Vieri ha scritto:L’ANIMA ESISTE ED È IMMORTALE, ANCHE SE NON LO DICE LA FISICA QUANTISTICA.
In effetti le meccanica quantistica non lo dice. In realtà "non lo dice" nessuna altra scienza. E' semplicemente la posizione dottrinale di alcune religioni. La tua affermazione quindi resta relegata alla dimensione della fede, e nella fattispecie, della fede cattolica. Nulla di dimostrato dunque.
Vieri ha scritto:Contrariamente alla teoria dell'origine esclusivamente biologica di tutti i comportamenti e reazioni umane: dal "pensiero" alla "coscienza", è stato riconosciuto che alcuni comportamenti umani, che li contraddistinguono da quello degli altri animali è la sua IMPREVEDIBILITA'.
L'imprevedibilità in se stessa non è una caratteristica solo umana. Anche il comportamento animale risulta essere imprevedibile in certe circostanze. Ma non è questo il punto.
Problema a parte invece è la questione del pensiero, della coscienza, della capacità di prendere decisioni, etc. Una questione che va sotto il nome di "mind body problem". Il fatto è che non esiste nessuna prova scientifica che neghi l'origine biologica della coscienza umana.
Vieri ha scritto:Fattore o caratteristica, questa, della quale nessuna scienza sino ad oggi, pur attestando la sua esistenza, ha mai potuto dare spiegazioni logiche ed attendibili anche se motivate dalla una generica "estrema complessità del cervello umano.
Ciò ovviamente non significa che il mind body problem non sia "costituzionalmente" spiegabile scientificamente soprattutto considerando che le scienze che se ne occupano sono spesso "scienze giovani". Molto è stato GIA' scoperto, e molto c'è ancora da scoprire. Il fatto che "non tutto" è stato spiegato non significa che sia costituzionalmente "inspiegabile".
Vieri ha scritto:Dato che la biologia fa parte delle scienze esatte, è pertanto inammissibile che un parametro di "imprevedibilità" possa coesistere all'interno di tale scienza poichè i risultati finali non sarebbero mai certi e definiti ma solo statisticamente accertabili e quindi mai esatti al 100 %
E su cosa mai si baserebbe questa pretesa "inammissibilità"? Questo è semplicemente un tuo limite immaginativo. Dai per scontato quello che scontato non è. Intanto la "biologia" non è certamente l'unica scienza che si occupa dello studio del cervello e del mind body problem (pensiero, coscienza, comportamento, etc.) Inoltre non si capisce in base a quali presupposti si possa affermare che la biologia "non sia in grado" di studiare, insieme ad altre discipline, l'origine del comportamento umano. E' semplicemente una presa di posizione dogmatica.
Vieri ha scritto:Ne deduco pertanto che la "coscienza" umana non essendo di natura biologica possa rappresentare "qualche cosa di diverso".
Una deduzione che si basa su una falsa premessa, o per essere ancora più precisi, su una premessa che non ha nessun fondamento scientifico. Nessuna prova. Chi lo dice che la coscienza umana non è di natura biologica? Non esiste nessuno studio scientifico che affermi che la "coscienza umana" non sia di natura biologica. Al contrario, lo stato attuale degli studi scientifici va proprio in questa direzione, ritenendo altamente fondata la natura biologica della coscienza quale proprietà emergente delle attività del cervello. Ovviamente, come detto, le discipline scientifiche (e le discipline filosofiche) che si occupano del mind body problem sono scienze giovani. Chi vuol conoscere lo "stato attuale dei lavori" in relazione al mind body problem può farsene un'idea leggendo il PDF in allegato.
L'articolo si intitola "Mente, cervello, coscienza: verso una nuova sintesi scientifica?" di V. Manna pubblicato su una rivista scientifica pubblicata in Italia, ovvero il GIORNALE ITALIANO DI PSICOPATOLOGIA. Consiglio di leggerlo per intero, e ne fornisco alcuni stralci solo a scopo illustrativo.
La “mente” non è stata oggetto di ricerca con i metodi rigorosi delle scienze naturali,
sino a pochi anni fa
L’interpretazione del comportamento umano,
alla luce delle attuali conoscenze sul funzionamento del sistema nervoso,
si è reso possibile solo negli ultimi decenni con il progresso travolgente delle conoscenze provenienti dalle
neuroscienze, che sono divenute uno strumento di interpretazione generale dell’uomo e del mondo.
I
neuroscienziati, oggigiorno, non mostrano più esitazioni ad
affrontare questioni che solo fino a qualche anno fa nessuno avrebbe immaginato si potessero analizzare con metodo sperimentale,
inclusi: il comportamento cooperativo, la morale sociale, l’altruismo, la consapevolezza, il sentimento religioso, etc. La pedagogia sta sempre più assumendo un’ottica fondata sulle neuroscienze, utilizzando programmi e modalità di valutazione che fanno riferimento diretto alle teorie dell’apprendimento,
in termini di relazione tra processi mentali e strutture cerebrali. La metodologia di studio iniziale è stata la neuropsicologia, nata per lo studio dei disturbi del comportamento, conseguenti a specifiche patologie cerebrali, che ai nostri giorni, grazie al contributo
delle più recenti tecnologie, è divenuta studio del comportamento umano, in ogni sua declinazione. Nel settore dei
correlati anatomo-funzionali del comportamento umano l’acquisizione delle conoscenze ha assunto un ritmo così tumultuoso e ricco da rendere sostanzialmente impossibile qualsiasi pretesa sintesi coerente delle conoscenze, sin qui acquisite. Non solo, ma accanto alle neuroscienze di base, come neurobiologia e neuropsicologia,
stanno nascendo discipline nuove e di grande impatto quali la neuropedagogia, la neurosociologia, la neuropsicoanalisi per giungere, con Patricia Churchland, alla “neuroetica” ed alla “neurofilosofia”, neologismi coniati nel tentativo di superare la distinzione tra scienze della natura e scienze umane.
L’assioma di base, sotteso a tutte le neuroscienze, è rappresentato dalla tesi secondo cui ogni comportamento, semplice o complesso che sia, rappresenta il prodotto di una specifica attività neurale. Di conseguenza, ogni alterazione del comportamento, più o meno evidente, è dovuta ad un disturbo funzionale dell’attività dei neuroni,
Lo studio del comportamento umano e la comprensione della “mente”, in termini neuroscientifici, richiede informazioni specifiche e dettagliate sui diversi livelli di complessità, strutturale e funzionale, d’organizzazione delle reti neurali.
Sino agli anni ottanta l’approccio a questi problemi poteva essere affrontato soltanto
in termini di biologia generale.
Negli anni novanta era divenuto possibile affrontare con successo questi problemi direttamente a livello di
biologia molecolare, che negli ultimi anni ha permesso l’analisi di complessi problemi neurobiologici, ampliando le nostre conoscenze sui canali ionici e sui recettori, che rendono possibili le comunicazioni interneurali. Solo da poco siamo riusciti ad avere un’immagine tridimensionale dell’intera struttura molecolare di un canale ionico. Il nostro grado di comprensione si è ulteriormente approfondito circa i recettori accoppiati a sistemi intracellulari di secondo messaggero e circa gli effetti di questi sistemi sulla modulazione delle risposte fisiologiche dei neuroni.
La biologia molecolare ha progressivamente ampliato la nostra comprensione, circa le modalità con cui il cervello si sviluppa e con cui genera diversi comportamenti complessi, sin dalle prime fasi della vita.
Vieri ha scritto:Chi crede la chiama "anima"
Chiamare la "coscienza umana" con il nome di "anima" di per se è solo un "esercizio semantico" che in se stesso non prova il dualismo, ovvero non prova che la coscienza umana sia qualcosa di esterno al corpo/cervello. Ovviamente nulla ci vieta di chiamare la "coscienza umana" col nome di "anima". Ma così non si è risolto nulla, in quanto non c'è nessuno studio scientifico che escluda l'origine biologica della coscienza. Il punto è che poiché gli indizi scientifici ed il progredire degli studi vanno proprio in direzione di una spiegazione della "coscienza umana" in termini di attività cerebrale, quando col tuo esercizio semantico cambi nome alla coscienza umana chiamandola anima, è possibile che tu stia chiamando anima proprio il cervello! Dunque non è cambiando nome alla coscienza che "dimostri" che l'anima esiste. Ciò che dovresti dimostrare è che la coscienza umana sia nell'ordine: 1) qualcosa di "esterno" al cervello, 2) qualcosa di "immateriale" e 3) qualcosa di non coincidente con le proprietà emergenti delle attività neuronali. Questo non lo puoi dimostrare. Al contrario le neuroscienze stanno andando proprio in direzione della dimostrazione opposta, ovvero dell'origine biologica della mente e della coscienza.