo” Eusebio da Cesarea. Questi, nella sua” Storia della Chiesa” , nel libro 1, cap.7, p.14 cita questo presunto frammento:
“
…arrivando da Nazara e Cochaba villaggi della GIUDEA…” Ma Nazareth è in Galilea. Esistevano ben 4 Cochaba all’epoca e non so quante Nazara.”
Ma quale “mezza verità”? Ma di che parli? Mi accusi di aver omesso particolari? Ma se l’ho scritto chiaro e tondo che la citazione di Giulio Africano è riportata da Eusebio, in particolare nel mio post si trova la frase
: “Nazareth è anche nominata in un’iscrizione della fine del III secolo trovata a Cesarea, così come da Giulio Africano (170-240 d.C.), citato da Eusebio e nell’Onomasticon di Eusebio”.
Ciò detto, il fatto che l’opera di Giulio Africano sia andata persa è abbastanza normale, visto che è andata persa la quasi totalità delle opere greche e latine di cui noi conosciamo almeno il titolo. Per quanto concerne il mio campo ad esempio tutta la filosofia pre-socratica, ossia Talete, Anassime, Anassimadro, Eraclito, Parmenide, Protagora, ecc., è andata perduta, e possiamo leggerne solo frammenti citati da altri autori. Persino di Aristotele abbiamo perso un buon numero di opere, e se il naufragio dell’antichità non ha avuto la compiacenza di salvarci neppure tutto Aristotele, figurarsi Giulio Africano. Comunque sia, visto che la maggioranza delle opere antiche è andata perduta, questo scetticismo di Virtesto sulle citazioni opera di qualcun altro renderebbe incomprensibile gran parte della storia antica. Al suo scettismo rispondo quello che generalmente si dicono tutti gli studiosi, ossia che se per noi un’opera è perduta, non lo è era per i contemporanei di Eusebio che lo leggevano. Questo è il motivo per cui difficilmente un autore antico che ne cita un altro inventa di sana pianta, anche perché qui non c’è alcun movente. Io non conosco accademici che non credano autentica la testimonianza di Giulio Africano, e infatti anche la Taylor da te citata la dà per buona, come dà per buona la scontata tesi che Nazaret sia la città di Gesù. Comunque quello che scrivi è errato, non c’è scritto che sono villaggi della “Giudea”, ma che sono “villaggi giudei”, c’è scritto Ἰουδαικός, aggettivo che significa banalmente “giudeo”, ossia “ebreo”. La traduzione corretta è:
“Sono fra questi i " desposynoi" , di cui si è già parlato, così chiamati per la loro parentela con il Salvatore. Essi provenivano dai villaggi giudaici di Nazareth e Kochaba, da cui si erano sparsi in tutto il resto della regione”.
Dalla testimonianza di Giulio Romano sappiamo dunque che a fine II secolo i parenti di Gesù di Nazaret conservavano ancora le genealogie che lo legavano a lui.
Accuse di manipolazione vanno riferite al mittente con un:
quod gratis adfirmatur, gratis negatur.
“Poi quel frammento continua parlando dei “desposumoi” cioè i parenti di Gesù che tengono con grande cura i registri di famiglia del Salvatore. Praticamente la testimonianza è di Eusebio, nel IV° secolo, e non si sa ancora dove sia Nazareth.
Eusebio quindi fu il primo cristiano a citare Nazareth; finalmente!”
L’ho già detto, ma forse non è chiaro. I primi sono i Vangeli, poi c’è Giulio Africano. Ovviamente accuse fantasiose ai Vangeli di essere stati manipolati nei punti dove citano Nazaret sarebbero gratuite e non suffragate da nulla. Il punto è che con una tradizione così pulita a valle, non è possibile un inquinamento delle fonti su questo toponimo. Come ripeto il Nuovo Testamento per numero di manoscritti e loro antichità è il testo meglio conservato del mondo antico. Fa veramente ridere il complottismo dei manipolatori che, dinnanzi al testo più copiato della storia, in qualsiasi regione dell’impero romano e oltre, si illudano che grosse manipolazioni sarebbero possibili al punto di divenire ubiquitarie. Quello che vediamo è che invece, proprio perché il testo ha una copertura eccellente, riusciamo ad isolare molto bene le varianti locali nella tradizione manoscritta. Tra l’altro noi possediamo papiri del NT più antichi di Eusebio. Il P4 gr. 1120 della Biblioteca Nazionale di Parigi che è di fine II inizio III secolo contiene vaste sezioni del Vangelo di Luca compreso l’episodio in cui parte da Nazaret per andare a farsi registrare a Beltemme per il censimento. Se anche in questa sezione non è conservato il nome Nazaret perché il papiro è a brandelli, nulla fa pensare che l’episodio sia differente da quello giunto a noi visto che l’economia della storia parla per l’appunto di un viaggio da Nazaret a Betlemme. E il papiro in questione conserva poi il versetto 34 del cap. 4 col nome nazareno. Il P. 45 del III secolo contiene At 6,14 e at 10,38. Non ho avuto tempo di controllare se in questi due papiri, che dalla tabella in appendice al Nestle-Aland 28° edizione contengono i versetti in questione, ci sia o meno un buco in corrispondenza dalla parola Nazareth, ma ciò è abbastanza irrilevante. Anche ove le parole non fossero leggibili, possiamo sapere che la parola nazaret o nazareno c’era grazie alla disposizione delle lettere rimanenti, visto che con un numero identico di lettere scritto per ogni rigo è facile appurare se manchi una parola nel testo dando un’occhiata a come sono incolonnate le lettere superstiti.
Invece ho appurato grazie all’apparato critico dello stesso Nestle Aland che
Nazareth è attestato nel P.66 del 200 d.C. e nel P. 75 del III secolo.
Qui ad esempio un'immagine del P. 66 dove ho sottolineato le ricorrenze di Nazaret in Gv 1,45-46:
“Questa “testimonianza” fa un po’ il pari con quella di Origene ,III° secolo, che pur abitando a Cesarea, sente parlare di Nazareth ma non sa dove si trova. E’ lui è lì ad una trentina di kilometri di distanza. Dev’essere che fra gli “addetti ai lavori” comincia a circolare questo nome ma non si è ancora pensato dove posizionarlo.”
Non m’è stato possibile trovare in Origene questa citazione, da nessuna parte l’autore dice che non saprebbe dove si trova Nazareth. In base al
Thesaurus Linguae Graecae, cioè la banca dati elettronica che raggruppa tutta la letteratura greca, Origene usa Nazareth 32 volte, per essere precisi Nazara 8 volte, nazareth (con la theta finale) 4 volte, e Nazaret (con la tau finale) 20 volte. Chi volesse può saltare le citazioni che seguono, servono solo a mostrare che stando almeno a questa banca dati Origene non ha mai detto una cosa simile su Nazareth. Possiamo dunque ribaltare la tua argomentazione, siccome Origene stette in esilio a Cesarea Marittina, che sta ad una cinquantina (non trentina) di km da Nazaret, se avesse saputo che non esisteva ne avrebbe certamente scritto, come fa discorrendo di altre località che gli avevano dato problemi come Gerasa o Betania, per le quali discorre lungamente cercando quali lezioni manoscritte potrebbero spiegare le anomalie geografiche da lui notate. Infatti dice di essersi recato “
recato in quei posti per ricostruire l'itinerario di Gesù, dei suoi discepoli” (così di dice su di lui Eusebio in
Hist. eccl., VI, 17, 1)
Ecco le citazioni di Origene su Nazaret, come ripeto potete saltarle se vi annoiano, perché servono solo a mostrare che non c’è quello che Virtesto dice d’aver letto.
Nel libro X, 16 del
Commento a Matteo:
“Bada bene: le parabole le dice fuori della sua patria. Dal momento che le ebbe terminate, partì di lì, e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga. Marco invece dice: Andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono . Ci dobbiamo chiedere pertanto, in base al testo, se indichi Nazaret come sua patria, o Betlemme: Nazaret, perché sarà chiamato Nazareno; Betlemme, perché vi è nato . Inoltre mi pongo il quesito se gli evangelisti, pur potendo dire: «venuto a Betlemme» o «venuto a Nazaret», non l’hanno fatto, ma l’hanno chiamata “patria”, per un senso misticamente indicato nel luogo che circonda la sua patria, che è tutta la Giudea”
Quanto al
Commento al Vangelo di Giovanni, le occorrenze sono le seguenti:
“E poco dopo Filippo, trovato Natanaele, gli dice: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret» (V, 7,31)
“Marco poi ha precisato anche il luogo della Galilea con queste parole: «Ed avvenne che in quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e si fece battezzare nel Giordano da Giovanni» (L, 31, 261)
“Occorre dare inizio al libro da questo passo: «Dopo questo fatto, discese a Cafarnao in compagnia di sua madre e dei suoi fratelli e vi si fermarono non molti giorni» Anche gli altri tre evangelisti riferiscono che il Signore, dopo la sua lotta contro il diavolo, si ritirò in Galilea. Matteoc e Luca dicono che prima venne a Nazara e poi la lasciò per andare ad abitare a Cafarnao. Matteo e Marco ci dicono anche un motivo per cui si sarebbe allontanato di là: per aver sentito dire che Giovanni era stato imprigionato.” (X, 1,4)
“Il testo di Matteo suona così: «Allora il diavolo lo lasciò ed ecco gli si accostarono angeli e lo servivano. Avendo poi udito che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea e lasciando Nazaret venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nella contrada di Zabulon e di Neftali, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: Terra di Zabulon…»” (X, 2, 5)
“ E Luca dice: «E finito di tentarlo, il diavolo si allontanò da lui, fino a nuovo momento. E Gesù ritornò nella Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse per tutta la regione. Egli insegnava nelle loro sinagoghe e tutti lo glorificavano. E venne a Nazara, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere» Dopo aver riferito su ciò che egli disse a Nazara e sull’ira contro di lui dei presenti nella sinagoga, che lo cacciano fuori della città e lo conducono «fin sul ciglio del monte sul quale era situata la loro città per gettarlo giù dal precipizio», mentre il Signore invece «passando in mezzo a loro se ne andò», [Luca] aggiunge questo: «E discese a Cafarnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente» (X, 2, 8-9)
“Se egli ci venne dopo i sei giorni successivi al battesimo, dato che nel sesto avvenne l’«economia» (οἰϰονομία) alle nozze di Cana in Galilea, è chiaro che non è stato tentato, non è stato a Nazara e Giovanni non era ancora stato imprigionato.” (X, 3,10)
“Se noi chiediamo quando venne Cristo la prima volta a Cafarnao, quelli che seguono il resoconto di Matteo e degli altri due evangelisti [Marco e Luca] diranno [che ci venne] dopo le tentazioni, quando lasciando Nazaret andò ad abitare a Cafarnao, presso il mare” (X, 3 13)
“ Ora, invece, Matteo riferisce che il nostro Signore, lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, e diede da allora inizio alla sua predicazione,” (XI, 9, 50)
“Orbene, nel vangelo secondo Matteo, Gesù, dopo che fu lasciato dal diavolo e gli angeli si furono accostati per servirlo, avendo udito che Giovanni era stato imprigionato, «si ritirò nella Galilea e, lasciando Nazara, venne ad abitare a Cafarnao». Quindi, dopo aver dato inizio alla sua predicazione, scelto i quattro pescatori per farne degli apostoli, insegnato nelle sinagoghe di tutta la Galilea e guarito i sofferenti che gli erano portati, egli sale sul monte e pronunzia le beatitudini e gli insegnamenti che vi si collegano.” (XI, 14, 113)
“[120] Matteo, da parte sua, [dice]: «Ed entrato a Gerusalemme, tutta la città ne fu scossa e diceva: Chi è costui? E la folla diceva: Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea. E Gesù entrò nel tempio e scacciò tutti quelli che compravano e vendevano nel tempio e rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe” (XX, 15, 120)
“Tuttavia, quasi come una conseguenza di tutto ciò, «entrato Gesù a Gerusalemme, tutta la città ne fu scossa e diceva: Chi è costui?»; e la folla, evidentemente quella che andava innanzi e quella che veniva dietro, rispondeva a questa domanda dicendo: «Questi è il profeta Gesù, da Nazaret di Galilea. [158] E Gesù entrò nel tempio e cacciò tutti quelli che compravano e vendevano nel tempio, e rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe e disse loro: Sta scritto: La mia casa è casa di preghiera, ma voi ne fate una spelonca di ladri»” (XXVI, 17, 157)
“Occorre osservare anche questo: «i molti» che credono nel suo nome, non credono come credono Andrea, Pietro e Natanaele e Filippoh, ai quali basta, per esser convinti, la testimonianza di Giovanni che dice: «Ecco l’agnello di Dio»i, o il Messia trovato da Andrea o quegli che dice a Filippo: «Seguimi» o le parole dette da Filippo: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè e i profeti: Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret»” (XLIV, 28, 313)
“[Filippo] non vuol certo affermare che i profeti abbiano scritto che Gesù sarebbe stato figlio di Giuseppe di Nazaret. Egli vuol dire: invece «del figlio di Giuseppe», «quello di Nazaret», abbiamo trovato questi, che è colui del quale hanno parlato Mosè nella Legge e i Profeti.” (fr. XXIV ed. Preuschen)
“Le parole [di Natanaele]: «Da Nazaret può venir qualcosa di buono?» possono esprimere sia dubbio («Un bene così grande può dunque venire da Nazaret?») sia un’ardita certezza («Colui che è stato trovato è certamente di Nazaret, ed è veramente un bene»).” (fr. XXV ed. Preuschen)
“Abbiamo trovato colui, del quale tutti quanti noi Ebrei, d’accordo, abbiamo letto negli scritti di Mosè e dei Profeti che sarebbe venuto: Gesù, nato dalla Vergine senza concorso di seme virile, che è chiamato figlio di Giuseppe, lo sposo di Maria, e che proviene, quanto al luogo di origine, da Nazaret. Nazaret infatti è la città della Vergine. Natanaele, divenuto ormai discepolo così come Filippo era divenuto suo maestro, udite queste cose dice a colui che lo ammaestra: «Se ciò che è stato trovato viene da Nazaret, può essere una cosa buona?». E Filippo, senza indugio, gli risponde: «Vieni e vedi»a, invitandolo a rendersi conto della realtà con i propri occhi” (fr. XXVII Preuschen)
“Eusebio quindi fu il primo cristiano a citare Nazareth; finalmente!”
Non so se ti rendi conto della contraddittorietà di quello che scrivi. Anche se Origene avesse detto la frase, che tu riferisci, di non sapere dove si trovasse Nazareth, essendo Origene vissuto prima di Eusebio, non sarebbe comunque Eusebio il primo a citare Nazareth. Comunque è falso, Giustino Martire (100-168 d.C.) :, palestinese pure lui, originario dell’odierna Nablus, cita Nazaret nel Dialogo con Trifone Giuseo:
“
Pieno di timore, Giuseppe non la ripudiò, ma, fattosi in quei giorni per la prima volta in Giudea un censimento sotto Quirino, salì da Nazaret, dove abitava, a Betlemme, di dove era originario, per farsi registrare” (Giustino,
Dialogo con Trifone, 78, 4)
Oltre ai Vangeli dunque, che già di per sé sono documenti del I secolo, tranne che nelle fantasie di qualche complottista che non sa come funziona la critica testuale, abbiamo anche in Giustino, palestinese della prima metà del II secolo, menzione di Nazareth.
“E’ molto interessante la testimonianza del “Pellegrino anonimo di Bordeaux”; sul Web troverete la sua storia. Si chiama “Itinerarium Burdigalense” il suo viaggio in Terra Santa per visitare i luoghi. Siamo nel 333 d.C. Fra i vari luoghi lui si reca a Gerusalemme, a Betlemme ed anche a Cesarea ma non si reca a Nazareth; non la conosce e nessuno in terra Santa gli aveva mai detto: “ Ma perché non vai anche a Nazareth?”
Dire che Nazaret nel 333, cioè in pieno IV secolo, Nazaret non esistesse, è una sciocchezza. Ancora una volta tu pretendi di essere nella mente degli antichi, e ti scrutare gli imperscrutabili motivi che stanno dietro i loro itinerari. Non è proprio possibile pensare che non si sapesse di Nazaret nel IV secolo, al punto che il più antico papiro dove compare questo nome è del 200 d.C., che è del secolo precedente l’epigrafe di Cesarea con scritto Nazaret, che il 333 è addirittura 10 anni dopo che Eusebio aveva finito di scrivere la sua
Storia Ecclesiastica, e che abbiamo decine di papiri e manoscritti del Nuovo Testamento di questo secolo e del secolo precedente con Nazaret menzionata ovunque. Se dunque questo viaggiatore non è andato a Nazaret è per suoi motivi che, anche qualora ci rimanessero oscuri, sono del tutto irrilevanti per la questione dell’esistenza o meno della città. La mia idea, assolutamente superflua vista l’irrilevanza della discussione su quest’opera, è che l’autore non avesse proprio in programma di andare a Nazaret. L’autore infatti è probabilmente un funzionario romano, e si serve per viaggiare delle strade consolari romane, infatti si serve delle stazioni di posta lungo il percorso per cambiare i cavalli. Ciò suggerisce che potrebbe aver evitato Nazaret perché banalmente era fuori dalle vie battute e non vi passava una via consolare romana.
“Sul Web troverete anche la “Tavola Peutingeriana” ; l’originale di questa antica carta romana è del IV° secolo. Sono segnate 200.000 Km. di strade dell’ impero romano in 11 pergamene. Sono segnate le posizioni di città, mari, fiumi ecc. La parte che riguarda la Palestina e vicinanze segna città come :Paneas – Damascus – Tiberias – Seythopolis – Acre –Cesarea Marittima – Aelia capitolina – e poi JAFFA che si trova a 5 Km. da Nazareth , ma non c’è la patria del Signore, Nazareth.”
Questa è una riproduzione della Palestina sulla
Tabula Peutingeriana. Non si tratta di una proiezione cartografica, quindi perdete il vostro tempo cercando di raccapezzarvi con le proporzioni.
Sopra il “lago” a sinistra Aelia Capitolina (ossia Gerusalemme), sopra il lago a destra Tiberiade, in mezzo il fiume Giordano. La parte che ci interessa è quella sopra il fiume. Non crederai seriamente che ci siano segnate tutte le località della Palestina, e che dunque ci debba essere anche un villaggio insignificante come era Nazaret, vero? Non hai forse tu stesso scritto che nel Talmud vengono citate 63 località in Galilea e Flavio ne cita 45? Dove sono tutte? Non ne esisteva nessuna??? Dovrei fare questa deduzione stando al tuo metodo, visto che nella cartina ci sono al massimo una decina di nomi nella zona che ci interessa.
Bene, ti svelo l’arcano: oltre al fatto che come sempre ti basi su erronei
argumenta ex silentio, pensando che le carte debbano riportare quello che interessa a te e non quello che interessava a loro, evidentemente ti sfugge il senso di questa cartina, che, come vedi, non ha alcun interesse a riportare le corrette proporzioni geografiche. Questa non è una cartina geografica vera e propria, ma uno stradario dell’impero romano. Si tratta di una mappa che mostra
le vie militari dell’impero romano, e dunque segna solo le città congiunte da queste vie. Nazareth, come decine di altri posti di Galilea, non ha questi requisiti perché non vi portava alcuna strada militare romana, e dunque ovviamente non vi si trova.
“Annoveriamo anche la testimonianza della regina Elena, la madre di Costantino il grande imperatore. Nel 326 d.C., al’età di 80 anni, intraprende un viaggio in Terra Santa; si reca a Gerusalemme poi i luoghi della Passione, la “Grotta della Natività” ma nessuna notizia su Nazareth, non sapeva della sua esistenza.”
Considerato che Nazaret sta
in tutte le copie del Nuovo Testamento anteriori al IV secolo sarebbe alquanto comico che la madre dell’imperatore non la conoscesse, se leggeva il Nuovo Testamento. Del resto io non so come tu pretenda di sapere che Elena non è stata a Nazaret. Il biografo di Elena è il solito Eusebio di Cesarea, quello che secondo la tua fantasia sarebbe il primo cristiano a citare Nazaret, e ci parla di lei nella
Vita di Costantino, opera dedicata all'imperatore che accenna di sfuggita ogni tanto alla madre.
Non ci dà in alcun modo l’itinerario di Elena, quindi mi chiedo come tu possa pretendere di sapere dove sia andata e cosa sapesse o meno. Di lei Eusebio non segue l’itinerario, ma cita solo alcune cose che ha edificato. In particolare ci dice che fece un tempio a Betlemme, uno sul monte dell’ascensione (
Vita di Costantino XLIII, 1-3). Oltre al fatto che non sappiamo neppure se questa menzione di edifici da lei fatti edificare sia completa, resta il fatto che
nessuno ci dice che strade abbia percorso l’imperatrice madre, limitandosi Eusebio a dirci cosa aveva costruito. Dunque nulla vieta che fosse andata a Nazaret senza costruirvi nulla, o che ci abbia costruito qualcosa ed Eusebio non lo menzioni. In ogni caso la discussione è del tutto irrilevante. Elena fece questo viaggio in Terra Santa nel 326 d.C., anno in cui Eusebio scrisse anche la sua opera dove cita Nazaret, la
Historia Ecclesiastica, e, come ripeto, a questa data già da più di un secolo abbiamo papiri del Nuovo Testamento con i passi dove si cita Nazaret. Sostenere che nel IV secolo Elena non sapesse dell’esistenza di Nazaret è semplicemente un’allucinazione.
“LA SINAGOGA. Qui Polymetis dà il meglio di sé. Anzitutto, se io dico che non è mai stata trovata una sinagoga a Nazareth, mi risponde come mia moglie che è Testimone di Geova convinta. Infatti quando le dico che non è mai esistito un tempio di Salomone lei mi risponde che non è stato ancora trovato e questo, anche per lei, non vuol dire che un giorno non lo si troverà. I Francescani scavano a Nazareth dall’anno 1342….”
Veramente vorrei introdurti ad un pensiero ben più radicale di quello di tua moglie. Io non ti dico che la sinagoga di Nazaret se è esistita sarà trovata,
io ti dico invece che non c’è alcuna necessità che venga trovata. Tu continui, digiuno come sei di archeologia, a credere che tutto ciò che è esistito verrà ritrovato un giorno. Ma ciò è del tutto insensato. La maggioranza di quello che è stato costruito in queste epoche è andato irrimediabilmente perduto, che si tratti di greci, romani, od ebrei. Direi che meno dell’1% di quello che fu costruito in epoca romana c’è giunto, e dunque non vedo alcuna necessità che in questo 1% ci sia proprio l’insignificante sinagoga dell’insignificante villaggio che ci interessa. Dunque spiega a tua moglie che non c’è alcun bisogno di credere che un giorno troveranno il tempio di Salomone se davvero è esistito, dille che è molto probabile che, che sia esistito o meno, non venga mai trovato, come la maggioranza delle cose costruite all’epoca. Esiste infatti la possibilità che gli edifici vengano completamente distrutti, o che vengano riutilizzati per altro e riassestati, o che quello che resta di loro sia così mutilo da farli essere irriconoscibili. Magari la sinagoga di Nazaret l’abbiamo già trovata e non lo sappiamo perché la scambiamo per una casa, o forse non la troveremo mai, o forse la troveremo tra due anni. Tutto ciò è tanto ovvio quanto irrilevante per stabilire se qualcosa sia esistito o meno.
“In seconda battuta mi dice che fino all’era cristiana non esistevano vere e proprie sinagoghe, fa anche citazioni di autori di seconda mano per dimostrarlo. Insomma lui dice che a Nazareth c’era semplicemente una “casa” nella quale si leggeva la “Legge” ma senza segni di riconoscimento per cui tu puoi scavare fin che vuoi ma non troverai mai la prova che c’era una sinagoga. E così lui mi frega. Grande! Grande! Grande! Come al solito “
Come sempre le tue deduzioni logiche sono imperfette. Le righe che riporti in seguito spiegano come da alcune strutture identifichiamo con certezza una sinagoga, ma non dice che tutte le sinagoghe fossero così. Voglio cioè dire che le sinagoghe, esattamente come le chiese odierne, possono essere più o meno formali, e se ci capita di trovare uno di questi elementi tipici possiamo identificare una sinagoga, ma ciò non vuol dire che le altre non siano sinagoghe, vuol solo dire che noi non possiamo saperlo, e dunque non dobbiamo pronunciarci. Se ad esempio un archeologo del futuro trovasse i resti di un ambone in un edificio (cioè quella tribuna rialzata da cui si leggeva il Vangelo), potrà dedurne per certo che quella era una chiesa. Ma ciò non implica che tutte le chiese abbiano degli amboni, o che, se troviamo un edificio in cui sono rimaste solo le fondamenta, quella non possa essere una chiesa. Significa solo che noi non lo sapremo mai. Ho scelto l’ambone non a caso, perché è una parte dell’architettura liturgica che non si usa più, e le chiese moderne non ce l’hanno, similmente nella sinagoga ci sono elementi che col passare del tempo sono comparsi e scomparsi.
“Già ma questo è proprio quello che interessa a noi! E lei risponde:
“Several public structures from the late Second Temple period have recently been uncovered – for example at Hasmonean Jericho and in several Jewish villages ( Horvat ‘Ethri – Migdal – Mod’in – Qiryat Sefer and Gamla)
Many scholars consider these structures to be synagogues on the basis of circumstantial evidence even though they lack the usual distinctive architectural features and symbols. They do, however, share some similarities with later synagogues in their architectural plan and, therefore, in function, even though no actual proof has been uncovered that they are synagogues”
Da quanto riportato sopra si può, senza ombra di dubbio, dire che quando si scavava e si trovavano resti si capiva se si era davanti ad una sinagoga o ad una normale casa.”
Veramente c’è scritto il contrario. L’autrice dice che molti autori identificano delle strutture come sinagoghe, anche se non hanno simboli, perché notano in queste alcune somiglianze con le planimetrie di altre sinagoghe. Ma poi aggiunge che non c’è nessuna prova che queste siano sinagoghe. Quindi la conclusione è l’esatto contrario di quanto tu affermi, ossia si dice che molti autori pensano che degli edifici siano sinagoghe, sulla base della planimetria, ma che ciononostante questa per lei non è una prova sufficiente. Dunque non c’è un modo per essere sicuri che una cosa sia una sinagoga, né l’autrice esclude che quelle trovate da questi autori siano sinagoghe, dice solo che non ne abbiamo certezza. Anche qui vale il discorso fatto sopra: un conto è dire quali sono le cose che dobbiamo trovare perché NOI possiamo IDENTIFICARE un edificio come una sinagoga, altro è dire in che stato possa trovarsi una sinagoga superstite. Ciò vuol dire che noi potremmo anche trovare un edificio che era una sinagoga, ma se esso può mancare di tutti gli elementi costitutivi che a noi servono per l’identificazione, e dunque, dice l’autrice, è meglio non sbilanciarci a dire che fosse un luogo di culto. Il che non vuol dire affermare che tutti gli edifici che erano luoghi di culto debbano conservarcisi con questi indicatori, vuol solo dire che per noi, in assenza di questi indicatori, è meglio non speculare. Faccio un esempio: se un archeologo del futuro trova sole fondamenta di un edificio con tre navate, potrei speculare che sia una cattedrale, e ciò sulla base di confronti planimetrici con altre cattedrali che hanno effettivamente tre navate. Ma se trovo le fondamenta di una sola navata, cioè banalmente un rettangolo, non ho elementi per dire se fosse una chiesa, ciò non toglie che potrebbe esserlo stato visto che esistono anche chiese ad una navata. Vale a dire che un conto sono i nostri problemi di identificazione, un conto sono le pietre, che possono essere state quello che vogliono, semmai l’archeologa fa un discorso su cosa dobbiamo avere in mano noi per dare un giudizio. Infatti la domanda della studiosa dice “
Should […] be identified as synagogues?” (devono essere identificate come sinagoghe?”). Si badi: non si chiede “sono sinagoghe?”, ma “devono essere identificate come sinagoghe?”. Un conto è cosa fossero le cose, altro è quello che noi dobbiamo avere in mano per avere la certezza di ciò.
Comunque ribadisco, la varietà delle sinagoghe è grande. Ve ne sono di più strutturate, e ve ne sono che sono semplici case, infatti sinagoga in ebraico si dice “casa di riunione” (beit knesset).
Tu mi hai attribuito il pensiero che tutte le sinagoghe all’epoca di Gesù fossero semplici case, ma io non ho mai detto questo, ho detto semmai che potevano essere semplici case. Se dicessi che una chiesa può essere una stanza, riferendomi alla cappella per pregare che si trova negli aeroporti, non sto mica dicendo che tutte le chiese sono singole stanze. Ovviamente l’imponenza della sinagoga varierà a seconda della comunità che deve servire. Io immagino che, viste le dimensioni di Nazaret e la sua poca popolazione, la sinagoga dovesse essere una piccola casa.
“Ma, ragionate un attimo: considerando le restrittive leggi ebraiche, esigenti e puntuali in tutto, è possibile che costruissero una sinagoga accanto ad una necropoli?? Non era forse proibito abitare vicino ad una necropoli?”
Non è facile rispondere a questa domanda, perché le nostre informazioni sul diritto ebraico vengono dal Talmud e non sappiamo quanto siano antiche. In ogni caso il Talmud prescrive che le abitazioni debbano distare dalla tomba 55 ammot (
Baba Batra, 2, 9 folio 25a ) ossia poco più di
venti metri. L’insediamento di Qumran, abitato da ebrei maniaci della purità come gli esseni, dista solo 30 metri dall’aria cimiteriale che contiene un migliaio di tombe.
“”The Nazareth Mith”; Il libro non mi è piaciuto. Pagine e pagine a parlare di necropoli, tombe, ossari, sarcofagi , grotte e caverne dove vivevano un po’ di miserabili e paccottiglie varie.
. Ora dico , ma come si fa a collocare la casa di Giuseppe, Maria e Gesù in un posto così di m…..?”
Ma cosa ti turba? Che il Verbo si sia fatto carne tra gli ultimi della terra? Inoltre, lo ripeto: un conto è quello che noi troviamo, altro quello che c’era. Per quanto ne sappiamo Giuseppe poteva avere una villa con piscina e noi non è detto che lo sapremmo mai. Lo ripeto per l’ennesima volta: togliti dalla mente che tutto quello che esisteva venga trovato, e anzi, togliti dalla mente anche l’idea che la maggior parte, o anche solo la metà, di quello che esisteva venga ritrovato.
“Giuseppe era un falegname fra l’altro; già, e ho letto quanto scrive in merito un pio credente: dato che c’era poco lavoro a Nazareth ,Giuseppe lavorava per la vicina Sephoris; ma , visto che a quei tempi non c’era il camioncino per i trasporti, non era meglio che la Sacra Famiglia vivesse direttamente a Sephoris????”
Sepphoris non è mai citata nel Nuovo Testamento, quindi l’ipotesi che ci lavorasse, e che dunque Giuseppe avrebbe fatto meglio a trasferirsi là direttamente, è pura speculazione. La città è a 6 km da Nazaret, possiamo presumere in ragione di ciò che Giuseppe possa averci lavorato occasionalmente, ma nulla ci impegna a dire che fosse un lavoro continuo che richiedesse un trasferimento.
“Anche la collocazione di Gesù e famiglia a Nazareth dimostra quindi, ancora una volta, che gli “Evangelisti” non conoscevano la Palestina.”
E perché? Sulla base del fatto che ciò non combacia con l’ipotesi che Giuseppe lavorasse a Sepphoris? Ma se è solo un’ipotesi che ci lavorasse, e neppure sappiamo che tipo di lavoro potesse avervi, come si fa a dire che gli evangelisti mentono?
“Polymetis , citando appunto Joan E. Taylor dice testualmente: “ In primis è una donna” Allora quello che dice una donna vale di meno? E tu, “in primis” chi sei?????Dopo questa miserabile”
Come ti ha detto Quix, la mia affermazione che costei è una donna voleva semplicemente correggere il fatto che tu l’avevi chiamata col maschile.
“affermazione il Nostro per denigrare ancora sostiene che quella trattazione della Taylor era semplicemente una tesi di laurea;”
Non ho mai detto che fosse una tesi di laurea, ho scritto tesi di dottorato. Sai che differenza c’è tra i due? Il dottorato è il più alto grado di istruzione universitaria, superiore alla laurea magistrale. È quello che serve per fare carriera accademica. Dunque tu hai degradato questo lavoro chiamandolo laurea, ed essendo anch’io un dottore di ricerca ci tengo alla nostra categoria. Ebbene il punto è che questa studiosa non sposa nessuna delle tue teorie cospirazionististiche su Nazaret, e crede che l’attuale sito sia la città di Gesù. Semplicemente non crede che vi siano reperti giudeo-cristiani dei primi due secoli tra quelli oggi rivenuti.
“Ma giustamente è lo stesso Polymetis che scrive ed ammette che :”.. Essendo un credente, Bagatti si facesse si facesse trascinare troppo dalla propria fantasia…””
No, io non ho scritto né ammesso che “Bagatti si facesse si facesse trascinare troppo dalla propria fantasia”, ho scritto che
secondo l’autrice, e non secondo il sottoscritto, Bagatti essendo un credente si facesse trascinare dalla propria fantasia.
Io sono di tutt’altro avviso. In ogni caso, come ripeto, l’autrice in nessuno dei punti da te citati convalida l’affermazione che Bagatti sia un bugiardo, infatti il bugiardo mente sapendo di mentire, ed è un’accusa grave. Dire il falso e mentire sono cose diverse, perché si può dire il falso anche credendo di stare dicendo il vero. Orbene, in nessuno dei passaggi che tu citi io vedo l’autrice mettere in dubbio la buona fede di Bagatti, semplicemente l’autrice pensa che l’autore si ingannasse. In nessuna di queste due frasi si dice minimamente che Bagatti fosse un bugiardo: “
This has led scholars to assign archaelogical material to earlier centuries” e poi: “
On account of their understanding of an homogenous jewish-christian tradition they too are able to date material very early”. Io vedo solo l’espressione di un parere diverso da un collega
“Un parere su chi era Bagatti lo può fare uno che quando scrive va giù piatto senza le melliflue contorsioni anglosassoni ed è il caso di questo Blogger israeliano, ebreo ortodosso , molto conosciuto, che Polymetis sarà così bravo da scoprire chi era:
“…Bellarmino Bagatti pointed too much “Judeo-Christian” archaeology e.g. at the site of Dominus Flevit, but each assertion was met with universal disdain. (Disdain vuol dire disprezzo) .Like Sukenik and Smith before him, Bagatti was wrong about everything all the time. Not only that, every reading of any inscription that can be linked to Jesus is retroactively changed once connection with Jesus is established. So, for example, the ossuary that reads “Shimon bar Yonah” i.e., the disciple Peter’s name, sits negleted in the Franciscan Museum at the second station on the Via Dolorosa. After I publicized in a 2007 film, scholars began to debate whether, in fact , it says “bar Yonah” after all.”
In realtà non sapevo chi fosse questo blogger, che a quanto fare fa il regista di documentari. Leggo su di lui che “
Mr. Jacobovici has a joint Honours BA in Philosophy and Political Science from McGill University and an MA in International Relations from the University of Toronto.”, ossia tradotto in termini italiani ha una laurea triennale in “filosofia e scienze politiche” e una laurea magistrale in “relazioni internazionali”. Pare non avere il dottorato. Insegna, non ho capito bene cosa, al corso di Religious studies alla Huntigton University, dal sito dell’ateneo e dopo una sommaria occhiata al piano di studi che propongono allo studente presumo sia l’equivalente della nostra “filosofia delle religioni”. Su wikipedia non menzionano questa sua docenze, e lo definiscono semplicemente “Film director, producer, journalist, writer”. Non ho idea di che tipo di competenze abbia in archeologia visto che pare un regista di documentari, ma in ogni caso anche le righe da te citate non danno a Bagatti del bugiardo. Anche in queste righe l’autore esprime solo la contrarietà alle tesi dell’eminente archeologo, senza dire alcunché sulla sua presunta malafede.
“BAGATTI anche lui esperto di Marketing, da un libro di Giuseppe Campolieti:
“….disse un giorno a Mons. Lolli, allora suo discepolo ed ammiratore: da un pezzo avevamo capito che non si poteva più continuare ad offrire ai pellegrini di Terrasanta chiacchere e superstizioni, anche i pii non si accontentavano più di visitare i soliti luoghi di devozione” Motivo per cui si attivò per una forsennata campagna di scavi archeologici per una verifica documentale dei Vangeli. Ma qualcosa d’altro affrettava la mano operosa del buon frate. Disse ancora il Bagatti a Mons. Lolli : “Da un pezzo d’altra parte, gli israeliani lavoravano di piccone per dimostrare che ‘La Bibbia aveva ragione’. Così anche noi ci demmo da fare”Parola di Bagatti” Questo è Marketing bellezze!!”
Il libro in questione non dice da dove avrebbe preso queste frasi di Bagatti e di mons. Nolli, non c’è neppure una nota a piè pagina. Ma, soprattutto, se anche ci fosse, non si capisce cosa avrebbero di compromettente queste frasi. SI dice solo che Bagatti puntava a fare una campagna di scavi sperando di trovare dei reperti. Non dice affatto che egli li abbia inventati di proposito. E dunque anche questa citazione, se anche fosse autentica, non corrobora la tua accusa che Bagatti fosse un bugiardo, visto che bugiardo è chi mente sapendo di mentire.
“Due pareri su questo archeologo , per stare nel mondo accademico ovviamente, li ho trovati leggendo la “Chicago University Press” Uno è di A. Thomas Kraabel:”
La Chigago university press non è una rivista ma una casa editrice, dunque viene da chiedersi come tu possa aver letto la “Chigago university press”. La citazione che fai manca del titolo dell’opera da cui è tratta ed è dunque inverificabile, visto che hai scambiato l’editore per un titolo. Non che l’eventuale veridicità di questa citazione avrebbe la benché minima rilevanza ovviamente, visto che come ripeto tutti gli archeologi ritengono che Nazaret esistesse nel I secolo, e dunque se ne possono tirare fuori dal cappello quanti se ne vuole. Infatti noto che hai parlato di quest’autore, ma non dei reperti che cita, i quali tra l’altro non hanno a che fare necessariamente col cristianesimo. Se l’autore dice che ci sono delle cisterne, questo dato non c’entra nulla con le idee dell’autore su Dio, visto che non si tratta di reperti cristiani. Ci sono tombe di epoca romana e anche della tipologia con la classica pietra rotolata sull’apertura, una pratica pre-70, che dunque testimonia l’attività del sito all’epoca di Gesù. (Nurit Feig,
Nazareth 'IIlit', Israel Exploration Journal 33 (1986) pp. 116–117, e
Nazareth 'Iilit,, Hadashot Arkheologiyot Excavations and Surveys in Israel, 1, 1982, pp. 78-79.
Stephen Pfann inoltre ha riportato ad esempio alla luce una fattoria di epoca romana, per il report finale degli scavi:
Surveys and Excavations at the Nazareth Village Farm (1997–2002): Final Report, Bulletin of the Anglo-Israel Archaeological Society (Vol. 25, pp. 19–79).
Ciò vada ad aggiungersi a tutti i reperti già citati nella scansione riportata e che non hai commentato.
“Il secondo parere sempre dalla Chicago University: “…But as we come nearer to the Christian era, we find more materials which properly may be called “ Biblical” materials. And it is here that the work of the archaeologist throws more light upon the Hebrew-christian tradition itself.It will be evident that the author has interpreted the scope of biblical archaeology in generous terms.”
Anche questo secondo parere non si sa di chi sia, qui oltre che il titolo manca pure l’autore. Nel tuo modo di citare barbaro scrivi che il parere viene dalla Chicago university. Un modo di citare incolto che non significa assolutamente nulla, perché l’università di Chicago non è una persona. Sarebbe come dire che l’università di Milano pensa qualcosa. Ma cosa significa? Assolutamente niente.
“Questo è il punto molto contestato, per esempio anche nel libro “The Myth of Nazareth”, ma qui ora non ho tempo e voglia di trattarlo,”
Ma perché perdi tempo con opera scritte da complottisti dilettanti internettiani? Comprare un libro accademico mai, vero? Se poi ne trovi uno che dice che Nazareth nel I secolo non esisteva fammi un fischio.
“anche se abbiamo comunque visto ,all’inizio di questa trattazione ,che nei primi secoli dell’era cristiana nessuno conosceva Nazareth; non sapevano nemmeno dov’era..”
Se la prova che qualcuno la localizzava in Giudea sarebbe la citazione di Giulio Romano s’è già visto che ciò si basa su una traduzione errata. Inoltre, per l’ennesima volta: i Vangeli sono del I secolo, e citano Nazaret continuamente. Non si può continuare impunemente ad ignorare la testimonianza dei testi coi manoscritti più antichi rispetto agli originali e più numerosi di qualsiasi altra opera della letteratura greca e latina. Non esiste una sola opera antica, che sia Cicerone, Cesare, Platone o Aristotele che possa vantare un tale numero di manoscritti come li hanno i Vangeli, e manoscritti così antichi. In media per qualsiasi opera della letteratura antica operiamo con manoscritti che distano almeno 6-8 secoli da quanto queste opere furono redatte. E come mi tocca sentire? Gente che così, gratuitamente, ignora i Vangeli come se non ci fossero, e senza dare alcuna motivazione papirologica o filologica di qualsiasi tipo li ritiene interpolati. Ho poi già detto che Nazaret compare in alcuni dei manoscritti più antichi dei Vangeli, come pure nella letteratura cristiana del II secolo, es. il palestinese Giustino.
“In ogni caso non siamo d’accordo nemmeno per quanto riguarda” l’Iscrizione di Cesarea” Non mi tornano i nomi che citi circa quel ritrovamento.”
Non ti tornano? Cosa c’è da far tornare? C’è solo una cosa da capire. Non è Vardaman che ha trovato l’iscrizione, e lo confermano M. Avi-Yonah e Vardaman nell’articolo che ho citato. È stata trovata da un certo Shalom Attiah, che l’ha salvata dagli scarti, e l’ha portata a Vardaman. Vardaman l’ha data a Avi-Yonah che la decifrò avendo l’idea che fosse una lista liturgica di sacerdoti giudei con relativi luoghi di provenienza, lista conservata in una poesia ebraica citata da un poeta liturgico ebraico medievale che ha conservato questo ricordo tramandato da chissà quanti secoli attraverso il veicolo della recitazione cerimoniale. Quello che conta per capire che non si tratta di un falso è che Vardaman s’è limitato a portare il coccio a Avi-Yonah, e che la decifrazione non è di Vardaman. Non si capisce cioè come Vardaman se fosse un falsario potesse essere sicuro che Avi-Yonah avrebbe scorto in quell’epigrafe mutila il frammento di una sconosciuta poesia ebraica medievale dove si parla di Nazart.
Ad maiora