Uno sfogo finale...
Scusare se ho il mio solito chiodo fisso ma quando in tutti questi anni leggo sempre le stesse cose da Valentino con la solita gentilezza da professore nei confronti del solito studente ignorante, che si ostina ancora dopo anni a non capire..... non posso alla fine stare zitto.
Ma non ti pare che queste tue verità siano il frutto di una tua supponenza nel voler imporre le idee di una sola categoria di studiosi ?Valentino: Direttamente non lo disse, ma non lo disse nemmeno indirettamente.Vieri ha scritto: ↑20/08/2023, 21:45 Direttamente non lo disse mai, ma Nel Nuovo Testamento si dice 42 volte che Gesù è Figlio di Dio. In Luca 22, 70 Gesù si dichiara Figlio di Dio: "Allora tutti esclamarono: Tu dunque sei il Figlio di Dio? Ed Egli disse loro: Lo dite voi stessi: io lo sono".
Inoltre tu continui a dare all'espressione "figlio di Dio" un significato che all'epoca di Gesù non aveva.
Se ti piace immaginare il contrario non so che farci.
Successivamente:
Ma non è difficile capire allora che giustifichi le tue convinzioni religiose personali non volendo accettare che le parole "Figlio di Dio" assunsero ai tempi di Gesù DUE DIVERSI significati e non solo quello ebraico.Vieri che nei vangeli Gesù venga definito figlio di Dio mi sembra di averlo già detto. Il punto è che il significato che l'espressione aveva ai tempi di Gesù non era il significato che assunse secoli dopo.
Così difficile da capire?!
Ma quali secoli dopo ( al concilio di Nicea del 325 ? .....) quando numerosi passi dei Vangeli che tu rinneghi indicavano chiaramente solo dopo 70-100 anni la deicità di Gesù. ?
Cosa andavano allora a predicare in giro gli apostoli e San Paolo ? Che Gesù fosse stato solo un Messia ebraico ?
Visto che sei uno "studioso in materia" dovresti allora ben sapere che il termine "Figlio di Dio" presso i cristiani di allora veniva interpretato diversamente dal concetto ebraico visto che tali parole compaiono numerosissime volte nei Vangeli in maniera estremamente chiara.
Sino ad ora hai solo NEGATO ma non hai mai portato studi in merito che potessero negare tale appartenenza filiale....
Non c''è bisogno di essere un professorone quando anche su
https://it.wikipedia.org/wiki/Figlio_di_Dio
si trovano queste distinzioni :.....
Nell'ebraismo
Nei VangeliIl titolo «figlio di Dio» nella tradizione ebraica ha diverse valenze. Viene attribuito al popolo di Dio: "Israele è il mio figlio primogenito" (Es 4,22), Dall'Egitto ho chiamato mio figlio (Os 11,1). In forma indiretta viene espresso in Dt 14,1; 32,6.18; Is 43,6. Questo titolo è attribuito a Israele costantemente nella tradizione biblico-giudaica.
Nell'orizzonte della ideologia regale il Messia, discendente del re Davide, assume un rapporto filiale con Yvhw, che viene celebrato nel Sl 2:7:"Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato".
Il titolo «figlio di Dio» è attribuito anche agli angeli cad5è[1]: Sl 29,1; Sl 89,6-7 e Gn 6,2 "i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero.."
E' mai possibile disconoscere il fatto che in tutte queste pagine dei Vangeli del 70-1'00 dC. non venga affermato un legame diretto di Gesù con Dio e diverso dalle spiegazioni ebraiche?Nei Vangeli diventa un termine più specifico per indicare il Messia, inviato da Dio per portare a termine l'opera di salvezza del suo popolo.
Il vangelo secondo Marco in particolare è orientato, secondo l'opinione comune degli studiosi, alla "dimostrazione" che Gesù è il "Figlio di Dio", mediante il compimento delle profezie dell'Antico Testamento.
Gli Evangelisti chiamano Gesù con il titolo «Figlio di Dio» numerose volte: 13 in Matteo, 6 in Marco, 8 in Luca, 33 in Giovanni. Nella lettere di s.Paolo il titolo ricorre 17 volte.
Non per niente almeno in due passi del Vangelo, per dividere nettamente le due interpretazioni esistono delle precisazioni come “unigenito” e “veramente"per definire esattamente le differenze di interpretazione ebraica.:
Giovanni 3,16-18
16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
Marco 15:33-39
33 Venuta l’ora sesta[e], si fecero tenebre su tutto il paese[f] fino all’ora nona[g]. 34 All’ora nona Gesù gridò a gran voce [, dicendo]: «Eloì, Eloì, lamà sabactàni?», che, tradotto, vuol dire: «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?»[h] 35 Alcuni dei presenti, udito ciò, dicevano: «Chiama Elia!» 36 Uno di loro corse e, dopo aver inzuppato d’aceto una spugna, la pose in cima a una canna e gli diede da bere, dicendo: «Aspettate, vediamo se Elia viene a farlo scendere». 37 Gesù, emesso un gran grido, rese lo spirito. 38 E la cortina del tempio si squarciò in due, da cima a fondo. 39 E il centurione che era lì presente di fronte a Gesù, avendolo visto spirare in quel modo, disse: «Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!»
Di particolare rilevanza sono questi passi :
Matteo 11:27
Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
.In Luca 22, 70
Gesù si dichiara Figlio di Dio: "Allora tutti esclamarono: Tu dunque sei il Figlio di Dio? Ed Egli disse loro: Lo dite voi stessi: io lo sono"
Matteo 11:27
Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
Giovanni 14
5 Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?». 6 Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. 7 Se conoscete me, conoscerete anche il Padre: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». 8 Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». 9 Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? 10 Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. 11 Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.
Matteo 9-22
22Ma Gesù indovinò i loro pensieri e disse: 'Perché ragionate così dentro di voi? 23È più facile dire: 'I tuoi peccati ti sono perdonati', oppure dire: 'Àlzati e cammina!'? 24Ebbene, io vi farò vedere che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati'. E disse al paralitico: 'Àlzati, prendi la tua barella e torna a casa tua'.
Giovanni 20,24-31
24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!» Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!» 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!» 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!» 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!»
Giovanni 3,16-18
16 Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. 17 Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. 18 Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
Giovanni 1,45-51
45 Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». 46 Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». 47 Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». 48 Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». 49 Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». 50 Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!». 51 Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».
La domanda allora che si ricollega al titolo che ci poniamo è:
Se nei Vangeli predicati dagli apostoli era evidente l'accostamento diretto di Gesù a Dio già nel primo secolo come sarebbe stata possibile l'invenzione di Gesù vero figlio di Dio nel 325 ?
E' importante sottolineare che dopo la morte di Gesù gli apostoli in parte ancora indecisi sulla figura di Gesù come Messia rimanessero inizialmente smarriti fino all'incontro con Gesù risorto.
E' pertanto dalla resurrezione che si convinsero apertamente che Gesù fosse veramente di astrazione divina e figlio unigenito di Dio con le parole di Tommaso: "mio Signore e mio Dio"
Non per niente Paolo nella sua lettera ai corinzi afferma che senza la resurrezione di Gesù la loro fede sarebbe stata nulla.
Ho trovato interessanti in merito delle considerazioni del vescovo san Giovanni Crisostomo (Antiochia di Siria, 344/354)
sempre sulla prima lettera ai Corinzi» Om. 4, 3. 4; PG 61, 34-36) che aveva confermato una spiegazione logica sulla fede degli apostoli dopo la morte di Gesù,
......Come si spiega allora che tutti costoro, quando il Cristo era ancora in vita, non avevano saputo resistere a pochi Giudei, mentre poi, giacendo lui morto e sepolto e, secondo gli increduli, non risorto, e quindi non in grado di parlare, avrebbero ricevuto da lui tanto coraggio da schierarsi vittoriosamente contro il mondo intero? Non avrebbero piuttosto dovuto dire: E adesso? Non ha potuto salvare se stesso, come potrà difendere noi? Non è stato capace di proteggere se stesso, come potrà tenderci la mano da morto? In vita non è riuscito a conquistare una sola nazione, e noi, col solo suo nome, dovremmo conquistare il mondo? Non sarebbe da folli non solo mettersi in simile impresa, ma perfino solo pensarla?
È evidente perciò che, se non lo avessero visto risuscitato e non avessero avuto una prova inconfutabile della sua potenza, non si sarebbero esposti a tanto rischio.
Per i credenti sarà stato lo Spirito Santo o la constatazione di aver vissuto un evento eccezionale "forse" come aver visto Cristo risorto, che spinse queste persone ad intraprendere un percorso di fede e di proselitismo cosi' eccezionale fino al martirio.
E' pertanto indubbio non riconoscere anche storicamente un evento di tale importanza.
Paolo, dopo la permanenza a Gerusalemme con Pietro si convinse poi anche lui sulla resurrezione di Gesù e della sua ascendenza divina e non per niente scrisse:
Lettera di San Paolo ai corinzi 15
12Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? 13Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! 14Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. 15Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. 16Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; 17ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.
lettera di San Paolo ai Filippesi Cap 2.
5]Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, [6]il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, [8]umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. [9]Per questo Dio l'ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
Trovo poi strana la contestazione
Valentino in merito scrive le sue verità:
Vieri mi spiace deluderti ma in Filippesi non c'è scritto "essendo di natura divina".
Questo è il guaio di quando si "legge la Bibbia" in traduzione italiana e non in greco antico.
L'espressione "natura divina" infatti non esiste proprio nel testo greco.
Nel testo greco l'espressione NON è "natura divina" ma "morphé theou" ovvero "forma di Dio" e questo fatto (ma non solo questo fatto) ha delle "ripercussioni" sull'esegesi del testo.
Forma di Dio o di natura divina ?
Ma Valentino, alla fine non è la stessa cosa ?
Trovo questo studio molto interessante:
In forma di Dio - uguale a Dio
Cosa da afferrare o cosa da trattenere?
https://digilander.libero.it/domingo7/F ... %202,6.htm
A tutto ciò va aggiunto il fatto che alcuni classici greci usarono il termine μορφή anche nel senso di " gloria, bellezza, splendore e leggiadria ". Hanno pertanto interpretato il termine " morfé " come " condizione, stato, rango, posizione " e, in via subordinata, pure come " natura, essenza e sostanza" anche non pochi Padri della Chiesa come Basilio, Gregorio di Nissa , Cirillo Alessandrino, Giovanni Crisostomo e Giovanni Damasceno. A tal proposito, emblematico è quanto scrisse Basilio di Cesarea già verso la metà del IV secolo: "L'espressione essendo in forma di Dio ha lo stesso valore di essere in sostanza di Dio. l'Apostolo presenta proprio la peculiarità della sostanza divina" (Basilio, Contro Eunomio , I , 18 ) .
In effetti:
Nella versione CEI:
Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù,
il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio;ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana,
Nelle altre versioni Diodati, nuova riveduta e nuova riveduta 2000
5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente. (Filippesi 2:5-6) c.
In conclusione mi spiace deludere Valentino che per principio vuole avere dai suoi studi sempre ragione.... ma parrebbe impossibile che la Chiesa Cattolica pubblichi versioni diverse di traduzione della Bibbia e dei Vangeli NELLA STESSA PAGINA SE NON AVESSERO GLI STESSI SIGNIFICATI.
Ma secondo lui nella Chiesa cattolica sarebbero tutti degli illetterati ?
Da Wikipedia leggiamo:
https://it.wikipedia.org/wiki/Origini_del_cristianesimo
Il cristianesimo è profondamente radicato nella religione degli ebrei. Il gruppo nascente di seguaci continuò a sentirsi nell'alveo dell'ebraismo. A Gerusalemme, i credenti cristiani, come raccontano i primi capitoli del libro degli Atti degli Apostoli, si radunavano sotto il portico di Salomone del Tempio. Le stesse missioni dell'apostolo Paolo nelle varie città dell'Asia minore e della Grecia avevano come primo obiettivo le riunioni nella sinagoga locale.
La coscienza di essere diversi maturò lentamente nel nuovo gruppo e si evidenziò solo nel corso del primo decennio di vita del movimento, in concomitanza con la persecuzione a Gerusalemme e la fondazione della nuova comunità di Antiochia di Siria.
Fu, probabilmente, proprio la violenta reazione farisaica e sacerdotale che spinse i credenti cristiani a dare inizio a comunità proprie e distinte.
Gli ebrei convertiti non si autodefinivano cristiani: ciò è testimoniato dagli Atti degli Apostoli, da cui si desume che il termine "cristiani" venne coniato solo qualche decennio dopo i fatti di Gesù e probabilmente in senso dispregiativo.
La conversione di Paolo, che di Antiochia fece la sua base per le missioni, accelerò la definizione della dottrina e chiarì l'orientamento universalistico della fede cristiana. Il tronco era ancora l'ebraismo, le sue scritture, la sua etica, ma l'attesa messianica non c'era più. Il concilio di Gerusalemme del 50 sancirà il riconoscimento della universalità della nuova fede e il distacco dall'osservanza dei rituali dell'ebraismo.
La definizione delle caratteristiche peculiari che distinsero il cristianesimo dall'ebraismo non fu quindi immediata ma progressiva, anche perché lo stesso giudaismo non si presentava come una struttura monolitica; di fronte ad alcune idee fondamentali e comuni, come il monoteismo, il ritualismo del Tempio, le Scritture e la tradizione antica, si presentava frammentato in una serie di diverse correnti religiose.
Dal primo al quarto secolo nacquero pertanto una notevole serie di correnti religiose alcune vicine al messaggio dei Vangeli ed altre sicuramente agnostiche
Interessante per questo riprendere il dibattito avuto nel 2017
https://cristianesimoprimitivo.forumfree.it/?t=75041651
dal quale ho ripreso alcuni passi:
Secondo Hurtado, la divinità di Cristo è attestata a distanza di pochi anni dalla morte sulla croce di Gesù e, fatto straordinario, in un contesto giudaico, non pagano.
Salvo sconfessare diversi passi del Vangelo e S. Paolo (abbiamo anche alcune testimonianze di autori pagani, abbastanza sicure che attestano la venerazione di Gesù come Dio), è difficile pensare che i primi cristiani non credessero che Gesù fosse Figlio di Dio.
E' difficile pensare poi che maturassero tale convinzione a distanza di molti decenni (lo ritengo impossibile)... per quanto esistessero diversi giudaismi (vedi Sacchi, "Tra giudaismo e cristianesimo: riflessioni sul giudaismo antico e medio"), i giudei erano monoteisti in senso esclusivo e in modo molto rigido (si pensi alla preghiera quotidiana del pio israelita tratta da Dt 6.4, Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo), per cui, per arrivare a venerare un uomo come Dio (non esiste nessun precedente nel giudaismo antico), essi avevano per forza di cose vissuto un'esperienza religiosa molto forte, senza precedenti (vedi Hurtado, "Come Gesù divenne Dio").
Lo scopo del concilio fu quello pertanto di rimuovere le divergenze sorte inizialmente nella Chiesa di Alessandria d'Egitto e poi diffuse largamente sulla natura di Cristo in relazione al Padre; in particolare, se egli fosse “nato” dal Padre e così della stessa natura eterna del Padre o se invece, come insegnava Ario, egli fosse stato “creato” e avesse così avuto un inizio nel tempo.
Con il Concilio, Costantino auspicava che fosse chiarito, una volta per tutte, un dogma (verità di fede) riguardo a una diatriba sorta in un primo momento intorno a una questione cristologica, ma le cui conseguenti lacerazioni teologiche avevano effetto anche sulla pace dell'impero, di cui egli si riteneva il custode.
Ritornando al titolo iniziale rimane difficile pensare che l'idea di avere Gesù figlio del Padre e quindi della stessa sostanza del Padre fosse una invenzione nata solo in occasione del concilio di Nicea del 325 ma dalla accettazione che il pensiero dominante di molte comunità cristiane di attenersi integralmente alle parole dei Vangeli fosse la più veritiera trattando poi successivamente come apocrife tutte le altre correnti di pensiero nate in quel periodo.
In conclusione :
Gesù NON sarebbe mai stato una invenzione di "un uomo trasformato in un Dio" al concilio di Nicea ma che già dall'inizio una corrente del cristianesimo credeva interamente e integralmente sulla sua deicità come espressamente creduto dagli apostoli e descritto nei Vangeli, divenendone poi dal pensiero maggioritario.