Quando nacque mia figlia, mia moglie dovette ricorrere al taglio cesareo.
Ricordo che il ginecologo ce lo comunicò due giorni prima che la bambina nascesse.
Doveva nascere nell’ospedale del mio paese ma il chirurgo ci disse che non avrebbe operato, visto il rischio di emorragia: “Nel caso ci fosse bisogno di una trasfusione, noi la faremo”, ci disse.
Avremmo quindi dovuto andare in un altro ospedale, consigliato dalla Società, dove non avrebbero fatto la trasfusione, anche se mia moglie ne avesse avuto assoluto bisogno.
Ero estremamente preoccupato e angosciato. Il tempo era pochissimo, quindi mi rivolsi ad un altro ospedale, non nell’elenco di quelli “consigliati”, che si trovava abbastanza vicino a casa mia (45 km).
Qui i medici furono più comprensivi. Dissero che avrebbero operato e che dovevamo stare tranquilli, che la trasfusione non sarebbe stata necessaria. Non firmarono comunque la liberatoria, in cui si diceva che la trasfusione non era permessa dalle nostre convinzioni religiose.
Accettammo di andare in questo ospedale, anche se la condotta “teocratica” sarebbe stata quella di andare in un ospedale riportato nell’elenco di quelli dove i medici che “collaboravano” con i TdG e si impegnavano a non trasfondere in nessun caso.
Quindi il mio comportamento non fu proprio “esemplare”, ma non venne detto nulla dagli “anziani” (forse perché io ero un “sostituto anziano” nel Comitato di servizio della congregazione, dove anche gli altri due “anziani” erano “sostituti” come me).
Mia moglie entrò in sala operatoria e io ero fuori che aspettavo, agitato, spaventato e terribilmente angosciato.
Pensavo che se mia moglie fosse morta per una mancata trasfusione avrei vissuto tutta la vita con il senso di colpa e con il rimorso per aver favorito e acconsentito ad una simile tragedia.
Pensavo anche che i medici, nonostante le loro rassicurazioni, avrebbero trasfuso se fosse stato necessario, e quindi qui mi tormentavo al pensiero di non avere rispettato le direttive della Società: se mia moglie fosse stata trasfusa, i TdG avrebbero certamente preso dei provvedimenti giudiziari nei suoi e nei miei confronti.
Fortunatamente andò tutto bene e non ci fu bisogno di trasfusioni.
Però dentro di me ero arrovellato dai dubbi. Mi chiedevo come fosse possibile che Dio richiedesse una cosa del genere. Comprendevo che le “basi bibliche” di tale insegnamento erano davvero poco consistenti e non ero realmente convinto che “astenersi dal sangue” volesse dire arrivare a questi estremi, morire piuttosto che accettare un’indispensabile trasfusione.
Cinque anni dopo nacque il mio secondo figlio. Questa volta eravamo preparati, quindi, visto che era ancora necessario il cesareo, andammo in un ospedale consigliato dalla Società, che si trovava in un’altra regione, a 180 km da casa.
Qui i medici firmarono la liberatoria sul sangue, impegnandosi quindi formalmente a non trasfondere in caso di necessità. All’ospedale venimmo contattati da un TdG che ci consegnò una busta per una “contribuzione volontaria” per sostenere le spese del “Comitato Sanitario” che collaborava con l’ospedale.
Mia moglie entrò in sala operatoria e il bambino nacque senza problemi. Tuttavia non venne nessuno del Comitato Sanitario, né durante l’operazione né in seguito.
Questa assenza del Comitato Sanitario mi turbò molto. Se per caso, durante l’operazione, fosse successo qualcosa e i medici mi avessero detto che era necessaria una trasfusione salvavita, mi sarei trovato da solo, senza alcun supporto, che mi aiutasse a prendere la decisione “giusta”.
Anche qui pensavo a quanto fosse assurdo tutto questo. Mi chiedevo come fosse possibile che Dio volesse una cosa del genere. Se avessi negato la trasfusione e mia moglie fosse morta per questo, avrei avuto rimorsi di coscienza per tutta la vita.
Ma come è possibile, mi chiedevo, avere questi dubbi, queste incertezze, questa consapevolezza che avrei fatto una cosa terribile (e imperdonabile), se questa era davvero la legge di Dio?
In nessun'altra cosa, in cui mi era chiesto di ubbidire alla “legge di Dio” mi sentivo così incerto e turbato.
Evidentemente il mio intimo “istinto morale”, sempre presente nonostante l’indottrinamento, mi portava rifiutare questo insegnamento.
Anche con la nascita del mio secondo figlio, fortunatamente, non ci furono problemi, tranne che gli venne un po’ di ittero. Lessi da qualche parte che l’ittero nei neonati, «in casi selezionati di ittero neonatale severo è possibile considerare il ricorso a una trasfusione di sangue allo scopo di "ripulire" il sangue del neonato dall'eccesso di bilirubina».
Andai di nuovo nel panico: non riuscii a dormire al pensiero di dover dire ai medici che non accettavamo eventuali trasfusioni per il neonato. Terribile solo al penarci.
Il bambino si riprese da solo, senza che ci fosse bisogno di sangue.
Un altro episodio che mi colpì molto e mi rimase impresso avvenne qualche anno dopo: ero in “servizio”, con in braccio mia figlia che aveva allora tre anni. Parlai con una ragazza la quale sollevò il discorso delle trasfusioni: “Mi dica, se sua figlia avesse bisogno di una trasfusione, lei lo permetterebbe?”, mi chiese questa ragazza.
Io risposi con la solita argomentazione che le trasfusioni non sono sempre necessarie, che ci sono metodi alternativi e che io avrei cercato di curare mia figlia in tutti i modi alternativi possibili.
La ragazza mi chiese: “Ma se non ci fosse nessuna alternativa, se l’unico modo di salvare sua figlia fosse la trasfusione, lei la permetterebbe per salvare la vita di sua figlia? Risponda a questa domanda”.
Anche qui io risposi con la solita risposta “strategica” che mi era sto insegnato di usare:
“In un caso del genere io seguirei la mia coscienza, addestrata secondo la Bibbia”.
La ragazza parve soddisfatta da questa mia risposta: lei chiaramente comprese che “seguire la mia coscienza” volesse dire acconsentire che mia figlia venisse trasfusa, che la sua vita fosse salvata.
In realtà il reale significato di questa risposta è che il bravo TdG avrebbe seguito le direttive dell’organizzazione, direttive che dicevano che accettare il sangue NON è una questione di coscienza ma un’inviolabile Legge di Dio. La “mia coscienza” (in realtà quello che i TdG vengono persuasi a credere dai loro dirigenti) in questo caso mi avrebbe indotto a rifiutare la trasfusione, perché questo era il senso di “coscienza addestrata secondo la Bibbia”: la “Bibbia” erano e sono gli “intendimenti” del corpo direttivo.
Questi intendimenti devono essere seguiti da tutti i TdG: se qualcuno si permette di obiettare od avanzare critiche viene bollato come persona pericolosa ed apostata. Se “domani” il CD cambiasse i suoi intendimenti, ecco che la “coscienza” dei TdG si adeguerebbe immediatamente: tutti faranno quello che fino al giorno prima non avrebbero mai fatto, perché “la loro coscienza” (in realtà la coscienza guidata dal CD), non lo avrebbe permesso.
Nel caso delle trasfusioni io sono certo che nessun TdG è convinto fino in fondo della giustezza di tale divieto. E penso che tutti – a meno che abbiano perso del tutto la loro intima coscienza che fa capire cosa è bene e cosa è male – sarebbero devastati, per tutta la vita, dal rimorso, dalla paura di aver fatto una scelta terribilmente sbagliata. Però finché si è lì dentro, il proprio comportamento viene incanalato nella direzione voluta dai vertici del gruppo. La tua volontà, la tua reale coscienza, viene soffocata dal continuo indottrinamento, dalle pressioni sociali che impongono che ci si comporti in un certo modo, pena l’espulsione ed il conseguente ostracismo.
Da che sono fuori, penso a cosa sarebbe successo se mi fosse capitato di dover decidere fra la vita e la morte di un mio familiare con il rifiuto di una trasfusione.
Io credo che di fronte ad una simile scelta, alla fine avrei acconsentito alla trasfusione. Anche se questo avrebbe portato alla mia disassociazione (allora si disassociava, in seguito hanno introdotto l’escamotage della dissociazione). Avrei perso i rapporti con i miei familiari e parenti TdG, ma credo che avrei comunque scelto la trasfusione, piuttosto che passare il resto della mia vita con i sensi di colpa per ciò che avevo fatto.
I TdG ed il divieto delle trasfusioni: la mia esperienza personale
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Re: I TdG ed ildivieto delle trasfusioni: la mia esperienza personale.
meglio la dissociazione che avere un caro sulla coscienza
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) Giovanni 14:27
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore
Ascolta! il vento sta aumentando,
e l’aria è selvaggia con le foglie.
Abbiamo avuto le nostre serate estive,
è adesso è l’ora d’ottobre.
(Humbert Wolfe)
) Giovanni 14:27
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Re: I TdG ed ildivieto delle trasfusioni: la mia esperienza personale.
Copio/incollo alcuni commenti inviati nel gruppo Facebook:
A me è successo con la seconda gravidanza.il mio primo figlio è nato con parto naturale e a seguito di una emorragia avevo bisogno di una trasfusione, che naturalmente ho rifiutato. Mi sono ripresa con tanti sacrifici e denaro dopo molto tempo dal parto, ho potuto prendere mio figlio in braccio solo dopo qualche mese, il mio fisico era molto debilitato, ma forse grazie alla mia giovane età mi ripresi...alla seconda gravidanza mi perseguitavamo x farmi firmare la dichiarazione, cosa che io non volevo fare vista la prima esperienza, mi stavano addosso ma io non me la sono sentita perché in me pensavo, ma se io dovessi morire chi si prenderà cura dei miei figli, alla fine non ho firmato, il parto andò benissimo senza alcuna complicazione, ma dentro di me qualcosa cambiò e fu così che dopo qualche mese dopo aver preso coscienza che la setta mi manipolava mi sono dissociata. Sono felicemente fuori da 27 anni libera di pensare e di vivere la mia vita secondo la mia coscienza.
https://www.facebook.com/groups/geovist ... 8702327769
Altro commento:
Achille Lorenzi capisco perfettamente come ti sarai sentito. Grazie per la condivisione. Vorrei condividere anche io qualche aneddoto.
Ero piccina, facevo le elementari e vivevamo al nord Italia. Una sorella era malata di cuore e doveva sottoporsi a un intervento che avrebbe richiesto la trasfusione in caso di valori ematici bassi. Un anziano dei testimoni di Geova della congregazione a cui si associava mia madre, infermiere che praticava la riflessologia plantare, raccontava di come si intrufolasse di nascosto in camera della sorella malata per praticarle il massaggio plantare e somministrarle il B.N. Non ricordo precisamente cosa fosse, ma era un preparato a base di pappa reale e pollini. Era un tubetto tipo dentifricio, piccolo e bianco. Il preparato era morbido e scuro simile alla liquirizia.
Secondo lui questi interventi avrebbero aiutato la sorella a superare l'intervento senza sangue.
Tanti anni dopo, da ragazza, ho collaborato in una grande città dove venivano da tutta Italia e anche dall' estero con il comitato sanitario. A gruppi ci si organizzava per aiutare i fratelli ricoverati nei vari reparti. Ero entusiasta di partecipare, di poter aiutare. C'erano diverse associazioni negli ospedali che facevano ciò per tutti. Associazioni di volontari che aiutavano chi era di altre città, per lavare la biancheria o altre faccende pratiche. Noi si andava lì esclusivamente per far compilare il modulo della trasfusione. Questa cosa mi turbava. In più era palese che il personale medico guardava con sdegno la nostra petulante presenza. Dopo pochi mesi lasciai, disgustata da molti episodi.
https://www.facebook.com/groups/geovist ... 9479142769
A me è successo con la seconda gravidanza.il mio primo figlio è nato con parto naturale e a seguito di una emorragia avevo bisogno di una trasfusione, che naturalmente ho rifiutato. Mi sono ripresa con tanti sacrifici e denaro dopo molto tempo dal parto, ho potuto prendere mio figlio in braccio solo dopo qualche mese, il mio fisico era molto debilitato, ma forse grazie alla mia giovane età mi ripresi...alla seconda gravidanza mi perseguitavamo x farmi firmare la dichiarazione, cosa che io non volevo fare vista la prima esperienza, mi stavano addosso ma io non me la sono sentita perché in me pensavo, ma se io dovessi morire chi si prenderà cura dei miei figli, alla fine non ho firmato, il parto andò benissimo senza alcuna complicazione, ma dentro di me qualcosa cambiò e fu così che dopo qualche mese dopo aver preso coscienza che la setta mi manipolava mi sono dissociata. Sono felicemente fuori da 27 anni libera di pensare e di vivere la mia vita secondo la mia coscienza.
https://www.facebook.com/groups/geovist ... 8702327769
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Achille Lorenzi capisco perfettamente come ti sarai sentito. Grazie per la condivisione. Vorrei condividere anche io qualche aneddoto.
Ero piccina, facevo le elementari e vivevamo al nord Italia. Una sorella era malata di cuore e doveva sottoporsi a un intervento che avrebbe richiesto la trasfusione in caso di valori ematici bassi. Un anziano dei testimoni di Geova della congregazione a cui si associava mia madre, infermiere che praticava la riflessologia plantare, raccontava di come si intrufolasse di nascosto in camera della sorella malata per praticarle il massaggio plantare e somministrarle il B.N. Non ricordo precisamente cosa fosse, ma era un preparato a base di pappa reale e pollini. Era un tubetto tipo dentifricio, piccolo e bianco. Il preparato era morbido e scuro simile alla liquirizia.
Secondo lui questi interventi avrebbero aiutato la sorella a superare l'intervento senza sangue.
Tanti anni dopo, da ragazza, ho collaborato in una grande città dove venivano da tutta Italia e anche dall' estero con il comitato sanitario. A gruppi ci si organizzava per aiutare i fratelli ricoverati nei vari reparti. Ero entusiasta di partecipare, di poter aiutare. C'erano diverse associazioni negli ospedali che facevano ciò per tutti. Associazioni di volontari che aiutavano chi era di altre città, per lavare la biancheria o altre faccende pratiche. Noi si andava lì esclusivamente per far compilare il modulo della trasfusione. Questa cosa mi turbava. In più era palese che il personale medico guardava con sdegno la nostra petulante presenza. Dopo pochi mesi lasciai, disgustata da molti episodi.
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