“Ma anche no e lo sai. Non c'è bisogno che ti parli di tomismo analitico (cfr. Micheletti), di metafisica tomista della meccanica quantistica contra il riduzionismo spesso ancora imperante (cfr. Basti), di neuroscienza tomista (cfr. Sanguineti) e di tutto il filone americano neoscolastico (di cui Feser fa parte).”
Beh, c'è anche la società terra piatta per difendere la piattezza del nostro pianeta:
http://www.theflatearthsociety.org/cms/" onclick="window.open(this.href);return false;
Esistere non significa appartenere a questo secolo, e i tuoi amici tomisti non sono di questo tempo.
Ho letto i primi due link, visto che per principio non leggo giornali destrofili come Il mattino di Napoli. Non ero a conoscenza di questo reality e ne prendo atto. Comunque avevo già accettato di discutere in via ipotetica l'idea di una donna che voglia stringersi in un matrimonio poligamo perché musulmana, dunque allargare il campo ai mormoni non fa grande differenza.
Questi casi comunque confermano una tranche delle mie argomentazioni. Mentre le richieste di poliamore, cioè ognuno dei partner è libero di scegliersi altri amanti, vengono da persone laiche o atee, le richieste di legalizzare matrimoni poligami in cui la donna abbia un solo marito provengono, guarda caso, da comunità religiose. E' una prova abbastanza evidente che queste richieste vengono da donne islamiche o donne di sette mormone fondamentaliste perché queste religioni insegnano una disparità tra uomo e donna che viene introiettata da costoro, che dunque arrivano a rivendicare la propria libertà di mettersi in una situazione di asimmetria rispetto all'uomo.
“Che è un altro caso, questo al di là del fatto che la morale che si basi sulle presunte utilità sociali future di uno stato è quanto meno una morale fortemente debole per non dire inesistente.”
Ma io non sto parlando di morale e non ho mai parlato di morale. Se la domanda è se, qualora legalizzassimo il matrimonio gay, allora dovremmo legalizzare anche la poligamia, la domanda non verte su ciò che è morale ma sul problema se i presupposti giuridici di una legge implichino anche l'altra. Stiamo infatti parlando di cosa andrebbe o non andrebbe “legalizzato”, e come dice la parola, stiamo parlando di un istituto giuridico dello stato.
I giudici della Corte Suprema americana non hanno mica risposto alla domanda se proibire il matrimonio gay fosse immorale, hanno stabilito se fosse o meno incostituzionale. La domanda posta alla corte era la seguente: “Does the Fourteenth Amendment require a state to license a marriage between two people of the same sex?”. La risposta della corte è stata, cito l'ultima riga della sentenza: “They [le coppie gay] ask for equal dignity in the eyes of the law. The Constitution grants them that right”.
Qui la morale non c'entra nulla, se non nella misura in cui, a volte, moralità e legge combaciano. Qui conta solo, e dovrebbe contare anche in Italia se avessimo giudici meno pavidi e democristiani, se una legge che proibisca il matrimonio tra persone omosessuali violi o meno la costituzione. In particolare il XIV emendamento dice che lo Stato non può “deny to any person within its jurisdiction the equal protection of the laws.” Non si possono trattare in maniera diversa situazioni identiche, a meno che non ci sia un preciso interesse dello Stato. Gli avvocati omofobi davanti alla Corte Suprema hanno fallito nel dimostrare sia che le coppie gay abbiano una qualche differenza rispetto alle etero che renda giustificabile che le coppie etero abbiano più tutele, sia hanno fallito nel dimostrare che questa discriminazione sia di qualche utilità per lo Stato.
E' tutto qui: ci vuole una ragione per trattare in maniera diversa, negando dei diritti, due situazioni omogenee, e questo non lo dice la morale, ma la Costituzione. Il resto è irrilevante in questa discussione. La domanda successiva, cioè se legalizzati i matrimoni gay allora dovremmo legalizzare i matrimoni poligami, visto che sempre di “legalizzare” si tratta, cioè di un problema giurisprudenziale, va ugualmente risolto chiedendoci se i principi giuridici che hanno legalizzato il matrimonio omosessuale possano legalizzare il matrimonio poligamico. Il matrimonio gay è stato legalizzato mostrando che non c'erano differenze tra coppie gay ed etero che giustificassero un riconoscimento di diritti maggiore alle coppie etero. Ciò di per sé non prova che lo stesso valga per le unioni poligame, qualora si dimostrasse che 1)Sono diverse dalle coppie a due etero ed omosessuali. 2)Questa differenza faccia sì che vi sia un interesse dello Stato a non legalizzare il loro matrimonio. Ad esempio come dicevo, se le unioni poligame e le coppie eterosessuali fossero diverse, potrebbero esserlo in virtù del fatto che le relazioni poligame e differenza di quelle a due confliggono col principio costituzionale dell'uguaglianza tra uomini e donne, in quanto nel matrimonio poliginico si crea un'asimmetria tra un uomo che può avere più mogli, e una donna non può invece avere più mariti.
Non è rilevante per una discussione della tipologia “se legalizziamo i matrimoni gay, dobbiamo legalizzare i matrimoni poligamici” farci domande del tipo “ma l'uguaglianza tra uomini e donne è un principio vero?”. La domanda se la legalizzazione del matrimonio gay comporti la legalizzazione del matrimoni poligamici non chiede se i principi costituzionali siano veri ma se, dati quei presupposti, la legalizzazione dei matrimoni gay comporti anche quella dei matrimoni poligami. E la risposta può essere no, se si mostra che le due tipologie di coppia sono diverse, e che la legalizzazione di una tipologia non va contro altri principi costituzionali, mentre quella dell'altra sì.
In Italia il discorso va invece attuato partendo dalla Costituzione italiana, e dunque la domanda se la legalizzazione del matrimonio gay comporti la legalizzazione del matrimonio poligamico va fatta ugualmente sulla base della Costituzione italiana. La domanda come ripeto infatti è per sua stessa natura inserita in un ambito legale: non si chiede se sia morale vietare il matrimonio poligamico, ma se la legalizzazione di matrimonio gay comporti la legalizzazione di quello poligamico.
“Certo. ma non si vede perché questa situazione possa essere moralmente inaccettabile visto che, abbiamo visto, la morale si basa sull'utilità di una certa situazione per lo Stato. E cosa c'è di più utile per uno stato se non avere la certezza che una grossa fetta di popolazione è facilmente dominabile poiché cresciuta nella consapevolezza di essere inferiore?”
Veramente è un danno infinito. Ma anche se non fosse un danno, sarebbe incostituzionale sia in America che in Italia. E' un danno perché quanto più gli individui si sentono liberi di fare ciò che vogliono, e non sono costretti a seguire i capricci del marito, tanto più una società evolve (anche a livello meramente economico). Le donne in Arabia stanno a casa a cucire, le nostre concorrono nella nostra società fornendole il loro ingegno, stando nei nostri laboratori, nelle nostre accademie, e sono motivate a fare il meglio perché è una società in cui possono realizzare se stesse e le loro aspirazioni in piena libertà. Il che mi ricorda un po' due cose, il fatto che allorché nel 2004 in Massachusetts fu legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso, vi fu una migrazione di cervelli verso quella regione più elevata del solito, dovuta al fatto che banalmente una coppia di scienziati gay ha piacere ad abitare in uno stato che li riconosca, e l'amicus brief indirizzato alla Corte Suprema da vari colossi dell'economia tra cui Apple, Google, Facebook, Disney, Microsoft e altri 300 in cui si diceva alla corte che legalizzare il matrimonio gay avrebbe aumentato il benessere psicologico dei loro dipendenti omosessuali, o, da ultimo, il fatto che nessuno dei maggiori studi di avvocati USA volesse prendersi l'incarico di difendere la discriminazione davanti alla Corte Suprema, sia perché non c'erano argomentazioni credibili contro il matrimonio gay, ma, cosa che più ci interessa in questo frangente, perché nessuno studio se la sentiva di creare un clima di discriminazione verso i propri associati omosessuali se avesse sostenuto la causa avversa al matrimonio gay. Tutto questo per dire che uno stato dove si viene riconosciuti è uno Stato in cui una persona ha voglia di lavorare di più, e questo vale anche per la discriminazione basata sul sesso ovviamente, e per gli immigrati. Le politiche segregazioniste di Salvini &Co. sono quelle che ci producono i terroristi in casa, perché nessuno vuole integrarsi e lavorare per il bene di uno stato che non fa che darti porti in faccia. Invece l'accoglienza, il trattare da eguali, l'emancipazione senza distinzione di sesso, razza, orientamento sessuale, sono tutti fautori di promozione dell'economia. Ecco perché c'è un interesse dello Stato nel fatto che siano i migliori ad emergere, e non quelli che hanno il colore della pelle o il sesso giusto. Ma, come ripeto, tutto ciò è irrilevante. La parità tra uomo e donna è sancita dalla Costituzione, tanto la nostra quanto quella americana, dunque in un dibattito sulla legalizzazione poligamia il problema se questa interferisca o meno con la parità tra uomo e donna non richiede di fondare il presupposto della parità tra i coniugi.
“Ah, questo sarebbe interesse di uno Stato "ideale" che seguisse una morale diversa da quella sopra richiamata, non certo reale e nemmeno uno ideale che cerca suoi vantaggi. per quale motivo ci sarebbe reale interesse a "salvare" una poveretta invece che incitarne la resa? Se uno dicesse di ritenere presumibilmente più vantaggiosa l'idea islamica, come si fa a contrastare queste presunzioni sul futuro?!”
Lo Stato italiano com'è noto per sua Costituzione si impegna a promuovere la parità uomo e donna e a rimuovere gli ostacoli anche sociali che si frappongono a questa emancipazione e autorealizzazione dell'individuo:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di
sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.È compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” (ART. 3)
Finora mi pare documentato, come del resto faceva notare la Corte Suprema della Columbia Britannica, che queste richieste di matrimonio poligamo con richiesta di monogamia solo per donna vengano da gruppi religiosi intessuti di teologia maschilista come i mormoni che postulano una disuguaglianza tra maschio e femmina. Lo Stato non ha interesse ad avallare queste richieste per i motivi già detti: 1) non deve esporre le ragazze immigrate che vivono in Italia alla possibilità che i genitori insistano con loro per infilarle in un matrimonio poligamo. 2)Avendo lo Stato una Costituzione, e dunque dei principi, non può avallare delle richieste che partono da un'idea di asimmetria tra maschio e femmiona. Ed anzi, vietando queste pratiche deve lanciare un messaggio educativo.
La poligamia poliamorosa invece, che non è un retaggio religioso della superiorità maschile, ma discende al contrario da ideologie libertarie, cioè quella secondo cui anche la donna, una volta sposatasi, potrebbe contrarre più matrimoni, ha gli altri problemi che abbiamo elencato, cioè che non garantisce la stabilità di un nucleo familiare perché una donna deve dividersi su può famiglie, e dunque, se per ipotesi avesse 3 figli da 3 uomini diversi, dovrebbe stare 1/3 della settimana con ciascuno, e se si portasse dietro i figli invece, sarebbero i padri ad esserne privati.
“Come quella uscita dall'illuminismo francese (ahahah) o come quella cristiana (che, ahimé, pretende anche una precisa metafisica)?”
La nostra Costituzione ha una doppia matrice, sia cattolica sia illuminista. La fondazione di questi assiomi è irrilevante, una volta che siano nella Costituzione.
“Ripeto perché dovrebbero essere danneggiate visto che nessuno può con certezza dire che la donna islamica accetti la poligamia "per forza e dovere" e nemmeno che non si possa accettare un "ricatto morale" che non lede in alcun modo (secondo delle prospettive future) lo Stato. Anzi: a ben pensarci, proprio perché siamo andati avanti 2000 anni con una cultura cosiderata "maschilista" (e gli stati ne approfittavano), possiamo dire che cambiare porta ad un futuro incerto. Futuro incerto=possibili svantaggi per lo stato=è necessario chiedersi se tale pratica (abbandonare il maschilismo e la poligamia) sia morale.”
Sappiamo che sono le religioni a spingere le donne a volersi infilare in un matrimonio poligamo in cui esse devono essere monogame perché guarda caso simili richieste non arrivano da nessuna laica ma sempre e solo da questi gruppi. Alla mia argomentazione tra l'altro non occorre che si possa documentare in tutti i casi che le donne accettano sempre il matrimonio poligamo per costrizione, pressione psicologica, o indottrinamento. La letteratura sociologica, cui dà ampio spazio e documentazione la sentenza canadese, mostra che è così per lo più, e ciò è più che sufficiente. Lo Stato infatti dovendo proteggere queste categorie dal danno che deriverebbe loro dalla legalizzazione della poligamia può ben postulare che i pochi casi in cui la volontà non discenda da pressione psicologica siano sacrificabili.
Quanto al vantaggio per lo Stato di abbandonare una cultura maschilista, e di far sì che si entri in un mondo di piena uguaglianza, ho già risposto sopra ed ha già risposto la sentenza della Corte Suprema canadese. Tutti gli indicatori economici dicono che le società poligame sono meno ricche e meno prospere, ma, più in generale, qualsiasi società che non consenta a tutti i suoi membri di partecipare con pienezza alla vita sociale si trova con metà della mano d'opera e del genio motivato all'opera. Non è un caso che l'economia Europa sia schizzata in avanti con la fine dell
'Ancien Règime e la promozione di una sempre maggiore mobilità sociale senza barriere di classe.
“E io farei rispondere che lo sono perchè tutti vedono tali nuclei famigliari come dei mostri da contrastare in tutti i modi e perché non ci sono aiuti dallo Stato.
Direbbero: "La colpa non è nostra, della coppia "larga" che scoppia, ma della società che è poligamofoba!"
Tale affermazione sarebbe infondata. Sia perché come si vede nella sentenza della Corte Canadese vengono elencati principi di instabilità del tutto endogeni, tra cui: “Competition for material and emotional access to a shared husband can lead to fractious co-wife relationships. These factors contribute to the higher rates of depressive disorders and other mental health issues that women in polygamous relationships face”, e anche: “These outcomes are likely the result of higher levels of conflict, emotional stress and tension in polygamous families. In particular, rivalry and jealousy among co-wives can cause significant emotional problems for their children. The inability of fathers to give sufficient affection and disciplinary attention to all of their children can further reduce children’s emotional security.”
Nessuno di questi fattori ha un qualche aggancio con l'esteriorità, e il tutto si basa sulla dinamica a tre della relazione. La stabilità della coppia e la salute dei figli è di interesse per lo Stato, e il matrimonio poligamico mina questo interesse. Si noti poi che l'islam, al pari dell'ebraismo, ammettono il divorzio, a differenza del cattolicesimo. Possiamo dunque andare a vedere la durata dei matrimoni islamici anche in stati a cultura maschilista e poligama per escludere ulteriormente, come se quanto già detto non bastasse, che l'instabilità della poligamia dipenda da fattori esogeni poligamofobi.
Si legga questo articolo:
Il paradiso delle Sentinelle in piedi c'è - ma funziona?
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Proviamo, per una volta, a non giudicare i progetti delle Sentinelle in piedi dal punto di vista morale, ma solo da quello dell'efficacia: quello che propongono funzionerebbe davvero? Proviamo allora ad immaginare uno stato in cui i loro sogni si realizzino e... Alt! A pensarci bene non serve la fantasia, perché stati così esistono già: niente educazione sessuale nelle scuole, fortissima distinzione tra i sessi, nessun riconoscimento delle coppie omosessuali (anzi!) e politici e media che spingono senza sosta le donne ad abbracciare un modello allo "sposati e sii sottomessa". Ecco a voi gli stati del Golfo. Guardiamo allora più da vicino questi paesi in cui la "famiglia tradizionale", eterosessuale e patriarcale... Come dite? I diritti delle donne... La parità... Eh no, i patti erano chiari! Abbiamo detto niente giudizi etici questa volta: vogliamo solo guardare se il modello funziona, che ci piaccia o no.
E allora guardiamo più da vicino questi paesi in cui la "famiglia tradizionale", eterosessuale e patriarcale, prospera senza le insidie della fantomatica "teoria del gender", in cui le persone fanno la fila per sposarsi e i matrimoni reggono al... Ma insomma, interrompete ancora? E basta! Come dite? Volete i dati? E va bene, aspettate un attimo, eh!
Dunque, dunque... Rimane nubile il 25% delle donne in età da matrimonio in Qatar, il 16% in Arabia Saudita, il 6% negli Emirati Arabi Uniti: numeri ancora inferiori all'Italia (dove comunque la quota è ben inferiore al 30%), ma in costante crescita da anni. Insomma, nel paradiso delle Sentinelle in piedi ci si sposa sempre meno. Ma soprattutto ci si sposa sempre peggio: secondo il Consiglio nazionale federale degli Emirati il tasso di divorzio ha raggiunto quota 70%, stesso dato rilevato in Qatar dal Consiglio demografico permanente. Stupefacente? Beh, tra i giovani con meno di 29 anni i numeri sono ancora più alti [thenational.ae]. In Italia, secondo l'ISTAT, il tasso si ferma al 17%.
I governi del Golfo stanno facendo di tutto per arginare questa crisi della famiglia e del matrimonio, ma, che ti diano un premio se ti sposi o che ti costringano a pagare multe salate se divorzi, non riescono a invertire la rotta e neppure a frenare la fuga dalle nozze. E neppure l'incentivo ai cosiddetti "matrimoni del viandante" [ilgrandecolibri.com] cambia la situazione. Molte donne chiedono il divorzio stanche delle violenze domestiche, la cui paura allontana tante altre dall'idea di sposarsi, ma l'ostacolo principale è un altro: il matrimonio segna troppo spesso un forte limite per la già scarsa indipendenza finanziaria e sociale delle donne, se non la sua fine.
La società evolve e le donne arabe iniziano a conquistarsi, pur a fatica e senza molta visibilità, sempre più spazi di emancipazione economica, lavorativa, intellettuale e morale [ilgrandecolibri.com]. Sulla stampa spuntano testimonianze di donne sposate che si lamentano che potevano spendere i propri soldi più liberamente quando erano nubili o di altre che hanno chiesto il divorzio stufe di mariti che le trattano da inferiori mentre sul posto di lavoro sono rispettate e apprezzate. Insomma, lo "sposati e sii sottomessa", modello antiquato imposto in società in evoluzione, crea l'effetto contrario a quello voluto: le famiglie non si formano e, quando si formano, esplodono più facilmente. Un dato che dovrebbe dar da pensare alle Sentinelle in piedi...
Ma spunti ancora più interessanti li potrebbero trarre dal Bahrein, dove, come ha comunicato il ministro della giustizia Khalid bin Ali Al-Khalifa, "il tasso di divorzio è sceso dal 19,7% del 2010 al 7,9% del 2014". Nel frattempo il numero dei matrimoni è salito del 32% [gulf-daily-news.com]. Come ha fatto il Bahrein a sfuggire al destino del resto del Golfo? Al posto dello "sposati e sii sottomessa" ha scelto una campagna per spiegare che entrambi i coniugi devono vedere riconosciuti i propri diritti e devono prendere le decisioni sulla propria famiglia di comune accordo e che, in fondo, il divorzio non è bello, ma vivere tra continui dissapori e litigi è molto peggio. Siamo ancora lontani dalla parità, ma basta allontanarsi di un passo dai modelli patriarcali tradizionali per vedere rifiorire le famiglie!
Come spiega Faris Al-Yahya, consulente legale del tribunale di Hail, in Arabia Saudita, troppe tradizioni non aiutano le famiglie: "Tutti i matrimoni che hanno come base le tradizioni non dureranno a lungo e alla fine crolleranno e andranno a pezzi" [alarabiya.net]. Le tradizioni possono offrire spunti alle famiglie, ma se vengono usate come strumenti per negare le libertà, per rifiutare l'evolvere della società e per umiliare i sentimenti alla fine danneggiano le famiglie.
Insomma, care Sentinelle, invece di stare ferme in piedi ad assistere all'imputridimento delle vostre famiglie, sgranchitevi le gambe e andate a fare un giro per scoprire la gioia dello stare insieme e nuovi modi di distribuire liberamente i ruoli e i compiti nelle coppie: le famiglie omosessuali sapranno sicuramente insegnarvi molto.
“ma questo è un apriori contemporaneo. Perché si dovrebbe accettare? In base a quale "legge naturale" io devo postulare che la disparità di trattamento tra uomo e donna non solo è inaccettabile ma perfino immorale? Forse perché lo dicono tutti e la maggioranza fa la forza? Ah, d'accordo. D'altra parte è perfettamente coerente con il relativismo.”
No, è un apriori del diritto positivo, e si deve accettare perché banalmente stiamo discutendo se, data la legalizzazione del matrimonio omosessuale, ne debba discendere la legalizzazione del matrimonio poligamico. Non sono interessato a discutere se esista una legge naturale che vieti la disparità uomo-donna perché è del tutto irrilevante. Fatto sta che, stante la verità che nella nostra Costituzione non è possibile possibile formulare un contratto che postuli la disparità uomo donna, nessuno potrebbe formulare un contratto matrimoniale in cui una donna abbia diritto ad un solo marito e un marito a più mogli. Oltre perché una richiesta simile viene da ambienti religiosi maschilisti che non si può avallare, per il semplice fatto che non è possibile fare una cosa simile così come non è possibile vendersi come schiavi. I propri diritti costituzionali non sono alienabili per contratto.
“Ah, d'accordo. D'altra parte è perfettamente coerente con il relativismo.”
Ma chi ha mai sostenuto una posizione relativista? Ho forse detto che tutti hanno ragione? Nel movimento di liberazione gay non c'è nessuna concessione alle ragioni dell'altro, si sostiene anzi che i veri principi non negoziabili non siano quelli di Ruini, ma quelli del movimento di liberazione gay, così come prima né neri né donne hanno accettato mediazioni prima di giungere alla piena uguaglianza giuridica. Faccio mia una citazione, del tutto anti-relativista, tratta dal Sentiro dei nidi di ragno di Calvino, dove due partigiani istruiti discutono tra di loro su quale sia la differenza tra coloro che si battono nelle milizie partigiane e coloro che si battono nella brigata nera fascista:
Ferriera mugola nella barba: “Quindi, lo spirito dei nostri… e quello della brigata nera… la stessa cosa?…”
“La stessa cosa, intendi cosa voglio dire, la stessa cosa…” Kim s’è fermato e indica con un dito come se tenesse il segno leggendo; “la stessa cosa ma tutto il contrario. Perché qui si è nel giusto, là nello sbagliato. Qua si risolve qualcosa, là ci si ribadisce la catena. Quel peso di male che grava sugli uomini del Dritto [un capo partigiano N.d.R.], quel peso che grava su tutti noi, su me, su te, quel furore antico che è in tutti noi, e che si sfoga in spari, in nemici uccisi, è lo stesso che fa sparare i fascisti, che li porta a uccidere con la stessa speranza di purificazione, di riscatto. Ma allora c’è la storia. C’è che noi, nella storia, siamo dalla parte del riscatto, loro dall’altra. Da noi, niente va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, pur uguale al loro, m’intendi? uguale al loro, va perduto, tutto servirà se non a liberare noi a liberare i nostri figli, a costruire un’umanità senza più rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi. L’altra è la parte dei gesti perduti, degli inutili furori, perduti e inutili anche se vincessero, perché non fanno storia, non servono a liberare ma a ripetere e perpetuare quel furore e quell’odio, finché dopo altri venti o cento o mille anni si tornerebbe così, noi e loro, a combattere con lo stesso odio anonimo negli occhi e pur sempre, forse senza saperlo, noi per redimercene, loro per restarne schiavi. Questo è il significato della lotta, il significato vero, totale, al di là dei vari significati ufficiali. Una spinta di riscatto umano, elementare, anonimo, da tutte le nostre umiliazioni: per l’operaio dal suo sfruttamento, per il contadino dalla sua ignoranza, per il piccolo borghese dalle sue inibizioni, per il paria dalla sua corruzione. Io credo che il nostro lavoro politico sia questo, utilizzare anche la nostra miseria umana, utilizzarla contro se stessa, per la nostra redenzione, così come i fascisti utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e l’uomo contro l’uomo.”
Calvino dice qualcosa del tutto anti-relativista e che faccio mio: “Perché qui si è nel giusto, là nello sbagliato.” Quando la Corte Suprema canadese che ho citato condanna la poligamia, perché perpetua l'inferiorità femminile, o quando la Corte Suprema Usa distrugge i divieti dei matrimoni gay perché distruggono la dignità delle persone omosessuali, non lo fa mica partendo da un punto di vista relativistico. No, è l'esatto contrario, è il punto di vista che dice: noi siamo la civiltà, voi la barbarie. E' noto che noi di sinistra e occidentali abbiamo sempre avuto questo senso di superiorità intellettuale, e siccome nella storia abbiamo sempre avuto ragione, e le battaglie contro cui la destra ci ha sfidato le ha sempre perse, riuscendo al massimo a ritardarci di qualche decennio, si può ben dire che siamo i leader di questi sviluppo occidentale.
In questo caso la rivendicazione della piena uguaglianza giuridica non ha bisogno di invocare una fondazione delle proprie idee, che infatti viene cercata da vari pensatori in maniera diversa, dal diritto naturale alla teologia di liberazione gay. Ma in sede giuridica, sono discorsi irrilevanti: il fondamento sta nella Costituzione.
“esatto! Come può cambiare idea mia moglie in questo momento o il partner di un omosessuale in un altro. Se cambia idea una moglie di un matrimonio poliginico (o il marito di un poliandrico!) questo significa che può benissimo chiedere il divorzio e i figli nati dal matrimonio con il primo marito (o adottati fra loro due) dovranno seguire né più né meno le stesse regole degli altri”
Non è la stessa cosa, per i motivi già detti: lo stato non può permettere di formulare un contratto che sia in partenza discriminatorio. Nel caso di una coppia etero od omosessuale che divorzia, i due coniugi sono parificati, il che è diverso dal caso di un contratto che parta dall'inizio formulando una condizione di disparità tra uomo e donna. Dunque lo Stato se lagalizza la poligamia dovrà farlo sul modello poliamoroso, ma questo modello avrebbe gli altri problemi che si sono già visti, cioè lo sfaldamento dei nuclei familiari e la minore presenza dei genitori presso i figli.
“(vanno di solito ocn la madre, alimenti and so on).”
Uhm non più. Proprio per correggere la stortura dell'affidamento prioritario alla madre s'è fatta una riforma nel 2006 (la legge 54/2006) che prevede come l'affidamento congiunto debba essere, se possibile, la prima scelta da valutare.
Ad maiora