È un passo di complicata interpretazione. E bene non farsi fuorviare da suggestioni teologiche, di qualunque colore. In filologia è una
crux, ovvero un brano di cui non si può proporre un’interpretazione certa. Non avevo tempo allora, men che mai ora, di venirne a capo. Sottoscrivo totalmente quel che ha scritto Polymetis.
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La prima parte del suo post è per addetti ai lavori; la seconda, meno tecnica, può essere utile, a patto che abbiate la pazienza di leggerla e rileggerla. Quando si parla di Bibbia, "che non esiste", esistono invero mille e piú anni di pensiero che la riguardano, un mare a forza nove, che investe tutto il nostro essere, e che non può essere ridotto a una sola dimensione, che guardi solo alla lettera, alla
traditio, o alla scienza, o peggio, per interpretazioni
pro domo sua, pena la totale incomprensione.
Καὶ ἠγάπησαν οἱ ἄνθρωποι μᾶλλον τὸ σκότος ἢ τὸ φῶς.
E gli uomini vollero piuttosto le tenebre che la luce.
GIOVANNI, III, 19. (G. Leopardi,
La ginestra, esergo)
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Primo post — Presentazione — Staurós: palo o croce? (link esterno)