Sì.
In questi versetti si descrive come in origine acque e terra fossero un tutt' uno e di come Dio abbia operato un paio di passaggi per portarli ala separazione attuale.Genesi 1:1 In principio Dio creò i cieli e la terra.
2 Ora la terra risultò essere informe e vuota e c’erano tenebre sulla superficie delle acque dell’abisso; e la forza attiva di Dio si muoveva sulla superficie delle acque....6 E Dio proseguì, dicendo: “Si faccia una distesa fra le acque e avvenga una divisione fra le acque e le acque”. 7 Quindi Dio faceva la distesa e faceva una divisione fra le acque che dovevano essere sotto la distesa e le acque che dovevano essere sopra la distesa. E così si fece. 8 E Dio chiamava la distesa Cielo. E si faceva sera e si faceva mattina, un secondo giorno.
9 E Dio proseguì, dicendo: “Le acque sotto i cieli si raccolgano in un solo luogo e appaia l’asciutto”. E così si fece. 10 E Dio chiamava l’asciutto Terra, ma chiamò la raccolta delle acque Mari. Inoltre, Dio vide che [era] buono.
Ebbene i miti mesopotamici alludono ad una medesima situazione iniziale anche se poi l' iter viene presentato più sbrigativamente, in allegato posto alcune pagine di Mitologia Sumerica edito da Utet ad opera di Pettinato che ci rivelano come gli antichi sumeri avevano una visione dell' origine dei cieli e della terra sostanzialmente similari a quelli biblici.
Sò già ( watchtower docet ) che per i religiosi cristiani la narrazione biblica è quella vera e originale mentre quelle dei pagani mesopotamici era uno sbiadito e deformato ricordo di come andarono le cose.
Sicuramente quella biblica è una spiegazione più attraente e gradevole delle striminzite affermazioni Sumere, ma non essendo in grado di sapere chi fece riferimento per primo all' idea che in origine si dovette operare una separazione che portò alla differenzazione tra cielo e terra, non si può che oggettivamente constatare come le tavolette Sumere siano più vecchie di secoli e secoli delle più antiche copie di Genesi a noi giunteci, per cui ritengo ognuno libero di credere a ciò che in coscienza preferisce.