Ciao Mario,
Il mistero forse resta per te, per me attualmente non c'è alcun mistero, la risposta più semplice di solito è quella più giusta, i sacerdoti del secondo tempio si sono messi insieme, hanno raccolto miti sumeri, babilonesi e forse egiziani, li hanno modificati per adattarli al loro "recente" monoteismo (è oramai assodato che prima erano monolatri e prima ancora politeisti) e si sono creati delle radici che risalivano alla prima coppia umana, esattamente come fecero prima di loro i sacerdoti dei popoli che li conquistarono.
Leggo infatti da come hai scritto:
La maggior parte degli studiosi ritiene che i testi biblici siano stati scritti nel corso del VI secolo a.C., durante l'esilio babilonese, dopo la distruzione del Primo Tempio
Gli esuli che ritornano in Giudea sono animati da grande fervore religioso e desiderano ricostruire il luogo di culto e riprendere il rituale dei sacrifici. Sono sostenuti in questo fervore dai profeti Aggeo e Zaccaria, autori, rispettivamente, del libro di Aggeo e del libro di Zaccaria. Essi erigono l'altare di Dio precisamente nel suo antico luogo. Nel 535 a.C. le fondazioni del Secondo Tempio sono concluse. Il Tempio è pronto per essere consacrato nella primavera del 515 a.C., più di venti anni dopo il ritorno da Babilonia.
Ritieni allora però possibile che solo uno sparuto numero di sacerdoti dopo il 515 "inventarono" tutti i numerosissimi libri che compongono la bibbia in un arco temporale ristretto e con dovizia di particolari ?
ma con un ma da altre fonti:....
la bibbia è stata scritta lungo il corso di 1500 anni e la scrittura dei testi che la compongono ancora oggi, sembrano siano stati stesi da 40 uomini diversi.
Trovo ancora:
https://sapere.virgilio.it/rubriche/chi ... bbia-13227
Una dimostrazione concreta della complessità delle origini della Bibbia è data dai differenti generi che vi sono presenti. Pur non scendendo nel dettaglio, considerando la complessità della materia e quanto sia dibattuta, è possibile fornire le basi per la comprensione di questo aspetto dell’antico testo religioso.
Vi è il genere storico, che fornisce una contestualizzazione. L’attendibilità è però varia, come per la Genesi. Questa viene oggi interpretata come simbolica e non un’accurata descrizione del nostro mondo dalla nascita dello stesso ad Abramo. Spazio poi al genere legislativo, che fornisce dettagli su differenti tipologie di norme, tanto sociali quanto religiose. Per la maggior parte trova spazio all’interno della Torah. Il genere profetico è riservato a quel tipo di esortazioni pronunciate da uomini proposti come "inviati di Dio". Il genere apocalittico comprende testi simbolici atti a evidenziare l’assoluta superiorità del disegno di Dio sugli eventi storici che tormentano l’uomo, lasciandolo in una condizione di disperazione. Secondo tale visione, il piano della nostra vita mortale non ha minimamente lo stesso valore dell’immortale. Il genere sapienziale, infine, non fa che comprendere tutto il resto, ovvero quanto non è possibile includere nelle precedenti categorie indicate. Ciò riguarda preghiere, meditazioni, proverbi di varia provenienza, poemi erotici e altro ancora.
Interessante
https://www.delegazione-mci.de/chi-ha-s ... estamento/
Nel 1906 la Pontificia Commissione Biblica su invito della Santa Sede, che si trovava in pieno scontro con le posizioni evoluzioniste chiamate allora “il modernismo”, si pronunciò su alcune questioni relative agli autori della Bibbia. In una serie di tesi che non lasciavano alcun spazio a un’ulteriore discussione definì Mosè come l’autore dei primi cinque libri della Bibbia, il cosidetto Pentateuco, e dichiarò che il libro di Isaia fosse da attribuire interamente all’omonimo profeta vissuto nell’VIII secolo a.C. Una decisione di carattere dogmatico sembrava mettere così a tacere, per lo meno in ambito cattolico, gli sviluppi della cosidetta esegesi storico-critica, che nei decenni precedenti soprattutto all’interno dell’esegesi protestante aveva iniziato a mettere in discussione le posizioni tradizionali.
Nonostante la decisione del magistero la ricerca scientifica non si è fermata e ha prodotto nel corso dell’ultimo secolo numerose ipotesi sugli autori degli scritti dell’Antico Testamento. Ufficialmente dal 1943, dopo un’enciclica di Papa Pio XII, anche in ambito cattolico la paternità dei testi biblici non viene più trattata come una questione di fede da definire dogmaticamente. Da allora esegeti e storici hanno formulato complesse teorie, che spesso purtroppo invece che risolvere, hanno complicato la questione.
Così, mentre nell’immaginario collettivo si pensa ancora spesso a un vecchio con la lunga barba bianca, seduto nella sua tenda sotto il sole cocente della terra di Canaan, che incide segno per segno su pergamene o tavolette di argilla le parole che una divinità gli ha ispirato, in ambito accademico si distingue tra tradizione orale e tradizione scritta e soprattutto tra autori, compilatori e redattori dei testi. I primi hanno messo per iscritto – o molto più spesso tramandato oralmente – una prima versione dei racconti e dei testi. I compilatori hanno raggruppato queste tradizioni in raccolte più ampie e i redattori infine hanno formato in diverse fasi i testi che ancora oggi fanno parte della nostra Bibbia.
È così oggi chiaro che Mosè non ha scritto il Pentateuco, Davide non è l’autore del libro dei Salmi e Isaia – a meno che non abbia vissuto almeno 300 anni – non è l’autore dell’omonimo libro.
A differenza di moderni testi letterari nessun libro biblico è davvero l’opera di un singolo autore. Oggi si pensa piuttosto che siano stati composti all’interno di circoli di persone erudite appartenenti molto spesso alla classe sacerdotale esclusivamente maschile. Questo vale soprattutto per i testi liturgici, per quelli legislativi e anche per quelli storici. In altri gruppi – soprattutto quelli responsabili degli scritti profetici e sapienziali – hanno agito anche donne. Il loro interesse si rivolse prevalentemente alla vita e alle caratteristiche paradigmatiche di importanti figure femminili all’interno della storia d’Israele (Ester, Rut, Giuditta). In maniera più sottile si può riconoscere la loro opera anche in testi dove immagini femminili – ad esempio nel libro di Isaia sia Gerusalemme che Dio vengono spesso identificate con figure femminili – costituiscono un contrasto arricchente nei confronti della teologia “maschile” e “patriarcale” del resto dell’Antico Testamento.
La Bibbia, questa è un primo dato di fatto assodato, non è stata dettata direttamente da Dio e non è nemmeno stata messa per iscritto da un qualche autore particolarmente ispirato. Si tratta piuttosto di una collezione di testi, che sono stati elaborati, discussi e infine messi per iscritto all’interno di una comunità di stampo religioso. Questo coincide a prima vista con una perdita di autorità, ed è quindi evidente che all’interno della chiesa cattolica per molto tempo la ricerca storico-critica sul testo biblico fu decisamente osteggiata. Tuttavia in questa “perdita di autorità” si cela un enorme potenziale identificativo. Infatti se l’esperienza di Dio descritta nella Bibbia è opera di un gran numero di uomini e donne differenti, che nella loro insicurezza e speranza, coi loro dubbi e desideri si sono rivolti a un “Tu” divino, allora anche i lettori moderni della Bibbia possono sperimentare con fiducia come le risposte messe per iscritto nei testi biblici mantengano anche per loro oggi validità.
Conclusioni alla fine nessuna sul preciso periodo storico nel quale furono sciiti i vari libri dando per certo che gli autori furono molti e ignoti .Non certamente quelli indicati ed attribuiti per esempio ai vari profeti.
Da gettare allora tutto nell'acqua sporca senza il bambino ?
Non direi assolutamente poichè la Bibbia rispecchia sempre l'evoluzione di un popolo antico e della sua religione monoteista con grandi insegnamenti di carattere morale, base insieme al successivo Vangelo della civiltà occidentale.
PS. La diversa interpretazione della figura di Dio nei vari libri della Bibbia che da un Dio guerriero, asservito completamente ed esclusivamente al bene del popolo ebraico e terribile per chi lo tradisce, diventa successivamente un Dio di amore e di perdono per tutto il genere umano, attestano il fatto che tale evoluzione del pensiero non fosse potuta avvenuta nell'arco di pochi anni ma di secoli.