[Suggerimento]: Cattolicesimo romano e forma politica

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SCHMITT CARL
Cattolicesimo romano e forma politica
Collana "Voci"
Il Mulino
pp. 100, € 10,00
978-88-15-13408-0
Una questione controversa: i rapporti fra Chiesa e Stato, religione e politica.

Pubblicato originariamente nel 1923 nell'ambito del rinnovamento cattolico del primo dopoguerra, il testo di Schmitt è stato percepito ora come momento di una nuova riflessione teologica trionfalistica, ora come appello ad un'alleanza fra cattolicesimo e conservatorismo borghese contro il comunismo, ora come trattato apologetico della maestà ecclesiastica, ora infine come critica della modernità liberale. Riproporlo e riscoprirlo oggi, in un contesto storico, politico e culturale assai mutato, significa riconoscerne l'intatta forza di suggestione e l'immutata validità come contributo alla comprensione e all'interpretazione di una delle questioni centrali del nostro tempo: quella dei rapporti fra Chiesa e Stato, religione e politica.

Carl Schmitt (1888-1985) ha insegnato in varie università tedesche, prima di diventare professore all'Università di Berlino nel 1933. Avendo aderito al nazismo, alla fine della seconda guerra mondiale fu costretto ad abbandonare l'insegnamento. Si ritirò a vita privata continuando a lavorare e a pubblicare nel campo del diritto internazionale. Fra le sue molte opere tradotte in italiano ricordiamo, pubblicate dal Mulino, "Amleto o Ecuba" (1983) e "Le categorie del 'politico'" (1972, ultima ed. 1998).
Si legga anche la recensione che Avvenire oggi gli dedica a p. 24, magari stasera la pubblico.
Presentazione


Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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Ecco la recensione di Avvenire:

La Chiesa maestra di politica: firmato Carl Schmitt

Esce un saggio del discusso giurista tedesco di inizio Novecento in cui spicca l’elogio per il cattolicesimo visto come erede della razionalità romana contro ogni superstizione

DI ANDREA GALLI
S e si potesse ritagliare con le forbici un testo dall’opera di un autore e dimenticarsi per un attimo il nome dell’autore stesso, non c’è dubbio che Cattolicesimo romano e forma politica del giurista tedesco e filosofo del diritto Carl Schmitt (1888-1985) sarebbe un gioiello dell’apologetica cattolica. Non stupisce che un’affilata intelligenza come quella di Romano Guardini provasse ammira- zione per la Weltanschauung sviluppata in quelle pagine, né che queste abbiano potuto guadagnarsi l’ imprimatur in una delle numerose riedizioni.
Schmitt scrive questo celebre libello – ora riproposto dal Mulino con postfazione di Carlo Galli – nel 1923, un anno dopo Teologia politica, il manifesto del decisionismo, quando immerso nelle r iflessioni sulla fine dello jus publicum europaeum pone lo sguardo sulla Chiesa cattolica, che ritiene essere non solo l’originaria detentrice della dimensione pubblicopolitica – intesa come rappresentazione dall’alto di un’idea, ovvero la forma, congiunta a una puntuale capacità di stare nella contingenza concreta – ma ormai, in un certo senso, la sua monopolista. E di questa istituzione umano-divina mette in luce brillantemente le «virtù», ribaltando il pregiudizio antiromano di matrice protestante prima e bismarckiana poi radicato in terra teutonica.
La Chiesa, per l’autore, è la stupenda sintesi di tutte le forme di Stato, «una monarchia autocratica il cui capo è eletto dall’aristocrazia dei cardinali e in cui c’è tuttavia tanta democrazia che, senza alcun riguardo per il ceto o per l’origine, anche l’ultimo pastore d’Abruzzo può diventare quel sovrano autocratico ». È la più alta depositaria di un’attitudine cattolica, cioè universale, come retaggio e perfezionamento dell’universalismo romano. È quella mirabile « complexio oppositorum » a cui è sottesa una dinamica dell’ et- et che marca l’inconciliabilità con l’ aut aut delle eresie che da sempre la insidiano. La Chiesa di Roma è colei che possiede «il pathos dell’autorità nella sua purezza», una forza «che riposa nell’umano e nello spirituale» e che «senza trascinare violentemente alla luce l’oscurità irrazionale dell’anima umana, le fornisce una direzione». Colei che «si è sempre schierata al fianco del sano intelletto umano e per tutto il medioevo ha represso la superstizione e la magia».
Secondo Schmitt , la Chiesa cattolica è il baluardo contro la dissoluzione privatistica del cristianesimo operata dal protestantesimo e contro la deriva tecnico-economica della modernità, l’«odierna forma dell’industrialismo capitalistico». La Chiesa è questo e altro, in un ritratto ammaliante, denso di erudizione ed intuizioni abbaglianti. Ritratto che acquista la sua vera luce solo se riconnesso alla vera identità dell’autore e alla profondità della sua opera.
Non si tratta tanto di ricordare ciò che è noto, ovvero lo Schmitt «nazista senza coraggio » (vedasi l’omonimo lavoro di Alberto Predieri), lo Schmitt antisemita metafisico (vedasi Carl Schmitt sommo giurista del Führer. Testi antisemiti 1933-1936 di Carlo Angelino o Carl Schmitt et le marcionisme di Tristan Storme) lo Schmitt teorico delle leggi razziali (vedasi Un dettaglio nazi nel pensiero di Carl Schmitt . La giustificazione delle leggi di Norimberga del 15 settembre 1935
di Yves Zarka). Si tratta piuttosto di cogliere lo Schmitt esoterico, messo bene in luce da uno dei suoi più acuti lettori in Italia, il compianto Franco Volpi. Il giurista che, come ricordava il suo giovane amico Nicolaus Sombart, «si sentiva custode di un mistero, iniziato in senso gnostico », per cui «quella che chiamava coscienza storica profonda era in realtà la partecipazione a un sapere esoterico di cui egli soltanto possedeva la chiave». Si potrebbero quasi sovrapporre in molti passaggi Cattolicesimo romano e forma politica e Crisi del mondo moderno di René Guénon, del 1927, autore che Schmitt sentì vicino. E accorgersi di come il nomos del cattolicesimo può essere giocato, esotericamente, come manifestazione fenomenica del suo contrario.

Ad maiora
Presentazione


Alla base delle scelte fondamentali del Nolano - a Londra come a Roma -, c'era il convincimento di appartenere alla "casa" dei filosofi, e che ad essa bisogna essere sempre fedeli, anche nei rapporti con i potenti della Chiesa e dello Stato, perché la casa della filosofia è la casa della verità: in un modo intelligente e anche astuto, certo, ma sempre fedeli. (Michele Ciliberto)
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